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Autore: joellen    02/01/2019    0 recensioni
Cento anni orsono, la Terra è stata colpita da eventi misteriosi e devastanti che hanno decimato la sua popolazione tanto da risultare un pianeta deserto a chi lo vede attraverso i telescopi di altri mondi. E che la sta usando come discarica per liberarsi dell'immondizia metallurgica da cui è afflitto... O per cercare e procurarsi minerali preziosi per la propria sopravvivenza.....Ma non tutto è come sembra...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CONTRATTACCO

 

 

Grindewald, Svizzera. Interno ospedale

Heron e l'ufficiale in seconda, Addok, continuavano a seguire, sullo schermo del computer,  lo stormo di astronavi che si avvicinavano sempre di più, e sempre più rapidamente al nostro pianeta. E più si appropinquavano, più intenso ed angosciante diveniva il sospetto di Heron che nessuna mano - e mente - umana - esercitassero guida su quei velivoli.

Erano bombe innescate contro la Terra.

I due piloti extraterrestri si scambiarono occhiate preoccupatissime, in assoluto silenzio.

"Sinceramente, - dichiarò Annamaria, sgomenta, seguendo anche lei ciò che si vedeva sul monitor - non pensavo di finire così i miei giorni!".

"Anche i nostri. - si aggregò Heron, triste ed amaro - Lontano dal nostro mondo, senza la possibilità di tornarci mai più".

Annamaria domandò a Heron il favore di chiamare il marito ed i figli per poter almeno terminare la vita, abbracciata a Stefano e ai suoi ragazzi. Permesso ovviamente accordato da parte del comandante che, dal canto suo, tornò a stringere a sé l'ufficiale Addok e chiamò gli altri membri del suo equipaggio, attraverso un interfono gentilmente messo a disposizione dalla dottoressa, affinché potessero raggiungerlo nella stanza ed unirsi a loro due.

Quando, ad un certo momento, accadde l'impensabile!

Sul monitor l'immagine cambiò, sostituita da una che raffigurava un'enorme mappa sulla quale, in vari punti del pianeta, i tre videro formarsi velocemente lunghe scie rosse che partivano da essi dirigendosi verso un' unica meta.

"Missili!" sussurrò Annamaria, incredula.

"Allora, avete armi!" constatò Heron, quasi felice.

"Evidentemente, si!" commentò Annamaria, anche lei sorpresa da quello spettacolo, incapace di domare quel pizzico di ironia che talvolta le usciva pure nelle situazioni più drammatiche.

Ma anche Heron sfoderò una bella performance ironica che spiazzò la moglie del sindaco di Grindewald.

"Bisognerebbe avvertire chi ha lanciato quei missili .... - cominciò - di lasciare almeno una delle astronavi intere .... - Annamaria scrutò Heron, perplessa. - Ci servirebbe per tornare a casa!" finì il comandante, torcendo la bella bocca in un mezzo sorriso.

Annamaria capì al volo, sorrise, poi scoppiò in una breve risata.

"Ha ragione, comandante!"

Anche Addok rise.

"E' vero, Alàm, - considerò. Annamaria scoccò un'occhiata interrogativa ad Heron e Addok si affrettò a spiegare - E' il suo vero nome per intero. - proseguì sorridendo -  Alàm Heròn, con l'accento anche sulla "o" del cognome. Nella lingua del nostro pianeta, il suo nome vuol dire:  << il buon grande eroe>> " concluse con il suo sorriso radioso.

Heron annuì, ma con aria mesta.

"Peccato che in questo momento - disse - tutto mi senta tranne che un eroe!".

"Lo sei, Alàm! - lo confortò Addok , accarezzandolo sul viso - Non saremmo qui, tutti vivi senza il tuo aiuto".

"Non saremmo qui, tutti vivi, - ripeté Heron, serio - senza l'aiuto di questa donna" volle correggere Heron, indicando Annamaria.

"Grazie" disse semplicemente Addok, prendendo una mano della dottoressa e stringendola fra le sue, scure, dalle bellissime dita lunghe. Annamaria si limitò a sorridere, restando in silenzio, sentendo tuttavia gli occhi pizzicare ed inumidirsi di lacrime.

"Abbiamo solo fatto il nostro lavoro. -  minimizzò - Che è quello di salvare vite. Se è possibile. Finché lo è. -  Il suo cerca-persone trillò avvisandola della necessità di un suo intervento. Si scusò e uscì dal suo studio. - Continuate a seguire la faccenda. - si raccomandò sulla porta, prima di allontanarsi - E tenetemi aggiornata" finì, strizzando l'occhio destro  e chiudendo l'uscio.

Heron e Addok furono raggiunti dal resto dell'equipaggio e tutti insieme si assieparono attorno al computer per seguire ciò che sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti o, al massimo poche ore.

 

 

Annamaria entrò nella sala terapia intensiva nella quale fu accolta dal sinistro e raggelante fischio dell'apparecchiatura salva-vita troneggiante accanto al letto in cui era steso l'ufficiale Ollen, sul cui schermo nero le linee gialla e blu dell'elettroencefalogramma e dell'elettrocardiogramma scorrevano parallele, veloci e completamente piatte. Fu poi travolta da un paramedico donna, agitatissima, che la trascinò vicino al letto dell'uomo, incapace tuttavia di spiegare chiaramente cosa fosse accaduto. Ogni traccia di vita pareva essere scomparsa dal corpo del paziente. Annamaria volle effettuare un controllo manuale, ma polsi e cuore non battevano più. L'uomo era morto e, in un primo momento, la dottoressa non capì come e perché, sapendo e avendo potuto constatare precedentemente la non eccessiva gravità della ferita inferta da Stefano con il lancio del coltello.

L'infermiera si affannò a giustificarsi asserendo che non aveva mai perso la sorveglianza sull'uomo e che in nessun modo avrebbe lasciato il suo posto, ma Annamaria intuì molto presto che la morte di Ollen non era da imputare alla eventuale negligenza della giovane operatrice sanitaria. E lo capì notando un paio di particolari che non lasciavano molti dubbi sulla causa e sulla modalità in cui l'uomo era deceduto.

Due tubicini si erano staccati dall'apparecchiatura che lo aveva tenuto in vita fino a poco tempo prima. Ma non si erano staccati da soli. Qualcuno li aveva staccati e lo aveva fatto maldestramente, con mano poco ferma. In poche parole, Ollen si era tolto la vita. Si era suicidato. Annamaria aveva capito come era morto ma non ancora perché e si propose di domandarlo al comandante Heron.

 

 

 

Raggiunte da un nugolo di missili somigliante ad uno sciame di insetti, le astronavi che stavano giungendo sulla Terra a velocità pazzesca, senza controllo, furono letteralmente polverizzate, illuminando a giorno il nero della notte siderale appena sopra la calotta dell'atmosfera.

In molti, col cuore in gola dopo essere stati informati ed avvertiti del pericolo che il pianeta stava per correre,  seguirono l'operazione sugli schermi di tutto il mondo, rimanendo col fiato sospeso al momento dell'impatto. Lo spettacolo che seguì fu ancora più impressionante dello scoppio di migliaia di batterie di fuochi artificiali, se non addirittura di ordigni atomici

Il contrattacco aereo, partito da tre basi terrestri, ebbe pieno successo e i veicoli spaziali furono distrutti prima del loro ingresso nell'atmosfera. Gli abitanti del pianeta tirarono un sospiro di sollievo per il pericolo scampato, i cinque visitatori involontari Arieliani, specialmente il comandante Heron, non furono altrettanto felici e si scambiarono occhiate di preoccupazione.

Heron, infatti, aveva sperato che almeno una di quelle astronavi si fosse salvata da poter essere recuperata ed utilizzata per il ritorno su Ariel, ma si rese conto che un suo eventuale salvataggio avrebbe potuto essere un rischio per il pianeta che li stava ospitando.

Poi, però, improvvisamente rammentò qualcosa che avrebbe potuto risolvere la loro situazione.

Stava invitando i suoi colleghi a seguirlo quando Annamaria irruppe nel suo studio, con un'espressione piuttosto turbata sul volto, e lo sguardo duro, rivolto verso di lui. Si allarmò e le chiese, apprensivo, cosa fosse successo. Annamaria glielo riferì e lo vide abbassare testa e sguardo.

Addok sospirò e si apprestò a spiegare.

"L'ufficiale Ollen ha tentato di uccidere il comandante della sua unità - cominciò, serissima - e, secondo le leggi della Federazione, questo è un atto molto grave che comporta, purtroppo, la condanna capitale e.... a tale pena è preferibile darsi la morte prima".

Heron annuì mestamente.

"Si, dottoressa Annamaria. - tenne a confermare - Ollen non è il primo a scegliere di morire piuttosto che affrontare la pena".

"Capisco. - asserì Annamaria - Non voglio sapere che pena sia e non intendevo accusarla di nulla, comandante. E' solo che... - si fermò ed esibì un debole sorriso - Accidenti, ma non siete un po' troppo duri voi di Ariel?".

Heron e Addok sorrisero, dopodiché la donna si girò verso il comandante.

"Al, - lo interpellò con solennità - al  prossimo congresso della Federazione, dobbiamo far presente che si sta esagerando".

"Non sarà facile. - commentò Heron - Ma ci proveremo".

   
 
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