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Autore: realshaka    10/02/2019    2 recensioni
I cavalieri di Atena celebrano la sconfitta del Grande Sacerdote Arles, ma per Milo la vittoria ha un sapore amaro e in una notte stellata e silenziosa sente il bisogno di dar sfogo alle emozioni che logorano il suo animo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dialogo sulla Collina Stellata

 

Le stelle dello Zodiaco brillano alte nel cielo scuro di Atene, la notte e il silenzio abbracciano il Santuario e con esso i suoi ultimi abitanti. Un sospiro di sollievo dopo tante pene e agonie: le follie di Arles sono un capitolo chiuso, così come gli scontri coi Cavalieri di Bronzo e gli inutili litri di sangue versato. Versato, peraltro, in nome di un singolo individuo malvagio che, accecato dall’ambizione e dalla superbia, era riuscito a convincere i nobili Gold Saints a ribellarsi alla loro dea.

Pare assurdo pensare che sia passato così poco tempo; ha piuttosto l’aria di un’antica leggenda tramandata attraverso i secoli per ricordare agli uomini quanto sia terribile la hybris. Ora è chiaro a tutti che Lady Isabel sia l’incarnazione di Atena, e chi meno di un mese fa lottava per impedire ai suoi cadetti di raggiungere il tempio, adesso le giura fedeltà e applaude la sua vittoria sul Grande Sacerdote. 

Ma non a tutti va a genio questa artificiosa e mendace pittura degli eventi. Per Milo, più che chiunque altro, questo fantomatico trionfo ha più il sapore di una tremenda sconfitta. Sa di aver pagato il prezzo più alto immaginabile per restare in vita, e ogni minuto che passa è sempre più convinto che, in fondo, finire nell’Ade sarebbe stato di gran lunga più gradevole che subire quella sorte.

Cova in sé troppa amarezza, troppa rabbia, troppo dolore, che a stento prova a reprimere. Eppure stanotte non ce la fa proprio più; è stanco di fingere che tutto vada bene, è stanco di passare le giornate a guardarsi intorno e vedere solo rovine e desolazione, è stanco di sorridere alle Saintia ostentando una forza e una sicurezza che sente di non avere più. La verità è che gli è stato portato via tutto, o almeno tutto ciò che avesse un minimo di importanza per lui.

Tira calci e pugni alle colonne del Grande Tempio come un forsennato. Ha lasciato la Sacra Armatura all’Ottava Casa, così può sentire meglio i contraccolpi. Crede che il dolore fisico possa coprire quello dell’anima, anche se in fondo è perfettamente consapevole dell’essenza illusoria di una simile convinzione.

Tossisce per la polvere, si accascia sui resti di ciò che ha appena abbattuto e stringe forte i denti. Piange come un piccolo Shun solo e indifeso. Assapora le lacrime salate che riescono a scivolargli fino alla bocca, cercando di ricordare se quelle di Camus avessero lo stesso sapore. Più d’una volta gliele aveva viste sul volto, dopo una lite per le questioni più svariate, ed era sempre il momento in cui finivano per riappacificarsi e sigillare tutto con un bacio.

“Amore mio…” sussurra con gli occhi lucidi rivolti verso l’eclittica a cercare conforto nelle stelle dell’Acquario. Ingoia amarezza e dolore, torna ad accanirsi con le macerie.

Ha quasi finito di trasformare la Collina Stellata in una discarica di marmo quando viene richiamato da una voce familiare. Non che ci siano molte voci da ricordare alle Dodici Case, ma quel tono elegante, serio e un po’ snob di Shaka è inconfondibile.

 - Queste pietre ti hanno arrecato offesa, cavaliere?

 - Qualcuno dovrà pur sistemare questo disordine, non credi? - risponde il greco con ironia.

 - Beh, mi risulta che l’accesso a questo luogo sia riservato al Grande Sacerdote.

 - A me invece risulta che Lady Isabel non ti abbia ancora conferito questo titolo, eppure se la realtà non mi inganna stiamo entrambi trasgredendo le regole. Viviamo in un’anarchia oramai!

 - Anarchia… - ribatte il cavaliere della Vergine toccandosi il mento - Che termine forte in un mondo governato dalla volontà degli dei e del fato. E, per la cronaca, non ambisco al titolo a cui ti riferisci; questa collina è testimone di quanto la sorte sia stata oltremodo crudele con gli ultimi che se ne sono fregiati.

Milo trattiene con fatica un violento e poco appropriato set di insulti e imprecazioni rivolte alla sorte che, no, non era stata infame con Saga e Sion quanto con lui. Vorrebbe gridare e piangere di nuovo, ma il suo orgoglio gli impedisce di avere un atteggiamento del genere davanti ad un altro cavaliere. Eppure vorrebbe anche far sapere a qualcuno quanto fosse speciale il suo rapporto con il custode dell’Undicesima Casa. Ha un bisogno tremendo di confidarsi con un amico.

 - Come mai sei venuto qui, Shaka?

 - Ho sentito il tuo cosmo triste e iracondo; non ho saputo resistere alla curiosità suscitata da un connubio di sentimenti così singolare e desueto.

 - Mi sto solo allenando.

 - Spaccando sassi a mani nude, analogamente a come farebbe un ragazzino che non ha ancora ottenuto la propria armatura… Si vede che non stai bene, Milo.

Il giovane scorpione chiude gli occhi e ripensa ai tempi del suo addestramento alle Cicladi. Allora l’unico dolore che conoscesse era quello alle ossa dopo una giornata a prendere mazzate (destino un po’ comune a tutti gli allievi) sotto il caldo sole della Grecia. Ricorda lo splendore del Mar Egeo e di quando vi si tuffava per riprendere l’energia persa nelle lotte come se le sue acque avessero un misterioso potere lenitivo. All’epoca non avrebbe mai immaginato di ritrovare quella stessa bellezza e quelle emozioni in un ragazzo francese giunto alle Dodici Case nel suo stesso periodo.

E in fondo con lui il greco aveva scoperto dei sentimenti mai provati in tutta la propria esistenza, nonché diversi modi per allietare la vita al servizio del Santuario, con una particolare attenzione rivolta alle notti.

 - Immagino tu non ne voglia parlare e come cavaliere rispetto la tua volontà, ma in qualità di amico ti sprono a farlo ugualmente perché ti farebbe bene - interviene Shaka non riscontrando alcun feedback.

 - Devo solo adattarmi alla nuova situazione.

 - Suppongo che un “buona fortuna” sia d’obbligo a questo punto, peccato che sappiamo entrambi quanto diverrebbe vana la nostra conversazione. Qual è la fonte del tuo dolore, cavaliere di Scorpio? Sono forse i nostri compagni d’armi deceduti?

 - Sì - risponde l’altro in modo freddo e nervoso.

 - Uno in particolare?

 - Volevo bene un po’ a tutti.

 - Suvvia, Milo, il fatto che io abbia sempre gli occhi chiusi per concentrare il cosmo non mi impedisce di vedere le cose ovvie, come ad esempio la scarsa veridicità di queste tue parole: insomma, nessuno ha mai voluto bene a Deathmask!

Il ragazzo non sa se ridere per la battuta o biasimare il povero cavaliere del Cancro trapassato senza che nessuno piangesse la sua morte, alla stregua di un Ebenezer Scrooge mai redento. Persino la dipartita di Saga, che bipolarità e manie omicide a parte era un bravo ragazzo, aveva lasciato un po’ di vuoto nei cuori dei Gold superstiti. 

 - Principalmente per Camus, lo ammetto. Era… Era come un fratello per me.

 - Un fratello dici? La tua reazione a metà tra l’odio e la disperazione mi pare piuttosto inusuale.

 - Che vuoi dire?

 - Come credi che avrebbe reagito Shun se avessi eliminato Phoenix durante il nostro scontro? O, meglio ancora, ricordi Ioria dopo la morte di Aiolos? Davanti alla morte di una persona cara gli esseri umani vedono due vie: il pianto o la rabbia. Tu, invece, le hai palesemente intraprese entrambe. Questo tuo atteggiamento irrazionale mi porta a credere che ci sia in gioco qualcosa di più forte e, permettimi, più intimo tra voi due.

Milo diventa rosso come la sua cuspide per l’imbarazzo. Come diamine ha fatto Shaka a scoprire quello che credeva il suo segreto più profondo? Oppure è solo una trappola costruita dall’indiano per ottenere una confessione?

 - Le troppe ore di meditazione a scapito del sonno ti hanno fatto impazzire, Shaka? Hai mai notato che Camus non è una donna?

 - Tranquillo, me ne sono reso conto ma non in una maniera tale da richiamare la tua gelosia. Comunque neanche Ioria lo è.

 - Ma quale gelosia? E poi che c’entra Ioria adesso? 

 - Oh, Milo, ti credevo decisamente più scaltro e mi rammarica comprendere di averti sopravvalutato, ma ancor più di notare che fatichi ad ammettere quello che provi al punto di rinnegare il tuo grande amore.

Le parole di Shaka rimbombano nelle orecchie del giovane Scorpione come tuoni lanciati da Zeus in persona. È così dannatamente vero, negare di aver amato l’Acquario con tutto il proprio cuore è un insulto alla sua memoria, nonché un tradimento nei confronti di quello stesso amore.

 - Io… - balbettò - Sì, io e Camus… Avevamo una specie di relazione.

 - Non devi mai vergognarti di amare, tienilo bene in testa: è l’unica cosa buona che gli esseri umani sono in grado di fare.

 - Lo trovi così naturale anche per due ragazzi?

 - Certo; prima forse non sono stato chiaro, ma anche io e Ioria stiamo insieme. Piuttosto sarebbe di gran lunga più strano non provare nulla per nessuno, come degli automi o come queste colonne che hai ridotto in frantumi.

 - Tu e Ioria?! - esclama stupito l’altro - Credevo fossimo gli unici…

 - Per favore, Milo! Il Santuario ha alle spalle una tradizione di amore tra cavalieri che affonda le radici finanche nella Grecia classica. Se escludi le tue amichette Saintia in fondo di donne ce ne sono ben poche qua in giro, e dualmente abbondano i ragazzi avvenenti con e senza armatura.

Per un attimo il greco riesce a non pensare al suo amore perduto e si lascia sfuggire un sorriso. Immaginare colui che dev’essere essere “l’uomo più vicino ad Atena” fare la leonessa per il cavaliere di Leo ha un gusto divertente, ai limiti del dissacrante. E a dire il vero è anche bello scoprire di avere qualcosa in comune coi propri amici e sapere che almeno loro sono ancora felici. 

 - Sono contento per voi, Shaka, davvero. Spero che né tu né lui vi troviate mai nella mia situazione; non dovrebbe trovarvisi nessuno, in realtà.

 - Purtroppo, amico mio, la nostra missione come cavalieri dello Zodiaco è difendere la Terra e la giustizia di Atena; ci chiede di essere pronti a sacrificare tutto ciò che per noi ha valore. Il prossimo nemico potrebbe benissimo fare a me o Ioria lo stesso torto che stavolta tu hai dovuto subire.

 - Forse se morissi io sarebbe una benedizione.

 - Credo che il tuo amato non vorrebbe mai vederti così.

 - Vorrei solo raggiungerlo nell’Ade.

 - Un giorno lo farai, stanne pur certo, ma prima tieni alto il tuo onore di cavaliere e lotta contro le tenebre, se non per Lady Isabel, almeno in nome di Camus!

Ciò detto apre le braccia, comprende benissimo che lo Scorpione abbia bisogno (letteralmente) di una spalla su cui piangere per buttare fuori tutto il male che ha dentro. Un affare piuttosto complicato, le faccende di cuore. Nemmeno il Pugno Diabolico di Phoenix riesce a infliggere tanta sofferenza quanto il filo della Moira, perché se il primo costruisce un mondo orribile e parallelo al reale, il secondo si identifica con la realtà stessa senza lasciare via di fuga.

Così gli occhi del custode dell’Ottava Casa tornano ad essere due botti da cui sgorgano fiumi di lacrime destinati irrimediabilmente a bagnare i lunghi capelli biondi del Saint della Vergine. Ne farebbe volentieri a meno con tutto il tempo che ha impiegato per pettinarseli, ma per consolare Milo ne vale la pena. 

 - Camus era tutto per me, Shaka. Mi mancano i suoi baci, i suoi abbracci, persino il suo maledettissimo accento francese con cui esclamava “possière de diamant” mentre lo guardavo allenarsi in mezzo al ghiaccio che egli stesso aveva creato. Non mi è mai piaciuto stare in mezzo alla neve, ma lui mi scaldava il cuore e mi sentivo una persona diversa, speciale… Poi ti sembrerà stupido, ma quando sono arrivati i cavalieri di bronzo, tra cui Crystal, ho iniziato persino a fantasticare che in un’altra vita saremmo potuti essere una famiglia; ti rendi conto di come mi sono ridotto?

 - Mh - risponde l’indiano sorridendo - Tu saresti sicuramente il genitore più infantile dei figli, lui invece quello attento a insegnar loro le buone maniere e pronto a colpire te con una ciabatta quando fai lo scansafatiche, cioè sempre.

Milo non risponde subito, scoppia prima a ridere come un idiota (confermando in parte la teoria di Shaka). L’immagine fornita dall’amico è proprio, nella sua bizzarra somiglianza alla famiglia di una qualche serie TV americana, uguale a quella che egli stesso riesce a immaginare.

Peccato solo che tutto ciò sia vano, giacché Camus riposa in pace per l’eternità.

 - Tu e il tuo leone non sareste molto diversi, anche se forse un po’ meno esagerati sia dal lato della serietà sia da quello della demenza - commentò divertito - Scusa se ti dico certe cose, ma a qualcuno devo dirle e l’unico qualcuno qui presente sei tu.

 - Puoi raccontarmi ciò che vuoi, mi reputo un discreto ascoltatore. Ma sarebbe meglio finire prima dell’alba, altrimenti Ioria inizierà a farsi strani pensieri.

Il Maestro dei Cinque Picchi sostiene che l’amicizia profonda nasca nei momenti più impensabili, e se ora vedesse i due giovani Gold Saints ridere insieme tra le macerie del Grande Tempio affermerebbe senz’altro che sì, si tratta di uno di quelli. È mezzanotte, la costellazione dell’Acquario sembra persino brillare più forte delle altre, nel cielo scuro di Atene.

 

Fine

   
 
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