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Autore: Lamy_    21/01/2019    0 recensioni
[Sequel di ‘Another World’]
Blake Harris e Niklaus Mikaelson sono la coppia più invidiata del quartiere francese. La loro relazione procede a gonfie vele da due anni, ma l’ibrido pensa che sia giunto il momento di compiere un grande passo. A minacciare la loro felicità, però, ci pensano i demoni del passato.
Il loro amore durerà sempre e per sempre?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO SECONDO: LUCE NELLE TENEBRE

“Tutta la verità, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce.”
(Lev Tolstoj)
 
Un mese dopo.
“Niklaus, smettila, ti prego.”
Blake rideva a crepapelle sotto le dita di Klaus che le stava facendo il solletico. La sua risata cristallina somigliava a quella di una bambina, genuina e sincera. Si erano svegliati da circa mezz’ora e tra una chiacchiera e qualche bacio era finita tra le sue grinfie.
“No che non la smetto! Sono un ibrido spietato che ti farà morire letteralmente dalle risate.”
Blake rise ancora più forte, felice che la mattinata fosse iniziata nel migliore dei modi. D’improvviso Klaus si fermò e ricadde accanto a lei, entrambi stremati da quel gioco. Nella stanza riecheggiava solo l'eco delle loro risa. Blake si mise su un fianco e gli spostò dalla fronte un riccio ribelle. L’anello di fidanzamento brillava nella tiepida luce del mattino.
“Oggi pomeriggio ho appuntamento per scegliere la torta. Vieni con me?”
“Vorrei, ma io ed Elijah dobbiamo risolvere una questione. Puoi farti accompagnare da Josh.”
Avevano deciso di sposarsi il prima possibile e la data stabilita era il 30 settembre. I festeggiamenti si sarebbero svolti presso il palazzo dei Mikaelson. Elijah ed Hayley erano stati scelti come i testimoni, Rebekah come officiante, Hope e Freya come damigelle d’onore. Kol, invece, si era chiamato fuori dai preparativi, lui voleva solo ubriacarsi il giorno delle nozze. Inoltre, Josh l’avrebbe scortata all’altare insieme a suo padre.
“Una questione per cui devo preoccuparmi?”
“No. E’ una questione che non ti tange, mia cara. Puoi stare assolutamente tranquilla.”
Blake si alzò e si posizionò ai piedi del letto con le braccia incrociate, aveva assunto la sua tipica espressione furiosa.
“Credi che sarò una mogliettina ubbidiente, Niklaus? Credi che ignorerò ogni tuo pessimo comportamento? Che chiuderò gli occhi ad ogni tuo errore?”
Klaus emise un sospiro frustrato, alle volte quella donna suscitava in lui una rabbia tremenda.
“Non ho mai accennato ad una cosa del genere. Ti considero una mia pari. Non voglio che tu sia ubbidiente, voglio che tu sia esattamente come sei, forte e testarda. Il problema di essere innamorato di te è che sei una donna capace di tenermi testa, mi rimproveri come fossi un bambino, e riesci a zittirmi.”
“E perché vuoi sposarmi se sono un problema?” domandò piccata Blake, le sopracciglia inarcate, le braccia conserte. Klaus con la super velocità l’abbracciò da dietro talmente stretta da non lasciarle la possibilità di muoversi. La ragazza sobbalzò, la schiena aderiva al petto nudo di lui e sentiva le sue mani fredde sul ventre.
“Sta attenta a non tirare troppo la corda, Blake, oppure presto si spezzerà.”
“Adesso mi minacci, Mikaelson?”
Una risata fece vibrare lo sterno del vampiro e lei ne avvertì il rimbombo nelle scapole.
“Neanche le minacce funzionano con te.”
Blake provò a dimenarsi la presa era troppo salda, perciò dovette arrendersi alla sua forza sovrannaturale.
“Di quale questione ti devi occupare?”
“E’ una sorpresa per te in vista delle nozze. Ho in serbo qualcosa che ti piacerà. Non devo ammazzare nessuno, tranquilla.”
“Non fare lo spiritoso. E comunque non mi fido di te. L’ultima volta che mi hai fatto una sorpresa, mi hai chiesto di sposarti.”
“Allora chissà che cosa mi sono inventato questa volta.”
Klaus se la premette ancora più contro, voleva sentire ogni curva di Blake sul proprio corpo. Si chinò a baciarle il collo quando squillò il suo telefono. La liberò e si sedette sul letto.
“Dimmi, Josh.”
“Ehi, Blake, stamattina non riesco ad aprire la pasticceria. Devo aiutare Marcel con un nuovo vampiro che stanotte ne ha combinate di tutti i colori.”
“D’accordo. Ci penso io. Ti chiamo più tardi.”
“A dopo.”
Dopo aver chiuso la chiamata, Blake si buttò sul letto e sbuffò. Klaus ne approfittò per stendersi sopra di lei.
“Che succede?”
Blake alzò gli occhi al cielo ridacchiando.
“Non fingere di non aver origliato la telefonata.”
“Costata la mia incapacità di rispettare la tua privacy, vuoi che ti accompagni in pasticceria?”
“E perché mai dovresti accompagnarmi in pasticceria quando non vuoi accompagnarmi a scegliere la torta?” lo canzonò lei, e Klaus represse una risata fragorosa. Il sarcasmo di Blake era una delle qualità che lo avevano fatto innamorare.
“Potrei accompagnarti in pasticceria per assaggiare le tue prelibatezze.”
“Puoi assaggiare le mie prelibatezze anche qui.” replicò lei sostenendo il suo sguardo.
“Mi stai invitando, Blake?”
“No, ti sto lasciando a bocca asciutta.”
Blake riuscì a sgattaiolare in bagno e si chiuse a chiave, la sua risata che risuonava in tutto l’appartamento. Klaus sorrise e scosse la testa, Blake era davvero una donna stupefacente.
 
Quando Blake arrivò nel quartiere, erano le nove passate ed era in ritardo. Aveva fatto tappa dai Mikaelson per salutare Hope ed era stata coinvolta in una mastodontica colazione di famiglia, ovviamente farcita da screzi, insulti, e minacce circa una daga nel petto. I suoi passi rallentarono non appena riconobbe Alexander poggiato al muro della pasticceria.  Negli ultimi tempi era diventato più insistente, la infastidiva ogni volta che poteva.
“Blake, buongiorno. Come mai questo ritardo?”
“Vattene prima che mi metta ad urlare.”
Il ragazzo avanzò verso di lei con un sorriso beffardo e le braccia allargate.
“Non essere così scontrosa, piccola. Voglio solo fare due chiacchiere con te.”
“Non abbiamo nulla di cui parlare. Sparisci.”
Blake si spaventò quando Alexander le afferrò il polso e la strattonò verso di sé.
“Non trattarmi come se non valessi nulla, Blake. Solo perché ti fai scopare da Klaus Mikaelson , non vuol dire che tu debba guardare tutti dall’alto in basso.”
“Che cosa vuoi di preciso, Alexander? Se sei venuto a New Orleans per il potere, fai bene ad andartene perché qui non troverai pane per i tuoi canini.”
Il polso cominciava a farle male ma lui non allentava la forza. La pelle si era arrossata e si stavano formando alcuni lividi.
“Sono qui per strappare tutto ciò a cui Klaus tiene. Io voglio il quartiere, voglio la città, voglio la sua famiglia dalla mia parte, voglio te nel mio letto.”
“Sei un povero illuso. Sono stati molti quelli che hanno voluto prendersi il quartiere, e sai cosa è successo? Che il quartiere li ha mandati tutti all’inferno.”
“E’ il tuo caratterino che ha attirato l’attenzione di quel bastardo. C’è una differenza tra me e quelli che hanno cercato di prendere il potere,sai. Loro hanno fallito e io, invece, ce la farò.”
Blake fu sbalzata indietro dall’arrivo di Marcel e di Josh. Alexander era a terra, col sangue che gli colava dal naso.
“Stai bene?” le chiese Josh cingendole le spalle con un braccio.
“Sì, sto bene.”
“Alexander, quando hai intenzione di mettere una fine a questa pagliacciata? Questa città deve già sopportare i deliri di onnipotenza dei Mikaelson, non ha bisogno anche di te.” gli disse Marcel che torreggiava su di lui con fare minaccioso. Alexander si rimise in piedi e si aggiustò il bavero della giacca di jeans. I capelli si erano spettinati nella colluttazione con Josh.
“Avrò la mia vendetta su tutti voi, ve lo giuro.” Sentenziò, poi corse via perdendosi nelle strade del quartiere.
“Devi parlare con Klaus e risolvere questa faccenda. Alexander è appena diventato un pericolo da arginare.” Le intimò Marcel in tono risoluto.
“Sì, lo so. Non posso più rimandare.”
“Vengo con te.” la rassicurò Josh con un sorriso gentile. Era l’amico più sincero e affezionato che avesse mai avuto e ne era grata.
“Grazie per l’aiuto, Marcel.”
Marcel annuì, le ferite causategli dai Mikaelson bruciavano ancora perché avesse il coraggio di seguirla.
 
Blake a passo spedito si recò al palazzo dei Mikaelson con al seguito Josh. Si era coperta il polso con la manica della maglia per impedire una immediata reazione esagerata di Klaus. L’idea di raccontargli dell’incidente la stava allarmando perché, quando c’erano i Mikaelson di mezzo, accadevano sempre cose terribili.
“Secondo te quanto impiegherà Niklaus a strappare il cuore ad Alexander?” domandò rivolgendosi a Josh. Il vampiro contò sulle dita con fare pensieroso.
“Circa un paio di minuti, ammesso che decida di non torturarlo. Sai quanto sia teatrale il tuo fidanzato.”
“Mmh, hai ragione. Questa situazione non mi sta piacendo per niente. Chissà perché Alexander odia tanto i Mikaelson. Certo, sono una famiglia che si fa facilmente odiare, ma ho la sensazione che ci sia una ragione profonda per il suo odio.”
“Non te lo diranno mai che cosa hanno commesso per scaturire tanto odio in Alexander.” Disse Josh, consapevole quanto lei che la famiglia originale tendeva a lavare i panni sporchi in gran segreto.
“Esatto, ed è per questo che adotterò una misura estrema. Penso che l’unico modo per conoscere quale verità risieda nei diari di Elijah. E’ un maniaco del controllo e dell’ordine, sicuramente avrà scritto qualcosa.”
“Sei un genio, amica mia. Però, se i Mikaelson ti scoprono, ti fanno fuori. Sono un gruppo elitario, tienilo a mente.”
Blake concordò con Josh. Avrebbe cercato di estorcere la verità da Klaus ma, dato che il risultato non era garantito, aveva ipotizzato una via secondaria.
“Ce la farò. Fidati di me.”
La ‘M’ in ferro battuto che ornava il cancello del palazzo si profilava contro il cielo azzurro di New Orleans. Bourbon Street era affollata da turisti, venditori, musicisti e creature magiche come tutti i giorni.
“Io ti lascio qui. Chiamami per dirmi come è andata con il grande lupo cattivo.” Disse Josh dandole una pacca amichevole sulla spalla.
“Se sarò ancora viva. Ciao.”
Blake si fece strada fino al palazzo e imboccò il corridoio che portava al cortile centrale.
“Blake, che diamine ci fai qui?” le disse Freya spuntando alle sue spalle.
“Sono qui per vedere Niklaus. Gli devo parlare di una questione urgente.”
“Blake!” esclamò una voce con entusiasmo. Dal fondo del corridoio avanzò Helen Harris, sua madre. Dietro di lei, tra Elijah e Klaus, camminava suo padre Alfred. Blake corse da loro e si abbracciarono, non si vedevano da natale. Era partita per Castle Combe da sola per trascorrere le vacanze natalizie con la sua famiglia, poi era ritornata a New Orleans per festeggiare il capodanno con i Mikaelson. I suoi genitori di fatti non avevano mai conosciuto Klaus di persona, perciò immaginava che quell’incontro sarebbe stato particolare per tutti.
“Mamma! Papà! Come mai siete qui?”
“Klaus ci ha regalato due biglietti per New Orleans per farti visita. Inoltre, ha detto che ci dovete comunicare qualcosa di importante.” Rispose sua madre, prima di sciogliere l’abbraccio. Klaus l’affiancò e le passò il braccio intorno alla vita, sorrideva raggiante. Blake, invece, era più preoccupata di prima.
“Ebbene, io e Blake ci sposiamo.” Annunciò l’originale con tono solenne. Helen si portò le mani alla bocca e i suoi occhi diventarono lucidi, mentre Alfred si accigliò. Blake sventolò la mano sinistra per mostrare il prezioso anello intorno all’anulare.
“Non è un po’ presto per sposarvi? Voglio dire, state insieme solo da due anni.” Disse il padre, e sua moglie gli tirò uno schiaffo leggero sul braccio.
“Alfred! Se i ragazzi si amano, non vedo perché non debbano sposarsi. Penso che Klaus ci abbia voluti qui proprio per conoscerci in previsione del matrimonio.”
“E’ corretto, signora Harris. Non abbiamo avuto modo di conoscerci prima e ritengo che questa sia l’occasione migliore. Capisco che a primo impatto il matrimonio possa sembrare affrettato, ma vi assicuro che ho riflettuto a lungo e so di aver fatto la scelta migliore.”
Blake gli rivolse un sorriso riconoscente, malgrado suo padre li stesse ancora fulminando con lo sguardo.
“Sarà meglio discuterne a tavola, che ne dite? Prego, seguitemi.” Disse Elijah, e con Freya scortarono i coniugi Harris nel palazzo.
“Come ti è venuto in mente di invitare i miei genitori a New Orleans?” sbottò Blake dando uno spintone a Klaus che, però, non si spostò di un millimetro.
“Voglio conoscere i tuoi genitori e voglio che loro accettino la nostra unione. Credevo ti facesse piacere rivederli. Che ti prende, Blake?”
“Abbiamo un problema con Alexander. Stamattina ha fatto il gradasso e Marcel è intervenuto per aiutarmi.”
Gli occhi azzurri di Klaus si adombrarono e irrigidì la mascella. Era furioso.
“Ti ha fatto del male?”
Blake, che non voleva alimentare la sua rabbia, decise di omettere il dolore al polso. E omise anche la parte relativa al voler conquistare lei e il quartiere.
“No, non mi ha fatto niente. Sto bene. Marcel ti consiglia di agire al più presto.”
“Agisco adesso. Vado e lo uccido.”  Disse Klaus, e tentò di allontanarsi ma Blake lo trattenne mettendogli le mani sul petto.
“Non adesso. Ci sono i miei genitori e, a meno che tu non voglia soggiogarli, non possiamo commettere errori. Ci pensiamo dopo ad Alexander. Per favore, Niklaus.”
Klaus sbuffò, aveva voglia di staccare gli arti a quello spocchioso e farglieli ingoiare, ma per amore di Blake si arrese. Si attorcigliò al dito una sua ciocca di capelli castani e respirò il suo profumo, lei aveva il potere di calmarlo.
“Va bene, ma questo discorso è solo rimandato a stasera.”
“Ti ringrazio.” Disse Blake, poi gli baciò dolcemente le labbra. Klaus era una combinazione di rabbia e follia omicida e toccava a lei contenere i danni.
“Cos’è questo tanfo di sangue andato a male?” esordì Kol con una smorfia disgustata, mentre entrava nel palazzo.
“Che spiacere vederti, fratello.” Disse Klaus in tono piatto. Kol annusò Blake e storse le labbra.
“Hai le mestruazioni, che orrore. Dovrò sopportare questo odoraccio ancora per molto?”
Blake arrossì, i Mikaelson avevano la mostruosa capacità di metterla sempre in imbarazzo. Klaus parlò per sottrarla alla vergogna.
“I genitori di Blake sono nostri ospiti. Stiamo per pranzare, ti unisci a noi?”
“Ovvio! Non mi perderei mai lo spettacolo!” disse Kol, dopodiché si affrettò per radunarsi con gli altri.
“E’ così sgradevole l’odore?”
Klaus rise per quella domanda posta in un sussurro, con un velo di rossore a tingerle le gote.
“Abbastanza, però io ci sono abituato.”
“E perché non me lo hai mai detto? Non mi avvicinerei a te in questi giorni.”
“Blake, le mestruazioni sono normali e non te ne devi fare un problema solo perché i vampiri captano l’odore del sangue. E’ sgradevole, lo ammetto, ma non per questo devi starmi lontana. Cosa c’è che non va davvero? Avverto la tua tensione.”
Klaus le massaggiò le spalle e sentì sotto le dita i muscoli duri, in essi si condensava tutto il nervosismo. Blake si abbandonò al suo tocco e sospirò, era una sensazione alquanto rilassante.
“Sono tesa per un’infinità di cose. Per il matrimonio, per i miei genitori in città, per Alexander, per la torta.”
“Andrà tutto bene, tesoro. Lo so che adesso sei oppressa da molti affanni, ma ricorda che ci sono io con te. Devi stare serena.”
La tenerezza della voce di Klaus fu in grado di tranquillizzarla, quindi sorrise e annuì.
“Bene. Affrontiamo questo tremendo pranzo di famiglia!”
 
Blake mandò giù un sorso abbondante di acqua per ingoiare il boccone di carne. Il pranzo procedeva silenzioso, tutti stavano chiaramente recitando una parte per mantenere le apparenze. Nessuno di loro voleva trovarsi lì. Klaus e Alfred erano ai capi del tavolo, si scrutavano a vicenda per studiarsi. Blake sedeva tra Klaus e Hope, e ogni tanto la bambina le stringeva la mano per darle il suo sostegno.
“Allora, Klaus – iniziò Alfred dopo aver bevuto un goccio di vino rosso – noto che la tua famiglia è molto ricca. Di cosa vi occupate?”
“Alfred!” lo rimproverò helen ma Klaus scosse la testa con un sorriso.
“La domanda di suo marito è lecita. La nostra famiglia è ricca da generazioni. Io mi occupo di arte, dipingo ed espongo i miei quadri. I miei fratelli e le mie sorelle vendono e comprano azioni.”
Blake e Rebekah si scambiarono un’occhiata divertita per la bugia che l’ibrido aveva perfettamente architettato.
“E cosa ci fa uno della tua levatura con mia figlia che è una semplice pasticcera? Di solito i ricchi frequentano i meno abbienti per puro divertimento.” Continuò Alfred, imperterrito nella sua lotta contro il fidanzato della figlia. Blake, pungolata nel vivo, lo trucidò con gli occhi.
“Papà, non mi sembra il caso.”
“Signor Harris, io amo sua figlia a prescindere dalla sua professione e dal suo conto in banca. Qui non si tratta di soldi, qui si tratta di sentimenti.” Ribatté Klaus, baciando il dorso della mano di Blake. Helen sorrise per quel gesto romantico. Klaus era un tipo pomposo nelle maniere ma era molto innamorato di Blake. Elijah si schierò a favore del fratello e si rivolse ad Alfred.
“Noi tutti apprezziamo Blake per la sua ricchezza interiore. E’ una donna splendida. Siamo onorati di accoglierla. La nostra famiglia si è divisa, si è persa, si è ritrovata, ed è grazie a Blake se oggi siamo ancora insieme. E’ lei che ci tiene uniti.”
“Sì, è la nostra adorabile mascotte.” Intervenne Freya, e Blake le regalò un sorriso di ringraziamento. Kol ruotò gli occhi e si scolò l’intero calice di vino, tutte quelle smancerie lo annoiavano.
“Oh, siete così cari!” disse Helen, commossa dalle belle parole per sua figlia. Blake sentì la mano di Klaus accarezzarle la coscia e incatenò le dita alle sue. Alfred, però, restava ancora scettico.
“Klaus, la madre di tua figlia sta con tuo fratello. Questo come ti fa sentire? Non vorrei che la mia Blake capitasse in qualche vostra faida amorosa.”
“Alfred, non essere scortese!” lo rimbeccò Helen nel totale impaccio. Klaus serrò le mani intorno ai braccioli della sedia e cercò di tenere a bada la rabbia che gli ribolliva dentro. Blake abbassò lo sguardo a disagio.
“Non mi fa sentire in nessun modo. Hayley è la madre di mia figlia ed è una mia carissima amica, ecco tutto. Blake, invece, è la donna che amo e a breve sarà mia moglie. Nessuna faida amorosa avrà luogo, signor Harris. Gli affari di cuore di mio fratello sono soltanto una sua prerogativa, a me non importa.”
Alfred guardò Klaus dritto negli occhi con determinazione, non avrebbe lasciato sua figlia nelle mani di uno qualunque.
“Avete intenzione di fare un figlio?”
“Papà! Adesso basta!” proruppe Blake, strascinando la sedia mentre si alzava.
“Lo faccio solo per la tua sicurezza, Blake. Sono tuo padre ed è compito mio torchiare il tuo fidanzato!”
“In questo modo torturi me!” sbraitò lei, la voce incrinata, gli occhi umidi. Klaus aveva ormai perso la pazienza, vederla avvilita era una cosa che lo faceva stare male. Avrebbe voluto proteggerla da tutto, anche dalle insinuazioni del padre. Blake non fu capace di reggere altro e uscì in fretta dalla sala pranzo per rifugiarsi nello studio. A tavola era piombato un silenzio pesante. Helen guardava il marito in tralice, delusa dal suo atteggiamento. Hayley fece cenno a Klaus di inseguire Blake.
“Scusatemi.” Si congedò educatamente.
I battiti del cuore di Blake lo guidarono fino al proprio studio e, una volta entrato, chiuse la porta a chiave. La ragazza se ne stava seduta sullo scrittoio e ammirava il sole splendere sul quartiere.
“Non farmi la paternale anche tu, Niklaus. Non sono dell’umore adatto.”
“Stavo per dire che hai saltato la parte migliore del pranzo, ovvero il dessert.”
Blake abbozzò un sorriso per poi farsi di nuovo seria.
“Mi dispiace per mio padre. E’ stato davvero maleducato. Gli avrei tirato volentieri un pugno in faccia.”
“Io gli avrei strappato direttamente gli occhi dalle orbite.” Disse Klaus con nonchalance mentre prendeva posto sulla poltrona di fronte a lei. Blake giocò con l’anello di fidanzamento e con la mente ripercorreva quel pranzo fallimentare.
“Secondo te abbiamo affrettato le cose? Forse sposarci dopo soli due anni di relazione è avventato.”
“Blake, ci conosciamo da diversi anni, e un paio di anni di fidanzamento cosa cambiano? Però se tu hai ancora dei dubbi, possiamo sospendere il matrimonio.”
Klaus si era sforzato per mascherare il disappunto provocato dalle remore della ragazza, non voleva spaventarla più di quanto già non fosse.
“Non lo so. Sono confusa ora come ora.”
“Se avessi saputo che l’arrivo dei tuoi genitori ti avrebbe turbata a questo punto, non li avrei mai invitati.”
Blake lo guardò, era bello e indecifrabile come suo solito. Aveva vissuto per più di mille anni e due in più non avevano molto significato. Per lui il tempo aveva iniziato a scorrere diversamente dopo la trasformazione.
“Niklaus, io un giorno invecchierò e morirò. Come possiamo davvero stare insieme?”
“E adesso te lo chiedi? Blake, dannazione! E’ ovvio che troveremo un modo per superare anche questo ostacolo. Non ti lascerò morire.”
“Okay, in questo momento non sono capace a portare avanti questa conversazione. Ho bisogno di stare da sola.”
L’ira di Klaus gli infiammò il corpo. Detestava quando qualcuno scappava dal confronto, e Blake si stava impaurendo senza alcuna ragione.
“Sta attenta a quello che fai, Blake. Tu sei mia e resterai tale ancora per molto. Sono stato chiaro?”
Gli occhi scuri di Blake si piantarono nei suoi in una tacita guerra fredda.
“Io sono mia prima di essere di qualcun altro, Niklaus. Sta attento tu a quello che fai e che dici.”
 
 
Il Lafayette non era un cimitero come gli altri. Non era solo un luogo di riposo eterno per umani e creature sovrannaturali, ma era anche il fulcro del potere delle streghe. In quel cimitero i morti avevano assistito ad ogni tipo di scontro, i ciottoli si erano macchiati di sangue, le tombe erano state violate. New Orleans, in fondo, era così, era tutta un gioco di ombre e luci in un costante equilibrio precario. Erano quelle le riflessioni di Blake mentre sedeva sullo scalino tra le lapidi di Davina e di Cami. Era giunta la sera, pertanto il cimitero sembrava ancora più sinistro immerso nel buio e con il solo suono dei pipistrelli a fare rumore.
“Di grazia, Blake, cosa mi impedisce di ucciderti per esserti presa gioco di me?” tuonò la voce di Klaus alle sue spalle, ostile e rancorosa. Blake recava tra le mani il diario di Elijah che si riferiva all’Ottocento, quello che le avrebbe concesso di conoscere le vere intenzioni di Alexander.
“Puoi uccidermi, se vuoi. Nulla te lo impedisce.”
Klaus era furibondo per lo stratagemma adottato da Blake. Si era rifugiata nello studio non perché offesa dalle insinuazioni di suo padre, ma per rubare il resoconto ottocentesco di Elijah. Dopo aver soggiogato i genitori di Blake affinché dormissero per un giorno intero, aveva ordinato a Freya di rintracciarla. Non si stupì che si trovasse al Lafayette, di solito il cimitero era teatro di magia e confronti.
“Non potrei mai ucciderti, questo lo sai. Mi spieghi perché hai messo in atto questo furto? Sei stata infantile.”
Blake si accorse del suo disagio, sebbene ostentasse come al solito una forte sicurezza. Era la tomba di Cami che lo metteva tanto in soggezione.
“Ho preso in prestito il diario per scoprire il motivo che spinge Alexander ad odiare te e la tua famiglia.”
“E non potevi semplicemente chiedere a me?”
Klaus adesso torreggiava su di lei, i pugni stretti lungo i fianchi, gli occhi ricolmi di delusione.
“Tu mi avresti mentito, ne sono sicura. Non prenderla sul personale, Niklaus, ma ho dovuto farlo perché Alexander mi spaventa. Marcel ha ragione, è necessario agire prima che sia troppo tardi.”
“E da quando credi più alla parola di Marcel che alla mia?”
Blake si alzò e si spazzolò la polvere dai jeans per poi infilare le mani nella giacca di pelle. Il diario giaceva ancora per terra.
“Non credo a Marcel. Credo solo a quello che ho vissuto. Stamattina Alexander ha detto che si vendicherà di tutti noi, che vuole la tua famiglia dalla sua parte e me nel suo letto.”
“E me lo dici soltanto adesso? Mi hai mentito anche stamattina, è esilarante. Io mi impegno al massimo per renderti partecipe della mia vita e tu, invece, mi escludi senza battere ciglio. Complimenti, Blake!”
Blake spinse via l’indice che lui le stava puntando contro, non avrebbe ceduto alla sua tattica d’attacco.
“Ho imparato dal migliore, Niklaus. Ho omesso di evidenziarti i dettagli perché avresti ammazzato Alexander senza battere ciglio, in questo modo io non avrei mai saputo la verità.”
“Sei dannatamente ossessionata dalla verità, come se fosse la cosa più importante del mondo!”
“Diventa la cosa più importante del mondo quando decidiamo di stare insieme!”
Si stavano urlando contro come succedeva ogni qualvolta si nascondevano le cose. Avevano un carattere simile, erano entrambi orgogliosi e testardi. Klaus represse un urlo rabbioso per non peggiorare la criticità di quel litigio.
“Alla fine l’hai scoperta la tua tanto agognata verità?”
“No. Non ho letto il diario. Mi sono fermata dopo aver sfogliato le prime pagine perché mi sembrava un tradimento nei tuoi confronti, e sappiamo bene che diventi vendicativo quando qualcuno ti tradisce.” Disse Blake, la voce misurata, gli occhi fissi su di lui. Klaus si avvicinò a lei al punto da far appiccicare i loro corpi.
“Potrei esercitare una lieve pressione sul tuo collo fragile e spezzarlo come fosse un banale ramoscello.”
Blake non si lasciò scalfire dal suo avvertimento, anzi sorrise e accostò le labbra al suo orecchio per sussurrare.
“Poi dovresti trovare un’altra a cui succhiare il sangue, non credi?”
“Troverei un altro collo da mordere senza perdere tempo. Ogni donna, volente e nolente, potrebbe cadere ai miei piedi.”
“Lo so, Niklaus. Tu non hai bisogno di me. Puoi avere tutte le donne che vuoi.”
Klaus di colpo non si divertiva più a battibeccare. Blake era fin troppo seria e il suo sorriso divertito era scomparso.
“Blake, mi disp …”
“Dimmi la verità. Ti supplico.” Tagliò corto lei, esausta per colpa di quella faticosa giornata. L’originale indietreggiò, gli mancava l’aria anche se non gli serviva davvero respirare da più di mille anni; supponeva fosse un atto involontario della sua vecchia vita umana.
“E’ la classica storia di come un amore forte si trasforma in una condanna.” Disse laconico, perso nei ricordi di quel lontano Ottocento. Blake sospirò, ancora una volta doveva fare i conti con i passati amori dell’ibrido.
“E chi era la donna che amavi a quel tempo?”
“Non è andata come credi. Correva il 1876, l’anno dell’incoronazione della Regina Vittoria. Io ed Elijah ci eravamo da poco rincontrati e avevamo deciso di prendere parte ai festeggiamenti a Londra. Ci intrufolammo presso la corte inglese corteggiando qualche dama, bevendo sangue a volontà, e godendoci tutto lo sfarzo di quella vita. Fu allora che conobbi Miranda Price, la sorella di Alexander. Era la valletta della regina. Andammo a letto per mesi, poi lei mi confessò di essere innamorata e io abbandonai la corte perché non avevo voglia di sentimenti veri. Da Elijah, che era rimasto a Londra, seppi che Miranda si era lasciata morire di fame a causa della mia mancanza. Tornai indietro in occasione dei suoi funerali e la cameriera con cui divideva la stanza a palazzo mi consegnò una lettera scritta da Miranda. Mi scriveva che mi perdonava per averla rifiutata e mi augurava una vita piena di amore, un amore che io potessi accettare a cuore aperto. Nella lettera c’era anche un anello, glielo aveva regalato la regina in persona per il servizio reso alla corte, e lei lo affidava a me con la raccomandazione di donarlo alla donna che avrei voluto sposare.”
Blake dovette sedersi per incassare il colpo ricevuto.
“Alexander vuole vendicarsi per la morte di Miranda. Perché non me lo hai detto subito? E’ una delle rare volte in cui non hai trucidato nessuno.”
Klaus inarcò il sopracciglio per quell’assurdità, però decise di non dar peso al sarcasmo della ragazza.
“Non te l’ho detto perché non volevo tu pensassi che l’anello che porti al dito è connesso alla morte di una ragazza. Volevo esaudire il desiderio di Miranda e ti ho chiesto di sposarmi proprio con l’anello che la regina le aveva regalato.”
“Lo trovo romantico da parte tua, però avresti dovuto dirmelo lo stesso. Avrei comunque indossato l’anello in onore del nostro matrimonio ma anche in memoria di Miranda.”
Klaus, che di emozioni negative ne aveva abbastanza, sorrise. Blake era la persona più comprensiva del mondo e lui era stato uno stupido a non confidarsi.
“Hai ragione. Avevo il terrore di disattendere le tue aspettative.”
Blake gli circondò il collo con le mani e lo obbligò a guardarla, i suoi occhi azzurri erano lucidi. Poteva anche essere l’ibrido che tutti temevano, ma nel profondo era un animo sensibile.
“Niklaus, guardami.”
Klaus coprì con le proprie mani quelle di lei e poggiò la fronte contro la sua.
“O tu sei mia e tutto va bene, o invece ti perdo e allora non c’è niente. Niente di niente.”
“Sono qui, al tuo fianco, se eviti di fare lo stronzo.” Disse Blake con un ghigno, facendolo ridere sommessamente.
“Mi dispiace per averti tenuta all’oscuro di tutto. Tu meriti sincerità e fiducia, soprattutto quando decidiamo di stare insieme.”
“Capisco che ho rubato il diario di tuo fratello ma evita di rubarmi le battute.”
“Tu non ti arrendi mai, Blake Harris.” Disse Klaus sorridente.
“Ti piacerebbe, Niklaus Mikaelson!”
“Davvero pensi che le nozze siano affrettate?”
Blake scoppiò in una fragorosa risata, accasciandosi contro la sua spalla.
“Tutto il discorso nello studio era una messa in scena per prendere il diario. Non penso niente di quello che ho detto. Lo so che troveremo un modo per aggirare la mia breve vita da umana, so che due anni di fidanzamento ci bastano, e so che sposarti è tutto ciò che voglio.”
Klaus si lasciò andare ad una risata ora che tutto si era chiarito.
“Per questo affronto dovrei ucciderti e scaricarti in una delle tante tombe aperte nei dintorni.”
“Io dovrei ucciderti per aver detto che troveresti qualcun’altra da mordere, insolente!”
L’ibrido le afferrò i fianchi con fare possessivo e l’attirò a sé in una presa ferrea.
“Sei l’unica che desidero al mio fianco. Esisti solo tu, tesoro.”
“E le altre centinaia di donne che hai amato in passato!” aggiunse Blake, divertita dal suo stesso scherzo.
“Ne ho amate molte e non lo nego, ma solo a te ho donato l’anello. Sei l’unica a cui ho chiesto di sposarmi perché è solo con te che voglio condividere la mia vita d’ora in poi. Il passato non conta più.”
Lo sguardo di Klaus si posò per un istante sulla lapide di Cami in un muto addio, e Blake seppe che per lui l’amore vero iniziava con lei e il loro matrimonio. Il bacio che si diedero era un sigillo alla promessa che sarebbero rimasti insieme negli anni avvenire. Si baciarono lentamente, saggiando ogni momento come fosse l’ultimo, stringendosi forte. Sembrava che la luce fosse tornata a splendere su New Orleans.
 
Hope fischiettava mentre, avvolta nell’accappatoio, si faceva pettinare i capelli bagnati da Blake. Quello era una specie di rituale che condividevano solo loro, mentre Klaus le osservava seduto sul divanetto sotto la finestra e disegnava su un album.
“Come vi siete conosciuti?” esordì Hope facendo oscillare gli occhietti tra i due. Blake sorrise per la curiosità della bambina, perciò si mise comoda contro il cuscino e si schiarì la voce.
“La prima volta che ci siamo visti, in realtà, ci siamo scontrati. Ero in ritardo per il mio primo giorno di università e andavo di fretta quando ad un certo punto vado a sbattere contro qualcuno. Beh, quel qualcuno era tuo padre. Abbiamo scherzato sul fatto che fossi sbadata e poi ognuno ha continuato per la propria strada.”
Hope rise, la sua immaginazione già stava fantasticando su quel bizzarro incontro.
“E dopo?”
Klaus si sistemò accanto a loro sul letto, poggiando la schiena contro la testata del letto.
“Dopo ci siamo parlati davvero per la prima volta al Rousseau. Io stavo bevendo e lei ingurgitava patatine fritte perché era in crisi per l’esame di letteratura francese, così mi sono seduto al suo tavolo e l’ho aiutata. Diventai il suo tutor e quasi ogni sera ci vedevamo al bar per studiare, eccetto le volte in cui qualche nemico attentava alla vita della nostra famiglia.”
“E poi c’è stata quella volta in cui ti ho fracassato i vetri della macchina perché avevi ferito Josh. E’ stato un momento epico!” disse Blake, fiera del suo gesto eroico. Klaus e Hope risero.
“E’ stato un gesto stupido. Hai distrutto la macchina di un Originale, eri folle!”
“Ero fuori di me! Te l’eri presa con l’umana sbagliata, Mikaelson!”
Blake voleva tirargli un pugno ma Klaus si scansò, le prese la mano e ne baciò le nocche.
“Meno male che eri fuori di te, altrimenti oggi le cose sarebbero diverse.”
Blake annuì, il suo sorriso si era spento adesso.
“Tu e Cami eravate una bella coppia, sai. La prima volta che ti ho visto eri in sua compagnia. L’ho invidiata subito, era bellissima, sicura di sé, e tu sembravi molto preso da lei.”
“Chi è Cami?” domandò Hope, i capelli ancora bagnati, tutta l’innocenza della sua età.
“Era una mia cara amica.” Si limitò a dire Klaus, colto alla sprovvista dai ricordi della barista che per anni aveva ascoltato i suoi deliri. Quando Blake era entrata nella ristretta cerchia degli amici fidati di Klaus, sapeva che tra Cami e l’ibrido ci fossero dei sentimenti, ma non aveva mai capito quanto fossero davvero coinvolti.
“E quando avete capito di essere innamorati?” indagò ancora Hope, che quella sera era particolarmente sveglia, benché fosse già l’ora di dormire. Klaus sollevò lo sguardo su Blake, era stanca ma bella. I capelli castani erano più lunghi, le guance erano più magre, ma i suoi occhi erano l’unico dettaglio che non cambiava mai.
“Io l’ho capito quando due anni fa è rientrata dalle vacanze estive.”
“Io ho capito sin da subito che lo amavo, non potevo non farlo.”
Klaus avvertì una certa emozione nella voce della ragazza, le risate avevano lasciato il posto ad una strana atmosfera. Blake aveva capito di amarlo quando aveva festeggiato il suo primo natale con i Mikaelson e aveva visto Cami e Klaus baciarsi sul balcone. Il suo cuore aveva smesso di battere per qualche secondo, però aveva continuato a fare finta di nulla ed era rimasta al suo fianco in qualità di migliore amica.
“E’ una cosa molto bella.” Disse Hope in uno sbadiglio. Blake le asciugò velocemente i capelli, le rimboccò le coperte e insieme a Klaus le augurò la buonanotte. Tornati nella loro stanza, Blake spense il lume e si mise a letto. Sussultò quando la mano di Klaus le accarezzò il fianco.
“Che succede, amore mio?”
“Niente. Cosa vuoi che succeda?”
“Prima hai menzionato Cami, quanto fossimo belli insieme. Perché?”
Blake socchiuse gli occhi nella speranza di poter evitare quella conversazione. La lucentezza dell’anello di fidanzamento quasi l’accecava. Rimase immobile, con la mano di lui che disegnava figure astratte sul suo fianco.
“Perché era quello che penso. Stavate bene insieme, e oggi sareste una coppia se non fosse successo tutto quello che … beh, che è successo.”
“Tutto accade per un motivo, Blake. Oggi io e te staremmo comunque insieme, malgrado tutto. Ho avuto molti amori nella mia lunga vita, eppure nessuna di quelle donne è rimasta con me come hai fatto tu. Il nostro rapporto si è costruito in maniera spontanea e naturale. Da amici siamo diventati amanti, ed è così che si evolvono le vere storie d’amore. Io nemmeno ci penso più a quello che ho vissuto prima di te. Tu sei l’amore che conosco, l’unico che voglio conoscere. Il resto l’ho dimenticato.”
“La tua retorica è stupefacente. Sei così sexy!” ribatté Blake, girandosi per guardarlo in faccia. Klaus aveva la straordinaria abilità di incantarla con le parole, era quasi magico quello che diceva.
“Beh, mia cara, sono uno che ama fare le cose in grande stile!”
“Decisamente.” Mormorò Blake sulle sue labbra, e il vampiro ne approfittò per baciarla.
“Voglio solo che tu la smetta di corrucciarti e che inizi a goderti il nostro matrimonio.”
“Ci proverò, a discapito della mia ansia.”
“Mi fa piacere sentirtelo dire. Adesso è meglio andare a dormire, hai l’aria sfinita.”
Blake si accoccolò al suo petto e Klaus le circondò le spalle con un braccio, il corpo caldo di lei contrastava con quello freddo di lui.
“Buonanotte, Niklaus.”
“Buonanotte, tesoro.”
 

Salve a tutti! ^_^
Beh, tra gli sposini c’è qualche screzio, chissà come finirà la questione con Alexander.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.

 
  
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