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Autore: padme83    20/01/2019    9 recensioni
{Young!AlbusxGellert}
1. Interlude
2. Resurrection
3. Irraggiungibile
4. Flames
5. Ovunque
6. Ragazzo-tempesta
7. Sleeping Sun: "Tu, il mio riflesso perfetto, la sfumatura diversa in un identico cielo, il primo che ha colto il tormento, l’ombra cupa in fondo al mio sguardo, l’unico che ha riconosciuto – accettato, abbracciato – i demoni che mi artigliano l’anima. Tu, che sei più me di quanto non sia mai stato io. Qualunque cosa il destino abbia in serbo per noi, tu sei e rimarrai sempre, anche dopo che ogni scelta nella vita ci avrà cambiati, mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, mio marito, il mio amante, me stesso."
(POV alternati, si comincia con Gellert)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Amore, cos’hai sulle labbra? 
Tenera corolla ti distingue da me 
quel sospiro beffeggiato da crini ribelli. 
Ho perso il sonno, amore 
e la voglia di ricordare sogni. 
Hai qualcosa sulle labbra ch’è mio 
e prima o poi me lo riprendo 
con le mie labbra a morsi, amore mio.
(Megalis – Qualcosa sulle labbra)

 
 
 
 
 
 
~ Ragazzo-tempesta ~
 
 
 
 
 
 
“Burn, let it all burn
this hurricane's chasing us all underground.

No matter how many deaths that I die 
I will never forget.
No matter how many lives that I live 

I will never regret.
There is a fire inside of this heart 

and a riot about to explode into flames.
Where is your God?”
 
 





 
Nel cielo del crepuscolo – una volta oscura punteggiata da uno spolverio di stelle appena sbocciate – il viola si fonde all’azzurro e il porpora si dissolve nell’indaco. È una notte priva di luna, ma una luminescenza tenue, troppo lieve per dirsi luce di astri e troppo evanescente per appartenere alla terra, aleggia come nebbia impalpabile sul sentiero, sfumandone i contorni. Seguo senza esitazione quel baluginio effimero, a malapena consapevole del crocchiare stridulo della ghiaia sotto le suole degli stivali. Gellert, che non ha tardato a raggiungermi, cammina silenzioso e con calma misurata, circospetta quasi, a pochi passi da me.
Decido di fermarmi soltanto dopo aver raggiunto il confine del piccolo bosco che delimita la nostra proprietà, quando sento di essere abbastanza lontano dalla casa – dalla vita – che mi ha tenuto avvinghiato – soffocato – ai suoi tentacoli per l’intera giornata.
Appoggio la schiena al tronco di un vecchio olmo, il respiro corto, le palpebre serrate, gli arti rigidi, contratti, intorpiditi dal freddo pungente e dalla tensione continua, pervasiva, sfinente, accumulata tutta qui, al centro esatto del petto.
Gellert, immobile al mio fianco, mi fissa senza parlare, lo sguardo animato da uno scintillio indefinibile, inquieto e ammaliato ad un tempo.
«Sembri stanco morto. Forse non dovrei tenerti sveglio tanto a lungo, la notte» esordisce d’un tratto, con serafica compostezza, anche se il tono sfrontato della sua voce tradisce una nota preoccupata, nervosa – eppure indubbiamente, inevitabilmente, dolcemente sincera.
«Non è questo il problema, lo sai benissimo» sibilo tra i denti, esasperato, mentre l’aria comincia a crepitare attorno a noi e un rombo di tuono, oltre le cime degli alberi, infrange impetuoso l’apparente staticità della sera.
«Ehi, ehi, calmati ora. Calmati. Sarebbe uno spettacolo interessante da osservare, lo ammetto, ma non credo che scatenare un uragano sopra la valle risolverebbe la situazione.»
Perché no? Che bruci, che bruci tutto.
«E da quando in qua saresti diventato così saggio, tu?»
«Ho anch’io i miei momenti» risponde sornione, alzando con noncuranza le spalle. «Diciamo che sto imparando dal migliore, ecco.»
Sbuffo con forza, roteando gli occhi, ma non riesco comunque a impedire ad un sorriso di farsi strada a fatica sul mio volto tirato. Allento appena la presa sulla bacchetta, e il turbinio furioso del vento lentamente si placa, per poi ridursi ad un refolo innocuo pronto a disperdersi in fretta nel buio.
«Stai cercando di adularmi?» replico, e nel dirlo catturo il suo mento fra il pollice e l’indice, saggiando avido le sue labbra piene, costringendolo a schiuderle in risposta al mio tocco. «Perché se è così, sappi che ci stai riuscendo benissimo.»
Lo attiro a me con un movimento brusco, racchiudendo i suoi fianchi nella stretta urgente e salda delle mie mani. Le sue iridi – gemme d’acqua e di fuoco – sono polle trasparenti, specchi limpidi dentro i quali ritrovo, ancora una volta, me stesso. Gli sfioro piano il collo, carezzandolo con la punta del naso; solleticata dal mio fiato caldo, la sua pelle, liscia e candida come un raggio di luna sul marmo, freme e s'infiamma, si increspa, si lascia invadere e percuotere da brividi incontrollati.
«Che intenzioni hai, ragazzo-tempesta?[1]» esala ansimando, ad un soffio dalla mia bocca.
Affondo deciso le dita nei suoi capelli, obbligandolo a reclinare il capo.
Hai qualcosa sulle labbra ch'è mio e adesso me lo riprendo con le mie labbra a morsi, amore mio[2].

 
 
 
 


 
“The love we had the love we had 
we had to let it go.” 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 545}
 
 
 


 

 
[1] omaggio a Noruard, e al suo magnifico Kylo Ren, il quale, a tutt’oggi, rimane assolutamente imbattuto. Leggere “Ragazza-sole” per credere: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3349983&i=1
[2] se volete saperne di più su Megalis, vi lascio il link dove potrete trovare il libro dal quale è tratta questa poesia. Io l’ho conosciuta leggendo le sue fanfiction pubblicate sul sito www.larosadiversailles.ithttps://www.boopen.it/storia-dun-leggero-vento-daprile-libro-megalis/7655
 
 
 
 
 






Nota:
 
Io sono Albus Percival Wulfric Brian Silente, nato dalla tempesta… ah, no, scusate, ho sbagliato fandom XD
 
E niente, anche Albus ogni tanto ha delle giornate no, come tutti noi comuni mortali. Solo che lui, a differenza nostra, è in grado col suo potere di smuovere cielo e terra, letteralmente e non metaforicamente.
 
Gellert cerca di calmarlo non perché si preoccupa per gli ignari abitanti di Godric’s Hollow, dell’incolumità de quali gli interessa ancor meno che del sistema riproduttivo dei doxy, ma per il semplice fatto che, nei confronti di Albus, ha più insicurezze che certezze: nel senso che sa perfettamente (anche se non lo ammetterà mai, nemmeno a se stesso) che Albus è più potente di lui. Soprattutto, non è per nulla sicuro che il maggiore fra i Silente si tratterebbe davvero dall’incenerirlo, se dovesse perdere effettivamente il controllo (N.B: Albus non perderebbe mai totalmente il controllo, sia chiaro, ma Gellert, ribadisco, non ne è sicuro al 100%, perché lui, invece, il controllo lo perderebbe eccome. Ricordate: più me di me stesso – l’immedesimazione è sempre reciproca; non so se riesco a spiegarmi bene ^^’ Uffa, quanto sono complicati questi due). È inoltre consapevole che in uno scontro diretto le sue possibilità di batterlo – o comunque di riuscire ad arginare il suo potere – non sarebbero poi così alte. E siccome Gellert non è né stupido né tantomeno pazzo (e ci tiene parecchio alla sua pellaccia), cerca in qualche modo di evitare che la situazione degeneri. Almeno fino a quando non vorrà che degeneri.

Al solito, se vi va, fatemi sapere cosa pensate di questo sesto capitolo.
 
Grazie a chi ha già recensito e a chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP, e a tutti i lettori silenziosi.

SoundtrackHurricane, Thirty seconds to mars.

Vi aspetto su Lost Fantasy (ormai sarete stufi di sentirvelo ripetere) ;)
 
Il prossimo è l’ultimo, eh!
 
A presto! :*
 
 

padme
   
 
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