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Autore: AntoGoesToLondon    09/02/2019    2 recensioni
"Cecilia, ventottenne alle prese con il suo primo lavoro in una multinazionale, trascorre un'esistenza particolarmente piatta, in cui tutti i giorni cominciava a somigliarsi.
Perennemente alla ricerca dell'amore a prima volta, finisce sempre per fantasticare sulla persona sbagliata, rimanendo inevitabilmente.
Sembra ormai che nessuna novità si prospetti per lei quando all'improvviso un'occasione la porterà nella grigia Londra"
PS: per questioni pratiche, ogni tanto qualche dialogo della storia sarà riportato in inglese!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo II



Ovviamente chiedere a Fabio di fare qualcosa raramente sortisce l’effetto desiderato, anzi solitamente succede l’esatto contrario, e quella sera non fu eccezione. All’ennesimo guaito, perché non potevano di certo considerarsi gemiti quelle urla strozzate che si sentivano in quasi tutto l’appartamento, Cecilia si sedette sul letto urlando un infastidito “e basta!” che ovviamente non fu minimamente badato.
A quel punto, stanca ed essendo ormai le due passate, si trasferì in camera della sua coinquilina, che per posizione era la più silenziosa della stanza e dove riuscì finalmente a chiudere occhio.
Al mattino seguente la situazione non fu certo migliore: il soggiorno era ridotto alla stregua di un campo di battaglia, probabilmente le effusioni, o colluttazioni era difficile da capire, erano iniziate lì a giudicare dai cuscini buttati per terra e dalla posizione delle stoviglie sul tavolo. “Lo hanno fatto sul tavolo?” si domandò inorridita dalla sola idea.
In cucina le cose non migliorarono: c’erano le pentole e le padelle sporche nel lavello insieme ad altre posate.
“Ma com’è possibile che cucini per due e sporchi per quaranta!” esclamò infastidita osservando le condizioni in cui versava la cucina.
“Non ti preoccupare, Ceci, poi pulisco tutto”. La voce mezza assonnata del suo coinquilino la fece trasalire, non lo aveva sentito arrivare. “Sarà meglio per te” rispose con finto tono minaccioso. “Sei già sveglio?” si sorprese notando che era in anticipo di almeno mezz’ora sulla sua solita tabella di marcia. “Sì, dovrei arrivare prima a lavoro e comunque Veronica doveva studiare” spiegò laconico mentre preparava la moka.
“Quindi Veronica è sveglia?”
Fabio annuì girandosi verso di lei. “E’ in bagno adesso”
“La rivedrò ancora?” domandò Cecilia fingendo un tono indifferente.
L’altro strabuzzò gli occhi, scuotendo la testa. “No, per carità! Hai sentito come urla?”
“Sì, credo di aver sentito qualcosa” ammise ridacchiando. “Come anche il resto del vicinato”, pensò.
“Dai! Manco al macello..” affermò Fabio facendo ridere la sua coinquilina.
“Buongiorno!” s’introdusse la "gradita" ospite rivolgendosi a Fabio e ignorando del tutto Cecilia che si morse la lingua per non dire qualche cattiveria. La vide avvicinarsi tutta sorridente, inconsapevole che ormai quelli sarebbero stati i suoi ultimi minuti nell’appartamento, e gli stampò un bacio sulle labbra lasciandosi palpare persino il sedere sotto lo sguardo incredulo di Cecilia, che roteò gli occhi sussurrando un “insomma”.
“Vero, lei è la mia coinquilina Cecilia” la presentò Fabio indicandola con un cenno del capo. La ragazza si voltò e fece un sorriso di circostanza accennando ad un “piacere” senza staccarsi da Fabio, Cecilia sollevò un sopracciglia con aria contrariata. Non solo non l’aveva fatta dormire ma addirittura era una maleducata!
“Bene, io vado al lavoro” affermò alzandosi in piedi per porre fine a quella ridicola scena.
“Oh, ok! Allora a dopo!” la salutò Fabio tentando di svincolarsi dalla presa della sua ultima conquista senza molto successo. Cecilia ricambiò e uscì dall’appartamento afferrando le chiavi del suo cinquantino un po’ sgangherato. Non era il mezzo più affidabile a cui potesse ricorrere, uno dei freni funziona a mala pena e ogni tanto il motore faceva uno strano rumore ma era in tremendo ritardo ed era sicuramente più veloce della metro.

Arrivata in ufficio, si diresse direttamente al bar senza nemmeno posare la borsa. Era consuetudine di tutti prendere insieme il caffè la mattina prima di iniziare la giornata lavorativa.

Non appena mise piede nel bar, si ritrovò il suo “capo” Luca conversare con Fiorella, una della funzione Finance, a cui presumibilmente il ragazzo faceva la corte. “Buongiorno” salutò entrambi dopo essersi procurata il suo caffè.
“Ciao! Sei arrivata adesso?” le chiese lui notando che era in leggero ritardo. Cecilia bevve un sorso di caffè e accennò di sì con il capo. “Ho dormito malissimo”
“Come mai?”
“Il mio coinquilino..” spiegò senza aggiungere molto altro e Luca scoppiò a ridere. Era perfettamente a conoscenza delle performance del suo caro coinquilino.
In quel momento, Fiorella salutò entrambi dicendo che era arrivata ormai l’ora di lavorare, lasciandoli da soli.
“Allora?” domandò sporgendosi verso di lui con sorriso un po’ malizioso.
“Allora che?” chiese l’altro fingendo di non capire.
“Dai, Lù! Non fare il finto tonto!” si stizzì Cecilia. “Le hai chiesto di uscire?”
Lui roteò gli occhi. Non ne poteva più di quelle continue allusioni. “Non ho nessuna intenzione di chiedere di uscire a Fiorella. Non mi interessa” ribadì scandendo bene l’ultima frase.
“Sì, va be’..” rispose l’altra preferendo non approfondire ulteriormente la questione.
“Siete pronti?” domandò una voce alle loro spalle. Era Susanna: lei gestiva il marketing di una delle linee di carta igienica più redditizie. La famosa quattro veli doppio strato, estremamente soffice e sempre profumata: quella descrizione ormai Cecilia l’aveva imparata a memoria.
Lì per lì non afferrò subito quello che intendesse la collega e per fortuna Luca andò in suo soccorso. “Sì, tra poco ti raggiungiamo per il media brief” si affrettò a rispondere ricordando anche ad Cecilia l’appuntamento di quella mattina.
A quel punto i due si alzarono avendo ormai concluso la loro colazione e si diressero in sala riunione senza perdere tempo. Dopo tutto, come si suol dire “altro giro, altra corsa”.
 
***
 
Stava leggendo distrattamente le mail che aveva ricevuto quando all’improvviso la voce di Luca ruppe il silenzio.
“Hai letto la mail di Cartwright?” le domandò, fermandosi in piedi alle sue spalle.

Cartwright, Group Head of Communications & Media, era il loro capo “virtuale”, residente nella cara vecchia Londra, a cui rispondevano di alcune iniziative che si svolgevano a livello di gruppo. Era una figura importante ma Cecilia lo aveva sentito solo parlare finora e Luca forse lo aveva visto in tutto tre volte.
Cecilia alzò lo sguardo verso di lui e si grattò la nuca, non ricordava minimamente quello che aveva letto anche se aveva appena visto l’email.
“Ha scritto che entro domani possibilmente dobbiamo inviargli il report della campagna online fatta il mese scorso su New Born” le ricordò lui mordicchiandosi il labbro per la preoccupazione.  
New Born era una nuova linea di pannolini eco-friendly lanciata di recente sul mercato.

Il business dei rotoloni di carta assorbente da cucina era in leggero declino e data l’expertise dell’azienda e la possibilità di conversione di alcuni impianti, il loro team centrale, dopo diverse consultazioni, riunioni, ricerche di mercato – insomma, per farla breve dopo lunghi mesi di lavoro – aveva deciso di immettere sul mercato un nuovo prodotto: una linea di pannolini, rispettosi dell’ambiente, ideale per quelle mamme attente ai temi della sostenibilità ma che non rinunciano al meglio per i loro bambini.
Trattandosi di un prodotto esperimentale e fuori dalla classica e conosciuta offerta aziendale, furono pochissimi i Paesi pilota, ma fra questi ad accettare la sfida di quell’innovazione ci fu l’Italia.
Ci vollero diverse ore di straordinario e continue conference call con agenzie, team centrale e marketing teams per tirare fuori un piano di lancio sufficiente soddisfacente ma alla fine, New Born aveva visto la luce in diversi supermercati, aveva fatto il giro dei social e conquistato molti ascolti in TV.

Essendo una linea da far conoscere al mondo delle mamme, l’investimento era stato piuttosto ingente ed ora era il momento di verificare i risultati.
“Ci stai lavorando tu?” domandò poi il collega andando verso il proprio posto.
La ragazza annuì e recuperò al volo il file. Aveva iniziato a compilarlo con alcuni dati ma il report era ancora molto lontano da una conclusione degna di essere presentata ai piani alti.
“Mmm.. sì ma c’è parecchio da fare!” lo avvertì preferendo essere completamente sincera. “Avevo iniziato ma poi tremila cose da fare ed è rimasto in secondo piano. Non pensavo che avremmo dovuto presentarlo addirittura domani” provò a discolparsi, sapeva che Luca non gli avrebbe mai rimproverato nulla, anche perché non era prevista una consegna del report così repentina, ma le dispiaceva quando non riusciva a portare a termine il lavoro nel modo più soddisfacente possibile per tutti ma soprattutto rispettando i suoi standard, che tutto potevano essere considerati tranne che dalle poche pretese.
Come previsto, Luca non la rimproverò minimamente per quell’inconveniente, anzi si rese disponibile per aiutarla. “Ci mettiamo al lavoro insieme. Dividiamoci che facciamo prima, poi assembliamo”
Il “poi assembliamo” significava che Cecilia avrebbe dovuto amalgamare tutta la presentazione perché sì, Luca a compilare tabelle di dati era bravo ma a renderle leggibili al resto della popolazione un po’ meno, invece Cecilia era in grado di semplificare i concetti, anche di una certa complessità, rendendoli comprensibili a chiunque.

Proprio perché si prospettava una lunga giornata di lavoro e dato il loro rapporto confidenziale,  Cecilia non seppe proprio trattenersi dal fare la seguente domanda:
“Ma non possiamo rimandare la consegna a dopodomani?”
Luca la guardò per una frazione di secondo, illudendo la ragazza che forse avrebbe avuto un giorno di più, per finire scuotendo la testa. Era un “no”, come volevasi dimostrare.
“Cè, dobbiamo fare bella figura e rispettare la deadline. Tu soprattutto devi fare bella figura!” asserì in tono serio.
Cecilia che non aveva minimante idea del perché di quel riferimento, pretese ulteriori spiegazioni.
“Beh, pensavo che te lo stessi già chiedendo. Ormai sono circa due anni che sei con noi..”
“Uno e mezzo” lo interruppe lei precisando la corretta durata del rapporto lavorativo. Possibile che si confondesse sempre?
“E’ uguale. Quello che voglio dirti è che ci avviciniamo al momento in cui dobbiamo promuoverti”
A quella parola, Cecilia piegò leggermente la testa e aggrottò la fronte; era la prima volta che si parlava di un’ipotetica promozione, non che non se l’aspettasse. Era consapevole di fare un buon lavoro ma, al tempo stesso, non capiva che c’entrasse Jonathan Cartwright  con l’avanzamento della sua carriera professionale.
“Qui non so se ci saranno grandi possibilità, ma a Londra probabilmente sì e Cartwright sarebbe la persona che deciderebbe in caso. Ovviamente non sto dicendo che ti mandiamo a Londra, tu devi essere d’accordo ma è una possibilità” chiarì d’un fiato vedendo l’espressione leggermente terrorizzata della sua Assistant. 
Cecilia fece un respiro che somigliò più ad uno sbuffo e annuì. Il suo capo aveva ragione: lei non voleva essere un’Assistant per tutta la vita quindi se Londra era un’occasione per uscire da quell’impaccio, perché no? Anche se l’idea di trasferirsi nella capitale inglese le provocava una leggera ansia.

“Comunque non succede domani” la rassicurò Luca capendo nuovamente lo stato d’animo di Cecilia, ormai la conosceva troppo bene. “Ma sicuramente domani mandiamo quel report quindi al lavoro” la incoraggiò con quel suo tono leggermente severo che non dava spazio ad ulteriori ripensamenti e si sedette.
Si misero al lavoro in modalità no stop per il resto del pomeriggio separatamente e solo verso le sei si unirono per assemblare il tutto riuscendo a dargli una forma decente solo verso le sette di sera.
“Senti, Ceci, lasciamo così! Abbiamo fatto pure troppo” la pregò l’altro dando un’occhiata veloce all’orologio.
“Sei in ritardo per gli allenamenti, eh?” gli chiese inarcando un sopracciglio divertita. Non era da lui lasciare un lavoro senza che quello rasentasse la perfezione, che, come gli standard di Cecilia, non era così facile da raggiungere.
“Esatto e comunque va bene, abbiamo riportato tutti i dati possibili quindi direi che è più completo” sentenziò in modo così deciso che non lasciava spazio ad ulteriori repliche e dopotutto il capo era lui quindi perché mai controbattere?
La giovane fece spallucce e salvò in via definitiva il file nelle cartelle condivise. “Fatto” esclamò chiudendo la cartella, dopodiché diede un’occhiata sommaria alle mail che avrebbe visto il giorno dopo, così come anche Luca, e avviarono l’arresto del PC senza ulteriori indugi.
 
 
***

Mentre entrava in ascensore diretta verso il settimo piano fece un lungo sbadiglio; era stanchissima, quel report last minute l’aveva sfinita. Sperava che si sarebbe goduta un po’ di pace in completa solitudine ma, come al solito, qualcosa doveva rovinare i piani.

Non appena mise piede sul pianerottolo, la musica a tutto volume colpì le sue orecchie svegliandola brutalmente.
“Eh no, eh! Anche oggi no” affermò infastidita. Non le importava nulla di chi fosse con Fabio ma oggi non esisteva che la disturbasse nel modo più assoluto.
Entrò in casa e buttò un urlo annunciando il suo arrivo. Fabio spense subito la musica e comparve nel corridoio lasciando la nostra protagonista perplessa: era vestito.
“Oi, sei tornata tardi..” osservò raggiungendola in soggiorno.
“Sì, sono stata impegnata fino a tardi con un report” spiegò velocemente e si buttò sul divano.
“Siamo da soli?” lo incalzò senza molti giri di parole e il suo coinquilino annuì ridendo.
“Oggi pausa” aggiunse con tono ammiccante. “Tu invece? Che mi dici?” le chiese poi.
Cecilia lo guardò per qualche secondo, socchiuse la bocca senza emettere alcun suono. Non aveva proprio nulla da raccontargli.
“Fa’ scusami” esordì infine. “Viviamo insieme, ti sembra che stia uscendo con qualcuno?”
Lui rise ancora e scosse la testa, come sospettava d’altronde. “Speravo che mi fosse sfuggito qualcosa”
“Speravi?” chiese leggermente stupita. Non pensava che la sua vita sentimentale e sessuale gli stessero a cuore.
L’altro fece spallucce. “Sì, insomma è da un po’ che ti vedo chiusa a casa. Dovresti uscire, Ceci! Fare qualcosa…” continuò mentre si accendeva una sigaretta.
“Tipo?” domandò. Era così disperata che si era aperta pure ai suoi suggerimenti.
“Non lo so! Esci, bevi, perdi un po’ il controllo. Prova a scioglierti un po’, ecco. Magari scollati anche” concluse convinto di aver appena rivelato la soluzione ad ogni problema.
Cecilia inarcò un sopracciglio e sospirò a lungo. Era stata alquanto stupida a sperare in un consiglio decente. “Già, vedrò cosa posso fare” rispose e si alzò dalla poltrona, dopodiché diede la buonanotte al suo coinquilino e si chiuse in camera decidendo di vedere un film al PC in santa pace.

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Angolo dell'autore:

Ciao ragazze/i,

Innanzitutto, grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia fra le preferite, ricordate e/o seguite :) mi fa piacere vedere che Cecilia ha già guadagnato qualche consenso e spazio nelle vostre menti!

Non mi sono presentata; io sono Anto e, come spero faccia intendere il nickname, vivo a Londra da meno di un anno!Tenete a mente questo mio appunto.
Come già anticipato nel disclaimer, per esigenze narrative, ogni tanto la storia avrà dei dialoghi scritti interamente in inglese ma non preoccupatevi, saranno alquanti banali e comunque spiegati nel testo!

Cecilia ed io facciamo lavori abbastanza simili, per cui,ogni tanto sentirete blaterare di alcuni lavori che deve fare, e sappiate che con buona probabilità è esattamente come succede nella realtà di tutti i giorni.

Bene, non vi rubo più tempo e alla prossima settimana :D

 
   
 
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