Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: milly92    13/01/2019    0 recensioni
“Io sono Alice, piacere. La mediatrice culturale”.
“La che?”.
Offesa, feci una smorfia: il mio era un mestiere come tanti, non di certo uno di quelli super fighi con il titolo tradotto in inglese giusto per sembrare ancora più irraggiungibili.
“La me-dia-tri-ce culturale” rispiegai pazientemente.
“Ah, mediatrice! A causa del viaggio sto così fuso che avevo capito meretrice, ecco perché ero confuso” ridacchiò, con un palese accento romano. “Salvatore, comunque. Piacere. Faccio questo mestiere da cinque anni e non ho mai sentito parlare di una mediatrice nel team!”.
“E’ un’eccezione, oltre agli inglesi ci sono gli spagnoli e l’azienda aveva bisogno di una traduttrice. Diciamo che è un esperimento... Scusami comunque, mi sono bloccata nel bel mezzo della strada perché ho appena ricordato di aver dimenticato l’adattore e il mio cellulare è appena morto”.
“Azzò, sei perspicace, Alice la Mediatrice. Spero non dimentichi le traduzioni delle parole così come dimentichi le cose essenziali”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Day 11: La tradizione dei compleanni movimentati must go on
Day 11: La tradizione dei compleanni movimentati must go on
Aprii gli occhi cinque minuti prima della sveglia, così la disattivai e mi voltai verso Maurizio, che dormiva beato a pancia in giù, con un'espressione così tranquilla che sembrava un ragazzino un po' troppo cresciuto.
I capelli mossi gli ricadevano morbidi sul viso e incorniciavano il naso leggermente lungo e le labbra non proprio sottili.
Forse quella fu la prima volta che lo guardai davvero come uomo e non come collaboratore/ragazzo dolce e premuroso.
Non era il tipo di ragazzo che ti fermi a guardare quando passa per strada ma aveva un fascino tutto suo che si triplicava quando ti sorrideva o si impegnava per fare qualcosa, visto lo sguardo serio e appassionato che aveva.
Ero ancora stordita per quelle specie di confessioni del giorno prima e mi domandai da quando ero un'adulta che parlava chiaro e non faceva mille giri di parole.
D'altra parte pensai che probabilmente il mio strano interesse nei confronti di Maurizio sarebbe svanito a breve perché se ero riuscita a restare calma e a non andare oltre pur avendo condiviso un letto con lui significava che dopotutto non c'era chissà quale interesse.
"Ma chi se ne frega, piantala, sciroccata!" pensai, e così mi alzai per andare a farmi una doccia in modo da lasciargli subito il bagno.
Quando rientrai, già vestita di tutto punto, lo trovai seduto sul letto con le gambe incrociate e con aria smarrita.
"Buongiorno" esclamai, reggendo in mano il beauty case per truccarmi in stanza e non occupare ulteriormente il bagno.
"Buongiorno" sbadigliò lui, strofinandosi gli occhi.
"Il bagno è libero" lo informai, per poi avvicinarmi allo specchio e prendere i pochi trucchi che avrei usato quella mattina.
Maurizio grugnì qualcosa in risposta e poi scomparve, facendomi capire che non era per niente una persona che riesce ad essere sveglia e vigile appena alzata.
Rapidamente mi truccai poi subito ordinai le mie cose che avevo sparso per la camera e le riposi nel bagaglio a mano, visto che non avrei avuto più modo di farlo fino a quel pomeriggio.
Decisi di aspettare Maurizio per educazione così presi posto sulla sedia coordinata alla scrivania e presi il cellulare, curiosa come ogni anno di vedere chi mi aveva fatto gli auguri.
Con sorpresa, vidi che Nadia mi aveva regalato mezza giornata in una spa con lei con tanto di massaggio della durata di trenta minuti in uno dei centri benessere migliori di Milano, con un messaggio :"Così elimini tutto lo stress post Dublino".
Gasatissima, lessi tutti i messaggi della mia famiglia, delle mie amiche di Roma, poi, ovviamente, beccai quello di Luca che mi causò un mix tra una risata e un conato di vomito.


Una volta arrivata a colazione mi avvicinai subito al tavolo dove c'era Saverio, per fortuna ancora vuoto.
"Ventiseienne, ciao, hai visto quante rughe ti sono spuntate stanotte?" mi salutò lui, ammiccante.
"Eh. Capo, ho un messaggio per te" dissi, porgendogli il telefono, con lo screen aperto sulla chat di Luca.
"Ah, sei uno stronzo...".
"Scemo, quello è l'ultimo messaggio che gli ho inviato ad aprile e a cui non ha avuto il coraggio di rispondere. Leggi l'ultimo".
Obbedii poi, una volta letto, mi guardò.
"Coglione. Il fatto di aver avuto quel deficiente di Clemente come coordinatore ora è solo frutto del karma, ma non capisco cosa c'entri mettermi in mezzo, si vede che non sa cosa dire o scrivere. Ho un'idea per la risposta" aggiunse, facendo la solita faccia con le sopracciglia corrugate e l'aria pensierosa tipica di quando stava elaborando una strategia.
"Vaffanculo?" proposi, con aria angelica.
"No, visto che mi ha messo in mezzo registro io un audio in cui dico qualche stronzata e poi alla fine tu lo ringrazi. Vedendo l'audio andrà in panico e secondo me risponderà tra ore ed ore".
"Sei un sadico!".
"Sono solo il meglio per i miei amici" si difese lui, alzando il cinque e obbligandomi a batterlo.
"Va bene, dai...".
Si schiarì la voce e cliccò sul pulsante verde per registrare un audio.
"Ciao Luca, è bello vedere che sono ancora così importante per te a tal punto di inserirmi nel messaggio di auguri per Alice. So di essere il numero uno, tranquillo! Comunque dai, sono sicuro che non è andata male come dici, buon rientro". Qui mi guardò ed io dissi semplicemente "Comunque grazie per gli auguri, ciao".
Inviò ed io chiusi gli occhi, conscia della bomba che avevamo inviato.
"Grazie". Ero sincera, davvero senza di lui probabilmente avrei rischiato di esaurirmi per uno stupido messaggio.
"Quando vuoi" rispose, sincero. "Mi dispiace solo che ora inizierà la parte assurda del viaggio, magari giovedì mattina, prima dell'arrivo dei nuovi gruppi, possiamo chiacchierare un po'".
"Ma certo".
Di cosa voleva chiacchierare? Insomma, parlavamo sempre, ogni giorno, non capivo molto bene la situazione ad essere onesti.
Comunque, parlare con lui era una cosa che avevo imparato ad apprezzare molto nel corso dell'ultimo anno perché era sempre onesto, non era l'amico che ti dice balle pur di farti felice, metteva sempre la sua esperienza a mia disposizione e forse era per questo che era il primo vero amico maschio che avessi mai avuto.
Ovviamente quando arrivò il resto del gruppo lo staff non esitò a cantare "Tanti auguri a te" seguito da tutti i ragazzi delle loro squadre con tanto di applausi che ci fecero ottenere delle occhiatacce da parte del resto dei turisti.
"Ragazzi, ricordate che stasera c'è la serata karaoke e voi dovete partecipare, lo staff deve esibirsi in almeno due canzoni" ci informò Mario, severo come era solito esserlo solo quando si trattava di ricordarci di prendere parte alle attività.
Se ne stava alzato tra i nostri due tavoli e ci guardava con decisione, così capii che voleva già i titoli.
"Possiamo comunicarti tutto a pranzo?" chiesi, con lo stesso tono in cui al liceo chiedevo a un docente di spostare l'interrograzione, sperando in una risposta positiva.
"Va bene, non oltre il pranzo, però, devo cercare le basi" concesse l'activity leader, come se mi stesse graziando.
Per questo, durante l'ora di pranzo, mentre mangiavamo in un parco con i ragazzi che erano liberi fino alle quindici, Monica e Cristina proposero di cantare insieme "Wannabe" delle Spice Girls.
"Faremo una figura di merda ma che ce ne frega, sarà divertente!" esclamò Cristina, battendo le mani con aria fin troppo entusiasta.
"Alla fine siamo qui per divertirci, sarà un bel ricordo" diede man forte Monica.
Erano così entusiaste e allegre che non me la sentii di dire di no, anche perché dal giorno dopo sarei stata molto meno presente in vista della fine del turno, dovendo aiutare Saverio a organizzare già tutto il materiale per lo staff che sarebbe giunto giovedì.
"Va bene, mi avete convinto" accettai, coprendomi la mano col viso per la vergogna mentre cantavo con la mia voce non proprio angelica davanti a cento adolescenti che non erano nemmeno nati quando la canzone fu trasmessa in radio la prima volta.
"Sii! Corriamo a dirlo a Mario!" esclamò Monica, con Cristina al seguito che sembrava aver vinto alla lotteria.
Sembravano due ragazzine al parco e la cosa mi diede un po' di allegria visto che, inevitabilmente, avevo passato la mattinata a controllare il messaggio inviato a Luca che, ovviamente, non era stato né visualizzato né ascoltato.
Non contava nemmeno il fatto che fosse in viaggio come scusa perché di sicuro era già arrivato a Napoli.
Sapevo di non contare più per lui dal punto di vista sentimentale, ma sapevo anche che alla fine si sentiva uno schifo per quello che mi aveva fatto visto che per tutto aprile aveva continuato a cercare di sapere come stessi, contattando me e arrivando a chiederlo a Saverio e Nadia quando lo ignoravo.
L'unica cosa che mi faceva piacere era sapere che la sera prima aveva visto che atmosfera c'era con lo staff e che ora ero al comando di qualcosa a differenza sua che evidentemente aveva passato due settimane alla mercé di quel Clemente.
Mi alzai per sgranchirmi un po' le gambe quando vidi che Alessandro mi stava venendo incontro, con una strana espressione dipinta in volto.
Sembrava meno strafottente del solito, meno sicuro di sé stesso, come se non fosse sicuro di ciò che mi stava per dire.
"Ehi Alice" disse, esitando un po'. "Posso parlarti?" chiese, quasi temendo la risposta.
"Sì, dimmi" risposi, seppur un po' stranita da quella richiesta.
Mi fece segno di seguirlo lontano da occhi indiscreti e obbedii, cercando di dimostrarmi disinvolta e non preoccupata dal fatto che tutti lo vedessero allontanarsi con me. Non mi trasmetteva mai un senso di tranquillità, lo associavo sempre a problemi, casini e, in effetti, avevo ragione perché mi fissò con aria colpevole prima di parlare.
"Mi dispiace..." iniziò, cercando di trovare le parole giuste.
"Per cosa?" domandai, confusa. Si riferiva ancora alla questione di una settimana prima o aveva combinato qualche altro casino?
"Hai visto cosa è successo con Amanda, io pensavo che lei volesse la storia di una notte ma poi ha insistito e io... Io le ho detto che non potevamo continuare perché... L'ho fatto solo per fare ingelosire te, perché sei tu quella che mi ha colpito dal primo giorno" rivelò, non avendo il coraggio di guardarmi in faccia e fissando l'erba del prato. Aveva una vocina bassa, odiosa, cosa che era un ulteriore aggravante.
"Alessandro, sono una persona educata e ci tengo al mio lavoro altrimenti ti avrei già colpito io ma con un bel ceffone. Ma sei coglione? Ma perché non parli in faccia? Ti sembra il modo di affrontare le cose? Quanti anni hai, dodici?" esclamai, incredula di fronte a tutto quel comportamento da moccioso che mi urtava da morire.
Amanda già mi odiava, poi ci si metteva anche lui con questi comportamenti infantili ed era davvero la fine.
"Ma non ho mentito! Sì, ti ho usato come scusa, ma non è una bugia, davvero tu sei quella che...".
"Oh, ma piantala! Io non ti ho proprio colpito, per te sono stata solo quella che se la fa con i colleghi e che magari poteva spassarsela con te, non provare a farmi sentire "speciale" o stronzate simili, non attacca. Sei assurdo! E sei un codardo, andartene così dalla sua stanza senza salutarla, ma sei serio?" inveii.
Di sicuro ero rossissima in volto visto che mi sentivo accaldata, dovevo incanalare la voglia di mollargli un ceffone per il suo modo di comportarsi e di mettermi in mezzo quando ci eravamo scambiati a stento quattro frasi in più di dieci giorni.
"Comunque, mi stupisce che tu me l'abbia detto" aggiunsi, iniziando a temere il peggio.
"In caso Amanda ti dica qualcosa.... Sei una pazza, comunque" sentenziò, guardandomi in un modo che mi spaventò, vedevo quasi i suoi occhi azzurri luccicare in maniera sinistra verso di me.
"Pazza?!".
"Sì! Mi stai aggredendo in un modo...".
"Forse perché non è la prima volta che ti comporti male con me".
"E magari non è nemmeno l'ultima" disse con aria minacciosa, fin troppo arrabiato, prima di lanciarmi un'ultima occhiata assassina e andarsene, lasciandomi con il terrore di qualche ulteriore colpo basso.
Restai immobile, incredula per ciò che avevo sentito, mentre il resto dello staff sembrava tranquillo seppur stanco come al solito in quella domenica abbastanza calda.


Ero inquieta dopo la chiacchierata con Alessandro, a tal punto di perdermi nei miei pensieri mentre qualcuno mi parlava o dimenticando di rispondere.
Non vedevo l'ora di tornare a Dublino, non vedevo l'ora che quelle due settimane finissero perché nonostante mi fossi affezionata a Cristina, Monica, Luigi e Gabriele, Amanda e Alessandro mi avevano decisamente rotto le scatole con i loro comportamenti.
Non erano fatti per stare in gruppo, cercavano di primeggiare, di farsi notare, creavano solo problemi a chi cercava di stare tranquillo e svolgere il suo lavoro.
Fu per questa ragione che sul pullman per il ritorno sorpresi tutti sedendomi vicino ad Amanda, inclusa lei che mi guardava come se avessi la peste e la sua faccia non smetteva di dire tacitamente "Cosa diamine vuoi?".
Maurizio era sorpreso, forse perché già dall'ora di pranzo ero stata distante e scostante, così gli dissi che avevo delle cose da dire alla Team Leader e lui annuì, poco convinto.
Ovviamente, Amanda mi guardava con aria di sufficienza e a stento tolse le cuffiette dalle orecchie per ascoltarmi, comprendendo che avevo qualcosa da dire.
Intorno a noi i ragazzi facevano chiasso, cantavano, solo pochi dormivano e i group leader come al solito faticavano a farli stare calmi ma io ero così presa da ciò che stavo per dire che non sentivo alcun rumore oltre a quello dei miei pensieri.
"Amanda, non ci girerò intorno, Alessandro mi è venuto a dire cosa ti ha detto e ti posso assicurare che è una scusa, anzi, lui all'inizio voleva provarci con me solo perché pensava che fossi predisposta ad avere storie con gente dello staff" snocciolai quasi a memoria a causa di tutte le volte che mi ero ripetuta quelle parole in testa.
Lei mi fissò come se fossi stupida e rise con evidente sarcasmo.
"E secondo te io non l'avevo capito?" chiese, guardandomi come se fossi stupida. "Non darti importanza Alice, questa è una questione tra me e lui" aggiunse.
Ero alquanto sorpresa dal suo comportamento ma onestamente non me ne lamentai visto che l'ultima cosa che volevo era l'ennesima discussione.
"Certo, fatto sta che è un bambino e gliel'ho detto, ho detto che non si fa come ha fatto lui, è stato patetico, andarsene prima dalla tua stanza... Sai che ha risposto? Che sono pazza" la informai, sentendo di nuovo il sangue ribollire nel rivivere quella scena.
Come se avessi detto che la terra è piatta, la Team Leader mi fissò con aria decisamente stranita. "Cosa? Mi hai... Difeso?" chiese, incredula.
"Perché fai quella faccia? Si è comportato di merda".
"Onestamente, visti i nostri precedenti mi sembra strano, stai tramando qualcosa?" domandò subito, come se fosse la soluzione più plausibile.
Senza parole per quell'affermazione, scoppiai a ridere come se mi avesse raccontato una barzelletta.
"Amanda, onestamente non ho nemmeno il tempo di fare una piega decente ai capelli, figuriamoci quello di tramare qualcosa. Odio vedere certi comportamenti maschili e gli ho detto che ne penso, tutto qui. Non ci conosciamo ma fidati, non sono quel tipo di persona" risposi semplicemente.
"Beh, allora, grazie".
Ci guardammo ed io chiesi a Monica, che si era momentaneamente seduta vicino a Maurizio, di fare di nuovo cambio posto, sentendomi un po' più leggera.


Alle sei del pomeriggio eravamo di nuovo a Dublino, sollevati per il successo della gita con trasferta senza alcun danno in hotel, senza feriti e senza malati.
Avevamo solo un'ora per prepararci per il karaoke visto che poi c'era la cena, così io, Monica, Cristina, Amanda, Luigi e Gabriele ci recammo nella sala dove si sarebbe tenuto il karaoke per provare le nostre canzoni con Mario che aveva pazientemente cercato sia le nostre basi sia quelle dei ragazzi .
Ero piena di vergogna, non avevo mai cantato in pubblico se non alla mia festa di laurea, ma all'epoca ero mezza ubriaca e avevo ricordi vaghi dell'accaduto.
"Ma cosa cantate voi?" chiesi, curiosa, a Luigi e Gabriele che ormai si erano guadagnati l'appellativo di "Cip e Ciop" visto che sembravano una sola entità, sempre insieme e pronti a farci ridere per qualsiasi sciocchezza.
Alla mia domanda risero con aria malandrina.
"Felicità" risposero in coro, per poi continuare a ridere.
"Quella di Al Bano e Romina?!" domandai, senza parole.
"Sì, Ali, Gabriele farà Romina e gli abbiamo anche procurato vestiti e parrucca" mi informò Mario, divertito al massimo. "Questo Karaoke resterà negli annali della Emperor Travel".
"Ora che ci penso, voglio vestitmi da Britney Spears, ho il tubino che ho messo alla cena chic che va alla grande" disse Amanda.
"Perché, cosa canti?" chiese Cristina.
Con soddisfazione, Amanda si tolse una ciocca dalle spalle e disse: "Womanizer".
La guardai e risi, portandomi una mano alla bocca con aria incredula: sbaglio o voleva dare una lezione ad Alessandro cantando una canzone che è palesemente rivolta ad un donnaiolo senza cuore?
"Grande!" dissi, sincera.
Lei mi sorrise e mi fece l'occhiolino e probabilmente quella fu l'unica volta in cui ci trovammo in sintonia per qualcosa durante la permanenza a Dublino.
"Allora noi dobbiamo vestirci da Spice Girls anche se siamo solo in tre" esclamò Cristina.
"Sì, ma dopo, ora provate, su, iniziamo proprio con la vostra" si intromise Mario, guardando preoccupato l'orario sul display delle cellulare. "Abbiamo poco più di quarantacinque minuti!".
Obbedimmo, scusandoci, e subito ci mettemmo al lavoro.
Fu un'impresa titanica riuscire a cantare in maniera quantomeno ascoltabile e stare al passo col testo ma tutto fu ricompensato dalle prove di Luigi e Gabriele che ci lasciarono senza fiato per le troppe risate.
Erano davvero comicissimi, si immedesimavano, facevano dei gesti unici...
Ci ritrovammo a urlare "Bacio, bacio!" a fine esibizione per prenderli in giro e Luigi davvero si sporse verso Gabriele che lo respinse.
Stavamo guardando le prove di Amanda quando percepii il cellulare che squillava; mi allontanai sperando che non fosse qualche emergenza e quando vidi il nome sul display sentii lo stomaco attorcigliarsi.
Luca.
Luca mi stava chiamando, possibile? Aveva forse sbagliato numero?
Non mi telefonava dall'ultima volta che avevamo litigato e da allora non si era più fatto vivo. Le ultime parole che gli avevo detto in quell'occasione, probabilmente, erano state: "Sei uno stronzo di merda e il karma ti farà pentire di quello che mi hai fatto" e il solo pensiero mi faceva vergognare un po' perché non ero stata pacata e signorile come mi ero imposta di fare, per non lasciargli soddisfazione.
Così, imponendomi di risultare normale e tranquilla, uscii dalla sala per non essere disturbata dalla canzone e risposti con un: "Pronto?" che mi imposi di far uscire naturale e non tremolante e impaurito.
"Ehi, ciao, festeggiata!".
La sua voce era quella di sempre, calda, dolce, tanto che fui costretta a sedermi per terra per non cedere a causa delle gambe che mi tremavano.
"Ciao" risposi, continuando a fare il possibile per risultare naturale. "A cosa devo questa chiamata?".
"E' il tuo compleanno, no?".
Presi un bel respiro e chiusi gli occhi, sforzandomi di stare calma.
"Non dovevi, il messaggio è stato fin troppo sufficiente".
"Lo so, è che... Non so spiegarti, ieri ho visto la diretta, le foto con il tuo staff, nei ricordi mi è comparsa la foto che pubblicasti un anno fa in occasione del tuo compleanno... Sai, ora che ho lavorato a Barcellona posso fare il paragone e, non so, sembra che dove ci sei tu c'è allegria e un'atmosfera positiva, senza di te questo lavoro non è un granché" spiegò, parlando lentamente, scegliendo le parole con cura. "Poi al ritorno ho pensato al nostro ritorno dell'anno scorso... Tutta un'altra storia".
"Ma che c'entra? Di sicuro avrai avuto Camilla ad attenderti in aeroporto" sbottai, prima di rimproverarmi mentalmente perché rischiavo di perdere le staffe.
"No, Camilla era al lavoro. Ma non è questo il punto, Alice, il punto è che ora che sono passati tre mesi dalla mia decisione....".
"Tre mesi? Luca, la decisione l'hai già presa a gennaio, quando ti sei scopato quella a mia insaputa" lo bloccai, non riuscendo a controllarmi.
"Ma mi fai finire?! Dicevo, ora che è passato del tempo volevo dirti che mi rendo sempre più conto di ciò che ho perso tradendoti. Sono felice, assolutamente, ma la cosa strana è che con te era tutto diverso, tu sei diversa, non sei scontata, sai rendere tutto magico in un modo tutto tuo, sapevi trasformare un weekend in un mese per tutta la gioia che mi davi. Volevo solo fartelo sapere perché ho sempre l'impressione di averti lasciato senza averti detto tutto, senza averti fatto sapere quanto tu abbia contato per me. Ancora oggi vedo delle cose che mi fanno pensare a te e per un secondo penso di dirtelo e poi penso a cosa ho fatto... Ad esempio, qualche settimana fa in pasticceria c'erano dei turisti spagnoli e io ho pensato a quando tu salvavi subito la situazione mediando con gli spagnoli, omettendo le parolacce di Saverio, a quando camminavamo mano nella mano e degli spagnoli ci chiedevano informazioni e il tuo viso si accendeva di passione... Quella passione l'ho vista ieri, mentre tutti ti stavano attorno, ti abbracciavano, si vede che in pochi giorni hai dato loro tanto. So che ti ho fatto soffrire ma non pensare che per me sia stata facile. Almeno tu hai me da incolpare, io ho solo me stesso".
Più Luca parlava più le lacrime mi invadevano silenziosamente il viso mentre cercavo di essere forte. Non poteva dirmi quelle cose, non mi sarei mai sentita dispiaciuta per lui perché la situazione era davvero pietosa e dovevo essere forte e ferma nel ricordargli tutte le cazzate che aveva combinato ultimamente con tanto di danni che avevano rischiato di manomettere la mia tranquillità sul posto di lavoro.
"Ti sei incolpato anche per aver spifferato la nostra storia a quelli del tuo staff? Io mi sono ritrovata la Team Leader che raccontava di noi a tutto lo staff, l'avrà saputo dal tuo coordinatore, e per fortuna nessuno le ha dato retta, solo quel deficiente del dottore che voleva portarmi a letto perché pensava che me la facessi con gente del team a caso. Ho passato dei giorni di inferno a causa tua!" sbottai, ma ormai parlavo da sola perché, com'era prevedibile, Luca aveva staccato la chiamata, probabilmente non sapendo come affrontare le mie parole che non erano ipocrite e dolci come il suo discorso.
Arrabbiata, andai a recuperare il suo messaggio e ne scrissi un altro.
Stronzo, ti rendi conto?! Prima o poi dovrai dirmi cosa ti passava per la testa! Se vuoi parlare solo di quel che dici tu non chiamarmi più!
Lo inviai in fretta e furia e poi mi coprii il volto con le mani, sentendo il mondo crollarmi addosso con tutto il suo peso.
Era un idiota, un irresponsabile, un bambino a cui piaceva da morire giocare con le parole e con i sentimenti altrui per poi scomparire nel momento più importante, quando c'è da parlare chiaro.
"Ali, vieni a pr... Ma che succede?!".
Mario, che era venuto a chiamarmi, si bloccò nel vedermi seduta in quella posizione strana, con le mani che mi tremavano.
"Succede che la prossima volta che pensi di fare una diretta, risparmiatela, per favore. Scusami, io ho provato, fai riprovare le altre" mi congedai, alzandomi a fatica e allontanandomi di scatto, sperando di non incontrare nessuno durante il tragitto perché non volevo farmi vedere in quello stato di collera.
Ripresi il cellulare e inviai rapidamente un messaggio nel gruppo dello staff, dicendo che avevo avuto un contrattempo e che non avrei cenato, li avrei raggiunti direttamente alla serata.
Respirai a lungo mentre camminavo, provando a calmarmi, ma l'unica cosa che ottenni fu solo la voglia di sfogarmi in qualche modo.
Tornai nella hall del college, girai a destra, scesi al piano inferiore e subito mi ritrovai davanti la maestosa palestra che era diventata famosa tra i ragazzi che spesso la sera andavano a fare qualche esercizio.
Era grande, con numerose cyclette, pesi e sacchi da boxe.
Appena vidi questi ultimi, gli occhi mi si illuminarono e, come una furia, presi un paio di guantoni neri e li indossai.
Uno, due, tre, quattro... Probabilmente ero scoordinata e stavo sbagliando tutto, magari avrei accusato le conseguenze dei miei movimenti sbagliati in seguito, ma non me ne importava perché volevo solo liberarmi e scaricare tutta la rabbia nei confronti di quel cretino in un modo almeno un po' salutare, senza andare a piagnucolare dai miei amici come al solito.
Per me il sacco da boxe rappresentava Luca e tutte le false promesse e le prese in giro di cui ero stata vittima da quando avevamo deciso di iniziare una storia a distanza.
"Un calcio bello forte per quando non mi sei venuto a prendere in stazione e nevicava. Nevicava a Napoli, capisci che evento? Io ero felice e invece mi sono beccata il raffreddore a furia di aspettarti perché non mi avevi avvisato. Sai perché non mi avevi avvisato? Perché eri già con la tua amante!" urlai, approfittando del fatto che fossero tutti a cena e non c'erano ragazzi nella sala comune vicino la palestra.
"Un pugno per quella volta in cui dovevi venire a Milano e poi mi hai dato buca. Sei venuto lì solo tre volte, una delle quali per mollarmi! Un altro pugno per oggi perché sei un coglione senza palle! Un calcio per il giorno di Pasqua, quando ti pesava il culo venire a Roma... Perché eri già impegnato con quella!".
Ero adrenalinica, più davo pugni e calci e più avevo voglia di darne altri visto che ricordavo dettagli pietosi della nostra storia.
Possibile? Possibile che l'essere stata con lui mi avesse solo resa più stronza? No. Mi aveva reso più accomodante, più comprensiva, solo che al momento mi sembravano tutte note negative che non contribuivano al miglioramento della mia personalità.
Quando, trenta minuti dopo, mi accasciai per terra, esasusta, mi sentivo davvero svuotata e più tranquilla, come se quell'insolita attività fisica mi avesse aiutato a far scomparire tutto il risentimento.


Tornata in camera per una doccia rapida, appurai di avere quaranta minuti prima dell'inizio della serata così mi diedi una mossa e quando avevo ancora i capelli umidi mi ritrovai Cristina e Monica sulla soglia della stanza.
Cristina era palesemente vestita come Mel B, con i ricci e voluminosi capelli sciolti, un top giallo fluo e dei pantaloni neri, mentre Monica era vestita da Mel C, con un top arancio e dei pantaloni da ginnastica blu con le strisce bianche lungo la lunghezza della gamba.
"Alice, ma cosa è successo? Perché non eri a cena?" chiese Monica, preoccupata, mentre reggeva quello che mi sembrava un top.
"Non mi sentivo bene, ora va meglio, tranquille" inventai, cercando di convincerle con un sorriso. "State benissimo vestite così!".
Cristina esultò e fece una sorta di balletto sul posto.
"Tu devi essere Geri Haliwell, ti abbiamo recuperato un top simile a quello che ha lei nel video" mi spiegò, prendendo il top dalle mani dell'altra group leader. "Con dei pantaloni skinny neri o dei leggings saresti perfetta".
"Grazie, che carine! Di chi è il top?".
"Di Marika della mia squadra" disse Cristina.
"Allora finisco di asciugare i capelli e mi vesto" mi congedai, salutandole e affrettandomi a prepararmi.
Compresero che ero a stretto con i tempi e mi salutarono a loro volta, senza smettere di sorridermi e mandarmi baci.
Erano davvero carine e premurose, pensai mentre il calore del phon mi accarezzava il viso. Nel giro di tre giorni avrei dovuto salutarle e la prospettiva non era molto allettante, sarebbe stato davvero difficile riabituarsi subito ad un nuovo team.
Rapidamente, lasciai i capelli al naturale, mi truccai con un rossetto color mattone e un ombretto dorato abbastanza luminoso, mi vestii e mi venne da ridere quando mi guardai allo specchio.
"The show must go on" mi dissi, sforzandomi di essere tranquilla e di non pensare agli ultimi avvenimenti.
Mi ero lamentata fin troppo in quegli ultimi mesi e odiavo correre sempre dai miei amici per qualsiasi cosa, quindi mi ero ripromessa di raccontare tutto a Nadia e Saverio in un secondo luogo.
La cosa che più mi premeva, al momento, era scusarmi con Mario per il modo in cui gli avevo urlato contro.
Lo trovai vicino la console, mentre controllava il volume dei microfoni con aria attenta e sistemava i vari fili per non farli intrecciare tra loro.
Avevo tra le mani una confezione di Twix, il suo snack preferito, che avevo appositamente comprato al distibutore della sala comune per provare a farmi perdonare più rapidamente.
Mi avvicinai e gli porsi lo snack dicendo: "Per il mio activity leader preferito. Scusami, sono una cretina e tu sei l'ultima persona che merita di essere trattato così! Mi hai preso in un momento di profonda rabbia ma giuro che non succederà più" e poi guardandolo con aria speranzosa.
Mario mi guardò con aria diffidente e poi prese il Twix, lo squadrò per bene e poi me lo batté sul braccio come se fosse una ciabatta.
Risi di cuore e lo incitai mentre chiedevo ancora scusa, poi lo abbracciai.
"Ci resto male quando mi tratti di merda, è da quando ci siamo rivisti che mi preoccupo per te e voglio che lavori serenamente, non pensavo di farti danno con la diretta" esclamò, stringendomi a sua volta e accarezzandomi la schiena.
"La colpa non è della tua diretta, è di quel coglione, mi ha telefonato ma è tutto ok" sintetizzai quando mi separai da lui, sciogliendo la stretta.
"Ricorda, Alice... "La vita và presa come viene", no?".
"Sì, ma per citare Troisi, "A me viene sempre una chiavica", onestamente".
"Tu che citi Troisi! Ti perdono, ti sei salvata in calcio d'angolo!".
Fare pace con Mario era sempre meraviglioso, aveva una capacità di comprensione mai vista e ti faceva sentire fortunata nell'essergli amico.
"Perdonata?" chiesi quindi, speranzosa.
"Perdonata".
Tuttavia, decisi di continuare nell'opera di perdono e gli dissi che mi sarei occupata io delle foto, così mi trovai una postazione adatta vicino al piccolo palco ricoperto da una moquette rossa e non mi mossi di lì finché non arrivò anche il resto dello staff.
"Ecco la Spice Girl Mancante! Vieni, Ali, foto, foto! Ma dobbiamo farla con Huji Cam così sembrerà davvero degli anni Novanta!" esclamò Cristina, che secondo me era stata una di quelle bambine che avevano la camera tappezzata di poster delle Spice Girls e comprava tutti i Cioé.
Monica mi trascinò sul palchetto e disse: "Facciamo una posa figa!", mentre Luigi ci aspettava pazientemente con il cellulare il mano, pronto a scattare.
Alla fine riuscimmo ad avere una foto decente e lasciammo il palco alla prima esibizione, quella di "Felicità".
Fu un'interpretazione divertentissima perché Luigi e Gabriele provavano a fare la voce in falsetto dei rispettivi cantanti, con tanto di movenze così assurde da sembrare reali.
Luigi insisté e alla fine della canzone fece finta di baciare Gabriele, con la gioia di tutti che si lasciarono coinvolgere in un applauso lunghissimo, con tanto di fischi e urla.
Ero così presa dalla mia missione di scattare foto memorabili che riuscii a pensare solo alla serata e la cosa mi lasciò relativamente tranquilla rispetto alle ore precedenti.
I ragazzi si esibirono con canzoni più contemporanee - era anche ovvio - e quindi ascoltammo "Perfect", "Shape of you", "Traicionera" ed altre.
Quando venne il nostro turno, ero stranamente tranquilla perché ero entrata nell'ottica del "siamo qui per divertirci" e pensai solo a fare un po' di spettacolo.
Vedevo Saverio e Salvatore in prima fila che battevano le mani e urlavano chissà cosa e alla fine, quando ci posizionammo tutte e tre vicine con le mani in alto, scoppiò un applauso fragoroso, c'era addiritutta chi chiedeva il bis.
Probabilmente, l'esibizione più professionale fu quella di Amanda che aveva davvero una bella voce e si muoveva come una pop star.
Notai chiaramente i riferimenti ad Alessandro - lo indicò varie volte mentre diceva "Womanizer" - e mi lasciai scappare un sorriso.
Mi voltai verso di lui e lo notai guardarmi con aria interrogativa, tanto che lo sentii dire "Che cazzo ti ridi?".
Smisi subito, sentendomi un po' stupida, e tornai a badare all'esibizione.


Per il resto della serata mi sentii inquieta, osservata, era una sensazione che non mi piaceva affatto sommata alla giornata pesante che avevo avuto.
Mi sembrava assurdo pensare che quella mattina mi ero svegliata al fianco di Maurizio, per tutta la giornata non gli avevo quasi dato retta e la cosa mi faceva sentire colpevole.
Per questo durante la riunione presi posto al suo fianco, provando a fare due chiacchiere ma ricevendo in risposta solo qualche cenno finché, con una scusa, si avvicinò a Salvatore per dirgli chissà cosa.
Confusa, restai al mio posto e presi appunti.
Non diedi retta al resto dello staff alla fine dell'incontro, anche perché erano tutti impegnati con la raccolta dei biglietti del cinema per la successiva e ne approfittai per seguire Maurizio che fu il primo a congedarsi e ad augurare la buonanotte a tutti.
Arrivai con lui fino all'ascensore ma, vedendomi, lui fece finta di nulla e preferì usare le scale.
"Maurizio, perché cambi strada? Non vieni in ascensore con me?" chiesi innocentemente, senza capire il perché di tutto quello strano modo di agire.
Per la prima volta da quando lo conoscevo, lui mi guardò con aria di sfida, senza riuscire a celare una sorta di ira che gli trasfigurava i lineamenti solitamente gentili.
"No, grazie, penso ti farebbe piacere andare in ascensore con altri, tipo Alessandro" esclamò, furente, stringendo i pugni.
"Cosa?!" sbottai, spalancando la bocca in un modo non proprio intelligente.
"Alice, basta! Tu mi dici tante cose carine e poi...".
"Poi cosa?".
"Ma come! E' da oggi che stai in disparte con lui, poi guardacaso ti vedo in pullman con Amanda quando non te la sei mai pensata, poi a cena mancate entrambi..." elencò, rapido come una furia.
"A cena sono mancata per...".
"Per cosa? Dai, vediamo che ti inventi!".
"Tralasciando che non devo giustificarmi con te, ero in palestra per scaricare l'ansia post litigio con il mio ex" sbottai, sentendo quasi di star cacciando fumo dalle orecchie.
"Alessandro mi ha detto ben altro...".
"Scusami, tu ti fidi di Alessandro e non di ciò che io sto dicendo?" chiesi, decisamente senza parole.
"Io mi fido di ciò che vedo! Tu sei libera di fare ciò che vuoi ma non illudermi con discorsi del cazzo quando non ti fai problemi con tipi con Alessandro! Ed ora lasciami solo, ti auguro buon compleanno, magari lo festeggi ancora con il dottore!" rispose lui, pestando un piede per terra per la frustrazione prima di correre al piano inferiore.
"Io non illudo proprio nessuno, perché diavolo pensi a quello che ti dice quello?" urlai in risposta, ma nessuno mi rispose.
Senza fiato e sotto shock per la conversazione avuta, pensai solo che non vedevo l'ora che tutto quel casino finisse al più presto.
Che bel compleanno!


*°*°*°*°
Nuovo capitolo, nuovi casini, nuovi intrecci.
Spero che il vostro anno sia iniziato alla grande, in ogni caso ci sono io a tenervi compagnia con un aggiornamento più "rapido" del solito.
Ovviamente sarebbe assurdo dire che Alice ha già rimosso Luca e lui non le rende le cose semplici con la sua telefonata. Vederla "In azione" con il nuovo staff gli ha fatto ricordare ulteriormente cosa ha perso, oltre alle due settimane spiacevoli a Barcellona, così fa una mossa azzardata chiamandola per poi non avere il coraggio di affrontarla al cento per cento.
Maurizio, invece, si lascia condizionare da Alessandro e crede alla sua versione dei fatti...
Che dirvi, il Dottore è uno dei personaggi che non ci mancherà affatto!
A breve inizierà il secondo turno , sono curiosa di sapere come immaginate il nuovo staff.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi lascio come sempre qualche spoiler:


"Io e te siamo sempre vicini, ci assentiamo insieme e ci mandiamo occhiate eppure non è successo niente o sbaglio?" lo bloccai,
 sentendomi come un avvocato che ha appena trovato il dettaglio che gli farà vincere la causa.


"Una volta mi hanno detto che quello che succede dopo le quattro del mattino non esiste" dissi, 
senza aprire gli occhi e beandomi del calore di quell'abbraccio.
"Allora sopprimerò la voglia che ho di baciarti perché non voglio che non esista. 
E te lo sto dicendo perché comunque questa frase non esisterà più" rispose lui, 
con una voce roca che gli donava, per i miei gusti.


A presto!
Milly.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: milly92