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Autore: Master Chopper    03/01/2019    2 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 1)  Daily Life

 

 

“Stai vivendo una vita che non ti appartiene più.”

Forse proprio grazie a questo richiamo, o più per l’assurda pressione che ci tiene vigili contro la nostra volontà nei sogni, Jonetsu Nashi comprese di star vivendo un altro incubo.

Perché avveniva sempre dopo un Class Trial? Prima dopo la morte di Domen Ienobu e Iwayama Koan, ed ora persino di Mitsuko Atsuki e Arima Robun.

Non c’era tempo per pensare al motivo di quest’evento ripetuto.

 

Lo Ultimate Memory si trovava in una stanza buia, immerso nell’oscurità come la figura di fronte a sé.

Questa in realtà era illuminata dalla luce di monitor alle sue spalle, che a stento raggiungeva il suo corpo, adagiato su di una sedia.

In quel momento perciò, il suo interlocutore non aveva né volto né nome.

“ Dovrai stare molto attento, Nashi.” Lo avvertì con voce secca. L’ammonizione sembrava di estrema importanza.

“ Se solo ti dovessero scoprire, o meglio… vi dovessero scoprire… sarebbe la fine del nostro piano.”

Nashi non comprendeva quelle parole.

Anzi, no! Lui non le comprendeva, eppure il Nashi che ascoltava ritto sull’attenti quella voce, sembrava comprendere benissimo.

Si stava vedendo con una visuale in terza persona, sentendosi così strappato dal suo corpo naturale ed esternato come fosse un fantasma. Forse era diventato davvero uno spettro, lo spettro di se stesso?

Il Nashi versione soldatino di latta non mostrò la minima reazione. Era così serio che a stento sembrava essere davvero il ragazzo della Hope’s Peak Academy come si era sempre immaginato di essere.

 

“Il vostro scopo sarà quello di eliminare Tabata 2, l’unico fratello dell’esperimento Hope’s Brother rimasto in vita. Buona fortuna.”

 

La voce misteriosa di quell’uomo venne sommersa da un suono ripetitivo, simile ad una risata che presto infestò la mente del ragazzo.

“ Upupupupupuuu !” Il famigerato ghigno di Monokuma si stampò ovunque nel buio, mentre la voce stridula rimbombava così forte da fargli male.

“ Basta !” Ringhiò dal dolore lo Ultimate Memory, non sentendo più il suo corpo. Non aveva occhi da chiudere o mani per coprirsi le orecchie. Stava scivolando sempre di più in quell’anti-essenza.

 

“ Anti-essenza ?”

 

Si risvegliò.

La sua camera era illuminata come sempre dalla luce flebile della lampada sul comodino, la quale emanava i colori del cielo all’imbrunire nella stanza.

Una stanza che ovviamente non gli apparteneva. La stanza che si trovava nella torre.

 

 

Giorno 8

 

Mentre si lavava la faccia nel bagno del suo dormitorio, Nashi si accorse di essere molto stanco. Il sonno non gli aveva consentito nessun riposo fisico o psicologico.

Si guardò allo specchio, mentre lasciava scivolare via dal suo viso l’asciugamano. A causa della pressione il ciuffo ribelle simile ad un’antenna sulla sua testa scattò sull’attenti.

- Cos’era quel sogno… ?- Si chiese con tanta confusione. Il lavandino lucido e splendente rifletteva l’immagine del suo volto affranto e tormentato.

- Sembrava fin troppo reale per essere semplicemente un incubo. Troppe informazioni, quei nomi… e poi Monokuma.-

Per quanto la situazione sembrasse ardua, Monokuma aveva attentato al suo sonno solo una volta, e proprio come aveva pensato prima, era accaduto dopo l’esecuzione di Iwayama Koan, lo Ultimate Weapon Collectioner.

Tabata e Ultimate Hope’s Brother non gli dicevano nulla, eppure quella figura gli aveva imposto degli ordini, chiamandolo persino per nome, come se fosse dovuto esserne a conoscenza.

- Aspetta… Ultimate ?- Rifletté, sollevando lo sguardo.

Lui stesso era uno di questi, e nell’ultima settimana aveva convissuto con altri diciassette. A dirla tutta, i suoi ricordi gli dicevano che per qualche mese aveva frequentato la Hope’s Peak Academy proprio con quei compagni di classe.

- Centrerà forse la Hope’s Peak Academy ?- Le informazioni su quella scuola erano insufficienti per giustificargli cosa stessero passando in quel momento.

 

“ Aaallora, dicevo… no! Non siete stati rapiti, avete acconsentito voi a tutto questo.” Spiegò sorridente Monokuma.

“ E quando avremmo dovuto fare una pazzia del genere ?” Domandò Zetsu, con voce tremante a causa dell’arma puntata contro di loro.

“ Bhe, mi pare ovvio.” Rispose l’orso, scoppiando a ridere così forte da rischiare di cadere. “Quando vi siete iscritti alla Hope’s Peak Academy! Upupupupu !”

 

 

- Non può essere possibile che nei piani della scuola più prestigiosa del mondo ci sia un simile gioco! Monokuma sta usando l’identità della Hope’s Peak per nascondere il suo reale intento.-

Nashi aggrottò la fronte, ora esprimendo rabbia e frustrazione. L’immagine sullo specchio sembrava un qualcosa che  lo studente non aveva mai potuto essere: odio puro.

Tutta l’angoscia, la paura e persino la disperazione provata fino a quel momento… l’avrebbe riversata su Monokuma.

Però la Regola Numero Uno del Killing Extra-Curricular Course, abbreviato in KECC, parlava chiaro:

 

Regola Numero Uno: Non è vietato danneggiare le forniture o qualsiasi oggetto appartenente a questa torre, ma è severamente proibito manomettere in qualsiasi modo telecamere, monitor e attaccare Monokuma.

 

L’unico modo per sopravvivere sembrava dunque solo uno, e rappresentava la fuga da quella prigione nel bel mezzo del nulla.

Jonetsu Nashi rilasciò tutta l’aria che aveva trattenuto mentre digrignava i denti, producendo un lungo sospiro. La sua vista sembrò farsi più chiara, mentre lo scroscio dell’acqua dal rubinetto rompeva il silenzio.

“ No. Partecipare a questo gioco non è l’unica soluzione.” Si disse, rivolgendosi forse al suo riflesso mentre si guardava negli occhi.

I volti di Iwayama e Arima riaffiorarono, come emergendo dalla superficie di un velo d’acqua accanto a sé.

Sorridevano tristemente, con lacrime amare ai lati del volto.

 

Nashi rimpianse i suoi compagni, caduti vittima della disperazione, e che per questo si erano macchiati dell’imperdonabile crimine dell’omicidio.

- Troverò il modo di uscire di qui, ve lo prometto.- Promise in silenzio. Quella frase era già stata detta in passato innumerevoli volte, per lo più dentro la sua testa, ma non per questo motivo aveva perso di importanza.

I suoi compagni ancora vivi stavano combattendo con lui, soffrendo con lui e piangendo i morti con lui, tutto questo per evitare di cadere vittima di quella disperazione.

La speranza avrebbe vinto, questo Nashi lo sapeva.

Si schiaffò una mano bagnata sugli occhi, evitando che le lacrime colassero ancora.

 

Dopo essersi preparato con molta calma, vestendosi con una copia esatta dei suoi soliti vestiti già presente nell’armadio, Nashi aprì la porta della sua stanza.

Immediatamente un borbottio proveniente dal corridoio lo incuriosì, e per qualche motivo si bloccò prima di uscire. Forse per un istinto di sopravvivenza recondito o semplicemente per lo shock, rimase a sbirciare di nascosto cosa stesse accadendo.

Riconobbe alcuni suoi compagni di classe radunati davanti ad una porta dal lato femminile del corridoio dei dormitori.

Tra di essi c’erano Umezawa l’Ultimate Stuntman, Kumagai l’Ultimate Contorsionist, Ebisawa l’Ultimate Radio Host, Akagi l’Ultimate Rhythm Game Player e Amari l’Ultimate Video Maker.

 

 

Tutti loro aspettavano davanti alla soglia chiusa con un’espressione tetra in volto, talmente tanto intensa da far accapponare la pelle al ragazzo.

Tuttavia, Nashi non si chiese il perché di ciò che stava vedendo.

Il suo talento, purtroppo, aveva sempre le risposte giuste per le domande che non avrebbe voluto porsi.

 

Era passato appena un giorno dalla terribile rivelazione che aveva scosso gli animi di tutti, così come la loro speranza.

L’ultima studentessa apparsa tra di loro in circostanze misteriose, Lilith Kurenai la Ultimate Majokko, aveva svelato la sua vera essenza. La responsabile della morte di due loro compagni, smascherata durante l’ultimo Class Trial ma sopravvissuta grazie ad un asso nella manica fornitole da Monokuma.

Fino all’ultimo istante si era dichiarata innocente, e fino all’ultimo istante Nashi aveva creduto in lei.

Eppure, tutta la fiducia che Lilith aveva riposto e tutto l’aiuto dato nel tempo passato insieme, era stato brutalmente vanificato.

 

 “ Ve lo garantisco io.” 

Lilith aveva nuovamente parlato. La Ultimate Majokko spalancò le braccia con somma gioia, proclamando ad alta voce:

“ Miei adorati compagni! Sappiate che io non sono in combutta con Monokuma, e non ho nessun’accordo con lui. Io sono semplicemente …”

Si portò il dito indice sulla guancia, e sorrise facendo la linguaccia.

“ Cattiva fino al midollo !” Successivamente esplose in un’isterica risata, la quale risuonò negli animi dei ragazzi per molto tempo, persino nei loro incubi.

 

La porta davanti alla quale i suoi compagni si erano radunati apparteneva proprio alla camera di Lilith.

Il ragazzo comprese che non avrebbe avuto senso nascondersi, ed incuriosito da un sospetto decise di uscire allo scoperto.

- Immagino vogliano aspettare che Lilith esca dalla sua stanza… ma non avrebbe molto senso.- Si disse mentre avanzava a testa bassa, ancora immerso nei suoi pensieri.

- Questo perché Lilith non è più tra di noi.-

L’unico modo per uscire da quella torre, volendo seguire le regole del KECC, era quello di ottenere il tanto famigerato diploma. Ciò consisteva nell’eliminare un altro compagno e superare il Class Trial che si sarebbe tenuto senza venir scoperto.

Tuttavia, la prima traumatizzante esperienza con il processo aveva terrorizzato tutti loro, grazie anche alla perspicacia di un elemento non da sottovalutare: Kigiri Yoko la Ultimate Criminologist.

 

La ragazza dai capelli lilla, famosa per le sue capacità deduttive nello studio della psicologia criminale, capace di ricostruire un crimine nei minimi dettagli a quanto si diceva solo parlando per un minuto con un sospettato, si era dimostrata un genio innato durante il Class Trial.

Nashi, accompagnato dal suo migliore amico Zetsu, aveva solo potuto seguire i suggerimenti e gli spunti che lei forniva durante le deduzioni. Durante quel processo si era sentito un po’ come Watson che tentava di svelare lentamente un mistero in realtà già risolto da Sherlock Holmes.

Qualunque assassino avrebbe dovuto fare i conti con Kigiri in caso un omicidio fosse nuovamente avvenuto, e questo fortunatamente aveva aiutato gli studenti a concentrarsi sul sopravvivere senza perdere la speranza.

 

Eppure c’era stato qualcosa, un colpo che nemmeno la Ultimate Criminologist avrebbe potuto fermare. Una vera e propria contromossa da parte di Monokuma per far superare ai più disperati la paura di dover venir schiacciati dal genio investigativo della ragazza.

La Killer Card.

 

“ La vedete questa? L’ho chiamata Killer Card! Oggi la consegnerò segretamente ad uno di voi… e dopo averla firmata, chiunque potrà commettere un omicidio! Perché il bello è che anche se venisse scoperto o ritenuto colpevole… gli sarò comunque permesso di lasciare la torre senza alcun problema !”

 

Avendo eliminato Arima e Mitsuko avvalendosi della Killer Card, nemmeno la vendetta avrebbe impedito a Lilith di lasciare quella torre.

Nashi sollevò lo sguardo, sentendosi sempre più triste con quei pensieri nella mente.

“ Buongiorno ragazzi.” Salutò, forzando la sua bocca a piegarsi in un sorriso cordiale per affrontare al meglio la giornata.

Gli altri si voltarono verso di lui.

“ Oh, buongiorno Nashi.” Rispose Kumagai Yone, la Ultimate Contorsionist.

Anche i restanti studenti la seguirono, tranne Ebisawa Shoko.

Il ragazzo alto e con le cuffie nelle orecchie rimase impassibile, con lo sguardo fisso verso la porta.

“ Wow, certo che quando Ebisawa è concentrato non si lascia distrarre da nulla.” Umezawa Gaho fischiò d’ammirazione.

Passò qualche altro secondo di silenzio tombale prima che tutti si accorgessero delle palpebre serrate dello Ultimate Radio Host.

“ No. Si era addormentato.” Concluse sconsolato Akagi Aozame, Ultimate Rhythm Game Player.

“ Penso che la gag di svegliarlo con un urlo non sarebbe divertente ormai …” Rifletté Amari Sako, prendendosi il mento tra le dita.

 

“ Perché non andate a fare colazione ?” Domandò lo Ultimate Memory, cercando di cambiare discorso.

Non era certo un’ora tarda, e si chiedeva se gli altri suoi compagni fossero già in Salone.

Lo Ultimate Stuntman dai capelli ramati incrociò le braccia, facendosi serio.

“ Stiamo aspettando che quella strega esca di qui !”

“ Strega ?” Nashi sembrò sorpreso da quel termine.

“ Esatto …” Proseguì la contorsionista, con il volto incupito ed attraversato da una leggera ombra che ne mascherava gli occhi.

La sua voce mentre parlava era appena tremante, abbastanza da far trapelare le emozioni che cercava di controllare.

“ E quando uscirà gliela faremo pagare per ciò che ha fatto ad Arima e a Mitsuko !” Confessò alzando il tono, con un impeto che fece rabbrividire il ragazzo.

- Non avevo mai visto Kumagai così …- Si disse, osservando preoccupato come la sua compagna di classe più grande stesse a stento mantenendo la compostezza.

I suoi pugni erano serrati, e guardava con sguardo perso un punto indefinito sul pavimento, mentre era impossibile percepire cosa stesse pensando.

Doveva essere ancora tormentata dagli avvenimenti del giorno precedente, comprese lui, e non si sentì in bisogno di compatirla.

 

- Vorrei dire che sicuramente non si trova più qui… però credo che se lo comprendessero da soli sarebbe più facile accettarlo.- Decise il bruno, facendo buon viso a cattivo gioco.

Guardò in faccia Kumagai con un sorriso ricco di convinzione.

“ Perché allora non… ehm, provate a sfondare la porta ?” Domandò, chiedendosi immediatamente come un’idea del genere fosse potuta uscire dalla sua bocca.

“ Ah, giusto …” Sembrò ricordarsi Akagi, estraendo il suo e-Handbook.

Sbloccando il dispositivo donatogli da Monokuma e controllando il Regolamento, dedusse che:

“ Nulla ci vieta di danneggiare o manomettere qualsiasi cosa all’interno della torre, eccetto per Monokuma, monitor e telecamere.”

“ Questo lo sapevamo già !” Gli rispose Amari Sako, come se lo stesse rimproverando.

“ Iiih! E allora perché non lo facciamo ?!” Squittì Akagi, arretrando spaventato.

Umezawa e Kumagai si scambiarono un rapido sguardo, per poi abbassare il capo con molto, molto imbarazzo.

“ Perché abbiamo paura che Lilith possa aver piazzato una trappola dietro la sua porta !” Rivelò con un tono spontaneamente raggiante la Ultimate Video Maker.

Nashi capì subito perché i ragazzi fossero rimasti dietro quella porta senza fare nulla, e ora anch’egli un po’ a disagio, comprese che sarebbe stato meglio andare via.

 

Facendo il suo ingresso nel Salone riconobbe dei visi familiari seduti attorno al tavolo.

C’erano Kigiri Yoko, Fujima Wakuri la Ultimate Toxicologist, Nishizaka Iki la Ultimate Web Personality e, più in disparte, Zayasu Korin lo Ultimate Fanfiction Writer.

 

 

- Oh, mancano Takejiro, Yonamine e Zetsu.-

Pensò Nashi, non vedendo lo Ultimate Liar, la Ultimate Actress o il suo migliore amico.

“ Buongiorno Nashino !” Lo salutò raggiante Fujima, spalancando le braccia in sua direzione.

- Nashino ?-

Prima che il ragazzo potesse ricambiare il saluto, qualcuno alle sue spalle lo superò facendosi largo nel Salone. Era nuovamente Ebisawa Shoko, il quale sempre con gli occhi chiusi, camminò e si sedette alla prima sedia sulla sua strada.

“ Eh ?” Sussultò dalla sorpresa Nashi, vedendo lo Ultimate Radio Host aprire una valigetta.

Lo speaker ne estrasse il suo set di microfoni e diversi PC portatili, iniziando a collegare cavi su cavi a schede audio e mixer.

“ Sta davvero facendo tutto questo… da addormentato ?” Si chiese stupita Nishizaka, sporgendosi verso il castano per controllare che avesse effettivamente gli occhi chiusi.

Vide persino che dal suo naso si era creata una bolla che si ingrandiva e si restringeva a ritmo del suo sommesso russare.

“ Ewww !” Si ritrasse immediatamente.

“ Che carino !” Trillò la Ultimate Toxicologist, andando invece a punzecchiare le guance del ragazzo dormiente mentre rideva a crepapelle.

- Chissà …- Iniziò ad ipotizzare lo Ultimate Memory, trovando quella situazione inspiegabilmente dolce.

- Forse il fatto che Ebisawa si stia preparando per il suo programma anche da addormentato significa che non vuole farsi abbattere dalle influenze negative dei giorni passati.-

Sorrise, prendendo posto accanto a Kigiri.

 

La ragazza dai capelli lilla era inclinata in avanti, sorreggendosi il mento sui dorsi delle mani. Fissava il fondo scuro e liquido della sua tazza di the come se volesse leggere dei presagi.

Il suo naso era arricciato, e l’espressione stampata sul volto era di rammarico, come se si stesse chiedendo:
“Cosa ho sbagliato ?”

Dopo qualche secondo, a giudicare da come il the non emanasse più calore, Nashi raggiunse la conclusione che la ragazza non stesse gradendo qualcosa che aveva preparato con le sue mani.

- Uhm… non deve cavarsela molto con queste cose.- Comprese lui, segretamente divertito da questo dettaglio buffo della compagna di classe, ma anche dispiaciuto che lei potesse saltare la colazione.

 

- Fino ad oggi sono stati Arima e Kumagai a preparare i pasti per tutti noi …- Ripensò malinconicamente al sorriso con il quale lo Ultimate Event Planner lo accoglieva ogni mattina in Salone.

Si soffermò poi sulla rimanente cuoca, ovvero la Ultimate Contorsionist incontrata prima in corridoio.

- “Voi pensate che Lilith se ne sia andata?”- Avrebbe chiesto questo se solo avesse avuto abbastanza coraggio da disseppellire lo sconforto che aleggiava in quella mattina silenziosa.

“ Sarebbe bello fare colazione tutti insieme, non credete ?” Disse piuttosto, tentando un sorriso imbarazzato nella placida calma ricca di tensione.

Le due ragazze, esclusa Kigiri, voltarono lo sguardo verso di lui.

Nishizaka tornò ad esplorare il fondo della sua tazza con il cucchiaio, trattenendo un sospiro che avrebbe potuto nascondere molte emozioni diverse.

“ Anche no.”

Fu la sua risposta, secca e spietata.

Nashi si sentì immediatamente colpito da quelle parole, come se un pugnale l’avesse trafitto al cuore.

“ Cosa… cosa intendi, Nishizaka ?” Si azzardò a chiedere, mentre attorno a lui nessun altro sembrava aver fatto caso a quanto aveva detto la Ultimate Web Personality.

Ebisawa lavorava nel totale sonnambulismo, Zayasu scriveva in disparte, Kigiri si guardava i guanti per rispecchiarsi nelle borchie metalliche, mentre Fujima mostrava appena un curioso sorriso di circostanza verso la ragazza dai capelli rosa.

“ Intendo dire …” Iniziò a rispondere Nishizaka Iki, finalmente trovando il coraggio di sollevare la testa.

Nashi si ritrovò davanti un volto contratto e gelido, simile ad una maschera che quasi lo guardava con disgusto.

O meglio, guardava con disgusto e timore qualsiasi cosa.

 

“ Perché ogni volta ci dobbiamo promettere che non ci uccideremo a vicenda, se poi comunque sappiamo che il piano di Monokuma si realizzerà? Forse non sarà oggi, o domani, ma prima o poi qualcuno vorrà…”

La sua voce si trattenne con violenza prima di continuare, ma stringendo i pugni e resistendo al disgusto proseguì.

“ … uscire di qui.”

Pronunciare giù una volta la parola “uccidere” sembrava abbastanza.

“ Usciremo tutti di qui! Nessuno dovrà più …” Il ragazzo venne interrotto dalla voce tonante della ragazza, la quale fece rimbombare un urlo in tutto il Salone.

“ NON È VERO! Se bastasse essere convinti di poter uscire tutti di qui, allora perché anche se lo facciamo sin dall’inizio, finora sono morti quattro di noi ?!”

 

Nashi non seppe cosa rispondere, ritrovandosi senza parole. In realtà avrebbe potuto rassicurare la sua compagna con il discorso fatto tra sé e sé davanti allo specchio. Era accaduto poco fa, e grazie al suo talento aveva in mente tutte le esatte parole alle quali aveva pensato.

Non successe.

- Perché non… riesco a dire niente ?- Si accorse di star annegando nei suoi stessi pensieri. Chissà per quanto tempo era rimasto con lo sguardo perso negli occhi di Nishizaka, in silenzio.

“ Esatto. Nessuno mi sa dare una risposta.” Sibilò affranta Nishizaka, con dolorosa soddisfazione di aver saputo ottenere una risposta desiderata.

“ Anch’io… vorrei uscire di qui, Nashi. Cosa credi ?” Appoggiando la fronte sul tavolo, tutto quello che aveva da dire si trasformò in un tremante mormorio.

Lo Ultimate Memory percepì cosa stesse provando la sua compagna soltanto vedendola in quello stato.

Sembrava una bambola rotta ed abbandonata in tenebre dalle quali non sarebbe potuta uscire.

“ E quindi? Cosa proponi, Nishizaka-poka ?” Trillò dal nulla Fujima Wakuri, sporgendosi verso la ragazza con un inadatto sorriso ed i suoi due occhi color ocra spalancati dalla trepidazione.

 

Nishizaka ebbe un sussultò, dopodiché smise persino di tremare.  Sembrava essersi trasformata in una statua.

“ Credo che… credo che non dovremmo mai più incrociarci.” Propose infine, smettendo di abbracciarsi il capo e volgendo lo sguardo alla Ultimate Toxicologist.

“ Uh, smettere di incrociarci? Non capisco.” La bionda assunse una posa dubbiosa, ritornando a sedersi composta.

“ Vuoi dire che non dovremmo più vederci ?” Ipotizzò Nashi, sempre più preoccupato di dove la conversazione stesse volgendo.

“ Ma come sarebbe possibile? Lo spazio a disposizione, anche con due piani, non è abbastanza grande. In qualsiasi momento della giornata non siamo mai più lontani di dieci metri da qualcun’altro.”

“ Faremo dei turni per uscire !” Rispose immediatamente Nishizaka, pronta a ribattere qualsiasi opposizione.

“ Siamo rimasti in tredici, quindi avremmo circa un’ora e mezza a disposizione da disporre in una giornata. Se uscissimo per mezz’ora tre volte al giorno, ciascuno di noi…”

“ Nishizaka-ne !” La interruppe nuovamente Fujima, richiamandola con un tono di voce raggiante.

“ Che sbadatona sei !” Aggiunse, ridacchiando.

Nishizaka non ebbe il tempo di domandare nulla, perché la Ultimate Toxicologist la avvolse in un tenero abbraccio.

Nashi inarcò un sopracciglio dalla sorpresa, mentre la Ultimate Web Personality arrossì da capo a piedi per l’improvviso gesto d’affetto. Nessuno di loro era abituato a riceverne uno da più di una settimana ormai.

 

“ Come puoi non pensare alle conseguenze ?” Proseguì Fujima, mentre accarezzava la testa della compagna e sorrideva gentilmente ad occhi socchiusi.

“ Se smettessi per il resto della tua di vita di parlare, innanzitutto le tue corde vocali si atrofizzerebbero. Poi a causa del poco movimento inizieresti a prendere peso, e questo, combinato alla poca luce solare che potresti ricevere giornalmente, aumenterebbe il rischio di depressione. L’uomo è un animale sociale, come scrisse Aristotele, e spesso socializzare è l’unico metodo che abbiamo per esprimerci e manifestare la nostra personalità. Tu, in quanto influencer, dovresti sapere bene quale sia la differenza tra le persone come te e le persone che vengono ispirate da quelle come te… quindi, senza poter parlare, vedere abbastanza la luce del sole, e senza poter dimostrare di essere te stessa…”

Gli occhi di Fujima erano diventati come due pozzi di oscurità melmosa, ed ora tra le sue mani stringeva il corpo di una tremante Nishizaka.

“ …finiresti comunque per morire.”

Durante il lungo discorso della Ultimate Toxicologist, Nashi aveva trattenuto il fiato.

Non immaginava nemmeno i rischi che Fujima aveva immediatamente trovato nella soluzione di Nishizaka.

- Immagino che se qualcuno annichilisse in questo modo la mia volontà di fuggire di qui… sarei distrutto. E temo che una persona scientifica e dalla mentalità tetra come Fujima Wakuri saprebbe farlo in un attimo.-

Con un senso di timore ormai piantato nel cuore, il ragazzo si soffermò ad osservare la tossicologa.

 

Per tutta la loro prigionia aveva mostrato un carattere solare, allegro e spensierato, senza venir mai turbata dagli avvenimenti che invece minavano alla speranza di tutti gli altri.

- Cosa ti rende capace di restare così come sei, Fujima? Sarà un credo, un obbiettivo… o forse, semplicemente la perdita di speranza ?-

Rimasto paralizzato in questo enigma, quasi non si accorse che Nishizaka aveva iniziato a singhiozzare.


Con le lacrime che subito ricoprirono le sue guance, e sotto gli occhi terrificanti della ricercatrice, la ragazza dai capelli rossi perse la sua maschera di freddezza e distacco.

Proprio la paura l’aveva resa così disperata da desiderare di passare il resto dei suoi giorni in solitudine.

“ Ora sembri aver capito che ciò che ti spaventa più di tutto… è morire. Vero Nishizaka-chan ?”

Come se avesse saputo leggerle nel pensiero, Fujima riprese parola. L’espressione macabra che aveva in volto svanì, lasciando spazio ad un sorriso colmo di tenerezza.

“ Non voglio nemmeno che qualcuno di voi muoia !” Strillò tra i singhiozzi l’altra, stringendosi sempre più forte tra le braccia di lei.

“ Perché dobbiamo per forza morire?! Basta !” Continuò a strillare queste parole nel silenzio.

 

Ebisawa aveva smesso di lavorare, Zayasu di scrivere e Kigiri ora guardava per terra. Fuori dalla porta, lasciata non del tutto chiusa, altri studenti riflettevano in silenzio su ciò che avrebbero dovuto fare da allora per prendere in mano le redini delle proprie vite.

 

 

 

Gli studenti terminarono la loro colazione tutti insieme, e quando ebbero finito si alzarono da tavola.

“ Chi mancava stamattina non si è ancora presentato …” Rifletté ad alta voce Nashi, mentre era intento a sparecchiare.

Senza più Arima Robun a badare alla tavola, ora tutti aiutavano Kumagai Yone, formando una fila diretta verso la cucina.

“ Non che mi interessi, ma esattamente cosa ti trattiene dall’esporre le tue idee ?” Una domanda a bruciapelo lo colse alla sprovvista, facendolo sussultare dallo spavento.

“ Yeegh !” Squittì con voce poco virile il ragazzo, osservando il piatto, la tazza e le posate scivolargli dalle mani e cadere a terra.

Più veloce di un lampo, prima che tutto si infrangesse sul pavimento, qualcuno afferrò il manico della tazza con un dito, mentre intercettò il fondo del piatto con un piede tenuto ad angolo retto, nel quale caddero anche le posate.

Rimanendo perfettamente in equilibrio su una gamba sola, proprio la Ultimate Contorsionist raddrizzò la schiena. Fletté la gamba in aria con uno scatto, ed istantaneamente prese nella mano libera le stoviglie.

“ Oh… grazie mille Kumagai.” Disse con vergogna il ragazzo, riprendendosi ciò che aveva rischiato di rompere.

Gli fu impossibile comunque ignorare l’equilibrio ed i riflessi che il corpo di Kumagai possedeva per aver potuto intercettare diversi oggetti in caduta con tre arti, per di più senza staccare un piede da terra.

- A quanto pare il talento di Ultimate Contorsionist le consente un controllo assoluto del suo corpo. Non sfigurerebbe nemmeno come atleta, ora che ci penso.-

 

Fu sul punto di andarsene, quando la ragazza lo richiamò con voce ferma e dura.

“ Allora, ti sei già dimenticato la mia domanda? Non credo proprio, visto quello che sai fare …”

L’artista circense più famosa del mondo rimase immobile ad osservare le spalle curve del ragazzo che ora le dava le spalle. Avrebbe potuto aspettare per molto tempo, ma ormai l’altro si era bloccato.

Sentendo il peso dell’occhiata di Kumagai, Nashi rabbrividì.

-Certo. Ho sentito quella domanda.- Si disse, ma non si girò.

“ Perché non provi a proporre qualcosa? Ti sei reso conto che ripetere “voglio uscire di qui con tutti voi vivi” non serve a nulla, quindi smetti di farlo! È come se volessi riempire al cento per cento una barra di energia chiamata Speranza… ma al fronte di ben quattro di noi che se ne sono andati, un’altra influenza chiamata Disperazione inizia a far colare a picco la tua barra.”

La metafora al quanto semplice della ragazza rendeva benissimo come lo Ultimate Memory si sentisse dopo aver sentito le parole di Nishizaka.

-È vero però… ogni cosa che faccio serve solo a creare un’apparente speranza.-

“ Io credo che Kigiri sarebbe più adatta ad essere d’ispirazione per voi …” Ammise a testa bassa.

Dopo tutti quei fallimenti, si era convinto che se davvero qualcuno avesse il compito di sollevare gli animi degli altri al punto da sconfiggere il Killing Game, quel qualcuno sarebbe dovuta essere la geniale criminologa Kigiri Yoko.

-E non un… inutile Ultimate.- Chiuse gli occhi.

 

“ Blah blah blah, farò finta di non aver sentito !” A discapito di quanto lui aveva detto, Kumagai Yone lo aggirò per arrivargli di fronte.

Spalancando immediatamente le palpebre, il ragazzo vide la bionda fissarlo con le braccia puntate sui fianchi ed uno sguardo di rimprovero molto, molto serio.

“ Non voglio sentire la storia della tua autocommiserazione! Se hai un’idea dovresti dirla, punto e basta, proprio come ha fatto Nishizaka poco fa. Poi, se davvero è stupida o impossibile, lo decideremo tutti insieme.”

Detto ciò, la Ultimate Contorsionist gli puntò un dito sul petto, quasi sbalzandolo all’indietro per la forza messa in quel gesto.

“ Per essere d’aiuto devi innanzitutto farti avanti! Questa situazione è così paranormale da prenderci tutti, costantemente alla sprovvista… non esiste qualcuno più o meno adatto ad evadere di qui… o forse ancora non lo sappiamo! Magari qualcuno qui potrebbe essere un genio segreto della fuga, ed in quel caso dovrebbe soltanto provare e riprovare ad illustrarci piani per scappare di qui finché non ce la facciamo !”

 

Un sorriso si spalancò sulla bocca della ragazza, senza però far perdere serietà nel suo discorso.

Nashi rimase sconvolto dalla sincerità di quella ragazza, e anche di come avesse saputo toccare le corde del suo cuore con poche parole.

- Anche io potrei… essere d’aiuto.- Non si era mai sentito dire quelle parole in tutta la sua vita.

Aveva sempre creduto che se solo avesse avuto dei genitori, come quasi tutti i figli si sarebbe sentito dire “tu sei importante” nel momento del bisogno. Eppure non aveva mai potuto gioire di quel momento fino ad allora.

- Vuol dire forse che… la speranza si annida nel punto più oscuro e spaventoso della disperazione ?-

Si sentiva come se fino ad allora stesse precipitando in un burrone oscuro con una corda legata alla caviglia, e che solo dopo quel discorso qualcosa avesse iniziato a fermare la sua caduta per tirarlo su.

“ G-Grazie.” Disse, scosso dall’emozione.

“ Cercherò di essere utile, allora.”

Vide gli occhi di Kumagai addolcirsi, e comprese che il rimprovero era finito.

“ Lo spero, ragazzetto. Mi chiedo come faresti sennò a trovarti una pollastrella, con quel tuo atteggiamento …” Ridacchiò con uno sguardo malizioso, serrando le braccia sotto il seno.

- Ragazzetto? Pollastrella? Perché parla come un delinquente, o un vecchio pervertito ?- Si domandò perplesso Nashi, iniziando ad indietreggiare per il disagio.

 

“ Scusate il ritardo !” Una voce ancora mai sentita quella mattina irruppe in cucina, e tutti si voltarono verso la porta.

“ Mi sono svegliata tardi.” La Ultimate Actress, fino ad allora vissuta sotto il nome di Yonamine Genjo e supposto ragazzo, aveva appena fatto capolino.

“ Un bel po’ tardi !” La rimproverò Kumagai, iniziando ad avanzare verso l’attrice agitando un mestolo per aria.

“ Questa torre non è un albergo, signorinella. Non puoi di certo svegliarti e pretendere di avere la tua colazione all’ora che vuoi !”

Akagi Aozame si affiancò a Nashi, sussurrandogli nell’orecchio:

“Perché sembra la stereotipo di una madre adesso ?”

Lo Ultimate Memory gli rispose con una scrollata di spalle.

“ Buongiorno Yonamine… sapresti dove sono Takejiro e Zetsu ?”Si apprestò piuttosto ad interrompe l’avanzata furiosa della Ultimate Contorsionist.

L’attrice dai capelli bruni lo guardò un po’ confusa, portandosi un dito alla bocca.

“ Uhm, Zetsu… oh, parli di Jitsuke Zetsu! Sì, lui e Takejiro stanno litigando in corridoio.” Rispose serenamente, ottenendo però una reazione del tutto tranquilla dal ragazzo.

“ L-Litigano ?” Ripeté, ritenendo impossibile di aver sentito bene.

Yonamine annuì silenziosamente, scostandosi per permettergli di vedere oltre la sua testa.

 

Proprio in corridoio, vide due ragazzi fronteggiarsi con occhiate minacciose.

Il primo era Takejiro Kurisu, Ultimate Liar, vestito con dei pantaloni grigi avvolti da catene d’acciaio pendenti, un giubbotto nero pieno di brandelli che svolazzavano ed una maglietta rossa che si intravedeva al di sotto di esso.

Semplicemente rimaneva in silenzio, con il cappuccio che gli oscurava la parte superiore del volto, intento ad ascoltare cosa l’altro gli dicesse.

Questi si chiamava Zetsu Jitsuke, ed indossava una maglietta larga e con il collo così allentato da penzolargli sul petto, rappresentante un motivo a forma di spirale bianca e nera, e dei jeans attillati.

Lui, inforcandosi gli occhiali tondi sul naso ogni tre secondi, stava schiacciando la sua fronte contro quella del corvino mentre sbraitava con voce rude.

“ Hora hora, bastardo! Come ti permetti di fare il duro con me? Io ti avevo chiesto che ore fossero e tu mi sbuffi in faccia? Ti sembro forse così infreddolito da aver bisogno del tuo fiato ammuffito per scaldarmi, eh?! Rispondimi o ti distruggo, pezzo di m-”

Dall’oscurità delle ombre proiettate sul suo volto, gli occhi di Takejiro emersero brillando di un rosso scarlatto e fulminando sul posto il ragazzo dai capelli verdi.

Zetsu si ritrasse, e con le braccia alzate sopra la testa balbettò:

“Oi, scusa, scusa! Stavo scherzando !”

 

 

“ Non sei proprio il tipo che dovrebbe fare queste scenate, Zetsu.” Gli ricordò Nashi, imbarazzato dalla figura pietosa del suo amico.

Questo chinò le spalle con un sospiro di esasperazione.

“ Oooh, lo so! Volevo solo recitare una parte nuova… per colpa di Yonamine, ora mi sono fissato con la recitazione.”

La Ultimate Actress, sentendosi chiamata in causa, si mise una mano davanti alla bocca e parlò ad alta voce come se volesse farsi sentire apposta.

“ Di certo è utile per lo meno interpretare un personaggio che “ti si incolli” in modo da non sembrare solo imbarazzante.”

Lo sguardo di Zetsu si illuminò di colpo, e tirandosi di nuovo gli occhiali fino alla fronte scattò verso l’attrice.

“ Oya oya, tu donna! Hai capito con chi stai parlando, o no?! Adesso inchinati e quando ti darò il permesso di alzarti andrai a farmi un pani-“

Nuovamente, l’espressione simil-da-teppista di Zetsu svanì quando il volto dell’attrice si incupì, e assottigliando gli occhi fino a renderli due fessure gelide non lo squadrò in un silenzio colmo di tensione.

“ Scusa, scusa, scusa, scusa !” Implorò il ragazzo tra le lacrime di paura.

“ Ma perché vuoi interpretare un personaggio duro se poi ti spaventi alla minima risposta ?!” Gli domandò confuso Nashi.

Intanto Takejiro Kurisu, annoiato da quella discussione, si diresse verso il frigorifero in cucina.

Ne aprì la porta gigantesca, così grande da nasconderlo completamente da chiunque guardasse la cucina dall’esterno.

 

“ E perché avete fatto tardi, stamattina ?” Kumagai Yome riprese il rimprovero, parandosi davanti a Yonamine e a Zetsu con le braccia puntate sui fianchi.

“ St-Stavamo avendo un appuntamento …” Mormorò il ragazzo dai capelli verdi, coprendosi il volto improvvisamente diventato rosso d’imbarazzo.

“ Assolutamente no.” Lo interruppe l’attrice senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

“ Semplicemente volevo prendermi un po’ di tempo prima di… uscire dalla mia stanza.”

Sospirò profondamente, e lo sguardo di Kumagai divenne meno teso e più incuriosito. Anche Nashi si soffermò ad ascoltare.

Con espressione triste e abbattuta, la ragazza proseguì:

“ Non sapevo se sarei mai stata pronta a rivedere “questo mondo”, con sempre più di voi che scompaiono dalla quotidianità della prigionia.”

La Ultimate Actress non aveva avuto un attimo di tregua dalla morte di Mitsuko Atsuki ed Arima Robun.

In preda al rimorso di esser stata inutile durante il precedente Class Trial, aveva deciso di dedicare tutta se stessa ad un’ipotesi che poco dopo era stata del tutto distrutta. Inoltre, per far luce sul mistero era stata costretta a rivelare la sua identità a tutti.

- Anche se …- Il ragazzo dai capelli bruni fissò l’attrice ed il suo viso affranto.

- Io non ti conosco nemmeno. Come disse Mitsuko: “nel cuore di Genjo Yonamine leggo ancora che ha paura di aprirsi alla fiducia”. Forse conoscere meglio la tua identità… potrà aiutarmi ad aiutarti !-

 

“ Effettivamente qui fuori è pieno di brutte persone! Mi fa venir voglia di rimanere per sempre rinchiusa in una scatola come il gatto di Schrödinger.”

Una voce proveniente direttamente dalle spalle di Nashi rischiò di far svenire il ragazzo sul colpo per lo shock.

Non per la paura generata dalla sorpresa del momento, ma per la voce in sé, che nella sua mente si manifestò come il suono che avrebbe fatto un demone strisciante fuori dall’inferno.

“ Aaah, che brutta giornata… ci vorrebbe un bel bagno di sangue, non credete ?”

 

 

Raggiante come sempre, Lilith Kurenai si punzecchiò le guance con gli indici, tirandosele in su per formare un ambiguo sorriso.

Nashi riuscì a vedere tutto ciò perché il terrore lo aveva spinto a voltarsi di scatto, al punto da rischiare di inciampare.

Un istante dopo, qualcosa di troppo veloce saettò dalla cucina verso la Ultimate Majokko, sorprendendola sul fianco. La ragazza spalancò gli occhi e mosse le sue pupille verso l’attacco a sorpresa troppo tardi, così tutto ciò che riuscì ad inquadrare fu un coltello penetrarle il collo.

Altri dieci coltelli da cucina le si conficcarono in tutto il corpo, colpendo punti vitali come i polmoni, il cuore ed il cervello.

L’Ultimate Memory non assistette nemmeno a quella scena cruenta, perché fiotti di sangue spruzzarono nella sua direzione, innaffiando anche Yonamine, Zetsu e Kumagai.

“Non è vero.” Negò Lilith, pulendosi il volto, anch’esso grondante sangue, con un fazzoletto di colore rosa.

 

Nonostante tutti l’avessero vista venir squarciata da coltelli in una frazione di secondo, la ragazza continuò a ridacchiare mentre si ripuliva dal sangue.

Tutti la osservarono nel silenzio dello stupore, allibiti da quanto era appena successo sotto i loro occhi.

Quando si fu almeno asciugata il volto, si voltò verso l’interno della cucina.

La porta del frigorifero era rimasta spalancata, ma qualcuno uscì allo scoperto, richiudendola subito dopo.

Takejiro Kurisu fronteggiò lo sguardo divertito e pacifico di Lilith con un’occhiata furente e colma di odio.

Nessuno aveva mai visto l’Ultimate Liar così in preda all’ira, ed intimorito chi vi era vicino indietreggiò.

“ Sei riuscito a percepire la mia presenza, Takejiro? Ma che bravo bambino… Hai pure pensato di nasconderti dietro il frigorifero, ma guarda un po’ !”

Lo cantilenò la rossa con un sorriso malevolo in volto.

A fianco del frigorifero, dove prima era impossibile vedere a causa della porta spalancata, c’era un cassetto rimasto aperto.

- Takejiro deve aver preso quei coltelli da lì.- Ipotizzò Nashi a mente fredda, cercando di riprendersi dallo spavento.

“ Peccato che io abbia buttato via tutti i coltelli dalla cucina, sostituendoli con degli amabili giocattoli !” La Ultimate Majokko afferrò un coltello che le era rimasto incastrato nella scollatura del vestito da ragazza magica, e ne fletté la lama di gomma.

“ Kyahaha! Un trucchetto così semplice che ve l’ho persino dovuto spiegare, razza di amabili cerebrolesi !”

Riprendendo un’espressione più composta, si lanciò il coltello alle spalle.

“ Però, parlando seriamente: chi altro mi aveva sentita arrivare? Per favore, potreste alzare tutti la mano così da far sentire Takejiro meno speciale ?”

Nessuno alzò la mano. L’assurdità di quella scena era abbastanza da far perdere la concezione delle parole insensate della Magical Girl.

“ Bhe, dire la verità è una cosa da lodare! Quant’è vero che preferisco Bartzabel dei Behemoth al Messia di Handel.” Lilith intrecciò le dita e mostrò un sorriso colmo di dolcezza, ammirando i volti confusi dei suoi compagni di sventure.

 

“ Perché… ?” Una voce flebile si levò dagli studenti. Un attimo dopo, Nishizaka Iki trovò la forza di fronteggiare la paura con i pugni serrati e due occhi grondanti di lacrime.

“ Perché sei rimasta ?!” Urlò, tremando per la rabbia che le scuoteva l’anima. La sua faccia era diventata d’’improvviso rossa per lo sforzo di gridare, ma non si sarebbe mossa di un millimetro.

“ Puoi andartene, no?! E allora sparisci, non farti più vedere !”

“ Nishizaka …” Kumagai Yone si avvicinò all’amica, prendendola per le spalle e tenendola stretta a sé.

Immediatamente assunse una posizione difensiva, senza staccare lo sguardo da Lilith.

Forse voleva proteggere la Ultimate Web Personality, oppure impedirle di fare qualcosa di affrettato. Eppure, la soluzione più ovvia era che volesse anche costringere se stessa a non sfogare la sua ira su Lilith.

“ Te lo dico io perché !” Si fece avanti Umezawa Gaho, digrignando i denti.

“ Perché ha intenzione di ingannare qualcun altro e spingerci ad ucciderci di nuovo !”

Akagi Aozame sussultò, spaventato dall’idea di dover assistere ad un nuovo omicidio.

“ N-Nessuno ci cascherebbe più, vero? Insomma, chi si fiderebbe più di… Lilith?”

Mentre gli studenti si tenevano a dovuta distanza dalla Ultimate Majokko, e questa sorrideva a braccia conserte con fierezza, qualcuno spezzò la tensione avanzando tra la massa di studenti.

 

“ Invece credo di sapere la risposta.”

Una voce femminile fece immediatamente voltare tutti verso la sua direzione.

Kigiri Yoko, Ultimate Criminologist, non aveva aperto bocca quella mattina, e di ciò non si sarebbe stupito nessuno. Tuttavia, dal momento in cui Lilith Kurenai era riapparsa come un fulmine a ciel sereno, l’investigatrice dai capelli lilla non aveva minimamente alterato la sua espressione.

Ora avanzava a testa alta verso la brutale assassina del precedente caso, puntando i suoi occhi violacei in quelli verdi e felini della rossa.

“ Non c’è alcun nesso logico tra la presenza di Lilith qui e la sua indole di “cattiva fino al midollo” presentata ieri…”

La ragazza si portò un indice all’altezza delle labbra, abbassando lo sguardo nella sua classica posa di riflessione.

“ Però, secondo il movente dello scorso omicidio, ovvero la Killer Card, chiunque avesse ucciso e firmato quel biglietto avrebbe ottenuto avere la totale libertà di andarsene di qui, persino se fosse stato dichiarato colpevole.”

Ritornò a guardare Lilith negli occhi.

“ Dubito che ti perderesti un’occasione del genere, soprattutto perché rimanere qui vorrebbe dire correre il rischio di essere uccisa. Qualsiasi persona sfrutterebbe il movente della Killer Card, per quanto possa desiderare la disperazione altrui… il vero motivo per cui sei ancora qui, è che in realtà è impossibile andarsene anche per te !”

Dopo che le ultime parole di Kigiri vennero pronunciate con forza, Lilith chiuse gli occhi ed emise un sospiro frustrato.

“ Santo cielo …”

Il resto degli studenti sembrò ancora più sorpreso di prima.

“ Vuol dire che il movente in realtà era solo una truffa ?” Domandò Amari Sako, grattandosi una tempia.

“ Come una Camera Cafè ?”

“ Credo tu voglia dire Candid Camera.” Provò a correggerla Ebisawa Shoko.

“ Non ha assolutamente senso !” Sbraitò Umezawa Gaho, con le mani tra i  capelli.

“ Lo avrebbe per gli standard di crudeltà di Monokuma.” Rettificò Fujima Wakuri, non molto sconvolta dalla scoperta.

 

“ A proposito di me stesso medesimo !”

 Al centro del corridoio, piombando nella situazione già di per sé imprevedibile, apparse una figura che da tempo gli studenti pregavano invano di non rivedere mai più.

Monokuma, l’orso bianco e nero, stringeva con la zampa un lecca lecca gigante.

“ Ho una domanda per voi: conoscete il famoso Goku ?” Domandò serenamente.

“ Ci mancava solo lui !” Esclamò Kumagai, pronta ad esplodere per la rabbia che gli suscitava quell’animale parlante.

“ Aspetta Kumagai …” La interruppe fortunatamente Kigiri, prestando attenzione a Monokuma.

L’orso mostrava il suo classico sorriso dal lato nero del suo corpo, mentre con la lingua frustava il dolce, schizzando saliva da tutte le direzioni.

“ Chiariamo una cosa… io sono un orso onesto. Sì, sì, un onestorso, sissignore !”

Quando ebbe finito di mangiare, lanciò alle sue spalle lo stecchetto, per poi sbraitare con la sua bocca colma di denti affilati:

“ Quindi se dico che la ricompensa è vera, è così e basta! È Vera quanto la coordinatrice Pokémon …”

Gli studenti non sapevano se credere o meno alle parole dell’autoproclamato orso onesto, e a maggior ragione il silenzio di Lilith non garantiva nessuna certezza.

“ Piuttosto bimbi belli, ho una sorpresa strepitorsa per chi è sopravvissuto allo scorso Class Trial !” Ritornato calmo, Monokuma iniziò a gongolare divertito.

 

“ Perché mai i giochi di parole sono aumentati ?!” Si chiese Amari Sako in preda al panico, non ottenendo risposta.

“ Fammi indovinare… non è la possibilità di uscire da qui.” Disse Akagi Aozame con tono abbattuto, ricevendo un’occhiata sorpresa da parte dell’orso.

“ C-Cosa?! Come hai fatto ad indovinare ?”

L’Ultimate Rhythm Game Player sussultò:

“ Eh? Ho indovinato cosa ?!”

“ Hai indovinato che la sorpresa non è la possibilità di uscire da qui.” L’orso sottolineò la negazione mentre allargava il suo sorriso da squalo.

Kumagai Yone diede una pacca sulla spalla del ragazzo cicciottello, ancora una volta preso in giro per via della sua ingenuità.

“ La sorpresa è ovviamente un altro piano della torre completamente a vostra disposizione !” Annunciò Monokuma, saltellando.

“ Io vorrei un piano per ucciderti, altroché …” Sibilò tra i denti Umezawa Gaho, per nulla soddisfatto dal regalo.

Nashi gli lanciò un’occhiata furtiva.

- Se non fosse proibito dalle regole ci avremmo già provato …- Rifletté il bruno.

- Tuttavia, un piano per andarcene di qui potrebbe risultare più facile che liberarci di Monokuma.-

 

A rigor di logica nessuna regola impediva i tentativi di fuga.

L’orso bianco e nero aveva affermato che l’unico modo per andarsene fosse di superare il Killing Extra-Curricular Course.

Regola Numero Quattro: Per superare il Killing Extra-Curricular Course(KECC), si dovrà eliminare un altro studente, ed in quel caso, dopo che il cadavere sarà stato scoperto da tre altri studenti, seguirà un lasso di tempo dedicato alle investigazioni.

Regola Numero Cinque: La durata delle investigazioni verrà decisa da Monokuma. Una volta raggiunto lo scadere del tempo messo a disposizione, gli studenti dovranno affrontare un Processo di Classe per esaminare le prove, ed infine votare un colpevole.”

Regola Numero Sei: Se al termine del Processo di Classe dovesse essere votato il colpevole, questo verrà punito ed eliminato dal KECC. Nel caso contrario, ovvero che la persona votata non fosse il vero colpevole, chiunque tranne il vero responsabile verrà punito. In quel caso, lo studente rimasto avrà superato il corso e potrà lasciare la torre.

- Un modo per andarcene… esiste davvero?- Nashi, inconsapevolmente, spostò lo sguardo su una persona che in quel momento detestava con tutte le sue forze.

Lilith Kurenai ascoltava in silenzio i loro discorsi, ma con un sorriso affilato sul volto che tradiva appena la sua voglia di apparire seria e concentrata.

Sia Monokuma che la Ultimate Magic Girl avevano affermato che lo scorso movente, con annessa possibilità di lasciare la torre, esistesse davvero.

D’altra parte, come Kigiri aveva fatto notare data la presenza di Lilith ancora tra di loro, tutto ciò poteva esser stato solo un inganno per spingerli ad uccidere.

-Di chi mi dovrò fidare ?- Una domanda del genere sembrava tanto assurda.

- Ciò che mi sta spingendo a dubitare di Kigiri per credere a Monokuma si chiama speranza… o disperazione ?-

 

“ Però però però …!” Esclamò d’un tratto l’orso, facendo tornare il ragazzo con i piedi per terra.

“ Vorrei che voi tornaste nelle vostre camere prima di accedere al Terzo Piano …”

“ Nelle nostre camere ?” Ripeté confusa Fujima Wakuri.

“ D’accordo !” Squittì Lilith, voltandosi e dirigendosi verso il Salone.

“ E-Ehi… non sembra anche a voi palesemente una trappola? No, perché ormai mi sembra di aver sviluppato un certo fiuto per-” La proposta fatta con tono dubbioso di Zetsu Jitsuke venne interrotta a mezz’aria, dal momento che il ragazzo si ritrovò la canna di una mitragliatrice davanti agli occhi.

A fianchi di Monokuma infatti, da due telecamere erano emerse delle mitragliatrici puntate verso gli studenti.

“ Kyaaargh !” Esclamò il ragazzo dai capelli verdi, lanciandosi all’indietro con fiotti di lacrime che gli uscivano dagli occhi.

I prigionieri di quella torre arretrarono immediatamente, mentre la risata sommessa dell’orso iniziava a riecheggiare nell’aria.

“ È un ordine. Trappola o meno, dovete obbedire.” Il sorriso di quel peluche era molto più crudele del solito.

Minacce di vita o di morte non erano mai state proposte da lui in persona, soprattutto quando nessuno rischiava di violare una regola.

A Nashi Jonetsu sorse allora un dubbio.

- Sembra che Monokuma stia pilotando le nostre scelte passo per passo, addirittura forzandoci a compierle per far proseguire il suo gioco… Ma perché ci tiene tanto? Quanto è davvero importante ciò che facciamo per il responsabile di tutto questo ?-

 

Gli studenti, volenti o nolenti, dovettero proseguire verso le loro camere di dormitorio.

Una volta che Nashi si fu chiuso la porta alle spalle, piombò il silenzio attorno a sé.

Quel tipo di silenzio non era affatto strano: dopotutto le mura dei dormitori erano insonorizzate, e fatta eccezione per la porta, non c’erano finestre o strade che permettessero di collegarsi agli altri.

Eppure, forse per la prima volta da quando era rinchiuso lì dentro, il ragazzo si sentì davvero chiuso in una scatola isolata.

Si percepì lanciato nelle profondità oceaniche, in mezzo all’oscurità e al nulla più assoluto.

- Perché ci ha fatti entrare qui ?- Si chiese ancora una volta, provando ad uscire.

Spalancò gli occhi per la sorpresa, sentendo la maniglia della porta prore resistenza alla sua mano.

Era entrato da appena qualche secondo, eppure già non poteva più uscire.

Cercando di controllare il suo respiro si chiese se anche gli altri stessero vivendo la sua stessa sorte. Il motivo di tutto ciò era sempre più ignoto.

 

Passò qualche minuto.

- Quindici minuti.- Arrivò a contare, mentre disteso sul letto con la testa penzolante fuori dal materasso guardava il soffitto.

Avrebbe voluto iniziare a pianificare un modo di fuggire, ma non riusciva a concentrarsi con tutta quella tensione.

Chiuse gli occhi, stringendo le palpebre più forte che potesse. Quando le riaprì, per poco non si prese un colpo.

Davanti a sé, sul monitor presente in ogni luogo di quella torre, si era palesata una figura.

 

Non era Monokuma, bensì un giovane uomo seduto su di una sedia, con diversi schermi luminosi alle sue spalle.

Lui indossava un completo bianco con un bavero di pizzo e delle spalline nere. Il suo volto era piccolo e sottile, dal naso all’insù e adornato da un paio di occhiali rettangolari.

I capelli erano color biondo scuro, tagliati in una frangia che scendeva lungo la fronte, anche se dietro la nuca li portava legati in un’alta coda.

“ Oohayo Goodmorning …” Con la sua voce insolitamente calda imitò alla perfezione il saluto mattutino di Monokuma, rendendosi così ancor più inquietante.

Nashi provò una scarica di brividi lungo tutto il corpo alla sola vista di quell’uomo, come se si fosse trovato dinnanzi alla sua antitesi.

Il mistero che celava il gioco di Monokuma, il loro rapimento, quella torre in mezzo al nulla, la Hope’s Peak Academy: sembrava tutto dipendere dallo sguardo gelido ma allo stesso tempo divertito dell’uomo che lo fissava dall’altra parte di uno schermo.

 

“ Il mio nome è Tabata Bussho, e sono il mastermind del Killing Extra-Curricular Course.”

 

Perché mai Nashi aveva osato pensare che i suoi sogni ed i suoi ricordi fossero due cose diverse?

 

 

 

   
 
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