Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Rethira    04/02/2019    0 recensioni
«Io voglio che parli» dice.
JoJo, giusto per contrariarlo, non proferisce ulteriore parola.

{ Dio/Jonathan | One shot | 1565 parole | Spoiler di Stardust Crusaders | Traduzione di Hiraeth }
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dio Brando, Jonathan Joestar
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell’autrice: Dio è un narratore inattendibile. Il titolo “vivifica me, domine” significa “rianimami, oh Signore”. Vedi anche: cefaloforia.
Note della traduttrice (Hiraeth): la DioJona ha una tra le dinamiche più tragiche in tutto JoJo. Chissà perché me ne sono innamorata quando ho guardato la serie la prima volta.
 Il link della storia in inglese si trova qui, che vi consiglio caldamente perché l’originale è sempre la versione migliore. Ad ogni modo, buona lettura!










vivifica me, domine
di Rethira




Talvolta JoJo rimane in silenzio per giorni.

 È puerile, davvero. Sono due adulti, eppure ecco JoJo, che finge di star dormendo per il terzo giorno di fila.

 Dio picchietta delicatamente il vetro. JoJo non reagisce. «Prima o poi dovrai parlare, JoJo. Stai solo posticipando l’inevitabile».

 JoJo resta testardamente in silenzio. Difficile credere che sia questo l’uomo che lo ha quasi sconfitto, che questa patetica creatura abbia quasi avuto la meglio su Dio.

 Dio sogghigna. «Stai facendo i capricci come un bambino, JoJo. Cosa penserebbe nostro padre?»

 Non è finché Dio si gira che JoJo finalmente dice: «Non chiamarlo in quel modo. Non era tuo padre».

 Dio si limita a ridere.




JoJo non si esprime mai – o di rado, se lo fa – quando Dio ha… ospiti. Una volta, agli inizi del loro nuovo rapporto, JoJo esclamò: «Dio, ti prego!»

 Strano come due parole potessero essere così soddisfacenti. Di sicuro JoJo le aveva pronunciate in precedenza – sì, lo aveva già fatto. Tuttavia sentirle in quell’occasione fu un’esperienza deliziosa. Sentire le suppliche di Jonathan.

 Da allora, ogni qualvolta Dio mangia, JoJo abbassa sempre le palpebre abbandonandosi al silenzio. Parla dopo i suoi pasti, però. Parla quando Dio è l’unico rimasto ad ascoltare – di solito si tratta di qualche ridicola affermazione sulla crudeltà di Dio, e su come avrebbe dovuto lasciare andare il suo cibo. Di quando in quando si tratta di una mera richiesta perché Dio trasferisca Jonathan altrove quando è affamato.

 «Non essere sciocco» gli risponde sempre Dio. «Io voglio che osservi».




Non accade sovente che Dio conduca JoJo all’aperto. Ovviamente la luce solare ucciderebbe entrambi, dunque uscire durante il dì è fuori questione. Di notte è un’altra storia; in certe istanze, Dio solleva attentamente JoJo dal suo barattolo e lo porta alla finestra. Al che JoJo spesso emette un rumorino, un sospiro o qualcosa del genere, qualche segno che sta vedendo. Dopodiché in alcuni casi non succede più nulla, e Dio ricolloca JoJo nel suo barattolo e lo lascia lì.

 Ma in altri, Dio spalanca le finestre e salta fuori; la prima volta che lo fece, JoJo strillò, la voce acuta di una ragazzina, e nelle giornate seguenti si comportò in modo maleducato e poco collaborativo. Adesso JoJo tiene semplicemente gli occhi chiusi e li riapre solo dopo l’atterraggio. Nemmeno nei momenti migliori è particolarmente loquace, va precisato, ma forse è l’aria esterna che gli è sgradevole, dato che JoJo tende a discorrere soltanto saltuariamente quando sono fuori.

 Un giorno, è per commentare che Dio non aveva bisogno di uccidere quell’uomo. «Era solo cibo» ribatte Dio. Un altro, JoJo fa menzione dell’architettura di un edificio, parendo quasi eccitato. Dio reagisce ridendo, e JoJo si zittisce. «Andiamo, JoJo» mormora Dio, «non fermarti a causa mia».

 JoJo aggrotta le sopracciglia e si scuote leggermente tra le braccia di Dio – l’unico movimento di cui è capace, oramai – e rimbecca: «Ti burlerai di me».

 Dio ride sotto i baffi e alza JoJo alla luce lunare. «Io voglio che parli» dice.

 JoJo, giusto per contrariarlo, non proferisce ulteriore parola.




La prima volta che JoJo aprì bocca fu qualche minuto dopo la liberazione dalla loro prigione. Dio aveva squartato un uomo e ne aveva consumato tutti i pezzi; girandosi, per un istante si trovò faccia a faccia con la testa in putrefazione di JoJo. Non seppe perché gli versò addosso una goccia del suo stesso sangue, ma quella goccia fu abbastanza per rivitalizzargli il viso.

 Jonathan batté lentamente le ciglia, le nuove palpebre che si agitarono sui nuovi occhi, e quando li schiuse e vide, disse: «No» sommessamente. L’orrore gli invase la voce, gli oscurò il volto giovanile, gli fece spalancare gli occhi, e lui mugolò: «No, no, no» all’infinito mentre Dio frantumava il cranio di un secondo uomo e ne prosciugava tutto il sangue in corpo.

 Quando terminò, Dio sollevò JoJo per i capelli, appagato nel guardarlo sussultare, e asserì: «Dovresti essermi grato, JoJo. Ora potrai assistere al mio trionfo».

 E JoJo pianse, oh, se pianse, e le sue lacrime sapevano di sale e di vita quando Dio le bevve.




Se Enrico ha un’opinione su JoJo – oggi posato sulle cosce di Dio, che scorre le dita tra i suoi capelli –, se la tiene per sé. Una volta, brevemente, domandò a Dio chi fosse, e assunse un aspetto vagamente intrigato quando Dio gli confidò che il suo corpo una volta apparteneva a JoJo.

 JoJo tace quando Enrico è nelle vicinanze. Esprime persino il desiderio di tornare nel barattolo – Dio trae soddisfazione nel negarglielo, ma non è affatto stupito quando JoJo precipita in un silenzio imbronciato. Solo quando Enrico si allontana, JoJo gli chiede con delicatezza: «Davvero…»

 «Ma certo, JoJo» risponde Dio, sollevando la testa di Jonathan. «Ma certo che conosco la via per raggiungere il Paradiso».

 JoJo chiude gli occhi quando le labbra di Dio gli sfiorano la guancia.




È curioso che JoJo non abbia manifestato uno Stand – sebbene possa darsi che lui, più semplicemente, non lo abbia padroneggiato. Hermit Purple, lo Stand del corpo di JoJo, sembra incatenato alle sue braccia. E, be’, le braccia di JoJo adesso sono quelle di Dio, per cui forse non c’è da meravigliarsene. Ciononostante, è bizzarro perché JoJo è in grado di vedere gli Stand. Trasalisce quando Dio evoca The World, e i suoi occhi si spalancano la prima volta che scorge il Justice della vecchia Enya.

 «Anche il tuo discendente ha Hermit Purple» gli racconta Dio un giorno. I rampicanti dello Stand strisciano inerpicandosi su per il suo braccio, e Dio fa una breve risata. «A stento sa usarlo».

 JoJo emette un basso mugugno e mormora: «Non ha nessuno che gli possa fare da maestro», come se lo giustificasse. Dio ha imparato a conoscere da solo i suoi Stand, e ha appreso le sue debolezze e i suoi punti di forza dopo il cambiamento – ha insegnato a se stesso tutto ciò che c’è di importante da sapere sin dall’infanzia.

 «Lui è al corrente di noi» prosegue Dio, come se JoJo non avesse fiatato. «Ho percepito la sua occhiata – e per quello devo ringraziare te, JoJo. Il tuo corpo capisce quando un suo consanguineo sta osservando».

 JoJo distoglie lo sguardo, com’è tipico di lui quando è imbarazzato. Bisbiglia: «È indecente» e a Dio diverte la nozione che JoJo oramai lo conosca così bene. Per quanto lo neghi, a JoJo le attuali circostanze stanno cominciando a piacere, Dio ne è sicuro.

 «Oh?» chiede Dio. «Hanno soltanto visto questo». Tocca la voglia che in passato era di JoJo – la stella dei Joestar. Così come un tempo apparteneva a JoJo, adesso è una parte di Dio.

 JoJo non può più avvampare, ma non è di alcuna rilevanza. «Ti stavi…» Serra forte gli occhi, come se un gesto del genere possa aiutarlo nel suo tentativo di negare la verità attestata dai suoi sensi.

 «Sì» concorda Dio. Accarezza il petto di JoJo tracciando una linea verso il basso. «Il tuo corpo è soddisfacente assai, JoJo».

 JoJo borbotta qualcosa e rifiuta di farsi trascinare ulteriormente nella conversazione – più tardi, Dio posa accanto al barattolo di JoJo una delle foto che ha dei suoi discendenti, e domanda: «Chi dovrei uccidere per primo?»




Dio non può più provare paura. La rammenta; brevemente, prima di nascere, ha provato la paura. Ma adesso? Ridicolo.

 Pertanto non è la paura che lo spinge a questo; la testa di JoJo è impacchettata, al sicuro nel suo barattolo. Avvolto diverse volte, e l’ultimo barlume che Dio intravede degli occhi di JoJo è accusatorio. Come se JoJo credesse che Dio sia spaventato. «Che sciocco da parte tua» sussurra Dio, prima di posare JoJo all’interno della cassa.

 Tra qualche giorno, JoJo arriverà in Italia. E lì vi rimarrà, sotto la custodia di Enrico Pucci, fino a quando Dio non potrà venire a riprenderselo.

 La sua non è affatto paura. Ma Dio conosce questi Joestar, e se loro si rendessero conto che JoJo continua a esistere, allora non si fermerebbero davanti a niente pur di recuperarlo. Per liberarlo, sosterrebbero loro. E questo, be’, questo non lo può accettare.

 «Ci rincontreremo presto» dice Dio alla cassa che contiene JoJo.




Rinchiusa in una cassaforte, lontano dalla vista degli sguardi curiosi, padre Enrico Pucci tiene una testa umana.

 È preservata alla perfezione, nonostante la sua età; padre Pucci è certo che abbia ben più di cent’anni, eppure i suoi tratti sono puri e giovanili come se fosse stata decapitata da pochi minuti. Galleggia in un fluido chiaro che padre Pucci cambia una volta all’anno. Fa sempre attenzione a disturbare la testa il meno possibile – era molto preziosa per un suo caro amico.

 Non si è mai mossa. In gioventù, padre Pucci le parlò, come aveva spesso sentito fare dal suo caro amico. Ma la testa non rispose mai, né si scosse – eccezion fatta per l’aspetto, la testa era inanimata come tante altre.

 A volte, se è alla ricerca di un consiglio, chiama la testa Jonathan. Non la chiama mai JoJo, nonostante sia il nome intagliato alla base del barattolo. Una volta scorse le dita sul vetro, all’altezza della guancia di Jonathan. Lì vi trovò impresse delle tracce sbiadite di rossetto. Padre Pucci non ha mai considerato l’idea di pulirle.

 Stasera apre la cassaforte e guarda le palpebre abbassate della testa. Non ha mai visto i suoi occhi. «Presto i tuoi discendenti saranno qui» le comunica. È buona educazione, dopotutto. «Se desideri incontrarli, devi solo chiedere».

 La testa non replica.

 Padre Pucci inchina il capo. «Allora mi congedo».

 La porta della cassaforte viene chiusa.

   
 
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