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Autore: Nathan05    12/01/2019    1 recensioni
Ero eccitatissimo per la mia prima vacanza in Giappone, un sogno divenuto realtà. Ma sarà un fortunoso ritrovamento a rendere la mia vacanza davvero indimenticabile: un diario segreto che mi permetterà di entrare nell'animo del suo autore, un ragazzino amante del calcio.
DISCLAIMER: i personaggi di "Capitan Tsubasa" appartengono al creatore Yoichi Takahashi. Possibile allerta spoiler per chi sta seguendo l'anime "Capitan Tsubasa" (2018), al quale si collega questa storia. Il seguito è un'elaborazione dell'autore basata anche su Boku wa Misaki Taro. Non leggete la storia se siete infastiditi da relazioni amorose / sentimentali tra personaggi minorenni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO XVIII – WAKABAYASHI E ISHIZAKI

10 LUGLIO 2018

Il rapporto tra me e Tsubasa è un po' strano, forse dovuto al fatto che entrambi siamo un po' timidi, soprattutto quando si tratta di parlare di noi stessi. Ci sono momenti profondi come quello dell'altro giorno, in cui riusciamo a mostrare quanto l'uno tiene all'altro, mentre poi per giorni non parliamo di niente di davvero importante, dedicandoci solamente alla nostra passione calcistica, pur passando ore ed ore insieme. In qualche modo, anche i silenzi e le lunghe giornate passate a dare calci al pallone fanno parte di un nostro modo di comunicare: non abbiamo bisogno di dimostrare continuamente il nostro legame, ne siamo già consapevoli. Eppure, in tutto questo tempo non sono riuscito a dirgli che lo amo, né a capire se lui mi ami altrettanto.

Ieri sera, quando ero già a letto, sento il campanello di casa. Poi mio padre mi chiama: era per me. “Tsubasa? A quest'ora?”. Penso. O spero. Mi sistemo velocemente, scendo, vedo Genzo Wakabayashi sul divano. Lui si alza quando sono ancora per le scale, “Misaki, dobbiamo parlare”. Capisco che si stratta di qualcosa di importante, così gli faccio strada verso camera mia. Avverto una strana sensazione, inizio a sentirmi agitato.

“Misaki, sei gay?”. Wakabayashi era sempre molto diretto nel parlare, ma quella domanda proprio non me l'aspettavo. Mormoro qualche suono senza significato. “Dalla festa di Kishida, qualcuno ha iniziato a mettere in giro questa voce”, mi dice. Capisco che si stava riferendo al bacio con Tsubasa. “Per il gioco?” chiedo. “Non è quello stupido gioco il problema, avete trascinato persino me in quella stronzata. È il come...”. Ero di nuovo perso. “Quelli che erano seduti dal vostro lato dicono che hai... toccato il culo di Tsubasa durante il bacio”. COSA? Io non avevo fatto niente, ero stato ben attento a non muovere un muscolo per non destare sospetti. Ero sicuro... o forse no. Forse ero entrato in trance e non me n'ero accorto?

“Misaki, se sei gay a me non importa. Davvero. Ma se si viene a sapere una cosa del genere, questo potrebbe creare problemi alla squadra, capisci? Manca meno di un mese al torneo nazionale, potrebbero utilizzare il gossip per destabilizzare la squadra e screditarci. Ed anche tu, sei un giocatore importante, non devi avere altri problemi per la testa se non le partite”. Capisco che Wakabayashi non era venuto per prendermi in giro o per farsi i fatti miei, era sinceramente preoccupato per la squadra ed anche per me. Decido, gli racconto del bigliettino. “Secondo te è stato Ishizaki?”. “Non lo so, lo scopriremo”.

Wakabayashi si era comportato da vero leader dello spogliatoio ed amico. Non gli avevo risposto alla prima domanda, e non aveva insistito. Forse anche lui si era reso conto di essere stato un po' troppo diretto. Se n'era andato senza sapere se fossi gay o meno, ma aveva preso le mie difese. In qualche modo, avevo trovato un altro alleato al mio fianco.

11 LUGLIO 2018

L'allenamento di oggi è iniziato senza Wakabayashi ed Ishizaki. Ho subito capito che loro assenza poteva essere collegata alla storia del bigliettino ed al colloquio che ho avuto l'altra sera con il nostro portiere. Stavamo allenandoci da un bel po', quando vedo uscirli insieme dagli spogliatoi. Ishizaki aveva l'espressione di un cane bastonato. Allora era stato lui a mettere il bigliettino nel mio libro?

Alla fine dell'allenamento, Wakabayashi chiama me ed Ishizaki in disparte. Mi sentivo tradito: Ishizaki era uno dei primi che avevo conosciuto qui a Nankatsu, ed era stato lui, suo malgrado, ad infortunarsi ed a darmi la possibilità di giocare nella sfida con la Shutetsu. 
“Misaki, scusami”, mi dice. 
“Sei stato tu a scrivere quella cosa?”, gli chiedo senza fare giri di parole. 
“No, ma è colpa mia. Ho raccontato tutto quello che è successo alla festa a Tsuyoshi Oda, forse è stato lui”.
Tsuyoshi Oda è un nostro compagno di scuola alla Nankatsu. Giocava nella squadra della scuola, ma poi non è stato selezionato per giocare nel torneo della prefettura con il Nankatsu SC. 
“Scusami, sai che a volte parlo troppo...”, continua Ishizaki.
“E sei stato tu ad inventarti la storia che ho ho toccato... il sedere a Tsubasa?”.
“Scusami ancora Misaki, non dovevo dirlo. Dovevo tenermelo per me. Ma... non me lo sono inventato”.
Cosa? Avevo davvero toccato Tsubasa durante il bacio? Mi sembra ancora assurdo. Avevo fatto attenzione a non destare nessun sospetto. Se era vero, dovevo essermi veramente lasciato trasportare, al punto da perdere il controllo del mio corpo. L'unica consolazione è che almeno so che Ishizaki non è omofobo, ma solo un po' pettegolo. Restano però ancora tanti nodi da sciogliere.
   
 
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