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Autore: Stella cadente    02/02/2019    2 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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28.
 
Nessuno era riuscito a seguire la lezione di Storia della Magia, quella mattina: gli sproloqui del professor Geenie sembravano per tutti gli studenti entrare da un orecchio e uscire dall’altro. Febo, accanto al suo amico Jehan, notava quel clima in ogni angolo dell’aula; gettò un’occhiata ad Esmeralda, che si trovava nel banco accanto, vicino a Quentin, e che sfogliava il tomo di Storia cercando tra le ultime pagine. Sapeva che cosa stesse facendo: ci avrebbe scommesso una vittoria a Quidditch che stava cercando informazioni su Pitch Black.
Da quando Quentin aveva preso parte alla missione per Merman, lui non aveva fatto altro che serbare rancore verso il suo amico per l’assenza che aveva mostrato, nei suoi confronti e verso quelli di Esmeralda; solo ora si rendeva davvero conto di quanto, probabilmente, fosse stato importante per tutta la scuola.
Un potente mago oscuro, Pitch Black, è tornato per saldare un conto in sospeso con me e ripetere ciò che ha già fatto una volta. E non cercherò di indorare la pillola: farà di tutto per riuscirci.
Allora, significava che era entrato nella scuola – che si muoveva tra di loro?
Un quadro agghiacciante prese forma nella mente di Febo: finché il Preside di Hogwarts fosse rimasto al suo posto, Black non si sarebbe dato pace.
Questo significa che...
«Mi scusi, professore» la voce di una ragazza di Tassorosso interruppe le sue riflessioni. «Vorrei che ci parlasse meglio di Pitch Black» disse ad alta voce, ignorando il brusio che si sollevò subito non appena pronunciò quel nome.
Il professor Geenie era ora impallidito, e i suoi grandi occhi sembravano quelli di un gufo. Si schiarì la voce, poi disse: «Beh, signorina White, la sua domanda è più che lecita.» La sua voce non era più quella di sempre, quella che sembrava un cartone animato. Era cambiata, era più... cupa.
All'improvviso, nella classe era sceso il silenzio.
«Vedete» fece poi, rivolgendosi agli studenti. «Pitch Black era Preside di Hogwarts, prima di Merman. Lo è diventato in concomitanza di... di determinati eventi, ecco.»
Silenzio.
 «E... come mai non se ne fa cenno, nel libro?» chiese Esmeralda.
«Perché la verità, purtroppo, è che questo è tuttora un caso molto attuale e molto misterioso, per le Forze dell’Ordine» rispose subito Geenie, serio. «Merman suppone che si tratti di un suo rivale, ma nei secoli, in realtà, ci sono stati molti maghi che si chiamavano Pitch Black, e che hanno compiuto omicidi ogni volta. I servizi segreti hanno fatto in modo di occultare tutto, in questi anni, per non dare falsi allarmi e turbare la quiete del Mondo Magico, ma... a  quanto pare qualcuno si cela di nuovo dietro a questo nome. Comunque io» aggiunse, «ritengo anche che, finché Merman sarà Preside di Hogwarts, non vi potrà succedere nulla. Black – o per meglio dire, chiunque si sia nuovamente armato di questo pseudonimo – deve essere agevolato per prendere possesso della scuola» fece una pausa, «e nessuno studente con conoscenze pari alle vostre potrebbe mai aiutarlo in una missione del genere, nemmeno con tutti gli ausili possibili. Io e gli altri insegnanti abbiamo già fatto incantesimi di protezione; vi suggerisco di stare attenti, ma non voglio gettarvi nel panico inutilmente. Sono state prese misure di sicurezza perché episodi come quello di Eris non accadano più» concluse, incrociando le grandi braccia blu.
«Ora, la lezione è finita» sentenziò poi. «Me ne torno nella mia lampada. Alla prossima!» esclamò, con la sua eccentrica voce.
Si infilò nel suo antico contenitore di ceramica, e tra i ragazzi non rimase che l'eco delle sue parole.
 
*
 
 
 «È proprio come mi immaginavo» ragionò Febo ad alta voce, durante l'intervallo. «Black ha qualcosa contro Merman. Ed è chiaro che i professori non vogliano dirci come siano andate esattamente le cose.»
«Hai sentito quello che ha detto, durante la lezione» fece presente Esmeralda, «nessuno studente con conoscenze pari alle nostre sarebbe stato in grado di farlo entrare.»
Il ragazzo cominciò a capire dove volesse andare a parare la sua amica.
«Quindi è stato un insegnante a farlo.»
«È quello che penso io, infatti» gli diede manforte lei. «Un insegnante vuole che lui ritorni, per qualche motivo. A meno che...» si bloccò poi la Grifondoro. Il suo sguardo si posò su Claude Frollo, che usciva dalla classe a passo veloce, tenendosi un grosso libro stretto al petto.
Seguendo i suoi occhi, una risata nervosa risalì la gola di Febo. «Non crederai che lui c'entri qualcosa?»
«Ricordi cosa ha detto Geenie?» fece Esmeralda, intestardita.
«Certo» ribatté, piccato. «Che nessuno studente avrebbe potuto avere le capacità per far entrare Black.»
«Sì, è vero» proseguì la ragazza. «Uno studente, da solo, no. Ma se fossero stati più studenti
Lasciò cadere quella frase, mentre continuava a seguire la sagoma esile di Frollo che spariva nel corridoio.
Febo sbuffò. «Tra cui lui, giusto?» chiese, ironico. «È assurdo» disse poi. «E poi non sappiamo neanche se Black sia effettivamente tra di noi. Merman ha detto che si sta solo avvicinando.»
«Già, quindi stiamocene con le mani in mano finché non prenderà possesso della scuola, no?» lo rimbeccò Esmeralda, leggermente alterata. Aveva il tono che faceva sempre quando voleva agire e mettersi in moto per qualcosa. «E comunque, non è affatto assurdo» alzò leggermente la voce. «Frollo ha sempre avuto interesse per la magia oscura. Jehan me lo ha detto un sacco di volte che passa molto tempo in biblioteca, nella Sezione Proibita. Potrebbe aver contribuito in qualche modo.»
«Esme, per Merlino, non sappiamo nemmeno se quetso Black sia quello di cui parla Merman! Magari è un terrorista, o qualcosa del genere, come ha detto Geenie.»
«Beh, chiunque sia non possiamo starcene inermi mentre cerca indisturbato di attaccare Hogwarts» ripeté lei, passandosi una mano tra i lunghi capelli scuri – lo faceva sempre quando era nervosa. «È giusto fare ipotesi. Merman vorrebbe che lo facessimo, o sbaglio?»
Il Grifondoro si arrese di fronte alla determinazione dell’amica. «Già, hai ragione. Lo ammetto.  Ma continuo a pensare che ti sia fissata un po’ troppo con Frollo. E comunque, fammi capire: vorresti andare a parlargli?» chiese, incredulo.
«Sì» dichiarò Esmeralda, incrociando le braccia.
Febo alzò le sopracciglia. «E pensi che confesserà senza fare resistenza?»
«Ovviamente no» fece lei, come se si trattasse di una cosa scontata. «Ma so bene come metterlo alle strette. E a quel punto, chissà...»
L’amico si incantò, quasi, nel guardarla negli occhi. Appariva fortissima, come se si sentisse in grado di salvare la scuola tutta da sola.
Era solo da ammirare, Esmeralda.
«Wow, Trouillefou» disse infatti, «sei una tigre.»
La ragazza accennò ad un sorriso. Sembrava dirgli che apprezzava il suo continuo tenerla spensierata, ridendo anche in quelli che sembravano i momenti più bui. Febo si ricordò improvvisamente della sua contentezza quando l'aveva portata nella Stanza delle Necessità, e non poté fare a meno di ricambiarla. «Hai tutto il mio appoggio» le disse poi. «Lo sai.»
Esmeralda lo abbracciò con trasporto, poi gli sussurrò all'orecchio: «grazie.»
Lo guardò con affetto, e nel vedere il suo volto olivastro illuminarsi in quel modo, Febo si rese conto di amare ogni cosa della sua amica.
 
 
*
 
 
Megara si sentiva nervosa quando, dopo la lezione di Pozioni – l'ultima di quella giornata – si recò verso la Foresta Proibita, dove Hans l'aspettava. Il ragazzo era uscito subito dall'aula, e lei non aveva potuto fare altro che seguirlo e cercare di stare al suo passo.
Il suo atteggiamento era cambiato in modo insolito; diversi studenti, in realtà, cominciavano a comportarsi in modo strano, e questo non aiutava nel mantenere la calma generale. Segreti e sospetti si snodavano come serpi velenose, attanagliando i ragazzi in una morsa di inquietudine. A guardare Hans, Meg si rese conto che era come se scappasse da qualcosa – qualcosa che lei doveva assolutamente scoprire. C'era la possibilità che avesse a che fare con gli oggetti che aveva trovato nel dormitorio maschile qualche notte prima, e non poteva farsi sfuggire una simile occasione.
 
 
Si era inserita nel Dormitorio dopo aver fatto un incantesimo di disillusione, in modo da non correre il rischio di essere vista. Sapeva di essere l’unica che avrebbe potuto fare una cosa del genere. Si era offerta anche Anna, ma non poteva introdursi nella Sala Comune di Serpeverde; l’avrebbero scoperta.
Le lanterne argentate sembrarono tintinnare tra loro in modo sinistro, quando entrò nella stanza in mezzo ai suoi compagni che dormivano. Rifletté per un attimo: l’unico che era rimasto della sua Casa, quando Eris era morta – da quel che sapeva da Anna – era Hans.
Si avvicinò al suo letto; il ragazzo sembrava affogare in un sonno disturbato. Si poteva dedurre dalle sopracciglia aggrottate e dal lieve sudore che gli imperlava la fronte.
Istintivamente, aprì uno dei cassetti del comodino accanto al letto di Hans.
Quello che trovò la lasciò basita.
Un pezzo di ghiaccio.
Solo un pezzo di ghiaccio giaceva in fondo al cassetto. Un pezzo di ghiaccio intatto, come se si trovasse nei più remoti ghiacciai dell’Artico anziché in Scozia, per di più in una stanza riscaldata. Megara tese la mano, poi si bloccò: non sapeva con certezza se quel frammento fosse stregato o meno.
Decise di sollevarlo con un colpo di bacchetta per osservarlo meglio. «Wingardium Leviosa» sussurrò, facendo levitare il pezzo di ghiaccio in aria.
Inizialmente non notò nessuna reazione; la ragazza restò comunque con il fiato sospeso, come se fosse in apnea.
Poi, il pezzo di ghiaccio si mise a sussurrare una lingua sconosciuta. Parole frenetiche, che si sovrapponevano le une sulle altre in un disordinato mantra indecifrabile.
Nel buio, prima di fuggire per non farsi trovare dai suoi compagni, riuscì solo ad intravedere alcune parole che vi erano incise.
 
Sei stato scelto.
 
 
 
Da quella sera in poi, dei segni scuri – segni inconfutabili di una maledizione in corso – avevano cominciato a prendere forma sulle sue braccia, sotto la sua pelle. Si era sentita arrabbiata con se stessa; non era riuscita a recuperare nessuno degli oggetti che si nascondevano nella sua Sala Comune.
Doveva venirne a capo, il prima possibile; sapeva già tutto riguardo alle maledizioni e sapeva che non c’era scampo. Doveva parlarne con Merman, ma qualcosa la faceva desistere, almeno per il momento.
Megara sapeva di essersi invischiata in una questione più grande anche di lei. Sapeva che stava cercando di combattere praticamente da sola un mago oscuro ben più forte e con più esperienza – sapeva che era una battaglia persa in partenza – ma la sua mente era troppo focalizzata su quell’obiettivo impossibile per riposarsi anche solo un secondo. Perciò seguì Hans a passo deciso, senza badare al fatto che si stessero inoltrando sempre più tra le oscure fronde della foresta.
Inspirò l’odore di freddo, di terra e di pino che percepiva nell’aria, come per rilassarsi; non appena il ragazzo si fermò, cercò di fingere che il cuore non le stesse battendo furiosamente in gola.
«Allora» esordì, con cautela. «Che cosa volevi dirmi?»
La tensione del suo compagno di Casa era diventata così palpabile da essere insopportabile. Hans si umettò le labbra in un gesto nervoso, poi la guardò fissa negli occhi; quello sguardo in qualche modo folle e terrorizzato fece comparire sul viso a cuore di Megara un’espressione angosciata.
«Quel mago» fece il ragazzo, con voce tremante. «È dentro la scuola. Ha preso il corpo di Elsa Arendelle» continuò, incolore. «Io l’ho vista. Ero lì, quando quella ragazza ha ucciso Eris.»
«Cosa?» soffiò la Serpeverde, sconvolta. La conferma delle sue teorie l’aveva scossa ancor più di quel che credeva.
«Tu non capisci» mormorò, come se fosse ferito – come se qualcosa lo stesse mangiando dall’interno. «Non c’è scampo per me. E presto non ci sarà scampo per nessuno di voi.»
Pausa.
Un sorriso gelido gli attraversò poi il viso, e d’un tratto cambiò espressione. Megara deglutì quando comprese che, di fronte a lei, c’era il proprietario del pezzo di ghiaccio con su scritto “Sei stato scelto”.
«Ti ho sentita, l’altra notte» riprese. «Non è un caso che tu sia riuscita a vedere quel pezzo di ghiaccio»  e qui la sua voce si fece subdola, come se la stesse minacciando. «Ma comunque, voglio dirti che io adesso sono vincolato. Sono vincolato a lei
Si tolse i guanti di lana grigi, e dalla sua mano scaturì un ghirigoro di ghiaccio, che si dissolse nell’aria lentamente. Meg sgranò gli occhi dalla sorpresa, osservando tutti quei frammenti gelidi che cadevano nell’erba.
«Dirò a tutti gli studenti della nostra Casa di questo» disse, seria.
«E pensi che ti crederebbero?» Hans rise, lugubre. «So di non essere ben visto da tutta la scuola, ma chi credi che mi riterrebbe davvero capace di tanto?»
La Serpeverde stette in silenzio.
«Esatto, Meg» fece, con tono dolce. «Nessuno.»
In un attimo, Megara aveva capito che non era possibile che fosse stata solo Melicent a creare quella situazione. Ogni evento di quell’ultimo periodo andava a costituire un pezzo di un pericoloso puzzle, che stava portando Hogwarts alla rovina.
Quella era magia troppo avanzata, incomprensibile per un comune studente. E forse Mel si era alleata, facendo quegli incantesimi, con quel mago per distruggere la scuola... insieme, a quanto pareva, ad Hans.
La sola idea le faceva venire il voltastomaco.
«Sei un verme» sputò, velenosa. «E quando Merman saprà di tutto questo, verrai espulso. È solo questione di tempo.»
Il ragazzo sollevò le sopracciglia. «Non credo proprio» disse poi, noncurante. «Piuttosto» aggiunse, «dovresti pensare al tuo, di tempo.»
Quelle parole, messe insieme in quel modo, le diedero la sensazione di essere trapassata dal terrore.
«Buona giornata, Meg
Disse il suo nome in modo talmente ironico, prima di allontanarsi, da farla restare dov’era per qualche secondo, immobile.

 

 
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Ciao a tutti!
Vi scrivo due giorni dopo il mio compleanno, tutta contenta perché – sebbene io abbia un esame imminente – sono comunque riuscita a revisionare e pubblicare il capitolo 😊
Vi ringrazio tantissimo, inoltre, per le ultime recensioni lasciate, le parole che avete speso per me e per questa storia con cui ho tanto combattuto, per dare comunque un senso a quello che scrivevo e creare una trama tutto sommato avvincente. GRAZIE MILLE, soprattutto perché ho visto che molti di voi hanno individuato un “personaggio preferito”, e sono curiosa di leggere le vostre osservazioni su di lui/lei nel corso della storia.
Questo capitolo, comunque, è abbastanza cruciale, il professor Geenie fa un intervento illuminante in classe che scatena una discussione tra Febo e la sua amica Esmeralda, e Megara ha una conversazione molto sospetta con Hans. Che ne pensate?
Alla prossima,
Stella cadente



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«Wow, Trouillefou» disse infatti, «sei una tigre.»
La ragazza accennò ad un sorriso. Sembrava dirgli che apprezzava il suo continuo tenerla spensierata, ridendo anche in quelli che sembravano i momenti più bui. 
  
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