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Autore: OttoNoveTre    05/01/2019    1 recensioni
Durante il suo ultimo anno di liceo, Aldous Sand aveva subito una grave ingiustizia. Una coltellata nella schiena, vigliacca e arrivata proprio alla fine di una brillante carriera. E non aveva trovato nemmeno particolare solidarietà.
- Al, davvero, che ci vuoi fare? Cioè, lo hai visto.
E certo che lo aveva visto. Purtroppo lo aveva visto.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Durante il suo ultimo anno di liceo, Aldous Sand aveva subito una grave ingiustizia. Una coltellata nella schiena, vigliacca e arrivata proprio alla fine di una brillante carriera. E non aveva trovato nemmeno particolare solidarietà.
- Al, davvero, che ci vuoi fare? Cioè, lo hai visto.
E certo che lo aveva visto. Purtroppo lo aveva visto.
Nel senso.
Una roba del genere andava contro qualsiasi bilanciamento cosmico, c’era qualcosa di profondamente sbagliato. E anche quello lì, a non capirlo ancora, doveva di sua spontanea volontà andarsene su qualche isola deserta e non rompere le palle al resto del mondo con la sua presenza. Perchè il resto del mondo aveva faticato a ritagliarsi la posizione in cui era.
Prendiamo Sand. Famiglia di musicisti che pensano come farebbe bene al figlio imparare uno strumento. E ovviamente non uno strumento normale, il contrabbasso. Bambino smilzo di circa dieci anni che suona il contrabbasso. Almeno non portava gli occhiali.
Che poi, a essere sinceri il contrabbasso era una figata, mille volte grazie mamma e papà, e anche il basso elettrico, una volta scoperto, era una figata.
A margine, una volta che suoni bene il basso capisci pure che fare quattro accordi su una chitarra non è molto più complicato e capisci che a una ragazza gliene frega poco di come il basso non si possa più considerare uno strumento marginale se solo si ascolta Money, anzi, pure se solo si ascolta Come Together, ma che tutto sommato se a una gliene frega poco fregava poco anche a lui di continuare ad uscirci.
Scopicchiare ogni tanto, magari. Lui comunque una chitarra la aveva presa, così, non si sa mai. A volte dava soddisfazioni.
E poi.
Ti stai facendo i cazzi tuoi prima delle lezioni, tutto va bene, il sole splende e gli uccellini cantano e spunta lui.
Era stato quasi ridicolo il sincrono con cui, nel corridoio, si erano girati tutti nello stesso momento.
Capelli rossi lunghi almeno fino a metà schiena, occhi verdi, maglietta nera con le maniche arrotolate, jeans. Che detta così è corta, ma Sand esattamente in quel momento capì il senso, negli Harlequine di sua nonna, di espressioni come “pozzi di smeraldo” o “cascate di fuoco”. Via, anche un bel “figo da fare schifo” era adeguato.
Lui non aveva degnato nessuno di uno sguardo, aveva puntato dritto al suo armadietto, ci aveva messo metà dei libri che aveva nello zaino e poi, con un gesto illegale, si era passato una mano fra quei cazzo di capelli rossi.
Il bilanciamento cosmico era appena stato mandato affanculo da Galway Ross.

- Comunque io ci sono uscita.
Sand mancò completamente l’accordo successivo e fece cadere il plettro sulla mouquette.
Shamiram, seduta alla scrivania, proseguì a scrivere la ricerca di fisica come se nulla fosse successo.
Sand la guardò con gli occhi fuori dalle orbite, incapace di spiccicare altro che un balbettio. Riacquistata la parola, le puntò contro il dito.
- Tu! TUUU, traditrice! Ma, ma come...
- Come dovrebbe fare qualunque altra delle tizie che gli sbavano dietro da quando è arrivato: glielo ho chiesto.
- E lui ha detto si?
Sottinteso, se avesse detto no non sarebbe stato più l’infallibile Galway Ross, perchè se dicevi di no a Shamiram tanto valeva che ti tagliassi il pisello. Ma con quello lì non si potevano usare categorie normali.
(Shamiram in quanto donna non turbava nessun tipo di bilanciamento cosmico, perché è risaputo che di gnocca non ce n’è mai abbastanta, è proprio una cosa scientifica. E poi lei era già passata dalle fasi amica-proviamoci-santo cielo cosa ci era saltato in testa-migliore amica.)
Shamiram fece spallucce e continuò la sua confessione: - Si.
- E... e quindi?
- Quindi cosa?
- Nel senso, siete assieme?
- No, te lo avrei detto.
- Beh, certo, uhm...
La scimmia di sapere altro lo stava facendo impazzire, ma Shamiram era tornata a consultare il libro di fisica, quindi anche lui tornò a strimpellare il basso.
- E comunque, non è stato un gran che.
Cosa?
Gli occhi di Sand si illuminarono.
- Vuoi dire che... – si getto` a terra in ginocchio e con le mani giunte al cielo, sotto lo sguardo perplesso di Shamiram. – Dio ti ringrazio! Sapevo che doveva esserci qualcosa! E quei capelli, e ora la mia insostituibile Shamiram mi conferma con la sua dolce volce quello che in fondo tutti sospettavano, è ga...
- No, coglione.
La “y” morì sulla lingua di Sand, e un po’ tutto il suo corpo si sgonfiò. Però, ehi, non era stato un granché. Colto da una seconda fulminea rivelazione, Sand giunse le mani e di nuovo si rivolse sorridente al cielo.
- Ce l’ha piccolo! Oh, Signore, che nella tua magnanimità hai inventato la saggia regola della coperta corta.
- No, nemmeno quello.
- Ma questa risposta vuol dire che lo hai visto!
- Al, sei tu che mi stai facendo le domande.
- Quindi siete andati a letto!
- Tecnicamente in garage ma...
- Hai capito quello che voglio dire!
- Sì, e sinceramente non lo rifarei.
- Ohoh, passo sopra la cosa che sei andata col nemico se mi dici così. Quindi è un disastro. Eiaculatore precoce?
- No...
- Irlandese quindi cattolico quindi tanto shakeraggio ma oddio la patata no?
- Al, se non la smetti... Comunque no, nella norma, un sette/otto su dieci.
- Ma non è poco sette/otto su dieci. Aspetta... Scarsità di coinvolgimento?
- La devi smettere di... Però aspetta, con quest’ultima ci hai quasi azzeccato. – Shamiram battè ritmicamente la matita sulla punta del naso, come per riordinare i pensieri prima di parlare di nuovo.
- E’... noioso. Fa cadere le conversazioni, non propone un posto dove andare, anche il sesso era un “Sì, siamo i due strafighi della scuola, un po’ se lo aspettano tutti”.
- Decantavano la di lei modestia.
- Però sai? Dovresti uscirci tu.
Eh no.
Sand si alzò in piedi, spalancò le braccia ad indicare i poster appesi alle sue spalle: la playmate di Marzo 1982 e Angelica Bella in minibikini.
Prese poi uno dei fogli per la ricerca di fisica, la matita dalle mani di Shamiram e scrisse “MI PIACE LA PATATA”. Con un pezzo di scotch, incollò il foglio tra i due poster.
- Mi rendo conto che forse non era abbastanza chiaro.
- Sei il solito idiota. Ma fidati, chiedigli di uscire una volta, secondo me potrebbe funzionare.
- E poi hai detto tu che non è gay, quindi...
- Senti! Stammi a sentire un momento. Siete più simili di quanto pensi. Sono certa al 100% di quello che dico.
- Ah, aspetta, vuoi forse dirmi che anche io sono bellissim...
- E’ un musicista.
Sand smise di parlare, e guardò Shamiram, per la prima volta senza voglia di ribattere.
- Suona la batteria. Va al tuo conservatorio. Ed è un metallaro senza speranze, come te.

 L’Approccio del Nemico era andato benissimo.
Benissimo.
Forse se se lo ripeteva ancora qualche volta se ne sarebbe convinto.
Shamiram, per fortuna provvista del senso pratico che si volatilizzava in Sand al pensiero di Ross, gli aveva consigliato di guardare se qualcuna delle lezioni al conservatorio coincideva con le sue. Purtroppo, ma non avendolo mai incrociato un po’ se lo aspettava, il gruppo di percussioni sembrava fatto apposta per non incontrare mai quello di archi.
- Poco male. Gli parlerai a scuola.
Giusto, sensato.
Avevano assieme parecchie lezioni, lo avrebbe fermato nel corridoio prima di entrare. No, dopo sarebbe sembrato che entrassero assieme. Allora alla fine, prima di andarsene. Sì molto meglio.
Durante inglese aveva continuato a lanciargli occhiate, e si era dato dello scemo per non essersi accorto prima di come continuava a tamburellare ritmicamente con le dita sui jeans o sul banco.
Certo che, la batteria. Aveva senso, non che avesse bisogno di uno strumento da bellone classico, chessò, il violino o la chitarra o il pianoforte. Ci pensava anche lui qualche volta, quando vedeva nei film gente che casualmente tirava fuori una chitarra o una tastiera per fare una serenata. Toh, guarda, me la hanno prestata al piano bar. Anche il tizio che aveva inventato il basso doveva aver pensato la stessa cosa, che al di fuori di un locale jazz era difficile farsi casualmente prestare un contrabbasso.
Gli si formò in testa l’immagina di Ross che, su una spiaggia al tramonto, trascinava la grancassa. Nah, probabilmente proprio quel giorno sarebbe naufragata accanto a lui una batteria.
Comunque.
"Galway Ross presumo"
E Ross avrebbe risposto: "Aldous Sand, ho sentito molto parlare di te."
"Sì che ci vuoi fare, molti parlano di me.Ma veniamo al dunque: ho sentito che suoni e mi chiedevo se ti va di fare un salto in centro una volta. Sei nuovo e ci vuole un esperto come me a consigliarti dove trovare della buona musica in questo buco di città. Sono abbastanza impegnato, sai, gli studi, il conservatorio, le feste e ovviamente gli appuntamenti galanti, ma potrei essere libero il prossimo sabato pomeriggio.”
Si stava ripassando in testa per l’ennesima volta il discorso da fare, quando si rese conto che si era distratto per più tempo del previsto, la lezione era finita e Ross era già fuori dall’aula.
Si alzò di scatto raccattando quaderno e penne a caso e corse in corridoio: vide di sfuggita Ross che andava verso la sala mensa.
- Aldous, raccogli la tua roba e prova e prova ad avere un po’ più di rispetto per i libri.
- Eh?
Il professor Smith gli indicò col mento il libro finito a terra assieme agli appunti del giorno. Sand corse a raccattarli.
- E adesso ti fermi qui con me 10 minuti, e se non sono questi 10 minuti diventeranno un’ora questo pomeriggio.
Sand mugugnò ma si andò a sedere di nuovo al banco. Appena esauriti i 10 minuti, scattò in piedi, tenne libro e quaderni stretti contro la maglia e corse verso la sala mensa, ripassando di nuovo il discorso.
Ross era seduto in uno dei tavoli vicino alle vetrate del cortile, aveva le cuffiette del walkman sulle orecchie e il vassoio davanti.
Sand corse in mezzo alla gente, arrivò al tavolo, ci sbattè sopra i suoi libri ed esclamò:
- ALLORA!
A voce decisamente alta.
Non poteva per motivi tecnici vedere alle sue spalle, ma dal brusio che si era fatto meno intenso capì che almeno metà mensa li stava osservando.
Ross si tolse le cuffie dalle orecchie e lo guardò leggermente perplesso.
- No, uhm, cioè. Volevo dire, tu... tu suoni!
Ross lo guardò aggrottando un sopracciglio, sempre senza spiccicare parola.
- E... e che coincidenza, suono anche io!
Oh. Cazzo.
- Quindi, uhm, in centro c’è un posto che ha della roba, insomma, dischi e robe così, ecco, e io ci vado. Spesso. Per esempio sabato ci vado. E...
Il brusio di sottofondo era cessato del tutto. Sand si concentrò sul walkman, giusto per avere qualcosa da fissare.
- ... e ecco, pensavo che magari ti potrebbe interessare. Non che a me cambi qualcosa, eh, ci vado lo stesso anche se...
- Per me è ok.
Ross aveva parlato per la prima volta.
- Cosa?
- Ho la macchina libera. Se aspetti che porto a casa mia sorella possiamo andare con quella. Posso? – indicò con la mano uno dei fogli di appunti di inglese.
- Prego.
Ross avvicinò il foglio, ci scrisse un indirizzo e glielo porse di nuovo. – Dopo le tre qualsiasi ora va bene.
- Bene.
- Ok.
Ross si rimise le cuffie sulle orecchie. Sand recuperò la sua roba, fece retromarcia e in qualche modo riuscì ad andare al tavolo dove Shamiram si sbracciava per attirare la sua attenzione.
Era andata benissimo.
Shamiram stava facendo uno sforzo incredibile per non scoppiare a ridere.
- Al, ma che cazzo...?
Sand le sibilò: - Si chiama improvvisazione, va bene? Dopo la lezione mi è sfuggito ed era l’unico modo di parlargli.
- Al, c’erano letteralemente un migliaio di altri modi di fermarlo e parlargli.
- E io ho scelto questo, ok? – sospirò – Sono andato nel panico, capita anche ai migliori.
- Sì, la chiamano ansia da prestazione.
Sand le scoccò un’occhiataccia.
- Però hai il tuo appuntamento, complimenti! – Shamiram gli sorrise.
- Ti odio.

- Ti spiace aspettare un attimo? Cerco qualcosa da ascoltare in viaggio.
Sand annuì e posò il basso accanto alla porta della camera di Ross. La batteria troneggiava nell’angolo più lontano dalla finestra. Riconobbe il poster di John Bonham e quello di Paul Cook, mentre non gli disse nulla una foto sgranata di un ragazzo che suonava la batteria con un collare ortopedico nero.
Accanto alla batteria, era appoggiato una specie di grosso tamburello senza sonagli.
Ross riattirò la sua attenzione: - Se vuoi di nuovo ho questo, anche se alcune tracce non si sentono benissimo.
Ross gli lanciò una cassetta con scritto a penna il titolo Live Metal Up Your Ass.
- Ah, non lo conosco.
- Allora lo ascoltiamo, è il nuovo gruppo in cui è entrato Cliff Burton. Tu suoni il basso, no?
- Sì.
- Allora aspetta, prima di uscire senti questa.- prese un’altra cassetta e la mise nello stereo. Era una registrazione live, si sentiva il casino della folla al concerto. Poi chiunque la avesse registrata doveva essersi avvicinato alle casse, perché si sentì forte e chiaro un basso che cominciava un assolo.
- Questo è Burton live al Whisky a Go Go. È un assolo di basso, si chiama Pulling Teeth.
Ed era una figata.
- Aspetta, me la rimetti da capo?
Ross annuì e, nel tempo che riavvolgeva la cassetta, Sand tirò fuori il suo basso e tentò di seguire gli accordi del riff.
A circa metà, nella traccia si inseriva una batteria, e Ross la stava replicando battuta per battuta su quella nella stanza.
Porcodemonio se era bravo. Poteva essere almeno un musicista mediocre, no eh? Però su quello, e che cazzo, non provava nessun senso di inferiorità: anche Sand sapeva di essere bravo. E infatti...
- Per me in una settimana la hai imparata. Te la duplico se vuoi. Anzi, ti duplico anche l’album e te lo porto a scuola.
Sand aveva moltissime domande, ma in cima a tutte cercava di far coincidere la descrizione di Shamiram del Ross apatico con il ragazzo davanti a lui che aveva già iniziato a duplicare la cassetta e, nel mentre, stava scrivendo il nome della traccia sulla copertina.
Però sul resto aveva ragione.
Ross gli porse la cassetta e disse: - Andiamo?
Sì il negozio non era enorme ma il proprietario era molto ammanicato con certi tizi di certe case discografiche e passava poster e demo, se gli stavi simpatico. Sì, Sand gli stava molto simpatico. Cazzo figo quest’album. E il tamburo vicino alla batteria? Era un bodhran. E il batterista migliore? Non esisteva perché le top-ten sono una cazzata.
Sì, era abbastanza d’accordo. Ma se proprio proprio doveva scegliere? Boh forse Bill Ward, però Billie Benson veva inventato la doppia cassa. Vedi che nel momento in cui rispondi ti penti di già?
...E non è che ci scapperebbe una presentazione alla sorella?

- Pronto? Sì scusi il suo numero era indicato su un annuncio intitolato “In cerca di un branco” su Reuse Journal. Su una band che cerca membri. No, signora, non dico che lo abbia messo lei. Sì, signora, forse suo figlio. Sì, signora, anche secondo me dovrebbe chiederle il permesso per fare le cose. Mentre pensa a una punizione adeguata può passamelo al telefono? No, signora, non sono un drogato perditempo. In realtà sono diplomando al conservatorio. Di contrabbasso. Forse, signora, ancora la band non è formata, potrebbe anche essere che faremo swing. Sì signora, aspetto... Pronto, parlo con Leonard Schwarzt? Sì, abbiamo letto l’annuncio. Sì, basso e batteria. Certo, i migliori che potrebbe mai trovare, poi il bassista è pure un figo pazzesco. Ok, no, scherzavo, sì, nel senso di no, non la prendiamo come uno scherzo, siamo davvero interessati. Pensavamo di passare questo sabato, se a voi va bene. Sì? Scrivo tutto. Perfetto, ok allora ci vediamo lì.
Sand agganciò la cornetta sul telefono pubblico e fece vedere a Ross il biglietto su cui aveva scribacchiato l’indirizzo della sala prove che Leonard Schwarzt, chitarrista, gli aveva dato.
- E questo, mio buon amico, è l’inizio della nostra sfolgorante carriera, me lo sento.
Ross non disse nulla e cominciò a tamburellare le dita sui jeans, mentre tornavano a prendere la macchina per andare a casa. L’autoradio era stata trasferita sull’altra macchina dal padre di Ross, e Sand ne sentiva un pochino la mancanza. Non solo per la musica, ma perché, come aveva detto Shamiram avendo ragione anche su quello, Ross non era un grande conversatore. Ma si abituò subito a quel silenzio che era diventato familiare, e che lui era in ogni caso in grado di riempire senza troppo sforzo.
Quindi lunedì prove con Ross, martedì pure, mercoledì al negozio di dischi con Ross, giovedì forse suo padre li avrebbe portati a un concerto, venerdì Shamiram e sabato a conoscere Schwarzt.
- Siete dei deliziosi fidanzatini, voi due.
- Amici, siamo solamente amici. Dai, sta diventando vecchia in fretta questa.
- Perché non mollerò fino a una tua confessione.
Shamiram e i suoi viaggi mentali. Che a ripensare ai programma della settimana gli erano tornati in testa. Che cazzate. Guardò verso Ross, che con la sua solita aria seria teneva d’occhio la strada.
Cioè, per lui erano tutte cazzate. E Ross? Ma sì sicuramente.
Che Cazzate.
- Senti.
- Mh?
- Cioè, te lo sto dicendo a caso, eh, è una domanda da coglioni però tu lo sai che la nostra è solamente una amicizia.
- Mh.
A parte il mugugno, Ross non disse nulla per i minuti successivi.
Soddisfatto, Sand si mise a guardare il paesaggio che scorreva.
- Un po’ da coglioni è.
Eh? Aveva riparlato? Di sua spontanea volontà? Ma soprattutto...
- Cosa?
- La domanda. No, più che la domanda il modo di dire. Perché solamente? Come se il solo motivo per frequentarsi fosse, che so, scopare.
- Ehm, ma che ne so, dai, è un modo di dire!
ALARM! ALARM!! ALARM!!!
- Certo, a meno che tu non voglia. – Ross spostò per un secondo lo sguardo dalla strada agli occhi di Sand. Sand provò una specie di panico diffuso per tutto il corpo. Il secondo dopo Ross rispostò gli occhi sulla strada e si mise a ridere.
- Ti sto prendendo in giro, coglione. Siamo arrivati.
Un molto confuso e molto sollevato Sand venne lasciato davanti al cancello di casa. Mentre la macchina si allontanava, Sand pensò due cose: che preferiva Ross serio perché i suoi scherzi erano terrorizzanti, e che anche lui, come Shamiram, aveva ragione.
Amici.
Con Galway Ross.
Capita.

 

 

 

 

 

La tana di Otto
(o anche The queerbaiting is strong in this one)

Questa cosa qui sopra è il prequel di una originale che non esiste, quindi dopo anni di non pubblicazione immagino abbia senso ricomparire con una roba del genere.

Noticines: la storia è ambientata nel 1983, l'album nominato da Ross è il demo di quello che sarebbe poi diventato "Kill 'em all" dei Metallica. La foto del batterista con il collare ortopedico è in buona parte una licenza poetica, perché si tratta di Yoshiki degli X Japan, che però nel 1983 erano ancora una band hindie, quindi non so quanto possa avere senso un adolescente americano con una sua foto in camera.
Un'altra versione di questo adorabile duo si può trovare a questo indirizzo, gentilmente made in Dragana.

Grazie a chiunque si sarà fermato a leggere.

 

 

 

   
 
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