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Autore: bUdson281    06/02/2019    0 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Un vento leggero increspa la superficie del lago frazionando l'immagine riflessa del paesaggio circostante in tanti tasselli, come quelli di un mosaico, in attesa di essere ricomposti. Scintillano in una danza disordinata diretta dai raggi del sole che cadono a picco sullo specchio d'acqua.
Il cielo terso, meravigliosamente azzurro, fa da cornice a questo piccolo angolo di paradiso, un'oasi di verde che non si arrende al deserto ferroso.
Seduto sul muretto prospiciente il lago, con le spalle rivolte alla strada che porta al bosco e al villaggio, ammiro questo spettacolo di colori che mi fa sentire al centro di un universo pacifico, vivo, che si muove con lentezza e grazia.
Mi fa sentire speciale, un privilegiato... eppure anche triste, perché tra qualche ora il sole calerà e l'azzurro seguirà l'onda dello spettro di colori che conduce al nero della notte. Spero tanto che quella colossale luna permetta di vedere qualche stella.
E' inutile che mi aggrappi a questo momento perché passerà, esattamente come questo senso di completezza che mi pervade. Le ombre del mio passato e l'incertezza del mio futuro sbraneranno questa coscienza e la resurrezione del villaggio dalla siesta mi riporterà con i piedi per terra, gettandomi nuovamente nel caos del tempo.
Ma, in fondo, ... mi sto abituando ad accettare la natura effimera e mutevole delle mie esperienze. 
Non posso rimaner fermo ad aspettare che i cambiamenti mi travolgano. Tanto vale accettare che tutto cambi, anche me stesso. Se solo non facesse cosi male!
Dovrò uccidere, più probabilmente morirò... e prima del previsto... accidenti!
Mi massaggio le spalle per combattere un'ondata di freddo che risale lungo la colonna vertebrale, ma non è colpa del vento ... sono tornato a terra.
E' già passato oltre un mese da quando mi sono risvegliato in questa realtà così cruda e primitiva, così incomprensibile. In quattordici anni tutto è precipitato tanto rapidamente che persino il mondo che ricordavo - anch'esso post apocalittico - mi sembra, al confronto, il migliore possibile. Ma tant'è ... non si torna indietro!
Questo finalmente dovrei averlo capito.
Non ho ancora capito, invece, il mio posto visto che non sono più un pilota di Evangelion ( e conviene che non lo sia mai più ) e non sono ancora un cacciatore come le mie balie.
Non so per quale motivo si prendano cura di me, non sono neanche più sicuro che la risposta risieda nel fatto che, volente o nolente, mi trovo nel bel mezzo di un complicato gioco di potere tra la Wille e fazioni contrapposte di cacciatori.
Ho come l'impressione che potrebbero aver deciso davvero di accettarmi come uno di loro, almeno fino a quando non sarò in grado di badare a me stesso ... e ammesso che quel giorno arrivi. Tuttavia, preferisco non pronunciare ad alta voce questo sospetto che inizia a diventare una fondata speranza. Non è per scaramanzia ... è che non vorrei sciogliere l'incantesimo.

Finalmente sono consapevole che mio padre è il Nemico (e non più solo il mio), anche se non so il perché, non conosco i suoi obiettivi e le motivazioni che lo spingono ad agire in un modo tanto assurdo.
Eppure non mi fido ancora di quelli della Wille,forse per come mi hanno trattato, per il pestaggio di Kuchinawa, perché hanno dei progetti per me, o peggio, su di me...
Ma chi prendo in giro? In fondo non posso dar torto a Kaji e alla signorina Misato dopo tutto il casino che ho involontariamente combinato, orribilmente visibile a pochi chilometri di distanza da qui.
Però anche loro avrebbero potuto darmi qualche spiegazione. Se davvero erano a conoscenza dei piani di mio padre perché non me ne hanno parlato? E se non li conoscevano che diritto hanno di giudicare me che sono stato un burattino nelle mani di tutti, costretto a fare qualcosa che non volevo, a combattere mostri terrificanti con il peso del destino dell'umanità sulle mie spalle, a sopportare il dolore .... no non è giusto.... tutto per colpa di mio padre.
 
Quindi?
 
Possibile che io non sia più utile, che non serva a niente, tranne a quei tre sociopatici che mi portano a spasso?
 
Hai cercato di essere utile a tuo padre e alla signorina Misato e
cosa ne hai guadagnato?
 
Niente! Anzi. Prima ero la speranza di tutti, ero considerato, protetto. Avevo un posto nel mondo anche se non mi piaceva. Adesso ...
 
... sei il mostro che ha scatenato l'inferno. Eppure ciò è stato possibile proprio perché hai accettato quel ruolo.
 
Si, ma tutto questo mi sembra una punizione troppo severa. Perché solo io devo subirne le conseguenze?
 
Perché, agli altri è andata meglio?
 
Io ho solo cercato di salvare Ayanami, non è  stato uno sbaglio. Dovrebbero capirlo...
 
E quindi, cosa dovrebbero fare?
 
Darmi delle spiegazioni, accettare di incontrarmi, accettarmi!
 
E poi?Vorresti tornare a pilotare il tuo Eva?
 
E' l'unica cosa che so fare.
 
E' quello che vuoi fare?
 
Non lo so. Davvero non so cosa voglio!!!
 
Un assordante rumore di motori mi strappa dal mio ormai abituale colloquio con me stesso. Sono le navi da guerra della Wille di ritorno dall'ennesimo pattugliamento in cerca di informazioni sul nemico e di tecnologie utili a proseguire la guerra contro mio padre. Solcano l'aria, che si adatta al loro passaggio esattamente come farebbe un liquido. Sono ancora in formazione ... a cerchio.
Mi è stato detto che questa disposizione non dipende da esigenze strettamente militari, quanto piuttosto funzionali. Quelle sono in tutto e per tutto navi da guerra, costruite per domare le acque, non i cieli, riescono a volare grazie alla campo di forza dispiegato dal Wunder, il centro della circonferenza. Quando non ingaggiano battaglia, quelli della Wille sono impegnati in attività di ricognizione finalizzate  alla ricerca di carburante e macchinari da ... recuperare in danno della Nerv che, a quanto pare e nonostante le apparenze modeste, è ancora superiore in quanto a produzione industriale e sviluppo tecnologico. 
Il bottino più ambito resta comunque l'lcl, sia nella sua formula originaria, che nei suoi svariati composti, adatti ad una vasta gamma di usi: dalla stimolazione delle connessioni neuronali all'interno delle entryplug, alle infinite applicazioni in campo medico, dal raffreddamento degli impianti di produzione alla realizzazione di un nuovo supercomputer  ideato da Ritzuko sul modello dei "Magi".
Poiché la Wille non è ancora in grado di produrlo, approfitta della carenza di personale del nemico per  ... svuotarne i magazzini con raid mirati. Anche se, con lo 01 a fare da fonte energetica praticamente infinita, sono convinto che la signorina Misato, tra una missione di intelligence ed una di ... recupero, cerchi il pretesto per ingaggiar battaglia contro i mark di mio padre - il colonnello Katsuragi detesta fuggire.
Durante le trasferte cercano di stringere alleanze con i vari villaggi o gruppi tribali che si sono formati dopo l'olocausto di quattordici anni fa, ma senza troppo successo.
Se per la maggior parte dei membri dell'organizzazione di Kaji io sono l'angelo della morte e la causa di ogni male, per i sopravvissuti Wille e Nerv sono egualmente sinonimi di distruzione.
Deve essere difficile fidarsi di chi cerca di presentarsi come alleato portando al seguito quelle stesse macchine che hanno stravolto il mondo e che, forse, in questi anni non hanno mai smesso di provocare lutti e macerie.
Insomma un Eva è un Eva, comunque la vuoi vedere! Erano l'ultima speranza per il genere umano, mentre adesso vengono guardati con sospetto e timore e poco importa a quale schieramento appartenga il pilota.
Certo, non è che gli abitanti di queste piccole nazioni non mi conoscano. Esattamente come quelli della Wille , nonché degli uomini e delle donne di questo villaggio, conoscono bene Shinji Ikari e, come diceva Asuka, non lo amano.
In compenso la distanza che mi separa da loro fa sì che il mio nome venga confuso con quello delle superpotenze in lotta, definendosi come un altro sinonimo per sciagura.
In fondo entrambi gli schieramenti in campo hanno in me un imbarazzante comune denominatore.
Nel mio villaggio di adozione non sono affatto il benvenuto; mi avrebbero, infatti, già ucciso se non fossi stato temporaneamente adottato dal gruppo di Kosuke.
Evidentemente qui la paura che suscita il mio tutore con l'occhio strano e la sua ancor più strana compagnia è più forte dell'odio verso una preda facile come me, ossuto, condannato ad una perenne adolescenza e maledettamente in gamba quando si tratta di fare casini.
L'accordo raggiunto quella sera da Furia Buia con il gruppo rivale ha reso meno insicura la mia permanenza, almeno per il momento, almeno fino a quando non scadranno i termini e dovrò confrontarmi con il delfino di Ronin.
Ma, dati gli ultimi sviluppi, sarà già un miracolo se riuscirò a vedere l'alba di quel dannato giorno.
Fortunatamente, ho avuto sinora poche occasioni per ... socializzare con gli indigeni, avendo trascorso la maggior parte del tempo lontano dal villaggio al seguito della mia nuova, originale, comitiva.

Secondo Asuka,  Furia Buia, Orso e Musashi non sono altro che "cacciatori", una razza abortita, il frutto marcio di una pianta, quella umana, quasi morta, imbarbarita dal collasso delle vecchie strutture del tessuto sociale  e dal conseguente capovolgimento di quei valori e di quelle leggi che tenevano in piedi la vecchia civiltà e che soprattutto - per dirla come Furia Buia - accorciavano il guinzaglio all'animale che è in ogni uomo.
Non credo, però, che il giudizio di Asuka sia del tutto corretto. In realtà, i cacciatori sembrano essere perfettamente adattati al loro ambiente.
E' vero, non vedo niente, a parte per alcuni aspetti la Wille, che rimandi a concetti come "autorità statale", "organizzazione sociale", "ordinamento giuridico"; non c'è polizia, non ci sono giudici, non esiste un vero commercio, non ci sono prefetture; non esiste alcun senso di unità tra le popolazioni sparse, almeno nell'angolo di mondo che sto sperimentando.
E, tuttavia, queste tribù non sono del tutto isolate in quanto sono presenti, seppur in fase germinale, forme essenziali di relazione e scambio, così come i rudimenti di rapporti diplomatici.
Ciò sarebbe stato possibile proprio grazie alla comparsa dei cacciatori, all'occorrenza mercanti, altre volte predatori, oppure  diplomatici, ma soprattutto guerrieri.
Probabilmente sono per ora il vero collante di una umanità ferita e sparpagliata che forse avrebbe già dimenticato il passato recente, se non fosse per la guerra combattuta ininterrottamente in questi anni dai due grandi eserciti.
I cacciatori incarnerebbero, insomma, la spinta a cercare nuove forme di coesione, visto che le vecchie sono estinte.
Quanto alla morale, beh, il fatto che in questi tempi sia la forza a guidare i destini degli uomini non è che sia poi tutta questa novità. I modi sono senz'altro più barbari, ma dai miei compagni di avventura ho scoperto che non sono mai scomparsi il senso della giustizia e la propensione alla solidarietà. E' che hanno trovato nuovi modi di manifestarsi.
Ed anche in questo caso, mi pare di capire che i cacciatori siano nati proprio per contrastare, molto a modo loro, la disgregazione degli ultimi brandelli di civiltà sopravvissuti ed il conseguente ritorno ad una pura ed insensata animalità...

Ma, alla fine, cosa ne so? Mi baso sulla breve esperienza che ho maturato al fianco di tre cacciatori e delle informazioni tutt'altro che imparziali raccolte come briciole in queste settimane. 
Forse Asuka ha davvero ragione, forse i cacciatori sono solo l'espressione del lato peggiore dell'uomo!

 
*****


<< I cacciatori si riconoscono tra loro e seguono le stesse regole, qualunque sia il gruppo di appartenenza o il villaggio da cui provengono. Abbiamo un codice morale che ci protegge dall'anarchia >>.
Come mi aspettavo fu Mushashi a fornirmi questo dettaglio. Finora lui è stato l'unico che si sia sforzato di farmi "recuperare" tutti questi anni di buio.
In realtà, non è che faccia poi tanta fatica poiché adora parlare e fare sfoggio della sua conoscenza; anzi, direi che adora la propria voce ed ama ancora di più la compagnia, probabilmente perché così ha un pretesto per ascoltarsi.
La sua vanità è confermata dalla cura quasi maniacale che ha per il suo aspetto. Infatti, è il nostro cercatore d'acqua più abile, non perché gli altri siano da meno, ma semplicemente perché trovano più proficuo lasciare a lui il compito di garantire il necessario approvvigionamento.
Non potrebbe sopportare un intero giorno senza un bagno e odia indossare vestiti sporchi. Lui è l'unico tra noi che porta con sé due cambi di vestiario, uno specifico sapone per lavarli e lo shampoo per i capelli, che cura con la stessa attenzione che riserva alle sue pistole. 
L'ho osservato allenarsi nei tiri di precisione e nella velocità di estrazione dalla fondina e devo ammettere che ha un ché di sovrumano. Non l'ho mai visto in azione, non ce n'è mai stato bisogno.

Anche quel giorno, mentre cercava di tenere una lezione sul codice etico dei cacciatori, non fu necessario ricorrere alle armi. Eravamo nascosti dietro un dosso naturale nei pressi di un ruscello, ad una cinquantina di metri dal centro della scena. 
Il gruppo di un altro villaggio stava setacciando una stretta lingua di terreno perimetrata da una rada boscaglia, una come tante altre ma  resa più allettante dalla presenza di una casupola in legno e fango ancora in discrete condizioni per passarvi una notte di fortuna. Alcune zolle sparse di terriccio indicavano che la zona era stata visitata da poco.
Per la precisione da una decina di giorni. Lo so perché ero presente, visto che l'avevamo visitata  noi.
La Nerv ha i suoi magazzini per le scorte di lcl, difficili anche se non impossibili da assaltare; le radure anonime come quella, invece, vengono spesso utilizzate dai cacciatori per nascondere parte del prezioso elisir o altri beni di prima di necessità, un po' come i cani che sotterrano l'osso per sgranocchiarlo in tempi di magra. Spesso agiscono così per piazzare i prodotti sul mercato quando il prezzo sale insieme alla domanda.
Non sempre, però, questi nascondigli apparentemente improvvisati fungono da "deposito bancario". Può accadere, infatti, che, quando la caccia è stata particolarmente fortunata, non sia possibile portare a casa l'intero malloppo. In quel caso è più facile sotterrarlo o nasconderlo per poi tornare a prenderlo in un secondo momento. Oppure la caccia può aver richiesto il "sacrificio" di un gruppo rivale e occultare per un po' le prove del misfatto risulta utile se si vogliono evitare ritorsioni.

<< Beh, se non ti scoprono il gioco funziona >> Orso snocciolò questa perla di saggezza mentre, stiracchiandosi, cercava un lembo di terra sufficientemente piano e sgombro da sassi e sterpi da permettergli di accomodarsi supino senza essere visto dai nostri "colleghi".
<< E questo sarebbe il vostro codice morale? >> sibilai  in mezzo al biondo e all'armadio.
<< Che  pretendi!? Ognuno porta acqua al proprio mulino >> rispose Musashi. << In fondo, è questione di sopravvivenza. Non è un modo elegante di comportarsi, ma lo rispettiamo >>.
<< Quindi >> azzardai, << tra le vostre regole c'è anche quella di rapinarvi? >>
<< Nnnnnon è proprio così >> tentò di precisare il Biondo. << ... Vedi il fatto è che ... >>
<< E' proprio così >> lo interruppe Orso come al solito. << E' esattamente questo. La regola è chiara: ognuno procura il necessario al benessere del proprio villaggio, non importa come. Se cercano di derubarci li uccidiamo; se puntano la nostra stessa gallina li uccidiamo o loro uccideranno noi; se ... >>
<< ... Se scopriamo >> riprese la parola il Biondo << che hanno rapinato qualcuno dei nostri ci vendichiamo. Siamo cacciatori, ma abbiamo interessi ... in conflitto. Inoltre, Ragazzo, tu hai la fortuna di far parte di un gruppo specialissimo ... noi, infatti, non siamo come quegli zulu che stanno cercando nella "nostra" zona... il nostro compito è più importante >>.
<< Quale sarebbe? >> chiesi.
<< La prossima volta mi porto delle galline. Fanno meno casino di voi >>.
Un po' defilato alla nostra destra, Furia Buia ruppe il suo silenzio mentre era ancora intento a fissare con in mano il fucile carico quei poveracci in cerca di qualche briciola che potessimo aver per sbaglio lasciato loro. << E comunque >> continuò, << questo è il territorio di quegli zulu te ne sei dimenticato? >>
<< Allora >> tirai preoccupato le somme, << se ci scoprono, ci fanno fuori >>.
<< Nooooo, non hanno speranze contro di noi >>  mi rassicurò Orso accompagnando l'affermazione con gustoso sbadiglio. << Certo che ce ne mettono di tempo. Dovrebbero aver capito che li abbiamo spazzolato tutto >>.
<< Il problema, però, non è questo >> continuò il Paparino dopo aver estratto anche il coltello. << Ci stanno rallentando. Dobbiamo attraversare il bosco o arriveremo a notte fonda >>.
<< Lascia stare! >> rispose, stranamente serio, Musashi . << Possiamo aggirarli. Lo sai che quelli hanno tutto l'interesse ad aspettarci. Non ne vale la pena >>.
<< Non sappiamo >> replicò Furia Buia << quanti ce ne sono in giro. Alcuni potrebbero essere in perlustrazione e il mio raggio di percezione non supera i cento metri. Andando dritto usciremo prima e potremo sostenere meglio la loro reazione. Ci basta essere rapidi ed efficienti, come sempre. Di questi mi occupo io, sarò veloce >>.
<< Come puoi uccidere qualcuno solo perché ti rallenta? >> gli ringhiai contro pentendomi subito di aver aperto bocca. Anche con un occhio (fortuna che non aveva spalancato quello "speciale") il suo sguardo, puntato su di me come la lama seghettata del coltello che stringeva, riuscì a spezzarmi il respiro.
<< Non ha detto questo >> intervenne Orso, per mia fortuna. << In realtà toglierli di mezzo e proseguire sulla via più breve è la soluzione migliore. E' necessario allontanarsi da qui il più presto possibile dal momento che questo è il loro territorio. Lo conoscono meglio di noi e potrebbero esserci vedette o trappole nei paraggi. Comunque ... >>
<< Cosa? >> chiese infastidito la Furia.
<< Non credo si aspettassero di trovare il porcellino rotto e, probabilmente, non hanno preso precauzioni. E poi l'hai detto anche tu che puoi garantirci una copertura di centro metri ... >>
<< E in ogni direzione >> confermò il Biondo strizzando l'occhio verso di me e scuotendo ripetutamente il capo in segno di auto assenso.
<< .... Uff! Il moccioso vi sta rammollendo >> sbuffò Furia Buia rinfoderando l'arma da taglio ma non il fucile a canna corta. << Prima o poi dovrà imparare >>.

Come aveva ipotizzato Orso, non avevano preso precauzioni. Uscimmo dal bosco senza intoppi, pur seguendo la pista più lunga, ed imboccammo una strada sterrata che si snodava lungo un'ampia savana, delimitata a nord da una catena collinare in parte  scolpita a terrazze.
Arrivammo a destinazione qualche ora dopo il tramonto.
Fui sorpreso nel constatare che il posto era illuminato da energia elettrica - da noi questo lusso era possibile solo per gentile concessione della Wille, che elargiva il beneficio con particolare parsimonia.  
Si trattava dei resti una piccola cittadina, forse di un quartiere. Alcune abitazioni in cemento a cinque o sei piani avevano tutta l'aria di essere ancora agibili, sicuramente erano abitate; altri fabbricati, quelli più alti, erano, invece, pericolanti, sfregiati da antiche esplosioni e crolli che lasciavano nude ampie parti dello scheletro in acciaio. Si poteva notare, di quando in quando, anche una traccia del reticolato di strade che separava gli immobili.
Ai margini di questi residui pre impact, una baraccopoli di case in legno e pietra disposte un po' alla rinfusa contribuivano a costruire un'impressione generale di caos e degrado. Niente a che vedere con il mio ... con il villaggio in cui dimoro che, al confronto, sembra un modello di urbanistica. Eppure mi esaltava pensare che stavo entrando in un vero centro "urbano", abitato forse da qualche migliaio di anime.
Attraversammo il dedalo di capanne scortati da un paio di ragazzi armati che ci stavano aspettando all'ingresso del paese (erano anch'essi cacciatori), per poi fermarci di fronte ad un palazzo a tre piani situato all'interno della zona "vecchia", là dove presumibilmente avremmo incontrato le persone con cui dovevamo ... dovevano parlare. Come era ovvio immaginare, si trattava di una taverna, non molto grande, ma ampiamente illuminata. Sparsi per la sala vi erano tavoli di varia grandezza e forma, alcuni in legno, altri in acciaio, altri ancora costruiti con materiale sintetico. Sulle pareti alcune generose strisciate di vernice color blu scuro o amaranto su una base che, al principio, doveva essere interamente bianca, indicavano che precedenti tentativi di restauro  erano stati avviati senza valutare se vi fosse materiale sufficiente per portarli a termine.
Un grande tavolo da biliardo, alquanto decentrato e ancora utilizzato, compensava un po' il disordine e la congestione del resto dell'ambiente, popolato da strane e, soprattutto, tante carnevalesche creature rumorose.
Guidati da Orso e dal monocolo, che non avevano alcuna intenzione di perdere la voce a forza di chiedere "permesso", raggiungemmo un tavolo rettangolare coperto da una lunga tovaglia piena di toppe multicolori e macchie di non meglio precisata natura e consistenza.
La nostra scorta ci abbandonò per riferire il buon esito della missione ad alcune persone intente a giocare a carambola e a monitorare i movimenti in sala.

<< E' tardi! >> sentenziò Furia Buia che, intanto, aveva attivato il suo occhio, fornendoci un'invisibile ma preziosa protezione. << Non ci riceveranno stasera >.>
<< Permalosi, eh? >> lo seguì Orso.
<< Che vuoi farci? >> continuò sornione Musashi. << Non conoscono le buone maniere. Tanto vale approfittarne per mangiare qualcosa. Abbiamo camminato tanto >>.
<< Questo è certo >> confermò il bestione. << Sto morendo di fame >>.
<< E quando mai? >> disse la Furia fissando con attenzione alcune persone dalle facce poco rassicuranti intente a mandare la palla in buca. Evidentemente dovevamo ... dovevano incontrare loro.
<< Scusate, quindi ... >> azzardai.
<< Perché ti scusi sempre? >> chiese il Biondo.
 Questa l'ho già sentita
 
Anch'io.
 
<< B...Beh ... per educazione >> neanche li avessi insultati.
<< Dai, sto scherzando >> disse Musashi ridacchiando. << E' che ti scusi sempre. Va bene non essere bestie come la maggior parte di questi pagliacci, ma tu esageri >>.
<< Non provochiamoli! >> si affrettò a riprenderlo Furia Buia. << Siamo in ... missione diplomatica, per le risse possiamo aspettare qualche altro giorno. Però il Biondo ha ragione >> continuò spostando l'attenzione su di me. << Ti scusi troppo >>.
<< Che c'è di male? >> chiesi.
<< Non è sbagliato >> rispose Orso al posto di Paparino (sempre più indizi mi portano a concludere che quei tre siano davvero un'entità collettiva). << Solo vedi di non esagerare perché potrebbero intenderlo come segno di debolezza >>.
<< Ma non è così >> replicai.
<< Io non ne sarei tanto sicuro >>. Fino ad ora, quando si è trattato di darmi addosso, la lingua di Furia Buia è stata sempre particolarmente sciolta. << Comunque, qui non siamo nella tua Neo Tokyo. Quando incontri uno sconosciuto la prima cosa da fare è valutare la sua forza e la sua attitudine alla lotta. Lo facciamo noi, lo fanno loro, e dovrai farlo anche tu! Si tratta delle più importanti, e alle volte delle uniche, informazioni che devi acquisire quando hai a che fare con degli estranei. Non c'è tempo né voglia di conoscersi e accettarsi per quel che si è >>.
<< Non che prima fosse diverso >> continuò il Biondo. << Il fatto è che sono cambiati gli indicatori. Prima accertati di poter sopravvivere all'incontro e adatta di conseguenza il tuo atteggiamento. Poi decidi se vale la pena perdere tempo per abbracciare la complessità del tuo prossimo >>.
<< Cos'è, l'ora del catechismo? >> sbottò Orso che già da qualche minuto stava tentando infruttuosamente di attirare l'attenzione di un ragazzo che forse, e dico forse, svolgeva mansioni di cameriere.
<< Niente di tutto questo, caprone! >> ribatté  il Biondo simulando sdegno. << Ci tengo a nutrire la mia mente e ad arricchire il mio vocabolario. E' una questione di civiltà. Ma che ne vuoi sapere tu? >>
<< E non hai paura >> chiesi << che possano considerarti debole per questo? >>
<< Oh no no >> rispose Musashi. << Faccio in modo che gli altri comprendano subito il mio potenziale >>.
<< E come? >>
<< Mi ascoltano sempre con molta attenzione quando si accorgono che la canna della mia pistola preme sulle loro palle, ahahahah >>.
<< E fu così che ebbe fine la lezione di civiltà >> commentò ironico Orso alzandosi.
<< Dove vai? >> chiese preoccupato Furia Buia.
<< Ad uccidere il cameriere se non prende l'ordinazione >>.
<< Ma l'hai visto? >> intervenne il Biondo. << E' da solo a servire tutta questa marmaglia. Non è colpa sua >>.
<< ... Allora vado a uccidere il cuoco >>.
<< A ma porta lo stinco >> ordinò Musashi.
<< E per lei, Signore? >>  chiese Orso al monocolo con atteggiamento falsamente sussiegoso.
<< Non fare lo scemo! >> fu la risposta. << ...M a, se è grasso, portami la trippa >> concluse accennando un sorriso.
<< Ne dubito, Signore. Qui c'è tanta di quella fame che gli avventori leccano perfino le tovaglie. Perché crede ci siano tutte queste toppe? >>
<< che schifo! >> affermai disgustato facendo decollare gli avambracci fino ad allora educatamente posati sul tavolo e suscitando al contempo le grasse risate dei miei compagni.
<< Vediamo cosa trovo >> tagliò corto Orso, di nuovo serio, prima di incamminarsi verso una porta situata in fondo alla nostra destra che probabilmente dava sulla cucina.
 
Se Musashi è un mago nel trovare l'acqua, Orso è ovviamente l'addetto al cibo. Il suo fiuto farebbe invidia ad un cane da tartufi, troverebbe qualcosa di commestibile persino in una discarica di rifiuti tossici pur di soddisfare il suo stomaco dalla capienza potenzialmente illimitata.
Per forza sono tutti magri, ci pensa lui a far fuori le scorte.
In compenso, il suo palato è piuttosto pigro. Intendiamoci! Per lui mangiare del buon cibo, ben cucinato, è quasi un equivalente del sesso o del combattimento. E' solo che il suo senso del gusto non ha pietà per niente e nessuno quando lo stomaco brontola. 
Un giorno a digiuno trasforma quell'omone, in genere pacifico e dinoccolato, in un cane rabbioso pronto a menar fendenti alla prima occasione. Alle volte mi diverto ad immaginarlo mentre, in piena scazzottata, azzanna il braccio del suo avversario per assaggiarne la carne.
Un altro "settore" in cui Orso eccelle è appunto la lotta. La sua forza è conosciuta e temuta in parecchi villaggi. Ho sentito dire che potrebbe abbattere una quercia con un pugno e trasportarne il tronco sulle spalle per parecchi chilometri. Non so se sia vero, ma mi auguro di non trovarmi mai sulla traiettoria di un suo colpo... e, a quanto pare, anche Furia Buia e Musashi la pensano allo stesso modo.
Riguardo al sesso, ... non ho indagato molto, ma ha senz'altro meno successo del fratello con i capelli dorati che, al contrario, si procura avventure con la stessa facilità con cui scova l'acqua anche nel deserto.
Orso sarebbe un bell'uomo se non fosse che ha dedicato la sua vita al ... risparmio energetico. Se Musashi ci costringe a fermate impreviste per lavare i vestiti usati e cambiarli con quelli puliti, siamo noi (cioè loro) a costringere Orso a siglare di tanto in tanto un armistizio con l'acqua. E se non sapessimo che sarebbe bellamente capace di andarsene in giro nudo, gli avremmo già bruciato i vestiti che indossa.
Ci pensa il Biondo ogni tanto a derattizzarne l'abbigliamento quando il bestione è impegnato a riscoprire il colore naturale della pelle o russa come un grizzly dopo una buona cena.
Se Musashi è estroverso, Orso è un introverso; è anche colto e sagace sebbene non lo dia a vedere, ed anche in questo dimostra la sua peculiarità in quanto cacciatore in economia: parlare lo stanca, pensare lo stanca e, a meno che non sia assolutamente necessario o non lo ritenga utile, non spreca energie e non interviene.  Per questo mi sento un po' un orgoglioso del fatto che spesso si "attiva"  per chiarire o correggere il tiro dei suoi fratelli quando mi danno spiegazioni o consigli...
Cioè, Musashi mi dà spiegazioni o consigli, Furia Buia impartisce prevalentemente ordini in formato telegramma, sempre che si degni di parlarmi o di partecipare alle conversazioni che intratteniamo noi altri.
Ho passato molte serate a raccontare la mia storia ad Orso e Musashi. Narravo del mio rocambolesco e drammatico ingresso nel mondo degli Eva, delle mie paure, dell'orrore provato alla notizia che mia madre era stata assorbita dallo 01, della cancellazione del ricordo di quell'evento dalla mia coscienza, dell'abbandono da parte di mio padre che mi aveva scaricato come un oggetto inutile, di come avessi quasi ucciso Asuka per colpa del dummy system.
Loro mi ascoltavano e dimostravano comprensione. Occasionali pacche sulle spalle mi incitavano a continuare nonostante la tempesta di emozioni che quei ricordi mi procurava e che spesso riusciva a sopraffarmi stringendomi la gola e riempiendo i miei occhi di lacrime.
Furia Buia, invece, se ne stava sempre in disparte, spesso e volentieri di spalle, a fissare il cielo o il vuoto. Non dimostrava alcun interesse come se non gli importasse nulla di ciò che avevo passato.
Eppure, avrebbe dovuto capire che non sono io il nemico, quello che meritava di essere ucciso, che ero solo una vittima delle circostanze, una pedina in un gioco molto più grande, e neanche l'unica.
Solo una volta ebbi l'impressione che prestasse attenzione alle mie parole. 
Stavo descrivendo per l'ennesima volta, ma con maggior dovizia di particolari, i fatti del maledetto giorno in cui scatenai il near third impact, concentrandomi sugli avvenimenti che avevano avuto come protagonista Ayanami. Riferii loro della mia ferma volontà di salvarla, nonché della delusione e lo shock provati quando in seguito appresi che della mia Ayanami esistevano interi lotti  realizzati con il contributo genetico di mia madre.  
Quella sera Furia Buia era seduto su un grande e nodoso ramo, il busto appoggiato al tronco dell'albero. Guardava  l'immensa e inquietante luna che campeggia quasi ogni notte sulla volta, lasciando poco spazio alla brillantezza delle stelle.
Mentre parlavo volsi lo sguardo nella sua direzione sperando che mi stesse ascoltando e lo vidi per un attimo scrutarmi con la coda dell'occhio. Non sembrava arrabbiato (a dire il vero, non saprei definire in alcun modo il suo sguardo). Sta di fatto che riprese immediatamente ad amoreggiare con la luna senza dire una parola.
 
<< Ho portato l'antipasto >> Orso, raggiante, ci raggiunse con in mano due bottiglie e una scodella di carne, all'apparenza cosce di pollo. << Il cuoco ci farà portare il resto tra poco >>.
<< Dico, non l'avrai minacciato come al tuo solito?! >> chiese preoccupato Furia Buia.
<< No >> rispose l'omone. << Gli ho solo promesso che l'avremmo pagato e gli ho anche anticipato la mancia per il cameriere ... Te lo giuro >>.
Il monocolo dal pessimo carattere finse di crederci e afferrò una delle due bottiglie. << Niente bicchieri? >> domandò.
<< Non ne ho trovati, ma possiamo ... chiederli in prestito agli appestati seduti a fianco >>.
<< Lascia stare! >> commentò sconfortato. << Berremo dalla bottiglia >>.
<< Ma si, così ci confondiamo meglio in mezzo a questi incolti >>.  commentò felice Musashi dopo aver scippato l'altra bottiglia dalle mani di Orso.
<< Non avete paura che vi sentano? >> chiesi all'incredibile duo.
<< E anche se fosse? >> chiese Orso. << A occhio e croce qui ci saranno al massimo quindici persone buone per noi. Troppo poche >>. Si, aveva fame.
<< Intendeva nel caso di un eventuale scontro >> si affrettò a spiegarmi il Biondo con eccessivo zelo.
<< E se usassero le pistole? >> domandai preoccupato. << Sono quasi tutti armati >>.
<< Perché i miei cari fratelli sono convinti >> spiegò la Furia dopo un lungo sospiro << che potranno contare sullo scudo antiproiettile, come sempre. Beh, questa volta no. Non facciamo casini! Siamo qui per trattare con questa gente, non per mandarla in infermeria. Perciò, se volete fare gli sbruffoni, dovrete cavarvela da soli >>.
<< Da quando sei diventato un esperto diplomatico? >> domandò Musashi con malcelata ironia.
Senza battere ciglio e con fare serafico rispose il Paparino: << da quando siete diventati così stupidi!? >>
<< Wow! >> esclamò Orso dopo aver inghiottito sonoramente il boccone. << Riesci anche a fare battute. Il ragazzo ti sta facendo diventare ... diventare ... Aiutami, Biondo! >>
<< ... un essere umano >> suggerì il biondo. << E comunque mi chiamo Musashi >>.
<< Se lo dici tu?! >>
<< Cosa vorreste dire? >> domandò Furia Buia ormai rassegnato al fatto che non poteva sottrarsi alla commedia.
<< Che tu stai all'arte della diplomazia come Godzilla all'edilizia residenziale >> rispose Musashi sforzandosi di sembrare serio.
<< Beh in effetti, è vero >> dissi cercando di entrare nel gioco e ottenendo di rimando solo un imbarazzante silenzio ed espressioni di rimprovero. Quando avevo ormai realizzato che avrei fatto meglio a tacere, i tre scoppiarono in una fragorosa e sconcia risata.
<< Che faccia che ha fatto! >> commentò Musashi asciugandosi le lacrime. << Merita una bevuta anche lui >>.
Anche se mi rendevo conto di essere stato trattato da ... pivello, confesso che non mi dispiacque quella parentesi. Mi sentii tra amici ... accettato.
Peccato che i momenti belli svaniscano così presto.
Non avrei dovuto bere quella schifosa miscela, più adatta ad appiccare roghi che al consumo umano. Mi ustionò la gola così rapidamente che incominciai a tossire anche l'anima.
Ci vollero due manate ben assestate del Biondo sulla schiena e l'ordine secco, sibilato da Furia Buia a denti stretti come una minaccia, "smetti di tossire!" per convincermi a  ... resistere.
<< Non è colpa mia >>  dissi con un filo di voce.
<< Non importa ... ma smettila! >> continuò Furia Buia ancora più minaccioso.
Mi voltai verso Musashi e Orso chiedendo con lo sguardo il perché di quella reazione. Notai che anche loro erano tesi.
< Ragazzo >> il Biondo aveva intuito la mia domanda, << hai appena fatto capire a tutti i presenti che il tuo indice di ... pericolosità è pari a zero >>.
<< Beh, ma è vero >> risposi.
<< Si, ma potevi almeno provare a nasconderlo per qualche ora >> mi rimproverò anche Orso. << Questi sono predatori ... Ti converrà starci attaccato. Con noi presenti non dovrebbero aggredirti >>.
 E chi vi molla!

Il problema è che con queste canaglie devi dimostrare di essere... della loro pasta, perché i cacciatori si riconoscono tra loro come appartenenti ad una casta di guerrieri a prescindere dal rispetto o meno di un codice cavalleresco, anche se finora ho incontrato ben poca nobiltà d'animo.
Innanzitutto oltre all'attitudine alla lotta, che sicuramente rappresenta un importante metro di valutazione, ciò che a quanto pare conta davvero è dimostrare di saperci fare. 
Sei combattivo? Ok ti rispettano... ti uccideranno ugualmente, ma ti rispettano.
Sei provvisto di quell'acutezza e di quell'istinto che permette ad un animale di fiutare la puzza del pericolo ad un chilometro di distanza? Ok, ti rispettano ... non è detto che ti salverai, ma ti rispettano.
Sei coraggioso, non scappi, non piangi come un bambino di fronte al pericolo? Ok, ti rispettano .... probabilmente lo scriveranno sulla tua tomba, ma a scriverlo saranno i tuoi assassini  (sempre che non abbiano niente di più importante da fare, e allora al diavolo i tuoi resti).
Sai usare un'arma, hai un talento particolare per quelle da taglio o da fuoco? Ti rispettano molto di più ... fa' solo attenzione a non farti beccare alle spalle (come ho detto e come mi è stato insegnato sin dall'inizio, non tutti sono dei cavalieri).
Sei abile  a ricercare, nascondere, trasportare e magari rivendere lcl o altro? Ok ... sei un mercante. Ma in questo angolo di mondo anche un mercante deve possedere tutti gli altri requisiti.
Affermare che l'essere cacciatore si riduca a tutto questo, però, non basta. Quello che cerco di descrivere, in realtà, è  per ovvie ragioni solo lo sfondo di una società frammentata - così come frammentate e "territoriali" sono le bande di cacciatori che vi operano - che non è ancora in grado di produrre nuove sovrastrutture per canalizzare o imbellettare la naturale tendenza all'aggressività e alla competizione.
L'istinto di conservazione in un mondo povero di risorse e privo di riferimenti non lascia molto spazio alla solidarietà, al diritto o alla morale (almeno quella del 2015).
No, deve esserci qualche altro elemento che permetta di identificare questa strana "casta dai mille volti" e ai loro membri di riconoscersi.
Per esempio, pur sentendosi parte di (e spesso controllando) un territorio ben delimitato al cui benessere ed alla cui protezione si votano, sono poco sedentari, si spostano continuamente.
Come le primitive tribù di cacciatori-raccoglitori si muovono in lungo e in largo per reperire quanto necessario alla sopravvivenza ed al benessere del proprio villaggio. Un po' come gli esploratori del Nord d'America vagano alla ricerca di  zone più "fertili" (in questo caso soprattutto dei ricchi e spesso incustoditi depositi della Nerv); un po' come i mercanti di tutte le epoche intrattengono rapporti basati sullo scambio e non solo di beni; un po' come corsari si preparano costantemente per affrontare altre persone che riconoscono loro pari ma che hanno interessi uguali e contrapposti.
Collegando i frammenti di informazioni, ho scoperto che, almeno in questo angolo di mondo, i vari gruppi hanno sviluppato comuni usanze e cerimonie di ammissione dei nuovi  membri, sebbene non abbia ancora avuto modo di assistere ad alcuno di questi riti di passaggio. Temo, però, che presto dovrò scoprirlo, visto che "la scommessa" di Furia Buia contro  il delfino di Ronin era stata lanciata proprio quando si parlava di una mia possibile cooptazione.
Alcuni gruppi non avrebbero dimenticato del tutto la vecchia civiltà. Dotati di spirito pratico forse hanno imparato a fare i conti con le mutate circostanze, certo, ma << l'obiettivo almeno di alcuni tra noi >> aveva provato a spiegarmi una volta Musashi << non è la conquista del potere o di un vantaggio personale. Si tratta di portare avanti una propria visione del mondo che potrà rinascere da questi anni bui. Solo chi entra a far parte di un gruppo sa a quale visione dovrà dedicarsi >>.
 
<< Dovevamo fare a modo mio >> sbuffò Furia Buia. << Avremmo risparmiato almeno un paio d'ore e adesso saremmo già fuori con l'accordo in tasca. Non ci facciamo una bella figura se ci scambiano per i babysitter di questo moccioso >>.
 
Al di là dei modi indelicati capaci di ferirmi nel profondo, Furia Buia non aveva tutti i torti. Era stato un azzardo portarmi con loro e non solo perché sono... Shinji (che è già tutto dire). Per fortuna anche in questa popolosa favela era giunta sì voce del ritorno sulle scene di Shinji Ikari, grazie anche al mio fallito tentativo di concludere il lavoro di quattordici anni fa, ma le notizie erano ancora confuse e per lo più fantasiose, così come il ricordo della mia faccia. 
Pertanto, gli abitanti e i cacciatori del posto non erano ancora teoricamente in grado di associare me a quel diabolico nome.
Inoltre, c'era chi dubitava della fondatezza della notizia, dato che negli anni il mio fantasma sarebbe stato agitato più volte come uno spauracchio per creare disordini.
Lo scopo ufficiale della missione era ottenere l'autorizzazione ad attraversare indisturbati il territorio controllato dal gruppo locale, il più popoloso sinora incontrato, per accedere a terreni di caccia più floridi, oltre le colline, in cui presumibilmente si trovavano copiosi centri di stoccaggio del prezioso lcl di provenienza garantita Nerv (ma questo dettaglio non fu rivelato).
In cambio avremmo ... i miei compagni/tutori avrebbero assicurato una quota del ricavato a mo' di ... dazio doganale, nonché assistenza "militare" in caso di necessità. 
Gli argomenti forti a disposizione di Paparino & Co. erano principalmente due: la loro fama di cacciatori abilissimi, dei veri segugi, ed il timore che incutevano, sebbene facessero parte della banda più esigua in circolazione. Erano famosi e famigerati la forza di Orso e il talento con le armi da fuoco di Musashi. Quanto a  Furia Buia  ... bastava già il nome.
Probabilmente anche  Kosuke  e Matsuda possiedono delle qualità invidiabili, ma non ho ancora avuto modo di approfondire la loro conoscenza.
Perché parlamentare allora con questi pagliacci? Perché erano, e sono ancora, maledettamente tanti. Una soluzione di forza era decisamente sconsigliabile.
Musashi mi spiegò in seguito che quella visita aveva anche lo scopo di valutare la propensione del gruppo locale ad allearsi con altre bande, potenzialmente rivali, ed in particolare con quella di Ronin che, purtroppo, operava proprio in casa nostra ... cioè del gruppo di Kosuke. 
Insomma, per non farci mancare niente eravamo seduti in mezzo a quel casino per svolgere anche attività di spionaggio.
 
<< Magari non daranno peso a Ragazzo >> Musashi cercò di minimizzare l'accaduto. << E anche se fosse, basterà mettere in chiaro che lui è dei nostri >>.
<< E che interverremo per difenderlo >> ribattè Furia Buia impegnato ad osservare nervosamente le reazioni del pubblico. << Quindi, che siamo vulnerabili >>.
<< Non avrai pensato davvero che lo avrebbero scambiato per uno di noi? >> rispose Musashi.
<< No, ma se capiscono che è così inetto .. che è ancora così inetto >> si corresse Furia Buia (senza sforzarsi troppo, aggiungerei) ma il colpo ormai l'avevo sentito, << potrebbero succedere casini >>.
<< Da quando ti preoccupa dover combattere? >> chiese provocatorio il biondo.
<< Forse >> provai a dire la mia, << avreste dovuto lasciarmi al villaggio. In fondo per un po' non mi daranno fastidio >>.
<< E come pensi di imparare restando chiuso in casa? >> si affrettò Orso cercando di associare alle parole un sorriso pateticamente falso, mentre Furia Buia voltò semplicemente la faccia dall'altra parte neanche avessi detto una bestemmia. << Il tempo stringe >>.
<< A pensarci bene >> Musashi prese la parola dopo avermi indagato per qualche istante, << dovremmo iniziare a curare il suo aspetto >>.
<< In che senso? >> chiesi.
<< Beh, premesso che non toccherai più una goccia d'alcol in pubblico fino a quando non avrai imparato a sopportarlo, devi sforzarti di apparire più, più, piùùù .... meno pivello. Se ancora non sei abbastanza forte da difenderti, prova ad apparire più forte >>.
<< E come?! >>
<< Intanto non sei a scuola, perciò portare la camicia sblusata e sporcare un po' il tuo abbigliamento potrebbe essere utile. Certo, mi disgusta solo il pensiero, ma conviene che tu assuma un aspetto un po' più  ...  vissuto >>.
<< Dovresti anche smettere di pettinarti >> si aggiunse Orso. << Lascia liberi i tuoi capelli di crescere come vuole madre natura >>.
<< Giusto >> convenne il Biondo, << e già che ci sei, fatti crescere la barba >>.
<< Lo sai che non mi cresce. Sono condannato ad essere un quattordicenne a vita >> risposi stizzito.
<< Questo è un problema >> mugugnò pensieroso Musashi come se l'aver toccato quel tasto dolente non fosse rilevante. << Sei belloccio, imberbe e pulito, educato. Finirai per attrarre sgradevoli attenzioni >>.
<< Non ho capito >> avevo capito.
<< Avrai notato che ci sono poche donne in posti come questo >> Musashi confermò la mia intuizione.
<< Cosa mi consigliate di fare? >>
<< Non so. Intanto >> suggerì Orso, << prova con un "grattati, sputa e rutta". Magari riesci a disgustarli >>.
<< La solita bestia! >> ringhiò schifato Musashi. << Tanto vale mettergli un cartello al collo con la scritta "sono un pivello, faccio finta di essere un duro e sono anche vergine" >>.
<< Che ne sai? >> provai a ribattere rendendomi immediatamente conto di aver aperto un'autostrada di sfottò.
<< Perché, l'hai fatto? >> domandò sorpreso il bestione.
<< No! >> ammisi rassegnato. << Si nota così tanto? >>
<< Si! >> concordarono in sincrono i miei maestri.
 << Tu che ne pensi, Paparino? >> Musashi approfittò del rinnovato interesse del suo ombroso fratello.
<< Deve imparare a difendersi. Questo è quanto! >> fu la risposta, lapidaria come di consueto, del ciclope.
<< Mmmmmh ci vuole ancora tempo, sempre ammesso che sopravviva >> commentò Orso.
<< Ci sono >> esclamò Musashi colpendosi soddisfatto la mano con un pugno. << Gli serve una bella cicatrice! Del resto è per questo che ti sei fatto tagliuzzare la faccia, vero Paparino? Per sembrare più pericoloso >>
<< Sicuro >> attaccò ammiccante anche il bestione. << Ti assomiglierebbe anche di più ... visto che sei il suo padre adottivo >>.
<< Non dite cazzate! >> ribatté infastidito Furia Buia.
<< Che ne pensi, Ragazzo? >> chiese Orso.
<< Io ... >> guardai per un attimo la Furia che mi porgeva la nuca, << ... io non vedo nessuna somiglianza con lui >>.
<< Neanche io >> rispose immediatamente il monocolo voltandosi per fissarmi con il suo solito sguardo gelido e distante.
 
Ancora adesso non so decidere se mi abbia dato fastidio più l'essere paragonato a lui o la rapidità con cui quel paragone era stato liquidato. Certo, avevo iniziato io, ma perché dovrebbe essere così terribile assomigliare a me? E' vero non ho talenti, combino guai ... Possibile che anche per Furia Buia io sia inutile?
Il fatto è che in fondo vorrei essere come lui, perché è l'esatto contrario di me.
Eppure, al tempo stesso non voglio essere come lui perché non riesco a capirlo come non capisco il mondo in cui vive.
Sento il bisogno di non dargliela vinta. Non è che mi opponga alle sue decisioni perché, anzi, mi rassicura sapere che ci sia qualcuno che mi dice cosa fare; è solo che mi rifiuto di accettarlo, anche se mi ha risparmiato, anche se può insegnarmi a sopravvivere. Lui è ciò che odio: un altro adulto che vuole costringermi ad essere l'adulto che ha in mente, un'altra persona che pensa di usarmi per i suoi piani, che ordina senza spiegarmi niente, senza dirmi niente . Lui è ....

 
... un altro padre che non ti accetta.
 
A differenza dei suoi compagni, Furia Buia è difficile da decifrare non foss'altro perché non fa niente per essere compreso. 
Ho capito che vuole bene ad Orso e Musashi, probabilmente anche agli altri membri del gruppo, ma sembra che in generale non gli importi niente di ciò che pensano gli altri. Per lui l'approvazione o la disapprovazione hanno lo stesso valore: nessuno. 
Non gli interessa essere temuto o amato. Magari preferisce essere temuto, ma solo perché gli torna più utile.
Non è rissoso, anche se non è affatto il tipo che evita uno scontro. Semplicemente per lui la violenza è un mezzo; non lo diverte ma non lo disgusta. 
E' freddo, concentrato, quasi spietato, come quando poche ore prima voleva togliere di mezzo quei cacciatori solo perché ... aveva altri progetti. Ancora non l'ho mai visto veramente perdere il controllo, tranne quando ci siamo conosciuti.
A volte ripenso a quel giorno. Se non fosse stato per la malcelata ferocia che gli aveva quasi permesso di uccidermi, per il suo sfogo all'uscita dalla taverna e per altri piccoli e ancora non chiariti particolari che mi era parso di cogliere e che rivelavano una personalità più volubile, sanguigna e contraddittoria di quella che è solito mostrare in pubblico, adesso direi che Furia Buia non ha sentimenti ... per il resto del genere umano.
Di certo, non ne ha per me.
Tralasciando il distacco, anche fisico, dimostrato tutte le volte in cui se ne stava lontano in disparte mentre parlavo con Musashi e Orso, fingendo di fissare chissà quale punto nel vuoto (evidentemente più interessante delle chiacchiere di un moccioso), finora il suo dialogo con me è stato sempre ridotto all'essenziale. 
Certo, sempre meglio che essere ucciso, ma visto che TU hai deciso di salvarmi e di insegnarmi a diventare uno di voi, potresti almeno sforzarti di più, magari dandomi qualche consiglio o rispondendo, anche solo per educazione, alle domande che ti faccio. In fondo sono io quello resuscitato, senza che l'avessi mai chiesto, da un buio di quattordici anni.
Invece, Furia Buia si limita ad elargire ordini e ad impormi quegli stupidi esercizi.
Se Orso e il Biondo mi addestrano o si sforzano di addestrarmi nella lotta e nell'uso delle armi da fuoco, sebbene le lezioni siano ancora al livello "poppante", lui mi fa semplicemente ... meditare.  
Mi costringe a ore di assoluta noia, rigorosamente seduto come un bonzo con la schiena dritta e il collo teso, che bruci il sole o cada pioggia acida. Sempre fermo, dopo la fatica degli allenamenti con gli altri due, a concentrarmi ora sulle mie emozioni, ora sui miei pensieri, ora sul mio corpo, come se l'attenzione potesse farmi acquisire chissà quale potere.
Altre volte, invece, l'esercizio consiste nel cercare di percepire l'ambiente circostante, la terra, i sassi, le piante, i rottami, l'acqua, ogni cosa si trovi intorno a me, persino i miei stessi compagni di viaggio. Non si tratta solo di avvertirne la presenza o sentire odori e rumori. Con gli occhi rigorosamente chiusi il Paparino mi chiede di visualizzare ogni cosa come se fossero spalancati.
Unico comun denominatore è il comando che Furia Buia ripete come un mantra: << Respira! >>

<< E' stupido e impossibile! >>
Una volta trovai il coraggio di dirglielo, ero frustrato per la mancanza di risultati che potesse trovare accettabili e più depresso del solito. << A cosa dovrebbe servirmi? Non credo che passare le ore a terra, immobile, mi aiuterà a sopravvivere. Dovresti insegnarmi a combattere >>
<< Alle pratiche di combattimento ci pensano gli altri >> rispose. << Quanto alla "capacità" di combattere, quella non te la può insegnare nessuno. Quindi, non posso sprecare tempo >>.
<< Credi anche tu che io sia un incapace? >> mi aveva appena detto che ero una causa persa.
<< ... Non hai capito! >> disse la Furia dopo alcuni istanti di silenzio passati a fissarmi come se avesse letto la parola "imbecille" sulla mia fronte. << Comunque, per te è più utile questo >>.
<< Va bene. Ma, almeno, posso sapere quale vantaggio mi può dare? >>.
<< Bene che vada >> disse, << potresti scoprire di possedere qualche ... abilità ..., qualcosa che sia utile a te e a noi ... >>
<< E se così non fosse? >>
<< ... Allora, male che vada avrai allenato la tua concentrazione. Se poi va malissimo, beh >> continuò scostante, << morirai dimostrando calma >>.
<< Ch.. che co-sa ?... >> le parole mi si strozzarono in gola.
<< Scherzo!  >> riprese con un espressione che tradiva l'esatto contrario della sua affermazione. << Considerato quello che devi affrontare, la tua morte sarà piuttosto violenta >>.
Non so dire se il senso di terrore che mi assalì sentendo quelle parole fosse dovuto all'immagine  della mia morte - che pure mi passò davanti agli occhi - o alla certezza che non avrei avuto nessuna possibilità di sfuggire ad un simile destino perché, ne ero certo, non avevo nessun talento nascosto.
<< ... Pensi ... pensi che io possa farcela? >> domandai pregando in cuor mio che mi offrisse almeno una speranza.
<< Non me lo sono chiesto E non credo che lo farò >> rifiutò la mia preghiera. << Prima o poi lo scopriremo >>.
<< Io ... so soltanto pilotare gli Eva >>.
<< Allora ... sei fregato >>.
<< Quindi, non serve a niente starmene seduto come uno scemo? Perché dovrei continuare? >> domandai più a me stesso.
<< Nessuno ti costringe a farlo >> rispose.
<< Ma tu non mi hai detto che potevo smettere >>.
<< E non lo farò. Adesso continua! >>
 

Passammo almeno  altre due ore in quella puzzolente e rumorosa bettola cercando di vincere la noia con chiacchiere di poco conto e qualche breve siparietto messo in scena dalla strana coppia dello smilzo e del bestione.
Cioè, a dire il vero, loro combattevano la noia, io ... la paura. Mi terrorizzava il fatto che tutti mi stessero guardando per "pesare" la mia pericolosità o ... peggio; mi sentivo esattamente per quello che ero: indifeso, alla mercé di pervertiti tagliagole che come squali nuotavano a pelo d'acqua  intorno a me, protetto solo da una esile per quanto agguerrita imbarcazione. 
Provai a simulare una certa noncuranza, fingendo di ascoltare le conversazioni dei miei commensali (non era importante che parlassero o meno; non sarei riuscito comunque a sentirli), ogni tanto allargando la bocca in un sorriso che nelle intenzioni doveva essere contenuto ma non educato. 
Con rapidi gesti riuscii a sblusarmi la camicia e a spettinarmi per quel che potevo. Il tutto cercando di sembrare naturale e a mio agio e mantenendo rigorosamente il contatto visivo con i miei tutor, perché non avevo il coraggio di avventurarmi in qualche osservazione della sala. Avrei, infatti, potuto incrociare lo sguardo di altri cacciatori, fornendo il loro il pretesto per sentirsi provocati o insultati. 
Guardare Orso e Musashi, ma - devo ammetterlo - soprattutto il monocolo, mi dava un senso di tranquillità, di protezione, perché erano la mia unica difesa e non da poco, visto che, sebbene appena percettibile, sapevo che Furia Buia non aveva mai disattivato la protezione del suo at field. 
Talvolta ci racchiudeva tutti come un una sorta di ampio guscio antiproiettile, talvolta ci si attaccava addosso come una plugsuit a mo' di scudo personalizzato total-body.


In un paio di occasioni Orso abbandonò il posto per ricordare al cuoco che l'antipasto era finito da tempo, ammonito puntualmente dalla Furia con un laconico  << con gentilezza! >> 
Per me non era un problema poiché l'appetito era fuggito via parecchie ore prima e sembrava fermamente deciso a rimanersene nascosto nella sua panic room.
Furia Buia scansionava con allarmante costanza le persone vicine al biliardo, da ore impegnate in quella che, a quanto pare, doveva essere la madre di tutte le partite. Apparentemente era tranquillo, ma il suo insistente picchiettare il tavolo con le dita era sintomo una certa insofferenza. Era con loro che doveva parlare e loro avevano intenzione di farci aspettare.
Finalmente si avvicinò un ragazzo, aveva capelli corti e neri ed era alto quanto me ma più robusto. Doveva essere più grande di me di un paio d'anni e mostrava bellamente i lividi sulle nocche delle mani, segno che il suo indice di pericolosità non era indecente quanto il mio. Anche il suo volto non dava l'idea di essere immacolato.
Con fare rispettoso, ma tutt'altro che deferente, si rivolse al Paparino: << i miei capi hanno terminato la loro riunione. Data l'ora vi propongono di rimandare il colloquio a domani. Anzi, vi invitano a partecipare alla festa che si terrà in mattinata >.>
Era chiaro che i suoi capi volessero in questo modo dimostrarci la propria forza, al punto da dettare la nostra agenda, ma Furia Buia stette al gioco. << Cosa si festeggia domani? >> chiese con l'occhio buono puntato sul giovane messaggero.
<< Il mio "ingresso in società" >> rispose con un fiero e maligno sorriso.
<< Con chi combatterai? >> domandò Musashi.
<< Bah, non ricordo il nome >> spiegò, << ma tanto che importa? Vincerò io >>.
<< Sembri sicuro di te >> commentò il Biondo.
<< Si, lo sono. Perché non fate provare anche il moccioso? >> chiese guardandomi con sufficienza mista a disprezzo.
<< Così ci insulti >> lo freddò la Furia.
<< S...scherzavo >> rispose imbarazzato il ragazzo. << ... E' solo che pensavo fosse qui per par... >>
<< Non siamo qui per perdere tempo >> disse velenoso il Paparino. << Ora va' dai tuoi e di' loro che siamo grati per l'invito ma che domattina dovremo rimetterci in viaggio. Non siamo stanchi, perciò possiamo parlare anche adesso ... se vogliono >>.
Sebbene chiaramente infastidito dalla durezza della risposta di Furia Buia, il ragazzo riconquistò un sufficiente controllo per ribattere: << in tal caso >> disse tradendo comunque paura e nervosismo, << i miei capi vi suggeriscono di rimandare sempre a domattina prima della festa. Non possono ricevervi adesso >>.
<< Riferisci che per noi va bene! Puoi andare! >> lo liquidò il ciclope senza troppi complimenti.
Colpito e affondato il galletto dovette incassare in silenzio e abbassare la cresta ma, prima di voltarsi per raggiungere i suoi capi e riferire il "nostro" consenso a pernottare, mi lanciò un'occhiata sanguigna, neanche fossi stato io a trattarlo male.
Fu solo un attimo ma non sfuggì al Biondo, che subito esclamò : << ti sei fatto un amico, Ragazzo! >>
<< E io cosa c'entro? >>
<< Beh, non penserai >> ci avrei scommesso che a rispondermi sarebbe stato Orso << che quello stronzetto sia così stupido da affrontare uno di noi?! E' chiaro che proverà a vendicarsi su di te. Del resto Paparino lo ha trattato come un cane >>.
 
E che palle!!!
 
<< Ha parlato di una festa >> provai a cambiare discorso dopo aver digerito l'ingresso di un nuovo elemento nel partito "chi odia Shinji", mentre sempre più nel profondo si radicava in me il proposito di non allontanarmi dai miei istruttori neanche se mi avessero scacciato a calci. << Di che si tratta? >>
<< Un duello >> iniziò Musashi. << Quel ragazzo affronterà un suo pari in uno scontro all'ultimo sangue. Se vince, diventerà un membro effettivo del branco, se perde, invece ... >>
<< ... avrà un'altra occasione? >> simulai ironia per celare il panico.
<< Chissà!? >> rispose il bestione. << Probabilmente no, ma chi può dirlo?! >>
<< Vedi, Ragazzo >> di nuovo il Biondo, << si tratta di un modo barbaro, ma sicuramente efficace, almeno per questi primitivi, per scegliere i più ... adatti. Non è detto che debba concludersi con la morte  di uno dei contendenti. Infatti, è prevista anche la resa a discrezione, ma non credo che quel ragazzo, se dovesse prevalere, sarà compassionevole >>.
<< Già >> confermò Orso. << Ha proprio una brutta faccia da cattivo. E' meglio fare attenzione >>.
<< Quindi, toccherà anche a me? >> azzardai giusto per un masochistico bisogno di conferma.
<< Si ma per altre ragioni >> sottolineò il Biondo. << Da noi, te l'ho detto, i criteri di ingresso sono diversi ... ma >> raccolse per un attimo le idee, complice lo sguardo minaccioso del cacciatore con la benda << abbiamo deciso di non parlartene ... per ora. Diciamo che per quanto ti riguarda, non hai molta scelta! Dovrai essere pronto a tutto se vuoi vivere >>.
<< Ed essere utile >> chiosò Furia Buia, mostrandomi subito con un cenno del capo che non si aspettava né desiderava una mia replica.
 
*****

 
<< In piedi! >> Il pestone sulla mia caviglia era la formula di "Buongiorno, Ragazzo" preferita dal bifolco con un occhio e qualcosa. 
Quella mattina, però, non lo interpretai come il felice inizio di un nuovo, raggiante, giorno schifoso, ma come la chiosa finale ad una notte di merda - quanto mi sbagliavo! -, passata montando di guardia ogni due ore, rigorosamente in coppia, e condividendo, sempre in coppia, un materasso pre impact ad una piazza e mezzo. Considerate le differenti strutture fisiche, a me toccò la compagnia del bestione.
Solo alle prime luci dell'alba la stanchezza prevalse sul tanfo nauseante del mio grasso amico ... e anche del materasso. E proprio sul più bello ...
<< Io e Musashi ci muoviamo. Voi tenetevi pronti! >> comandò Furia Buia. << Appena avremo finito di parlare con quegli stronzi, ce ne andremo >>.
<< Ehm ... Paparino >> intervenne il Biondo,<< ti ricordo che Ragazzo non è pronto ... sai, nel caso dovesse andar male >>.
E così Paparino prese a fissarmi indeciso sul da farsi. Quindi, sentenziò :<< concordo! Avevo calcolato quattro ... operativi. Va bene, vado da solo! Se si mette male, portatelo via e, se ci metto troppo a raggiungervi ... >>.
<< Ce ne andiamo? >> chiese Orso.
<< No, tornate a prendermi! Certo che dovrete andarvene! Per nessun motivo, ripeto, per nessun motivo tornerete indietro a salvarmi, intesi? >>.
<< D'accordo >> rispose Orso stringendo le spalle.
<< Anche a me sta bene >> lo affiancò Musashi.
<< Fanculo! >> Furia Buia accennò un sorriso prima di uscire dalla stanza.
 
<< Davvero lo lasceremo da solo? >> chiesi preoccupato.
<< Certo che no! >> mi rassicurò Musashi. << Ma prima dobbiamo essere certi che tu non corra troppi rischi. Non possiamo salvare la principessa con un occhio solo se dobbiamo badare anche a te >>.
<< Altrimenti >> commentai, << sareste vulnerabili >>. Dio, quanto ero inutile!
<< Solo per il momento >> cercò di confortarmi Orso che aveva letto bene il mio stato d'animo. << Ti assicuro ... che più in là ti abbandoneremo al tuo destino >>.
<< Grazie >> gorgogliai lottando contro l'imprevisto impulso di ridere. Non mi andava affatto giù che potesse accader loro qualcosa di male, non tanto perché erano il miglior punto nella mano della sopravvivenza, quanto perché ... non lo trovavo giusto. Per la prima volta avrei voluto davvero essere un ... "operativo", nonostante i pericoli che ciò avrebbe comportato.
 
Ci dirigemmo verso l'uscita del paese abbandonando le macerie semi agibili della vecchia città per infilarci in mezzo alle più attuali catapecchie sparse alla rinfusa. 
C'era elettricità nell'aria e un'insolita gioia, la terra battuta brulicava di persone agitate e chiassose proprio come, appunto, in un giorno di festa.
Dovevano essere presenti altri stranieri oltre noi, perché ci confondemmo facilmente tra la folla, seppur costantemente scortati a distanza dalle guardie della sera prima.
Proprio sul limitare della zona abitata alcuni operai erano intenti a montare un ring, quattro corde tese a delimitare un quadrato non perfetto di terriccio spianato da poco.
Mi avvicinai, non so, forse per abituarmi all'idea che un giorno avrei dovuto scavalcare quelle corde, chiedendomi perché mai avrei dovuto farlo. Orso e Musashi si fermarono a poca distanza a mo' di discreti angeli custodi. Niente a che vedere con la sicurezza della Nerv, quella dei (bei?) tempi, composta da professionisti invisibili e distaccati  che parlavano di me come il "soggetto": "il soggetto si trova qui", "Il soggetto ha preso il treno", "Il soggetto è al sicuro".
No, le mie due nuove guardie del corpo conoscevano e conoscono il mio nome .... è che fanno bene a non pronunciarlo apertamente!

<< Anche tu sei qui per diventare un cacciatore? >>
Voltandomi vidi accanto a me una ragazza dai capelli neri e lunghi e dalla figura longilinea. Non doveva avere più di quindici anni. Di poco più bassa di me, indossava un mix di abiti tradizionali giapponesi e indumenti moderni, ... però maschili. L'hakama a righe bianche e grigie presentava ampie pieghe ai bordi inferiori - segno che quel vestito era stato cucito per  qualcun altro - sufficienti a scoprire un paio di scarpe da tennis dall'improponibile colore. Un classico haori color grigio topo portato a mo' di spolverino, anch'esso di un paio di taglie più grande, lasciava  intravedere una camicia rosa, fortunatamente della giusta misura,  e le grazie che questa copriva.
Non l'avevo sentita avvicinarsi. Onore a lei e biasimo per me che, peraltro, mi allenavo a potenziare l'attenzione.
 
                                                                Ecco a cosa possono servire  quegli esercizi.
 
<< Co ... come? >> domandai più imbarazzato che sorpreso.
<< Ti ho chiesto >> disse paziente fissandomi negli occhi e sorridendomi come se avesse incontrato un vecchio amico << se anche tu sei qui per diventare un cacciatore? Non pensavo di averlo detto a bassa voce >>.
Le sue iridi erano di un nero profondo, aveva un naso fine leggermente a punta e perfettamente proporzionato al resto del viso, i lineamenti erano gentili. Si, era davvero bella!
<< Ah, No, no. St ... stavo solo guardando ... così ... >> biascicai cercando di argomentare la risposta con la mimica del corpo visto che le parole faticavano a comporre una frase decente .
<< Non mi dirai che sei già un cacciatore? E da quanto tempo? E di quale gruppo? >> cominciò ad incalzarmi anche fisicamente al punto che dovetti fare due passi indietro per non essere travolto.
<< Oh no, non sono ... cosa ti fa pensare che io sia già un cacciatore? >>
<< Ho visto i tuoi amici >> rispose indicando i miei compagni << dietro dite, un po' defilati. E sono chiaramente dei cacciatori. Poi sei vestito come loro, hai i capelli spettinati e sembri un po' trasandato. Certo, ora che ti guardo meglio vedo che non hai armi con te. Ma sembravi così tranquillo, non prestavi attenzione a chi ti passava accanto, come se fossi sicuro di te. Quindi, ho pensato che fossi uno di loro >>.
 
Già! Diglielo che, invece, eri distratto dalle tue angosce.
 
<< A dire il vero >> iniziai sempre più imbarazzato dalla mia evidente pochezza << ero distratto >>.
<< ... Allora dovresti fare più attenzione! >> mi intimò seria puntandomi un indice ammonitore contro il petto, esattamente come avrebbe fatto Asuka e con la stessa voce squillante. A differenza della rossa, però, non aveva accompagnato il rimprovero con insulti e una buona spazzata per gettarmi con il culo per terra. E sul suo viso mi sembrò di scorgere i segni di una sincera preoccupazione e non di esagerato disappunto.
<< Si >> confermai accennando un inchino di scuse. << Me lo dicono sempre >>.
<< E dovresti ascoltarli di più! >> confermò imbronciata, incrociando le braccia sul seno.
<< Tu ... >> cercai di cambiare discorso  << vivi qui? >>
<< No >> rispose dopo aver sbollito un fastidio che non riuscivo a comprendere. << Vengo da un villaggio che dista qualche giorno di cammino. Si trova in direzione est dietro quelle colline! Tu, invece da dove vieni? >>
<< Chi ti dice che non sia del posto? >> dissi sorridendo nel patetico tentativo di fare lo splendido.
<< Se tu vivessi in questo villaggio non mi avresti chiesto se vivessi qui >>.
Datemi una spada, pensai, voglio fare seppuku! << Sicuro che vuoi diventare un cacciatore? I tuoi deficit dell'attenzione sono preoccupanti >>.
<< Eheheh, scherzavo >> dissi cercando di puntellare il sorriso più falso della mia vita nella speranza di risultare anche credibile. << Io vengo da un piccolo villaggio che si trova ... >>
                                                                                                                                                                                                                                            Dove si trova?

<< ... da quella parte >> continuai puntando a casaccio il dito davanti a me e bestemmiandomi un'altra volta in tempo reale poiché avevo appena indicato proprio le colline cui aveva fatto cenno la ragazza ... E non ce n'erano altre. Il fatto è che non sapevo dove fosse il villaggio ... e neanche dove si trovasse l'est.
 
Certo che come aspirante cacciatore fai proprio schifo!
 
<< Ma quello è l'est. E' lungo la strada che porta al mio villaggio >> esclamò senza preoccuparsi di contenere l'entusiasmo.
<< Si, infatti, ma il mio villaggio è lontano almeno una decina di giorni di viaggio >> mentii spudoratamente visto non sapevo neanche quanto fossi lontano dal mio ... territorio.
 
E ti lamenti quando ti chiamano "inetto"?
 
<< Certo che è parecchio distante! >> rifletté guardando con aria meravigliata nella direzione che le avevo appena indicato.
<< Tu perché sei qui? Non dirmi che sei un cacciatore o, peggio, che devi combattere per diventarlo >>.
Devo ammetterlo: sebbene non ne avessi azzeccata una e nonostante i saggi consigli del mio cervello, che mi suggeriva di svignarmela prima di sparare cazzate ancora più grosse, non volevo ... fuggire. Trovavo stranamente piacevole la compagnia di quella ragazza, avvertivo un senso di affinità come se la conoscessi da molto tempo. 
<< Non dire sciocchezze! >> rispose esplodendo in una fragorosa risata. << Certo che sei divertente. Non sono un cacciatore e non ci tengo a diventarlo, ma mio fratello si. Lui si è allenato così tanto per questo giorno. Sono qui per fare il tifo, è pur sempre mio fratello >>.
Rimasi per qualche istante in silenzio a guardarla cercando di controllare una stretta al cuore provocata dal solo pensiero che il fratello probabilmente si sarebbe scontrato con il ragazzo che avevo visto la sera prima.
<< In più >> rilanciai il discorso per distrarmi da quella sgradevole sensazione. Mai e poi mai l'avrei condivisa con lei, che senz'altro aveva già da fare i suoi conti con la tensione << non mi pare ci siano donne tra i cacciatori >>.
<< Ma da che mondo vieni? Dai, non prendermi in giro >> disse ridendo ancora più forte e accompagnando alle parole una vigorosa spinta. << Lo sai benissimo che ci sono donne tra i cacciatori e che alcune guidano anche bande molto famose. Io, però, non provo alcun interesse per questo tipo di carriera >>.
<< Non ti piacciono? >> domandai.
<< Mmmmmh >>  tornata apparentemente seria, iniziò ad accarezzarsi il mento con pollice e indice fissandomi con i suoi occhioni neri. << Non lo so. Alcuni potrebbero anche piacermi >>.
Sicuramente le mie guance diventarono rosso peperone, perché subito dopo la sua bocca si aprì dolcemente per accogliere un imbarazzato sorriso che si tramutò rapidamente in un'altra risata scomposta. Di energia ne aveva da vendere e quella che non poté investire nello scoppio di ilarità la impiegò curvandosi in avanti e premendo sulla pancia con le mani. << Che faccia che hai fatto! >> singhiozzò liberandone una per poggiarla sulla mia spalla. << Sono contenta di averti incontrato.... uuuuhhh! Ok, adesso riesco a respirare. Un attimo ché ritorno seria... Allora >> finalmente si riprese, << il fatto è che non credo che questo mondo abbia bisogno dei cacciatori. Insomma, un commercio civile di beni secondo me è più utile delle vostre rapine. Inoltre, il vostro culto della forza e dell'aggressività  ... Non è così che usciremo da questa miseria >>.
<< Credi che in questo mondo non serva essere forti? >> domandai un po' infastidito. In fondo stava insultando l'identità che volevo ... dovevo assumere. Come Asuka, pensai, considera i cacciatori alla stregua di bestie.
<< No, no, non volevo dire questo. Sicuramente è necessario essere coraggiosi e forti, sapersi difendere è importante. E non lasciarti ingannare dalle apparenze! Sono brava a combattere. Dico solo che tutti i cacciatori si considerano quasi dei salvatori dell'umanità. Non è con la prevaricazione che risolveremo i nostri problemi, ma con  l'organizzazione, la disciplina e il duro lavoro. Senza contare che a voi cacciatori non farebbe male ogni tanto leggere qualche libro, invece di bruciarlo per ravvivare il fuoco! Fino a che saremo divisi in tante piccole tribù affamate, saremo vittime dei più violenti e ... >> indicando con disappunto il ring << costretti ad assistere a queste disgustose cerimonie che non hanno nulla di cavalleresco o di elegante >>.
<< Insomma, saremmo noi il problema? >>
<< Credevo di aver spiegato il mio punto di vista in modo chiaro e, soprattutto, esauriente. Ti è rimasta solo questa impressione? No, intendevo dire che  ...  >> si bloccò corrucciata quasi assumendo la posa del pensatore << ci sguazzate in  questo mondo perché in fondo siete  ... degli scansafatiche >>.
<< C ... come? >> tutto avrei potuto pensare, tranne che i cacciatori fossero dei nullafacenti ... anche se il ragionamento, per certi versi, filava.
<< Ah non tutti, non tutti >> si affrettò a precisare agitando animatamente le braccia come per scacciare l'idea che potessi interpretare quelle parole come un insulto diretto a me. << Sono sicura che ci siano persone in gamba che, in circostanze diverse, potrebbero fare grandi cose, ma ... ecco ... scusa! Non volevo offenderti >>.
Mi aveva chiesto scusa, quella ragazza da mille parole al minuto aveva chiesto scusa a me. Le avrei perdonato anche una coltellata volontaria alla coscia, figurarsi un'opinione che non mi toccava direttamente. Io con Asuka ero abituato a ben altro ... e di certo non alle scuse.
<< Non mi sono offeso. Io ancora non sono un cacciatore; anzi, la penso  come te... forse. Penso, però, che fino a quando non finirà la guerra tra la Wille e la Nerv non sarà possibile ricostruire niente. Tu che ne  ... che c'è? Perché mi guardi così? >>
La ragazza, quasi ipnotizzata, immortalata con le labbra rosse leggermente aperte e gli occhi spalancati come alla presenza di un fantasma o di ... un eroe dei fumetti, esclamò: << so chi sei!!! >>.
 
Merda!
 
<< Tu sei ... >> mi sussurrò all'orecchio dopo aver accorciato la distanza e appoggiato entrambe le mani sulle mie spalle in un quasi abbraccio << Ikari Shinji >>.
Il mio primo pensiero non fu: << mi ha scoperto, adesso sono fregato! >>. No, sentirle pronunciare quel nome mi procurò, invece, un viscerale senso di fastidio. E' strano, ma dopo circa un mese, da quando cioè sono stato ribattezzato come "Ragazzo", le mie vere generalità mi sono diventate quasi estranee, e quel poco di familiare che ancora avverto è legato a qualcuno o, peggio, a qualcosa che non vorrei mai più incontrare, che non vorrei mai più essere.
<< No no >> farfugliai, << ti sbagli. Io ... >> non riuscivo a proseguire, non riuscivo neanche ad allontanarla, non riuscivo a toccarla perché ... ero il nemico pubblico numero uno, un importante pezzo nella sequenza di concause che avevano portato a tutto questo.
<< Si invece >> replicò stringendosi a me con sincero trasporto. Il mio viso fu coperto da quel fiume di capelli neri come una notte senza stelle, la più desiderabile notte che abbia mai immaginato.  << Tu sei quello che ha combattuto contro gli angeli. Mio padre mi ha raccontato spesso di Shinji Ikari, mi ha mostrato anche alcune vecchie foto. Senza di te il mondo sarebbe finito >>.
 
Le informazioni di tuo padre sono piuttosto lacunose al riguardo.
 
<< Sta' tranquillo! >> continuò allentando la presa quanto bastava per guardarmi. Sembrava così innocente, era così vicina e quel contatto era così confortante per me che avevo trascorso tutta la vita ad evitarlo. << Non lo dirò a nessuno. So che i piloti di Eva non sono amati da queste parti >>.
Trovai, infine,la forza di scostarla sebbene a malincuore. << Non posso essere Shinji Ikari >> le dissi con un sorriso stentato. << Adesso dovrebbe avere circa trent'anni. Guardami! Ti sembro così grande? >>
<< Non so come sia possibile ma una volta ho visto anche l'altro pilota >> rispose senza scomporsi, << quella ragazza con i capelli rossi. E'identica alle foto che abbiamo di lei ... a parte la benda sull'occhio! Non ricordo il suo nome >>.
<< Si chiama Soryu Asuka ... scusa Shikinami Asuka Langley! >> ancora mi chiedo come diavolo abbia fatto a sbagliarmi. << Lo so perché la Wille ha una base praticamente dentro il mio villaggio >>.
<< Ooooh! Che coincidenza! >> esclamò sorpresa mostrando un'innocenza ancora infantile nel volto e nella voce. << Però non capisco... il villaggio di cui parli è da quella parte >> indicando con lo sguardo ed un dito << in direzione sud. Perché, allora, poco fa  mi hai detto che si trova ad est? ... Cheeee?  Non crederai che verrò a cercarti? Se poi non ti va di vedermi, puoi benissimo dirlo, invece di inventare scuse per non farmi ... >>
<< ... Non sapevo dove si trovasse il mio villaggio >> confessai a mo' di scioglilingua. << Non volevo ammetterlo... Ancora non so orientarmi >>.
Mi fissò interdetta per alcuni secondi, poi: << mmmppfff, ahahahah! Scusami, ma per essere un aspirante cacciatore mi sembri un po' tonto >>.
Mi unii alla risata, in fondo me lo meritavo. Ogni tanto, però, ci penso a quell'ultima frase: l'ho già sentita, sono sicuro di averla sentita! Eppure, per quanto mi sforzi, non riesco ad associarla ad alcun ricordo, ad alcuna persona, se non, forse, Asuka ...  e non so per quale ragione.

<< Cosa c'è di così divertente, ragazze? >>
Una voce alle mie spalle mi fece trasalire, avevo riconosciuto il bulletto dalla faccia cattiva della sera prima ed era chiaro che ce l'avesse con noi. 
Mi voltai lentamente, cercando di mostrare calma per evitare di offrire un pretesto a quello stronzo. Anche volendo non sarei riuscito a sembrare aggressivo perché in quel momento avrei preferito fuggire.
Avanzava spavaldo verso di noi con gli occhi però puntati chiaramente nella mia direzione. Brillavano i suoi occhi di un luccichio maligno ad ulteriore dimostrazione che aveva pessime intenzioni.
<< Non ti riguarda quello che facciamo! >> rispose piccata, e per nulla intimorita, la ragazza, mentre io con la coda dell'occhio cercavo di individuare i miei due angeli custodi. Erano ancora lì dove si erano fermati, si limitavano a guardare la scena come chi aspetta che inizi lo spettacolo.  << E se provi a darci fastidio, mio fratello ti ucciderà prima del previsto >>.
Avrei dovuto sentirmi offeso per essere stato escluso dalla lista dei salvatori di fanciulle, ma mi rincuorava che qualcun'altro potesse prendersi la rogna di dargli una lezione.
<< Tuo fratello non ha scampo >> rispose il brunetto ormai ad un passo da noi. << Ma, se lo chiami ora, toglieresti il divertimento a tutte queste persone. Ti prometto, però, che mi farò perdonare per averti resa vedova >>.
<< Per rendermi vedova >> replicò allontanando in malo modo la mano del ragazzo che cercava di intrufolarsi tra i suoi capelli << dovresti uccidere mio marito, ignorante! E comunque, non puoi farcela contro di lui >>.  
L'offesa sortì l'effetto di scatenare l'ilarità degli astanti che avevano iniziato ad accalcarsi fino a delimitare uno spazio semicircolare.
<< E tu, come osi ridere?! >> ringhiò il ragazzo volgendosi contro di me che, per la cronaca, avevo accuratamente evitato di provocarlo.
<< Ehi, amico >> dissi alzando le mani in segno di resa e indietreggiando di qualche passo per mantenere intatta la distanza, << non cerco guai >>.
 
Sono loro che ti trovano.

<< Taci, ragazzina! >> gridò lanciando una sventola che mi colpì in pieno viso. 
Una scarica di adrenalina percorse il mio corpo e una miriade di pensieri iniziò ad affollarsi caoticamente nella testa. Non potevo scappare ma non me la sentivo di accettare lo scontro; mi aveva insultato e schiaffeggiato, e i miei amici non accennavano ad intervenire. Cosa  avrei dovuto fare? Di certo non sarebbe servito discutere.
<< Cos'hai? Non sai combattere, femminuccia?! >> rincarò la dose tentando di riproporre l'azione precedente ma senza successo poiché riuscii fortunosamente a schivare e ad allontanarmi dal raggio delle sue armi. 
Le mie braccia non erano più aperte in segno di dichiarata capitolazione ma neanche posizionate in una delle guardie che mi avevano insegnato ad assumere.
<< Sei solo un vigliacco >> ruggì la ragazza approfittando della distrazione del nostro assalitore per gettarlo a terra con un poderoso calcio sul sedere che produsse una seconda e più robusta esplosione di risate da parte di quella che ormai stava diventando una piccola folla di spettatori. Qualcuno arrivò ad applaudire al gesto con l'unico risultato di far impazzire di rabbia quell'aspirante animale, che, scattato in piedi, afferrò l'afferrò per i capelli allargando il braccio libero per colpirla. 
Istintivamente mi lanciai tra i due riuscendo a sottrarla alla presa e beccando al suo posto un violento ceffone, doppiato da un pugno che mi scaraventò a terra.
<< Allora vuoi combattere con me?! >> mi disse sbavando come cane. << Va bene, ti pentirai di avermi insultato >>.
Strisciando sui gomiti per allontanarmi da lui e dalle sue mani, vidi ancora lei, indomita, avventarglisi contro e colpirlo alla nuca. Non sapevo se esserle grato o chiederle di non intervenire più, visto che, ad ogni colpo che subiva (fisico o psicologico), quel ragazzo diventava sempre più feroce ... con me. Guardai nuovamente Orso e Musashi: erano ancora in prima fila a osservare quello strano combattimento come se non li riguardasse.
 
Niente aiuto, quindi.
 
<< Smettila! >> urlò alla ragazza spingendola via con violenza. Per un attimo sembrò indeciso su chi attaccare. Ero consapevole che non potevo permettere che scegliesse lei.
<< Sono qui! >> gridai rimettendomi in piedi e andandogli incontro insicuro ed indeciso sul da farsi. Già sapevo che non avrei combinato niente, le gambe erano molli,  il fiato corto, la mente annebbiata, le braccia pesanti. Avevo già sperimentato i sintomi e gli effetti della paura e mi era, pertanto, fin troppo chiaro che non avrei avuto il coraggio di colpirlo, nella segreta e, ormai conclamata, stupida speranza che, in questo modo, avrei potuto evitare conseguenze peggiori. Ma dovevo almeno salvare la faccia ... in senso metaforico, si intende.
Come previsto, precipitai di nuovo a terra dopo una rapida e bestiale combinazione di pugni, gettati un po' a casaccio, ma potenti. E come previsto, non avrei evitato conseguenze peggiori. Infatti, dopo avermi afferrato per la camicia, mentre ero ancora supino, mi centrò con un altro pugno in faccia e sono sicuro che ne sarebbero arrivati molti altri se la mia coraggiosa amica non si fosse precipitata alle sue spalle premendogli le dita negli occhi.
<< Per favore, lascialo stare! >> supplicava senza mollarlo; anzi costringendo lui a mollare me.
Rialzatosi in piedi a fatica, il ragazzo riuscì ad allontanarla e, accecato dall'ira (e non solo da quella), la colpì con un poderoso manrovescio che la fece stramazzare. 
<< Ucciderò anche te, stronza >> rugliò scuotendo vigorosamente la testa e sbattendo le palpebre.
Provai di nuovo quell'orribile sensazione di impotenza. Il difensore ancora in pericolo, ancora una ragazza in pericolo, come Asuka e Sakura, per proteggere me, un vigliacco che non valeva niente, un inetto: ecco chi è Shinji Ikari in realtà, aveva ragione Asuka a darmi dell'incapace.
Rividi mio padre abbandonarmi perché ero inutile. Per quale altro motivo, altrimenti, avrebbe dovuto gettarmi via insieme agli stracci che indossavo e a quelli sistemati alla rinfusa nella valigia che mi aveva costretto a riempire quella mattina in tutta fretta? 
Rividi Kaworu togliermi quel maledetto collare e subire la punizione per la mia colpa. Era migliore di me, ha avuto il coraggio di morire pensando a me .... io ... io ...l'ho ucciso.
In quegli istanti in cui la mia mente partoriva immagini a ritmo forsennato, fui spettatore ... dell'impossibile: osservai avvenimenti che non potevano appartenere al mio passato, ma che ero e sono sicuro di aver vissuto (lo sento!). 
Così nitidi fin nei dettagli più minuti, sebbene slegati, i ricordi di uno Shinji che mi era ignoto protestavano la loro esistenza, la loro realtà, facendosi gustare dalla mia lingua, toccare dalle mie dita, intercettare dalle mie orecchie. Ed ogni frame era una pugnalata al cuore: lo 02 di Asuka sbranato, la sua voce che chiede di me, una porta sbattuta in faccia; "ti odio, odio tutti!" - le sue grida furiose e disperate che mi fanno male; un letto d'ospedale, e la mia voce che sentenzia "sono un mostro!"; la signorina Misato in fin di vita, da sola, accasciata sul pavimento, la schiena contro il muro; e ancora la signorina Misato nuovamente viva che ... piange, piange disperata a pochi metri da me, che resto dannatamente immobile alle sue spalle come una statua di sale.
Ancora e ancora questo senso di impotenza. Io a terra, sconfitto. Asuka, ancora lei, adulta, senza la benda, che ride feroce incurante degli sguardi atterriti dei miei amici, il mio sangue che sgocciola via dalla faccia. Ancora lei, sdraiata su un letto spossata e sudata, che rifiuta una mia carezza, e una neotata poco distante. E ancora, ancora mio padre, sempre di spalle che si allontana, non gli importa se piango, non gli importa di lasciarmi, non gli importa di usarmi, non gli importa di tradirmi... mi ha abbandonato per Ayanami ...

Fu allora che
 
"Basta! Basta! Basta!"
 
"Basta!" gridavo nel mio cuore mentre dalla mia bocca usciva un sommesso gorgoglio. Ad ogni "basta!" colpivo il suolo con un pugno, ad ogni "basta!" la paura mi abbandonava, lasciando il posto ad una furia sorda che scalciava per prendere possesso della mia anima. Lasciai che vincesse e immediatamente tornarono le forze. I miei occhi ... i miei occhi bruciavano come legna secca gettata in mezzo al fuoco. 
Presi ad alzarmi, lentamente, mentre le mie labbra continuavano a ripetere in silenzio "basta!" come se nessuno le avesse avvertite che gli ordini erano cambiati.
Il nemico se ne accorse e non perse tempo, caricò la gamba per colpirmi con un calcio frontale approfittando del fatto che avevo ancora un ginocchio ancorato a terra. L'attacco era deciso, quasi selvaggio, ma prevedibile e grossolano.
Mi slanciai verso di lui con le braccia incrociate per intercettarlo prima che potesse sparare il colpo. Scelsi bene i tempi perché la punta del suo piede riuscì solo a sfiorarmi il petto e lui, squilibrato dal contraccolpo, rinculò di qualche passo. 
Sarebbe stato meglio se fosse finito subito a terra ma mi adattai subito e, con un altro allungo, lo raggiunsi allo stomaco con un diretto.
Troppo slancio! Me lo avevano ripetuto migliaia di volte, sia il biondo che il bestione: << mai perdere l'equilibrio durante un affondo! >> 
Qualche istante dopo una spruzzata di saliva, espulsa con forza dal nemico, la mia schiena fu investita anche da una gomitata inferta con certa violenza sospinta da un gorgoglio che non aveva nulla di umano. 
Nonostante il respiro mozzato e le braccia impegnate a frenare la caduta del corpo, mi accorsi che stava per tentare di sferrarmi un altro calcione. Facendo appello a tutte le mie energie e accettando di lasciarmi abbracciare dal terriccio, lancia di nuovo entrambe le braccia con l'intento di effettuare una spazzata sulla sua gamba d'appoggio. 
L' idea si rivelò azzeccata e l'esecuzione efficiente. L'avevo abbattuto. 
Mi avventai subito su di lui che intanto si era portato una mano sul fianco lamentandosi della botta. Ancora una volta, però, non avevo riflettuto - non ci sarei comunque riuscito, volevo solo fargli male, anche a costo di farmi spaccare le ossa - e venni investito da un pestone a bersaglio in pieno volto che mi fece crollare pancia all'aria.
Mi ci volle qualche istante per recuperare la vista, sentivo in sottofondo, ovattate, le grida di eccitazione delle persone intorno a noi (gli stavamo regalando l'antipasto), i lamenti della ragazza che aveva tentato difendermi, respiravo a fatica per il sangue stagnante nelle mie narici e in gola. 
Mi accorsi che il ragazzo si era seduto sulle ginocchia proprio sopra di me e stava per mollarmi un destro bestiale.
 
COPRITI!!!

Obbedii al mio stesso comando e chiusi le braccia all'altezza del volto. Non avevo paura, nonostante il mio avversario, gridando come un ossesso, si abbattesse su di me con pugni pesanti. La mia guardia era ben chiusa e, sebbene Orso e Musashi non mi avessero preparato per queste evenienze, stranamente sapevo cosa fare. 
Mantenevo il contatto visivo con il mio aggressore per intuire la traiettoria dei colpi, spostando il busto quanto bastava per assorbire l'impatto con gli avambracci,  e contavo, contavo l'intervallo di tempo tra un colpo e l'altro. Convinto di avere la vittoria in pugno, lanciava prima il destro e poi il sinistro, sempre così: destro e sinistro, destro e sinistro, gettati bovinamente seguendo gli stessi tempi, senza mai accennare ad un minimo di protezione.
Colsi l'occasione proprio quando stava preparando l'ennesimo destro. Il suo braccio era già piegato e caricato fin dietro la nuca mentre il polso stazionava parallelo al viso. Due precisi diretti gli ammaccarono la faccia. Peccato che avessi valutato male la mia forza e la sua resistenza, perché non riuscii a stordirlo e fui così centrato da quel destro che aspettava di essere esploso.
Sentii la botta ma restai lucido. Le braccia appena lanciate tornarono subito in chiusura attendendo un'altra scarica di pugni, per poi ripartire nuovamente dopo qualche secondo  ... Colpi chirurgici sul muso di quel bastardo.
Il terzo assalto fu il più drammatico. Incurante delle bordate e dei danni che in qualche modo riuscivo ad infliggere alla sua brutta faccia, riversò su di me tutto il suo peso con le mani giunte a cercare di sfondare la mia difesa e il mio cranio, gridava e sbavava sangue come una bestia ferita. Era davvero forte e la mia guardia non avrebbe retto ancora per molto; i diretti che gli scagliavo contro non sembravano sortire alcun effetto apprezzabile. 
Stavo perdendo, ne ero consapevole. La paura stava riconquistando potere mentre subivo il contraccolpo delle mie braccia spinte violentemente sul viso. Non avrei resistito a lungo.

Tossii convulsamente il sangue che mi aveva già riempito la bocca, ma ero salvo. 
Finalmente, Orso aveva deciso che lo spettacolo doveva concludersi ed era intervenuto, scagliando lontano il ragazzo come un sacco di patate dopo averlo  afferrato per la nuca.
Mi rialzai rapidamente e tentai di ripartire alla carica - la paura stava riprendendo piede, certo, però quella rabbia insolita che avevo provato non ne voleva sapere di cedere il passo. Venni bloccato proprio dall'armadio che, dopo avermi preso per un braccio, ordinò secco: << adesso calmati! Finisce qui! >>
<< Come finisce qui? Lasciami! >> sbraitai cercando di divincolarmi. << Posso battere quell'incapace >>.
<< Forse >> rispose Orso serrando la presa con più forza, << ma ora DEVI ... STARE ... CALMO! E' un ordine! >>


Ad essere onesti non mi ci volle molto per decidere di assecondare l'omone. Iniziavo, infatti, ad avvertire gli effetti dello scontro e la ritrovata sicurezza, grazie al provvidenziale intervento del cacciatore con la barba che si era posizionato davanti a me per fare da scudo, mi permise di rilassarmi. Dovetti piegare il ginocchio per non crollare miseramente e intanto cercavo con ampie boccate di  riempire i polmoni, di colpo in deficit di ossigeno, e magari anche la testa. 
Nonostante il peggioramento repentino delle mie condizioni, mi accorsi comunque che la mia eroina si stava avvicinando alle spalle prima ancora che potessi vederla o che mi raggiungesse il rumore dei suoi passi.
<< Ti senti bene? >> mi sussurrò piegandosi ed appoggiando una mano sulla mia schiena. Sentii montare nuovamente la rabbia quando scorsi il livido sulla sua guancia, e gli occhi riprendere a bruciare, anche se meno intensamente. La mia faccia non doveva essere uno spettacolo perché ebbi l'impressione che la mia sola vista la spaventasse. Tuttavia, non si allontanò da me, anzi, mi strinse con gentilezza spegnendo in un colpo solola mia rabbia e il bruciore agli occhi.
<< Grazie per avermi difesa >> disse appoggiando la guancia gonfia al palmo della mia mano, ancora indecisa, a pochi centimetri da lei, se sfiorarla o meno. << Va detto, però, che la tua strategia di combattimento ... fa davvero schifo >> accennando un sorriso carico di tensione ancora inesplosa.
<< Eeeeh?! >>
<< Per tua fortuna c'ero io >> continuò a bassa voce. << Come vedi so difendermi >>.


<< Ehi piccioncini, un'altra volta! >>
Un rumore metallico alle mie spalle mi richiamò all'attenzione. Non mi aveva spaventato, perché sapevo che Musashi si stava avvicinando pistole alla mano, ma produsse comunque una scarica di adrenalina che, risvegliandomi, mi fece concentrare sulle priorità del momento. Tutti i sensi erano attivi e pronti a cogliere il minimo segnale che giustificasse lo scatto dei miei muscoli insolitamente tesi in attesa del "via!".
Davanti a noi gli amici del bastardo o, meglio, quelli che speravano di proclamarlo di lì a poco membro del gruppo, avevano serrato le fila. Tra loro c'era anche la nostra "scorta", anch'essa pronta a tutto.
<< Abbassa quelle armi! >> intimò qualcuno del fronte avverso. << O sarà peggio per te! >>
<< Abbassate le vostre! >> ribatté Musashi. << O di sicuro tu non vivrai! Come la vedi? ... Quanti ne controlli? >> rivolgendosi a bassa voce al compagno.
<< Sono troppi >> rispose a mezza voce Orso che si voltava nervosamente per individuare le più probabili e immediate minacce.
<< Quel moccioso ha offeso il nostro ragazzo >> a decretare quella sentenza fu uno dei cacciatori che la sera prima ci aveva fatto aspettare fingendo di saper mandare una palla in buca.
<< Devi esserti addormentato prima del film >> replicò di nuovo il Biondo, << perché è stato il vostro sgorbio ad attaccare il nostro fratello. E se le ha prese, peggio per lui >>.
<< L'avrebbe fatto secco  se quel bestione non si fosse mezzo in mezzo >>.
<< Avvicinati e prova a ripetermelo se hai il coraggio! >> gridò l'armadio.

<< Chi avrebbe fatto secco? >>
Fu un sollievo sentire la sua voce, un po'meno per tutti quelli che si trovavano sulla sua strada e che si affrettarono istintivamente a spostarsi per lasciarlo passare. 
E così tra i due ali di folla e nel sommesso mormorio generale, vidi Furia Buia avvicinarsi con passo lento e sicuro, ma con le mani saldamente appoggiate al calcio del suo fucile a canna corta e al manico del coltello seghettato, a riprova che, prima ancora di sapere cosa stesse accadendo, era già ... pronto. 
Vicino a lui procedevano nervosamente tre uomini, vestiti all'uso dei cacciatori, intenti a cogliere tra il pubblico i segnali dei possibili sviluppi.
<< Cos'è successo? >> chiese uno di loro, alto e pelato con una folta e ruvida barba grigia, rivolgendosi al ragazzo e a quello più anziano che aveva minacciato Musashi.
<< Quel vigliacco mi ha offeso >> rispose il bastardo confortato dai mugugni di assenso dei cacciatori presso cui si era rifugiato. << E quando ormai l'avevo messo sotto, i suoi amici sono intervenuti e mi hanno aggredito >>.
<< Non è vero >> esplosi. << E' stato lui a provocarmi e ad attaccarmi senza motivo >>.
<< Ha ragione Ragazzo >> confermò Musashi. << Può testimoniarlo anche Orso >>.
<< E anche io >> si aggiunse la ragazza.
<< E così quel piccolo verme >> commentò disgustato il barbone, << sta dando del bugiardo al mio figlioccio e ai miei fratelli. E tu >> rivolgendosi a Furia Buia << lo hai portato in casa mia? >>
Il monocolo mi rivolse uno sguardo apatico e veloce per poi puntare sul ragazzo che aveva lanciato le accuse. << E così il tuo bastardo >> disse scandendo bene le parole << e quelle pecore che gli stanno accanto hanno appena accusato i miei fratelli e il mi ... nostro allievo di essere bugiardi. E tu tratti così gli alleati? >>
Calò per un attimo il silenzio intorno a noi, il rintocco di una campana avrebbe fornito la giusta colonna sonora. Molti curiosi, con famiglia al seguito, iniziarono ad allontanarsi nel timore di trovarsi in mezzo ai guai.
<< Hai attivato lo scudo? >> chiese Orso sottovoce senza ottenere risposta dal ciclope.
<< Si, l'ha attivato >> lo informai. Lo avvertivo chiaramente; anzi, l'avevo percepito sin da quando Furia Buia aveva fatto finalmente il suo ingresso.
<< Guscio collettivo? >> mi domandò Musashi.
<< No >>  risposi spostandomi lentamente per fornire copertura alla mia amica di modo che  le nostre spalle fossero in direzione del ring, in quel momento l'unica zona "smilitarizzata". << E' individuale >>.


Era la soluzione migliore. Quello che il cacciatore dai capelli dorati definiva "guscio collettivo" era un muro di at field, più spesso una sorta di campana protettiva in grado di delimitare sul terreno una circonferenza del diametro di dieci, anche venti metri. 
Quando Furia Buia ci metteva più impegno, quella protezione, che niente avrebbe potuto trapassare, assumeva la consistenza e la translucenza del vetro rinforzato, quasi visibile anche ad occhio nudo. 
Lo svantaggio consisteva nel fatto che, se niente poteva entrare, niente poteva uscire. Orso si sarebbe rotto una mano se avesse cercato di colpire qualcuno posizionato, per ovvie ragioni, al di fuori della barriera ed i proiettili di Musashi sarebbero rimbalzati più volte mettendo a rischio la nostra stessa incolumità.
La protezione "individuale" era meno impenetrabile, difficile da vedere o da percepire, ma offriva l'opportunità di usare liberamente tutte le armi in dotazione. Come ho già detto, era come indossare una plugsuit di at field, ma sviluppata come scudo antiproiettile. Non avrebbe resistito all'attacco di un Eva, ma chi si sarebbe messo contro un mecha che soffre di disturbi della personalità?


<< Molto bene, Ragazzo >> commentò Musashi.

<< Se offendi i miei uomini >> riprese il pelato cercando di apparire freddo e sicuro di sé, << mi costringi a rivedere l'utilità del nostro accordo >>.
<< Se credi ai tuoi uomini >> rispose la Furia << o credi che ti abbia offeso, perché non agisci di conseguenza? Noi siamo qui e di certo non scapperemo >>.
<< ... Perché non ve lo permetteremmo >>  ribatté l'ormai quasi ex alleato.
Mi stavo già preparando al peggio, ma il sorriso perfido del monocolo mi diede speranza. Come mi fu chiaro dopo, la replica del pelato serviva più a mantenere la palla in gioco che una inasprire la tensione già altissima. Erano in tanti, troppi, ed erano stati sfidati. Se fosse stato realmente sicuro di vincere, avrebbe dato ordine ai suoi di passare alle vie di fatto e al diavolo gli accordi conclusi un minuto prima.
<< Tu che proponi, socio? >> domandò Furia Buia con tono di sfida.
<< Beh >> rispose il "socio", << c'è un ring, c'è il pubblico ... i ragazzi possono risolvere la questione all'uso nostro >>.
Dopo avermi squadrato per qualche istante, ma forse più la ragazza alle mie spalle, pose fine all'attesa: << NO! Il ragazzo non  è ancora pronto! E' con noi da poco. Pensa a qualcos'altro ... ah, tieni conto che i termini dell'accordo non sono più negoziabili >>.
<< Ma pensa! >> disse il socio con grossolano sarcasmo. << E' strano che abbiate portato con voi addirittura una recluta. Un mese fa non c'era. Quant'è passato da quel casino, un mese vero? Sembrava di essere tornati indietro di quattordici anni. Sai, si racconta che sia stato Shinji Ikari, quel figlio di puttana che ci ha quasi sterminati. L'hai sentito anche tu? >>
Neanche avesse evocato il diavolo, la sola pronuncia del mio nome provocò un vocio scomposto e stonato, interrotto o coperto da esclamazioni di sorpresa e paura provenienti non solo dalla marmaglia di cacciatori presenti, ma anche dai "civili" ormai appollaiati a distanza per godersi il potenziale conflitto a fuoco in tutta sicurezza.
<< Sono anni che sento parlare del suo ritorno >> affermò la Furia senza scomporsi, una volta certo che l'isteria di massa si fosse almeno in parte placata. << Quello che non capisco è come possano esserci ancora persone così semplici da credere ai fantasmi >>
<< Forse si tratta solo dell'ennesima favola >> replicò il pelato fingendo di non aver colto l'offesa, << ma questa volta sono in  molti a dire di averlo visto e c'è chi è pronto a giurare che sarebbe protetto da un gruppo di cacciatori. Tutto questo non ti dice niente? >>
<< Ti rendi conto >> iniziò il monocolo grattandosi il mento e fissando per alcuni secondi il terreno << che adesso stai offendendo me? Credi che  io >> occhio puntato dritto sul nemico, << proprio io, proteggerei quel verme dopo aver giurato di strappargli il cuore? Vuoi forse dirmi che non rispetto la mia parola? Beh sai che ti dico? ...>>
Il vocio nervoso si tramutò in grida di panico quando, interrompendosi, Furia Buia sfilò la benda e mostrò il rosso acceso del suo occhio sinistro. Alcuni cacciatori iniziarono ad indietreggiare  e  a spostarsi di lato nel tentativo di uscire dalla linea del fuoco che puntava proprio in direzione del loro capo. << ... Adesso  >> continuò << sono io che potrei non essere più interessato all'accordo >>.
Bianco come un cencio, avendo compreso di non poter contare sull'obbedienza dei suoi uomini, il barbone sforzò la bocca in un sorriso tanto grottesco quanto incerto. << Tu cosa proponi >> chiese visibilmente scosso, << socio? Il problema non è ancora stato risolto >>.
<< Quando sarà pronto, il ragazzo affronterà il tuo pivello! Niente armi naturalmente >>.
<< Dobbiamo aspettare così tanto >> timidamente il pelato riprese a sfottere << per risolvere il nostro problema? >>
<< Tre settimane saranno sufficienti >> replicò la Furia con sicurezza.
<< Si come no?! ... Ma, in fondo è il tuo "allievo". Naturalmente, sarà all'ultimo sangue >>.
<< Naturalmente >>.
<< Pensi davvero che in tre settimane quel moccioso possa essere degno di diventare uno di noi? >>
<< Oh no >> rispose salace Furia Buia che aveva nuovamente coperto l'occhio, ma non disattivato la sua funzione. << Per entrare nel nostro gruppo dovrà dimostrare grandi qualità, altro che fare a pezzi una mezza sega come il tuo campione. Ma sarà un buon allenamento. Ah >> accennando a muoversi, << sia chiaro che, se provi a giocare sporco, ci prenderemo la tua zona >>.
<< Noi siamo corretti >> fu la risposta sdegnata.
<< A proposito di correttezza >> intervenne Musashi dopo avermi toccato il braccio per farmi capire che era tempo di muoversi, << noi sappiamo dove vive questa ragazza. Non sarà necessario fare una visita al suo villaggio per vedere come sta, vero? Sai ... per il bene dei nostri accordi >>.
<< E tu chi saresti, il capo? >> domandò con sufficienza il pelato.
<< Si. Ti crea problemi? >> reagì il monocolo.
<< Quindi? >> riprese il Biondo. << Garantisci tu per la sua incolumità, vero? >>
Un cenno affermativo del capo fu più che sufficiente.
Sono ancora grato a Musashi per aver chiarito quel punto, dato che io non avevo alcun diritto di intromettermi nella conversazione e Furia Buia (pensai) come al solito aveva curato solo i suoi affari, di qualunque cosa si trattasse.
Guardai la mia nuova amica cercando di formulare qualche decente parola di commiato, ma fu lei a prendere l'iniziativa. 
​Mi baciò delicatamente sulla guancia e mi chiese sottovoce : << ci salverai, vero Shinji? >>


Avrei voluto restare ancora un po' con lei, parlarci. Doveva essere un dono del cielo perché aveva dimostrato di accettarmi pur sapendo, almeno in parte, chi fossi in realtà, aveva lottato per me, mi aveva offerto la sua amicizia senza riserve in un luogo e in un tempo in cui per Shinji Ikari l'amicizia era ed è un bene sempre più raro ... e sempre più pericoloso per gli altri.
Non ebbi il coraggio di dirle niente, mentre camminando all'indietro tirato da Orso, con lo sguardo da ebete e accarezzandomi la guancia, mi sforzavo di non perdere il contatto visivo. Solo quando la sua figura si ridusse ad un puntino in lontananza realizzai che non le avevo chiesto neanche il nome.
<< Che stupido che sono! >> pensai.  E lo penso ancora.
   
 
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