CAPITOLO XX – ACQUE BOLLENTI
17 LUGLIO 2018
Le ultime giornate sono trascorse abbastanza tranquillamente. Oramai siamo a circa due settimane dall'inizio del torneo nazionale, quindi ci stiamo allenando sempre più intensamente. L'intesa tra me e Tsubasa è sempre perfetta, ed anche oggi abbiamo prolungato la nostra permanenza in campo ben oltre l'allenamento di squadra. Quando oramai era quasi l'ora del tramonto, ci siamo avviati verso casa.
“Guarda che sei arrivato”, dico a Tsubasa. Eravamo di fronte alla porta di casa sua, ma sembrava non essersene accorto. “Vengo da te”, risponde. Oramai Tsubasa era solito autoinvitarsi a casa mia, e la cosa naturalmente non mi dispiaceva affatto.
Mio padre non era ancora rientrato. Tsubasa si butta sul divano. “Non ti buttare tutto sporco sul divano...” gli dico. “Mi senti, puzzone?”. Mi ero lasciato scappare un nomignolo che denotava un po' troppa confidenza. Incomincio a preoccuparmi: si sarà offeso? “Puzzone ci sarai tu”, risponde. Ok, non si era offeso.
“Ok, allora tu resti sul divano, io vado a farmi un bagno”.
“Vengo con te”.
Eh? Avevo capito bene?
“La tua vasca sarà abbastanza grande”. Sì, avevo capito bene.
Non sapendo cosa dire di preciso, non dico niente. Mi avvio verso il bagno, e Tsubasa mi segue.
Già solamente all'idea di entrare tutti e due nudi nella vasca da bagno mi stavo eccitando. Certo, con Tsubasa eravamo abituati a vederci nudi, ma non è la stessa cosa farlo negli spogliatoi con la squadra ed in una situazione così... privata. C'eravamo solamente io e lui in tutta la casa, e la vasca era sì abbastanza grande, ma non grandissima... insomma ci saremmo trovati nudi e appiccicati l'uno all'altro. La vasca era oramai pronta, mi spoglio rapidamente e mi immergo nell'acqua, sperando che Tsubasa non abbia notato il mio stato di eccitazione. Lui sembrava molto più a suo agio, si prende il suo tempo, e mentre non guarda verso di me posso godermi tutta la bellezza del suo corpo nudo.
Finalmente Tsubasa entra dal lato opposto della vasca, e si mette di fronte a me. Le nostre gambe si toccavano, faccio attenzione ai miei movimenti per non provocare contatti... equivoci. Nel frattempo avevo cosparso la vasca di una quantità immane di sapone, facendo più schiuma possibile per non far notare quanto duro fosse il mio... pisello. Tsubasa era lì, di fronte a me, nella vasca.
“Mi sembri strano”, dice Tsubasa.
“Che vuoi dire?”.
“Rilassati, sei in una vasca piena d'acqua e sapone”.
“Scusa, è che... è una situazione un po' strana”.
“Di che hai paura? Che esca Godzilla dalla vasca?”.
Era una battuta? Un'allusione? Help! Lentamente mi copro il pisello con la mano, per paura che sbucasse dall'acqua. Non che fosse possibile, non è poi così grande. LOL.
“Si sta stretti”, dico.
“Ma no, basta che ti metti un po' così, ecco...”. Tsubasa mi tocca una gamba e la mette sulla sua. Il contatto era reso ancora più soave dall'acqua, da far venire i brividi.
“Mi gratti la schiena?”, Tsubasa rompe di nuovo il silenzio dopo qualche attimo di relax. Lentamente si gira e si piazza davanti a me, di spalle. “Dai...”, insiste. Inizio a grattarlo, nel frattempo lo spingo leggermente più lontano per evitare che venisse a contatto con la mia erezione.
“Un po' più giù... ancora”, seguendo le istruzioni di Tsubasa mi stavo pericolosamente avvicinando al suo sedere!
“Scendi ancora un po'...”
“Ma...” a quel punto non potevo andare avanti senza toccare il confine tra la schiena ed il sedere di Tsubasa.
“Cosa?”, dice Tsubasa.
“Non...”, non mi uscivano più le parole, balbetto qualcosa di incomprensibile.
“Ora hai paura? Fai finta di stare alla festa di Kishida”.
Diamine! Era vero, l'avevo toccato durante il bacio. E non me n'ero accorto. Mi sentivo davvero imbarazzato, ed in quello stesso momento avevo avuto la conferma del fatto che Ishizaki non si era inventato un bel niente. L'avevo fatto davvero, e Tsubasa lo sapeva benissimo!
“Usciamo, è tardi”, dico facendo uno scatto per lanciarmi alla ricerca di un asciugamani nella quale nascondermi. Non si era accorto di niente, almeno credo. Tranne del fatto che mi stavo comportando in maniera nervosa. Lui sembrava molto più a suo agio. Ad ogni modo, si era veramente fatto tardi. Riusciamo a renderci presentabili poco prima che mio padre torni a casa, poi Tsubasa mi saluta e se ne va.
Penso e ripenso a quei momenti passati nella vasca: così belli, ma allo stesso tempo così difficili da gestire senza sapere quale sia il confine di ciò che posso o non posso fare.
17 LUGLIO 2018
Le ultime giornate sono trascorse abbastanza tranquillamente. Oramai siamo a circa due settimane dall'inizio del torneo nazionale, quindi ci stiamo allenando sempre più intensamente. L'intesa tra me e Tsubasa è sempre perfetta, ed anche oggi abbiamo prolungato la nostra permanenza in campo ben oltre l'allenamento di squadra. Quando oramai era quasi l'ora del tramonto, ci siamo avviati verso casa.
“Guarda che sei arrivato”, dico a Tsubasa. Eravamo di fronte alla porta di casa sua, ma sembrava non essersene accorto. “Vengo da te”, risponde. Oramai Tsubasa era solito autoinvitarsi a casa mia, e la cosa naturalmente non mi dispiaceva affatto.
Mio padre non era ancora rientrato. Tsubasa si butta sul divano. “Non ti buttare tutto sporco sul divano...” gli dico. “Mi senti, puzzone?”. Mi ero lasciato scappare un nomignolo che denotava un po' troppa confidenza. Incomincio a preoccuparmi: si sarà offeso? “Puzzone ci sarai tu”, risponde. Ok, non si era offeso.
“Ok, allora tu resti sul divano, io vado a farmi un bagno”.
“Vengo con te”.
Eh? Avevo capito bene?
“La tua vasca sarà abbastanza grande”. Sì, avevo capito bene.
Non sapendo cosa dire di preciso, non dico niente. Mi avvio verso il bagno, e Tsubasa mi segue.
Già solamente all'idea di entrare tutti e due nudi nella vasca da bagno mi stavo eccitando. Certo, con Tsubasa eravamo abituati a vederci nudi, ma non è la stessa cosa farlo negli spogliatoi con la squadra ed in una situazione così... privata. C'eravamo solamente io e lui in tutta la casa, e la vasca era sì abbastanza grande, ma non grandissima... insomma ci saremmo trovati nudi e appiccicati l'uno all'altro. La vasca era oramai pronta, mi spoglio rapidamente e mi immergo nell'acqua, sperando che Tsubasa non abbia notato il mio stato di eccitazione. Lui sembrava molto più a suo agio, si prende il suo tempo, e mentre non guarda verso di me posso godermi tutta la bellezza del suo corpo nudo.
Finalmente Tsubasa entra dal lato opposto della vasca, e si mette di fronte a me. Le nostre gambe si toccavano, faccio attenzione ai miei movimenti per non provocare contatti... equivoci. Nel frattempo avevo cosparso la vasca di una quantità immane di sapone, facendo più schiuma possibile per non far notare quanto duro fosse il mio... pisello. Tsubasa era lì, di fronte a me, nella vasca.
“Mi sembri strano”, dice Tsubasa.
“Che vuoi dire?”.
“Rilassati, sei in una vasca piena d'acqua e sapone”.
“Scusa, è che... è una situazione un po' strana”.
“Di che hai paura? Che esca Godzilla dalla vasca?”.
Era una battuta? Un'allusione? Help! Lentamente mi copro il pisello con la mano, per paura che sbucasse dall'acqua. Non che fosse possibile, non è poi così grande. LOL.
“Si sta stretti”, dico.
“Ma no, basta che ti metti un po' così, ecco...”. Tsubasa mi tocca una gamba e la mette sulla sua. Il contatto era reso ancora più soave dall'acqua, da far venire i brividi.
“Mi gratti la schiena?”, Tsubasa rompe di nuovo il silenzio dopo qualche attimo di relax. Lentamente si gira e si piazza davanti a me, di spalle. “Dai...”, insiste. Inizio a grattarlo, nel frattempo lo spingo leggermente più lontano per evitare che venisse a contatto con la mia erezione.
“Un po' più giù... ancora”, seguendo le istruzioni di Tsubasa mi stavo pericolosamente avvicinando al suo sedere!
“Scendi ancora un po'...”
“Ma...” a quel punto non potevo andare avanti senza toccare il confine tra la schiena ed il sedere di Tsubasa.
“Cosa?”, dice Tsubasa.
“Non...”, non mi uscivano più le parole, balbetto qualcosa di incomprensibile.
“Ora hai paura? Fai finta di stare alla festa di Kishida”.
Diamine! Era vero, l'avevo toccato durante il bacio. E non me n'ero accorto. Mi sentivo davvero imbarazzato, ed in quello stesso momento avevo avuto la conferma del fatto che Ishizaki non si era inventato un bel niente. L'avevo fatto davvero, e Tsubasa lo sapeva benissimo!
“Usciamo, è tardi”, dico facendo uno scatto per lanciarmi alla ricerca di un asciugamani nella quale nascondermi. Non si era accorto di niente, almeno credo. Tranne del fatto che mi stavo comportando in maniera nervosa. Lui sembrava molto più a suo agio. Ad ogni modo, si era veramente fatto tardi. Riusciamo a renderci presentabili poco prima che mio padre torni a casa, poi Tsubasa mi saluta e se ne va.
Penso e ripenso a quei momenti passati nella vasca: così belli, ma allo stesso tempo così difficili da gestire senza sapere quale sia il confine di ciò che posso o non posso fare.