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Autore: lady lina 77    11/01/2019    4 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era stato male, per giorni era stato preda di violenti mal di testa e una forte apatia aveva preso possesso di lui. Gli scivolava tutto addosso, la nuova avventura in Parlamento, la scoperta di Londra, Valentine, ogni cosa sembrava aver perso consistenza davanti ai suoi occhi, insieme a tutte le certezze che lo avevano sorretto in quegli anni.

Vedere Demelza era stato un sogno che si era realizzato ma quel sogno si era trasformato subito in un terribile incubo. Che meritava tutto ma che si era abbattuto su di lui con la violenza di un terremoto. L'aveva pensata tanto in quegli anni, si era isolato dal mondo e aveva passato ogni attimo della sua vita a preoccuparsi per lei e per i bambini, convinto che per lei fosse lo stesso e che, ovunque fosse, rimpiangesse la vita che avevano condiviso assieme e il loro amore. Ross sapeva di essere arrogante e sapeva anche che Demelza, quando se n'era andata, lo aveva fatto con l'idea di non tornare e di chiudere per sempre la storia con lui ma non riusciva ad accettare comunque ciò che aveva scoperto. Era egoista, ma non ci riusciva! Se n'era andata perché non le aveva lasciato altra scelta ma era sempre stato convinto che per lei fosse stato doloroso come lo era stato per lui. Invece si era ricostruita una vita, una vita bellissima da quel poco che aveva potuto notare. Lo aveva dimenticato, lo aveva lasciato indietro e assieme ai suoi figli si era proiettata verso un futuro di cui lui non faceva più parte. Sapeva che ne aveva tutto il diritto, che non aveva più doveri verso di lui eppure... Eppure Ross soffriva, irrazionalmente soffriva moltissimo perché mai, MAI in quegli anni, nonostante tutto, aveva smesso di considerarla l'unica e vera moglie che avesse mai avuto.

Era arrogante, lo sapeva! Ed egoista, sapeva di nuovo anche questo! E poi testardo, imprevedibile e mille altre cose che la stessa Demelza, in passato, gli ricordava. Eppure lei amava quei lati del suo carattere, anche quelli di cui meno c'era da andare fiero.

Era cambiata da allora, da quel giorno in cui gli aveva detto addio con un bacio sulla guancia, il viso pallido e le lacrime trattenute a stento, sulla porta di Trenwith. Era diventata una nobile, aveva voltato le spalle a ciò che era e aveva abbracciato persone che insieme avevano combattuto, era elegante, potente, altera e bellissima. La bellezza di una bambola di porcellana però, finta e con la medesima freddezza... Lo aveva tradito, non tanto come uomo ma in ogni cosa in cui avevano creduto e lottato insieme! Era annientato! E arrabbiato... Con lei, con se stesso, con i Boscawen, con tutto quel mondo nuovo che l'aveva catturata e cambiata e con quell'uomo nobile e potente che l'aveva fatta sua.

Un uomo sconosciuto l'aveva resa così! Un uomo che si era preso cura di lei ma che sentiva di odiare! Era egoista anche questo ma l'idea che qualcun altro l'avesse amata e che lei gli avesse permesso di farlo, lo faceva impazzire. Chi era questo tenente Armitage? Un uomo di mare? Non lo aveva mai visto in effetti e forse era spesso fuori, in navigazione, a costruirsi una carriera acquisita probabilmente per diritto di nascita più che per merito... Dannazione a lui! Come aveva fatto a conoscerla? Era un matrimonio d'amore? Come poteva Demelza essere stata accettata in casa dei Boscawen, una delle famiglie più potenti e antiche d'Inghilterra che si muoveva secondo regole sociali antiche di secoli e che mai avrebbe accettato in casa una donna sola con due bambini?

E i suoi bimbi, già... Jeremy era grande, un bambino bello, sveglio, che sapeva fare molte cose e che probabilmente aveva anche imparato a cavalcare. E non con lui! Quanto aveva immaginato il suo viso in quegli anni e che colpo al cuore rivederlo ora, com'era diventato.

E Clowance... Ora lo aveva scoperto, era una bimba quella partorita da Demelza in quel periodo terribile dove lui aveva lasciato lei e Nampara. Una bimba che ora aveva sei anni, un carattere aristocratico come i suoi modi di fare, bellissima, eterea e anche lei distante e assolutamente estranea al mondo di suo padre e alle sue origini.

E poi... Gemelli? Demelza aveva avuto altri figli? Cercò di ricordare, in quei giorni di buio, i visi dei due bambini più piccoli. Erano incantevoli, con lineamenti fini e delicati, capelli biondissimi e occhi azzurri e trasparenti. Avevano gli stessi colori di Clowance ma erano allo stesso tempo diversi. Avevano il carattere di Demelza, quanto meno la bambina, ma le somiglianze finivano lì. Fisicamente non avevano nulla della madre e quindi probabilmente somigliavano al loro dannatissimo padre. Quindi, se i bambini erano belli, il padre doveva essere affascinante... Dannazione a lui! E se aveva il carisma di Lord Falmouth e la sua intelligenza, forse Demelza aveva incontrato il perfetto principe azzurro. Di male in peggio! Ed era geloso... Forse anche Demelza era stata gelosa così, quando lui stupidamente correva da Elizabeth inventando mille scuse per stare con lei... Faceva male e si odiava per avergli inferto quel dolore, ora che lui stesso lo provava sulla sua pelle.

Dopo giorni di mutismo dove usciva di casa solo per le sedute in Parlamento, adducendo un'influenza si rifugiava subito a casa a macerarsi nei suoi pensieri. Ma dopo una settimana decise che doveva trovarla, capire, chiedere, parlarle! Demelza doveva sapere che era lì! Non era da lui stare a letto a macerarsi in pensieri che non portavano a nulla e solo Demelza poteva rispondere alle mille domande che gli affollavano la testa. Trovarla era stato un miracolo e ora doveva sfruttarlo per avvicinarla, anche se le conseguenze potevano essere pesanti e le risposte che avrebbe potuto ottenere, per nulla piacevoli.

Tornò a passare i pomeriggi con Basset, a farsi guidare da lui per cercare di capire la situazione, la società dove Demelza si muoveva, i posti dove incontrarla, ma alla fine capì che l'unico posto dove avrebbe potuto avere fortuna era proprio l'enorme dimora di Falmouth.

E quindi, con Basset, accettò ogni invito che il Lord faceva loro per discutere di politica. Demelza viveva lì e se era fortunato, l'avrebbe incrociata. E poi...? Come avrebbe reagito, lei? Beh, non lo sapeva e ci avrebbe pensato al momento, come faceva da sempre. Per ora doveva solo cercare di vederla, muovendosi con furbizia all'interno di quell'enorme palazzo, senza tradirsi, fingendo interessi politici senza mai nominare il suo nome. Non sapeva che genere di legami avesse coi Boscawen e cosa sapessero di lei, ma Falmouth non era a conoscenza del loro legame e quindi non l'avrebbe tradita.

Per due settimane, ogni lunedì e giovedì pomeriggio, lui e Basset andarono da Falmouth in visita ma a parte l'uomo, Ross non vide nessuno se non qualche membro della servitù. Demelza e i bimbi probabilmente vivevano in un'altra ala di quell'enorme palazzo e quindi, a meno di fortuite casualità che permettessero loro di incontrarsi, ci sarebbe voluta pazienza e perseveranza.

Al terzo lunedì però, quando il maggiordomo li scortò nell'ufficio di Falmouth dicendo loro che il suo padrone sarebbe arrivato nel giro di pochi minuti perché trattenuto da una faccenda urgente, una sorpresa fece sussultare Ross.

Lo studio non era vuoto come si sarebbe aspettato, ma la testolina di un bimbo biondo, steso sul pavimento e intento a disegnare, fece capolino.

Basset sorrise. “Ciao Demian!” - disse al bimbo, vestito con una camicina alla marinara e dei pantaloncini bianchi, abbigliamento che, unito ai suoi lunghi capelli biondi e alle guance paffute e rosse, lo faceva sembrare un dolce bambolotto.

Da sotto la scrivania, Jeremy fece capolino, a carponi, sbucando all'improvviso e facendolo sussultare. Non aveva notato che c'era anche lui! Giocava per terra, con dei soldatini, e probabilmente erano stati entrambi affidati allo zio per quel pomeriggio, per qualche ignoto motivo. “Buon giorno Lord Basset” - disse il bambino.

Basset annuì. “Ciao Jeremy! Soli? Dove sono le vostre sorelle?”.

Demian continuò a disegnare steso in terra, sul foglio che aveva in mano, Jeremy sospirò. “A una festa di compleanno. Le ha accompagnate la mamma”.

E come mai voi due siete qui?” - chiese lord Basset, curioso. “Non vi piacciono i compleanni?”.

Jeremy lo guardò storto, come se lord Basset avesse detto un'eresia. “Il compleanno di UNA FEMMINA? Neanche morto! Vero Demian?” - chiese, al fratellino.

Vero!” - disse il piccolo che probabilmente nemmeno li stava ascoltando.

Lord Basset rise. “Ah Jeremy, fra qualche anno cambierai idea”.

Su Lady Chaterine?”.

Ross osservò suo figlio, era la prima volta che lo vedeva tanto a lungo e così da vicino. Era incantato nel sentirlo parlare e nel vedere quanto fosse cresciuto. Aveva una voce così squillante e allegra e pareva spigliato e piuttosto deciso in quel che pensava. Era così diverso dall'ultima volta che lo aveva visto, quel giorno in cui gli aveva promesso di insegnargli ad andare a cavallo... Ora probabilmente sapeva già farlo, assieme a tante altre cose che qualcun altro gli aveva insegnato.

Basset scoppiò a ridere, come intendendo appieno la situazione che a Ross invece sfuggiva. “Lady Chaterine? Lei vuole fidanzarsi con te, lo sai? Ha detto alla mia Emily che è innamorata di te e che da grandi vi sposerete!”.

Lo dice lei, non io!” - rispose Jeremy, secco, mentre Demian in terra rideva.

Perché ridi, Demian?” - chiese Basset.

Perché io, se una mi vuole sposare, gli do un pugno e basta!”. Anche Demian sembrava deciso sul da farsi, nelle questioni di donne...

Cambierete idea” - disse Basset.

Su lady Chaterine?”. Jeremy ora sembra proprio terrorizzato e questa bambina, chiunque lei fosse, doveva davvero stargli antipatica. A Ross venne da ridere, lo avrebbe fatto se non fosse stato che, sentendo quella conversazione, aveva avuto la certezza di quanto estranei fossero ormai lui e suo figlio e che non conosceva più nulla della sua famiglia.

Bassett sorrise amabilmente. “Lady Chaterine è una bella bambina, nobile e di buona famiglia. Ma non è detto che cambierai idea su di lei. Intendevo che la cambierai sulle femmine, fra qualche anno”.

Jeremy sospirò. “Non lo so. Se sono tutte come quella lì... Lo sapete Lord Bassett? Al parco, quando mi vede e gioca con Clowance, mi insegue perché vuole baciarmi. Io sto attento, sono sempre all'erta se lei è in giro e scappo in tempo ma una volta son stato poco attento e quella lì ci è riuscita. Mi ha dato un bacio sulla guancia e mi fa schifo ancora adesso, se ci penso...”.

Lord Basset scoppiò a ridere, come Demian che, evidentemente, doveva aver assistito a quella scena. “E non ti è piaciuto?”.

No, mi ha sbausciato tutta la faccia! Ho tenuto la testa sotto l'acqua della fontanella mezz'ora, per lavarmi...”.

Ross lo guardò. Santo cielo, aveva un modo di raccontare le cose così leggero, divertente e spigliato che, se non fosse stato che per lui era un perfetto sconosciuto, si sarebbe unito con piacere a quella conversazione fra loro. E invece doveva esserne un semplice spettatore anche se, sentirlo parlare così, con quel modo di raccontare le cose, lo metteva comunque di buon umore... Somigliava a Demelza nel carattere, era allegro, espansivo e vivace, diversissimo da lui.

Basset gli si inginocchiò davanti, osservando i suoi soldatini. “Che battaglia stai conducendo, Jeremy?”.

Il bimbo indicò i due schieramenti. “Inglesi, questi qui in rosso. Contro scozzesi, questi qui con la gonna”.

Demian a quelle parole lasciò i pastelli e corse da lui, buttando in terra con una mano tutti i soldatini in gonnella.

Jeremy lo guardò a bocca aperta. “Demian, hai appena conquistato la Scozia!”.

Demian rise, saltellando, imitato da Basset. “Tuo zio sarà contento!”.

Ross osservò l'uomo, ora davvero smarrito su quel lato della conversazione. E Basset si affrettò a spiegare. “I gemelli sono stati concepiti durante una vacanza in Scozia e Lord Falmouth ci ha visto un segno profetico del destino”.

Ecco, forse sarebbe stato meglio non chiedere... Non aveva certo voglia di sentire di come e quando Demelza avesse concepito i due figli minori... Santo cielo, questo dannato padre dei gemelli l'aveva anche portata in vacanza... Cosa che lui non aveva mai fatto, per mancanza di mezzi economici certo, ma anche perché incapace di organizzare qualcosa di romantico solo per loro due.

A un certo punto Lord Basset, ignaro dei suoi pensieri, guardò i ritratti che ornavano la parete e il suo sguardo cadde sul fondo di uno di essi. Osservò accigliato e Ross guardò nella medesima direzione per capire cosa avesse attirato la sua attenzione.

Anche Jeremy guardò e poi impallidì, guardando il fratellino. “Demian, che hai fatto?” - disse, correndo vicino a un ritratto raffigurante una donna elegante che pareva di grande valore.

Demian osservò il ritratto e poi annuì, scuotendo i suoi lunghi capelli biondi. “Ci ho disegnato sotto un cagnolino e dei fiorellini coi pastelli”.

Perché?” - chiese Jeremy. “Lo zio si arrabbierà un sacco!”.

Il bimbo si alzò da terra e si avvicinò al fratello maggiore. “No, non si arrabbierà! E' più bello adesso! Prima c'era solo una signora morta, adesso è diventato un quadro contento!”.

Lo zio te le suona, stavolta! Altro che contento!” - disse Jeremy con convinzione.

Demian lo guardò con aria di sfida. “A me mi piace così! Anche alla signora morta gli piace così!”.

Lord Basset rise, ancora. “Jeremy, credo che avresti fatto meglio ad andarci, a quel compleanno!”.

Jeremy sospirò e in quel momento Lord Falmouth fece il suo ingresso nello studio.

Basset rise. “Caro Falmouth, avete un nipotino che sarà un grande artista! Non arrabbiatevi e guardate il lato positivo della faccenda!”.

Falmouth lo guardò male, osservò Jeremy, Demian e poi il grande quadro che aveva alla parete. I suoi occhi si assomigliarono... “Demian! Sai chi è quella donna nel quadro?”.

Una signora morta!” - rispose il bimbo.

Mia nonna Edgarda! Mi ha cresciuto lei e AMO tanto guardare quel quadro che me la ricorda! Perché ci hai pasticciato sopra?”.

Demian, per nulla intimorito dalle occhiatacce dell'uomo, alzò le spalle. “Perché così è più bello!”.

Falmouth divenne rosso in viso, quasi fosse sul punto di esplodere. “Sylvie!!!” - urlò, chiamando una domestica che giunse poco dopo.

Dite signore”.

Chiama il signor Smith, il restauratore! E fa sparire tutti i pastelli a cera del palazzo”.

Demian fece per commentare ma lo sguardo dello zio stavolta gli fece decidere che era meglio stare zitto. La donna raccolse i pastelli, Falmouth salutò Ross e Basset e Demian si stese in terra a giocare coi soldatini mentre Jeremy, forse incuriosito dal trovarsi a quella riunione di lavoro, si appoggiò al tavolo.

Falmouth tossicchiò. “E allora, Poldark? Avete cambiato idea su quelle questioni di cui vi ho parlato e che vi vedevano in totale disaccordo?”.

Ross guardò Jeremy che, sentendo il suo cognome per la prima volta, era rimasto assolutamente indifferente e poi sospirò. Il nome dei Poldark per il bambino non significava nulla, non risvegliava in lui alcun ricordo e questo significava che Demelza non lo pronunciava da anni e che quindi non gli parlava mai di lui. “No, non cambio idea facilmente e continuo a pensare che fare uno sforzo per ridurre il prezzo del grano sia una buona cosa per combattere la fame che attanaglia grandi fette della popolazione del paese”.

Signor Poldark, perché siete tanto testardo? Se Lord Basset, che da sempre è mio antagonista, vi ha portato qui, è perché pensa che noi tre potremmo trovare una linea comune. Se lui è testardo, non dovete esserlo anche voi!”.

Ross era stanco di ascoltarlo, era stanco di tutto. Era in quella ricca ed enorme casa per cercare di incontrare Demelza e anche se la politica gli interessava, così come le questioni sociali che agitavano il paese, ora erano altre le faccende che gli affollavano la mente. Voleva incontrare Demelza ma aveva sempre fallito, non l'aveva mai incrociata in quelle stanze e l'unico risultato raggiunto era che le sue continue visite con lord Basset avevano convinto Lord Falmouth che stesse cercando un accordo con lui.

Eppure quella visita, di quel giorno, non era stata infruttuosa, non del tutto! E doveva esserne contento! Perché arrivare sin lì e trovare Jeremy in quello studio, che giocava con quello che chiamava 'fratellino', era di per se già una vittoria. Lo aveva ascoltato rapito mentre parlava con Lord Basset che evidentemente conosceva bene, era così straordinario sentirlo parlare e vedere quanto fosse cresciuto. Ed ora era lì, a pochi metri da lui dopo che per quasi sette anni erano stati divisi da centinaia di miglia di distanza. Ignorando che in quella stanza ci fosse il suo vero padre e in fondo era normale e giusto così, non lo conosceva dopo tutto. “Come potremmo trovare un accordo, con idee di partenza così distanti?” - disse infine, per rispondere a Falmouth.

Si potrebbe cercare una buona via di mezzo che unisca il meglio delle vostre idee con le nostre” - disse Basset, cercando un punto di contatto che Ross non era disposto a trovare.

Lord Falmouth si voltò verso i bambini. “Demian, tirati su dal pavimento, smettila di rotolarti!” - intimò al piccolo che se ne stava steso sulla moquette.

Sono comodo!” - rispose il bimbo, mentre i lunghi capelli biondi ormai spettinati gli coprivano gli occhi.

Composto, Demian! Non si sta stesi in terra, non durante una riunione di lavoro”.

Ma mica sto lavorando! Tu stai lavorando!”.

Ross osservò la scena. Il piccoletto concepito in Scozia aveva una notevole lingua lunga e una enorme scorta di sfacciataggine.

Falmouth, pur non alzando il tono di voce, sembrò indispettirsi. “Se vuoi stare comodo, mettiti sul sofà. Non in terra! Oggi mi hai già rovinato coi pastelli un dipinto di mia nonna, vuoi che aggiunga anche questo alla lista di cose da raccontare a tua madre stasera, quando viene a prenderti?”.

Il bimbo sbuffò, poi si arrese e andò borbottando sul sofà, mentre Basset se la rideva della grossa. E anche Jeremy.

Lord Falmouth si voltò verso di lui. “Torniamo a noi. Jeremy, vuoi aiutarmi a spiegare al signor Poldark come stanno le cose?”.

Ross sussultò, preso alla sprovvista. Falmouth che voleva fare? “Io non credo...”.

Falmouth sorrise amabilmente. “I bambini a volte sanno spiegare meglio di noi adulti l'ovvietà della vita che ci circonda. Jeremy, tesoro, andresti a prendermi il libro di storia del diritto dallo scaffale”.

Certo zio”. Il bimbo andò alla libreria, prese un tono dalla copertina azzurra e poi tornò da loro, poggiandolo sul tavolo. “Eccolo”.

Falmouth gli sorrise, accarezzandogli i capelli. “Jeremy, chi è più bravo ad amministrare il potere? Spiegalo, al signor Poldark”.

Chi lo ha sempre avuto, zio”.

E i poveri?”.

I poveri non hanno mai avuto potere e non hanno mai comandato. Non saperebbero gestire nessun potere, vanno guidati da chi ne sa più di loro”.

Ross, a quelle parole, sentì le viscere rivoltarsi nel suo ventre. Fece per replicare, ma che poteva dire? Cosa poteva dire a suo figlio, a cui avevano messo in testa idee totalmente diverse dalle sue? Il suo bambino... che parlava del potere intoccabile della nobiltà. Lo aveva abbandonato e altri lo avevano cresciuto al suo posto e questi erano i dolorosi risultati... Ma perché Demelza lasciava che Jeremy acquisisse quei valori tanto diversi da quelli che, a Nampara, avevano sempre guidato la loro famiglia? Era davvero cambiata tanto?

Falmouth proseguì. “Quindi, Jeremy, cosa possiamo fare di buono per le persone povere?”.

Guidarli e fare leggi giuste”. Sorrise, soddisfatto nel vedere Falmouth compiaciuto. Poi però, dopo due secondi, tornò ad essere solo un bambino. “Zio?”.

Sì?”.

Io e Demian possiamo andare da Mary a fare merenda?”.

Certo, portami via dalla vista quel piccolo demonio di tuo fratello”.

Demian, dal sofà, ridacchiò. “Mary non c'è!”.

Dov'è?” - chiese Falmouth.

Stava nella biblioteca grande. Mi ero nascosto per giocare a nascondino e lei era lì e si sbaciucchiava tutta con il tuo maggiordomo”.

A quelle parole, i tre uomini spalancarono gli occhi, al colmo della sorpresa.

Falmouth guardò Jeremy. “E' vero?”.

Sì”.

E Basset scoppiò a ridere. “E' un classico! Tata dei bambini e maggiordomo...”.

Falmouth divenne nuovamente rosso in viso e ancora una volta... “SYLVIE!!!”.

La cameriera fu di nuovo lì, in un attimo. “Ditemi, signore!”.

Porta i bambini a fare merenda e poi mandali in giardino a giocare! E poi va in biblioteca, fa uscire CHIUNQUE vi si trovi e apri le finestre per arieggiare la stanza!”.

Certo signore!”.

Jeremy ridacchiò, poi si avvicinò allo zio con fare affabile. “Senti... Posso chiederti una cosa?”.

Dimmi” - rispose Falmouth, sfinito da quella giornata casalinga per nulla rilassante.

Dopo viene Gustav! Posso andare con lui al parco a giocare?”.

Certo!”.

Jeremy sorrise. “Ai giardini di Vauxhall?”.

Falmouth lo guardò, cambiando espressione. “No! Se vuoi andare al parco, vai a Kensington, qui dietro casa. Vauxhall non è posto per bambini, non puoi andarci non accompagnato e tua madre, se ti dessi il permesso, questa sera mi metterebbe sulla graticola”.

Jeremy, buono e ubbidiente fino a quel momento, picchiò i piedi, pronto a fare un capriccio. “Ma zio, Kensington è un posto per poppanti! Come Demian! E poi sarei accompagnato!”.

Da chi?” - chiese Falmouth.

Jeremy annuì, come rispondendo a qualcosa di ovvio. “Da Gustav! E' il mio migliore amico, chi meglio di lui può curarmi con taaanto amore? E io curerei lui!”.

Falmouth sbuffò. “Gustav ha la tua età, è il bambino più imbranato di Londra e dubito sia responsabile”.

Ma zio... Gustav è il mio migliore amico! E' come il fratello che non ho mai avuto!” - rispose Jeremy.

A quelle parole, il piccolo Demian si avvicinò alla scrivania, appoggiandocisi con la faccia dopo essersi messo in punta di piedi. “E io?” - chiese, guardando il fratello.

Anche Basset e Falmouth guardarono Jeremy. “Esatto, e lui?”.

Jeremy li guardò male, come se non capissero una cosa che per lui era ovvia. “Ma vedete, Gustav era il mio quasi fratello da prima che nascesse Demian. Non è giusto privarlo del suo titolo di quasi-fratello solo perché mi è nato un fratellino!”.

A quelle parole, Basset scoppiò a ridere. “Jeremy, tu da grande potresti diventare un avvocato bravissimo! Mi hai quasi convinto, sai?”.

Falmouth, meno divertito, guardò Jeremy con aria severa. “Niente Vauxhall, va con Demian a fare merenda e poi all'arrivo di Gustav, al massimo andate a Kensington! Fine del discorso!”.

Jeremy sospirò, sconfitto. E con Demian e Sylvie uscì dalla stanza, borbottando, lasciando però Ross piacevolmente affascinato da quel bambino furbo, sveglio e sicuramente più bravo di lui a portare avanti i suoi desideri. Aveva un'intelligenza vivace, un vocabolario ricco e dimostrava una notevole faccia tosta. Certo, era contento che non l'avesse avuta vinta perché nemmeno a Ross piaceva l'ambiente dei giardini di Vauxhall, ma Jeremy aveva portato avanti talmente bene le sue motivazioni che forse si sarebbe meritato di andarci, accompagnato da un adulto...

Quando la porta si chiuse, nelle sue ossa tornò il gelo. Avrebbe voluto avere ancora lì il suo bambino, parlare con lui e portarlo a casa con se per conoscerlo meglio.

Ma non poteva. E in pochi minuti tornò nel mare di noia da cui Jeremy lo aveva salvato. Era ora della politica e dei doveri ma nel suo cuore ringraziò Dio per avergli fatto vedere e conoscere meglio suo figlio.


...


Erano passate due ore, da quell'incontro, due ore condite da discussioni infinite e senza sbocchi, da proposte e controproposte e da un mutuo scambio di battute che alla fine aveva portato i tre uomini a conoscersi meglio e a far sentire Ross un pò meno estraneo in quel rapporto di amicizia fra Basset e Falmouth.

Passate le cinque, Falmouth li accompagnò nel corridoio per scortarli fino all'uscita e Ross si preparò a lasciare la grande dimora dei Boscawen senza aver incrociato Demelza per l'ennesima volta ma comunque felice di aver visto Jeremy.

Non credeva che l'avrebbe incontrato di nuovo e grande fu la sua sorpresa quando, sotto il grande portico che portava ai giardini, lo vide venire con Demian verso di loro. E non erano soli ma c'erano anche le due sorelle tornate evidentemente dalla loro festa, Clowance vestita con un elegante vestitino rosa che trascinava un carretto di legno pieno di orsacchiotti e bambole e Daisy, vestita con un abitino azzurro e con un nastro bianco fra i capelli.

Ross non riuscì a trattenere un sorriso, erano dolorosamente belli e uniti tutti e quattro insieme e Demelza aveva messo al mondo quattro capolavori. Demelza... Se le bimbe erano lì, forse c'era anche lei... Il suo cuore accelerò.

Guardando meglio per scorgerla, senza successo, si accorse che il piccolo Demian era completamento bagnato, con capelli e vestitino alla marinara fradicio.

Falmouth sospirò e Basset rise, di nuovo, avvicinandosi ai bambini. "Demian, che ci fai così, bagnato come un pulcino?".

"Ho fatto il bagnetto nella fontana! C'avevo caldo!".

Falmouth scosse la testa, inchinandosi a strizzare la camiciola del bambino. "Demian, ma perché fai così? Vedi di metterti al sole ad ascigarti o vai a casa a prendere abiti puliti e asciutti".

"E' poco furbo esserti bagnato così! Tua madre ti metterà in castigo e domenica prossima non potrai andare con lei e i tuoi fratelli alla gara di trotto all'ippodromo".

A quelle parole, Clowance guardò storto il fratellino. "Lord Basset, se Demian voleva nascere furbo, nasceva femmina! E invece...".

Ross spalancò gli occhi, colpito da quella frecciatina diretta, elegante e decisamente poco velata fatta in quei termini così decisi dalla piccola, perfetta Clowance. Santo cielo, sua figlia... Che parlava a quel modo... Deglutì pensando davvero che Clowance, ancora una volta, riusciva a fargli paura.

Basset invece rise. "Sentito tua sorella?".

Demian scosse la testa. "Mamma è contenta se faccio il bagno!".

"Non nella fontana!" - ribatté Jeremy.

Stanca di quella conversazione, la piccola Daisy si arrampicò nel carrettino dove Clowance teneva le bambole e i pupazzi, buttandoli a terra per farsi posto.

"DAISY!!!" - la rimbrottò Clowance.

La piccola peste dondolò le gambette. "Portami in giro!".

"No, scendi!".

Falmouth fece per intervenire ma Jeremy fu più veloce di lui e, da bravo fratello maggiore, si chinò a raccogliere le bambole e a rimetterle nel carrettino, prendendo in braccio poi Daisy che si avvinghiò a lui tutta soddisfatta. "Dai, ti porto io!" - sussurrò alla sorellina.

Daisy annuì, stringendosi a lui. "Sì!".

Basset accarezzò i capelli della bimba. "Ti piace stare in braccio a Jeremy?".

"Sì, è mio fratello grande".

Falmouth mise a terra Demian, sorridendo a Jeremy. "Vuole essere presa solo da lui, è il suo eroe!".

E Ross guardò suo figlio sentendosi estraneo in quel quadretto famigliare ma anche estremamente orgoglioso per il bambino assennato e responsabile che era diventato.

Demian, di soppiatto, si avvicinò a Clowance. "Mi prendi in braccio?".

"Neanche morta!".

Gli occhi di Demian divennero lucidi. "E allora voglio la mamma!".

Ross lo guardò, lo avrebbe ringraziato in quel momento per averla citata... Forse avrebbe potuto scoprire dov'era, forse l'avrebbero chiamata.

Ma Clowance spense le sue speranze. "Mamma ci ha portate a casa e poi è uscita, aveva lezione di tiro con l'arco! Torna per cena e tu sei un frignone e un mammone! Femminuccia!".

Demian scoppiò a piangere e Ross guardò Clowance, accigliato e contrariato per quell'atteggiamento forse infantile ma comunque molto duro verso il fratellino. Non la conosceva, non conosceva i rapporti fra i bambini ma da quel poco che aveva visto, Demian era estremamente attaccato a Demelza e probabilmente era il figlio più coccolato e che più godeva del contatto con lei mentre Clowance, inquietantemente simile a lui e ai Poldark per orgoglio e testardaggine, era più riservata e più incapace a manifestare i suoi sentimenti o un bisogno di affetto. Questo le rendeva più difficile, rispetto a Demian, lasciarsi andare a momenti esclusivi con sua madre e quindi era gelosa del fratellino che invece le si avvicinava senza problemi... Se aveva capito un pò Clowance, forse aveva compreso anche cosa c'era dietro quell'apparente astio verso il piccolo Demian. Gli si spezzò il cuore perché sua figlia stava facendo i medesimi errori che avevano portato lui a perdere chi amava.

Falmouth sospirò, rimproverò Clowance per l'atteggiamento e poi riprese Demian in braccio. "Sù, sei un ometto, basta piangere" – sussurrò al piccolo che frignava aggrappato a lui, intimando agli altri tre di andare e proseguire coi loro giochi.

Ross scosse la testa, pensando ironicamente che chiedere a un bambino che assomigliava a un bambolotto e vestito come un idiota, di essere più uomo, era davvero troppo. Demian era un bambino bellissimo e con quei capelli biondi lunghi e quei vestiti sarebbe stato trovato irresistibile da qualsiasi donna ma agli occhi di un uomo, di QUALSIASI uomo di classe sociale differente dai Boscawen, sarebbe apparso ridicolo. Perché Demelza vestiva il suo bambino così?

Beh, non aveva importanza! Demelza non era in casa quel pomeriggio e il fatto che prendesse lezioni di tiro con l'arco lo lasciava perplesso e gliela faceva sentire ancora più sconosciuta ma ora sapeva dove trovarla: la domenica successiva avrebbe preso parte alla gara di trotto all'ippodromo e lui vi si sarebbe recato. Ora non aveva più scampo, ora sapeva dove incontrarla!

Jeremy, Clowance e Daisy fecero per correre via ma Falmouth li bloccò. "BAMBINI!".

"Sì?".

"Salutate Lord Basset e il signor Poldark!".

I tre piccoli annuirono. "Buon pomeriggio Lord Basset, buon pomeriggio signor Poldark!".

E poi corsero via.





  
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