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Autore: foschi    09/02/2019    6 recensioni
{Questa fanfiction partecipa all’iniziativa “A world full of song” del gruppo Facebook “Il Giardino di Efp” }
«Non mi avete fatto niente, questa è la mia vita che avanti, oltretutto.» sussurrò decisa, facendo disegnare un sorriso sul volto del dio che scomparve, lasciandola sola con il suo dolore.
Non doveva dare loro modo di pensare che avesse ancora dei sentimenti dentro di sé, che conservasse ancora il ricordo dell’amore familiare. No, doveva far credere loro che la sua vita andava avanti con il compito che le avevano affidato, mentre ad ogni ricordo che la coglieva all’improvviso moriva un po’ di più. Era un crudele il suo destino.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pandora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mein grausames Schicksal

 

Titolo: Mein grausames Schicksal

Rating: Verde

Genere: Introspettivo

Personaggi: Pandora

Pairing: Nessuno

Avvertimenti: OOC                                           

Note dell’autore: Questa fan fiction partecipa all’iniziativa “A world full of song” del gruppo Facebook “Il Giardino di Efp”.

La canzone da me scelta è “Non mi avete fatto niente”, proposta dall’autrice They are almost canon ed ho voluto riferirla al personaggio di Pandora, cercando di scavare dentro di lei.

Dedico questa storia alla carissima AryaDream che scrive meraviglie sulla Sacerdotessa infernale ed il suo giudice ed adora Pandora! **

 

 

 

 

 

  

   Pandora era crollata a terra terrorizzata, incurante del bel vestito di raso che si sgualciva. Gli occhi violacei, ricchi di paura e coperti da un velo di lacrime, erano fissi sulle due figure davanti a sé: erano grandi, maestose, ma anche scure e tetre; l’atmosfera che le circondava non poteva non far tremare le esili spalle della bambina, incurante del dolore causato dalla brusca caduta.

«Tu sei destinata a diventare la sorella del Sommo Hades, il Dio degli Inferi, Pandora.» tuonò una delle due ombre, facendo riecheggiare la sua voce profonda e severa all’interno del piccolo gazebo, nascosto nell’angolo più remoto del giardino – ecco perché suo padre le avevano detto di non recarsi per nessuna ragione lì!

Ma lei, quel giorno, era uscita in giardino solo per giocare con il suo amato cane Adolf, non aveva nessuna intenzione di disubbidire agli ordini dell’adorato padre! Era stato Adolf a condurla lì, fiutando qualcosa che poi l’aveva fatto correre via, mentre lei era rimasta di fronte al gazebo soggiogata da qualcosa, entrando poi in punta di piedi, come se quello fosse un luogo sacro di cui bisognava preservare il silenzio.

«Sarai la Sua Sacerdotessa, guiderai il Suo esercito e sarai a capo di tutti i soldati del Sommo Hades.» la voce dell’altra ombra la distolse dai suoi pensieri, giungendole più pacata e morbida, ma non per questo meno ferma: quella non era una richiesta, ma l’ordine di un crudele destino già segnato di cui lei non doveva lamentarsi.

Era solo una bambina, ma aveva riconosciuto l’autorità dei due davanti a sé ed ormai sapeva che  la sua vita non sarebbe stata più quella che aveva conosciuto fino a quel momento; sarebbe stata una vita grigia, atona, con un unico obiettivo: servire il Dio degli Inferi.

Le gambe ancora le tremavano, le lacrime ancora le rendevano gli occhi lucidi – non avrebbe mai pianto, non davanti a quelle due divinità; perché sì, Pandora aveva capito che quelli non potevano che essere degli dei: chi altri poteva dare ordini agli uomini? E poi non era stupida, sapeva di non potersi ribellare od avrebbero potuto punirla –, ma la piccola Pandora si alzò stringendo tra le manine la stoffa morbida del suo vestitino rosa, lo sguardo violaceo carico di rassegnazione posato sui due.

«Come desiderate.» sussurrò stringendo un po’ di più la gonna, mordendosi il labbro per non piangere. Un sorriso soddisfatto si aprì sulle labbra di quelli che, come apprese più tardi,  erano i due dei gemelli Hypnos e Thanatos.

«Ci fidiamo di te, Pandora. Preparati ad accogliere il Sommo Hades.» queste furono le ultime parole del dio della morte prima di svanire con il gemello, ormai liberi da quello scrigno in cui Atena li aveva sigillati.

Pandora finalmente cedette e le lacrime le solcarono le guance che ben presto divennero rosse: doveva prepararsi a dire addio alla sua vita.

 

*****

 

    Un tuono squarciò il silenzio in cui il castello della sua famiglia era caduto, costringendo la giovane donna a svegliarsi di soprassalto. Il sudore, misto alle lacrime, gli solcava il volto che ritrovò ben presto la propria compostezza mentre il respiro andava regolarizzandosi: un incubo? No, un ricordo, così vivo che ancora le bruciava, le correva sotto la pelle come febbre, le straziava il cuore.

Lentamente, Pandora scostò le coperte ed uscì dalla sua stanza – quella stanza che sin da piccola era stata sua. Un brivido le attraversò la schiena quando i piedi scalzi toccarono il pavimento di marmo, era freddo, come tutto in quel maniero ormai. Silenziosamente uscì dalla stanza, passando davanti al grande specchio del corridoio; si concesse uno sguardo e la superficie di vetro le rimandò l’immagine di una donna triste, le occhiaie che le sue ancelle cercavano di coprire in tutti i modi ne erano la prova. Camminò ancora per un po’, il cuore che batteva un po’ più veloce, ritrovandosi a percorrere gli stessi passi di quando aveva raggiunto di corsa la camera dei genitori dopo l’urlo di dolore di sua madre; arrivò di fronte a quella porta sempre chiusa, emblema del suo crudele destino e di quello a cui aveva rinunciato: la sua famiglia, l’amore che le aveva trasmesso, i colori, i sentimenti. 

Aprì piano la porta e lo scenario che le si presentò era sempre quello: il buio ed il silenzio regnavano incontrastati, insieme alle macchie, ormai sbiadite, del sangue di sua madre, morta per dare alla luce il suo Signore, suo fratello minore – mpf, come poteva il Signore degli Inferi vedere la luce se tutto quello che faceva era portare le tenebre ovunque? Che assurdo contro senso.

 

    Si avvicinò al grande letto a baldacchino con le mani che le tremavano, le lacrime che le velavano gli occhi fissi su quelle coperte ancora sfatte, lasciate come allora: aveva accettato il suo destino ed aveva condotto la sua vita in una grigia esistenza; aveva condannato a morte la sua famiglia e questa consapevolezza le faceva stringere il cuore.

Le gambe cedettero mentre i singhiozzi le facevano tremare la schiena, i lunghi capelli neri ricadevano sul volto e sulle spalle come se la stessero abbracciando, accompagnandola in quel dolore – oh, anche essi erano neri, quant’era sadico quel destino?

Un tuono ruppe di nuovo il silenzio illuminando quella stanza, ridisegnando i macabri confini degli oggetti. Pandora non sussultò, percepiva benissimo la presenza di Thanatos – sembrava il suo segugio, visto che sia lui che il fratello la tenevano sott’occhio, aveva paura li tradisse?

La cascata di capelli neri ricadde lungo la schiena che si raddrizzò fieramente; lo sguardo di Pandora, vuoto e con quelle lacrime cristallizzate sulle guance, si indirizzò sul letto davanti a sé.

«Non mi avete fatto niente, questa è la mia vita che avanti, oltretutto.» sussurrò decisa, facendo disegnare un sorriso sul volto del dio che scomparve, lasciandola sola con il suo dolore.

Non doveva dare loro modo di pensare che avesse ancora dei sentimenti dentro di sé, che conservasse ancora il ricordo dell’amore familiare. No, doveva far credere loro che la sua vita andava avanti con il compito che le avevano affidato, mentre ad ogni ricordo che la coglieva all’improvviso moriva un po’ di più. Era un crudele il suo destino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice

 

Salve!

Questa storia vede la luce grazie alla canzone cantata da Fabrizio Moro ed Ermal Meta, che io ho reinterpretato per una Pandora che ancora conserva in sé tracce di un antico amore familiare. Lei deve andare avanti per realizzare il suo destino, ma quando è sola, lontana dallo sguardo dei due dei gemelli, si lascia andare alla tristezza, perché accettando il suo destino ha condotto i genitori alla morte.

  Ho cercato di rendere Pandora umana, lontana dalla freddezza che la  contraddistingue quando è al comando dell’esercito di Hades, spero di esserci riuscita. Pandora è molto più della Sacerdotessa degli Inferi, è una donna che ha visto la sua vita stravolta sin da quando era bambina e mi sembra impossibile che sia così fredda, quindi ho provato a scavare dentro di lei.

 

 Il titolo della storia è in tedesco e significa “il mio crudele destino”. Ho scelto questa lingua per omaggiare Pandora, viste le sue origini tedesche.

Bene, io chiudo qui.

Alla prossima,

Olivier_Rei

   
 
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