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Autore: Kagome 95    02/01/2019    0 recensioni
E se Inuyasha avesse un proseguo?
cosa succederebbe se fosse peró Sesshomaru a raccontare la storia?
Cosa successe in 3 anni, davvero Inuyasha ha dimenticato kikyo ?
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Kagome/Sesshoumaru
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ten'nō no ketsueki to megami'
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Capitolo 3 :Tempesta.

Passarono diversi mesi, la femmina umana mi spiegò molto sulla sua gente.I giorni passarono  e intuii che vi fosse qualcosa sotto quei suoi sorrisi. Giunse agosto.
“Sai” mi disse la donna “ sono stata al villaggio ieri e Rin..” rise e iniziò a raccontare seduta su di una roccia.  Kagome parlò davvero molto eppure la cosa non mi importò granchè. Iniziai ad apprezzare la sua voce. “ ahahaha sono proprio sciocchi “ rise di gusto.
“ perchè vi siete allontanata da loro?” chiesi spezzando quella atmosfera stupidamente serena.
“ be…. per Studiare “ mi disse senza pensare. I suoi occhi nocciola si posarono su di me e poi . “ ma non ha alcuna importanza! “ cambiò discorso velocemente alzandosi.
“ è per Inuyasha?” domandai facendo un passo nella sua direzione. Fui stanco, Stanco di non sapere la verità che la relegasse in quel tempio abbandonato dal mondo.
“ in parte…” soffiò stringendo un pugno.
“ capisco” mi chiesi cosa fosse successo per portare quella donna ad un gesto così estremo. Non capii cosa potesse pensare Inuyasha di lei ma fu evidente che lei provasse qualcosa per il mezzo-demone. Pensai che il motivo per cui Kagome si fosse allontanata dagli umani fu per un litigio avvenuto molto tempo fa o un tradimento.
“ Dolore” pronunciò poi la femmina umana sedendosi  “ sai fa parte dei sentimenti negativi “ guardò il cielo ed io decisi di sedermi accanto a lei in silenzio “ Sesshomaru….” il vento si alzò mentre la sua mano strinse i fili d’erba “ tu hai mai pianto nella tua vita?” disse quando la pioggia iniziò a cadere su di noi. Seduti l’una accanto all’altra su quel prato verde . Nessuno oltre noi e il mondo.
“ i demoni non piangono” Risposi quasi divertito da quella domanda così sciocca.
“ neanche per la morte di tuo padre hai pianto?” chiese ed improvvisamente  nella mia mente di manifestarono quei maledetti ricordi. L’ira, le fiamme e le urla di quel bambino.
“ no, mai “ soffiai con amarezza bloccando quelle reminiscenze “ morto un demone se ne fa un’altro” conclusi uscendo da quel turbinio di pensieri.
“ Capisco “ un tuono d’un tratto devastò il cielo sopra le nostre teste “ invece io ho pianto molto quando mio padre è morto davanti ai miei occhi……. “ chinò il capo. Me ne stupii molto. Che anche lei avesse assistito alla morte del proprio padre? Mi chiesi se anche lei fosse stata impotente;  se anche lei avesse visto morire chi un tempo giudicò essere il suo mentore, davanti a sé.
“ donna, dovreste rientrare al tempio “ interruppi la conversione alzandomi sulle mie gambe.
“ chiamami con il mio nome, ti prego” uno strano vento gelido mi investì. Vidi tra le nuvole saettare un fulmine.  “ a volte vorrei non essere mai tornata qui “ mi voltai verso di lei sapendo che quella frase non potesse appartenere a quella femmina.
“ Kagome...” la chiamai con il suo nome. Ma non ebbi il tempo di fare nulla.
“ Attento !!! “ Urlò e prendo il mio braccio mi spinse a terra.  Un tuono ruggì nel cielo non tanto quanto il mio corpo a quel contatto. Se non fosse stato per lei sarei morto. Fu più forte di quello che mi  aspettai.
D’un tratto il mio petto fu investito dal calore. Riaprii i miei occhi. Kagome fu sotto di me, le sue piccole mani mi avvolgere in una morsa piena di disperazione. Tremò, tremò come una foglia. Mi sentii mancare il respiro.  Il mio corpo si paralizzò. “ Sesshomaru…” Sentii dire il mio nome ma la mia mente mi fece andare a molti anni prima quando incontrai per la prima volta Izaioi.
Quel giorno ero stato incaricato di andare ad avvertire mio padre. Izaioi era solo una ragazzina.
“ Sesshomaru” mi annunciarono.Io Non ero come mio padre, io non andavo a idolatrare quelle misere bestie. Disgustose e fetide bestie.
“ mio signore perdonatemi”avevo gettato a terra quella stupida guardia.
“ ah! il principe!” aveva detto quella arpia con la sua sciatta e inutile voce.“Piacere di conoscerti, tu devi essere Sesshomaru? “ Izaioi era seduta accanto a se mio padre “ Touga, mi ha tanto parlato di te” aveva sorriso quella bestia.
“ Perché perdi tempo con questi umani? “ avevo domandato quel giorno a mio padre.
“ Sesshomaru, porta rispetto.”aveva detto  quell’idiota pieno di rabbia.
“ l’esercito vuole il suo generale”avevo spiegato molto seccato. “ c’è stata una rivolta” guardavo la bambina nascondersi dietro di lui.
“ ah… capisco…” quella maledetta. “ quindi devi già andare via, mio signore?” chiedeva a mio padre lasciando la sua schiena.
“ si “ annuiva alzandosi.“ perdonami Izaioi” la bambina piangeva.
“ no, non andare!” urlava correndogli dietro. “ mi avevi promesso che saresti rimasto qui con me!” prendeva la sua gamba da dietro.
“ principessa!!” delle donne la rimproveravano nell’alto palazzo della plebe
“ quanto sono fastidiosi gli umani” commentavo disgustato.
“ Izaioi “ ma mia madre “ tornerò presto, te lo prometto” si era chinato  e aveva accarezzato la fronte di quella sciocca.
“ si…”prendeva le sue mani. “ ti aspetterò”  quella maledetta umana le portò al suo viso.
“ si “ si  era alzato ed era andato via tramutandosi in cane.
Mio padre aveva varcato il cielo.“ perchè non vai con lui?” la bambina domandava gelidamente.
“ cosa pensa di ottenere una ragazzina come te da mio padre?”  molto infastidito avevo preso la parola “ vuoi forse ringraziartelo così che tuo padre possa possedere altre terre?”  avvicinandomi a lei la rabbia iniziava a crescere.
“ ah, come osi rivolgerti a me in quel modo” era capricciosa“ inchinati dinanzi alla tua padrona, demone“ era  scalba e stupida.
“ inchinarmi?” l’avevo presa per la gola “ ahahaah con chi credi di parlare “ le guardie accorrevano puntandomi le armi alla gola. “una volta morto mio padre tu e la tua maledetta famiglia finirete di spadroneggiare su queste terre”  stringevo più forte. “ vi divorerò uno ad uno fino a che non ne rimarrà di voi nemmeno il ricordo “ le avevo spiegato senza remore..
“ Ah!” urlava piena di paura.
“  dovrei solo uccidervi” ero stufo. Avevo lasciato cadere  la bambina per terra.
“ Signor Sesshomaru” tossiva la maledetto dovevo ucciderla. “ i suoi occhi…”  alle mie spalle tremava e piangeva di paura.
Mi alzai sulle braccia senza fiato. Fui confuso e disorientato. Qualcosa mi invase il petto. Non capii cosa c'entrassero quei ricordi così lontani. Pensai di star per perdere la testa e quella fu solo l'inizio della mia malattia.
“  Sesshomaru” Sentii la voce di una donna  “ Sesshomaru, ti senti bene ?” sentii una mano sfiorarmi la guancia. Tornai al presente. Un’altro lampo illuminò tutto. Il suo volto fu rosso e sentii qualcosa nel suo petto battere forte.
“ Si “  Soffiai incredulo. Fui così vicino alla sua persona che potei sentire il suo respiro sulle mie labbra.  Ripresi lentamente la calma. Il mio corpo reagì al calore del suo tocco. Tutto dentro di me ebbe un battito. Ne fui sorpreso. Gli attimi divennero minuti e i minuti ore. I miei occhi furono catturati dai suoi occhi castani e così pieni di luce. Vidi la pioggia cadere sempre più lentamente. Il suo respiro esattamente come il mio divenne affannato. I suoi capelli neri furono un tutt’uno con la terra.  Solo io e lei, non vi fu più nessuno. Kagome, lei fu bella, bella da morire. Nemmeno nei miei sogni piú perversi la potei immaginare sotto quelle spoglie. La pioggia battè fragorosamente intorno a noi. Spinto forse dalla sua mano stessa mi avvicinai pericolosamente alle sue labbra. Il respiro di lei si spezzò. A quel tempo la compagnia di una femmina mi fu estraneo. Forse fu per questo che osai così tanto quel giorno. Sentii le sue dita morbide accarezzarmi le labbra ma il suo respiro prese un nuovo ritmo. Fummo a pochi centimetri  l’uno dall’altra. Ebbi l’immenso desiderio di spingermi oltre: scostare il suo polso, bloccarlo contro il terreno, baciare il collo di quella donna, toccare il suo corpo e poi unire le mie labbra con le sue come se non ci fosse un domani. Ma il demone che fui non potè accettare un tale desiderio così disgustoso. Sesshomaru detestava gli esseri umani. Kagome era la donna d’ Inuyasha.
Compresi il mio errore. Compresi con orrore cosa avessi immaginato. Non fu sano ma pura follia. Il potente Sesshomaru potè davvero ambire a fare una cosa tanto disgustosa? Chiusi gli occhi e trattenendo il vomito mi alzai. Mi si strinsero le viscere con violenza come se qualcosa stesse cercando di uscire dalla mia gola.
Kagome “ C-ci è mancato davvero poco ….“ sedendosi si sistemò il kimono mentre il suo viso divenne completamente rosso. La pioggia torrenziale fece diventare quella veste bianca quasi del tutto trasparente. Dandogli le spalle portai una mano alla bocca. Tentai davvero di andare oltre con quella donna. Tutto mi fu incomprensibile. Decisi di andare via di lì. “ma dove vai !?” mi disse la femmina umana “ Non vorrai andare via ? Morirai di certo con quella armatura addosso! “ la tempesta divenne sempre più aggressiva ma avrei dato di tutto per poter stare lontano da lei in quel momento. “ ascoltami, al tempio non c’è nessuno e non dovrei nemmeno esserci io…. “ spiegò mentre il vento soffiò impetuoso “ Potremmo aspettare lì fino a che la tempesta finisca...” continuò con voce tremante “ cosa ne di-dici Sesshomaru?” sentii i suoi occhi su di me. Non so perchè ma uno strano senso di morte mi piombò addosso. Non dovetti essere lì con lei e non dovetti nemmeno aiutarla. Purtroppo ebbe ragione, la tempesta sarebbe stata troppo anche per me. Non avrei potuto permettermi di rischiare la vita. Un tuono rumoroso seguito da dei fulmini prese per me la decisione finale. Non sarebbe stato giusto accettare ma non ebbi altra scelta. Mi avvicinai a lei. Avrei potuto ucciderla e ripararmi ugualmente in quel tempio ma non lo feci. Infondo mi salvò la vita, divenni debitore senza accorgermene. Fu così che porsi una mano a quella donna umana. Lei mi sorrise. Allungando la sua mano verso la mia l’afferrò con forza. “Grazie” si rimise sulle sue gambe. Un fulmine cadde molto vicino a noi. Atterrita si strinse al mio braccio. Di nuovo sentii quel calore diffondersi nel corpo come un veleno. “ Forza , prima che sia troppo tardi” mi condusse al tempio senza lasciare la mia mano.  Lei non sembrò essersi accorta di nulla. “ lo so che non ti piacciono i templi ma un riparo è pur sempre un riparo” disse senza smettere di correre. La testa si svuotò di tutto. La tempesta alle nostre spalle fu in tumulto. Quella donna mi trascinò via. Fu più forte della natura stessa e forse fu per questo che mi feci travolgere dal suo volere. “ siamo arrivati !” capii di non potermi più tirare indietro. Arrivati agli scalini la presi per la vita e con un solo balzo arrivammo in cima. “ Forza vieni “ spalancò una delle porte e mi fece cenno di entrare. Guardai tutto intorno. Fu deserto, non vi fu anima viva “ avanti” insistette e con riluttanza ubidii. Kagome chiuse la porta“ C'è l'abbiamo fatta “ commentò sfinita poggiando le spalle contro di essa. Fu buio. La donna rise divertita e poi vi fu il silenzio. Fummo in uno dei plessi della struttura. Vi fu un grande corridoio davanti a noi che sembrò dislocarsi tra una camera e l’altra. Feci un paio di passi verso il centro di quello che sembrò essere un ingresso. Nel silenzio sentii il respiro di quella donna diventare sempre più sottile. Tra le ombre osservai quel viso grondante di sudore e pioggia essere rivolto verso di me. I suoi occhi brillanti mi guardarono con insistenza nell’oscurità. Ancora una volta le sue guance furono rosse ma di un colorito diverso, più vivo e più penetrante. Tra un lampo e l’altro vidi perfettamente quanto fosse esile e femminile il suo corpo. Fummo solo io e lei, lontani dal mondo, lontani da tutti. Nessuno avrebbe potuto sapere dove fossimo. D’un tratto la donna accennò un sorriso, un sorriso mai visto prima. Poco dopo la vidi muovere con lentezza alcuni passi verso la mia direzione. Mi si strinsero ancora una volta le viscere, il senso di vomito si ripresentò violentemente. L’odore della femmina umana fece sì che iniziò a farmi girare la testa.  In pochi secondi fummo ad un solo passo di distanza. Ebbi la malsana idea che lei potesse prendesse nuovamente il mio viso o che utilizzasse i suoi poteri per uccidermi. Fui pronto ad ucciderla se solo si fosse avvicinata ancora una volta alla mia persona senza permesso. Ma lei, lei non fece nulla di tutto questo, mi passò semplicemente accanto e camminando per il corridoio mi accorsi di aver trattenuto il fiato fino a che non fu a 2 metri dietro di me. “chissà dove sono le candele” la sentii chinarsi e cercare in un mobile posto nel corridoio. Sconvolto mi toccai il petto. Non capii il perchè di tutte quelle sensazioni sgradevoli e violente. “ saranno sicuramente di là..” sussurrò quella miko. “allora, Sesshomaru, non vieni?”chiese la sua voce accorgendosi di me.“ non fare complimenti ” proseguì nel corridoio a tentoni. “ non si vede nulla…” sussurrò con preoccupazione guardandosi le mani. Voltandomi vidi quel goffo essere umano farsi strada con incertezza. Mi avvicinai alla sua persona pieno di una incommensurabile ira. Sarebbe stato facile ucciderla, prenderle quella testa così piccola e spaccarla in mille pezzi oppure afferrare quella gola sottile e bloccare per sempre il respiro. “ p-piano…!” la sua voce spezzò la mia rabbia. Il suo piede scivolò sul legno. Fu quasi caduta per terra quando istintivamente mi avvicinai per evitare che cadesse. “ ah…. mannaggia…” ansimò spaventata reggendosi alla parete tremando. “ sono davvero un impiastro..” soffiò rimettendosi sulle sue gambe piene di incertezza. “ forza Kagome” proseguì per il cammino. Lei non fu come gli altri ed fu per questo che fu così simile a Rin. Quella donna fu la tenacia, ebbe la forza di proseguire, di insistere, di non arrendersi scadendo anche nella follia. Forse fu questa la differenza tra i demoni e gli esseri umani? no, fu ben altro. “ echiù!!”starnutì attirando la mia attenzione. Piano piano, la femmina umana arrivò in fondo al corridoio. “ arrivata” aprì la porta sfinita ma felice.
   
 
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