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Autore: Red Saintia    29/01/2019    10 recensioni
L'amore... un sentimento dalle mille sfaccettature, spesso difficile da comprendere o da definire. In Saint Seiya questo sentimento è presente in molti modi diversi; devozione, amore celato, amicizia, spirito di sacrificio e affetto fraterno. Sono tutti tasselli di un unico sentimento. Qui troverete tante storie e coppie diverse, ognuna interpretata in modo personale ma cercando di non snaturare le originali caratteristiche del personaggio. Sono tutti racconti autoconclusivi quindi semplici da leggere. Spero davvero possano piacervi.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’eco dei suoi passi frenetici e rabbiosi riecheggiava per tutto il palazzo, batteva furiosamente il bastone del suo tridente sul pavimento lucido. Non una parola usciva dalle sue labbra, serrate in un ghigno inespressivo e collerico.
Solo il furore dei suoi occhi brillanti e accesi dava la misura del disappunto che provava in quel momento. Cheshire la vide arrivare da lontano e si prodigò in un inchino pronto ad eseguire eventuali ordini.
Lei non lo degnò di uno sguardo, camminando oltre, come se il piccolo specter non fosse stato nemmeno presente.

Aprì un ampia porta che dava in un immenso salone, le finestre alte e spesse erano ricoperte da pesanti tendaggi che filtravano solo quel tanto di luce che bastava per poter vedere adeguatamente.
Richiuse la porta alle sue spalle sospirando profondamente, gettò il suo tridente a terra serrando le mani l’una nell’altra cercando di contenere la rabbia.

“Com’è potuto succedere, come? Minos uno dei tre giganti degli Inferi, il potente Grifone battuto da un cavaliere di Athena. Un misero cavaliere… no, non è possibile è una cosa inconcepibile. Quella dannata deve aver usato qualche trucco non c’è altra spiegazione.”

Rimuginava su quanto era accaduto al Grande Tempio, le era stato comunicato della sconfitta di Minos e di alcuni specter al suo servizio tra i quali Niobe un sottoposto di Radamante.
Quale spiegazione avrebbe dato al suo signore per un simile fallimento, e cosa avrebbero detto Hypnos e Thanatos una volta venuti a conoscenza di questa cosa.

Il suo sguardo si posò sulla grande arpa che si trovava nel salone, si avvicinò sfiorandola appena, sentiva la rabbia crescere in lei. Si sedette e cominciò a suonare.
In un primo momento la musica partì lentamente e Pandora concentrandosi sulle note chiuse gli occhi lasciando che le sue mani pizzicassero le corde dolcemente. Poi l’incalzare della melodia rese tutto più frenetico e il suo umore, non certo dei migliori, la portò in un tocco a spezzare una delle corde dell’arpa ferendosi le dita.

“Dannazione!” Esclamò dando un calcio allo sgabello sul quale siedeva scaraventandolo verso il centro della stanza.
La frustrazione stava prendendo il sopravvento, lei non ammetteva fallimenti soprattutto quando riponeva piena fiducia in qualcuno. Si teneva la mano ferita dalla quale cominciava a perdere sangue.
“Quella maledetta e i suoi ridicoli difensori me la pagheranno! Farò in modo che di loro non resti neppure il ricordo.”

I rumori inconsulti uditi all’interno del salone allarmarono Cheshire che si precipitò dalla sua padrona servizievole come sempre.

Bussò alla porta.
“Lady Pandora sono io…” disse, aprendola lentamente.

“Cosa vuoi? Non ti ho fatto chiamare.”

“Lo so mia signora, ma mi chiedevo se non aveste bisogno dei miei servigi.” Chiese maliziosamente

Pandora sorrise stizzita
“Sei irritante e invadente come sempre Cheshire…” poi pensò “Ma forse potresti farmi un favore.”

“Sono ai vostri ordini, ditemi pure.”

“Va a chiamarmi Radamante, trovalo e fallo venire qui subito. Ho urgenza di parlargli.”

“Sarà fatto mia signora, corro.” Il piccolo specter uscì dalla stanza sparendo in un attimo lungo gli ampi corridoi.

Pandora camminava nervosamente lungo tutto il salone, la ferita bruciava e piccole gocce di sangue caddero sul nero pavimento.
“Si… lui sarà l’araldo della mia vendetta. Bruceranno e di loro non rimarrà traccia.”

Di nuovo un bussare alla porta. Il cosmo oscuro e potente del giudice della Viverna era inconfondibile.
“Entra pure.”

“Mia signora, mi avete fatto chiamare?” Pandora si voltò e lo vide inginocchiato ai suoi piedi, era sprovvisto della sua surplice, indossava un’elegante tunica con intarsi viola e dorati allacciata in vita e scoperta sul torace in modo da lasciare i pettorali scolpiti piacevolmente in vista.

Pandora lo osservò con un sorriso compiaciuto.
“Ti ho forse distolto da ben altri piaceri Radamante?”

“Assolutamente no mia signora. Discutevo nella mia camera con Valentine dei piani per la battaglia quando poi…”

“Poi cosa?”

“Ho saputo della sconfitta di Minos che mi ha sorpreso non poco, e poi Cheshire è venuto a chiamarmi.”

“Alzati pure Radamante.”
Lui si guardò intorno vedendo la furia che la donna aveva sfogato poc’anzi su alcuni oggetti. Notò anche l’arpa rotta e la ferita di Pandora.

“Capisco e comprendo la vostra collera mia signora, ma non temete mi occuperò io di rimettere le cose nella giusta direzione. Quest’affronto sarà vendicato, così come il nobile Minos.”

“Era quello che volevo sentire, sapevo di poter contare su di te. Sei l’unico che riesce a capirmi senza che io apra bocca.”

Il giudice si avvicinò alla donna e lei non si mosse di un passo. Erano l’uno di fronte all’altro.
“Permettetemi… Lady Pandora.” Le prese la mano ferita notando il vistoso taglio. Lei non spostò lo sguardo dal viso del giudice soffermandosi su ogni suo piccolo movimento.

Radamante con un gesto secco strappò un lembo della sua tunica fasciando la mano della sacerdotessa.
Lei continuò a guardarlo senza dire nulla.
“Ecco, così andrà meglio mia signora.”

“Non dovevi, è solo un graffio nulla di che.”

“Lo so ma non voglio che neppure una goccia del vostro prezioso sangue vada versata in vano.”

Lei sorrise compiaciuta, sapeva di avere un forte ascendente sul giudice infernale e d’altronde neanche lui le era indifferente. Lei, da sempre abituata a comandare e ottenere ciò che voleva, aveva bisogno di lui in quel momento. Della sua sicurezza del suo coraggio, della sua devozione.

Pandora non era abituata a chiedere o ad elemosinare attenzioni, lei prendeva quel che bramava e adesso era lui l’oggetto del suo desiderio.
I loro sguardi s’incrociarono l’uno nell’altro, nessuno avrebbe ceduto a quella tensione fatta di forza e desiderio, loro erano specter, gli impulsi governavano le loro vite e l’istinto prendeva inevitabilmente il sopravvento.

Pandora lo attirò a se afferrandolo per i capelli, era ad un soffio dalle sue labbra, il giudice poteva sentire il suo caldo e avvolgente respiro sul collo.
“Mi condurrai alla vittoria Radamante, calpesterai con le tue ali chi oserà sfidare me e il sommo Hades? Giuramelo.”

“Lo giuro mia signora, la mia vita e nelle vostre mani, compiacervi è il mio unico desiderio.”

“Bene… era quello che volevo sentire.”
La sacerdotessa lo strinse più forte baciandolo con foga senza minimamente preoccuparsi della sua reazione, che ovviamente non si fece attendere. Le labbra di Pandora si muovevano sinuose e voraci su quelle del giudice mentre lui la strinse sui fianchi attirandola a sé.

I suoi seni avvolgenti e morbidi avvertirono il tocco del torace di Radamante, la fanciulla non si attardò a spostare le mani sull’apertura della tunica scoprendo  interamente le spalle di lui.
Il giudice la lasciò fare, completamente preso dal fascino oscuro e ammaliante della donna. La afferrò per le natiche sollevandola tra le sue braccia, lei si avvinghiò al suo uomo baciandolo dolcemente sul collo. La trascinò su un ampio divano del salone gettando a terra i cuscini che si trovavano sopra.

La tunica di Radamante venne tolta completamente dal giudice lasciandolo nudo davanti agli occhi estasiati di Pandora. In un attimo si abbassò sul corpo fremente della donna sollevandole la veste e accarezzandole le lunghe e tornite gambe.
Le mani dello specter indugiarono sul corpetto del vestito che venne strappato con un gesto, scoprendo completamente i suoi seni. Sapeva bene come provocarle piacere e lei non poteva far altro che gemere ad ogni suo tocco.

Inarcò la schiena lasciando che le sue braccia l’avvolgessero.
“Tu non sai… non immagini che donna stupenda sei.” le disse, perdendosi nel calore dei suoi seni.

“Dimostramelo allora. Fammi vedere l’irruenza del nobile Radamante.” Disse sfidandolo.
Gli occhi del giudice brillarono nell’oscurità incombente della stanza. La sollevò leggermente e la fece sua.

Pandora trattenne il respiro mentre lui si muoveva con un ritmo sempre più intenso dentro di lei. La sacerdotessa assecondava ogni suo gesto mentre le mani di Radamante affondavano lungo il suo corpo quasi volessero fondersi con esso.
I loro volti si guardarono per un istante fermando il movimento frenetico delle loro labbra.
“Sei meravigliosa…”

“Non serva parlare lo sai.”

“No… non serve.” Gli intimò di continuare e lui lo fece.

Erano un unico corpo in quel momento mentre sudati e frementi raggiunsero insieme l’apice di quel piacere che li rendeva così maledettamente umani così dannatamente imperfetti. Eppure in quel momento quell’imperfezione era l’unica cosa che li faceva sentire vivi e faceva provare loro quello strano sentimento chiamato felicità.
Radamante giaceva ancora tra le braccia della sacerdotessa con la testa poggiata sul suo ventre mentre lei gli accarezzava i capelli.
“Grazie per questo dono Radamante.”

“Non ringraziarmi lo sai che sei l’unica donna che potrei mai…”

“No non dirlo, ti prego.”

“Perché?”

“Perché siamo in guerra, e la guerra travolge e fagocita tutto, anche il più puro dei sentimenti. Il nostro obbiettivo è portare alla vittoria l’armata del sommo Hades. Tutto il resto lo terremo per noi custodendolo come il più prezioso dei segreti.”

Lui chiuse gli occhi, e anche in quel caso obbedì a colei che le era superiore in grado.
“Come desideri mia signora.”

Intanto una voce dall’esterno della stanza…
“Lady Pandora… mia signora ci siete?”

“Cosa vuoi Cheshire?”

“Devo parlarvi urgentemente si tratta del sommo Hades.”
A quel nome la donna scattò in piedi spostando improvvisamente il giudice infernale. Aprì un armadio tirandone fuori una vestaglia con la quale si coprì.

Andò alla porta in tutta fretta aprendone appena uno spiraglio in modo da non lasciar intravedere Radamante ancora completamente nudo.

“Parla dunque, cosa è successo?”

“Il sommo Hades non si trova più a palazzo, alcune guardie lo hanno visto dirigersi verso il Santuario di Athena.”

“Cosa! Da solo?”

“Così sembra. Nessuno era con lui neppure Kagaho.”

“Maledizone…” disse spalancando inavvertitamente la porta, proprio mentre Radamante si rivestiva della propria tunica.

“Ci sono problemi?” chiese.

“Niente che non possa risolvere, tranquillo.” rispose lei.

“Cheshire prepara immediatamente la carrozza e chiama Violate, io arrivo subito.”

“Agli ordini mia signora.” Disse correndo in tutta fretta.

Pandora rientrò nella stanza e Radamante le si avvicinò.
“Va tutto bene?” le chiese

“Devo andare adesso…” disse sfiorandogli il volto.

“Io vengo con te.”

“Non ce n’è bisogno, rimani al castello e riorganizza l’esercito, ci sarà Violate in caso di bisogno.”

“Come vuoi, se è questo quello che desideri. Ti prego solo di essere prudente.”

Lei fece un cenno con la testa raccogliendo il suo tridente dal pavimento, apprestandosi a lasciare la stanza. Radamante la fermò trattenendola per un braccio dandole un ultimo bacio. Pandora lo afferrò per le spalle concedendosi nuovamente prima di tornare ai suoi doveri.

“Tornerai da me mia signora?”

“Ogni volta che mi sarà possibile.” rispose accennando un sorriso.

Richiuse la porta alle sue spalle ritornando a quelli che da sempre erano i suoi doveri.
Dopo diversi minuti il giudice guardò fuori dalla finestra e vide la carrozza pronta con Cheshire alla giuda. Pandora impeccabile, armata di tutto punto si apprestava a riportare a palazzo il suo signore, non prima di aver posato un ultimo sguardo su colui al quale aveva donato il suo cuore.



Loro sono una coppia che mi piace molto. Ovviamente quando scrivo di Pandora e Radamante i miei personaggi di riferimento sono quelli di Lost Canvas, per il semplice fatto che sono caratterizzati meglio e si prestano a mille interpretazioni. Chi dice che gli specter non possano amare? Anche di un amore puramente fisico, io credo che il loro sia un modo differente e singolare di esprimere ciò che sentono, ma ugualmente intenso e passionale. Ecco perchè ho concesso loro questo atto di pura felicità. Grazie a chi avrà il piacere di leggere, alla prossima.
 
   
 
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