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Autore: shira21    24/01/2019    0 recensioni
Due donne diverse ma entrambe impaurite dall'amore: Bianca, con un matrimonio fallito alle spalle, fa fatica a lasciarsi andare con gli uomini e Dalila nella sua breve vita ha collezionato più delusioni che gioie.
Complice un incontro casuale e una richiesta d'amicizia su Facebook, Bianca e Dalila si avvicinano sempre più fino a quando l'attrazione sboccia tra loro. Ma, per avere un futuro insieme, dovranno lasciarsi alle spalle le loro paure.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cammino per i corridoi semi deserti della scuola con una pila di libri e fogli tra le braccia diretta verso l'aula insegnanti quando sento qualcuno darmi una spallata abbastanza forte da farmi fine a terra insieme a tutto quello che stavo portando. Sgrano gli occhi quando incrocio il volto fintamente innocente di Melania, un altra professoressa che nonostante quest'anno abbia fatto i trent'anni è immatura quanto un quindicenne.
«Oh, scusa mia cara... non ti avevo vista!»
Le rispondo con un sorriso finto quanto il suo ma mi rifiuto di mettermi a litigare. Per amor del cielo, siamo donne adulte e dovremmo dare il buon esempio!
«Tranquilla, so che non l'hai fatto apposta» mi rialzo e pulisco i pantaloni beige.
Lei mi fissa un attimo prima di gettarsi i capelli dietro la schiena e andarsene per la sua strada. E davanti a quell'atteggiamento mi viene da ridere: chi crede di essere, la cattiva di qualche film per adolescenti?
Scuoto la testa e mi chino a prendere le mie cose dal pavimento.
«Professoressa, tutto bene?»
Alzo lo sguardo su uno dei miei studenti, Domenico Riva, che nel frattempo si è chinato per aiutarmi a recuperare le ultime cose. «Sì, diciamo che va tutto bene.» Però mi scappa un sospiro.
Lui non pare accorgersene e mi rivolge un sorriso smagliante; ci rialziamo nello stesso momento e ancora una volta mi chiedo cosa mangino i ragazzi di oggi che a diciassette anni sembrano già degli uomini fatti e finiti. Non che abbia mai messo gli occhi su un mio studente, ovvio... certo una certa richiesta di amicizia che sto ignorando da tre giorni e che ancora lampeggia sul mio desktop mi ricorda che non è un discorso che vale proprio per tutti. Perché, anche se odio ammetterlo e potrei finire in grossi guai anche solo per averlo pensato... beh, io Dalila l'avevo già notata quando studiava qui e di lei ricordo ogni cosa. Era quel tipo di studentessa che mi ricorda perché amo il mio lavoro e perché ho scelto una scuola pubblica anche se avrei potuto lavorare in qualche università o persino all'estero.
«Professoressa?»
Mi rendo conto che Domenico mi ha detto qualcos'altro e spero che un sorriso basti mentre prendo i fogli che mi porge.
Lo guardo arrossire e balbettare un «A dopo» -che avrebbe potuto benissimo essere "un topo" per come l'ha detto- prima di scappare via.
Dopo averi finalmente raggiunto la sala insegnanti senza altri incidenti o altri strani incontri ed aver depositato tutto nel mio armadietto, finalmente esco nel parcheggio, libera dopo una giornata pesanti come poche.
Stanca, mi siedo sul cofano della mia macchina e mi accendo la prima sigaretta della giornata; chiudo gli occhi e aspiro con un certo gusto, sento il sapore della nicotina pizzicarmi la gola mentre sento una parte di tensione venire rilasciata insieme alla nuvoletta di fumo. Non sono una di quelle persone così dipendenti dal fumo da non poterne farne a meno, ho visto più di un insegnate e più di uno studente dare di matto per il fatto di non poter fumare, ma è un piccolo vizio su cui mi piace indugiare nelle giornate particolarmente stressanti. Come quella di oggi per l'appunto.
Fumo con calma mentre ripenso alla scorsa sera. Alla fine -la mattina dopo- Daniele mi ha richiamato scusandosi per avermi dato buca e mi ha chiesto un secondo appuntamento. Stavolta sono stata un po' sulle mie perché, dannazione, non esco spesso da quando ho divorziato e quando lo faccio poi mi ritrovo a bere vino da sola; non è stata una cosa piacevole e di certo non farò la parte del cagnolino pronto a tornare ogni volta che il padrone batte le mani.
Però non so quanto dovrei farlo aspettare.
Con questo dubbio in testa, spengo il mozzicone di sigaretta e lo butto nel cestino.
Se avessi un amica, una migliore amica, chiederei a lei ma non sono mai stata troppo brava a coltivare le amicizie femminili e quasi tutti quelli che un tempo consideravo amici alla fine si sono rivelati essere più amici di Giorgio, il mio ex, che miei.
Stupida io ad aver fatto di lui tutto il mio mondo, a credere che saremmo rimasti insieme per sempre e che quel rapporto mi sarebbe bastato. Stupida io perché ora non ho nessuno a cui chiedere quanto tempo bisogna far aspettare un uomo prima di decidere se dargli una seconda possibilità.
Sto per entrare in macchina quando una vocina mi ricorda la richiesta di amicizia, una richiesta che non centra nulla con Giorgio o con le mie attività di volontariato.
Dalila potrebbe diventare un amica?
Ci penso per tutto il tragitto fino a casa mia; in realtà ci penso per tutto il tempo anche mentre mi riscaldo un piatto pronto, mentre lo mangio e mentre guardo la televisione.
Bisogna ammettere che quella ragazza negli ultimi giorni ha occupato una porzione molto ampia dei miei pensieri.
E forse sono un po' disperata se vado a cercare l'amicizia di una ragazza così giovane, simile a uno di quegli uomini che vanno in giro con ragazzine che hanno la stessa età delle loro figlie, ma alla fine mi decido a salire nello studio e far partire il computer.
Eccola lì, quella piccola malefica notifica. Non ho avuto neanche la forza di chiudere la pagina, avrei dovuto capirlo che avrei ceduto.
Infatti clicco su "Accetta richiesta di amicizia" e, non contenta, le mando anche un messaggio:

    >>Buonasera Dalila, mi ha sorpreso che tu mi abbia cercata...

Stavo quasi per scriverle che mi ha fatto anche piacere ma mi trattengo. Mando il messaggio e sento qualcosa al centro del mio petto svolazzare.
Resto seduta qualche minuto a guardare lo schermo mentre un piccola parte di me, e neanche così piccola, spera di ricevere subito una risposta.
Anche se è illogico.
Anche se non è neanche online.
Per distrarmi, controllo la posta ma quando ho finito mi ritrovo di nuovo a fissare il profilo della ragazza. Come una stalker, sussurra la vocina nella mia testa.
Però è stata lei a chiedermi l'amicizia per prima e poi nessuno mette online cose che non vuole far vedere.
Il mio ragionamento mi sembra perfettamente sensato quindi è con la coscienza pulita che apro le foto.
Non ne ha tantissime, molte sono di lei insieme a un altra ragazza -una certa Maddalena-, ma due attirano il mio sguardo: due citazioni dello stesso libro e due uguali colpi allo stomaco.
La prima frase è stata scritta su un muro azzurro “La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele”.
La seconda è stata trascritta con un pennarello nero su una polaroid, una donna che assomiglia tantissimo a Dalila e che tiene in braccio un piccolo fagotto, e recita “Essere mamma non è un mestiere; non è nemmeno un dovere: è solo un diritto tra tanti diritti”.
Entrambe le frasi provengono da "Lettera a un bambino mai nato" della Fallaci; in tutta onestà non credo che ci siano molti ragazzi dell'età di Dalila che conoscono quel libro a meno che l'abbiano letto a scuola eppure capisco che per questa ragazza è un libro in qualche modo molto significativo.
La prima volta che l'ho letto ho pianto e anche la seconda; le parole dell'autrice sono andate a toccare una particolare corda della mia sensibilità, da donna che non è mai diventata madre per scelta di qualcun altro.
Quando mi rendo conto di star tremando spengo lo schermo e mi rifugio in camera mia.
M'infilo direttamente nel letto, senza neanche togliermi i leggings e il top leggero che ho indossato dopo aver fatto la doccia e che di solito uso per fare yoga. Ho trentanove anni, qualcuno direbbe che sono ancora in tempo per avere un figlio ma a conti fatti ormai, da quel punto di vista, il mio tempo è praticamente finito. A questo pensiero una vampata di odio per Giorgio m'infiamma il sangue e mi scalda la pelle più delle coperte. Razionalmente so che non è del tutto colpa sua ma buona parte? Quello sì.
Sono in uno stato di dormiveglia quando sento un bing provenire dallo studio e spalanco di nuovo gli occhi.
Lancio uno sguardo alla sveglia appoggiata sul comodino e mi rendo conto che sono quasi le quattro del mattino. Strofino stancamente gli occhi camminando verso lo studio e, mentre sto entrando, un secondo bing esce dal mio computer. Devo davvero iniziare a spegnerlo del tutto e non solo il desktop. Oppure togliere il volume dopo averlo usato.
Accendo una sigaretta mentre lo schermo s'illumina velocemente ma quasi mi strozzo con il fumo quando mi rendo conto che Dalila non solo ha appena risposto al mio messaggio ma ne ha inviati ben due.

    >>Dopo tre giorni avevo iniziato a dubitare che avresti accettato la mia richiesta ma sono felice che tu l'abbia fatto :)

Ecco, lei non si è vergognata a scrivere che le ha fatto piacere. Ha decisamente più coraggio di me la ragazza!

    >>Ti rispondo solo ora perché al locale dove lavoro faccio degli orari assurdi. Immagino quindi che leggerai questi messaggi solo domani mattina

Quindi lavora in un locale; il mio cervello immagazzina immediatamente l'informazione. Ho la sensazione di voler sapere tutto sulla sua vita ma per ora ordino alla mia mente di darsi una calmata.
A questo punto potrei anche tornare a letto ma il pallino verde accanto alla sua foto indica che è ancora online ed è una tentazione irresistibile. Anche se non so il perché.
Spengo nel posacenere la sigaretta che non ho fumato e poso le dita sulla tastiera.
In ogni caso mi giustifico con la mia coscienza pensando che sono già sveglia e difficilmente riuscirei a riprendere sonno.
L'importante è non indagare su quella parte che mi sta dicendo che sto solo mentendo a me stessa!
   
 
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