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Autore: LadyBlueSky    30/01/2019    2 recensioni
Sette istanti già accaduti. Sette emozioni già provate. Sette istanti pronti a ricapitare. Sette emozioni destinate a ripresentarsi. Perché a volte, per riconoscersi, basta seguire le Sensazioni.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo.
 
Ci sono volte in cui le azioni di altri ti rovinano la vita; ce ne sono altre in cui, diversamente, te la trasformano in qualcosa di miracoloso.
Il primo a rompere il fragile equilibrio su cui avevano giocato a fare i funamboli dall’inizio della loro missione come Protettori di Parigi era stato Chat Noir. In una tipica serata da Eroi, sconfitto il super cattivo di turno e purificata l’akuma, aveva rubato un bacio ad una sconcertata Ladybug, spinto da chissà cosa – probabilmente solo dagli ormoni adolescenziali.
Uno sguardo furioso prima e cinque dita tatuate sulla guancia dopo aveva capito di aver fatto la cazzata più grande della sua vita. Aveva passato i successivi giorni a rimuginarci arrovellandosi il cervello, procurandosi dei fastidiosi quarti d’ora d’emicrania; aveva passato le successive notti trasformato cercando – braccando – la supereroina a pois saltando da un tetto all’altro, rischiando per lo più una bronchite data la pioggia che pareva non dare tregua. Lo sconforto che lo aveva colpito e i sensi di colpa che gli rodevano dentro non gli lasciavano pace, né come Adrien né come Chat Noir.
Il secondo imputato in quel teatrino era stato Papillon – chi altri! – pochi giorni dopo il primo evento.
Erano usciti in gruppo per un gelato – come Adrien avesse ottenuto il permesso dal padre sarebbe rimasto un mistero probabilmente – e finalmente il sole si era fatto rivedere.
Quattro chiacchiere, un paio di risate e un gelato rimasto a metà dopo e l’ennesimo super cattivo aveva dovuto palesarsi, rompendo le uova nel paniere un po’ a tutti.
Ripensando a quel giorno, a quel preciso momento, Marinette ancora non è in grado di descriverne gli eventi logici. Ricorda solo il panico, e la consapevolezza di doversi trasformare quanto prima; ricorda l’attacco indirizzato ad Adrien, e come il corpo fosse scattato prima del cervello; ricorda il colpo avvertito che l’aveva sbilanciata, l’essere rotolata sull’asfalto con il biondo e solo dopo il dolore che l’aveva raggiunta.
“Marinette!” Il terrore nella voce di Adrien, insieme al suo scuoterla.
“Sto bene…” Il suo sussurro spezzato.
L’aveva trascinata al sicuro, il ragazzo, appoggiandola ad un muretto e rimanendo inginocchiatole davanti; sentiva il suo respiro pesante, sforzato, e vedeva il sangue che la macchiava ormai all’altezza della spalla sinistra. Qualcosa, davanti a quella scena, sembrò spezzarsi dentro di lui; l’angoscia che gli strinse la gola lo fece boccheggiare terrorizzato.
“Hai bisogno di aiuto.” Una frase fatta, ovvia, banale anche, ma il suo cervello non riusciva ad articolare alcun pensiero intelligente.
“Sto bene.” La forza nella voce della ragazza, che tuttavia non riusciva a mascherare il dolore sordo che la pervadeva.
Sapevano entrambi di doversi allontanare, o quantomeno di dover allontanare l’altro. Parigi era nel caos; i suoi abitanti nel panico. Servivano Ladybug e Chat Noir. Ma come poteva Marinette sperare di riuscire a combattere in quelle condizioni? Come poteva Adrien lasciarla lì, abbandonarla, fosse anche solo per fare il proprio dovere?
“Vai a cercare aiuto.”
“Vado a cercare aiuto.”
Lo dissero in contemporanea, e se la situazione non fosse stata così straniante e grottesca sicuramente si sarebbero accorti che c’era qualcosa di profondamente famigliare nel loro comprendersi. Ma non c’era tempo. Dovevano separarsi, allontanarsi, e poi andare a compiere il proprio dovere di Eroi.
Adrien si allontanò con l’angoscia che non gli dava pace; Marinette litigò con Tikki quasi forzando poi la trasformazione. Non c’era tempo.
Si ritrovarono in altre vesti sul campo di battaglia. Una cercando di minimizzare mentalmente il dolore, l’altro con i pensieri rivolti da tutt’altra parte; entrambi con la pressante consapevolezza di quanto successo tra loro, e della sottile barriera che ora pareva dividerli.
Parecchi salti, un Lucky Charm legato ad un Cataclisma e l’akuma volò libera nel cielo, nuovamente bianca. Ladybug s’impose di non crollare; il suo Miraculous risplendette in alto e ogni cosa tornò al proprio posto, anche la sua spalla ferita, facendola sospirare quando finalmente il dolore l’abbandonò. Si voltò verso Chat Noir ma lui non le diede tempo.
“Devo andare.”
“Cosa…”
“Marinette è stata ferita. Devo tornare da lei.”
Fu quello il momento in cui tutto si collegò, in cui le tessere del puzzle si incastrano alla perfezione; ogni tassello andò al proprio posto, e il quadro fu finalmente completo. Il cervello di Ladybug registrò con rapidità e freddezza ogni cosa, e il sorriso mesto e un po’ triste che le disegnò le labbra non sfuggì al suo collega – solo in seguito Marinette si sarebbe chiesta come aveva fatto a rimanere così lucida; solo in seguito si sarebbe accorta che la sua reazione non sarebbe mai riuscita a spiegarsela.
“Che stupida!” La sua esclamazione bloccò Chat Noir, già pronto a spiccare il salto con il bastone ben stretto in pugno. Si voltò a guardarla stranito.
“Cosa…”
“Sono proprio la più stupida persona sulla terra. Proprio io che ho sempre affermato di amarti così tanto non sono stata in grado di riconoscerti. Sono da biasimare, vero, Adrien?”
Era lui, era sempre stato lui. Ora o sapeva – forse in realtà lo aveva sempre saputo, solo che si era comportata come una bambina e si era rifiutata di guardare.
Chat Noir si pietrificò sul posto, gli occhi spalancati e il fiato mozzato in gola.
“Ladybug…”
“Marinette sta bene: l’ho portata via io, e il Lucky Charm ha in ogni caso sistemato ogni cosa.” E con un sorriso che il ragazzo non avrebbe saputo descrivere si voltò pronta ad andarsene.
“Aspetta!” Cosa le avrebbe chiesto? Cosa avrebbe voluto sapere? Quindi alla fine era sempre stato lui il ragazzo del quale la sua collega era innamorata? Era stato il rivale di sé stesso? “Dimmi chi sei.” La pregò con voce supplice, non del tutto convinto di volerlo davvero sapere. In qualche modo, ancora più del bacio che le aveva rubato, era stata l’ammissione di lei a spezzare quel qualcosa tra di loro.
“Non posso farlo.”
“Perché? Il patto ormai è spezzato. L’hai spezzato tu. Perché non vuoi…”
“Se io ti dicessi chi sono tutto questo perderebbe ogni valore.”
“Allora…”
“Se vuoi sapere chi sono dovrai riconoscermi.” Così come lei aveva riconosciuto lui. Si voltò nuovamente, ma nuovamente Chat Noir la richiamò.
“Ladybug. Dimmi almeno… Ti conosco? Ti conosco davvero?”
“Sì.”
“Ci siamo parlati?”
“Sì.” E con quell’ultima affermazione positiva la ragazza lanciò il suo yo-yo e sparì rapidamente dalla vista del giovane, lasciandolo con un sacco di domande a frullargli nella testa.
Più tardi Marinette si sarebbe scusata con Tikki per aver fatto quanto non le era dato fare, per essere stata proprio lei a infrangere il patto dell’anonimato; più tardi la piccola kwami avrebbe sorriso serena, comprendendo quanto si era agitato e ancora si agitava nell’animo della sua protetta.
Più tardi Plagg si sarebbe accorto che avrebbe dato qualsiasi cosa, anche tutto il Camembert del mondo, purché quella piaga del suo Portatore smettesse di asfissiarlo; più tardi Adrien avrebbe portato la pazienza del suo kwami rasoterra, almeno fino a quando questi non sarebbe esploso parecchio infastidito.
“Ma sei scemo? Davvero ancora non ci arrivi?”
“A cosa?” La confusione sul volto del giovane.
“Sei senza speranze.” Plagg ne aveva conosciuti di Portatori tonti, ma quello attuale riusciva a battere tutti i record. “Se io ti dicessi chi è quale valore avrebbe? Se non riesci a riconoscere la persona di cui dici di essere innamorato come puoi professare i tuoi sentimenti per lei?”
E Adrien, finalmente, tacque.
 
 
 
 
 
 
 
Angolino dell’Autrice:
Mamma mia in cosa mi sto imbarcando! Una storia che era presente nella mia testa già da diverso tempo, e nel mio computer da altrettanto.
Una semplice raccolta di one-shot, tutte legate tra di loro, che racchiudono momenti e sensazioni (passate e presenti).
Marinette e Adrien dominano; Tikki e Plagg fanno un po’ gli spettatori e un po’ intervengono; gli altri personaggi un po’ fanno le spalle comiche e un po’ danno una “spintarella” significativa.
Ho inserito l’opzione OOC per precauzione, ma poi mi sono accorta che, effettivamente, diversi comportamenti dei nostri due prosciutti preferiti si disallineano da quelli a cui siamo abituati nella serie. Quella SPOILER è solo precauzionale per chi non ha ancora visto la seconda stagione.
Credo di aver detto tutto. Alla prossima.
 
LadyBlueSky
  
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