Scritta sulle note di "I get to love you" di Ruelle. 
Consiglio di leggerla con questa stessa canzone di sottofondo perché ritengo possa trasmettere molto di più.
https://youtu.be/m1mkYWkoXyo

Prima Akutagawa x OC (in realtà molto abbozzata, potreste anche immaginarci qualcun altro, ma la verità è che l'ho pensata per loro e per loro è, anche se ci si potrebbe mettere qualche altra coppia). Diventerà più avanti un, chiamiamolo così, spin-off di un'opera più ampia che, al momento, è ancora il lavorazione, ma nel frattempo non ho resistito alla tentazione di pubblicarla. Spero possa piacere e possa ottenere qualche feedback!

 

Ma ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe se fossimo nati un po' migliori di adesso? 
Ci pensi a chi saremmo, a come saremmo? 
Ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe se fossimo coraggiosi? Se non dipendessimo dalle scelte degli altri come i migliori codardi? 
Ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe se il fuoco non ci ferisse, se potessimo correre tra le fiamme e bruciare le catene di carta che ci tengono legati ai nostri crudeli padroni?
Ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe se non avessimo paura di ucciderci, se potessimo toccarci con le mani pulite e la bocca non lorda di sangue?
Ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe essere liberi? Se potessimo essere, essere e basta, senza aver bisogno d'una ragione o d'un solo perché? 
Ma ci pensi a come sarebbe se fossimo nati uguali a tutti gli altri e non tre gradini più sotto?
Magari non ci saremmo nemmeno conosciuti. Io me ne sarei rimasta a casa mia senza sognarlo nemmeno, il Giappone, magari sarei andata all'università e poi... e poi cosa?

Una vaga risata si spande nell'aria come una goccia di sangue nell'acqua.

Ma mi ci vedi a condividere l'appartamento con qualche uomo più grande che vedo solo la mattina prima di andare al lavoro? A vivere di aspettative sulla promozione, sull'amore consumato alla sera e sul domani? Mi ci vedi a fare la bella madre di famiglia, con tre figli e i pranzi la domenica?

Si rigira nel letto poggiandogli il capo contro il petto e sorridendo un poco sentendo la sua mano tra i propri capelli.

E tu? A fare il dirigente d'azienda o l'impiegato? A tornare tardi la sera nel tuo triste monolocale con troppo lavoro arretrato e troppa ansia addosso? Ad innamorarti di qualche idol, ad andare a tutti i suoi concerti, a pagare tremila yen per una stretta di mano e masturbarti sotto la doccia immaginandotela nuda?

La sua mano le sfiora la spalla nuda toccandole la cicatrice di quel brutto taglio che le ha fatto proprio lui, sfiorandogliela con la punta delle dita e le unghie mangiate fino alla carne viva.

Ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe se fossimo capaci di vivere? Se qualcuno ci avesse insegnato a scegliere, senza abbandonarci alla corrente appena nati sperando di farci affogare?

Sfila dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette dagli angoli schiacciati e si infila tra le labbra l'ultimo filtro rimasto, fa forza sull'accendino mezzo scarico e dà fuoco alla cartina con la fiammella morente. Stanno in silenzio mentre lei fuma con la nuca poggiata sul suo ventre, gli occhi rivolti al soffitto dall'intonaco scrostato e macchiato del grigio del fumo e lui, come sempre, stringe un po' le labbra, infastidito, ma senza il coraggio, o forse la forza, di dirle nulla.

Ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe se sapessimo far qualcosa che non è uccidere? Se da bambini c'avessero messo in mano un giocattolo anziché un coltello?

Prende un tiro di fumo socchiudendo gli occhi e lo manda giù strizzando le palpebre, inebriata da quel gesto così consueto, dalla sensazione del calore secco che ti scende in gola e ti si appiccica ai polmoni, uccidendoli un po' più di quando non fossero già morti. Soffia fuori il fumo come un sospiro, ma continua a tenere gli occhi chiusi. Ha voglia di raggomitolarsi sul fianco di lui, di incrociare le gambe con le sue, di incastrare il capo nell'incavo del suo collo, di circondargli la vita troppo stretta con le braccia troppo magre, di farsi avvolgere le spalle dalla sua stretta e farsi accarezzare la schiena dalle sue mani fredde. Ha voglia di farsi amare, quel giorno, e di piangere sul latte versato e sulle cose che non potrà mai cambiare. 
Apre gli occhi, guarda il soffitto e resta immobile.

Ci pensi, ogni tanto, a come sarebbe se avessimo un posto dove andare? Se potessimo scappare e vivere d'amore e chissà cos'altro?  Se avessimo aspirazioni e aspettative, un sogno nel cassetto da realizzare?

La cenere cade sul copriletto giallognolo a far compagnia a qualche altro alone indelebile. La cartina è già a metà, ma la sigaretta sta ancora lì, in mezzo al medio e all'indice, a fare un filo di fumo che lei guarda salire fino al soffitto e sporcare l'intonaco di petrolio.

Ci pensi a come sarebbe se fossimo capaci di amarci come fanno tutti gli altri? Se i nostri corpi funzionassero come dicono le teste, se non fossimo due giocattoli difettosi fatti per essere rotti e buttati via?

Gli occhi di Akutagawa si bagnano d'un velo di lacrime, ma resta fermo, così come Julie, una mano tra i suoi corti capelli un po' verdognoli, esitando nella carezza per paura di romperla.

Ci pensi a come sarebbe se non fossimo costretti a vivere di magari?

Il tabacco e la cartina brillano stanche di un rosso morente, l'ultima cenere cade sul copriletto e del filo di fumo non resta che la macchia grigia un po' più larga sull'intonaco scrostato.

I get to love you
It's the best thing that I'll ever do
I get to love you
It's a promise I'm making to you
Whatever may come, your heart I will choose 
Forever I'm your, forever I do