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Autore: michy michy    01/02/2019    2 recensioni
Mai Artù, il principe erede al trono di Camelot, avrebbe pensato di dover fare la babysitter ad un bambino di 7 anni.
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Il piccolo lo guardò e, con esitazione, gli disse: "Mi chiamo Merlino"
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Artù lo abbracciò: il moccioso che gli aveva appena salvato la vita, ora stava a piangere sulla sua spalla. Non pensava che prendersi cura di un bambino sarebbe stato così faticoso, soprattutto se quel bambino era Merlino.
Genere: Azione, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Artù si svegliò non appena sentì un qualcosa di pesante sopra di sé.
Fortunatamente notò che non si trattava che del ragazzino, o meglio di Merlino, che si era trovato la sera prima in camera. Gaius si era di certo preoccupato non vedendolo tornare. Il principe sgranò immediatamente  gli occhi: come accidenti aveva fatto a non pensare di doverlo portare dal vecchio?
Il medico di corte senz'altro avrebbe avuto una soluzione per la decrescita di Merlino.
Senza prendere troppo in considerazione il piccolo, che stava ancora dormendo, dopo essersi vestito velocemente, uscì dalle sue stanze, con un bambino addormentato tra le braccia.

 
"Merlino?!" chiese Gaius, sollevando un sopracciglio.
"Dannazione Gaius! E' Merlino! Me lo ha anche confermato ieri sera" ribattè il principe, iniziando a scaldarsi. Era la quinta volta che cercava di fare entrare nella vecchia zucca di Gaius il fatto che quel bambino, che ora stava traquillamente osservando le pozioni e i libri di medicina, disordinatamente disposti su un tavolo, in realtà altri non era che quel buono a nulla del suo servitore.
"E come avrebbe fatto a confermarglielo, Sire?"
"Mi ha detto che si chiama Merlino! Quanti altri Merlino conosci, Gaius?"
Il vecchio medico sospirò: "Merlino", lo chiamò e aggiunse: "avvicinati un secondo".
Il piccolo si alzò dalla postazione su cui stava seduto, intento ad osservare ogni genere di provetta e si avvicinò ai due, posizionandosi di fianco al principe e guardando Gaius con curiosità. Appena il vecchio si piegò così da raggiungere l'altezza del piccolo, quest'ultimo si aggrappò alla mano di Artù e nel contempo si nascose dietro la sua schiena.
Artù alzò gli occhi al cielo e sospirò frustato: "Ora che c'è, Merlino?"
"Sire, vi prego di fare attenzione: a mio parere, questo giovincello non ha nessun ricordo di noi" affermò il medico.
"Cosa? Impossibile, Gaius. Ieri sera, quando lo incontrai, sembrava riconoscere perfettamente chi fossi" ribattè il principe. "Dai, Merlino: non fare lo sciocco come al solito. Staccati" e fece per ritirare la mano a cui stava attaccato, quasi con trasporto, il più piccolo che, a seguito di quell'ordine, si aggrappò al braccio del principe con maggior forza, iniziando allo stesso tempo a piagnucolare.
Né Gaius, nè Artù riuscirono a spiegarsi il perché dell'attaccamento di Merlino al giovane Pendragon, ma di una cosa erano entrambi certi: sarebbe stato più difficile del previsto occuparsi di questo nuovo problema.

 
Per quel giorno, e solo per quel giorno, Artù acconsentì ad occuparsi del piccolo, soprattutto perché quello non sembrava intenzionato a staccarsi dalla sua mano. Così, dopo che Gaius gli promise che avrebbe trovato una cura per quello strano incantesimo, il principe fece fare a Merlino il giro del castello, dalle scuderie agli alloggi della servitù, sperando ricordasse qualcosa, ma tranne le espressioni di meraviglia e gli urletti di gioia, il loro pellegrinaggio non sembrava aver portato nulla di positivo, anzi, il principe si accorse anche dei molti sguardi stupiti della servitù.
Effettivamente era stato un po' imprudente da parte sua girovagare con un bimbo all'interno del castello, così lo portò nelle sue stanze. Merlino sembrò riconoscere il posto perché lasciò anadare la mano di Artù e corse verso il letto a baldacchino.
Il principe lo seguì e accortosi del fatto che il bambino facesse fatica a salire sopra il letto, lo afferrò da sotto le spalle e lo posizionò sulla parte destra del materasso.
Merlino sbadigliò: era evidente che la giornata era stata faticosa, e non solo per lui; il giovane Pendragon sbadigliò a sua volta e si sistemò sulla parte sinistra del letto, a una certa distanza dal bambino, che non appena chiuse gli occhi, si addormentò. Tale cosa non accadde purtoppo per il maggiore: aveva infatti troppi pensieri per la testa. Era preoccupato per il suo servitore, che cosa gli sarebbe capitato qualora Gaius non avesse trovato un rimedio per quella maledizione.
Guardò il piccolo: i capelli scuri e arruffati, pelle di porcellana e quei magnetici occhi blu, ora nascosti, che sembravano non aver paura di nulla. Artù riteneva che Merlino fosse l'uomo più coraggioso avesse mai incontrato, anche se non l'avrebbe mai ammesso pubblicamente. Si fidava ciecamente di lui e teneva in considerazione alcuni dei suoi consigli; doveva far ritornare il suo fedele servitore al suo stato originale a qualsiasi costo.
Sentendo le palpebre farsi pesanti, decise di chiudere gli occhi e di lasciare i problemi al domani. Senza quasi rendersene conto, si avvicinò al piccolo e gli lasciò un dolce bacio sulla fronte, per poi addormentarsi con un sorriso sul viso.

   
 
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