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Autore: Barbra    19/01/2019    0 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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14. I demoni (I)


Ad Alola

«Io non capisco perché mi abbiamo inserito in quella lista!» insisteva Gong, sempre più infuriata. «Non ho fatto niente!».
Niente che l'Interpol avesse potuto scoprire in così poco tempo, ne aveva già “parlato” con il Pokémon Cervello Beheeyem.
Stava sfogando tutto il suo malumore su Grimsley. Come se lui c'entrasse qualcosa.
«Te l'ho detto:» le rispose il Superquattro, «Nanu sta dando un po' di matto, ultimamente. Ma è un brav'uomo. Vedrai che tra qualche giorno tornerà in sé e...».
«Sì, però tu gli devi parlare!».
«Perché io?!».
«Perché sei suo amico! Perché sei suo collega! Perché se lo avvicino io, lo spolpo!».
Gong normalmente parlava a voce bassa, ostentando una tranquillità e una timidezza che non aveva. Ora ruggiva come un Gyarados nei suoi giorni peggiori. Le sue narici vibravano e gli occhi spalancati minacciavano di schizzarle fuori dalle orbite. Molte ragazze della sua età erano graziose quando piangevano o si arrabbiavano. Lei no.
«Va bene, però calmati. Domani vado...».
«Adesso! Adesso vai a parlargli!».
Davanti alla faccia da pazzoide della sua protetta, Grimsley non poté fare altro che arrendersi. Era a un passo dal distruggergli la villa con una scossa sismica, lo sentiva.
«Va bene, va bene... vado subito» la accontentò.



 
*



«Per farla breve, finché non la toglierai dalla lista delle persone pericolose, la mia salute mentale e la sua saranno seriamente in pericolo. Non è esattamente la ragazza più tranquilla che conosco».
«Quindi lei è pericolosa, ma non deve stare nella lista delle persone pericolose. Questo mi hai detto» riassunse Nanu. Poi il suo sorrisetto scomparve. «La tua nuova ragazza può dare ordini a te, Grimsley, ma non alla Polizia Internazionale».
Gong era una minore ma aveva raggiunto l'età del consenso. Il Superquattro non aveva voglia di rinchiudersi da solo in un castello di bugie per salvarsi la reputazione. Fu costretto a sviare il discorso: «Posso sapere perché è su quella lista?».
Nanu schioccò le dita. La punta del suo pollice fu avvolta da una fiammella.
Grimsley scosse piano la testa. «Non è colpa di Gong. Non sono poteri incontrollabili». Aprì la mano e condensò un po' dell'acqua in sospensione nell'aria. «Basta solo farci l'abitudine».
«I poteri non saranno incontrollabili, ma alcune delle persone che li posseggono sì. Plumeria, per esempio».
«Plumeria è un caso a parte. Un caso disperato, sembra».
«Il contatto con la tua amica le ha provocato un crollo psicotico. E questo è molto grave: non so se ti ricordi dei Nihilego. Perciò la signorina Shan merita di rimanere in quella lista. È un'Errante, ma non mi sorprenderei se fossimo costretti a trattarla come un'Ultra Creatura».




A Kalos

Lo scienziato Xerosic stava tornando a casa in auto dopo un viaggio fuori dalla Regione, per festeggiare la sua ritrovata libertà. Pioveva a dirotto, nelle luci degli abbaglianti vide una macchina seriamente danneggiata contro un palo, e una coppietta fradicia che bisticciava a bordo strada.
La ragazza era graziosa, non molto alta, coi capelli di un vistoso rosso sangue. Lui indossava un berretto grigio che lasciava intravedere i capelli blu. La stava sgridando in giapponese: «Tu sei una pazza, ecco cosa sei! “Leva il piede dall'acceleratore”, ti avevo detto!».
La voce della coetanea suonò acuta e cantilenante: «Scusa! Non vedevo niente!».
«Appunto!».
Erano davvero molto giovani, non arrivavano ai vent'anni. Gli ricordarono Sina e Dexio.
Xerosic si fermò accanto a loro e abbassò il finestrino: «Ragazzi, vi serve un passaggio?».
«Sì! La porti al manicomio!» gli urlò il giovane indicandola. Le mani ancora gli tremavano, e non per il freddo. La sua metà doveva avergli fatto prendere un brutto spavento. Era un miracolo che fossero entrambi illesi.
«No, meglio all'ospedale...» obiettò tranquilla lei.
«Io devo andare all'ospedale! Tu non ti sei fatta un ca...!».
Fu interrotto da una sonora e ingiusta sberla.
«Eh, ma che brutti modi!» si lamentò la rossa. Come se l'incidente non fosse colpa sua. Appena fu sicura che il giovane non avrebbe reagito, si rivolse a Xerosic: «Ci porti all'ospedale. Alla macchina penseremo poi». Le diede un'ultima occhiata e ridacchiò: «Cavolo, è distrutta!».
«Maledetta...» bisbigliò fra sé il suo, forse ex, fidanzatino.
Lei si prese il sedile del passeggero, lui si sistemò dietro a quello del guidatore. Xerosic riavviò la macchina e partì, ma dopo una decina di metri si trovò una lama alla gola.
«Ora vai dove diciamo noi» gli sussurrò il ragazzo.
Lei aveva una pistola nella borsetta e la puntò contro lo scienziato con una certa nonchalance.




Ad Alola

Sun e Moon furono investiti dal calore di una potente fiammata azzurra. L'Incineroar Dollar era saltato davanti a loro in extremis, perciò il fuoco non li aveva raggiunti per miracolo. Le fiamme azzurre si spensero e i due amici si dettero alla fuga separandosi.
Plumeria inseguì Sun, ma il suo Dollar le venne addosso con Braccioteso e la disarcionò dalla sua nuvola di fuoco blu. Lei rotolò a terra e si trovò il predatore addosso. Incineroar ruggì, ma prima che potesse ferirla con una zampata, si trovò due dita puntate sotto il mento. Il suo fulmine capovolto, a distanza ravvicinata, gli attraversò la testa e arrivò quasi a stordirlo. Diede ad Azula il tempo di sfuggirgli. La principessa si ermò a riprendere fiato. Era confusa per colpa degli psicofarmaci, ed estremamente fuori allenamento. Caricò un pugno per riversare sul malcapitato tutta la potenza del suo fuoco. Ma sentì qualcosa di viscido toccarle la gamba destra e dei piccoli aculei penetrarle nella pelle.
Guardò giù e vide la Toxapex di Moon intenta a iniettarle il suo veleno. Scaricò su di lei la fiamma azzurra destinata a Dollar e spostò la gamba. Quando la posò a terra, non la reggeva più. La stella marina le lanciò un aculeo al centro della schiena prima che perdesse l'equilibrio. Dunque scivolò verso di lei puntando alla sua testa.
«Ferma! Ferma!» urlò il corriere di nome Sun. Ma lui non era il suo Allenatore. La Pokémon stava per finire Plumeria come se fosse una delle sue prede. Sun le agguantò due tentacoli e la trascinò indietro con sé, pungendosi entrambe le mani.
Moon era dietro di lui e non fiatava.
Il giovane Dominatore del Fuoco le mostrò le ferite e protestò: «Ah, guarda! Dammi l'antidoto!» e poi si rivolse al Pokémon. «Toxapex, smettila! L'hai già spaventata abbastanza!».
La stella marina aveva ripreso a scivolare verso la ragazza. Di nuovo, lui la afferrò e si punse.
«L'antidoto, Moon! Non voglio contorcermi per tre giorni!».
Non ricevette risposta.
Moon, novella Dominatrice dell'Acqua, in quel momento era empatica come un blocco di ghiaccio.
Qualcosa in lei si era spezzato, i suoi occhi sembravano vuoti. E adesso osservava tutto da molto, molto lontano. Così lontano che la spiaggia e l'oceano le parevano irreali.
«Moon!» insisté il ragazzo.
Dollar si decise ad intervenire. Agguantò la stella marina, la sollevò sopra la testa la fece roteare come una fionda prima di scagliarla lontano. Poi prese il suo Allenatore in braccio e corse ingenuamente verso il mare, credendo che bastasse bagnare le ferite con l'acqua salata per neutralizzare il veleno. Mentre ignorava le sue proteste e i suoi no, intravvide qualcosa di vagamente simile a un Mantine scivolare verso la riva a pelo d'acqua. Ma non si trattava di un Pokémon. Il velivolo grigio-azzurro arrivò sulla spiaggia prima di quanto lui avesse stimato, leggero e silenzioso come un fantasma. Quando il portellone si aprì, ne uscì una piccola creatura nera con un grande occhio bianco. Il suo corpo sottile si piegava a formare, con una certa fantasia, una S latina. La creatura volò verso Plumeria e si fermò sopra di lei battendo due volte la palpebra.
«Ricerca terminata» dichiararono in coro i due giovani alla guida dell'aereo. E non aggiunsero altro. Erano due dipendenti della Fondazione Aether, indossavano le consuete divise bianche. Come tanti altri, non erano originari di Alola. Avevano gli occhi e i capelli verde acqua. E i modi troppo freddi per gli standard della popolazione indigena.
Una terza Dipendente, una ragazza dalla pelle chiarissima e i capelli celeste slavato, scese la scaletta dell'aereo e uscì in sotto il sole tropicale strizzando i grandi occhi grigio-azzurri. Guardò Sun e guardò Plumeria e fu l'unica a mostrarsi preoccupata. Era arrivata tardi per evitare i danni collaterali.
«Abbiamo due feriti...» constatò.
Moon, nel frattempo, era scomparsa.
«Unità: protocollo di soccorso» disse la ragazza dai capelli azzurro ghiaccio.
I suoi colleghi le obbedirono con la prontezza e la coordinazione di due braccia meccaniche.


 
   
 
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