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Autore: SofyTrancy    11/02/2019    0 recensioni
Il loro rapporto era sempre stato così.
Lei era l’anello forte, lui quello debole.
Lei manteneva sempre il controllo, lui lo perdeva.
Lei era pronta ad aiutarlo, lui era pronto ad essere aiutato.
Era convinto che niente potesse cambiare questa realtà, che nessuno avrebbe potuto rompere questo equilibrio.
Ma ora tutto si era come capovolto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akihiko Sanada, Mitsuru Kirijo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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QUESTA STORIA PARTECIPA AL COW-T INDETTO DA LANDE DI FANDOM
PROMPT: Capovolto (M2)

Per una volta

 

In tutti gli anni che avevano passato insieme, Akihiko non aveva mai visto Mitsuru perdere il controllo.

Anche nelle situazioni più difficili la ragazza era sempre rimasta impassibile, non mostrando neanche un minimo di tentennamento nei suoi occhi così sicuri e freddi, carichi di una forza che, molto spesso, le aveva invidiato.

Lui, al contrario, era sempre stato il tipo che si faceva prendere fin troppo dalle emozioni.

Non era capitato poche volte che lei lo trovasse in disparte, mentre cercava di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi. E, in tutti quei casi, Mitsuru era stata lì per lui, senza che ci fosse bisogno di chiedere il suo aiuto.

Odiava mostrarsi debole di fronte a lei, e per questo aveva iniziato a chiudersi in camera o a uscire dal dormitorio quando sapeva di essere più vulnerabile, in modo che la ragazza non lo vedesse. Ma, anche in quei casi, Mitsuru era spuntata dal niente, come se sapesse perfettamente che lui avesse bisogno di lei. Akihiko era davvero arrivato a pensare che la ragazza avesse una specie di radar, capace di indicargli precisamente cosa stesse succedendo e dove si trovasse lui in quel momento, così che lei potesse raggiungerlo, sedersi accanto a lui e intrecciare lentamente le sue dita con quelle di lui, come faceva ogni volta da quando erano piccoli.

Il loro rapporto era sempre stato così.

Lei era l’anello forte, lui quello debole.

Lei manteneva sempre il controllo, lui lo perdeva.

Lei era pronta ad aiutarlo, lui era pronto ad essere aiutato.

Era convinto che niente potesse cambiare questa realtà, che nessuno avrebbe potuto rompere questo equilibrio.

Ma ora tutto si era come capovolto.

Seduto sul letto di Mitsuru, con un braccio intorno alle spalle di lei, Akihiko non poteva far altro che vedere la ragazza continuare a essere scossa da forti singhiozzi, mentre, rannicchiata su se stessa, nascondeva il viso tra le ginocchia.

Gli faceva male vederla così, fin troppo male.

Sentiva ancora il fortissimo dolore che aveva provato quando lei aveva pregato di Ikutsuki di non uccidere suo padre, quando l’aveva sentita urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, quando l’aveva vista iniziare a tremare dalla paura, terrorizzata da quello che stava per accadere davanti a lei.

Di fronte a ciò una fortissima voglia omicida si era impadronito di lui, tanto che Akihiko aveva tentato con tutto se stesso di intervenire, ma non aveva potuto fare niente a causa delle catene che lo tenevano bloccato su quella stupida croce. Quando Ikutsuki era caduto dalla torre e Aigis lo aveva liberato, la prima cosa che gli era venuta in mente era di afferrare quell’uomo per il colletto e di massacrarlo con le sue stesse mani, nonostante fosse comunque sicuramente morto per il volo che aveva subito.

Si stava già dirigendo verso le scale, pronto a scendere velocemente tutti i 164 piani che lo separavano dal suolo, quando aveva sentito nuovamente un urlo provenire dalle sue spalle.

Fu in quel momento che si voltò verso la ragazza, incredulo che un suono così poco controllato e pacato potesse uscire da quelle labbra rosse che spesso si era ritrovato a osservare, in silenzio.

Ma fu quando la vide che Akihiko sentì tutto il suo mondo frantumarsi.

Mitsuru era inginocchiata al suolo, piegata in avanti sul corpo di suo padre, mentre urlava e piangeva stringendo l’uomo tra le sue braccia, incurante dei suoi vestiti che venivano macchiati di sangue.

Nessuno osava dire una parola.

Nessuno osava muoversi.

Nessuno osava fare niente.

Nessuno di loro aveva mai immaginato di poter vedere la ragazza perdere completamente il controllo in quel modo prima di allora.

Quando un altro urlo gli arrivò alle orecchie, Akihiko capì che doveva intervenire.

Fu in quel momento che si avvicinò alla ragazza, si inginocchiò accanto a lei e cercò di consolarla come poteva.

Ma i suoi singhiozzi e le sue urla erano così forti che anche lui si era ritrovato a combattere contro i suoi stessi sentimenti, sentendosi completamente impotente nell’aiutare colei che da anni era diventata l’unica persona che lo comprendesse, l’unica ragazza che gli fosse mai davvero interessata.

Non ricordava nemmeno come aveva fatto a convincerla ad alzarsi, chi l’aveva aiutato a riportarla al dormitorio e come ora erano finiti nella camera da letto di lei.

I suoi ricordi erano stati completamente offuscati dalla rabbia e dall’impotenza che provava.

Il momento in cui aveva ricominciato a pensare lucidamente, era stato quando il respiro di Mitsuru si era fatto più regolare, come se la ragazza avesse iniziato a calmarsi.

E ora lui era lì, ad osservare i lunghi capelli rossi che le coprivano completamente il viso, ad abbracciare quelle spalle ancora scossi da brevi singhiozzi, ad aspettare che la ragazza riprendesse a parlargli con quel tono autoritario che lui amava.

Akihiko non sapeva neanche se stava facendo la cosa giusta.

Sapeva benissimo che la ragazza odiava che qualcuno entrasse troppo nella sua camera, che invadesse il suo spazio personale e che soprattutto la toccasse troppo a lungo. Ma non vedeva altro modo se non quello per cercare di consolarla.

Si maledì internamente per aver letto tutti quei manuali su come comportarsi con le ragazze, ma non ricordarsi niente di utile in quel momento.

«Akihiko.»

Quando Mitsuru pronunciò il suo nome, il ragazzo sentì il suo cuore sussultare così forte che pensò gli potesse venire un infarto.

La vide mettere giù le gambe, lasciandole a penzoloni sul bordo del letto, e voltarsi lentamente verso di lui, mostrandogli i suoi occhi più rossi del solito.

Akihiko sentì un campanello d’allarme suonare nella sua testa: aveva ancora il braccio attorno alle spalle di lei, era nella sua stanza da soli, era a sedere sul suo letto e l’aveva vista perdere il controllo. Già una di quelle cose poteva segnare l’inizio di una delle sue famose esecuzioni che, sfortunatamente, Akihiko aveva subito non poche volte.

«V-vedo che stai meglio.– disse, cercando di salvarsi –Allora ti lascio sola.»

Fece per ritrarre il braccio e alzarsi, sperando che in questo modo lei lo perdonasse almeno un po’ per aver infranto così tante regole in una volta, ma successe qualcosa di inaspettato.

Mitsuru si lasciò scivolare su di lui, nascondendo il viso nel suo petto e portando le sue esili (erano davvero sempre state così deboli?) braccia intorno al suo corpo.

«Mitsuru…?»

«Grazie.»

Quella parola fu pronunciata così fievolmente che Akihiko non fu del tutto convinto di averla sentita sul serio.

Poi, lentamente, portò nuovamente il suo braccio intorno alle spalle di lei, seguito stavolta però anche dall’altro.

Contro il suo petto, ancora scossa dai singhiozzi, Mitsuru gli stava mostrando per la prima volta il suo lato più fragile, chiedendogli di accettarlo.

«Di niente.» rispose lui, stringendola più forte a sé e scivolando lentamente sul letto, in modo da mettersi in una posizione comoda per entrambi.

Già, forse qualcosa si era invertito quella sera.

Forse poteva risultare strano che lei, Mitsuru Kirijo, avesse bisogno di aiuto.

Forse (anzi, molto probabilmente) la mattina dopo, quando si sarebbero svegliati l’una tra le braccia dell’altro, la ragazza avrebbe davvero messo in atto una delle sue temute esecuzioni.

Ma ad Akihiko non importava.

Perché per una volta i loro ruoli potevano scambiarsi.

Lui poteva essere l’anello forte, lei quello debole.

Lui poteva mantenere il controllo, lei perderlo.

Lui poteva essere pronto ad aiutarla, lei pronta ad essere aiutata.

Per una volta, solo per una volta, il rapporto che lui credeva non sarebbe mai cambiato, poteva essere completamente capovolto.

   
 
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