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Autore: Mel_deluxe    25/01/2019    1 recensioni
Martin le fa un veloce sorriso, poi si prende qualche secondo per andare verso la macchinetta di fianco a lei e schiacciare il numero 08 per il suo caffé.
Decaffeinato, riconosce Wendy. Che schifo, poi ovvio che non sono amici.
«Senti, ho bisogno che tu mi faccia un favore questo weekend» dice lui all’improvviso, portandosi il bicchierino di plastica alla bocca non appena la macchinetta gli annuncia che è pronto.
Wendy alza lo sguardo, leggermente sorpresa. Si conoscono da quasi dieci anni ed è la prima volta che Martin viene da lei per un favore.
«Oh, okay, dimmi pure».
«Ho bisogno che tu venga a Brighton con me per tre giorni e faccia finta di essere la mia fidanzata davanti alla mia famiglia».
Wendy fissa il suo collega in silenzio.
Il suo caffé è pronto, glielo conferma il biiiip prolungato della macchinetta, ma non riesce a fare a meno di guardare Martin senza nemmeno sbattere le palpebre. Mantiene un’espressione apatica per quasi dieci secondi, prima di riprendersi dallo shock e riuscire a formulare una risposta sensata. Ma tutto quello che riesce a dire è un confuso:
«Ehm… no…?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A
Credo di aver letto troppi romanzi ottocenteschi ultimamente, perché questo capitolo è venuto più retorico di quanto avessi pensato lol. 
Grazie a tutte le belle persone che mi seguono e grazie soprattutto agli autori delle fanfiction sugli EXO, senza le quali non avrei mai imparato a scrivere. Love you, mi mancate, questo capitolo lo dedico a voi.
Mel.


È poco dopo le undici, quando molti degli invitati sono già andati, che Wendy sente una mano afferrarle il braccio e quasi sobbalza per lo spavento.
Alzando lo sguardo scopre che si tratta di Martin, ma non ha nemmeno il tempo di elaborare il tutto che subito lui dichiara:
«Ho voglia di uscire un secondo, fa troppo caldo qua dentro».
Wendy lo fissa in silenzio, senza sapere per quale motivo sia venuto lì da lei solo per dirle quelle cose.
«Va bene… e quindi?»
«Vieni con me, no?».
Wendy aggrotta le sopracciglia confusa, ma Martin si affretta a specificare:
«Dai, ho voglia di compagnia».
«Eddai no! Fa freddo!» si lamenta Wendy. «Perché devo venirci io poi? Perché non ci vai con qualcun altro? Che ne so, con Cindy ad esempio?». Wendy pronuncia Cindy in un modo che lo fa quasi sembrare un insulto.
Si sente leggermente in colpa a prendersela con una persona che in fondo non c’entra nulla e con cui non ha nemmeno mai parlato in vita sua, ma in questa situazione proprio non riesce a farne a meno, e ancora non si spiega il perché.
«Nah, Cindy mi sta stancando, e poi ho passato poco tempo con te stasera» risponde Martin con un sorriso.
Wendy è quasi sul punto di ribattergli che non è che sia obbligato a passare del tempo con lei in fondo, dato che in teoria loro due non sono nemmeno amici, ma la gioia che prova a sentire le parole “Cindy mi sta stancando” è fin troppa per poter rifiutare qualunque proposta.
Sono una persona orribile.
Wendy corre a prendere il suo cappotto, e mentre sta aspettando sul vano della porta principale che Martin saluti i suoi amici e li ringrazi per la festa, vede la signora Forres avvicinarsi pian piano a lei.
«Hey, dove state andando?» le domanda, più incuriosita che preoccupata.
«Fuori» Wendy gesticola verso il giardino, dove qualche strato di neve deve essersi formato durante la notte precedente. «Martin vuole aria, o quel cavolo che è…».
«Va bene, non preoccuparti, tanto ormai la festa è quasi finita» le dice la signora Forres, lanciando uno sguardo alle ultime persone rimaste. «Solo… non fate nulla di stupido stavolta, mi raccomando».
Wendy sta per chiederle incredula “Ad esempio?”, ma poi si ricorda che il giorno prima sono tornati ubriachi fradici alle tre di notte e che quindi non è esattamente nelle condizioni adatte per poter ribattere.
«No, non si preoccupi» Wendy fa un caldo sorriso alla donna. «Credo che Martin sia già abbastanza felice questa sera».
«Già…»
La signora Forres guarda suo figlio, intento ad abbracciare e salutare gli invitati rimasti, con un sorriso sulle labbra che, per la prima volta in tanti anni, non sembra affatto finto o forzato.
«Pensi… che la festa gli sia piaciuta?» le chiede la signora Forres, senza staccare gli occhi da Martin.
Wendy ci impiega qualche secondo a rispondere, forse perché è anche lei intenta a osservare Martin con il più solare sorriso sulle labbra.
«Penso proprio di sì».
 
 
 
Camminano nella notte buia, fianco a fianco, con il solo rumore delle loro suole che calpestano il lieve strato di ghiaccio sotto di esse.
La città è completamente silenziosa intorno a loro e, chissà perché, Wendy trova la cosa molto accattivante.
Così si lascia guidare da Martin senza dire nulla, con le mani fermamente al sicuro nelle pesanti tasche del suo cappotto e il gelo notturno appoggiato contro il suo viso, guardandosi intorno e rendendosi conto che, sebbene non ci sia un singolo rumore intorno a lei, le luci accese delle case le tengono comunque compagnia.
Wendy e Martin proseguono in silenzio, finché la ragazza non lo vede fermarsi davanti ad un cancelletto in ferro verniciato in un orribile verde. Per via del buio Wendy non riesce a scorgere cosa ci sia dall’altra parte del cancello, ma decide di seguire Martin senza protestare.
Una volta entrata, si rende conto dell’assurda verità.
«Oh, no».
Martin si gira per lanciarle un sorriso, poi prosegue con convinzione.
Un parco giochi per bambini, pensa Wendy, incredula. Mi ha chiesto di uscire all’aperto con sei gradi sottozero perché voleva andare in un parco giochi per bambini.
A questo punto sta seriamente riconsiderando tutte le scelte che ha fatto in vita.
Ma la sua amarezza scompare quasi nell’esatto istante in cui vede Martin correre verso la sezione in cui due altalene sono poste una di fianco all’altra, e subito ritorna involontariamente a sorridere, quando Martin la guarda con occhi scintillanti di gioia, come un bambino che ha finalmente ottenuto quello che desiderava.
Vabbé, almeno il lato positivo è che è il bel mezzo della notte e che non ci sono effettivi bambini intorno a loro, perché se c’è una cosa che Wendy Kaligan non sopporta sono una marea di bambini strillanti rinchiusi nello stesso luogo, per questo in genere evita sempre i parco giochi.
«Scommetto che io riesco ad andare più in alto di te» le dice Martin.
«Cos’hai, dieci anni?» domanda lei, sarcasticamente. «Credevo ne avessi appena compiuto venitsette, non mi avevi detto che la tua mente era ferma alla terza elementare».
«Tecnicamente è ancora il mio compleanno, quindi mi offendo se non vieni qui subito» l’avvisa Martin, guardandola improvvisamente serio. «E non accetti la sfida sappi che mi riterrò l’unico padrone di questo parco giochi».
Con un sorriso intrigante e gli occhi che gli brillano per l’elettrizzazione, Martin inizia a dondolarsi sull’altalena, senza staccare lo sguardo da Wendy, nemmeno quando inizia a salire sempre più in alto. Wendy lo osserva a bocca aperta per qualche secondo.
«Maledetto-».
Wendy Kaligan ha questo strano problema, che molti potrebbero reputare insignificante, ma che l’affligge da tutta una vita.
È un problema che ha più o meno da sempre, ovvero che non può fare a meno di accettare ogni sfida che le venga proposta, qualunque essa sia. Anche se non ha speranze di vincere, anche se la sfida è già stata persa prima ancora di essere iniziata, Wendy non può proprio farne a meno. E non importa quante volte si ripeta nella propria testa “non farlo Wendy, è una stupidaggine, fidati, starai meglio se non accetti”, perché ogni maledetta volta la sua bocca si muove indipendemente dal suo cervello, e le parole “d’accordo, accetto” escono senza che lei se ne renda nemmeno conto.
Wendy in un veloce secondo si ritrova a correre e salire sull’altalena. In un attimo ha già iniziato a spingere, finché non si ritrova alla stessa altezza di Martin.
Così iniziano ad andare sulle altalene, su e giù ripetutamente, come due bambini durante l’intervallo del pomeriggio. Ma Wendy deve ammettere, si sente così splendidamente felice in quel momento che continua ad assecondare Martin e a spingersi sempre più in alto. Nel frattempo parlano un po’ di tutto e lanciano, di tanto in tanto, strilla divertite e risate che aleggiano come echi nell’aria, quasi dimenticandosi di trovarsi in un quartiere residenziale alle undici e mezza di sera. Finiscono perfino a giocare a obbligo o verità, o meglio, una versione di obbligo o verità che suona più come “verità o verità”, dato che nessuno dei due ha la minima voglia di scendere per poter eseguire gli obblighi.
«Obbligo o verità?» gli domanda Wendy, una volta che è arrivato il suo turno.
Martin non esita nemmeno più a scegliere:
«Verità, ormai non penso ci sia più nemmeno bisogno di chiederlo».
«Va bene, allora… c’è mai stato qualcosa tra te e la tua amica Cindy?»
Wendy ha aspettato che passasse qualche turno prima di chiedere quella fatidica domanda, per non rendere ovvio il fatto che stia morendo dalla voglia di saperlo. Ma Martin, di rimando, comincia a ridere, come se si fosse aspettato quella domanda fin dall’inizio.
«Mi spieghi perché sei così ossessionata con Cindy?»
«Non sono ossessionata» ribatte Wendy, subito sulla difensiva. Il fatto è che non sa spiegarsi nemmeno lei il perché di quella sua assurda fissazione con Cindy Beey. «R-rispondi alla domanda e basta, su».
«No. Non so nemmeno perché tu abbia dovuto chiederlo. Siamo amici da una vita, è come mia sorella praticamente…». Martin si dondola per qualche secondo, prima di riprendere inaspettatamente a parlare. «Oh no, aspetta, ci siamo baciati una volta in seconda elementare per via di una scommessa che io avevo perso. Credo che sia stato il mio primo bacio, in effetti. Strano, me ne ero completamente dimenticato».
Wendy guarda davanti a sé e socchiude le labbra, senza sapere esattamente cosa stia provando in quel momento. È sempre così confusa ultimamente, ancora non è riuscita a trovarne il motivo. Sicuramente è colpa di questa stupida città. Non vede l’ora di tornare a Londra e abbandonare questa stupida finta con Martin per potersi sentire nuovamente come se stessa.
Solo… non è proprio sicura di volerlo fare davvero…
Oddio, che cosa sta dicendo, certo che vuole smettere questa finta con Martin, per quale irragionevole, sconsiderato, avventato, illogico, balordo, squilibrato, dissestato motivo non dovrebbe voler-
«Mio turno!» esclama Martin improvvisamente, interrompendo i suoi pensieri di colpo. «Obbligo o verità?»
Wendy sbuffa.
«Verità».
«D’accordo, mmh… hai mai avuto una cotta per qualcuno dell’ufficio?»
Wendy scoppia a ridere improvvisamente, spingendosi sempre più in alto per l’imbarazzo.
«Mh-mh» risponde affermativamente, cercando di sforzarsi di smettere di sorridere.
Con la coda dell’occhio vede che Martin ha spalancato gli occhi per la sorpresa.
«Non ci credo! Chi?»
«Prometti di non prendermi in giro?»
«Prometto».
Wendy lascia passare qualche secondo di silenzio, per poter aumentare la suspence. Poi sospira rumorosamente e ammette:
«Dennis».
«COSA
Wendy scoppia di nuovo a ridere per via della sua reazione, esattamente ciò che si era aspettata, e Martin non può fare a meno di stopparsi un secondo e guardarla, a sua volta ridendo, cercando di spillare fuori tutti i dettagli della cosa:
«Dennis inteso il nostro capo Dennis, giusto? Dennis capelli rossi sempre scompigliati e camicie a quadri colorate come unico vestiario in qualunque stagione?»
«Dai, avevi detto che non mi avresti preso in giro!» commenta ironicamente Wendy, rallentando a sua volta l’altalena. «E poi quelle camicie sono bellissime, sono nel suo stile!»
«Non ci posso credere… Quando è successo?»
«Quest’estate. Ho praticamente passato tutti i giorni a cercare di mandargli indizi e messaggi segreti criptati nelle mail che gli inviavo, ma lui niente, completamente ignaro. Un giorno allora gli ho chiesto di uscire con me e lui ha cortesemente declinato ed è finita lì. Ma siamo comunque in buoni rapporti; e ormai la cotta mi è quasi passata».
«Ah, quasi
Wendy si alza dall’altalena ridacchiando, ora che la testa ha iniziato leggermente a girarle, e inizia a giocare con la neve, prendendola tra le sue mani.
«Ti ho già concesso troppe domande e troppe risposte. È il mio turno adesso» dice, dando ancora le spalle a Martin. «Ti rigiro la stessa domanda: hai mai avuto una cotta per qualcuno dell’ufficio?»
Passa qualche secondo di silenzio prima che Martin risponda:
«Sì. Ma non ho intenzione di dirti di chi si tratta».
«Dai, non vale! Io te l’ho detto!»
«Mi dispiace, acqua in bocca».
Wendy si volta verso di lui e prova a lanciargli una palla di neve, tuttavia fallendo miseramente la mira.
«Tanto lo so che è Alice Gambe Lunghe» gli dice, con un sorriso compiaciuto sulle labbra. «C’era un periodo dell’anno scorso in cui continuavi a fissarle le gambe da lontano».
«Oh, quindi anche tu mi stavi fissando da lontano?»
Wendy arrossisce di colpo, non del tutto sicura del perché, dato che quella supposizione è, da ogni punto di vista, completamente falsa e del tutto assurda.
«Cosa? No… non intendevo… Sta zitto, no».
Martin è altamente dilettato da quella reazione, come si evince dal ghigno che continua a rivolgere a Wendy, anche quando si alza dall’altalena per andare verso di lei.
Wendy si sarebbe aspettata che iniziasse una lotta a palle di neve con lei, mentre invece Martin fa tutt’altro: si getta a terra, distendendosi sulla neve e spalanca le braccia. Sul suo viso inizia a dipingersi un’espressione di totale pace interiore.
«Che stai facendo?» domanda Wendy, ridacchiando leggermente.
«Sdraiarsi sulla neve è la cosa più bella del mondo».
Così Wendy, forse per invidia, forse perché è curiosa di provare come sia, si abbassa per distendersi sulla neve, di fianco a Martin.
Il freddo all’improvviso si attacca a tutto il corpo, dalle gambe alla schiena, ma è bellissimo, è tutto bellissimo, perché il freddo la fa inaspettatamente sentire così bene, quasi annullasse ogni dolore interiore ed esteriore che sia. Il cappuccio appoggiato alle sue orecchio attenua, per un attimo ogni rumore intorno a lei, e guardando in alto, davanti a sé, riesce a vedere il suo respiro, l’aria che esce dalla sua bocca è così chiara e concreta che a Wendy sembra quasi di stare vedendo la sua stessa anima uscirle dal corpo. Il cielo è completamente nero, salvo qualche occasionale stella che ancora si è sottratta alla luce dei lampioni. E quando chiude gli occhi, e la sua mente riesce solo a percepire i suoi respiri e quelli di Martin di fianco a lei, Wendy sente di trovarsi in un luogo esterno, un luogo che non è nessun posto ma che è tutti i posti di questo mondo contemporaneamente.
«Wow» sussurra, rimanendo ancora ad occhi chiusi, ma sente Martin ridacchiare di fianco a lei.
«Te l’avevo detto»
Rimangono in silenzio per un altro po’, gustando quel momento così perfetto.
Il silenzio sembra durare un’eternità, fino a quando Wendy non vede Martin osservarsi il cellulare al polso e lasciarsi sfuggire un “Oh” bisbigliato.
«Cosa c’è?» domanda curiosa Wendy.
«È mezzanotte». Martin lascia di nuovo che il suo braccio cada sulla neve. «Non è più ufficialmente il mio compleanno». 
«Okay, wow…» fa Wendy, la sua voce quasi un sospiro. «È stato un buon compleanno?»
«Il migliore».
Come d’istinto Wendy gira il viso verso Martin e scopre che anche lui si è voltato verso di lei. Si guardano negli occhi per un secondo, completamente in silenzio, ma con dei leggeri sorrisi sulle labbra.
E Wendy si dimentica quasi delle città e della neve e della sua voglia di ritornare a Londra, perché si sente così bene mentre guarda quegli occhi chiari di Martin e pensa, improvvisamente, che non le importa affatto delle mille stelle nel cielo o dei lampioni o delle luci delle case di Brighton, perché Martin in quel momento è la cosa più splendente che abbia mai visto.
Martin splende davanti a lei come mille soli in una notte di inverno, come se tutte le luci di questo mondo si fossero messe insieme e si fossero concretizzate in quella persona che ora è lì accanto a lei. Ma non è una luce fastidiosa, di quelle che non riesci nemmeno a guardare da quanto sono forti, è una luce bellissima, accattivante, di quelle da cui non riesci nemmeno a staccare gli occhi perché pensi che se lo facessi potresti seriamente morire.
Perché si sente in quel modo? Perché si sente come se volesse che lo scambio di corpo fosse possibile così da poter essere Martin per un secondo e scoprire se, anche nei suoi occhi, Martin riesce a vedere la stessa luce?
La colpisce come una rivelazione: Martin le ha mentito, perché le aveva detto stare in mezzo alla neve è la cosa più bella del mondo; ma osservare Martin Forres mentre si è sdraiati in mezzo alla neve, quella che è la cosa migliore del mondo.
Quando Martin le sorride Wendy è arci-convinta: non esista posto migliore di quello.
Martin si stacca dai suoi occhi e si alza in piedi velocemente.
Wendy si sente morire.
«La senti anche tu?» domanda con un sussurro Martin, allontanandosi in fretta.
Wendy è ancora troppo sconvolta da tutto ciò che è appena successo e i suoi pensieri sono troppo rumorosi per far sì che lei riesca a sentire qualcosa intorno a lei.
«Cosa?» domanda confusa, ma Martin ha già iniziato a correre ed ha iniziato ad avviarsi fuori dal parco. Wendy lo segue infastidita mentre Martin prosegue con passo sicuro, attraversando la strada e arrivando dall’altra parte del marciapiede, finendo davanti alle accecanti luci di un market 24h. Martin le fa segno di entrare, e Wendy lo segue, non prima di avergli lanciato uno sguardo esasperato.
Il piccolo market è completamente deserto, salvo un singolo cassiere all’entrata che, non appena entrano, smette di colpo di fare quello che stava facendo, nascondendo in fretta qualcosa sotto il suo bancone e inizia a far finta di leggere un giornale con fare annoiato. Wendy gli lancia uno sguardo sospettoso, ma il cassiere non li degna di uno sguardo.
Una volta dentro il negozio, Wendy capisce subito a cosa Martin si riferiva prima al parco: nell’autoparlante del market stanno trasmettendo una canzone, decisamente a volume fin troppo alto considerando che è appena passata la mezzanotte.
«Adoro i market 24h» commenta sottovoce Martin, iniziando a vagare per i vari corridoi, ascoltando la musica e seguendone leggermente il ritmo. Wendy lo segue, senza sapere bene il perché lo stia facendo. «Sono come dei mondi a parte dove è sempre festa, mentre il resto del mondo continua la loro monotona vita. E di giorno sono il regno della gente comune, mentre di notte sono il rifugio di pochi avventurieri».
«Credo sia cosa più strana che abbia mai sentito dire da qualcuno, ma che diavolo ti sei fumato?» commenta Wendy, facendo uno scatto e ritrovandosi al suo fianco, solo per potergli intimare a voce bassa: «Martin, andiamocene. Siamo stati fuori abbastanza e sono quasi del tutto certa che quel cassiere abbia un cumolo di eroina sotto il suo bancone-»
Ma Martin improvvisamente si volta verso di lei.
«Balliamo. Ho voglia di ballare»
Wendy lo guarda sconvolta. Ora si chiede per davvero che cosa diamine abbia bevuto Martin a quella festa.
«Cos- hai ballato tutta la sera!» gli intima, cercando di sussurrare il più possibile, per far sì che il cassiere sospetto non senta le loro conversazioni, ma Martin la ignora completamente. «Anche adesso hai- no, oddio no, ti prego…»
Martin non la sta minimamente ascoltando, perché ha già iniziato a muoversi a ritmo di musica, chiudendo gli occhi e muovendosi da una parte all’altra del corridoio.
Wendy non ha mai sentito prima la canzone che stanno suonando nell’autoparlante, ma deve dire che ha proprio un buon ritmo. Deve essere straniera, perché non capisce una parola di quello che i cantanti stanno dicendo, ma forse è meglio così, perché tutto ciò su cui vuole concentrarsi è il bel viso di Martin che si contorce in espressioni esilaranti.
Wendy lo guarda in imbarazzo per qualche secondo, prima di pensare “al diavolo, tanto non c’è nessuno” perché ammette che in questo momento ballare con Martin è la cosa che desidera di più al mondo.
Così Martin le afferra una mano e inizia a farla girare, e insieme si gettando da una parte all’altra del corridoio, ridendo si spostano da un corridoio all’altro, aprendosi un varco tra i prodotti per potersi guardare attraverso gli scaffali. E si lanciano a capofitto nella parte da interpretare, cantando a voce alta frasi che nemmeno conoscono e nemmeno capiscono, ma chissene importa, chissene importa di tutto. Martin sta brillando, Wendy sta brillando, così fortemente che tutte le stelle del mondo non potrebbero mai competere con nessuno dei due.
Ci sono molti che brillano, ma tu guarda solo ciò che c’è di reale tra di loro
In quel momento non esiste nient’altro e nessun altro, se non quelle due persone di nome Wendy Kaligan e Martin Forres, che cantano e ballano insieme in un mini-market 24h di Brighton, nel pieno della notte.
 
 



 
P.s. alla fine il cassiere non aveva un cumolo di eroina sotto il bancone. Solo una serie di romanzi rosa erotici che legge esclusivamente quando il negozio è completamente vuoto.
  
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