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Autore: Yurha    16/01/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11

La mattina dopo Connie Rubirosa uscì di casa molto presto.
Non appena mise un piede fuori dal portone del suo palazzo, s
entì l’aria piacevolmente fredda di una mattina di dicembre inoltrato pungerle il volto, rigenerandola completamente.
Quando arrivò in ufficio, Mike Cutter era già davanti la sua lavagna bianca attaccata alla porta di servizio, con in mano un voluminoso fascicolo, nell’altra il suo pennarello cancellabile nero e in bocca, il tappo di questo.
Appoggiata all’angolo di cemento dell’ufficio di un altro Procuratore, lo vide scrivere qualcosa per poi fermarsi, leggere e riprendere a scrivere altri appunti.
Lei lo guardò sorridendo lievemente, piegando leggermente la testa di lato "Non sta affatto male con indosso un semplice paio di jeans e un maglione a collo alto con la zip. È un peccato non vederlo più spesso così informale".
Mike si fermò ancora, questa volta per grattarsi la guancia con la mano che stringevano il pennarello, poi riprese di nuovo a scrivere.
Connie decise di avvicinarsi alla porta del suo capo ed essendo aperta, lo sentì distintamente canticchire ‘Bianco Natale’, scatenandole poi un sorriso pieno di dolcezza.
Non appena lo vide girarsi per appoggiare il fascicolo sulla scrivania, lei si nascose dietro lo stipite ma sentendo i suoi passi sempre più vicini, andò velocemente nell’ufficio vuoto di Jack.
Una volta che i passi di Mike furono lontani, decise di affacciarsi sul corridoio.
Lo vide lì, davanti lo schedario situato tra l’ufficio di Connie e la fotocopiatrice comune, in piedi ad osservare il piccolo albero di Natale completamente spoglio.
“Anche il più piccolo degli alberi merita un pò di dignità.” pensò lui, alzando la mano che in quel momento lei non poteva vedere, per adagiargli sulla punta una stellina piatta e argentata, quindi fece un passo indietro mettendosi le mani sui fianchi e piegando leggermente la testa per ammirarlo.
“Buon Natale anche a te, piccoletto.” pensò ancora, annuendo una sola volta con decisione, soddisfatto del suo gesto, mentre Connie continuava a guardarlo dalla porta di Jack.

Due ore dopo, la Procura Distrettuale di Manhattan era ancora quasi vuota.
Quasi tutti i Procuratori e gli Assistenti presero le ferie ma Connie era seduta alla sua scrivania.
Non riusciva a trovare un solo motivo valido o stupido che fosse per poter andare da Mike quindi, passò praticamente tutta la mattinata a lanciargli di tanto in tanto sfuggenti occhiate, senza riuscire a concludere neanche una parte del suo lavoro.
Sospirò. “Devo concentrarmi di più..” pensò, abbassando lo sguardo per un secondo.
Sospirò di nuovo chiudendo gli occhi ma quando alzò lo sguardo, lui non c’era più.
Allarmata, si guardò velocemente intorno per cercarlo. “Perfetto.. Ora ha anche acquisito l’abilità di scomparire come se nulla fosse e senza lasciare tracce..”
«Ciao.» disse poi alle spalle di lei, allegramente, facendole venire quasi un infarto.
«.. E comparire nei posti più inaspettati..» disse non volutamente, concludendo il pensiero interrotto poco prima.
Esattamente con il silenzio di un gatto, Mike riuscì a scivolare dietro di lei, con in mano due tazze belle fumanti.
«Come?» chiese lui perplesso aggrottando la fronte.

«Ehm, no.. Niente.» rispose grattandosi il collo, facendo finta di nulla.
«Pensavo che avessi bisogno di una pausa e una di queste.» disse lui, posandone una sulla scrivania, proprio vicino la tastiera del computer.
Sorrise. «Grazie mille.» rispose prendendo in mano la tazza ma una volta portata vicino le labbra sentì qualcosa di strano, un profumo completamente inaspettato e buonissimo.
Guardò prima nella tazza, poi lui, incredula.
«Bhè, una cioccolata è ciò che ci vuole in inverno, soprattutto se il riscaldamento dell’ufficio lascia a desiderare in questi giorni.. A proposito, la mia stufetta mi ha detto di dirti che la porta del suo ufficio è sempre aperta, nel caso avessi freddo.» disse scherzoso.
Connie si lasciò scappare una lieve risata. «Allora ringraziala e riferiscile che accetto molto volentieri l’invito.» rispose assaggiando poi la cioccolata e scoprendo che non era nè troppo dolce, nè bollente e densa al punto giusto. «Oh, Mike.. È davvero squisita!»
«Ti ringrazio ma ho il dovere di avvisarti che non è una comune cioccolata.» continuò lui cambiando tonalità di voce.
«Ah si? Cosa la rende così speciale?» chiese alzando un sopracciglio.
Le sorrise divertito. «Ti ricordi come facevano le nostre mamme? Almeno, la mia lo faceva.. Ho aggiunto un bel marshmallow nella preparazione.» rispose sussurrando, come se stesse riferendo un segreto.
Connie guardò dentro la tazza e notò tre piccoli pezzetti galleggiare.
«Mike, a questo punto devo assolutamente dirtelo..»
«Qualcosa non va?» chiese preoccupato.
«No, no. Devo dirti che sei il migliore. Questa è in assoluto cioccolata più buona che abbia mai assaggiato, dopo quella della mamma, ovviamente.» rispose, facendolo sorridere.
«Oh, certo. Ovviamente..» rispose prendendone un sorso anche lui.
Da una parte era felice del fatto che apprezzasse ogni cosa facesse per lei ma dall’altra parte, si sentiva uno stupido, in un certo senso.
Pensava che nonostante tutto, Connie fosse ad un livello nettamente superiore al suo e che da quando conobbe quello che sarebbe stato il suo uomo, i loro piccoli momenti ormai non contavano quasi più niente.
Poteva addirittura definirsi contento del fatto che avesse incontrato un uomo praticamente perfetto, che non le facesse mancare nulla e che sicuramente, dopo aver fatto delle lunghe ricerche su di lui, sapeva molto bene che poteva offrirle ben altro che della semplice gentilezza o una cioccolata..
Scoprì che questo Graham riuscì a laurearsi col massimo dei voti in economia all’Harvard University, in Massachussetts, dove prese anche un master al MIT - Massachussetts Institute of Technology -.
Quando tornò a vivere a New York, divenne in tempi record un brillante agente di borsa di alto livello in un’importante società con sedi in tutto il mondo, stessa società in cui lavorò anche il padre, l’amministratore delegato Frederick Magnusson ormai da pochi anni in pensione.
Mike scoprì anche che fu pubblicato sul Time Magazine, nella lista dei cinquanta scapoli di buona famiglia più ricchi di tutta New York.
Come avrebbe mai potuto competere un Sostituto Procuratore Esecutivo, laureato a stento in un’università statale, con un misero stipendio, senza una neanche una casa di proprietà e con un’automobile a dir poco datata, quasi da rottamare?
Infatti non avrebbe mai potuto ma la sua unica certezza era che quella instaurata con Connie non era una relazione puramente professionale, anzi era assolutamente sicuro che le piacesse molto passare il tempo in sua compagnia.
Ridere, scherzare, parlare, perfino arrabbiarsi, litigare, stare in silenzio.. In tutti questi modi Connie dimostrava che ci teneva veramente alla loro amicizia e alla loro collaborazione.
«Mmm..» mormorò assaporando con gli occhi chiusi la piacevolmente calda bevanda. «Hai anche abbrustolito il marshmallow.. È semplicemente deliziosa.» disse gustandosela sempre di più e a fondo. «Mi correggo: questa è LA cioccolata più buona che abbia mai assaggiato, anche meglio di quella della mamma! Ci voleva proprio. Se potessi ti..» disse fermandosi appena in tempo.
Lui si fermò con la tazza a mezz’aria, come se stesse aspettando la fine di una frase tanto pericolosa.
«Ti.. Farei una statua..» rispose con la prima cosa che le venne in mente, sorridendogli con il cuore a mille, sapendo perfettamente di essere riuscita ad evitare per un pelo una catastrofe.
«Sai una cosa? Alle volte anch’io mi farei una statua..» disse scherzando e scoppiando entrambi a ridere, a voler sdrammatizzare quella scampata situazione imbarazzante.
Condividere una semplice cioccolata calda in un rigido inverno, li fece sentire entrambi come se non ci fosse nient’altro di più bello al mondo, nonostante i normali rumori di un ufficio e gente che passava di tanto in tanto sbuffando o lamentandosi e Mike sentiva dentro di sè il dovere di proteggere quei piccoli momenti con lei, soprattutto dopo la scorsa sera al centro commerciale, se voleva avere una sola speranza di restare quasi a pari con Graham Magnusson.
Lo guardò con espressione strana, quasi stesse guardando qualcosa che non riusciva a focalizzare.
«Mike.»

«Mhm?» rispose dopo aver preso un sorso di cioccolata, mentre stava abbassando la tazza.
«Hai una cosa proprio qui.» disse indicandosi la guancia.
«Cos.. Qui?» chiese appoggiandosi il dito sulla parte sbagliata.
«No.» disse sporgendosi dalla sua poltrona verso di lui. «Qui..» sussurrò guardandolo negli occhi mentre si leccava la punta del pollice, per poi strofinarlo gentilmente sulla guancia di lui, togliendogli la piccola riga lasciata dall’inchiostro del pennarello nero dalla guancia sinistra.
Mike s’irrigidì all’istante, fu incapace di muovere un solo muscolo.
Potè solo guardare il suo volto mentre strofinava la guancia con il pollice appena inumidito dalla sua saliva.
Lei ricambiò lo sguardo sorridendo lievemente. «Ecco, come nuovo.» sussurrò, poi tornò al suo posto, mentre lui non riuscì a far altro che prendere un altro veloce sorso di cioccolata per cercare di non pensare a cosa fosse appena accaduto.
Si schiarì la voce. «Hai sentito? I Detective hanno catturato un sospetto per l’omicidio di ieri al negozio di liquori.» disse cercando di cambiare discorso.
Lei annuì. «Già, dicono che sia stata la moglie ad organizzare il fatto ma lei, ovviamente, nega tutto.»
«La moglie?»
«Esatto.» rispose prendendo un sorso della sua bevanda. «Leggerai i dettagli dopo sul fascicolo, quando sarò tornata dal tribunale. Tra un’ora dovrò presentarmi all’udienza preliminare col giudice Pollock.»
«Allora ti lascio alla preparazione psicologica. Ho sentito che non ci va molto leggero con le donne, soprattutto se lavorano per la Procura..» disse con un sorriso divertito.
«Ah, bene.. ci mancava proprio un giudice sessista e di parte..»
«L’importante è che mantieni la calma e se proprio non ci riesci, fai come al solito: alza la voce ma aggiungi sempre ‘con tutto il rispetto, Vostro Onore’  e il gioco è fatto.» disse ton tono leggero. «Bhè.. Auguri..» continuò son lo stesso tono con in aggiunta una punta di divertimento, alzandosi dalla sedia e tornando verso il suo ufficio.
Connie si sentì contrariata all’idea che lui se ne andasse. Lo guardò. «Mike, aspetta.»
Lui si fermò e si girò.
Alzò la tazza. «Grazie ancora per.. Tutto, direi..»
Lui le rispose con un sorriso, poi ritornò sui suoi passi.

Non appena Connie si alzò dalla sua poltrona per andare all’udienza preliminare, si fermò davanti al piccolo abete posizionato sopra lo schedario.
«Bella stellina, non è vero?» le disse una collega. «È comparsa questa mattina.»
Lei sorrise. «Già. A quanto pare abbiamo un Santa Claus nascosto tra noi.»
«Già. È una cosa intrigante, non credi? Chi potrà mai essere?» rispose la sua collega tornando poi al suo lavoro.
Connie tornò a guardare il piccolo alberello. “Mike, se solo Jack lo vedesse farebbe il diavolo a quattro..” pensò scuotendo la testa divertita, andando poi verso gli ascensori della Procura Distrettuale di Manhattan.

  
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