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Autore: crige    09/01/2019    3 recensioni
***Seguito di SAVE ME***
Tre anni dopo "Nobody said it was easy".
Vedremo come è andata avanti la vita di Feffe e tutti gli altri.
Cosa sarà cambiato? E cosa invece è rimasto invariato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ad un certo punto della vita ti trovi a dover fare i conti con battaglie, mostri che non riesci a vincere.
Che per quanto ci provi, finisci sempre col ritrovarti al tappeto.
Completamente inerme, sconfitto.
Impotente di fronte al buio che lentamente ti avvolge.

Ti svegli ogni mattina con un macigno che pesa sul tuo stomaco.
Con la costante nuvoletta di Fantozzi sulla testa.
Le mani legate e il cuore che sembra restare fermo.

Sono quelle situazioni complesse alle quali non riesci a dare un nome.
Impossibili da decifrare e quindi da risolvere.
Ci sono decisioni da prendere e scelte da fare.
Ma ogni volta che decidi per una, finisce con lo sgretolarsi inesorabilmente sotto altri dubbi.

Non puoi neanche chiedere aiuto, pareri.
Perché riguardano te e te soltanto.
Nessuno potrà quindi aiutarti a capire cosa sia più giusto fare.
Ma come fai quando neanche tu sai cosa sia più giusto per te?

Ti alzi dal letto, fai colazione, vai a lavoro, torni a casa e conitnui così la tua routine.
Giorno dopo giorno.
A sperare che prima o poi il problema si dissolva nel nulla per conto proprio.
Ma dovresti aver imparato, ormai, che questo non avviene mai.

Perché per quanto tu ti sforzi di non ascoltare quella voce dentro di te che urla per farsi sentire, arriva sempre il giorno in cui dovrai farci i conti.
Ti ripeti che ci penserai poi, che può aspettare, ma dentro di te sai che non è più così.
Continuare a vivere nell' ignoranza ti sta distruggendo e sai benissimo che non puoi più andare avanti in questo modo.

Quindi durante una tua notte insonne decidi che da domani tutto sarà diverso.
Da domani impugnerai scudo e spada e affronterai quella battaglia a testa alta.
Perché non puoi più vivere prigioniero di te stesso.
E' giunta l' ora di dire basta.

Però poi il giorno dopo ti svegli e niente è cambiato.
E' ancora tutto lì e i tuoi buoni propositi non servono a nulla.
La vita non è un film e non ci sarà qualcuno che scriverà il finale al posto tuo.
Non basta dire di fare qualcosa per vederla avverarsi sul serio.
Si deve per forza agire.

Perciò basta fare la vittima.
Basta piangersi addosso.
Basta rimandare l' inevitabile.
E' l'ora di spiegare le ali e di volare in alto.

Prendi una decisione e mettila in alto.
Fai di tutto per portare avanti la tua posizione.
Fai di tutto per gettare acqua su quel fuoco che ti sta dando il tormento.
Riprendi in mano la tua vita.
Solo tu puoi farlo.














-Buongiorno, dormigliona!-

Quelle parole sussurrate al mio orecchio con voce roca mi fanno perdere un battito.
Tengo ancora gli occhi chiusi mentre lascio andare uno sbadiglio silenzioso.
Porto le braccia sopra la testa striracchiandomi.

-Feffe!- la sento ridere e questo mi strappa un sorriso -svegliati!-

Rotola sopra di me ridendo nuovamente.
Sento una sua mano sulla mia guancia.
Sfiora il suo naso con il mio.

-Ma tra le due non ero io quella che dormiva fino a tardi?-

-Le cose cambiano- apro le palpebre scontrandomi con le sue iridi color del cioccolato -e comunque io ti lasciavo sempre dormire senza disturbarti!-

-Certo, come no!- scuote la testa divertita -bugiarda!- soffia, prima di reclamare un bacio.

Mi era mancato tutto questo.
Svegliarmi e trovarla accanto a me.
Sentire la sua voce come prima cosa.
Trovare i suoi occhi non appena apro i miei.
Sono terribilmente fottuta.

Sospira quando porto le mani sul suo fondo schiena.
Si lascia sfuggire un gemito mentre la mia lingua passa sul suo labbro inferiore.
La sento muoversi sopra di me con impazienza.
Ma non possiamo.
E lo sa pure lei.

-Ok- mormora, staccandosi controvoglia dalle mie labbra -ok- ripete -vado a farti il caffè o non riuscirò più a controllarmi-

-Credo sia meglio- le sorrido, accarezzandole il viso -vado in bagno e ti raggiungo in cucina-

-Ti aspetto- fa scontrare ancora una volta le nostre bocche, prima di saltare giù dal letto.

Libero un sospiro frustrato, scostando il lenzuolo.
Odio tutto ciò.
Odio dover controllare ogni minima mossa e parola.
Ma cosa dovrei fare?

La situazione è complicata e io non ho idea di come renderla più semplice.
Forse sarebbe stato meglio bloccare tutto sul nascere.
Ma è Alessia.
E quando si tratta di lei, io non capisco più nulla.

Mi sciacquo velocemente il viso e mi lavo i denti.
Infilo un paio di pantaloncini sotto la maglia che indosso e raggiungo Ale in cucina.
La trovo intenta a preparare la Moka di caffé già vestita di tutto punto.
Le arrivo silenziosamente alle spalle, abbracciandola poi all' improvviso.

Il sorriso mi muore sulle labbra quando la sento urlare spaventata.
Si volta di scatto, spingendomi con forza lontano da lei.
Ha il respiro affannato e le sue pupille schizzano in ogni direzione.

-Ehi- soffio, allungando una mano nella sua direzione -calma, Ale, sono io-

-Feffe- sussurra, puntando finalmente il suo sguardo nel mio -Feffe- ripete, con più convinzione, prima di gettarsi tra le mie braccia.

-Ehi, scusami- mormoro al suo orecchio, stringendola -non volevo spaventarti-

-Scusa tu- dice, dopo qualche minuto -non so che mi è preso-

-Cosa...-

-Devo andare- si stacca da me in modo brusco -io devo andare- dice tra sé e sé correndo a recuperare le sue cose.

Sbatto le palpebre un paio di volte e scuoto la testa incredula.
Non riesco a capire.
Che diavolo le prende?

Le vado incontro quando la vedo intenzionata ad uscire di casa.
Cerco di agguantarla per un braccio ma la mia attenzione viene rapita da Eleonora che è appena uscita dalla sua stanza.
Sbadiglia rumorosamente facendo voltare entrambe nella sua direzione.

-Ciao Ale- saluta cordiale, rivolgendomi poi uno sguardo confuso quando la vede uscire dalla porta senza dire niente -ma che le prende?-

-Non lo so- ammetto, sospirando -è strana-

-Cos'è successo? Ci avete dato troppo dentro stanotte?- chiede con un sorriso divertito -nel caso siete state silenziosissime perché io non ho sentite nulla-

-Piantala, Nene- la riprendo, secca, superandola per tornare in cucina.

-Ehi- mi corre dietro -che è successo?-

-Non lo so- ammetto, togliendo la moka dal fornello.

-Ha tirato fuori argomenti scomodi prima di farti bere il caffè? Eppure dovrebbe conoscerti!-

-Smettila di scherzare!- sbotto, sbattendo la mia tazza sul tavolo -è una cosa seria!-

-Scusa- borbotta, prendendo posto al tavolo -spiegami allora-

Sbuffo, sedendomi di fronte a lei.
Bevo distrattamente la mia droga mattutina pensando a quello che è appena successo.
Ok, va bene, posso averla colta di sorpresa ma mi è sembrata una reazione esagerata.
E poi perché è scappata da me?
Credo che ci sia qualcos' altro dietro.
Qualcos' altro di cui io non sono al corrente.

Ho bisogno di parlare con lei.
Ma stamattina proprio non posso.
Mi ero ripromessa di andare dai Santoro.

-Allora?- Nene richiama la mia attenzione sventolandomi una mano davanti -mi spieghi?-

-Non so cosa dire, in realtà- ammetto, sospirando -l'ho semplicemente abbracciata da dietro e lei mi ha spinto via. Era terrorizzata e persa chissà dove. Dopo, come hai visto, è letteralmente scappata-

-Ma non ha senso- scuote la testa -non è che si è arrabbiata per qualcosa?-

-No- mormoro -non è successo niente!-

-Non è che magari è arrabbiata proprio perché, sì..ecco... non è successo niente niente?- domanda in modo allusivo.

-Ma è possibile che pensi solo a quello?- soffio, alzandomi -non andiamo a letto di comune accordo. Peggiorerebbe le cose!-

-Eh certo!- scrocchia le labbra -perché adesso sono semplicissime! Hai almeno deciso cosa vuoi fare?-

-Non riniziare!- l' ammonisco, puntandole un dito contro.

-Non ti sto accusando di niente, Feffe- addolcisce il tono -ho solo paura che vi facciate del male-

-Bhé, ti ringrazio, ma non sono affari tuoi!-

-Se permetti invece sì- ribatte, guardandomi duramente -perché quando te ne andrai e lei rimarrà qui sarà un casino! Io non potrò esserti accanto e a Erica toccherà il compito di stare vicino ad Alessia, quindi sì- sospira -sono affari miei. Tu sei affar mio-

-Per quanto quello che hai detto suoni estremamente carino, rimango dell' idea che non siano affari tuoi-

Sbuffa sonoramente roteando gli occhi.
La ignoro prendendo un sorso del mio caffè.
Ma non capisce che ricevere pressioni da parte di tutti peggiora solamente le cose?

So che quando me ne andrò sarà un casino.
So che una volta tornata a Londra starò di merda e che Alessia non starà certo meglio.
Ma che avrei dovuto fare?
La verità è che mi mancava terribilmente.
Mi è sempre mancata.
Non riuscivo più a sopprimere tutto.

-E se tu rimanessi?- chiede, in un sussurro, senza guardarmi.

-E poi?!- domando, retorica -rimango qui e torno a fare la barista? Lascio un lavoro che mi piace e per cosa? Per una relazione che è già finita di merda una volta?-

-Non è detto che debba andare di nuovo così-

-Sì, ma come faccio a saperlo?-

-Non puoi- scrolla le spalle -ma se l' Amore fosse così semplice e scontato, non sarebbe bello. Non credi?-

-Oddio- sbuffo -se Eleonora Santoro arriva a farmi discorsi diabetici sull' amore vuol dire che siamo davvero alla frutta!-

-Ah ah ah, davvero spiritosa- mi fulmina -intanto delle due chi è che ha una relazione stabile da cinque anni?-

-Ma se Erica ti ha cacciato di casa!- rido, sbeffeggiandola.

-Questo è solo un futile dettaglio e un incidente di percorso- sventola una mano, sminuendo la cosa -abbiamo già risolto la maggior parte del problema-

-E io sono contenta per voi- soffio, alzandomi per mettere la tazza vuota nel lavello -questo però non ti da il diritto di dirmi come comportarmi-

-Ovvio che no- risponde -ma quello di darti un suggerimento, sì! Parla con Alessia, ma davvero però! Cercate di capire cosa volete veramente entrambe- si alza, imitandomi -adesso devo andare a lavoro, ma per favore, pensa a quello che ti ho detto-

Sbuffo per tutta risposta facendola sorridere.
Scuoto la testa dirigendomi in camera per cambiarmi.
Il discorso Alessia dovrà aspettare.
Adesso devo andare dai Santoro e affrontare mia sorella.
E' già una cosa abbastanza dura da fare di mattinata.
Forse dovrei farmi un altro caffè.

Indosso degli short e una t-shirt semplice bordeaux.
Metto le Vans e recupero telefono, chiavi e portafoglio.
Faccio un urlo di saluto a Nene per poi uscire di casa.
Tempo un minuto e sono già al portone della villa.

-Ciao Susy!- saluto cordiale la cameriera che è venuta ad aprirmi -i Santoro?-

-Sono in cucina a fare colazione- sorride -vai pure-

-Grazie!-

La supero attraversando poi il salotto per arrivare in cucina.
Li trovo uno di fronte all' altro intenti a bere il porprio caffè.
Giovanni con una copia del giornale in mano e Maria che scorre l' indice sul suo smartphone.
Una scena che ho visto almeno un miliardo di volte.

-Buongiorno!-

-Francesca!- l'uomo abbassa il quotidiano rivolgendomi un gran sorriso -non ti aspettavamo!-

-Ciao Tesoro- Maria mi sorride dolce indicando la sedia di fronte a lei -vieni a berti un caffè con noi-

-Volentieri- annuisco, prendendo posto accanto a Giovanni.

In realtà non so bene cosa dire.
Mi sento solo in dovere di dire qualcosa.
Di prendere una posizione.
Di far capire loro quanto io sia in disaccordo con le decisioni che hanno preso nell' ultimo periodo.
Perché il fatto che io abbia fatto come mi avevano chiesto non implica che avessero ragione.

-Che ci fai qui?- domanda la donna, passandomi una tazza.

-Volevo parlarvi-

-Immaginavo- annuisce Giovanni, voltandosi per guardarmi -te lo leggevo in faccia-

-Ci dobbiamo preoccupare?- aggiunge sua moglie -è successo qualcosa?-

-Nono- mi affretto a dire -sentivo solo il bisogno di dirvi due cose-

-Lo sai che a noi puoi dire tutto- il padre della mia amica mi stringe affettuosamente una mano -hai bisogno di qualcosa?-

-No- scuoto la testa -vi informo solo di alcune cose-

-Hai la nostra più completa attenzione- Maria annuisce seria, abbandonando il cellulare sul tavolo.

Non so bene da dove iniziare.
Forse è meglio se inizio dalla cosa più semplice.
Anche se è tutto molto relativo.
So già come la prenderanno.

-Ho iniziato a riuscire con Alessia- butto la bomba, vedendo i loro volti scurirsi all' improvviso -ma le cose sono diverse e vi giuro che ci ho pensato davvero tanto prima di prendere questa decisione e so che è un casino perché presto me ne riandrò, ma non sapevo più ignorare la cosa e..-

-Calma, Francesca- Maria m' interrompe alzando una mano -ti fa stare bene?-

-Sì- annuisco, convinta.

-Ok, allora- scrolla le spalle -ma sarò chiara e sincera: tutto ciò non mi piace e non mi entusiasma. L' ultima volta abbiamo rischiato di perderti. Quando ti ho trovata su quel divano che respiravi appena, stava per venirmi un infarto. E' stato orribile e non so come avrei fatto se le cose fossero andate diversamente. Tu sei mia figlia..-

-Nostra figlia- aggiunge serio Giovanni.

-Nostra figlia- ripete la donna, sorridendogli -e so che non è stato solo a causa sua, ma non voglio che si ripeta mai una cosa del genere. Non lo reggerei-

-Noi vogliamo solo il meglio per te- la interrompe l' uomo accanto a me -è stato difficile consigliarti di andare via per un po' e lo è stato ancora di più quando ci hai comunicato che non saresti tornata, ma lo abbiamo fatto per te. Ma non possiamo dirti noi cosa fare, giusto? Sei grande abbastanza per saperlo da sola. Quindi, se questa ragazza è quello che vuoi, va bene, ma riflettici sul serio. Cosa intendi fare, Francesca?-

-Non lo so- scuoto la testa, commossa dalle loro parole -io non lo so- ripeto, lasciando andare un sospiro -io provo ancora qualcosa per lei, ma non so se voglio mollare la mia vita a Londra per questo. Lì ho un lavoro che mi piace, una squadra in cui mi trovo bene e la città mi piace veramente molto. Se tornassi qui cosa farei? Tornerei a lavorare al Danger? E poi? Io voglio fare la grafica! Voglio disegnare e lavorare a qualche progetto pubblicitario. Sì, essere la proprietaria del pub mi garba molto, ma non potrei mai tornare a lavorarci a tempo pieno-

Mi lasciano finire ascoltando interessati.
Ogni tanto si scambiano qualche occhiata che non riesco a decifrare.
Ma non abbandonano mai l' attenzione da me.

Le loro parole mi hanno colpito molto.
Non abbiamo mai veramente parlato di come è stato per loro trovarmi quasi morta.
Abbiamo sempre evitato l' argomento o ne abbiamo parlato solamente dal mio punto di vista.
So che non deve essere stato facile per loro.
Non mi scuserò mai abbastanza per questo.
Ho fatto un tremendo errore, ma son certa che non lo ripeterò mai più.

-E se ti dessi un lavoro nella mia società? Potresti entrare nel team del marketing, fare carriera, lavorare ai progetti per la nostra pubblicità e chissà, magari un giorno potrai essere a capo del team-

Sbatto le palpebre più volte cercando di assimilare bene quelle parole.
E ora cosa dovrei rispondere?
Non posso negare che l' offerta mi alletti molto, ma è davvero quello che voglio?
Ho lavorato così tanto per raggiungere la mia indipendenza.
Cosa penserei di me stessa se tornassi  a farmi risolvere i problemi dai Santoro?

-Non mi devi rispondere adesso- sorride -solo, pensaci, ok? Puoi fare questo per noi?-

-D' accordo- annuisco, regalandogli un gran sorriso.

-E ora dicci, qual è l' altra questione di cui volevi parlarci?- domanda, curiosa, Maria.

Ora arriva la parte più complessa.
Perché non so se siano esattamente affari miei o meno.
Ma non riesco più a stare zitta.
Quindi da qualche parte dovrò pur cominciare.

-Eleonora- rispondo, rivolgendo una rapida occhiata ad entrambi -vorrei parlare di Eleonora-

-Avete ancora problemi?-

-No, Maria- sospiro -solo, ecco....ritengo che non vi siate comportati bene nei suoi confronti e non ce la faccio più a tenermi tutto dentro-

-Dicci tutto, allora- mi sprona, Giovanni -cosa vuoi dirci?-

-Credo che con lei voi abbiate sempre dato un po' tutto per scontato. Solamente perché lei riesce a gestire al meglio ogni situazione, non implica che non ci soffra. Ad esempio, sapevate che era innamorata di Federica?-

-Cosa?- chiedono in coro, stupiti.

-Già- annuisco -me lo ha confessato durante una nostra recente discussione. Non mi ricordo molto del periodo dopo la sua morte. Però ricordo perfettamente che voi non mi avete lasciato un attimo da sola, ma anche Eleonora aveva bisogno di voi. Forse più di quanto ne avessi io. Si è sentita sola e io non mi perdonerò mai per questo-

-Noi...noi non ne avevamo idea- balbetta tra sé e sé sua madre.

-Sapevate che Erica l' ha cacciata di casa qualche giorno fa? Perché non riusciva ad affrontare il tuo tumore se non con droga e alcool e Erica non ne poteva più di vederla così- li informo, notando gli occhi di Maria inumidirsi -non dovevate tenerle nascosta una cosa di questa portata. Ancora una volta avete messo davanti me a lei e si è sentita esclusa, di nuovo. Certo, adesso sta meglio e con Erica è quasi tutto risolto, ma non riesce a perdonarvi e questo pesa molto anche sulle persone che la circondano-

Crolla un silenzio imbarazzante.
Giovanni ha lo sguardo perso nel vuoto e una mano intrecciata a quella di sua moglie.
Maria continua a scuotere il capo e ad asciugarsi qualche lacrima sfuggita al suo controllo.
Non volevo sbattergli in faccia tutto ciò e non so neanche se Nene lo volesse, ma dovevo dire qualcosa.
Lo dovevo a lei.

-Cosa...cosa ci suggerisci di fare?- Giovanni si schiarisce la voce, tornando a guardarmi.

-Parlatele- gli dedico un sorriso -ma sul serio però! Senza dirle che vi deve capire o di fare la persona matura. Ha bisogno di sapere che siete dalla sua parte-

-Ma noi lo siamo!- si intromette Maria -lo siamo sempre!-

-Allora fateglielo capire!- ribatto -lei vi adora e odia avercela con voi-

-Lo faremo- afferma, convinto, suo padre -stasera stessa- recupera il telefono, abbandonando la stanza.

-Maria, io.... scusa se ve l'ho detto così...-

-Shhh- m' interrompe, prendendomi una mano -hai fatto bene a dircelo-

Mi sorride per poi alzarsi.
Mi viene incontro allargando le braccia.
Lascio la sedia accogliendo l' invito.
Un abbraccio è proprio quello che mi serviva.

-Sono così orgogliosa di te, bambina mia- mormora al mio orecchio -sei diventata una splendida donna-

-Tutto merito vostro- 

-Non credo- si stacca dalla stretta, senza però allontanarsi -tua sorella è di sopra, perché non provi a parlarci?-

-Vado- annuisco, lasciandole poi un bacio sulla guancia -grazie-

Mi dirigo verso le scale liberando un gran sospiro.
E anche questa è andata.
Spero che Nene non mi uccida se e quando scoprirà tutto ciò.
Adesso viene la parte più complessa.
Non so davvero che cazzo dire a Marta.

Sbuffo sonoramente arrestandomi davanti la porta di camera sua.
Prendo un bel respiro e poi busso.
Entro non appena avuto il permesso.

La trovo alla scrivania intenta a guardare non so che cosa al computer.
La sua espressione si indurisce non appena nota la mia presenza.
Chiude di scatto il portatile, alzandosi successivamente.

-Che ci fai te qui?-

-Volevo parlarti, Marta- dico, andando a sedermi sul grande letto al centro della stanza.

-Beh, io non ci voglio parlare con te-

-Allora ascoltami- sospiro, ricevendo uno sbuffo come risposta -mi dispiace, ok? Mi dispiace di non averti detto di quell' incidente e di averti lasciato di nuovo indietro. Non volevo coinvolgerti nei miei casini! Ti stavi appena riprendendo da tutto quanto, avevi appena trovato il tuo posto qui e io non volevo incasinarti di nuovo. Giusto o sbagliato che sia, ho preferito tenerti all' oscuro. Non ti ho portato a Londra con me perché mi sembrava assurdo sballottarti da un' altra parte ancora e poi non ero sicura nemmeno io di quello che avrei trovato una volta arrivata lì. Non potevo prendermi cura di te, non perché non volessi, ma perché non ero in grado!-

-L' ho capito questo!- ribatte, dura, voltandosi a guardarmi -ti ho solamente chiesto di rimanere o di portarmi con te adesso!-

-Ma capisci che non puoi chiedermi una cosa del genere?-

-Perchè?- 

-Perché non so neanche io cosa cazzo voglio fare!- confesso, alzando un po' il tono -non posso rimanere qui perché siete tutti a chiedermelo, ma perché è quello che voglio! E al momento non so cosa voglio! E non posso portarti a Londra con me perché è una cosa assurda! Tu hai tutta la tua vita qui! Vita che ti sei guadagnata lottando! Non puoi mollare tutto così!-

-Tu lo hai fatto però!-

-Ma io sono quasi morta, Marta- soffio -mi ero persa! Non sapevo più chi fossi o cosa volessi! Per quello me ne sono andata e ora laggiù ho una vita! Non posso decidere di mollare tutto così da un momento all' altro-

-Ti odio!- urla, facendo due passi nella mia direzione -ti odio perché non posso neanche avercela con te!-

-Marta..-

-No!- alza una mano, interrompendomi -non posso avercela con te perché tu hai fatto molto per me! Io ti devo tutto, forse molto di più di quello che devo ai Santoro e questo mi impedisce di avercela con te. Ma ciò non implica che odio quando prendi una decisione senza interpellarmi! Sono tua sorella! Sono la tua cazzo di famiglia! Vorrei che tu mi rendessi partecipe della tua vita! Non sono più una bambina, Francesca!-

Rimaniamo a fissarci per un tempo indefinito.
Manco mi sono resa conto di essermi alzata a mia volta.
Le sue parole mi hanno colpito in pieno come un getto d' acqua gelata.
Ho sbagliato e me ne rendo perfettamente conto.

-Mi dispiace- mormoro, in fine -ho sbagliato a non dirti niente- ammetto, facendo qualche passo verso di lei -non ti nasconderò più niente, ok?-

-Ok- sussurra.

-Ti renderò partecipe-

-Ok-

-Pace?- le sorrido, allargando le braccia.

-Forse- sorride furbamente, per poi correre a farsi abbracciare -odio essere arrabbiata con te-

-E io odio quando sei arrabbiata con me-

-E io odio che tu esca di nuovo con Alessia-

-Cosa?- mi stacco, arretrando di un po' così da poterla guardare negli occhi.

-Credevo stessimo facendo il gioco del "io odio"- porta una mano dietro la nuca -mi sono lasciata trasportare-

-Marta..-

-Okok, va bene- sbuffa -non ho niente contro di lei, ok? Vabbé, forse un pochino, però cazzo, Francesca! E' anche colpa sua se sei quasi morta e sei andata via! Quindi scusami se un po' sta cosa mi fa incazzare!-

-Non è stata colpa sua!- ribatto -è stata solo colpa mia- la guardo duramente -lei al momento mi fa stare bene, non so come andrà a finire, ma per ora mi basta questo, ok?-

-Ok- annuisce -però, stai attenta, ti prego-




                                                                                                   **********



-ALESSIAAAA NOI USCIAMO!-

Sento urlare mia madre da fuori camera mia.
Susseguono poi dei passi frettolosi giù per le scale e in fine il portone di casa che sbatte.
Sono sola.
Finalmente, oserei dire.

Quando sono rientrata praticamente correndo ho usato la scusa del "non mi sento tanto bene".
Mamma se l'è bevuta e così ho evitato le sue domande su dove avessi passato la notte e del perché io avessi così tanta fretta di chiudermi nella mia stanza.
Non ero in vena di spiegare.
E poi non avrebbe capito.
Non avrebbe capito perché non sa nulla.
Assolutamente un cazzo di niente.
Perché io non le ho detto niente.

Non mi riferisco alla parte su Francesca.
Ma sull' altra parte.
Quella che sta spingendo per uscire.
Quella che ho sepolto nell' angolo più remoto della mia mente e che ho giurato che mai avrei ritirato fuori.
Però stamattina non ho sentito arrivare Feffe alle mie spalle e mi sono seriamente spaventata.
Così adesso mi devo pure inventare una scusa che regga.
Perché non posso dirle tutto, vero?!

Ad ogni modo prima o poi dovrò pure dire ai miei che frequento di nuovo Francesca.
Credo che non ne saranno troppo contrari.
L' hanno sempre adorata.
In tutti questi anni non hanno mai smesso di dirmi che peccato fosse stato il fatto che ci fossimo lasciate.
Quindi immagino che saranno entusiasti della cosa.
Forse più di quanto ne sono io.
Ho davvero bisogno che parliamo sul serio di quello che abbiamo intenzione di fare.
Non posso andare avanti nuotando in un mare di "non lo so".

Alzo la testa di scatto quando sento suonare il campanello.
Non ho nessuna voglia di andare ad aprire.
Non voglio vedere nessuno.
Voglio restare qui con la faccia abbandonata sul cuscino a fingere di essere morta.

Un altro trillo.
E un altro ancora.
Eccone arrivare un altro.
Capisco che non me la caverò così facilmente.

Mi alzo sbuffando pesantemente.
Corro giù per le scale a piedi nudi.
Apro la porta e i miei sospetti erano decisamente fondati.
Feffe.

Feffe con un' espressione rammaricata in volto e un sacchetto di carta in mano.
Feffe con i suoi short di jeans, la sua maglietta bordeaux e le sue Vans basse.
Feffe e i suoi occhioni verdi e quel sorriso sghembro che adoro.
Dovevo saperlo che sarebbe venuta a reclamare spiegazioni.

-Ehi- soffia -scusa se non ti ho avvisato, spero che tu non stessi dormendo!- 

-No, tranquilla-

-Ti ho portato una vaschetta di gelato dal tuo posto preferito-

-Non dovevi- le sorrido -entra-

Mi sposto di lato facendola passare.
Lascio che mi segua fino in cucina.
Sento il suo sguardo sullla mia schiena mentre recupero due cucchiai dal cassetto del mobile.

-I tuoi?-

-Sono usciti- rispondo, girandomi nella sua direzione -dai, sediamoci e facciamo merenda!-

Non risponde.
Si limita a prendere posto a tavola.
La imito sedendomi di fronte.
Apro il sacchetto, sorridendo davanti alla gigantesca vaschetta di gelato.

-Volevi sfamare tutto il quartiere?-

-Non sapevo che gusti scegliere- ammette imbarazzata -è un po' che non ci mangiamo un gelato insieme. Non so neanche se questa continua ad essere la tua gelateria preferita-

-Lo è- annuisco, lasciandole una carezza sul dorso della mano -e qualsiasi gusto tu abbia scelto andrà benissimo-

-Speriamo! Altrimenti busso alla porta del vicino e sento se ne vuole un po'-

-Scema!- scoppio a ridere facendo nascere un sorriso sul suo viso -Feffe, io...

-Stamattina sono andata a parlare coi Santoro- mi interrompe, affondando il suo cucchiaino nella crema -gli ho detto che usciamo di nuovo insieme-

Ho capito perfettamente cosa sta cercando di fare.
Deve aver intuito che non sono ancora pronta per parlare di ciò che è successo stamattina.
Quindi cerca di farmi distrarre e so che non sarà lei a iniziare il discorso.
Aspetterà i miei tempi.
Dio, ma come si fa a non essere innamorati di lei?!

-E come è andata?- domando, assaggiando il gusto allo yogurt -e comunque questo è il tuo gusto preferito! Non il mio!-

-Non ho resistito, scusami!- confessa, ridendo successivamente -comunque- torna seria riprendendo il discorso -non ne erano entusiasti, soprattutto Maria-

-Posso immaginare il motivo- sospiro, abbassando la testa.

-Cambieranno idea, vedrai- mi rassicura, stringendomi una mano -e Giovanni mi ha offerto un lavoro nella loro società-

-Cosa?-

-Sì- annuisce -un posto nel team del Marketing-

-E...?-

-E non lo so! Non mi dispiacerebbe come impiego! Insomma, farei più o meno quello che faccio adesso ma ad un livello più ristretto e mirato, quindi sotto un punto di vista non sarebbe male perché renderebbe le cose più semplici-

-Ma...?-


-Ma non lo so, Alessia- sospira -ho appena raggiunto la mia indipendenza e non so come sarebbe tornare sotto l' ala dei Santoro. Mi sembrerebbe di fare un enorme passo indietro-

-Lo capisco- cerco il suo sguardo sorridendo una volta averlo trovato -ma pensa più in grande. Insomma, lavoreresti nello stesso posto di Eleonora e sicuramente avrai modo anche di fare carriera e di puntare più in alto. Giovanni non ti ha di certo privilegiato dandoti subito un impiego di spicco scavalcando altri! Ti sta facendo partire dal basso offrendoti un lavoro che ti compete e che hai già svolto ampiamente a Londra con successo. Che ci sarebbe di male?-

Restiamo in silenzio ognuna persa nei proprio pensieri.
Sarebbe davvero fantastico se lei rimanesse qui.
Ma non voglio forzarle la mano.
Non voglio pressarla.
Voglio che lei scelga di testa sua.
Non vorrei ritrovarmi un giorno a litigare con lei e a sentirmi rinfacciare tutto.
Non deve rimanere qui per me, per i Santoro o che ne so.
Deve rimanere qui perché è quello che vuole.

-Ho bisogno di pensarci su-

-Ovviamente- intreccio le dita della mia mano con le sue -non deve essere una decisione facile-

-Se io torno a Londra come è molto probabile che accada, noi cosa faremo?- domanda, all' improvviso, cambiando discorso.

-Non lo so, Feffe- sento il cuore battere all' impazzata -tu hai già pensato a qualcosa?-

Non posso credere che stia affrontando questa conversazione di sua spontanea volontà.
Iniziavo a non sperarci più.
Ma adesso che ne stiamo finalmente parlando ho paura di quello che potrebbe uscirne.
Non sono pronta a lasciarla andare.
Non voglio perderla di nuovo.

-Beh, tu a Londra non puoi venire perché devi finire l' università e una relazione a distanza come andrebbe? Insomma, non abbiamo retto i Km che separano Firenze da Milano, come potremmo sostenere questi?- sospira, passandosi una mano sul viso -l' unica soluzione che mi viene in mente è quella di rimanere solo amiche, in contatto, ma quando mai noi siamo state solo amiche? Non so Alessia- scuote la testa -se tornerò davvero a Londra forse la scelta migliore sarà quella di sentirci una volta ogni tanto e aggiornarci sulle nostre vite, ma non voglio legarti a me. Voglio che tu ti faccia la tua vita-

-Francesca...-

-Non voglio perderti ancora- confessa, puntando le sue iridi nelle mie -non sopporterei  il pensiero di non averti nella mia vita. Penso di poter reggere l' idea di averti solo come amica, ma non quella di non averti per niente-

Non so cosa dire.
Non so cosa dire perché la verità è che una parte di me si aspettava tutto ciò.
Sapevo che avrebbe detto questo.
Che se lei tornerà a Londra noi non saremo nient' altro se non semplici amiche.
Il punto è che ha ragione: quando mai noi siamo state solo amiche?
Immagino che dovremmo provare ad esserlo.

-Baciami- mormoro, dopo parecchi minuti.

-Cosa?-

-Baciami- ripeto, con più convinzione -se davvero te ne andrai e io non potrò farlo mai più allora...baciami!-

Mi alzo in piedi andandole incontro.
Resto di fronte a lei che ora si è girata sulla sedia così da poter essere faccia a faccia.
Allarga le gambe permettendomi di mettermici in mezzo.
Porta una mano sul mio viso non staccando neanche per un momento gli occhi dai miei.
Si allunga in modo da sfiorare il naso con il mio.
Sento il suo respiro infrangersi sulla mia bocca.
Ancora qualche secondo e poi, finalmente, le sue labbra sono sulle mie.

Si muovono insieme mentre allaccio le braccia intorno al suo collo.
Le sue volano sui miei fianchi stringendomi maggiormente a lei.
Sospiro quando la sua lingua disegna il contorno del mio labbro inferiore.

Lascio che le nostre lingue danzino insieme.
Non sono ancora pronta a staccarmi da questo bacio.
Vorrei che durasse in eterno.
Vorrei che ci risucchiasse in una bolla lontano dallo scorrere del tempo.

Senza avere decisioni da prendere.
O una scadenza che pesa sulle nostre teste.
Vorrei solamente non dover pensare costantemente a quando sarà l' ultima volta che la bacerò.

-Mi spiace di essere un casino- sussurra, una volta aver poggiato la fronte contro la mia.

-No- scuoto la testa -è a me che dispiace. Mi dispiace di aver mandato tutto a puttante tre anni fa-

-Non importa, Alessia- porta due dita sotto il mio mento intimandomi di guardarla negli occhi -non si può cambiare il passato, ma possiamo cercare di rendere migliore il futuro-

-Stai forse cercando di darmi altri motivi per mandare a fanculo la mia coscienza così da portarti di sopra e strapparti i vestiti di dosso?-

-Scema- scoppia a ridere, contagiandomi poco dopo -cerchiamo di goderci il tempo insieme e poi quello che sarà, sarà ok?-

-Sono d' accordo- annuisco, stampandole un bacio sulle labbra -ci guardiamo un film?-

-Magari stasera- dice, alzandosi -devo fare una cosa prima-

-Mi abbandoni di già?-

-Devo- risponde, sconfitta -stamattina ho risolto con Marta e adesso devo davvero andare da Ilaria a chiederle scusa-

-Poi torni qui?- domando, richiedendo un abbraccio che non mi nega.

-Lo sai che tornerò sempre da te- mi regala uno dei suoi sorrisi più belli.

-Ok, vai via immediatamente o ti strappo davvero i vestiti di dosso!-

Scoppia a ridere lasciandomi poi un bacio sulla bocca.
Mi dedica un' ultima carezza sulla guancia  e un' occhiata smielata prima di sparire dalla mia vista.
Sento il portone di casa sbattere poco dopo.
Libero un sospiro frustrato.
Necessito di una doccia fredda.
Molto fredda.



                                                            **********


Ho rimandato questa cosa fino a quando ho potuto.
Ma adesso non riesco più a sopportare questo peso che mi attanaglia lo stomaco.
I sensi di colpa si stanno facendo ingombranti.
Metterli a tacere non mi è più possibile.

Prendo un bel respiro mentre penso a che parole usare.
Il punto è che nessuna cosa che io possa dire rimedierebbe alla mia stronzaggine.
Odio averla ferita.
Odio averle urlato contro.
Mi sono comportata davvero malissimo.

Chiudo gli occhi per un momento prima di bussare alla porta.
Sono risuscita ad evitare il citofono trovando la porta del condominio aperta.
Meglio un attacco a sorpresa.

Le risate che sentivo provenire da dentro l' abitazione si fanno sempre più vicine.
Pochi istanti dopo Lucia si presenta davanti a me.
Il sorriso le muore sulle labbra.

-Che cazzo ci fai te qui?- domanda con tono scontroso -non mi sembra di averti invitato-

-Devo parlare con Ilaria- sospiro -è qui?-

-Sì- soffia -ma non credo che voglia parlare con te-

-Perché non lo facciamo decidere a lei?-

Inizio davvero ad alterarmi.
Capisco che è la sua ragazza e che merito un po' di astio da parte sua.
Ma così è veramente troppo.
Lei non sa un cazzo e non si può permettere di parlarmi così.

-Lascia, Amore, ci penso io-

Ilaria sbuca da dietro la mia compagna di squadra, avvolgendola in un abbraccio.
Le bacia una guancia per poi invitarla a lasciarci da sole.
Lucia mi dedica un' ultima occhiataccia prima di sparire dalla mia vista.

Io e la mia amica restiamo a fissarci senza dire niente.
Non riesco a decifrare la sua espressione.
Immagino che il mio imbarazzo per lei sia palese, invece.

-Facciamo due passi?- le chiedo, in fine -o preferisci stare dentro e nel caso farmi poi sbranare dal Bulldog che è in casa con te?-

-Non fare la stronza, Creatini- mi ammonisce -non credo che tu sia nella giusta posizione per farlo- afferma, chiudendosi poi la porta alle spalle -usciamo-

La seguo giù per le due rampe di scale con le mani in tasca.
In rigoroso silenzio completamente insicura su cosa dire.
Ho combinato davvero un gran casino con lei.

Abbandoniamo il condominio incamminandoci sul marciapiede.
Una di fianco all' altra abbastanza lontante, attente a non sfiorarci minimamente.
Odio questo gelo tra di noi.
E' una situazione totalmente nuova per noi due.

-Mi dispiace- mormoro dopo parecchi minuti, con lo sguardo basso -ho fatto decisamente l' idiota-

-Tu credi?!- chiede, sarcastica -non mi meritavo tutto quello che mi hai detto-

-Lo so- sospiro -sono stata una stronza, ipocrita, immatura del cazzo-

-Puoi dirlo forte- sbuffa, senza aggiungere altro.

Continuiamo a macinare metri senza proferire parola.
Ogni tanto mi sento il suo sgurdo addosso.
Ma non sono ancora pronta a sostenerlo.
Mi sento davvero una merda.

-Ho solo paura di perderti-

-Francesca- si arresta di botto, agguantandomi per un braccio -guardami- mi tira leggermente incitandomi a fare come dice -il fatto che io rimanga qui non vuol dire che scomparirò dalla tua vita-

-Ma non sarà più come prima però-

-No, è vero-  concorda -ma nemmeno io voglio perderti- addolcisce il tono, sorridendomi -sei la persona più importante della mia vita-

-Ma..-

-E' così- fa spallucce -prima di incontrarti avevo perso la fiducia nel mondo e nelle persone, poi tu sei piombata nella mia vita e me l' hai completamente stravolta!- ancora un altro splendido sorriso -mi hai insegnato ad amare di nuovo e ad appoggiarmi nuovamente a qualcuno lasciando la paura di soffrire sepolta in un angolo. Mi hai dato la forza per tornare a vivere e non potrò mai ringraziarti per questo-

-Rum..-

-No, fammi finire- soffia, intrecciando le dita di una mano con le mie -io rimarrò a Firenze e forse tu tornerai a Londra o forse no, ma non riuscirai a liberarti di me, chiaro? Io ci sarò sempre per te. Basterà una tua parola e io prenderò il primo aereo per venire da te. Capito? Non ti lascio-

L' abbraccio di slancio incapace di resistere ulteriormente.
La stringo forte sospirando tra i suoi capelli.
Non so dove trovo la forza per non scoppiare a piangere.
Lei è meravigliosa e io sono davvero fortunata ad averla nella mia vita.

-Mi dispiace così tanto-

-Lo hai già detto- la sento sorridere contro la mia spalla -non pensiamoci più va bene- si stacca, puntando i suoi occhi nei miei -pace?-

-Pace- annuisco, ricambiando il sorriso.

-Che ne dici di un caffè così ci aggiorniamo sugli ultimi giorni?-

-Ci sto!-

Mi prende  a braccetto contagiandomi con una risata sincera.
Fa strada verso un bar lì vicino.
Una volta entrate ordina due caffè e poi mi trascina al primo tavolo libero.
Prendo posto davanti a lei, recuperando successivamente il telefono che vibrava nella mia tasca.
Sorrido involontariamente leggendo il messaggio.

-Chi è?- domanda, curiosa-

-Alessia- 

-Immaginavo, visto il sorriso ad ebete che ti è spuntato sul volto- scoppia  a ridere, guadagnandosi un' occhiataccia -che dice?-

-Niente di ché- scrollo le spalle -dopo vado da lei e mi ha chiesto di dormire lì che i suoi non ci sono-

-Così farete le porcate a letto?-

-Ilaria!- tuono, riprendendola.

-Dai, che c'è di male?- alza le mani giustificandosi -vi siete date alla castità?-

-Abbiamo deciso di non peggiorare le cose-

-Eh certo- soffia, sarcastica -perché è andarci a letto che peggiorerebbe le cose, no?!-

-Che intendi dire?-

-Francesca- mi richiama, con tutta la calma di cui è capace -tu sei innamorata persa di quella ragazza e puoi continuare a mentire a te stessa se ti fa stare meglio, ma le cose sono già al punto di non ritorno e di certo non è tenertela nelle mutande che migliorerà la situazione!- alza una mano, bloccando il mio tentativo di ribattere -e no, non provare a dirmi che non la ami-

Ottiene solo un rumoroso sbuffo come rispsota.
Continuare questa conversazione non porterà da nessuna parte.
So come la pensa al riguardo e sarebbe inutile insistere a darle contro.
Non mi va di parlare ancora di questa cosa.
Non voglio pensarci adesso.

-Come va con Lucia?- le domando, quindi, spostando l' attenzione su di lei.

-Brava cambia argomento- scrocchia le labbra lanciandomi un' occhiataccia -va tutto alla grande. Mi ha chiesto di andare a convivere!-

-Sono felice per te- affermo -ma non pensi che sia un po' presto?-

-Lo è infatti- concorda -è per questo che avrei una richiesta da porti-

-Sentiamo-

-Ecco se io occupassi casa tua e in cambio non ti facessi pagare l' affitto in casa mia a Londra?-

-Ilaria-

-Non mi devi rispondere adesso- mi interrompe -è che casa tua mi piace un sacco e io devo comunque cercarmi casa a Firenze, ma è un deliro trovare qualcosa in questa città e non mi va di chiedere aiuto a Eleonora e i suoi genitori! Insomma, non siamo così amiche e non so ancora se mi sopporta perché te mi adori o se invece le vado a genio e...-

-Oddio, stai un po' zitta!- le poggio una mano sul braccio, dando un freno a quel suo blaterare -mi fai parlare?- domando, continuando una volta averla vista annuire -stavo per dirti che non credo che sia un problema. Puoi stare a casa mia, a patto che ti sistemi nella camera degli ospiti e che ti intesti le bollette-

-Davvero?- strabuzza gli occhi, incredula.

-Davvero- confermo, sorridendole -tanto altrimenti resterebbe vuota-

-Oh mio Dio, ti adoro!- si alza di scatto dalla sedia, correndo ad abbracciarmi -grazie, grazie, grazie, grazie!-

-Sìsì, d' accordo, ora basta però!- rido, staccandomi dal suo assalto -ma aspetta che io me ne vada prima di trasferirti, ok?-

-Affare fatto!-

Torna al suo posto, ordinando poi due Americano al cameriere.
Al mio sguardo confuso risponde con un gesto della mano di non curanza.
Come siamo passate dal caffè all' alcool?

-Dobbiamo brindare- dice, giustificandosi -non possiamo farlo col caffè!-

Scuoto la testa divertita, rinunciando a ribattere.
In fondo sono quasi le sette di sera.
Ci può anche stare bere qualcosa.

-Quando inizi il nuovo lavoro?-

-A settembre- m' informa -lavorerò alla Reception di un prestigioso Hotel! Aiuta essere madrelingua inglese- mi fa un occhiolino -avrò dei turni abbordabili e una busta paga più che dignitosa!-

-Come fa tuo padre ad avere conoscenze in quell' ambito?-

-La sua ditta di catering ogni tanto ha fatto servizio lì per qualche pranzo o cena di nozze-

-Sono davvero felice per te- dico, sincera stringendole una mano -avrei dovuto dirtelo subito-

-Già- sorride -ma si sa che sei una stronza-

Scoppia a ridere contagiandomi immediatamente.
Siamo state lontane pochi giorni eppure mi è mancata terribilmente.
Non sono più abituata a non renderla partecipe della mia vita.

Però nonostante questo non riesco a dirle dell' offerta ricevuta da Giovanni.
Non posso ricevere anche il suo parere o le sue pressioni.
So già cosa direbbe.
Mi direbbe di restare e di lasciar perdere Londra.
Che secondo lei lì non sono felice e bla bla bla.
Quindi no, non posso dirglielo.

-Cos'è quel musone adesso?- mi sventola una mano davanti al viso richiamando la mia attenzione -tutto bene?-

-Sìsì- mi affretto a rispondere -ero solo sovrapensiero-

-E a cosa pensavi?-

-Che mi sei mancata- le sorrido.

-Fingerò di bermela solo perché hai detto una cosa davvero carina- sorride a sua volta -ma sappi che quando vorrai parlarne, sai dove trovarmi-

-Tranquilla-

Veniamo interrotte dalla vibrazione del mio telefono che avevo abbandonato sul tavolo.
Ho appena ricevuto un messaggio da Nene.
Lo apro rimanendo completamente senza parole.

-Ehi!- Ilaria mi tira una botta sul braccio -chi è? E perché fai quella faccia?-

-E' Eleonora- bisbiglio -a quanto pare si è appena comprata una moto-

Giro il telefono nella sua direzione mostrandole la foto appena ricevuta.
Ritrae la mia amica in sella ad una BMW grigia metallizzata.
Sapevo di questa sua insana passione per le due ruote, ma non credevo che arrivasse a comprarne una!
Ha la patente per le moto da anni!
Quindi perché prenderne una proprio adesso?

Torno a guardare lo schermo quando mi arriva un altro messaggio da parte sua.
Scuoto la testa rassegnata.
Immaginavo ci entrasse qualcosa Erica.

-Che dice, che dice?- domanda, impaziente, Ilaria.

-Dice che starà via tutto il fine settimana con Erica e che le farà una sorpresa- affermo -ecco spiegato perché la moto-

-Quella biondona ci s'ha prioprio fare- annuisce convinta -insomma, io gliela darei seduta stante!-

-Smettila!- la riprendo, mollandole un colpetto affettuoso sulla mano -sei irrecuperabile!-

-Dico solo la verità- mi fa una pernacchia, incrociando le braccia -quindi quelle due hanno risolto?-

-Più o meno-

-Bene!- batte le mani -sono davvero contenta per loro!-

Guardo l' orario e mi accorgo che si è fatto tardi.
Avevo scritto ad Alessia che la raggiungevo per cena con due pizze.
Credo che sia proprio il caso che vada.

-Devo andare- informo la mia amica -o farò tardi-

-Vai vai- si alza -corri dalla tua bella-

Mi alzo a mia volta andondole incontro.
La catturo in un abbraccio familiare che sa di casa.
Ricambia la stretta più forte che può.

-Anche tu mi sei mancata- soffia, poi, al mio orecchio.




                                                              **********



Mi sveglio all' improvviso, scattando a sedere.
Gli occhi spalancati e un' espressione di terrore dipinta in volto.
Ancora quel cazzo di incubo.
Non ne posso più.

-Ehi-

Un braccio familiare mi passa sulle spalle.
Mi ricordo così della presenza di Feffe.
Mi riscuoto completamente, cercando di riprendermi.

-Scusa, non volevo svegliarti- 

-Non c'è problema- afferma, attirandomi a sé -brutto sogno?-

-Sì-

-Ne vuoi parlare?-

-No- sospiro -torniamo a dormire-

-Come preferisci-

Mi stendo nuovamente vedendola imitarmi subito dopo.
Le do le spalle girandomi.
Passa un braccio sul mio fianco, stringendomi prontamente.
La sento sospirare tra i miei capelli.

Odio tenerle nascoste le cose.
Odio mentirle.
Soprattutto perché non ho fatto altro che accusarla di fare lo stesso.
Io mi arrabbio con lei e poi mi comporto allo stesso modo?!
Quanto posso essere ipocrita?

-Alessia-

Feffe rompe il silenzio dopo parecchi minuti.
Forse mi sono sbagliata oggi.
Forse mi chiederà delle spiegazioni.
Forse inizierà lei questo discorso e io non saprò come uscirne.

-Dimmi-

-Mi sto preoccupando per te- confessa, spiazzandomi.

Mi volto nell' abbraccio così da guardarla in faccia.
Porto una mano sulla sua guancia prendendo ad accarezzarla.
La sento sospirare a quel gesto.

-Io sto bene- mormoro -non hai motivo di preoccuparti per me-

-Non mentirmi, ti prego- ribatte -se non vuoi dirmi che succede va bene, ma non dirmi cazzate-

-Francesca..-

-So che il nostro rapporto al momento è molto complicato e che aprirti con me quindi possa risultarti complesso e mi dispiace davvero tanto. Se questa situazione è troppo per te, dimmelo e io...-

-No- porto un dito sulle sue labbra interrompendola -non sei tu, non siamo noi-

-E allora che c'è?- chiede, quasi esasperata -che succede?-

E lì capisco che non posso più continuare a mentirle.
Perché adesso sto facendo del male anche a lei e questo non posso sopportarlo.
Non se lo merita e di certo non merita le mie bugie.
Forse è arrivato il momento di dire tutto a voce alta.

-Ti ho mentito- soffio -riguardo al mio ritorno qui, io ti ho mentito-

-Che vuoi dire?-

-E' vero che a Milano le cose non andavano bene, ma ero davvero intenzionata a finire lì la magistrale- inizio a raccontare, prendendo un bel respiro -non sono state un paio di delusioni amorose a convincermi a tornare, è stato qualcos' altro-

Non mi interrompe e non mi mette fretta.
Si limita a rimanere in silenzio e ad intrecciare le dita di una mano con le mie.
Rispetta i miei tempi e i miei silenzi.
Mi basta sentirla vicina per trovare la forza per continuare.

-Una sera ero in aula studio a ripassare per un esame e ho perso di vista l' orario. Si era fatto tardi e avevo perso l' ultimo autobus. Mi sono detta che in fondo potevo anche farmi venti minuti a piedi fino a casa e che non mi avrebbe fatto male sgranchirmi un po' dopo aver passato la giornata seduta ad un tavolo, chinata sui libri- la voce inizia a tremare un po', ma cerco di non badarci -così ho recuperato le mie cose e sono uscita. Ho svoltato l' angolo e...e...- balbetto, iniziando a tremare -mi sono sentita afferrare per le spalle. Era una figura incappucciata con una bandana sulla bocca e un paio di occhiali da sole. Mi ha strattonato la borsa strappandomela di mano e dopo....dopo... ha cercato di... lui...-

-Shhh- Francesca mi stringe a sé passandomi la mano libera sulla schiena -sei al sicuro qui. Ci sono io con te-

-La voce mi si era bloccata in gola, ero paralizzata e non sapevo che fare. Poi all' improvviso non so come sono riuscita a gridare spaventandolo. E' scappato via con la mia borsa. Non ho detto niente a nessuno. Ai miei genitori ho detto di averla lasciata da qualche parte-

Nascondo il viso nell' incavo del suo collo, chiudendo le mani a pugno sul suo petto.
Dirlo ad alta voce ha fatto tornare a galla tutte le sensazioni che provai in quel momento.
Impiegai mezz' ora per riprendermi dallo schock.
Dopo corsi fino a casa senza guardarmi indietro.
Non sono mai più rientrata a casa dopo il tramonto.
Il buio ha iniziato a farmi paura.

Non potevo più vivere così.
Mi sentivo in gabbia, in trappola.
La sera non uscivo più.
Restavo sempre in casa e vedevo i miei amici solo di giorno o solo se erano loro a venire da me.
Non ho mai raccontato niente a nessuno perché volevo solo dimenticare.
Ma a quanto pare è impossibile.

-Scusa se non te l' ho detto prima-

-Non dirlo neanche- mi lascia un bacio sulla testa -non permetterò più a nessuno di farti del male-

-E come pensi di fare quando non sarai qui? Ingaggerai una guardia del corpo?- sorrido contro la sua maglietta -o darai questo impiego a Eleonora?-

-Potrei pensarci- ride, contagiandomi -troverò una soluzione, vedrai! Lascia fare a me-

-D' accordo- annuisco -grazie-

-Per cosa?-

-Per essere così fantastica- dico, ovvia -tu sai sempre cosa dire per farmi stare meglio-

-Solo perché ho imparato a conoscerti- soffia, lasciandomi un altro bacio in testa.

-Quella sera avrei tanto voluto trovarti a casa quando rientrai- confesso, abbassando lo sguardo -è stato davvero difficile senza di te-


Non dice niente.
Si limita a stringermi più forte.
In fondo, che dovrebbe dire?
Non c'era per colpa mia, giusto?!
Io ho mandato a puttane tutto.
Non di certo lei.

-In questi anni a Londra mi sono chiesta spesso come te la passassi- sussurra, cogliendomi di sorpresa -molte volte avrei voluto scriverti o chiamarti, ma rinunciavo sempre. All' inizio perché ero ancora arrabbiata con te e dopo  perché era passato così tanto tempo che non mi sembrava avere più un senso-

-Avrei voluto sentirti anche io- sospiro -ma immaginavo che tu non volessi più avere niente a che fare con me-

-Inizialmente era così- sorride -ma poi le cose sono cambiate-

-Perché?-

-Ilaria- 

-Cosa c'entra ora lei?- sbuffo, strappandole una leggera risata.

-Sai, ci sono stati vari momenti in cui ho pensato che mi sarei potuta seriamente innamorare di lei, ma poi non è mai successo-

-E perch?-

-Perché pensavo ancora a te- risponde, semplicemente -non puoi stare davvero con qualcuno quando pensi ancora ad un' altra persona, non credi?-

-Già- annuisco -ecco perché tutte le mie storie infatti sono andate a puttane- le sorrido -non riuscivo a liberarmi la testa da due certi occhi verdi-

Mi coglie alla sprovvista quando bacia il mio sorriso.
Ricambio quel dolce contatto, richiedendo però qualcosa di più.
Scivolo se possibile ancora più vicina a lei, intrecciando le nostre gambe.
Sospiriamo entrambe quando i nostri corpi si scontrano.

La sovrasto senza interrompere il bacio.
Faccio vagare le mie mani lungo tutto il suo corpo, prima di farle scivolare sotto la sua maglietta.
Passo i polpastrelli sui suoi addominali, sorridendo soddisfatta quando riesco a strapparle un sospiro più pesante degli altri.

Il sorriso mi muore sulle labbra quando con un colpo di reni, inverte le posizioni.
Sorriso che lascia il posto ad un gemito al momento che una sua mano mi sfiora il seno.
La sento ghignare soddisfatta.

-Questo però è giocare sporco- mormoro, cercando di riprendere fiato.

-Hai iniziato tu- ribatte, passando la lingua sul mio collo -e ora ne paghi le conseguenze-

-Mi piacciono queste conseguenze-

-Arrogante- soffia, lasciandomi un morso alla base della gola.

-Stronza- 

-Mai detto il contrario- ride, tornando poi a baciarmi le labbra.

In questo momento mi sto seriamente domandando perché ho concordato con lei di non superare il limite.
Io voglio superare il limite.
Io voglio superare tutto.
Fanculo il dopo.
Ma come si fa a restare lucidi?

Non ne posso più di fermare sempre tutto.
Io voglio tutto di lei.
Di nuovo.

Voglio sentirla nuovamente mia come tre anni fa.
Voglio donarmi ancora a lei.
Voglio che torniamo ad essere una cosa sola.
Chi se ne importa se lei se ne tornerà a Londra!
Chi se ne frega se tutto ciò finirà presto.
Io voglio ogni cosa di lei, finché posso.
Finché possiamo.

-Ti voglio- dico, quindi, interrompendo i suoi baci per guardarla negli occhi -io ti voglio- ripeto, poggiandole una mano sul petto.

-No- scuote la testa, rotolando via dal mio corpo.

-Cos'è, tu non mi vuoi?- sbuffo, voltandomi per guardarla.

-Certo che sì- afferma, convinta -ti voglio dalla prima volta che ti ho rivista-

-E allora perché no?-

-Lo sai il perché- sospira -ti prego- cerca una mia mano, stringendola -non complichiamo le cose-

-Ma le cose sono già complicate!- sbatto l' altra mano sul materasso -e io sono stanca di ricorrere sempre ad una doccia fredda-

-Beh, tonifica!- scoppia a ridere, strappandomi un sorriso.

-Sono seria, Feffe-

-Anche io- annuisce -a questo punto credo che forse dovremmo provare già da adesso ad essere solo amiche-

-Cosa?-

-Sì- soffia -niente più baci o dormire insieme. Insomma, evitiamo tutto quello che..-

-Cazzo, no!- sbotto, liberandomi dalla sua presa -ma sei impazzita?-

-Cerco solo di rendere le cose più facili!-

-Ma quando mai è stato facile tra di noi?- ribatto, alzando gli occhi al cielo quando la vedo abbandonare il letto -e ora cosa fai?-

-Ho bisogno di una sigaretta- risponde, andando a rufolare nella sua borsa.

-No!- esclamo, facendola voltare -torna subito qui-

-Come?-

-Torna qui!- batto il palmo della mano sul materasso  un paio di volte -noi non scopiamo e allora tu non fumi!-

-Ma che discorso è?- mi guarda confusa -e poi da quando sei diventata così volgare?-

-Colpa di Erica- faccio spallucce -quindi vieni qui o no?-

-Alessia-

-Francesca- alzo un sopracciglio indicandole nuovamente la sua parte di letto -vieni qui-

Sbuffa sonoramente abbandonando nuovamente la sua borsa sulla mia scrivania.
Raggiunge il letto, lasciandocisi cadere sopra.
Si volta poi sul fianco, così da essermi di fronte.

-Non mi piace quando mi comandi a bacchetta- mette su un broncio adorabile.

-Io dico di sì, invece- sorrido avvicinandola, guadagnandomi un altro sonoro sbuffo.

-Proviamo a dormire, che ne dici?- domanda, cambiando prontamente discorso.

-Mi stringerai tutto il tempo?-

-Non so se te lo meriti-

Scoppio a ridere, stringendomi a lei.
Resiste un po', prima di avvolgermi tra le sue braccia.
Le lascio un bacio alla base del collo, strusciandoci poi il naso.
Sorrido al suo sorriso.

-Notte, Feffe-

-Buona notte, Piccola-



I raggi del sole che penetrano dalla tapparella picchiettano prepotentemente sul mio viso.
Sbadiglio silenziosamente, aprendo successivamente gli occhi.
Francesca è ancora nel mondo dei sogni.
Devo cercare di abituarmi a questa sua versione dormigliona.

Lascio il letto silenziosamente attenta a non svegliarla.
Infilo le ciabatte e esco dalla camera.
Scendo le scale andando in cucina.
M' immobilizzo di scatto quando vi trovo i miei genitori.

-Buongiorno Tesoro!- trilla mia madre -ben alzata!-

-Che ci fate voi qui? Non andavate a trovare Marco?-

-Tuo fratello oggi aveva degli impegni, quindi siamo tornati prima- s' intromette mio padre -e ora perché non ti siedi con noi a fare colazione?-

Ok.
Tutto questo non ci voleva.
Devo subito correre in camera ad avvertite Francesca.
Devo nasconderla oppure farla sgattaiolare fuori di casa di soppiatto.

-Mi sono ricordata che devo dire urgentemente una cosa a Erica! Corro su a chiamarla e poi...-

-Alessia lo sai che non mi piace svegliarmi e non...-

Mi porto una mano in faccia quando Francesca fa la sua apparizione in cucina rovinando così ogni mio tentativo di fuga.
Lo sguardo dei miei passa tra lei e me parecchie volte prima che uno di loro si decida a dire qualcosa.
Credo di aver assunto il colore di un peperone.

-Francesca- soffia, in fine, mio padre -non sapevamo fossi qui- dice, rivolgendomi un' occhiataccia.

-Beh, ecco, io...-

-Ha dormito qui- la interrompo rispondendo per lei -usciamo di nuovo insieme-

Seguono minuti interminabili di un silenzio imbarazzante.
Minuti nei quali Feffe continua a guardarmi torva.
Posso leggerle chiaramente in faccia quanto sia contrariata da tutto ciò.
Ma del resto che cazzo dovevo fare?

-Ma è magnifico!- squittisce mia madre, correndo ad abbracciare Francesca -e cosa aspettavate a dircelo?-

-Mamma!- la riprendo scocciata -falla respirare!-

-Sono così contento!- esclama mio padre, abbracciando Feffe a sua volta -esigo che tu rimanga a pranzo da noi! Così ci racconterete tutto!-

-Ma non dovete lavorare?- chiedo, sbuffando.

-Abbiamo preso una settimana di ferie!- mi informano all' unisono -non sei contenta?-

-Spruzzo gioia da tutti i pori come il nonno di Heidi-

E io che stavo quasi ponderando l' idea di non dire proprio loro di me e Francesca.
Tanto se torna a Londra non avrebbe avuto senso e se invece rimane avrei avuto tempo per farlo.
Ma così hanno mandato a puttane tutto e ora mi tocca sorbire il loro terzo grado.
La vita è proprio una puttanella.








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ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^

Devo scusarmi per il ritardo vero?
Immagino di sì.
Quindi, ecco, scusatemi per il ritardo.

E scusatemi anche se ci saranno errori di ortografia.
L'ho riletto un paio di volte e adesso lo so a memoria, manco qualcuno dovesse interrogarmici su.
Sono stanca morta e sicuramente qualcosa mi sarà passato.
Chiedo venia già da adesso.

Finalmente sappiamo cosa è successo davvero ad Alessia!
Sospettavate già qualcosa di simile?
Probabile! 
Almeno ora ne avete la conferma.

Povera piccola Alessia!
Così indifesa e ingenua.
Menomale che Francesca non era lì a Milano con lei o sarebbe di sicuro andata a prendere a botte chiunque indossasse un cappuccio e una bandana!
Chissà cosa farà per restare tranquilla quando tornerà a Londra...

Sono felice di aver fatto riappacificare le sorelle Creatini!
Non mi piacicono quando sono distanti.
E poi Marta riapparirà presto e un po' di più di qualche riga.

Mi sono mancate però Erica e Eleonora in questo capitolo.
Le avremo nel prossimo!
In fondo, hanno in programma una cena, no?!

Anche Ilaria e Francesca hanno chiarito.
C'è mancato poco che quest' ultima prendesse a pugni Lucia.
In realtà ci ho pensato, ma non sarebbe stato un gran colpo di genio per poi riavvicinarsi alla rossa.

Adesso vi lascio!
Sapete come trovarmi se avrete domande e chiarimenti!
Buona serata!
Un abbraccio a tutti,


Crige.

Ps: tempo fa ho pubblicato una ote shot, passateci se vi va!

  
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