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Autore: MissRosalie42    16/01/2019    1 recensioni
Skam Italia.
Il titolo, Aspettando Marzo, spiega proprio perché la sto scrivendo. Pubblicherò un capitolo al giorno, fino a marzo, come se fossero clip, parlando di come la vita andrà avanti per tutti i personaggi, da un punto di vista esterno, quindi saranno tutti protagonisti a capitoli alterni.
Cercherò di non fare spoiler per chi non ha visto Skam norvegese.
Coppie che troverete sicuramente: Martino e Niccolò, Giovanni e Eva, Eleonora e Edoardo, Elia e Filippo, ma ce ne saranno anche altre (ad esempio penso di aggiungere Silvia e Luchino).
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ventisette
Ragazzi gentili
16 gennaio
 
Per prima cosa, Silvia vide la faccia sorpresa di Sana, poi udì bussare sulla porta già aperta dell’aula dove si tenevano le riunioni di Radio Osvaldo.
“Ciao” fece una voce alle spalle della ragazza. Era familiare, ma non la riconobbe subito.
Sana sorrise e ricambiò il saluto, e anche Silvia si voltò.
Sulla porta, con aria molto imbarazzata, c’era Luca, l’amico di Marti.
“Ciao…” disse la bionda, titubante. “Ti sei perso?”
Sana trattenne una risatina.
“No” rispose subito Luchino. “Volevo unirmi alla radio. Martino ha detto che andava bene.”
Silvia rimase a fissarlo con la bocca aperta.
“Certo che va bene” intervenne Sana, senza perdere i modi cordiali, nonostante fosse anche lei piuttosto sorpresa. “Ma sei in anticipo per la riunione di oggi. Perché non ripassi dopo? Magari vai a prendere Martino e ti assicuri che non arrivi in ritardo come al solito. Noi qui dobbiamo ancora iniziare a sistemare l’attrezzatura.”
“Posso darvi una mano” si offrì il ragazzo.
“Grazie ma è complicato, te lo spiegheremo insieme agli altri in queste settimane.” Il tono di Sana era gentile ma talmente deciso che Luchino non se la sentì di insistere.
“Ok, allora…” indugiò sulla porta.
“Tra un quarto d’ora iniziamo ufficialmente” precisò ancora la ragazza.
Nel frattempo, Silvia non aveva detto nulla. Aveva continuato a guardare Luca con aria un po’ svampita.
Quando il ragazzo se ne fu andato e le due amiche rimasero di nuovo sole, Silvia sembrò tornare in sé.
“E allora? Che ti prende?” domandò Sana.
“Perché è venuto qui?” si lamentò Silvia.
“Per partecipare alla radio, magari?”
“Non è vero. Perché non mi lascia in pace?” si lasciò cadere su una sedia e incrociò le braccia.
“Io davvero non ti capisco” Sana scosse la testa. “Muori dietro ad un ragazzo che ti ha detto chiaramente che di te non gliene frega nulla, ma ti arrabbi con uno che con te si è comportato sempre in maniera gentile e che addirittura si è preso la briga di unirsi a un progetto di cui non gli importa, pur di conquistarti. Smettila di fare la bambina.”
“Non sto facendo la bambina!” replicò Silvia, alzando finalmente lo sguardo.
“Sì, invece. Non vuoi uscire con lui, va bene, non sei obbligata. Ma invece di arrabbiarti perché quel poverino sta tentando di dimostrare quanto ci tiene ad uscire con te, dovresti sentirti lusingata che qualcuno si impegni così tanto per te.”
Silvia rimase a guardarla in silenzio con espressione quasi mortificata, quindi Sana continuò in tono più gentile: “Sono sicura che non è venuto qui per darti fastidio, forse vuole solo l’occasione per farsi conoscere da te.”
“Lo so” disse finalmente Silvia. “Però non è giusto. Non è lui che dovrebbe interessarsi a me così.”
Sana non sapeva cosa dire. Ovviamente l’amica si riferiva a Edoardo, lo stesso Edoardo che l’aveva trattata malissimo e che cercava in tutti i modi di avvicinarsi a Eleonora. Perché le relazioni a quell’età dovevano essere così complicate? Sana non vedeva l’ora di arrivare ai cinquant’anni, forse per allora ci sarebbe stata una tregua.
Più tardi, durante la riunione, Silvia introdusse Luchino al resto dei partecipanti con la stessa gentilezza che aveva usato per l’argentina, e addirittura ricambiò il sorriso che lui le regalò prima di uscire, a riunione finita. Subito dopo se ne pentì, ma sul momento le era venuto naturale. In fondo Sana aveva ragione, e lei adorava il modo in cui la guardava Luca, la faceva sentire bene.
 
Quella sera, le ragazze stavano appunto raccontando a Eleonora, nel gruppo che avevano su Whatsapp, della mossa audace di Luchino pur di conquistare la sua bella, quando alla giovane Sava squillò il telefono.
Era Edoardo.
Era la prima volta che le telefonava, di solito si era sempre limitato a scriverle.
La ragazza era stesa sul suo letto di Manchester, e si mise improvvisamente a sedere, fissando lo schermo del cellulare.
“Cazzo” esclamò sotto voce, parlando a se stessa.
Il telefono continuava a squillare e lei non sapeva se rispondere.
Poi, finalmente, prese una decisione.
“Pronto?”
“Avevo perso le speranze” disse Edoardo, e si capiva che stava sorridendo.
Eleonora ignorò il commento. “Dimmi” disse nervosamente.
“Volevo solo sentire la tua voce, è passato un secolo dall’ultima volta.”
“Sono passate due settimane” precisò lei.
“Praticamente una vita” commentò Edoardo.
La ragazza non sapeva cosa dire, e infatti non disse nulla.
“Comunque, a parte queste stronzate, avevo solo voglia di chiacchierare con te come si deve” disse Edo.
“Di cosa?”
“Smettila di usare quel tono.”
“Che tono?!” esclamò adesso Eleonora, indispettita.
“Il tono di una che sta disinnescando una bomba. Preferisco questo qui, il solito tono con cui mi mandi a fanculo.”
Suo malgrado, Ele sorrise.
“Di cosa?” ripeté la ragazza, ma stavolta cercando di essere il più naturale possibile.
“Di qualsiasi cosa” rispose Edoardo.
“Bene, allora. Comincia” disse lei, e si distese di nuovo di schiena sul letto, fissando il soffitto.
Ed Edoardo cominciò. Le parlò davvero di qualsiasi cosa. Di come andavano le cose a scuola, dei compiti in classe, delle simulazioni dell’esame di maturità, delle uscite con i suoi amici, di una festa che volevano organizzare…
Anche Eleonora si fece trascinare dalla conversazione. Commentò tutto quello che lui le diceva e iniziò a raccontare qualcosa di sé, di come trascorreva le giornate a Manchester, tra lo studio e le uscite con le amiche che aveva conosciuto lì.
“Quindi non ti senti mai sola?” le chiese Edoardo.
“In realtà sì” confidò la ragazza. “Non sono mai sola sola, e poi sento le ragazze a Roma ogni giorno, però mi manca uscire con loro, mi sento tagliata fuori.”
“Non ti raccontano cosa succede qui a scuola?”
“Sì, ma non è la stessa cosa.”
“No, hai ragione” commentò lui.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
“Senti molta nostalgia di casa, vero?” domandò Edoardo, con un tono di voce dolce che Eleonora non gli aveva mai sentito prima e non credeva potesse esistere.
“Sì. Mi manca anche mio fratello.”
“Sono sicuro che anche tutti loro sentono la tua mancanza.”
E adesso Ele si aspettava di sentirgli dire che anche Edoardo stesso sentiva la sua mancanza, per tornare alla carica con quello che sembrava il corteggiamento più lungo e inutile della storia, e invece non disse nulla.
Aveva davvero avuto la decenza di non paragonarsi alla sua famiglia e alle sue amiche più strette?
Com’era possibile che il ragazzo che aveva trattato Silvia come uno straccio adesso fosse in grado di ascoltarla e capirla in quel modo?
Chiacchierarono ancora un po’, e quando si salutarono Eleonora aveva le idee più confuse che mai.

Fine capitolo ventisette
   
 
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