Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: daphtrvnks_    06/02/2019    1 recensioni
... - un dolore acuto e profondo si espanse per tutto il suo candido collo, esso imbrattato poi dal liquido cremisi del suo stesso sangue. Si sentì morire mentre i battiti del suo cuore aumentavano e le gambe diventavano molli, le dita esili delle sue mani, dalla bellezza pura come facessero parte di un quadro, si contorsero. -
.... -Quanti contrasti in un solo essere, luce e tenebre in un'unica persona. Qualcosa le era sfuggita alla vista ma la notò solo successivamente; dei bianchi guanti alle mani. 
'So cosa pensate, il mio nome è Kim Taehyung e sì, non appartengo a questo secolo.' -
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le dita si infilavano delicatamente tra i suoi crini, soffici da parir seta ma infuocati del colore accesso che apparteneva a essi.
La pelle di perla del suo viso era baciata, leggera dalle labbra carnose di lui.
Le tende si muovevano con lentezza coprendo e scoprendo i loro corpi poggiati al balcone in marmo, Taehyung la stringeva a con la paura che potesse scomparire in un attimo lasciandolo nuovamente solo.

'Perché ci impediscono di stare insieme?'

Sussurrò ella a qualche centimetro dal suo orecchio decorato da orecchini scintillanti.
Le stelle nel cielo erano molte e il firmamento sembrava volesse essere partecipe di quello scambio di battute e emozioni, li osservava e contemplava la loro bellezza.

'Invidia, solo questo.'

Mentiva nonostante fosse inutile, sperava sebbene sapesse già il finale di quel libro.

Nel cuore della notte si era ritrovato tra le coperte, al suo fianco Kassava giaceva dormiente.
Qualche ora prima non aveva badato a quale delle tante camere si stesse dirigendo, i ricordi non gli davano tregua ed era come se una condanna in quella casa si fosse scagliata con furia contro lui e Seokjin riportandoli indietro nel tempo e maledicendoli per aver giocato con la morte.

Si era semplicemente disteso, provando seppur senza nessun risultato a portare via dalla mente i pensieri sbiaditi, ma bastardi si erano insinuati anche nel sonno.
Le rivolse un'occhiata; girata di spalle la sua figura si sovrappose a quella di Amelia e nuovamente un ricordo prese vita, il primo;


I sette avevano imparato a conoscersi e da dieci anni aspettavano con ansia che Amelia compiesse la maggiore età, la osservavano da lontano e facevano attenzione a ogni suo movimento o passo.
Si erano quasi affezionati alla bambina vivace e piena di vita che avrebbero dovuto uccidere.
Come angeli custodi evitavano si facesse male, allontanavano i pretendenti che le giravano intorno ma sempre nell'ombra e senza farsi scoprire.
In quel periodo erano a Londra e convivevano in una grande casa, nonostante le discussioni e le liti che spesso nascevano ognuno conservava per Amelia un compito speciale.
Jimin e Hoseok risultavano essere i più protettivi e mancava poco si facessero scoprire, entravano di soppiatto nella villa di Amelia e la seguivano, le lasciavano dei segni del loro passaggio; una bambola di stoffa posata sul letto, delle collane e fiori che come in una caccia al tesoro lasciavano in giro per le camere conducendola a volte in un regalo.
La prima volta che la vide aveva appena nove anni e spiando fuori dalla vetrata della sua camera la osservava mentre cercava di seguire le lezioni del suo insegnante di musica.
Il violino poggiata sulla spalla le dava fastidio e tra una smorfia e l'altra si lamentava di quanto quello strumento non le piacesse, si divertiva nel vederla sbuffare e sbattere i piedi per poi fare la linguaccia al suo insegnante che infuriato la rimproverava.
Minuta e con i capelli rigorosamente sciolti a cascarle come acqua sulla schiena, indomabili che preferiva non legare.
Se per lei un tempo provava solo affetto quel sentimento prese a mutare, divenne attrazione, violenta di giorno in giorno, passione e sentimento.


'Namjoon ha parlato con Taehyung, dice che manca poco.'

Il telefono venne gettato con poca grazia sul divano in pelle e Jungkook si accigliò appena.

'Nervoso?'

Non ricevette risposta dal corvino che in silenzio versò dell'alcool in un bicchierino in vetro.
Lo conosceva da molto e capiva quando qualcosa non andasse e l'espressione afflitta, le movenze agitate e le dita della mano tremanti si riconducevano a un solo nome; Jimin.

'Sento puzza di cane bagnato, sai? No, non è Yoongi, Jimin?'

In risposta il ragazzo bevve tutto d'un sorso leccando le labbra sottili impregnate dell'amara sostanza.
Jungkook intuiva, Jimin per Hoseok era stato un grande amico, il migliore che avesse mai potuto avere ma il ragazzo del rosa impediva che i due si vedessero e forse non era gelosia, antipatia più che altro, un odio a pelle che da sempre li aveva uniti.

'Sta' zitto. Idiota.'

Jungkook sospirò, recuperò il telefono del ragazzo e sbloccandolo ritrovò una foto dei due come schermata, scattata anni addietro la grana non era delle migliori.
I loro sorrisi erano gioiosi, gli occhi socchiusi e uniti in un abbraccio stretto.

'Ti manca?'

Hoseok nuovamente non rispose ma si leggeva sul viso che fosse un tacito sì.
Le unghie non limate delle dita provocarono un tintinnio contro la superficie del bicchiere ed abbassando lo sguardo sul pavimento in legno del salotto rimase ad ascoltare la lieve pioggia che sbatteva contro le vetrate dell'abitazione.


Jimin correva a perdifiato nel parco, faceva strada a Hoseok che per ripararsi dai raggi solari teneva tra le mani un ombrello nero.
I fili d'erba accarezzavano le loro gambe e il più piccolo era scalzo, non importava quanti invisibili pezzi di legno si infilzassero tra la pelle e la pianta del piede provocandogli ferite, amava correre e sentire l'erba bagnata e il vento infrangersi sul suo corpo.
Hoseok ammirava il suo essere libero e ingenuo, uno spirito selvaggio che non voleva farsi domare ma che, alla fine, era stato incatenato da Yoongi... e forse per questo non l'aveva mai visto di buon occhio.
Credeva fosse un ostacolo.

'Veloce! Sei lento!'

La sua voce acuta arrivò ai suoi timpani come una freccia che immediatamente lo fece sorridere.
Aumentò il passo ma un movimento sbagliato e un braccio fuori dall'ombra lo fece gemere dal dolore, lo sguardo preoccupato di Jimin non tardò e quella fu una delle poche volte in cui sentì il peso dell'essere un mostro.
Namjoon ricordava loro fosse solo questione di abitudine, che prima o poi avrebbero fatto pace con ciò che erano, ma questo non era possibile e mai lo sarebbe stato.

Stesi sul prato Jimin gli teneva compagnia e osservava il cielo per lui e Hoseok.
Raccontava quanto limpido fosse, le nuvole bianche che leggere venivano sospinte creando forme assurde e divertenti.

'È un peccato tu non possa stare al contatto col sole, ma non è un problema sai?'

'Ah no? E perchè mai?'

'Beh, potresti diventare tu stesso il sole.'



'Sì, mi manca.' 


//È corto, I know, anzi cortissimo. È un periodo pieno zeppo di interrogazioni e poca ispirazione, dalla prossima settimana prevedo un capitolo mooolto più lungo e pieno di tensione.

Non dico altro!

-Daph

  
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