Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: vamp91    13/01/2019    0 recensioni
La stanza intorno a me iniziò a vorticare; tutto si fece confuso. L'unica cosa ben definita era il palco. Tutto il resto scomparve; c'eravamo solo io, lui e la musica. La sua voce roca, profonda e sensuale era qualcosa di indescrivibile. Ne avevo sentite tante, ma mai come quella. Stava risvegliando in me emozioni che avevo deciso di reprimere da tempo. Le note mi penetrarono fin nelle ossa, facendomi fremere...
(Se le mie storie vi piacciono commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti)
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tornato a casa chiusi la porta con troppa violenza. Mi facevo schifo da solo. Cosa diavolo mi era passato per la testa spingendola al muro contro la sua volontà?
Stavolta avevo davvero esagerato.
Quella ragazza mi faceva impazzire senza che se ne rendesse conto.
Mi tolsi i vestiti con rabbia e fissai il mio riflesso nello specchio. Non riuscivo a calmare tutte le emozioni che mi turbinavano dentro. Se solo avessi avuto più autocontrollo! I miei occhi bruciavano di rabbia e frustrazione. Per un momento non mi ero dimostrato migliore di quello stronzo di mio padre. Dicono che la mela non cada mai troppo lontano dall’albero. Ne ero forse la prova?
Ma poi perché mi importava tanto di quello che lei pensava di me? Non capivo...
Sdraiandomi sul letto ripensai alla prima volta che l’avevo vista. Se ne stava seduta al bar, a bere tequila; le gambe accavallate e un vestito succinto. Mi aveva tolto il fiato. Era bella, e già questo mi bastava, ma avevo potuto appurare che aveva anche un caratterino molto stuzzicante; cercava sempre di darmi una lezione e di avere l’ultima parola. Riusciva a provocarmi anche solo con uno sguardo. Il mio corpo si era mosso senza che me ne rendessi conto; l’avevo strattonata così che mi finisse addosso. Il suo corpo era caldo e morbido, i suoi capelli profumavano di buono. Era la personificazione della lussuria. Vedevo i miei occhi riflessi nei suoi e mi ero stupito di leggervi così tanto desiderio.
Avevo continuato a tenerla d’occhio anche mentre salivo sul palco. Sembrava stupita nel sentirmi cantare, ma anche ammaliata; di sicuro non si aspettava di vedere me. Mi era sembrato anche di notare la sua mano seguire il ritmo della mia chitarra, ma forse era stata solo la mia immaginazione. Avevo intenzione di trattenerla dopo il concerto e magari stuzzicarla per vederla arrossire mentre si arrabbiava, ma lei se n’era andata prima della fine... chissà perché.
Il fatto che fosse amica di Chris, però, mi dava delle occasioni in più per incontrarla. Ogni qualvolta  la vedessi il mio corpo reagiva come mai prima. Era sempre nei miei pensieri; mi chiedevo cosa stesse facendo, con chi fosse...
Senza rendermene conto avevo quasi smesso di passare le notti con altre donne; tutto a un tratto non provavo più lo stesso interesse. Certo, c’erano volte in cui non potevo farne a meno, ma succedeva sempre la stessa cosa...vedevo lei, chiamavo il suo nome... alle altre non importava e io non ci davo peso. Attribuivo la cosa al fatto che volessi semplicemente portarmela a letto.
La desideravo come non mai; quindi cercavo sempre di stuzzicarla più che potevo, come la volta al ristorante.
Che fosse con un vestito succinto o in tenuta da ufficio era sempre uno schianto. Anzi quel look un po’ castigato mi faceva avere delle fantasie alquanto spinte.
Chissà come sarebbe stato farla salire sulla sua scrivania e sbottonarle la camicetta.
Il mio corpo fremeva dalla voglia e non avevo resistito.
Approfittando dell’assenza di Chris avevo infilato la mia gamba tra le sue sotto il tavolo. Era calda come mai nessun’altra donna. La sentivo tremare via via che arrossiva mentre cercavo di salire...ma poi mi aveva bloccato. E questo mi eccitava ancora di più. Era tutt’altro che docile; anzi lottava con tutte le sue forze. Ma con me non aveva scampo.
Di nuovo immaginai di buttarla sul letto immobilizzandola, mentre lei cercava invano di liberarsi.
Avrei voluto domarla; volevo e ci sarei riuscito.
Uscendo dal ristorante l’avevo fatta camminare per prima di proposito. Aveva un culo fantastico; ma la cosa ancora più eccitante era il suo imbarazzo nel sapere che la fissavo e di conseguenza il cercare di coprirsi con la borsa.
Anche quella volta l’avevo provocata; cercavo in tutti i modi di farle capire che la volevo... dio se volevo farmela!
Sognavo quei lunghi capelli rossi cadere come una cascata sul mio petto e quella sua pelle di porcellana mischiarsi con la mia.
I giorni in cui non riuscivo a incontrarla mi rendevano sempre più intrattabile. Ricordavo la conversazione origliata tra i membri della band durante le prove.
“Che gli prende?” aveva chiesto Jeff indicandomi con il mento “fa più paura del solito; prima per poco non mi picchiava...”
“Chi lo sa..” aveva risposto Katy.
“Magari ha litigato con qualcuna delle sue amichette...”
Jeff non c’era andato molto lontano.
Parlando con Chris infatti, avevo saputo che Megan aveva accettato un appuntamento, il che mi aveva reso furioso.
L’avrebbe baciato? Ci sarebbe andata a letto dopo la prima uscita? Le domande mi avevano tormentato.
Non riuscivo a sopportare che qualcun’altro la toccasse. Ma perché? Perché mi conoscevo bene. Ero possessivo, egocentrico ed egoista. Se desideravo qualcosa me la prendevo a tutti i costi, per poi liberarmene una volta stancatomi.
Le donne per me erano solo un passatempo e un modo per scaricarmi. Avevo decine di ragazze senza nessuno scrupolo, pronte a passare una notte con me. Eppure io volevo lei; la volevo solo per me. Sapevo che non era per via di qualche sentimento nobile, ma per il semplice motivo che l’avevo considerata di mia proprietà nel momento in cui l’avevo vista. Il che significava che lei avrebbe dovuto soddisfare le mie voglie ogni volta che mi andava. Niente di più che un oggetto... ecco come vedevo le donne.
Il fatto di sapere che lei non avrebbe mai accettato un rapporto del genere, mi spronava sempre più affinché cedesse.
L’occasione mi si era presentata quando Chris era stato ricoverato in ospedale.
Sorrisi mettendo le mani dietro la testa...
Quella sera lei era al suo appuntamento, per cui ero abbastanza teso. La rissa coi tipi che lo avevano pestato era stata provvidenziale; mi aveva aiutato a scaricarmi.
Ovviamente la mia felicità... nonché erezione...era salita alle stelle quando si era presentata come una furia nella stanza d’ospedale.
La guardavo come un cacciatore fissa la sua preda; mi ero sentito bruciare dalla voglia di toccarla. Il vestito che indossava quella sera era qualcosa di illegale...
E poi avevo visto il tizio in corridoio... era lui? Banale, ordinario, noioso... questo era quello che trasmetteva.
Un ghigno di vittoria aveva attraversato il mio volto nell’attimo in cui avevo capito di non aver niente da temere da quel tipo. Lo avrebbe scaricato in men che non si dica.
Sembrava stanca, tesa; mi era venuto spontaneo portarle del caffè. Quello scambio di battute era stato diverso dal solito. Avevo fatto lo spaccone sfidandola a bere dalla stessa tazza; aveva esitato per un brevissimo momento, ma lei non si tirava mai indietro. Sembravamo una coppia che si prendeva in giro.
Mentre la accompagnavo a casa avevo sentito il desiderio aumentare sempre di più. Il quel piccolo spazio dell’auto il suo profumo era più intenso che mai.
Era sexy da morire con quel vestito.
Lei mi aveva guardato e nei suoi occhi avevo visto quello stesso desiderio che la attanagliava. Sperava che facessi la prima mossa. Volevo resistere fino a casa sua; in fondo ormai era mia.
Ma poi, invece, aveva reagito in maniera inaspettata.
“Non mi inviti a entrare?” avevo chiesto pensando di avere la vittoria in pugno. Invece mi aveva rifiutato, facendomi capire di non essere quel tipo di persona e sbattendomi la porta in faccia.
Lei e il suo maledetto orgoglio! Non voleva ammettere che anche lei desiderasse la stessa cosa.
Il mio ego ne aveva risentito parecchio; il che mi aveva spinto a smettere di provarci. Al mondo c’erano tante altre ragazze; non avevo bisogno di lei.
Così per un po’ ero tornato quello di sempre. Anzi, peggio. Sfogavo la mia frustrazione con la musica, l’alcol e il sesso. Sembrava funzionasse.
Fino a quando non l’avevo rivista per caso durante una delle loro pause pranzo. Era la prima volta che ci incontravamo dopo il suo rifiuto ed ero stato indeciso sul come trattarla; ma poi aveva prevalso la volontà di punzecchiarla, come sempre.
Quello che mi aveva spiazzato invece, era stata la sua reazione; fredda, distaccata; nemmeno mi aveva guardato in faccia.
Sembrava decisa a non avere più niente a che fare con me.
Chris ovviamente se n’era accorto e mi aveva fatto delle domande, che io avevo prontamente evitato cambiando discorso.
Il suo viso freddo e seccato mi era apparso davanti tutte le volte che ripensavo a lei.
Sapevo che l’avrei rivista alla festa di compleanno di Chris. Che cosa sarebbe successo? Mi avrebbe ignorato ancora?
Volevo che mi notasse, volevo che mi guardasse come io facevo con lei.
Ma aveva continuato ad ignorarmi.
L’avevo fissata troppo intensamente, tanto da non rendermi conto, per la prima volta, di quello che mi succedeva intorno.
Katy l’aveva incenerita con lo sguardo; probabilmente aveva capito che mi interessava.
Mi alzai dal letto di scatto tornando alla realtà.
Sospirai.
Ero riuscito a trattenermi per quasi tutta la sera, ma poi aveva parlato in quel modo così insolente. Aveva ragione, certo, e questo mi dava ancora di più sui nervi. Mi aveva zittito.
Salendo sul palco ero cieco di rabbia; avrei voluto distruggere qualsiasi cosa intorno a me. Non aveva nemmeno aspettato che finissi di cantare. Sembrava scocciata, quasi nauseata dalla mia presenza. L’avevo persa di vista per un po’, ma quando era tornata sembrava essere di nuovo allegra e spensierata mentre se la godeva ballando con Chris sotto gli sguardi di altri ragazzi.
Ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato vederla chiacchierare con Jeff. Quell’idiota non aveva perso tempo. Le mani mi prudevano; ero così incazzato che vedevo rosso.
Così quando si erano separati l’avevo seguita, aspettando in un angolo che uscisse dalla toilette.
Di lì in poi tutto era degenerato.
Il mio corpo non rispondeva più e nonostante sapessi di star facendo qualcosa di sbagliato non riuscivo a fermarmi.
Ripensai a come l’avessi bloccata al muro e a tutte le emozioni che avevo provato quando la mia bocca si era poggiata sulla sua. Calda, dolce... ne avevo subito voluto di più. Cercavo di aprirle le labbra con la lingua mentre la mia mano le sollevava il vestito, percorrendo quella pelle liscia e morbidissima.
“Ti voglio” avevo detto con una voce gutturale.
Sembrava essersi convinta, ma poi aveva provato a spingermi via con tutte le sue forze. “Lasciami” aveva implorato.
L’animale dentro di me ruggiva, spingeva per uscire fuori, vicinissimo ad ottenere ciò che voleva.
Fu nell’istante in cui mi ero del tutto lasciato andare che lei aveva smesso di divincolarsi. Cosa stava succedendo?
L’avevo guardata in viso, solo per vedere le lacrime scivolarle sulla faccia.
In quel momento la realtà mi era piombata addosso, schiacciandomi. Lei non voleva... non in quell’angolo buio, come una sgualdrina qualunque che mi sarei fatto in qualsiasi altra occasione.
Ecco cosa vedeva lei in me. Mi feci schifo per essere un tale bastardo.
Con le dita avevo asciugato le sue guance, pregando che mi perdonasse. “Mi dispiace” avevo detto “non so cosa mi sia preso”.
Lei aveva abbassato lo sguardo prima di sussurrare qualcosa. “Lasciami andare Ian...”
A stento l’avevo sentita...
Dio, che cosa avevo fatto?
Mi ero allontanato di scatto e lei era scappata.
Non ricordavo per quanto tempo ero rimasto in quella posizione, fissando il vuoto; avevo solo tirato un pugno al muro così forte da farmi male. Ma andava bene; era quello che meritavo. Avevo dato per scontato che fosse una poco di buono; che facesse la santarellina solo per stuzzicare gli uomini, invece era davvero una brava ragazza. Ripensandoci Chris mi aveva detto di avere un’amica che aveva sofferto molto a causa di qualcuno simile a me. Come avevo fatto a non capire che si riferisse a lei? Aveva detto di conoscere bene i tipi come me...
Idiota! Avevo rovinato tutto. Adesso avrebbe davvero avuto paura di me.
Morivo dalla voglia di correre da lei; di chiederle di perdonarmi, ma sarebbe stato peggio. Adesso doveva elaborare tutto quello che era successo, senza interferenze da parte mia.
Più che riuscire a portarmela a letto, in quell’istante desiderai vederla di nuovo sorridere spensierata; volevo piacerle, farle capire che lei stava cambiando il mio essere senza che me ne rendessi conto. Nessuna c’era mai riuscita. Volevo renderla felice, ma soprattutto non l’avrei più forzata in nessun modo.
Quella donna stava scaldando a poco a poco il mio cuore ghiacciato, facendomi provare emozioni umane che mai avrei creduto di avere.
 
 
Spero che questo capitolo dal punto di vista di Ian vi sia piaciuto e che vi abbia fatto capire un po’ i suoi pensieri e sentimenti. Grazie a tutti voi che leggete la mia storia. Se avete suggerimenti e se la storia vi piace scrivetemi pure delle recensioni. 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: vamp91