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Autore: Sognatrice85    18/07/2009    3 recensioni
Sono di nuovo qui a rompere le scatole a voi lettori... Questa volta voglio sottoporvi una one shot...indovinate su chi??? Su una persona nuova eheh Robert Pattinson, lo conoscete? L'ho scritta per un contest sul suo forum italiano, riprendo molte parti della mia fan fiction "Il cieo ha una porta sola", spero possa essere di vostro gradimento! Ad ogni canzone metterò il link, in modo che possiate accompagnare la lettura all'ascolto di musica...quella che mi ha ispirato... Buona lettura...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Last time

Fuori ogni logica, contro ogni regola, lo sto facendo. Cosa? Partire. Prendere quell’aereo. Londra. Lui. Un viaggio che mi sono dedicata. Da sola. È stato difficile convincere i miei, ma altrettanto complicato il mio ragazzo. Mi ha accusato di voler fare le cose da sola. Ma questo viaggio serve a me. Solo dopo di esso sarò nuovamente padrona della mia vita.
“I passeggeri del volo AF1605 per Londra sono pregati di recarsi all’imbarco”. Eccolo. Respiro, sospiro, tremo. Lo sto facendo sul serio? Mi volto un’ultima volta e mi lascio Napoli alle spalle. Il Vesuvio, avvolto nel manto nero delle nuvole, sembra presagirmi qualcosa di negativo.
Salgo sull’aereo. Prendo posto. Sono talmente nervosa da non riuscire a dormire. Il mio cervello rifiuta di spegnersi, continua a martellarmi. Basta, cavolo! Sbuffo infastidita. Il viaggio più lungo di tutta la mia vita. Passo il tempo a giocherellare nervosamente con le dita, la musica nell’ipod non mi aiuta. Mi muovo di continuo, stranamente non avverto la paura per il volo. È la mia prima volta in aereo…
Una vocina stridula e maledettamente inglese, annuncia che stiamo per atterrare. Tum, tum, tum…Cavolo! Il mio cuore. Ma che gli prende?!? Inspiro e butto fuori l’aria. Una, due, tre volte. La vecchietta accanto a me, mi guarda preoccupata. Provo a sorriderle…quando invece vorrei gridarle che sono pazza, perché solo tale posso essere definita per quello che sto facendo.
Aspetto che mi ridiano la valigia, il colmo sarebbe che me l’hanno smarrita. No, mai! Le mie cose perse a Londra, proprio qui. Mi rifiuto anche solo di pensarci. Scuoto la testa e finalmente vedo il mio caro trolley nero e bianco spuntare da dietro l’angolo. Lo afferro ed esco velocemente fuori dall’aeroporto.
Mi fermo un attimo, mi guardo attorno. Quante volte nei mesi scorsi avevo immaginato il mio arrivo qui, la mia reazione. Resto impalata lì, la gente mi passa velocemente accanto; la frenesia è di casa anche qui.
Cammino, prendo la cartina dalla mia borsa. Uff non riesco ad orientarmi, dove sarà l’”Hotel Wild”? Sono proprio una frana, io che con l’inglese sto litigata, ho avuto la brillante idea di venire qui. Da sola per giunta. Ha ragione mia madre, quando dice che sono proprio cambiata. E ripenso a lui…frutto del mio cambiamento, della mia momentanea follia. Perché sarà solo un momento, vero?
Provo a chiedere informazioni. Mi capiranno? Dicono qualcosa, credo di aver capito che devo andare dritto, poi girare a destra e poi a sinistra. Bene, m’incammino poco sicura e dopo mezz’ora giungo a destinazione. Ormai è sera, ma non mi va di dormire.
Mi cambio, indosso il mio caldo giubbino, il mio cappello adorato, mi avvolgo in una sciarpa nera e scivolo fuori per strada. Piove, non smette da quando sono arrivata.
Londra è davvero una città magica: le sue luci, i suoi colori, i suoi mille odori diversi. Ha ragione lui quando dice che non può farne a meno…stop, mi fermo! Ancora e sempre lui…di nuovo…Rido nervosa e una canzone inizia a girarmi per la testa…

“ce la faro' ma adesso no
ora che parlo di te ancora ancora no
ce la faro' ma adesso no
voglio pensarti una notte ancora
ancora un po'.”

(http://www.youtube.com/watch?v=sRRGQU47zhk)

Non so se ridere o piangere. Come ho potuto permettermi una debolezza del genere? Quand’è che sono divenuta così fragile? Sono qui per risolvere questo problema, ancora non so come, ma lo devo fare. Per me, per il mio ragazzo…per tutti…
Senza volerlo, mi ritrovo davanti al Tamigi. È proprio come lo avevo immaginato, le gocce di pioggia si divertono a creare diverse geometrie, colorate dalle luci della città. Fisso l’acqua e mi chiedo se davvero esista un battello. Alzo gli occhi e lo vedo. Spalanco sorpresa la bocca. Assurdo! Un enorme imbarcazione è dinanzi a me, tutta illuminata, sfreccia leggera sull’acqua, avverto il suono della musica e del vociare delle persone. Le lacrime si insinuano al di sotto delle mia ciglia. Apro la borsa, come una disperata, e prendo i fogli…quei fogli…rileggo più volte il passo in cui parlavo proprio di quel battello e della cena con lui…

<<“E’ perfetto…ogni cosa è perfetta…spero solo che non sia un sogno...” sospirai senza rendermi conto che avevo pensato ad alta voce, Robert mi strinse più forte, poi mi girò verso di lui, mi accarezzò i capelli “Non è un sogno...” “Tu ed io...se non è un sogno questo...” risposi sorridendo, mi alzai sulle punte e gli sfiorai le labbra con le mie, poi poggiai la mia testa sul suo petto e mi misi in ascolto del suo cuore. Robert poggiò il suo mento sulla mia testa “Si, noi siamo qui INSIEME…“ ”Insieme…” replicai io, attraversata dal brivido di piacere che quella parola mi procurava “…tu sei il mio sogno, il mio tutto, ti può sembrare sciocco, frettoloso, ma è quello che sento. Ho desiderato questo momento dal primo momento che ti ho visto ed ora che è vero, mi sembra impossibile che stia accadendo a me. IO TI AMO E…NON NE POSSO FARE A MENO...non avere paura delle mie parole, non mi aspetto nulla da te, voglio solo avere la possibilità di starti vicino fino a quando tu vorrai...”. Dissi quelle parole tutte di un fiato, doveva sapere la verità, ero troppo coinvolta e la sua reazione avrebbe dato una risposta ai miei dubbi. “Ecco: gliel’ho detto…gli ho detto che lo amo…sono folle…si…sono folle…perché…perché lo amo follemente, con tutta me stessa…” “Margherita…” disse interrompendo il fluire dei pensieri “…io non ho paura dei tuoi sentimenti, come devo fartelo capire? Quello che tu senti ci accomuna più di quanto immagini: mi sei piaciuta subito per la tua spontaneità, la tua timidezza, nessuno mi ha mai colpito come hai fatto tu…” mi strinse di più a se poi continuò “…TI AMO…” alzai la testa di scatto e lo fissai “...E NON NE POSSO FARE A MENO...”, sorrisi istintivamente, gli saltai al collo e lo baciai più forte che potevo.>>
La mia fantasia non ha limiti e le ho permesso di superare una barriera pericolosa, oltre la quale non mi sarei mai dovuta spingere. Mi sono innamorata di una persona che neanche conosco, se non attraverso video, foto, interviste. I suoi gesti, il suo maledettissimo sorriso. Ogni giorno di più hanno portato il mio cuore a perdersi nei suoi occhi azzurro mare, profondi e misteriosi. Lui così timido, dolce e tremendamente imbranato. Stringo forte quei fogli e li ripongo con rabbia in borsa, mentre i miei occhi continuano a lacrimare. Non riesco più a fermarli.
Mi rimetto in cammino, diretta non so dove. Onestamente non m’importa! Io vorrei che tu fossi qui vicino a me, sento costantemente la tua presenza, ti vedo di fianco a me, dentro di me, lontano da me. Ovunque mi volti, il tuo viso compare e mi ruba un respiro. Vorrei che fosse l’ultimo. Vorrei non dovermi sentire così. Io non voglio amarti. È sbagliato…impossibile…
Passo dinanzi ad un’edicola, mi volto controvoglia e quel manifesto è un pugno in pieno petto…l’ennesimo…: tu e lei. Quello che avevo sempre sospettato. Infondo si, lo avevo sempre saputo, temuto, ma non ci ho badato. Stupida, stupida che non sono altro. Ho continuato a parlare di te, a scrivere di te, coinvolta sempre di più. Ma poi è arrivata la resa, il conto. E mi tocca pagarlo. Chiudo gli occhi, quando li riapro noto un’altra rivista. In prima pagina il tuo sorriso e una fitta al petto mi blocca. No ti prego, non così forte. Cavolo!

“Ma che cos'è
Quest'emozione forte che mi fa scoppiare il cuore
Da che ci sei
Sento che non mi basti mai
Dimmi
perché
Nel tuo sorriso affondo e poi non so più risalire
Giuro che io
Non sono stato mai così
Sono cose che io
Non ho provato mai”

(http://www.youtube.com/watch?v=SzWOsaAwA1A&feature=PlayList&p=47B2639617EF43B9&playnext=1&playnext_from=PL&index=57)

Sorrido. È sempre così, ogni qualvolta la tua spontaneità mi disarma, privandomi delle mie barriere difensive. Come si fa a non amarti? Che qualcuno me lo spieghi. Da quando, come una catapulta, sei entrato nella mia vita, mi hai cambiata, hai risvegliato in me passioni, voglie, desideri, sentimenti e emozioni che non conoscevo più. Hai dato un pizzico di colore e di vivacità alla mia vita monocromatica e monotona. Ho riso, ho pianto…Scuoto la testa e decido che il momento di ritirarsi…un’altra notte insonne mi aspetta…
È mattino ormai, una flebile luce si fa, a fatica, spazio tra le tende della stanza. Io sono accovacciata a terra. Ginocchia avvolte dalle mie stanche braccia, chiudono il mio volto in una morsa senza speranza. Lenta alzo la testa e guardo fisso davanti a me…il venticello smuove le carte riposte con cura sul letto, facendole cadere proprio dinanzi a me…ne afferro uno a volo e di nuovo mi ritrovo immersa nel mio mondo

<<“Scusa…ho creduto che fosse giusto raccontarti tutto…” “No, hai fatto bene. Posso farti una domanda?” “ Certo” “Pensi che io sia l’uomo ideale?” ero stupita di quella domanda, ma conoscevo la risposta…”Io non penso che tu lo sia…” mi fermai e vidi i suoi occhi strabuzzare “…io ne sono certa…il cielo ha una sola porta Rob, e tu sei quella porta…l’ho aperta perché tu sei la mia unica certezza…”,>>
Ho scritto davvero io queste parole? Sono una pazza…io quella porta la devo chiudere, prima di impazzire ulteriormente!

(http://www.youtube.com/watch?v=VYmoCLISAP8)

“Ragiono tra me catturo un'idea
ma e' una farfalla che mi scappa via
mi guardo le dita e la polvere che adesso c'e'
sa di magia, così divento ballerina
in punta di piedi io mi abbraccio da me
mi lascio andare così al vento che e' qui
e non mi chiedo perché: un piccolo amore
non sa le parole, non sa dire che
e' grande per me…e' un piccolo amore
e non lo so dire, ma poi penso che
bisogno non c'e'se davvero puoi
guardandomi gli occhi troverai
vorrei comprare una vetrina
per metterci dentro i sentimenti che ho
tutta la gente così fermandosi lì
capirebbe cos'e' un piccolo amore
che non ha parole, ma e' tutto perchè
e' grande per me, e' un piccolo amore
non sta sul diario tra foto che ormai
staccare vorrei. Io sogni di carta non ne ho più
li hai presi tu e spero che non mi prendi in giro
se un piccolo amore
non ha le parole, non sa dire che
e' grande per me. Le frasi d'amore
si seccano in gola, ma se davvero puoi
capire saprai. La farfalla ormai e' libera
si riempie di blu e' la mia idea
io sto chiusa qui in camera: e' bello sognare
un piccolo amore”

 Sono ore che cammino, la mia forza sta per ritirarsi, dichiarando la resa, ma in quel momento, alzo la testa e vedo, di fronte a me, ciò per cui ho fatto le valigie e sono andata via: una villetta, immersa in un verde e floreale giardino, uno steccato di legno la circonda e numerose piante rampicanti l’avvolgono. Sembra quasi che il tempo qui si sia fermato…trattengo il respiro e avverto i sussulti continui del mio cuore. Casa sua. So che non lo troverò, ho fatto bene i conti. Ho studiato a lungo le sue mosse, ora è a New York per un nuovo film. Folle? Si, lo sono. Resto immobile lì, ripercorrendo nella mia testa, tutte le immagini di ciò che avevo immaginato, quando pazza di lui, sognavo che sarei venuta qui e l’avrei trovato. L’avrei amato…chiudo gli occhi, lasciando fuoriuscire solo qualche lacrima. Stringo le mani a pugno. Come posso ancora permettermi una debolezza del genere? Scuoto la testa e inspiro quanto più posso, fino a raggelarmi i polmoni.
D’un tratto però la porta s’apre e una voce m’inonda la testa, facendomi scalpitare “Non è possibile”. Resto pietrificata quando mi rendo conto che non sto sognando. Un ragazzo, altro 1,85 circa, scende rapido i due scalini che portano all’entrata. Indossa una felpa nera col cappuccio, rayban neri e jeans stracciati al ginocchio. Mi blocco quando per un impercettibile millesimo di secondo, lui dirige la sua testa verso la mia direzione. Entra nella mercedes nera ferma a pochi metri da me e va via, scortato chissà dove. Io sono ancora lì. Impietrita. E meno male che avevo calcolato tutto! Lui non doveva essere qui.
Dall’uscio, si affaccia una donna bionda che guarda malinconica quell’auto allontanarsi frettolosamente. Un venticello improvviso mi smuove i capelli e fa volare via il mio adorato basco, mi volto di scatto e gli corro dietro. Maledetto cappello, fermati! Ad un tratto il vento placa la sua forza e il basco mi cade tra le mani. Finalmente.
Il destino forse ci ha rimesso lo zampino e mi ritrovo davanti quella mercedes nera. Tum, tum, tum. Il mio cuore riprende la sua folle corsa. Il traffico lo ha bloccato. Cosa faccio? Guardo tra i vetri scuri e mi sembra di scorgere i suoi capelli scombinati. Rido. Probabilmente sta andando a prendere l’aereo, un nuovo lavoro? O più probabilmente sta raggiungendo lei…la sua ossessione, il motivo che lo ha spinto a fare quel film. Sbuffo irritata, mi dà fastidio, che posso farci. Poi ricordo qual è invece la motivazione per cui io sono a Londra. Sfioro ancora con lo sguardo la mercedes e poi riprendo il mio viaggio mentale. Direzione: Edimburgo.
Il taxi dopo qualche ora di viaggio, mi ferma nel bel mezzo di un verde smeraldo accecante. La pioggia lo ha reso ancora più magico. Scendo e mi incammino, con lo sguardo perso e meravigliato per quella bellezza. Proseguo nella Old Town e resto sempre più basita: questo luogo ha un non so che di magico, mi sento come se mi trovassi nel mondo delle favole. Ogni casa è ben curata, particolare, anche le persone sembrano diverse…senza rendermene conto sono giunta al famoso castello. Mi blocco sia per la sua imponenza, sia per i ricordi che associo ad esso…ovviamente ricordi immaginari, legati alla mia storia. In automatico apro la borsa e caccio fuori il malloppo, lascio scorrere il mio sguardo tra le righe fino a giungere al capitolo “L’Atena del Nord”…sospiro e comincio a leggere…rido come una matta quando mi soffermo sull’assurda storia che avevo inventato per la St. Margaret's Chapel
L’antichità che si respira in questo posto, mi fa stare bene, mi soffermerei a vivere qui, ho sempre sognato di nascere in un posto del genere, dove la natura e i suoi melodiosi suoni ne fanno da padrona. Mi intrattengo nel giardino che affianca il castello e mi guardo attorno malinconica…esiste anche questo; sbuffo infastidita. Qui, nella mia storia, canto con Eric, incrociando gli occhi famelici e incantatori di lui…l’uomo che desidero…ehm no…scuoto la testa in segno di dissenso.
Vado via…altre otto ore di viaggio mi aspettano. Rientro a Londra ormai in serata, le luci incantevoli della sera mi affascinano, rido e immagino di ballare con lui per le strade, sotto lo sguardo curioso dei passanti, mentre ci pronunciamo parole d’amore. Si, sono impazzita…ma ammetto che mi piace esserlo…anche se fa male…
Giungo in albergo…mi lavo, mi cambio ed esco…ho bisogno di sentirmi viva e per farlo devo stare in mezzo alla gente. Giungo in un pub, uno dei mille presenti a Londra, ordino una Coca-cola; noto con piacere che c’è il karaoke…rido: altro scherzo del destino, mi viene voglia di alzarmi e cantare. Resto per un po’ a pensare sul da farsi, torturandomi le mani, con la paura nel cuore di fare una figuraccia; alla fine però, mi dico che è stato già rischioso arrivare in questa città da sola, cosa mi costa ora cantare? Mi avvicino al signore che dirige il tutto e col mio scarso inglese, gli faccio capire che mi piacerebbe cantare una canzone, il tipo mi guarda pensieroso, poi si scioglie in un sorriso e mi annuncia…
Le note delicate di “My immortal” mi penetrano fino alle ossa e la sento vibrare nelle mie corde, siamo un tutt’uno io ed essa; lenta, sofferta…un’agonia piacevole, ma allo stesso tempo, devastante, mi spappola il cuore, ma non m’importa…io la devo cantare!
Presto si è fatto giorno, un’altra notte in bianco mi ha accompagnata, un’altra missione mi aspetta. Prendo tutte le mie cose e mi incammino verso la mia prossima meta:
Primrose hill. <<Ci fermammo dinanzi ad un enorme collina “Oggi proseguiamo il tour dell’Inghilterra…” sorrise, poi aggiunse “Questa è Primrose hill”, scendemmo dalla macchina e proseguimmo a piedi; con mio stupore da quella collina si godeva una vista meravigliosa di tutta Londra “Oh mio Dio!!!” esclamai “E’ bellissimo!!!”, sentivo il suo sguardo su di me “Si, da questo posto si ha vista eccezionale”, mi prese per mano, giocherellò con le mie dita, mentre io fingevo di continuare a guardare il panorama. Resistere era difficile e lo divenne ancora di più quando mi cinse timidamente la mano intorno alla vita e mi abbracciò, avevo il cuore a mille. Poggiai la testa sotto la sua spalla e restai in ascolto del suo respiro.>>
Mi accomodo sul prato, spoglio delle sue solite violacee primule. È un incanto, proprio come l’ho immaginato…scruto l’orizzonte e spalanco la bocca meravigliata: Londra è completamente ai miei piedi. Lascio che il vento trapassi i miei capelli e li scombini, disparandoli in ogni direzione…chiudo gli occhi e provo ad inspirare forte, ma un malessere mi trafigge il petto. È inutile continuare a negarlo, io sto davvero giù, comincio a pensare che questo viaggio sia stato un grosso errore, a cosa è servito? A danneggiare ulteriormente il mio animo incrinato? La mia psiche ne sta risentendo e se non mi fermo in tempo, so che sarà ancora più difficile uscirne. D’un tratto odo delle voci: mi volto incuriosita e una giovane coppia, cammina tranquillamente per la collina, si fermano ai piedi di un grosso albero e timidi si accarezzano. Li guardo sognante, percepisco perfettamente l’attrazione che c’è tra loro, la pelle mi si accappona e sorrido stupidamente quando lui l’afferra per il mento e si china per baciarla…perché un gesto vale più di mille parole…
Abbasso il volto e mi poggio sulle mie stesse gambe, chiudo gli occhi e mi dondolo piano, scandendo quel ritmo con la mia voce
I’m so tired of being here. Suppressed by all my childish fears and if you have to leave, I wish that you would just leave 'cause your presence still lingers here and it won't leave me alone…” (http://www.youtube.com/watch?v=idd_92ajjwY&feature=fvst) .
E nella mia testa volteggiano silenziose le frasi della mia storia: <<“Io volevo avere la possibilità di conoscerti, non mi interessa che sei un attore, non mi importa che sei famoso, mi interessa come sei realmente, cosa pensi, cosa fai, i tuoi interessi…tutto…e per quello che ho potuto vedere sia attraverso le interviste sia standoti vicino, sei come ti avevo immaginato…un ragazzo semplicemente dolce e timido…”>>
Non cosciente dei miei gesti mi allontano…cammino a lungo, perdendomi tra gli imponenti monumenti londinesi, mi scruto attorno meravigliata, se potessi non partirei più, questo posto mi affascina. È elegante, timido e incantevole…proprio come lui…sospiro triste e tornando verso l’albergo mi rendo conto che quello che sto facendo è sbagliato. La sofferenza non è minimamente diminuita. Mi fermo un attimo dinanzi alla hall e mi volto verso la città, con gli occhi sognanti e lacrimanti scruto ciò che mi circonda e un senso di nostalgia mi opprime il petto, costringendomi a respirare più velocemente. Socchiudo le palpebre e conto “Uno, due, uno, due, uno, due…” e non appena il cuore si placa, riapro gli occhi e sorrido scossa “E’ arrivato il momento di tornare a casa…”.
Il mattino seguente, Heatrow è un via vai di persone, io sono impalata al centro dell’aeroporto e mi guardo intorno confusa, mi stringo nelle spalle e inizio a tremare…tornare a casa è davvero ciò che voglio?
Mi accomodo su una delle mille sedie e aspetto con ansia la partenza…non riesco a non pensare al primo giorno, a quel millesimo di secondo in cui i nostri sguardi si sono sfiorati…ed eccolo di nuovo: il mio battito cardiaco impazzisce…mi chiudo a riccio, aspettando che si calmi. Avverto una presenza al mio fianco, guardo il pavimento e mi fisso sulle scarpe della persona al mio fianco…un bel paio di Nike nere…con lo sguardo ripercorro il suo corpo passando dalle gambe, fino a giungere al suo torace...ed infine arrivo al viso e mi si mozza il fiato in gola. Il ragazzo gioca nervoso con le sue mani, ha la testa bassa, gli occhiali da sole oscurano i suoi occhi, ma io sono certa di conoscerli, mi ci sono immersa mille volte. Lo osservo sconvolta, fino a quando lui non si volta a guardarmi, un tonfo al cuore mi blocca il respiro e gli occhi mi si spalancano. Mi sorride e un timido “Hi” fuori esce dalle sue candide labbra “H-h-hi” rispondo balbettando, continuiamo a fissarci in silenzio, escludendo tutto ciò che ci circonda. “Are you ok?” domanda gentile “Ehm…yes” dico abbassando lo sguardo, lo sento ridere e lascio che la sua risata mi invada l’animo, solleticandolo piacevolmente. Volevo dimenticarmi dei suoi occhi, della sua voce, delle sue mani, di quel folle sentimento che provo per lui, era questo lo scopo del viaggio…ma ora che lui è seduto qui accanto a me, mi rendo conto di quanto sia stato tutto vano. Io non lo dimenticherò mai…pur volendo…
“My name’s Margherita” gli porgo la mano, lui la guarda titubante, poi la sua bocca si scioglie in un sorriso e mi porge la sua “I’m Robert…” e si ferma, probabilmente aspettando la mia reazione, meravigliandosi di non vedermi fare la pazza. Comincio a ridacchiare e lui mi guarda alzando il sopracciglio e passandosi la mano tra i capelli…ah no quel gesto no…mi immobilizzo di nuovo, ora è lui quello che ride. Ma quanto è bello? Lo ammiro sognante e sospiro, rendendomi conto che presto dovrò salutarlo…per sempre…mi si apre uno squarcio nello stomaco, gli occhi mi pungono e sono costretta a girare la faccia. Di sottecchi, cerco di carpire la sua reazione, vedo che mi osserva, si toglie gli occhiali, mostrandomi lo scintillio delle sue gemme e non posso non voltarmi verso di lui. Restiamo così per qualche minuto…”Robert, Robert, you’re crazy!
You put again the glasses!” gli urla una donna bionda correndogli incontro, lui sbuffa infastidito. Deve essere difficile per lui non poter essere semplicemente se stesso…La donna ci raggiunge, mi guarda, ma poi sposta subito i suoi occhi verso di lui “The flight is about to depart”, Robert annuisce, ma non sembra particolarmente contento, si alza e si dirige verso la grande vetrata che dà su Londra e la osserva malinconico. In quell’esatto momento, mi sento morire, vederlo così triste mi uccide, vorrei alzarmi e correre da lui, ma non posso…sbatto i pugni sulla sedia e mi maledico, trattenendo a stento le lacrime. Attiro la sua attenzione, sento il suo sguardo su di me e mi vergogno come una ladra, cavolo se solo potessi dirgli ciò che sento…alzo lenta il mio viso e provo a sorridergli, ma la sua bocca si piega verso il basso. Oh no, amore mio, non essere triste per me…io voglio solo vederti sorridere, nient’altro. Con le dita, innalzo la mia bocca verso l’altro, lui scoppia a ridere divertito ed io volo verso un mondo migliore “Vorrei, vorrei che tu fossi felice in ogni istante..vorrei, vorrei, stare insieme a te, così, per sempre però, lo sai che io vivo attraverso gli occhi tuoi! E vorrei poterti amare fino a quando tu ci sarai sono nato per regalarti quel che ancora tu non hai, così se vuoi portarmi dentro al cuore tuo, con te io ti prego, e sai perchè...”  (http://www.youtube.com/watch?v=Q3LxrxK56Zs)
“Robert, come on!” dice la sua manager, rompendo la bolla che si è appena creata tra noi e riportandomi coi piedi sulla terra. Guardo prima lei e poi lui, potrei scoppiare a piangere di nuovo da un momento all’altro, ma reprimo quel desiderio. La donna si avvia, Robert rimane in piedi fermo, davanti alle sedie, sguardo basso, una mano tra i capelli e l’altra in tasca “Bye Robert. Good trip”, fa cenno con la mano mentre va via “Bye Margherita”…il mio nome col suo accento inglese è melodioso e di nuovo il mio cuore batte forte e il sangue pompa troppo veloce, impedendomi di respirare.
“Addio Robert…addio stella gemella…” dico alzandomi all’in piedi e lasciando che quelle parole siano bagnate di lacrime, mentre un vento leggero agita i miei capelli e il mio vestito che, per ironia del destino, si protendono verso la figura che sta allontanandosi per sempre da me…

“…So I'll sing this song to you,
for the last time.
and my heart is torn in two,
thinkin' of days spent without you.
and there is nothing left to prove

I’m counting all the things I could done,
to make you see that I wanted us to be
what I go to sleep and dream of
I want you to know that I'd die for you.
I'd die for you.
I couldn't breathe you in like I need to
and the words don't mean a thing”

 

(http://www.youtube.com/watch?v=GlIssATI8Ho&feature=related)

 

 

   
 
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