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Autore: Lady Lara    21/01/2019    3 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 47
 

Incontrarsi ancora
 
 
Inizio di Luglio 2010
Il volo intercontinentale, Boston-Dublino, era partito alle 10,30 di mattina. Neal era andato a prendere Emma a casa di sua zia, di buonora, per accompagnarla all’aeroporto, come aveva promesso. Emma aveva portato con sé un trolley, nemmeno troppo grande e Neal se ne era sorpreso, pensando che come la maggior parte delle donne si sarebbe portata dietro metà abitazione. In realtà lei aveva preso l’indispensabile, intenzionata a trattenersi il meno possibile in  Irlanda.
 
Seduta sul lato dell’oblò, Emma guardò l’ora al suo orologio. Erano le 14,30. Erano in volo da quattro ore e, secondo programma, sapeva che sarebbero occorse in tutto sei ore e trenta per arrivare a Dublino. Dalle informazioni in suo possesso,  sapeva che l’aereo viaggiasse ad una velocità media di 805 chilometri orari, favorito dall’ottimo tempo estivo.
 
Il bracciale di cuoio, che partiva dalla medaglia che riproduceva una bellissima fenice, le riscivolò verso l’orologio e lei accarezzò il bassorilievo in oro. Indossava quel bracciale da mesi ormai e, nonostante avesse chiuso i ponti con Killian, non riusciva a pensare di toglierselo dal braccio. Era un simbolo che lui le aveva regalato con un significato profondo e in quel periodo lei era stata piuttosto sicura del suo amore, anche se lui non glielo aveva mai confessato esplicitamente.
 
Si ripromise di non pensare a Killian, non era il caso, anche perché, da qualche giorno, se lo pensava, le tornavano in mente solo i momenti più belli passati con lui, sia nelle vesti di Kim Steward sia in quelle reali di Killian Jones. Quello era un grosso problema per la Psicologa Dottoressa Swan, significava che la nostalgia stava prendendo il sopravvento sulla rabbia e lei, invece, doveva mantenersi arrabbiata con lui, per continuare ad erigere muri per proteggersi dal suo innegabile fascino. Doveva mantenersi distaccata e professionale. Non era, in fin dei conti, quello che cercava di fare lui per mantenere la lucidità nel suo lavoro?
Forse era il caso di togliersi dal braccio quel gioiello. Si, forse era il caso …
Emma provò a toglierlo, ma qualcosa nel suo più profondo le disse di lasciarlo lì dov’era e il suo tentativo divenne un’ultima carezza sulla fenice.
 
Il tempo passava e una lunga massa verde iniziò a vedersi all’orizzonte. Emma poggiò la fronte al finestrino ovale per guardare meglio in basso. Si vedevano delle isole e le riaffiorarono alla mente antichi ricordi.
Le sembrò di risentire la voce di suo padre alle sue domande di bimba di quattro anni che le spiegava, insieme alla sua mamma, di cosa si trattasse, i nomi delle bellissime isole e notizie sulla costa e gli uccelli che l’abitavano.
Erano anni che Emma non pensava a quel periodo della sua infanzia, a parte le cose rivangate durante il lavoro di analisi con Lorna.
Più guardava da quel finestrino e più i ricordi tornavano nitidi. Si sorprese di quanto fossero vividi nonostante il tempo passato, ma la cosa che la sorprese maggiormente, fu che non sentiva il dolore per la perdita dei genitori, ma stranamente un senso di sollievo e gioia nel ricordarli, come se loro non se ne fossero mai andati, come se fossero rimasti nascosti dentro di lei e in quel momento si palesassero lì, su quell’aereo, a guardare insieme dal finestrino.
 
“Forse veramente questo viaggio sarà la mia riconciliazione con questa terra che mi ha portato via mamma e papà?”
 
Forse poteva riconciliarsi con l’Isola verde, ma con Killian Jones?
 
“No … con lui non potrei! A ben pensarci i miei guai sono iniziati qui e a causa di  qualcuno collegato a lui, sua madre è finita addosso alla nostra macchina … certo fu un incidente, non lo fece appositamente … morì lei stessa in seguito a quell’incidente … Lui me ne ha combinate di ogni colore … ma maledizione quanto lo amo .. no! Che sto dicendo! Lo amavo! Ora lo detesto e basta! Basta! Basta! Più lo penso e peggio è!”
 
Quel lapsus le stava scottando ancora nella mente.
 
“È un problema che devo risolvere assolutamente!”
– Scusi Seňorita … lei è già stata in Irlanda?
– C – come scusi?
 
Presa dai suoi pensieri, Emma non aveva fatto caso alla passeggera che viaggiava seduta sul sedile accanto al suo. Non si erano rivolte la parola fino ad allora, ma adesso quella donna di mezza età, che si stava sporgendo verso l’oblò per sbirciare l’orizzonte, le aveva fatto una domanda.
 
– Si Signora, ma è stato tanto tempo fa … avevo appena quattro anni quando sono stata in Irlanda la mia prima e unica volta!
– Oh! Quindi difficilmente ricorda!
– In verità sono meravigliata io stessa dei ricordi che mi stanno tornando alla mente guardando dall’oblò! Mi sembra quasi che non siano passati tutti questi anni!
– Ricorda se sono quelle le scogliere di Moher?
– Si sono le Cliffs of Moher, alte 214 metri a picco sul mare … mi  ricordo mio padre che me le descriveva così …
- Hanno un fascino inquietante non trova?
– Si … ha ragione, hanno qualcosa di inquietante ed affascinante …
 
 
Emma rimase un attimo a guardare le scogliere che stavano sorvolando in quel momento, poi si voltò verso la sua vicina di seduta e la guardò meglio.  Era una donna minuta, alta forse appena un metro e sessanta. Aveva un caschetto di capelli rossi e un paio di occhiali da vista piuttosto grandi, le cui lenti probabilmente erano fotosensibili, poiché avevano un colore particolare, né  chiaro e né scuro, come se non si decidessero a prendere la consistenza del colore della lente da sole ora che in quel momento erano in un interno molto illuminato.
La guardò meglio e fu certa di averla già vista da qualche parte.
 
– Mi scusi Signora … ma ora che ci faccio caso, ho l’impressione di averla già vista!
– Forse ha visto la mia foto su qualcuno dei miei saggi?
– Lei è una saggista?
 
La donna le sorrise e allungò la mano verso di lei.
 
– Sono Alexandra Pereira, sono un’avvocatessa messicana, mi occupo della difesa delle donne e delle situazioni che le coinvolgono. Negli ultimi mesi ho iniziato un nuovo manoscritto sul coinvolgimento femminile nel narcotraffico e sono venuta negli States per ulteriori documentazioni. Ho seguito il caso Santa Cruz …
- Ora ricordo! L’ho vista al processo del famigerato Boss colombiano!
– Forse … ma ora che ci penso … si anche lei ha un viso che non mi è nuovo!
 
Emma ricordò come si erano incontrate nella toilette del tribunale. Un momento per lei spiacevole, poiché aveva appena visto Killian ed Eloise baciarsi. Forse anche l’Avvocato Pereira ricordò di averla vista in quel bagno con gli occhi arrossati per il pianto, ma Emma le fu mentalmente grata per non aver accennato a quel momento.
 
– So che lei ha una segretaria colombiana …
- Penelope Diaz? Si! Come lo sa?
– Un mio collega è suo buon amico! Me ne ha parlato e mi aveva detto che lavorasse per lei. Mi scuso ma non ho avuto occasione di leggere i suoi saggi …
- Non fa nulla cara! Ma mi scusi … mi ha detto un suo collega? Forse il Dottor Olden?
 – Si, proprio lui!
– Se siete colleghi vuol dire che anche lei lavora per il Bureau!
– In effetti si, è così!
– Quale è il suo nome Miss?
– Emma … Emma Swan!
– Ecco allora chi è la Emma che mi diceva Penelope! Ho letto di lei quando mi sono documentata sui vostri giornali! Una brutta avventura con gli uomini del boss italoamericano Manguso!
 
Emma si rabbuiò. Quello era un altro episodio della sua vita che voleva cancellare.
 
– Mi perdoni! Il mio desiderio di conoscenza di fatti di questo genere mi fa dimenticare di dover avere più tatto!
– Non si preoccupi! Semplicemente non credevo saremmo finite a ricordare quell’episodio.
– Mi scusi ancora Emma! Ma parliamo di altro se le va! È in viaggio di piacere o di lavoro? Io per lavoro, ho intenzione di intervistare chi si è occupato degli ultimi arresti a livello mondiale di narcotrafficanti. Forse lei ne sa più di me! In questi mesi sono stati sventati numerosi trasporti di droga! Un ottimo lavoro da parte della D.E.A. e delle organizzazioni europee. L’Irlanda pare abbia avuto una grande importanza in questo!  
Emma aveva seguito le notizie al telegiornale, sapeva ormai che Killian fosse uno dei fautori di quegli arresti e sentirsi dire che l’Irlanda aveva avuto una particolare importanza nella lotta mondiale al narcotraffico, significava che il merito poteva andare a Killian Jones in primis e alla sua squadra speciale. Sentì nel suo profondo un senso di orgoglio per Captain Hook, ma appena se ne rese conto si cancellò il sorriso sulle labbra, negando a se stessa di essere orgogliosa di lui. Lo sapeva che Killian fosse ingamba nel suo lavoro, il migliore, come le aveva detto Mulan, ma non era il caso di sentirsi quell’orgoglio per qualcuno che non le apparteneva!
 
– Lei potrebbe indicarmi qualcuno che lavora nella D.E.A? Si tratta pur sempre di una sezione del Bureau!
– Non saprei proprio Avvocato Pereira …
- La prego mi chiami Alexandra, mi sentirei meno vecchia!
 
La donna rise, mostrando i suoi denti bianchi e regolari, una dentatura ben curata nonostante l’età che la Pereira dimostrasse.
 
– Lei mi chiami pure Emma allora!
– Quindi Emma? Vacanze o lavoro?
 
Non era particolarmente entusiasta di rispondere a quelle domande, ma che danno poteva fare una risposta laconica, senza scendere in dettagli?
 
– Lavoro direi!
– Qualche caso di assassinio?
– Si, ma ancora non conosco la situazione reale per poter essere più precisa e, mi dispiace, non posso parlare del mio lavoro.
– Certo! Ovvio! Sono dati sensibili! Mmm la mia dannata curiosità!
– Lei è stata altre volte in Irlanda?
– No, è la prima volta. Ho chiesto al mio governo dei pass per poter entrare in contatto con gli enti giuridici dei paesi che mi interessano e spero che anche in Irlanda li considerino validi o avrò fatto un viaggio a vuoto!
– Sarebbe un peccato per un viaggio così lungo e impegnativo!
– Si, ma io non sono tipo che si arrenda facilmente o si abbatta. Riporterò comunque qualche successo dall’Irlanda, ne sono convinta!
– Glielo auguro allora!
– Lei ha già un posto dove alloggiare?
– No, sono partita con una certa fretta …
- Nemmeno io ho ancora prenotazioni, ma mi hanno detto che non è difficile trovare alberghi a buon prezzo. Le farebbe piacere condividere con me i costi di una stanza? Sa, per risparmiare, se non sono troppo inopportuna!
 
Quella donna stava diventando soffocante per Emma, sembrava proprio che le si volesse accollare del tutto. Doveva mettere un confine netto.
 
– La ringrazio Alexandra, ma ci sono dei parenti che dovrebbero ospitarmi … ancora non sanno del mio arrivo, ma mia madre li informerà in giornata di sicuro!
– Aaah! Beh! Mi avrebbe fatto piacere avere un po’ di compagnia …
- Ma la sua segretaria non è con lei?
– No … lei doveva svolgermi delle pratiche all’ambasciata … non ha potuto accompagnarmi!
 
Improvvisamente Alexandra Pereira era diventata più sfuggente e meno interessata a scambiar chiacchiere. Emma non se ne curò, meglio così!
 
Per il resto del viaggio ogni tanto fecero qualche commento o si scambiarono opinioni, ma nulla di particolare e al momento dell’atterraggio, poco prima di separarsi definitivamente, nel salutarsi la Pereira le chiese di scambiarsi i numeri telefonici.
 
– Sa Emma! Dovessi aver bisogno di qualche informazione … ma cercherò di non disturbarla, magari la chiamerò solo per un saluto!
– Certo … certo!
 
Emma non poteva dire di aver dato il suo numero con un grande entusiasmo, ma l’educazione e la cortesia facevano parte di lei e aveva accettato quello scambio.
Si ritrovarono ancora al ritiro dei bagagli ed Emma notò che anche Alexandra viaggiasse con un piccolo trolley, anche lei non era intenzionata a trattenersi molto evidentemente!
Da lì le loro strade si separarono. Emma cercò di mettere le distanze andando a cercare un Taxi, facendo in modo di essere l’unica passeggera. Doveva dirigersi ad un indirizzo che doveva restare poco conosciuto. Salita sul mezzo diede il nome della strada che le interessava al giovane taxista e questi, con modi gentili, le rispose quanto avrebbero impiegato per quel tratto e il costo approssimativo. Ad Emma stette bene così e l’autista mise in moto. Cosa che Emma non seppe e non notò, fu che Alexandra Pereira, al secolo Paula Santa Cruz, avesse preso anche lei un Taxi e avesse appena chiesto all’autista di seguire il suo …
 
***
Il Taxi si fermò nella strada chiesta da Emma e ripartì appena la passeggera fu scesa. Emma non aveva chiesto la strada precisa, bensì una non molto distante dal posto in cui doveva recarsi. Era un piccolo trucco suggeritole da Jefferson. Da lì sarebbe andata a piedi, zigzagando tra vie e viuzze, seguendo una mappa che aveva memorizzato.
Finalmente si trovò ad un incrocio, al cui angolo vide l’insegna descritta dall’agente Jefferson. Lesse i nomi delle tre agenzie e si diresse decisa in quella direzione.
La porta a vetri si aprì automaticamente e ad un’occhiata veloce Emma notò le telecamere a circuito chiuso che facevano parte del sistema di sicurezza. Probabilmente grazie ad esse Killian già l’aveva vista. Entrò e si diresse al banco di ricevimento, dove una giovane donna dai capelli lunghi e ondulati l’accolse con espressione distaccata.
 
– Buongiorno Signorina. Sono entrata poiché mi è sembrato che il mio gatto rosso a pelo lungo si sia infilato in questo edificio … lo ha visto per caso?
 
La giovane mora la guardò dalla testa ai piedi e le rispose in modo molto asettico.
 
– Forse è entrata solo Catwoman, guardi oltre quella porta …
 
La donna le indicò la porta alla sua destra ed Emma entrò. Come Jefferson le aveva annunciato, nella stanza, arredata come un normale ufficio, sulla parete di fondo si notava una porta a scomparsa. Sapeva che quello fosse l’ascensore che l’avrebbe portata al rifugio segreto di Captain Hook. Si avviò in quella direzione, spinse la porta e questa si aprì anche essa automaticamente, rivelando il gabbiotto dell’ascensore.  Appena entrata in esso, non ci fu bisogno di schiacciare pulsanti. La porta si chiuse e l’ascensore scese riaprendosi pochi secondi dopo.
Emma non poteva non ammettere che avesse un’accelerazione cardiaca in quel momento e cercò di regolare la respirazione per ventilare meglio. Si guardò nello specchio posto sulla parete sinistra dell’ascensore, la sua immagine le ritornò come quella di una giovane donna apparentemente dall’aspetto austero. Aveva allacciato i lunghi capelli biondi un una tiratissima coda di cavallo. Il viso era semicoperto da un paio di occhiali da sole con montatura squadrata e lenti scurissime che ne impedivano quasi di vedere gli occhi. Indossava una camicia a maniche lunghe, verde chiaro, sopra un pantalone blu scuro in lino, come la camicia avvitata. In mano portava la giacca dello stesso colore e stoffa dei pantaloni, una tracolla nera e sandali con tacco medio, neri come la borsa. Pensò che nel complesso quello fosse l’aspetto più adeguato per una Profiler, niente di sexy, ma professionale. L’ascensore si aprì e lei uscì spingendo il suo bagaglio.
 
– Lo lasci pure qui Dottoressa!
 
Sicuramente quello era un agente della sicurezza, la stazza e l’auricolare all’orecchio ne erano la conferma.
 
– Il Capitano l’attende in quella stanza.
 
Emma non rispose nulla e seguì l’agente che le fece strada aprendole la porta.
 
– Catwoman è arrivata Capitano!
 
La stanza era illuminata da luci al neon. Emma fu colpita dalla presenza di innumerevoli monitor alle pareti e diverse scrivanie con altrettanti agenti seduti a controllare i monitor, mentre le loro dita viaggiavano veloci sulle tastiere. Nessuno di loro si voltò verso di lei, impegnati nel loro lavoro di controllo.
 
“Così questa è la stanza dei bottoni di Captain Hook!”
 
 Alla veloce occhiata di Emma, una figura maschile risaltò ai suoi occhi. Era al centro della stanza, di spalle, vestito completamente di nero, jeans e camicia a maniche lunghe arrotolate. La sua postura eretta ed elegante sprigionava una carica che Emma percepì fortemente, perdendo un battito cardiaco.
Captain Hook, nella sua postura da uomo sicuro di sé, a gambe divaricate e braccia incrociate, osservava quanto i monitor stavano mostrando. Emma, dalle cinghie che vide dietro la sua schiena, capì che fosse armato con la pistola d’ordinanza, come l’ultima volta che lo aveva visto in ospedale grazie a Rosy. Per un attimo lo immaginò davanti ad un timone, intento a guidare la sua nave, tale al pirata di cui aveva scelto il nome.
 
– Ciao Lorna ben torna …
 
Captain Hook alias Killian Jones si voltò salutando quella che credeva fosse il Maggiore Lorna Stone. Dall’errore nel salutarla e dalla brusca interruzione, fu chiaro che Killian non l’avesse vista con le telecamere di sicurezza o forse non ci avesse fatto caso, impegnato a monitorare altro.
La piccola soddisfazione che Emma  provò all’espressione di stupore di Killian, fu offuscata dalla sua stessa emozione. Dall’ultima volta che lo aveva visto, Killian si era fatto crescere la barba. Era in verità appena accennata, quel tipo di barba fintamente non curata che lo rendeva identico al ritratto che suo padre aveva dipinto, dandogli l’identità del nemico di Peter Pan. Quel quadro era stato l’ossessione di Emma da quando lo aveva scoperto nella galleria di Regina, prima di capire che Kim Steward e Killian Jones fossero la stessa persona. Se Killian era dotato di un fascino magnetico, che Emma conosceva bene fin da quando lo aveva incontrato come Kim, vederlo con quel filo di peluria sul viso e i suoi indimenticabili occhi lapislazzulo, era una conferma che potesse esserlo ancor di più.
 
“Maledizione Killian! Puoi essere ancora più affascinante del tuo solito?! Quella barba ti dona incredibilmente!
 
Cercò di mantenere l’autocontrollo, rallentò la respirazione, sperando di riuscire a non arrossire alla sua presenza, sapeva di poterci riuscire, si era allenata. Voleva restare di ghiaccio, “austera” come si era definita guardandosi allo specchio dell’ascensore.
 
L’espressione di stupore di Killian si tramutò repentinamente in un cipiglio imbronciato. Era arrabbiato di sicuro! Un’altra piccola soddisfazione per Emma quella di vederlo contrariato. Lo vide stringere la mascella e un muscolo facciale guizzare sotto la peluria della barba, mentre un gioco d’innalzamento asimmetrico delle sue sopracciglia mobilissime, le confermarono il suo disappunto. Lei continuò a tacere, non rendendosi conto che quello che si stava svolgendo come al rallentatore, stesse passando in poche frazioni di secondo.
 
– Dottoressa Swan … non dovresti essere qui!
– Grazie per il “benvenuta” Capitano Jones! Credo di essere proprio dove il dovere mi chiama!
 
Killian incrociò nuovamente le braccia al petto e si avvicinò con la sua espressione contrariata.
 
– Jefferson non mi ha detto nulla … credo che avrà un bel richiamo disciplinare questa volta!
– Non credo! Sono qui per volere del mio superiore. Seb è al capezzale di Lorna e non avrebbe avuto neanche il tempo per simili convenevoli!
 
Sentire nominare Lorna in quei termini, allarmò Killian, che perse il cipiglio duro per uno sinceramente preoccupato.
 
– Cosa è successo a Lorna?
-  È stata ferita gravemente dopo l’arresto del serial Killer su cui stavamo indagando. È sfuggito al controllo e per poco non la uccideva. È stato necessario asportarle il rene danneggiato per salvarla!
 
Mentre Emma riusciva a descrivere freddamente la situazione, Killian era impallidito. Emma sapeva quanto fosse affezionato a Lorna, come sapeva dei loro trascorsi fin da quando il giovanissimo Killian aveva incontrato l’allora Tenente Lorna Stone.
 
– Quando è successo?
– Quattro giorni fa.
– Come sta ora?
– Non bene, ma si riprenderà, saranno necessari tempo e cure!
– Capisco!
 
Killian abbassò gli occhi dispiaciuto e li rialzò immediatamente per guardarla in viso. Lei si mantenne impassibile.
 
– Non poteva mandare un altro dei suoi collaboratori?
 
Questa volta fu Emma ad alzare le sopracciglia dietro gli occhiali.
 
– Sembrerebbe che, diversamente da te, Lorna mi consideri un suo valido sostituto Jones!
– Non è la tua validità che sto discutendo!
– Cosa allora?
– Sei una donna!
– Sei serio? Ti sembra invece che il Maggiore Stone sia un uomo?
– La cosa è diversa! Lei sa come difendersi e destreggiarsi!
– Ti posso assicurare che ho ricevuto adeguato addestramento nella difesa e nell’attacco e se continui a dire sciocchezze te lo dimostro immediatamente! Sono qui perché hai richiesto un Profiler! Questo passa la ditta! Non sono felice di essere qui sicuramente tanto quanto non lo sei tu a vedermi, ma credo che da persone mature dovremmo sotterrare l’ascia di guerra e lavorare!
 
Emma sapeva benissimo che con quel discorso da maestrina, lo stava scavalcando nella sua autorità, ma voleva prendersi un altro punto a suo favore a discapito di Killian, accusato, nemmeno tanto larvatamente, di comportamento immaturo.
Per risposta ebbe da lui un sorriso sghembo e uno sguardo ironico.
 
– Come Milady giustamente suggerisce!
 
Le fece una sorta di inchino giocoso e ironico, indicandole la porta aperta del suo ufficio personale. Con il nasino in alto lei si diresse verso lo studio di Captain Hook, seguita da lui, sicura che le stesse guardando il fondoschiena. Si voltò verso di lui mentre egli chiudeva la porta.
Erano soli in quella stanza e l’elettricità tra loro era palpabile. Lei rimase ancora impassibile, Killian cercò di fare lo stesso, ma se si fossero sfiorati c’era la possibilità di vedere scintille e scariche elettriche.
Oltre alla scrivania con quattro monitor sulla superficie, c’era un lungo tavolo ovale e su questo c’erano numerosi documenti.
 
– Siediti …
 
Eccolo il suo tono di comando! Ma Emma non lo sopportava, anche se il ruolo di Killian lo ammettesse. Si mise seduta dove lui indicava, precisamente difronte a dove si stava sedendo lui.
 
– Seb ha avuto la possibilità di dirti qualcosa?
– Poco in verità …
- Questi documenti descrivono i delitti alle spese dei miei agenti e di due informatori, stesse modalità, una sorta di rituale … Niente impronte e nessuna traccia.
- Lasciami esaminare il tutto.
– Partiamo dall’inizio!
– Ovvio! Mi devi parlare di ogni singolo agente, delle sue abitudini, della sua vita, come li hai arruolati, e soprattutto in quali missioni particolari li hai coinvolti insieme. Non devi trascurare nessun dettaglio Capitano.
– Ci vorrà parecchio Dottoressa.
– Prima inizieremo e prima finiremo!
 
Killian la guardava con il suo sorriso ironico, mentre picchiettava le dita della mano sinistra sulla superficie del tavolo.
 
– Pensi che riuscirai a vedere quello che è scritto su quei fogli con quegli occhialoni neri? Non mi pare che sia particolarmente assolata questa stanza sotterranea! Hai paura di non resistere al mio fascino senza quelle lenti a separare i nostri sguardi?
“Maledetto arrogante che sei! Ti faccio vedere io! Ti prenderei a schiaffi!”
– Potresti essere tu a non resistere al mio Jones! Ma in effetti non c’è molta luce qui dentro!
 
Con un movimento delicato delle dita, Emma si tolse lentamente gli occhiali, tenendo gli occhi puntati in quelli di Killian. Lo vide battere le palpebre al movimento sensuale che lei mise in atto. Lo aveva colpito, sapeva che anche lui subisse la sua stessa attrazione fisica.
Suo malgrado Killian deglutì. L’aveva sfidata, ma lo sconfitto era stato lui. Gli occhi verdi di Emma erano stati per lui la cosa più pulita e pura che avesse mai visto. Si rese conto che ancora era così, anche se lo sguardo di Emma non era più quello innocente e ingenuo di quando l’aveva incontrata sotto le mentite spoglie di Kim Steward. Buona parte del cambiamento di Emma era dovuto proprio a quanto vissuto con lui e a causa sua.
Gli si strinse il cuore alla consapevolezza di essere stato lui a defraudarla di quell’ingenuità e a renderla più dura. Aveva sentito un tuffo al cuore quando, voltandosi se l’era trovata davanti al posto dell’attesa Lorna Stone!
Aveva intenzione di parlare di lei a Lorna, lei che continuava ad essere il tormento della sua anima, lei che lo aveva lasciato, lasciato perché non si era fidata delle sue parole, lei che in men che non si dica era diventata di un altro. Era furioso per quello! Lui non era riuscito ad avere un’altra donna nemmeno per un’ora di sesso e lei, invece, si era riconsolata anima e corpo, secondo quello a cui aveva assistito! Se pensava ancora alla scena di quel bacio passionale tra Emma e quel tizio! Lo stomaco gli faceva male. Lei era troppo bella per non averla ancora, troppo straordinaria per lasciarla ad un altro!
 
– Allora Capitano? Sei andato in trance adesso?
 
Il sorrisetto ironico ora era sulle labbra di Emma. Lui cercò di dire qualcosa che le potesse provocare una reazione.
 
– Un peccato che tu abbia castigato in quel modo quegli splendidi capelli! Ti stanno meglio sciolti!
– Hanno importanza per il lavoro che dobbiamo svolgere forse?
 
Lei ancora sorrideva con quel cipiglio ironico e Killian, nonostante la rabbia nei suoi confronti, avrebbe voluto baciarla come l’ultima volta.
 
– Sei diventata tagliente con quella lingua Swan! Peccato! Me la ricordavo diversamente!
 
Ora era nuovamente lui che sorrideva sghembo e lei aveva un’aria indignata.
 
“Touché Love!”
– Vedi di usare la tua per dirmi quello che ti ho chiesto, piuttosto che dire scemenze! Non sono qui per perdere tempo a flirtare con te Jones!
 
Emma aveva preso una penna con la mano sinistra e nervosamente l’aveva ruotata tra le dita come la bacchetta di una majorette. Un bagliore colpì gli occhi di Killian e, quando si rese conto che quel bagliore era causato da un anello di fidanzamento all’anulare della donna che amava, sentì una specie di fitta nel petto.
 
“La cosa è seria quindi! Il tizio ha intenzione di sposarla!”
- Allora vediamo di guardare queste carte …
 
Senza aspettare risposte da Killian, lei prese i fascicoli disposti sul tavolo. Ne lesse le date e aprì quello con la data più vecchia. Si trattava dell’omicidio dell’agente Hanson. Killian iniziò a descriverlo, rispondendo alle domande di Emma e lei intanto prendeva appunti.
 
– Avrò bisogno di una lavagna Killian, il lavoro sarà veramente lungo!
– Hai ripreso a chiamarmi per nome ora?
– In qualche modo devo pur chiamarti, ma se preferisci “Capitano” …
- Killian mi sta bene … mi ricorda i vecchi tempi!
 
Emma sollevò gli occhi al cielo, mentre lui la guardava con il suo sorrisetto ironico.
 
– Non ci provare proprio! Te l’ho già detto che non sono qui per flirtare con te!
– Lo so! E ho visto come hai sbandierato quell’anello ad dito!
– Possiamo tornare sul caso Capitano?
– Ci mancherebbe altro Swan!
 
Il sassolino nella scarpa lui se lo doveva togliere, ma ci sarebbe stato un altro momento.
 
– Hanson è stato ucciso nella doccia di una piscina. Avete comunque trovato tracce di cocaina nonostante l’acqua abbia lavato via il sangue?
– Si. Delle tracce erano rimaste sui suoi capelli. Soltanto l’ultima vittima non è stata cosparsa di polvere di coca sul capo!
– Ricorda il rito della penitenza cattolica ti sembra?
- “Cospargersi il capo di cenere”? Si, ma qui qualcun altro sembra stia punendo i miei agenti!
– Per questo motivo ho bisogno di capire quale azione comune possano aver compiuto per essere associati. I due spacciatori? Cosa mi puoi dire di loro?
– Sono miei informatori. Li conoscevo di persona. Loro non sapevano chi io fossi. Li ho sempre contattati come uno di loro.
– Una delle tue coperture …
- Esatto!
– Comunque ti hanno aiutato con delle informazioni ad incastrare qualche pesce grosso …
- Ne ho incastrati parecchi di pezzi grossi da un paio d’anni a questa parte! Manguso e la sua banda, Antonio Santa Cruz e i suoi complici … manca solo sua moglie per completare il cartello colombiano!
– Paula Santa Cruz!
– Esatto! Un altro “pezzo” fondamentale è stato il Tai pan cinese! Prima di lui anche Gold che si era rifugiato ad Hong Kong. Dopo di lui abbiamo assicurato alla giustizia parecchi elementi.
– Non so … che questo killer abbia a che fare con la droga è evidente, ma sembra averne anche spregio! La dose di cocaina che usa per cospargere le vittime è costosa. Disprezza la droga e odia i tuoi agenti o comunque chi ha a che fare con te. Sei in pericolo anche tu ne sei cosciente vero?
– Lo so Emma! Potresti essere in pericolo anche tu ad essere qui. Se avessi saputo che venivi al posto di Lorna non ti avrei fatto partire.
– Per quello mi hai chiesto dei miei colleghi? Vuoi proteggermi?
– Pensavo ti fosse chiaro Emma! Non fare quella faccia scettica! Ne abbiamo già parlato a casa tua quando sono venuto da te …
 
Emma rimase spiazzata. Ricordava quelle nottate di passione quando sua zia Ingrid era andata in Svezia con Anna e Kris, prima del loro matrimonio. Quelle notti non avevano fatto solo l’amore, avevano parlato parecchio. Lui si era giustificato del proprio comportamento, tenuto per starle alla larga, per proteggerla e intanto creare un testimone della morte di Kim Steward. Era stato in quelle sere che lui le aveva detto di volere un futuro con lei, avere una casa e una famiglia. Le aveva chiesto di aspettarlo e di fidarsi di lui. Poi? Poi tutto era crollato quando lei aveva saputo del matrimonio con Eloise Gardener. Da lì lei gli aveva mandato un sms d’addio e non aveva voluto più parlargli, nonostante lui avesse provato a telefonarle.
 
Non era facile guardarlo negli occhi in quel momento. Come aveva pensato lei a quelle notti di fuoco, lui aveva fatto sicuramente lo stesso e se si fossero soffermati a guardarsi in viso avrebbero ripreso fuoco entrambi. Già Killian si stava sporgendo maggiormente verso di lei, sulla superficie del tavolo, con le braccia. Prima che arrivasse a prenderle le mani, lei si tirò indietro verso la spalliera della sedia, portandosi il fascicolo dietro e concentrando lo sguardo su quanto vi era scritto.
Le mani di Killian si bloccarono prendendo la penna che fino a poco prima aveva usato Emma. Non ne aveva reale bisogno, la sua era più vicina. Era chiaro che avesse interrotto bruscamente il tentativo di prenderle le mani, simulando interesse per quella penna.
 
“Altro punto a me tesoruccio!”
– Questi agenti sono stati tutti in missione con te in Cina?
– In Cina? Si.
– Una fortuna che Mulan non sia in Irlanda, potrebbe essere puntata dall’assassino anche lei!
– L’idea della Cina ti è venuta per Mulan o trovi qualche elemento da collegare a quel paese?
– Per Mulan era tanto per tenerla in considerazione come tuo agente. Non trovo elementi al momento che mi facciano pensare alla Cina o ad un killer cinese, a parte quello che leggo dall’esame balistico.
– Secondo l’esame balistico, vista l’altezza di Hanson e l’angolo tra punto di partenza del proiettile e punto di arrivo, il killer è alto circa un metro e sessanta.
– Fammi vedere anche per gli altri …
- Trovi lo stesso risultato. Pur cambiando l’altezza del punto di arrivo, in base al punto di partenza, il killer ha la stessa altezza del precedente, un metro e sessanta circa.
– Sei stato ferito in Cina e poi portato in America … possibile che nonostante la tua copertura qualcuno dei fedelissimi del Tai Pan possa aver notato l’interesse dell’Interpol per te?
– Impossibile! Sono stato ricoverato in Cina per un primo intervento e Mulan con Sebastian mi hanno tenuto tutti lontano. I medici erano molto seri, non credo abbiano passato informazioni!
– Descrivimi l’operazione da quando sei partito lasciandomi questo nella cassetta della posta!
 
Emma si era tirata su la manica della camicetta, mostrando il bracciale con la fenice. Killian rimase sorpreso piacevolmente e sorrise a vedere il gioiello dove avrebbe voluto che fosse.
 
– Ancora lo tieni …
 
Non era una domanda quella che fece in un soffio di voce, ma una constatazione. Era importante e significativo per lui che Emma ancora indossasse quel gioiello nonostante l’avesse lasciato. Lei distolse lo sguardo con finta indifferenza, riprendendo a scrivere qualche appunto e rispondendo con un tono il più possibile neutro.
 
– Perché non dovrei? Doveva essere un portafortuna no? Non l’ho più tolto da allora!
 
Il tono era neutro ma Killian lesse tra le parole.
 
“Hai continuato a portarlo con te? Ti vorrei chiedere se lo porti anche quando fai sesso con quel tizio Emma! Come puoi?!
 
La gelosia, con i suoi morsi, stava sostituendo la gioia che Killian aveva provato inizialmente a vedere il gioiello.
 
– Allora? Mi descrivi i dettagli della tua missione prima in Colombia e poi in Cina?
 
Lei lo aveva riportato nuovamente alla realtà e iniziò a descrivere come si era svolto il tutto. Ormai poteva dirle la verità, lei sapeva ed era anche un agente del Bureau che lo stava aiutando.
 
… …
- … fortuna che non avevo mai incontrato Gold! Con i suoi sospetti per il fatto che fossi irlandese e di piacevole aspetto, ha messo una pulce nell’orecchio di Santa Cruz. La moglie ha tentato di sedurmi per avere una sorta di prova del nove!
– Pensava che avresti avuto con la moglie di Santa Cruz lo stesso comportamento che avevi avuto con sua moglie Milah?
– Sicuramente sospettava di me … avevo messo una microspia nello studio del Boss Colombiano e li avevo sentiti parlare. Sono sfuggito alla tentazione!
 
Il sorriso malizioso di Killian a quell’ultima frase la innervosì.
 
“Io ero a Boston ad aspettare una tua telefonata e tu sfuggivi alle tentazioni! Ma dai! Eloise l’hai conosciuta lì, non sarai stato con Paula Santa Cruz, ma con Eloise?
– Come hai conosciuto Eloise Gardener?
– Casualmente … la sera della festa a casa del Boss. Paula si era allontanata e io l’ho seguita di nascosto. Era stata chiamata da uno dei suoi scagnozzi. Eloise era andata alla villa per chiedere soldi o comunque un lavoro. Era pelle e ossa … Paula la trattò con una crudeltà inaudita! Lei aveva una bambina piccola che moriva di fame, Paula minacciò di ucciderla se si fosse fatta vedere di nuovo a casa sua. Nominò suo marito scomparso e il fatto che poteva essere utile solo se incinta. Cacciò Eloise a calci. Mi resi conto che quella ragazza poteva essere un’ottima testimone. La rintracciai ed entrai in contatto con lei facendomi passare per un giornalista …
- Andrew Smith …
- Te lo ha detto lei? Ti ha raccontato la sua storia?
– Si, abbiamo avuto modo in casa famiglia dai Nolan.
– Bene! Magari sei riuscita a darle una mano!
– Non quanto ci sei riuscito tu a quanto pare! Visto che le hai offerto la tua mano in tutti i sensi!
– Quella è un’altra storia Emma! Non centra né con il narcotraffico né con l’assassinio dei miei agenti!
– Sicuramente Killian! Non mi interessa sapere della tua love story con tua moglie!
– Forse dovrebbe invece! Visto che ti avevo detto di fidarti di me qualsiasi cosa fosse capitata!
– Chiudiamo qui questo discorso Killian e andiamo avanti! Hai fatto le tue scelte e io non centro nulla. Ti eri già sposato l’ultima volta che ci siamo visti e non mi hai detto nulla!
– Non potevo in quel momento, ma se mi darai l’opportunità di parlartene …
- Basta così per oggi! Sono stanca e devo raccogliere le idee! Inoltre sono venuta direttamente qui e non ho toccato cibo dalla colazione. Almeno la cena dovrò procurarmela. Quindi ti saluto! Ci vediamo domani!
 
Emma era saltata letteralmente dalla sedia, radunando velocemente le carte che aveva intenzione di portare con sé con gli appunti, priva del desiderio di sentirlo parlare ancora di Eloise e del loro matrimonio. Ancora per lei bruciava quella ferita e non aveva intenzione di farci cadere sopra parole che scottavano come acqua bollente.
 
– Cosa dici Emma?! Non mangi dalla colazione?! Avremmo pranzato almeno! Io di rado lo faccio se sono concentrato, vado avanti a caffè, ma tu devi mangiare!
– Grazie per la preoccupazione! Troverò un Pub o un ristorante qui intorno, poi vedrò per un albergo!
 
Anche Killian si era alzato dalla sua sedia e si era portato al suo fianco. Era così vicino che Emma sentiva il suo odore invaderle le narici. Le piaceva il suo odore, come le piaceva lui. Sentì quel solito brivido quando lui le sfiorò la mano cercando di trattenerla. Cercò di far scivolare la mano via dalla sua, ma Killian la strinse con fermezza e gentilezza.
 
– Non ci penso proprio a farti andare in giro da sola! Tu vieni con me a casa mia!
 
Un nuovo maledetto piacevole brivido percorse la schiena di Emma al suono vibrante e caldo della voce di lui. In una frazione di secondo vide cosa sarebbe potuto capitare a restare soli in un appartamento, con l’attrazione magnetica e l’elettricità che c’era tra di loro.
 
– Non ci pensare infatti! Ho detto che vado! Non ho intenzione di venire da te!
– Non hai capito Dottoressa Swan! Non è un invito è un ordine!
–Tu non puoi ordinarmi una cosa simile! Non vengo a casa tua!
– Qui ti sbagli! Il Capitano sono io e se per la tua sicurezza ti ordino di stare da me tu lo fai!
– Sarò più al sicuro a starti alla larga Jones!
– Credi voglia portarti a letto?
– So difendermi da quello, mi sei indifferente ormai! Mi preoccupa di farmi vedere in giro con te! L’assassino potrebbe puntare anche me!
– Sei come al solito una pessima bugiarda Emma! Ma riguardo all’assassino è il motivo per cui ti porto da me! 
- Tu si che le sai dire le bugie Jones!
– Per ora non raccoglierò la sfida love, ma ne parleremo ancora! Sono stanco del gioco a punti che stai facendo!
– Quale gioco a punti?! Comunque se mi richiami Love ti dimostrerò veramente i risultati del mio addestramento!
 
Nonostante il cipiglio arrabbiato di Emma, Killian sorrideva maliziosamente.
 
– Mmm! Interessante! Da un po’ che non mi alleno con il corpo a corpo!
– Ti ho già detto che non sono venuta per flirtare con te!
– Non sei convincente Swan! Dai! Andiamo a cena ora!
 
Le mise una mano dietro la schiena, all’altezza della vita, per incoraggiarla ad uscire e per l’ennesima volta lei sentì un brivido piacevole. Sperò che lui non se ne fosse avveduto, ma dalla carezza che lui le fece dietro la schiena con quella mano, subito dopo, capì che con probabilità lui l’avesse percepito.
 
“Hai un grosso problema da risolvere Emma Swan e non lo risolvi standogli vicino!”
 
***
Il gioco a punti non smise tra loro né durante la frugale cena in un fast food, né nell’auto di Killian mentre la portava a casa sua.
 
Erano usciti dalla base segreta attraverso un passaggio che conduceva ad un garage sotterraneo. L’elegante auto tedesca di Killian era parcheggiata lì. Emma era stata piuttosto ostile in ogni proposta che lui aveva cercato di farle, dal ristorante al Pub.
 
Killian pensava che nonostante l’offeso dovesse essere lui, lei stava facendo troppo la preziosa. Era lei che non gli aveva creduto no? Si era fidanzata con un altro no?
 
Quando arrivarono alla palazzina di proprietà della famiglia Jones, dove lui occupava un appartamento, Emma rimase meravigliata.
 
– Non immaginavo che avessi una palazzina intera!
– La famiglia di mia madre è piuttosto benestante! Sono cresciuto qui fin da piccolo. Mio padre aveva lo studio al pianterreno. Mia madre riprese gli studi in architettura che io andavo alle elementari. Le cose si erano risistemate tra loro quando mia madre aveva finito gli studi e trovato un lavoro che le piaceva. Finalmente vedevo di nuovo felici i miei genitori, poi mio padre ebbe quella commissione di quadri e da lì finì tutto …
- La modella diventò l’amante di Brennan e tua madre li trovò insieme. Fuggendo disperata finì addosso alla macchina dei miei!
– Tu sai come sono andate le cose?
 
Killian era sbigottito. Come poteva Emma sapere cose che lui aveva scoperto accidentalmente?
 
– Si … so come sono andate le cose e so perché odȋ tuo padre Brennan. A causa sua e delle sue bugie ti mettesti nei guai e Lorna te ne ha tirato fuori, offrendo a te e a tuo zio Henry una soluzione che soddisfacesse le tue doti geniali e il Bureau!
– Hai fatto indagini su di me Swan?
– Ho messo insieme molti pezzi di puzzle Captain Hook. So che era la storia che ti leggeva Brennan. Captain Hook era il tuo personaggio preferito e ti piaceva che lo interpretasse per te tuo padre.
– Questo lo sa solo mio padre …
- Me lo ha detto lui infatti. Ora sa che sei veramente Captain Hook ed è orgoglioso di te!
– Non posso dire lo stesso di lui Swan!
 
Ancora in auto, sotto casa di Killian, si erano ritrovati a parlare del passato. Emma doveva dire a Killian di suo padre, anche se Brennan le aveva detto di non farlo.
 
– Lo frequento da mesi ormai. Non sapevo fosse tuo padre. L’ho rintracciato per conto della mia amica gallerista Regina Mills. Aveva dei suoi quadri in galleria che non riusciva a vendere per la mancanza della sua autorizzazione. Era diventato irreperibile, invece era ricoverato in ospedale.
– In ospedale?!!
 
La preoccupazione negli occhi di Killian tradiva il residuo di affetto che ancora provava per lui.
 
– Killian, tuo padre non vorrebbe che te lo dicessi …
- Cosa?! Non mi dire che …
- Brennan è gravemente malato …
- Sapevo da Seb che fosse tornato all’appartamento vicino all’Università e stesse facendo delle visite ma …
- Lo hanno operato per un tumore polmonare. Ora è nuovamente in ospedale per interventi alla metastasi. Non gli resta molto …
 
Killian portò il capo al poggiatesta del sedile e con gli occhi chiusi si massaggiò con indice e pollice l’attaccatura del naso.
 
– Non pensi che sia il caso di andare a trovarlo?
– Non sono pronto per questo Emma! Non riesco a perdonarlo! Mi ha dimenticato quando avevo bisogno di lui! Quando ero più disperato! Ha chiamato il suo ultimo figlio William. Sentiva la mancanza di Liam ma non la mia! Io lo amavo profondamente mio padre e lui? Un amore non corrisposto a quanto pare e non è l’unico che mi è capitato!
 
A chi si riferiva Killian? Chi aveva amato senza essere ricambiato? C’era un’altra donna nel passato di Killian che aveva amato profondamente. Doveva essere gelosa anche di lei? Era già provata così per il presente. Non era il caso di essere affranta per un amore del suo passato, anche se era evidente che lui ancora ne soffrisse!
 
– Vieni, saliamo in casa ora! È tardi e sarai stanca per il fuso orario!
 
Era vero! Era a pezzi! Era stata una giornata stancante e credeva di crollare sul letto già addormentata.  
Fu lui a portarle il bagaglio in casa. Era fresco nell’appartamento, merito dei condizionatori con il timer, che si erano accesi all’orario prestabilito dal padrone di casa.
L’appartamento era ampio e, sicuramente, di giorno, molto illuminato. Nel soggiorno c’erano ampie finestre con tende bianche. Killian le mostro velocemente i servizi e la camera degli ospiti. Poi la lasciò nella sua privacy. Emma si chiuse in bagno per una veloce doccia rinfrescante e poi se ne andò a letto, sperando di dormire.
 
***
A volte più stanchi si è e meno si riesce a rilassarsi e a dormire.
Emma si rigirava nel letto da più di due ore. Tutti gli eventi della giornata le tornavano davanti agli occhi. In particolare Killian, i discorsi fatti, il caso esaminato dell’agente Hanson, le cose dette sulla missione in Colombia e di conseguenza in Cina …
La mente di Emma era così attiva che come spesso le succedeva, le sembrava di vedere pezzi di puzzle che le vorticavano davanti, senza trovare la loro giusta locazione. Sapeva che ancora ne doveva aggiungere di pezzi per arrivare alla soluzione. Chi poteva essere questo assassino che stava operando un rituale di punizione per gli agenti della Squadra di Captain Hook?
 
“Dio che caldo e che sete! I condizionatori si spengono ad una certa ora! Ho bisogno di un bicchiere di acqua fresca. Killian dorme di sicuro. Non si accorgerà che vado in cucina …”
 
Con in dosso un completino canotta e mutandina celeste in maglina di cotone, Emma uscì in punta di piedi dalla stanza e si diresse verso la cucina. Le luci della strada illuminavano scarsamente l’appartamento e lei non volle accenderne le interne. Arrivò ai pensili della cucina e cercò un bicchiere. Aprì l’acqua del rubinetto e ne riempì il bicchiere. Stava per bere e un rumore la fece saltare.
 
– Swan tutto bene?
– Noo non accendere la luce!
 
***
Non era stato facile per Killian Jones prendere sonno. No, non era stato facile affatto! Ancora non dormiva. Mille pensieri affollavano la sua mente, mille preoccupazioni e responsabilità.
 
“Ci mancava Emma qui in Irlanda! Lorna ferita gravemente! Il killer a piede libero! Speriamo che con Emma riusciamo a capirci qualcosa. Lorna ha ragione, ci sa fare il mio piccolo Cigno! E confesso che mi stuzzica ancor di più quando mi sfida! La amo come e più di prima, ma lei non ne vuole sapere. Quel tizio deve averla conquistata veramente! Alla fine non era così profondo il suo amore per me. Mi sono fatto solo illusioni! Ma che succede di là?”
 
Un cigolio lo aveva distolto dai suoi pensieri. Faceva caldo, i condizionatori si erano spenti, forse era il caso di farli ripartire. Anche Emma era sveglia?
Vestito solo di un paio di boxer neri, si alzò dal letto e uscì dalla sua stanza. Il rumore veniva dalla cucina.
 
“Perché non avrà acceso la luce Emma?”
– Swan tutto bene?
– Noo non accendere la luce!
 
Troppo tardi! L’interruttore era scattato.
 
Emma era davanti a lui, con i suoi capelli, di lunghe onde d’oro puro, sciolti sulle spalle nude. Vestita di un completino celeste, le lunghe gambe snelle e i piedi scalzi. Teneva un bicchiere d’acqua in mano. Se lo portò alle labbra per bere, guardandolo e poi abbassando le palpebre ornate di quelle lunghe ciglia. Le sue labbra diventarono lucide con il residuo d’acqua su di esse.
 
“Labbra di ciliegia per una visione angelica!”
 
Era bella, bella come non mai! Troppo bella per lasciarla ad un altro …
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Sorpresa! Pubblico di lunedì questa volta. Lo avrei fatto ieri ma … troppi impicci!
Vi è piaciuto l’incontro tra Killian ed Emma? Ora li lascio sospesi e lascio sospesi anche voi lettori. Vedremo cosa succederà. Immaginate pure. Smemorina già sta volando con la sua sexy fantasia, quasi quasi le chiedo di scrivere il seguito ;))
Bando alle chiacchiere. Grazie a chi leggerà, grazie ai miei recensori abituali e ai nuovi aggiunti. Grazie a chi segue in silenzio e categorizza tra le preferite o altro.
Un abbraccio a tutti!
Lara
   
 
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