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Autore: Lady Moonlight    10/02/2019    0 recensioni
Sequel di “Cicatrici”.
Precipitata su Midgard per volere di Hela, Freya è trovata dallo SHIELD all’interno di una piramide. Creduta morta, su Asgard Frigga scruta il destino in un nuovo quadro mentre Thor si appresta a sedare le rivolte nate dopo la sconfitta di Aster e degli elfi oscuri.
Sulla Terra si verificano strani eventi e al contempo sogni confusi popolano la mente di Freya. Tony Stark cerca un modo per dare vita al suo nuovo progetto, Ultron, e, in un punto remoto dell’universo, Nebula porta a compimento il volere del padre, Thanos.
Loki, convinto che la guerriera sia ancora viva, tenta di scoprire cosa le sia successo, rischiando però di far piombare Asgard nuovamente nel caos.
[…]Il Collezionista è un essere strano. Freya lo conosce da cinquecento anni ormai e sebbene il suo corpo sia parzialmente invecchiato nel tempo, è chiaro che in realtà quella forma sia una mera finzione.
Freya preferisce evitare di contrariarlo quando ha a che fare con lui.
“Mi piacerebbe averti nelle mia collezione un giorno, tu e la collana” le dice indicando il monile dei nani. “Amo le cose luccicanti” confessa. “Naturalmente avresti una gabbia tutta per te.”
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nick Fury, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 14: Gemini

 


 

 

Simon Croft è un vecchio. Un anziano malato e costretto su una sedia a rotelle. Freya ha quasi paura di stringergli la mano quando l’altro gliela porge. La pelle è così sottile che le vene risaltano come ragnatele, e le ossa così leggere che la guerriera teme di spezzargliele.

Mortalità, pensa.

I mortali sono deboli, fragili, basta una brezza di vento per farli ammalare e lei ha paura di quelle debolezze. Un’asgardiano non è fatto per sopportare il peso della mortalità e per la prima volta teme per Thor.

Teme la mortale che gli ha rubato il cuore, perché Jane Foster appassirà presto e saranno gli altri, lei, a dover raccogliere i pezzi di ciò che rimarrà.

“Assomigli molto a Howard” esordisce l’anziano, con una voce più salda di quanto la guerriera si è aspettata.

“Credo che potrei considerarlo un insulto” ribatte Tony, mentre esamina uno scaffale colmo di antichi libri.

“E tu mia cara, chi sei? Non sei una creatura di questo mondo.” La voce del vecchio si affievolisce. Forse è paura, forse no, ma gli altri due uomini presenti nella stanza hanno puntato le pistole contro di loro e Stark si toglie gli occhiali da sole.

“Che maleducati!” esclama Tony, scuotendo la testa e facendo schioccare la lingua. “Ma se volete sparare non vi fermerò. La mia amica, qui, sarebbe ben lieta di mandare all’ospedale uno o dieci dei tuoi uomini e ti assicuro che non riceverebbe nemmeno un graffio.”

Per poco, Freya rimane scioccata nel sentire l’umano lodarla con tanta inusuale sincerità. Certo, le sue capacità sono un dato di fatto, ma non si aspettava da Tony una tale franchezza.

“Sono un uomo molto stanco e molto vecchio, signor Stark. La minacce non fanno più alcun effetto su di me.” Malgrado quelle parole la voce dell’anziano è acuta e stridula, chiaro sintomo che non crede totalmente a ciò che ha detto. Alza in aria la mano tremula e i suoi uomini abbassano le armi.

Freya studia l’ambiente circostante. Non ci sono solo libri in quel salone, ma cimeli antichi di origine midgardiana e altri oggetti che poco hanno a che fare con la Terra. Sono appesi al muro o appoggiati su mensole di legno, per lo più inutili e inutilizzabili. Frammenti di vasi e armi che testimoniano solo declino e rovina.  

“Meglio così, perché io non sono né stanco né vecchio, ma minacciare non è mai stato il mio stile. Mmh…” dice pensieroso. ”Ripensandoci, forse ho espresso una o due minacce… Tuttavia, mi sento in dovere di ricordarle che sono un uomo molto impegnato, quindi le saremo grati se ci spiegasse perché ha voluto parlare con me anziché il direttore dello SHIELD.”

“La pazienza non è una virtù della famiglia Stark” borbotta il vecchio, azionando un pulsante che fa muovere la sedia a rotelle. Oltrepassa Freya e la guerriera sussulta quando una mano ossuta le prende il polso.

Decide di assecondare Simon Croft e cammina al suo fianco, scambiando uno sguardo smarrito con Tony. Lui si stringe nelle spalle e si accoda alla fila, mentre varcano una nuova sala. Anche qui ci sono degli oggetti, protetti sotto lastre di vetro, e il suo sguardo si blocca su un elmo di fattura asgardiana. Il metallo è lucido come se fosse appena uscito dalle fucine dei nani e Freya si avvicina per esaminarlo meglio. Non è nulla di speciale in realtà, ma è la cosa più vicina a casa che ha trovato da quando si è svegliata in quella piramide.

“Da dove proviene?” domanda Tony, curioso. Si è avvicinato a lei per vedere l’elmo e ora lo studia con attenzione.

“L’ho recuperato in uno scavo archeologico, in Svezia. Sono passati più di trent’anni e all’epoca lavoravo per lo SHIELD. Solo di recente, dopo l’attacco a New York…” Il vecchio ha uno spasmo al petto e si porta una mano sul torace. Tossisce così a lungo che Freya teme possa morire lì, ciò nonostante esamina gli altri oggetti.

“Sei un collezionista.” Pronuncia la parola quasi con disgusto e non riesce a evitare che le labbra si pieghino in una smorfia scocciata.

“Sono un archeologo” la corregge l’uomo, ma a Freya sfugge il significato di quel termine. 

“Un archeologo nello SHIELD?” ribatte Tony, perplesso.

“Si aspettava solo spie e assassini? La ricerca scientifica è sempre stata un campo d’interesse dello SHIELD. A volte la scienza si è scontrata con la mitologia, la storia… Le vicende di Steve Rogers sono la perfetta sintesi di questo pensiero.”

Freya sbatte le palpebre e si passa una mano nei capelli.

“Perché due guardie del corpo?” chiede Stark. “Sei stato tu a chiamarmi. Cosa volevi dirmi?” Tony socchiude gli occhi e la guerriera legge un accusa di sospetto.

L’anziano posa le mani sulle cosce e sospira. Un gorgoglio gli sale in gola, mentre torna a volgersi verso di lei. Le labbra, pallide, si schiudono in un’espressione severa. “Qualcuno ha tentato di uccidermi” esordisce, giungendo subito al sodo. “Poteva essere scambiato per un umano, come la sua amica, signor Stark, ma non era di questo mondo.”

Con quella frase, Simon Croft ha finalmente catturato l’attenzione di entrambi. “E cosa le fa dire questo? Ci sono umani con capacità straordinarie… non li guarda i telegiornali? “ La voce di Stark gronda un’amara ironia, ma le sue spalle sono tese.

“Sono vecchio, non uno sciocco. Non si prenda gioco di me” lo ammonisce l’altro.

Per qualche ragione, Freya pensa a Odino. È una frase che direbbe anche lui, ma le persone tremerebbero nel trovarsi davanti il Padre degli Dei.

Può provare a negarlo, ma lui le manca.

Prova nostalgia per le serate estive, quando passeggiavano nei giardini di Vàlaskjàlf e discutevano di storia e incontri diplomatici. I momenti in cui da ragazza la faceva cavalcare con sé in groppa a Sleipnir, i giorni in cui lei fingeva di aver amato Víli…

“Quegli esseri cercavano informazioni. Mi hanno sorpreso nella mia casa a Malta e l’unica ragione per cui sono riuscito a sfuggirli è grazie a una delle mie guardie, che ha usato una vecchia arma creata dall’Hydra. Sa cosa significa?”

“Può voler dire di tutto.” Stark incrocia le braccia al petto e guarda in direzione della valigia scura che è appoggiata alla parete opposta. “Cosa volevano? Sia chiaro.”

“Lo SHIELD è pieno di nemici. L’organizzazione è colma di spie che attendono da anni il momento propizio per uscire allo scoperto. È la ragione per cui ho ritenuto fosse meglio parlare con Iron Man e i Vendicatori.”

“Gli Avengers?”

“Capisco la sua perplessità. Come ha già fatto notare, io sono un vecchio… ma quanto sto per dirle riguarda l’interesse della Terra, prima ancora del mio.”      

Simon Croft preme il pulsante d’arresto della sedia a rotelle, e la sua figura si staglia contro l’imponente finestra ad arco. Freya si passa una mano sul viso mentre lo studia con maggior interesse.

“Lo SHIELD non è più sicuro. Per decenni i suoi membri fondatori hanno creduto che la minaccia dell’HYDRA avesse avuto fine settant’anni fa, ma io non l’ho mai creduto. Avevo avvertito Howard… Non mi ha ascoltato ed ecco cosa gli è accaduto.”

“Cosa sta insinuando?” La voce di Tony è alterata, come se stesse rimuginando su qualcosa che lo ferisce.

Il vecchio fa un cenno infastidito della mano, quasi che Stark fosse una mosca fastidiosa, e torna a parlare. Contemporaneamente, la guerriera si avvicina al miliardario e fissa il suo sguardo incupito, certa che le stia sfuggendo qualcosa.

“Che l’HYDRA vive, ma non è questo il punto. C’è un nemico ben più pericoloso e spietato che convive con il genere umano fin dall’inizio dei tempi. E quello stesso nemico è giunto da me pretendendo la mia collaborazione.”

“Voglio sperare che lei non abbia detto nulla!” esclama Tony con ardore.

“Sono fuggito, come stavo raccontando. Erano interessati ad alcuni miei vecchi ritrovamenti in Egitto. Pergamene e rotoli che menzionavano di un’antica città: Atlantide.”

Freya aggrotta le sopracciglia. Quel nome le dice qualcosa, ma non riesce a comprendere cosa implichi. È così immersa nei suoi pensieri che si accorge solo dopo alcuni secondi del fatto che Tony le ha afferrato la mano destra.

La guerriera abbassa lo sguardo. Sul polso sinistro spicca un livido violaceo e le ci vuole un’istante per comprendere che è stata lei stessa a procurarselo. Negli ultimi minuti deve aver continuato a grattarlo in modo ossessivo, ed ecco perché il mortale le ha ghermito il braccio.

Tony Stark la lascia andare con una tacita domanda sul viso, alla quale però lei non sa dare risposta.

“Egitto?” ripete allora il miliardario, cauto. “E Atlantide? Vecchie leggende e favole per bambini.”

È Freya che mormora: “Come Asgard…”

“Esatto” conferma il vecchio con soddisfazione. Gli occhi scuri di Simon brillano compiaciuti. “Credevamo fossero solo racconti e poi, all’improvviso, ecco discendere dal cielo dei e alieni. Lo SHIELD ha fatto ipotesi per anni, dopo la scoperta del Tesseract, ed è giunto alla conclusione che, un giorno, qualcuno sarebbe venuto per reclamare la Terra.” È un tono solenne il modo in cui Simon pronuncia quelle frasi. “Così siete nati voi Avengers.”

Tony Stark sbuffa e Freya si massaggia il polso sinistro. La pelle le prude come se fosse entrata in contatto con qualcosa di nocivo e deve sforzarsi per non ricominciare a grattarsi.

“Fury sfrutta le vostre doti per salvare il mondo, ma nessuno di voi ha mai pensato che la Terra fosse già condannata?”

A Freya sembrano quasi i deliri di un pazzo, eppure quel discorso le riporta alla memoria l’ultimo dialogo che ha avuto con Hela.   

"Accadono cose strane su Midgard che sfuggono al controllo degli Æsir."

“Cosa dovrebbe significare?” si intromette Stark.

Simon Croft alza la mano e indica alcuni reperti antichi, protetti nelle teche di vetro. “Questo mondo non è mai stato nostro. Loro c’erano fin dall’inizio. Se ne trova traccia dalla cultura mesopotamica a quella egizia.”

“Ci pensi bene, signor Stark. Babilonia. Il mito ne parla come una città delle meraviglie.”

“Padrona.”

Freya sbatte le palpebre, incapace di capire se il richiamo di Brísingamen sia vero o solo frutto della sua immaginazione. Le capita sempre più spesso di sentire quella voce, che sembra quasi addolorata come se volesse metterla in guardia da qualcosa.

Sovente, si domanda se Fury le consegnerebbe la collana se glielo chiedesse. Scuote la testa, tentando di riprendere il controllo di sé.

“La grande Babilonia.” Il vecchio fa schioccare le dita. “Un battito di ciglia e, in una notte, la città è scomparsa lasciando pochissime tracce.”

La voce di Stark è incerta quando risponde. “Di cronache su catastrofi naturali è piena la letteratura antica. Pompei, ad esempio…”

“Negare l’evidenza non cambierà nulla.”

Freya si appoggia al muro. Sente la testa pesante e i pensieri corrono costantemente ad Asgard, malgrado si stia sforzando di rimanere concentrata.

“Ipotizziamo che questi loro esistano. Perché agire ora? Perché non hanno mai palesato la loro presenza sulla Terra? E secondo le sue idee, chi dovrebbero essere?”

“Un passo alla volta.”

Non abbiamo tempo. La frase si rivela nella mente di Freya con una forza inaspettata, ma la guerriera non riesce a capirne il motivo.

“Quando mi hanno sorpreso a Malta, non cercavano solo informazioni su Atlantide. Mi hanno chiesto della piramide, Stark.”

Piramide.

Freya sobbalza, imitata da Tony che maschera la cosa con un colpo di tosse.

“Capisco il vostro stupore. La richiesta ha sorpreso anche me, ancora di più visto quello che è accaduto recentemente alla piramide di Cheope. Volevano sapere cosa fosse accaduto, chi avesse profanato l’antica tomba… Un meteorite?” La luce del sole illumina la finestra alle spalle dell’uomo. “Sciocchezze… Lo SHIELD può aver inventato questa favoletta per bambini, ma-“

L’enorme vetrata alle spalle di Simon Croft va in frantumi e qualcosa di indefinito si lancia all’interno della stanza. Le schegge vagano come pugnali verso l’anziano, colpendolo al petto, altre si dirigono verso Tony.

Freya si getta sul corpo di Stark e insieme rotolano verso la valigetta che contiene l’armatura di Iron Man. Colpi di pistola volano sopra le loro teste, ben presto sostituiti da gemiti di dolore.

L’asgardiana aiuta Tony a rialzarsi e si para davanti a lui mentre l’altro indossa freneticamente l’armatura. Freya abbassa lo sguardo e studia con fare confuso il vetro lungo trenta centimetri che sporge dalla sua coscia. Lo estrae dalla carne reprimendo il dolore e fissa il sangue gocciolare sul pavimento.

È spaventata, si rende conto, quando nota il tremito della mano destra. Le sta accadendo qualcosa da quando è giunta su Midgard e non poter contare sul suo corpo la terrorizza. È vulnerabile a tratti come un mortale, altre volte è intoccabile, come dovrebbe essere per una della sua stirpe.

La voce di Stark le giunge distorta dall’armatura, ma lei gli presta poca attenzione.

“Vanadis” mormora, come se la spada potesse materializzarsi tra le sue braccia. Passa le dita sulla ferita e scuote la testa. Non può permettersi di perdere la testa in un momento simile.

“Allontanati da lui” comanda Iron Man alla figura di un guerriero che, bagnato come se fosse giunto lì a nuoto, incombe su un agonizzante Simon Croft. Il mantello pende floscio sulle sue spalle e l’elsa di una spada dorata balugina tra la polvere che filtra nella stanza distrutta. L’armatura è nera come la notte, incisa di rune in ogni parte e solo alcune di quelle sono note alla guerriera. I capelli sono bianchi, con una leggera sfumatura azzurra, legati in una treccia che gli arriva fino a metà schiena. 

Il nemico inclina la testa all’indietro e Freya coglie il bagliore mortale che scintilla in quegli occhi blu. Una cicatrice che taglia in due il sopracciglio sinistro.

C’è qualcosa di familiare in lui, ma non sa spiegarsene la ragione.

Freya fa un passo in avanti, ma Iron Man la supera e tenta di colpire l’uomo al volto. Il braccio di metallo incontra solo il vuoto.

Il nemico è sospeso a mezz’aria, il volto crucciato, intento a mormorare qualcosa. Freya spicca un salto tentando di raggiungerlo, ma all’altro basta fare un movimento della mano per lanciarle addosso una forza invisibile che la fa precipitare al suolo.

“Chi accidenti sei? Harry Potter?” interviene Stark, indirizzandogli contro un raggio di energia. L’avversario estrae la spada, difendendosi senza alcuno sforzo.

“No, mi sembri più un tipo da cavaliere Jedi” continua Tony, mentre fluttua a pochi centimetri da terra.  

“Sciocco umano… stolti, tutti voi. Questo mondo non vi appartiene. Osi sfidarmi? Per me sei come una mosca, un fastidioso insetto che posso schiacciare quando lo desidero.”

Freya ascolta in silenzio e afferra dai detriti del muro una sbarra di metallo. La spezza a metà e lancia il primo pezzo verso l’avversario. Non riesce a capire a che razza appartenga e le è difficile anche definirne l’età. L’aspetto esteriore non è dissimile da quello di Thor o Loki; è giovane, ma sembra avere molti più anni di quanto appaia.

Lo sguardo del nemico vaga per la stanza, mentre i respiri gorgoglianti di Simon Croft si fanno più rumorosi. Iron Man lo raggiunge, mentre il guerriero sfonda una teca di vetro e ruba alcuni oggetti che contiene.

Freya corre in avanti, la gambe ferita che minaccia di cedere, e la sbarra usata come una spada. Ha tracciato una runa per rinforzarla, ma il ferro si spezza comunque quando la spada dorata lo trincia a metà.

“Tu…” l’addita il combattente, studiandola. “Non sei una ragazza mortale.”

Freya flette il braccio all’indietro, preparandosi a colpire o difendersi.

“No, tu sei qualcosa di peggio… Sento il sangue di Odino scorrere nelle tue vene.” A quelle parole, lei trasalisce e indietreggia. “Quel vecchio traditore-”

“Freya!”  

Iron Man si para davanti a lei, e Freya si concede di trovare quel gesto rassicurante. Non è mai stata difesa da nessuno e trova quasi ironico che a proteggerla sia proprio Tony Stark.

“Sporca asgardiana. Sei la progenie di una dinastia creata da inganni e falsità”

“Ehi, vacci piano con gli insulti. Non mi piace affatto quello che stai dicendo” commenta l’uomo di metallo. “E comunque, tornando alla mia domanda iniziale… Tu, saresti?”

Prima che quello possa rispondere, dall’esterno della casa arrivano grida di persone spaventate. Con la coda dell’occhio, Freya tenta di capire cosa sta succedendo, guardando in direzione della finestra ormai distrutta.

C’è un altro guerriero che si sta muovendo verso di loro. Scavalca le macerie con una grazia quasi innaturale e il mantello fruscia tra i detriti.

“Gemelli?” borbotta Stark, mentre lei prende coscienza di quanto ha detto.

Il nuovo arrivato ha una cicatrice all’angolo della bocca, ma ha lo stesso viso, stessi occhi, medesima corporatura e lineamenti dell’altro. “Sentivamo proprio la mancanza di un coppia di fratelli malvagi!” esclama Tony con l’ironia che lo contraddistingue.

“Narek! Trova quello per cui siamo venuti e andiamocene” ordina quest’ultimo, rivolgendosi al fratello.

“Non darmi ordini, Khal” lo minaccia l’altro con un ringhio quasi animale. Poi da loro le spalle e strappa con brutalità un oggetto dalla teca in cui era riposto. Freya non riesce a scorgere ciò che ha trovato, ma deve essere qualcosa di importante e prezioso per aver spinto i gemelli fin lì.

“Ho trovato il kheperer” comunica Narek al compagno.

A quella notizia, entrambi sembrano lasciarsi andare a un sospiro di sollievo. Lei osserva il guerriero maneggiare l’oggetto con estrema cura, quasi temesse che possa sbriciolarsi da un momento all’altro. C’è qualcosa di strano e sbagliato in quel gesto, qualcosa che la infastidisce oltre ogni misura, ma è un sentimento così irrazionale che decide di archiviare la sensazione.

Freya aggira Iron Man e si mette al suo fianco. “Jarvis dice che è uno scarabeo egizio” le sussurra l’Avengers, ma lei non capisce ugualmente. 

“È un’arma?” bisbiglia di rimando, mettendosi sulla difensiva.

Stark schiude le labbra e, per un attimo, Freya ha idea che si metterà a ridere, prendendosi gioco delle sue scarse conoscenze su Midgard.

“L’umano sta morendo, fratello” interviene Khal, facendo cenno in direzione di Simon.

“Irrilevante” sentenzia l’altro, avvicinandosi al varco creatosi nel muro. “Abbiamo trovato ciò per cui siamo venuti. Il mortale non ci è più necessario.”

Khal annuisce.

Tra i due, pensa Freya, sembra essere lui il più ragionevole.

“Cosa dovremmo fare con voi?” medita Narek, fermato dal fratello mentre tenta di avvicinarsi.

“Ah, che coincidenza! È la stessa domanda che mi sono posto io” lo rimbecca Stark.

C’è una ferocia ben visibile nei lineamenti tesi del guerriero e il gemello gli afferra un braccio per impedirgli di agire in modo sconsiderato.

“Uccidiamoli e facciamola finita.”

“E rischiare una guerra con Asgard? Ragiona, fratello. Non siamo ancora pronti per fare questo passo…”

Freya si morde con forza il labbro inferiore. “È il vostro obiettivo? Asgard?” La rabbia è lì, un grumo denso che si accumula ogni secondo che passa. Era stato facile, per un momento, dimenticare le minacce che incombono costantemente sul Regno Eterno.

“Chi siete?

Loro la guardano e Iron Man torna a puntare entrambe le braccia verso i nemici. Sta tenendo entrambi sotto tiro, ma lei si chiede quanto possano essere efficaci le armi del mortale.

C’è un momento di silenzio prima che Khal risponda. “Non lo sai? No, tu… tu davvero non sai nulla.”

“Illuminaci” interviene Tony, chiaramente spazientito.

“Questo renderà ogni cosa molto più semplice” afferma Narek, spostando la mano sul sopracciglio ferito.

Simon Croft emette un gemito strozzato e Stark volta la testa nella sua direzione. Non c’è nulla che lei o lui possano fare per l’umano al momento. Freya dubita che possa salvarsi anche dovessero riuscire a portarlo da qualche guaritore.

“Non dovremmo trattenerci oltre” si esprime Khal, riponendo la spada nel fodero. I fratelli se ne stanno immobili e contemplativi sulla macerie del muro caduto e a Freya sembrano l’immagine di antichi conquistatori.  “Il re sta attendendo il nostro ritorno. Abbiamo finalmente il kheperer e con lui riporteremo Silya in questo mondo.”

“Fermi!” ordina Iron Man, quando i gemelli voltano loro le spalle.

Freya si china su una pietra e la stringe con forza, imprimendole una carica di Seiðr. Il gesto le prosciuga più energia di quanto dovrebbe, ma ancora una volta decide di ignorare quella stranezza.

Stark aziona le sue armi e l’asgardiana lancia la scheggia. Prima che uno di quegli attacchi riesca a raggiungere i nemici, un muro d’acqua si innalza verso di loro.

 

 





 



Note: Con questo capitolo si entra definitivamente nel cuore della trama!
Come si svolgeranno da qui in avanti gli eventi? Avete qualche ipotesi? Mi piacerebbe tantissimo sentirle! :)



 

 

   
 
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