Serie TV > Queer as Folk
Segui la storia  |       
Autore: piccina    05/02/2019    3 recensioni
"Non era mai stato un padre tradizionale, ma a quel figlio voleva bene e sentiva che in questo momento aveva bisogno di lui"
Brian alle prese con la difficile adolescenza di Gus fa i conti con il suo essere padre. Justin è al suo fianco.
Idealmente circa una decina di anni dopo la 5X13
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Gus Kinney, Justin Taylor, Lindsay 'Linz' Peterson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“O Gus impara a tenerla a bada o crescendo lo schiavizza” era stato il commento di Brian, mentre riscendevano da basso.
“Fortunatamente, per lui, andrà all’Università, saranno tutti fatti nostri”
“A proposito di Uni, ma tu hai capito che cazzo vuol fare?”
“Mmm non ti ha detto nulla?”
“No, niente” aveva risposto mangiucchiando rapido un pezzetto di formaggio, esattamente come aveva fatto il figlio un’ora prima “anzi, se chiedo, cambia discorso”
“Credo che stia pensando seriamente ad Economia aziendale”
“Uh! Come Ted? Azz, non ce lo vedo tanto, ma se è convinto lui. Chissà perché non me lo vuol dire. Dove ha fatto domanda? Finisce che ci va lui alla Dartmounth, ha un’ottima media e ai test è andato fortissimo”
“Lo vorresti in una Ivy?”
Brian l’aveva fissato incredulo. “Chi non lo vorrebbe? Posso pure pagargliela”
“Beh certo, ma a volte nelle scelte entrano altri fattori.”
“Cosa sai che io ignoro? Vorrà mica lasciare gli studi!”
“Ma smettila. Prediti qualche ora per stare da solo con Gus, ci siamo concentrati un po’ troppo solo su Susan, e lui deve affrontare scelte importanti in questo momento”
“Ho capito, merda in arrivo. Messaggio ricevuto, comunque.”
Justin aveva sorriso della sintesi di Brian.
“Ricordati che lui non è te”
“Perfetto, sta per fare un casino. Grazie per la suspance, eh Justin!”
“Parla con tuo figlio, anzi ascolta e ora chiama i due che è pronto” gli aveva risposto senza dargli corda.
Dopo cena Susan si era messa a giocare dalla poltrona, la usava come pista per le macchinine, le lanciava giù dal sedile e urlava: “pittaaa!”
Loro tre erano rimasti a tavola a chiacchierare, da qualche tempo Gus non scappava subito in camera a giocare ai videogiochi, ma si fermava. Stava decisamente crescendo.
“Il fine settimana prossima JR scende, pensavo di dire agli zii che vado da loro anche io per il we, così stiamo un po’ insieme. Mamma sostiene che è un tantino in crisi, pensa che non mi ricordo di lei, visto che mi sono sistemato qui e ho pure un’altra sorella. Che ne dite?”
“Mi pare un’ottima idea. Visto che sei in fase accudente con la famiglia, che ne dici di un po’ di tempo con il tuo vecchio? Nei prossimi giorni ce andiamo a cena io e te e lasciamo a casa Justin e la peste?”
“Ok. Domani no, che esco con gli amici, mercoledì dopo la partitella di allenamento, che ne dici? Così mi guardi anche giocare è un po’ che non vieni.”
“Andata. Forse non faccio in tempo per il calcio d’inizio, ma ci provo.”
“Susan, che fai?” si era avvicinata alla porta finestra e saltava in direzione della maniglia.
“Apo potta, vado in bici”
“Non si va in bici a quest’ora, è buio, fa freddo e sei già in pigiama”
“Io vado in bici” aveva replicato caparbia, saltando più forte. Con uno scatto imprevisto era riuscita a tirare una manata alla maniglia, evidentemente non fissata bene, e aveva aperto uscendo veloce fuori.
Justin si era alzato di scatto e raggiunta l’aveva presa in braccio brusco. “Ehi, se ti dico no è no, chiaro?”
Aveva scalciato e gli aveva tirato pugnetti sulla spalla “Volo andare in bici”
“E invece non ci vai” a quel punto Susan aveva cercato di dargli un morso. Né lui né la bambina si erano accorti che Brian era arrivato alle spalle, gliel’aveva tolta di braccio, l’aveva sollevata per la vita e tendendo le braccia aveva portato il loro visi alla medesima altezza “Mordi un’altra volta papi e la bici sparisce. Scene isteriche non sono previste in questa casa. Noi non ti trattiamo mai così e tu non ti devi permettere, hai capito? Ora fili a letto e muta”
Aveva chiuso le imposte, rincalzato il piumino e le aveva lasciato un bacino sulla fronte.
“Buonanotte Susy” mentre si allontanava la vocina incerta l’aveva fermato. “Bian? Facciamo pace?” Era tornato sui suoi passi e le aveva sorriso, poi si era seduto sulla sponda del letto. “Non ho bisogno di fare pace con te, perché non abbiamo litigato. Tu hai fatto una cosa brutta e papà ti ha sgridato, ma ti voglio bene sempre.”
Susan aveva annuito e aveva allungato le braccia per prendersi un abbraccio. “Jutin non vene?” aveva chiesto comunque un po’ preoccupata. Era forse la prima volta che la sgridavano così forte. Le aveva accarezzato i capelli, scompigliandoli un po’ “Arriva, viene anche papi a darti la buonanotte” in quel momento l’uomo era entrato. Brian si era alzato dal letto, gli aveva sfiorato il dorso della mano, incrociandolo ed era uscito.
“’Notte topolina, dormi bene” 
“Sei arrabiato Jutin? Scusa”  
“Ci sono rimasto male, ma adesso che mi hai chiesto scusa mi è passato tutto. Non lo fare più, però. Con nessuno, non si morde e non si picchia, anche quando non si fa quel che vorresti, ok? Ti voglio bene piccola mia, adesso dormi”
L’aveva raggiunto in sala, era mezzo stravaccato sul divano e faceva zapping. “Dorme già, era bollita, forse è per quello che ha reagito così”
“O forse perché è una testina di cazzo…”
“Anche” aveva riso il marito. “travolti dagli eventi non abbiamo pensato dove iscriverla alla materna”
Brian si era tirato leggermente su e Justin si era seduto vicino appoggiandosi a lui. “In una sera parliamo di Università e di asilo, cristo in che casino ci siamo infilati” aveva commentato ridanciano.
“A parte tutto per Susan non vedo cosa ci sia da discutere, la iscriviamo dai Valdesi, no? Così evitiamo dall’origine problemi per la composizione della sua famiglia. La porto io andando in ufficio”
L’espressione poco convinta di Justin l’aveva lasciato perplesso. “Sbaglio?”
“È piccola Brian, all’asilo fino a Pittsburgh? Vuol dire svegliarla all’alba e farla tornare a casa tardi, peggio che se lavorasse. Poi io lavoro spesso da casa, potrei andarla a prendere presto, se non posso io c’è Naty. Ho visto un bel asilo qui vicino, con tanto verde, animali, fanno attività di giardinaggio.”
“Vedo che non ci siamo interessati all’asilo” era stata l’ironica risposta. Justin aveva scrollato le spalle. “Mi è capitato di passarci davanti e ho chiesto.”
“Circa quindici anni fa mi hai spinto a fingermi etero e sposato con Linds per assicurare a Gus l’accesso a un asilo di qualità, perché -  e ti cito -  è dall’inizio che si fondano le basi per un’educazione di eccellenza. Che facciamo ora? Susan la mandiamo in una materna di provincia?”
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Queer as Folk / Vai alla pagina dell'autore: piccina