“L’utopia come obiettivo è il fuoco nel motore nucleare. L’utopia come pratica è stagnazione, putrefazione; alla fine è la morte. Che è precisamente dove troviamo la Federazione Unita dei Pianeti, un secolo dopo il termine dell’Età dell’Esplorazione”.
Siamo nel XXVI secolo, anno 2550. La Federazione sembra passarsela bene, ma i più accorti, come il Capitano Chase, sanno che non è così. La Federazione, infatti, sta ristagnando: i confini sono statici e l’esplorazione langue. Gli Umani si sono impigriti: nessuno vuole più rischiare la vita lontano da casa. Le poche esplorazioni sono condotte con sonde automatiche, mentre le astronavi – ormai antiquate – si limitano a pattugliare lo spazio federale. Gli equipaggi sono sotto organico, male addestrati e poco motivati.
In quest’epoca decadente, le crisi aumentano: sia esterne (guerriglie oltreconfine), sia interne (mondi insoddisfatti dalla soffocante burocrazia federale). Oggetto di contesa è anche la Prima Direttiva, che molti ritengono superata. Per reagire alla pericolosa stagnazione, la Flotta Stellare vara un progetto rivoluzionario: la USS Enterprise-J, di classe Universe, una “città nello spazio” che ripropone i valori della Federazione. Ma nemmeno l’Enterprise potrà arginare l’oscura minaccia che riemerge dal passato, per frantumare la Federazione e tutto ciò che rappresenta.