Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: WhiteLight Girl    17/01/2019    2 recensioni
Papillon è stato sconfitto e Gabriel Agreste è in prigione; Marinette non ricorda come sia successo, né riesce a smettere di preoccuparsi per la sparizione improvvisa di Adrien. Con Chat Noir che le si rivolta contro e cerca di ucciderla, Maestro Fu irreperibile e la scatola dei Miraculous dispersa, Ladybug si ritrova da sola a cercare di capire cosa sia successo dopo che, durante la battaglia finale contro il suo peggior nemico, ha perso i sensi.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

RISCOPRENDO GLI AMICI - 1

Poche ore dopo l’arreso di Gabriel Agreste:
A Chloe non erano mai interessati i problemi degli altri, neanche quelli di Sabrina, nonostante fosse la sua cosiddetta migliore amica. Per questo restò ancora una volta in silenzio, quando la ragazza le confessò le proprie preoccupazioni, e si concentrò su una ben più importante manicure. Ringraziò il cielo – per l’ennesima volta – di essersi fatta comprare da suo padre un paio di cuffie costose con microfonino per poter parlare al telefono e controllò che la curva dell’unghia del suo indice fosse perfetta, prima di posare la limetta sul tavolino accanto allo smalto.
«E così mia madre mi ha mandato a letto senza cena.» concluse Sabrina. «Aveva fatto anche il mio piatto preferito, ci credi? E io non ho potuto mangiarlo! È terribile.»
Terribile davvero, pensò Chloe, che la sua estetista di fiducia avesse dovuto rimandare il suo appuntamento all’ultimo minuto. Avrebbe dovuto fare più attenzione, scendendo le scale, e non sarebbe caduta e finita all’ospedale.
Quasi le parve di sentire il tonfo del suo corpo che atterrava sul pavimento, il rantolo di dolore per nulla femminile che le era sfuggito dalle labbra. Fu come essere presenti, pur senza vedere la scena. Batté le unghie sul tavolino, dove era rimasto anche il dischetto d’ovatta imbevuto di acetone che aveva usato per levarsi lo smalto precedente. Un secondo tonfo la riscosse, ma ora poteva essere certa che non fisse solo la sua immaginazione; c’era qualcuno, fuori, sul suo balcone.
Si alzò in piedi, il telefono era ancora premuto contro il suo orecchio, Sabrina continuava a parlare.
«Perdonami.» disse distrattamente. «Ti farò recapitare una porzione doppia domani sera, prometto, ma ora devo proprio andare.»
Riagganciò e lasciò cadere il telefono sul cuscino del divano; aveva abbandonato il suo paio di scarpe nuove sul pavimento, ne raccolse una e si premurò di brandire la scarpa in modo che potesse usarne il tacco come arma. Non fece in tempo neanche a raggiungere la porta, che quella si aprì da sola, mettendo in luce Chat Noir.
«Ho bisogno di un posto dove stare.» le disse il ragazzo.
Chloe sbuffo, la tentazione di lanciargli la scarpa contro fu grande, ma resistette e la lanciò di lato. «Vai giù ed entra dalla porta principale, idiota!» esclamò.
Poi si accorse della strana scatola che lui stringeva tra le mani e sollevò un sopracciglio incuriosita, aspettandosi una spiegazione.
«Dobbiamo parlare.» fu quello che Adrien, una volta tolta la maschera, disse come prima cosa.
Quel giorno, Chloe smise di pensare a Chat Noir come un eroe di serie B.

Dopo l’incontro tra Queen Bee e Ladybug:
Tornando a casa, Queen Bee scoprì che la sua camera d’albergo al Grand Paris era al buio. Cercò di scrutare attraverso l’oscurità per cercare Adrien al suo interno, prima di scendere dal cornicione su cui si era appollaiata ed attraversare il balcone. Dischiuse la porta scorrevole con attenzione e si detrasformò appena fu dentro. Grazie allo sfavillio che le riportò i suoi vestiti quotidiane, riuscì ad individuare l’amico sul divano, ma una volta tornata l’oscurità fu di nuovo ceca.
«Ho fatto.» disse con un sospiro. Sentì Pollen ronzarle attorno e cercò l’interruttore a tentoni; quando accese la luce Adrien si coprì gli occhi e si fece indietro. Incurante del fatto che potesse dargli fastidio, Chloe si accomodò al suo fianco. «Allora, sei rinsavito?» domandò.
Guardò Plagg, arricciò il naso all’odore del Camebmert su cui si era appisolato ed allungò il piede per allontanare il piattino da dov’era seduta. Attese da Adrien una risposta che non arrivò e chinò il capo, guardandolo di sbieco; era certa che incalzarlo non fosse una buona idea, non voleva deluderlo. Strinse le mani sulle ginocchia e sollevò le spalle, mettendosi ritta sul cuscino e scrutando le sagome delle sdraio sul balconcino.
«Posso chiamare il servizio in camera, se hai fame.» gli disse, anche se il carrello che aveva fatto portare prima di andare ad incontrare Ladybug era ancora quasi totalmente intatto ad appena pochi metri da loro. Si chiese cos’avrebbe potuto fare per aiutarlo, per convincerlo a fare almeno uno spuntino, ma era passato troppo tempo dall’ultima volta che Adrien aveva parlato davvero con lei ed ora non aveva idea di cosa potergli dire. Raggiunse il carrello e sollevò il coperchio del piatto principale; l’arrosto era intatto come immaginava; ancora tiepido e dall’aria invitante al fianco del purè di patate del suo chef di fiducia, ne prese una forchettata e lo assaporò contro la lingua per prendere tempo.
«Forse preferisci il dolce, ora che non c’è tuo padre a controllare la tua dieta.» disse. Si rese conto, con un istante di ritardo, che probabilmente era una delle cose peggiori che avrebbe potuto dirgli, anche se la torta al cioccolato era lì a fissarla e sembrava quasi chiederle di essere infilata a forza in bocca ad Adrien cucchiaiata dopo cucchiaiata. Sentì il ragazzo alzarsi e sorrise, pensando che forse non era stata poi così pessima.
La mano di Adrien si strinse attorno al suo polso, Chloe si sentì tirare indietro ed ebbe un sussulto. Quando si voltò, scoprì che Adrien le stava di fronte; i suoi occhi si affilarono e lui, a labbra strette, le soffiò contro minacciosamente. Guardarlo fu come guardare Chat Noir nel peggiore dei suoi momenti; con i denti scoperti e i capelli arruffati sulla fronte. Chloe agitò il braccio per crollarselo di dosso.
«Va bene, alcuni argomenti sono off-limits, ho capito.» disse, cercando di evitare di peggiorare le cose.
Lui non la lasciò andare, Pollen si avvicinò, Plagg invece no.
«Adrien, ascoltami.» disse. Prese un bel respiro e poggiò la mano su quella di lui, ignorando il formicolio causato dalla sua presa ferrea. «È tardi, tu sei stanco e affamato.»
Lo sentiva, che lui cercava di fermarsi; lo vedeva nel modo in cui il corpo era tirato indietro, invece di tendere verso di lei per bloccarla. «Ora ti farai un bel pisolino e domani farai una colazione abbondante. Poi, se vorrai, ne riparleremo.»
Lo riportò verso il divano, lui non fece obbiezioni, allora Chloe prese uno dei cuscini e lo mise contro il bracciolo perché lui potesse poggiarcisi sopra. Adrien si distese, solo allora Chloe riuscì a sciogliere la presa della sua mano e ad allontanarsi.
«Chloe.» disse lui prima che lei potesse voltarsi.
«Dimmi.»
Le sorrise, con gli occhi chiusi e le braccia avvolte contro il proprio petto a formare una croce. «Scusa. E grazie.»
Chloe sbuffò, invece di rispondere fece a Pollen un cenno per farsi seguire e la condusse ancora una volta fuori dal balcone. Si sporse oltre la balaustra e sospirò, restando a guardare Parigi per riflettere su ciò che stava succedendo.
«Che seccatura.» disse, dopo un poco, al piccolo Kwami che sei era appoggiato sulla pietra al suo fianco. Non si aspettava la risposta secca che ebbe dall’altra creatura che, a quanto pareva, aveva deciso di risvegliarsi e seguirle fuori.
«Se non vuoi aiutarci allora ti basta dirlo.» le riferì Plagg.
Chloe sussulto e si voltò; lo trovò a zampe incrociate, sospeso a mezz’aria con lo sguardo serio mentre la fissava severo. Fino a quel momento l’aveva visto solo mangiare e lamentarsi, ma avrebbe dovuto immaginare che in qualche modo tenesse ad Adrien, nonostante non lo rendesse palese fin da subito.
Lo spinse via con un dito. «Non ora, sgorbio.»
Non voleva abbandonare Adrien, ma sapeva che non avrebbe potuto fare molto, per un motivo o per un altro.
Rientrò in casa quatta quatta, Adrien sembrava già dormire, fece cenno ai due Kwami di fare attenzione e, con suo sollievo, loro rimasero in silenzio. L’amico non aveva fatto molto, da quando era lì, a parte stare seduto con la testa tra le mani e parlare con sé stesso, ma prima di ciò si era accertato che Chloe mettesse la scatola dei Miraculous in un posto sicuro. Lei l’aveva rinchiusa nella cassaforte, anche se era consapevole che Adrien sapeva dove fosse e Chat Noir avrebbe potuto benissimo polverizzarla in pochi secondi con un solo gesto. Inserì la combinazione e aprì lo sportello con cautela, restando ancora una volta ammirata dall’intaglio geometrico fatto sul legno. Dopo un lento sospiro, infilò le mani attraverso la porticina e la sollevò tra le mani. Se la posò in grembo, soppesandola mentre controllava che Adrien dormisse ancora. Lui non si era mosso, russava tranquillo. Per un momento, Chloe si trovò a sperare che stesse facendo dei bei sogni, poi si alzò, pronta per uscire. Plagg non la seguì.

Dopo l’attacco delle ombre a Villa Agreste:
Chloe non aveva neanche idea che Adrien fosse uscito, fino a cinque minuti prima che lui tornasse, ma quando accadde lei era sul balcone, a braccia incrociate, ad aspettarlo.
Lui si accasciò davanti a lei, sembrava tanto sofferente che quasi fu tentata di mettere da parte il suo astio e assicurarsi che stesse bene.
«Prima vieni a chiedere rifugio e poi sparisci senza avvertire. Complimenti.» gli disse.
Lui sollevò il capo, il volto era contorto in una smorfia, le labbra tirate, gli occhi stretti. Incrociava le mani sul petto come se ne avesse bisogno per restare tutto intero. Dischiuse le labbra per parlare, ma le parole non uscirono.
«Adrien.» sussurrò.
«La scatola.» le disse lui.
Chloe esitò.
«Dopo.» disse. «Prima spiegami cosa diavolo è successo e cos’era quella cosa che ti ha riportato dentro.» Adrien premette la fronte contro il pavimento, ma neanche questo riuscì a distrarla da ciò che aveva visto in televisione.
«Chloe,» insisté lui. «Devi farmi un enorme favore.»
Allora lo stette ad ascoltare.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: WhiteLight Girl