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Autore: vali_    13/02/2019    4 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: A pochi minuti dalla mezzanotte eccomi qua, puntuale come un orologio rotto! XD
Purtroppo durante la giornata mi è difficile mettermi al PC e rileggere tutto e, essendo i capitoli discretamente lunghi, mi ci vuole un po’ di tempo – e soprattutto parecchia concentrazione.
Qui cominciano una serie di capitoli in cui rivisito un po’ alcuni episodi di Supernatural della prima stagione. Spero di non aver fatto troppa confusione o copia incolla XD lo trovo fastidioso in una storia “originale”, ma mi servivano dei pezzi e non potevo fare diversamente. Inserire Ellie in alcune vicende, poi, non è sempre semplice.
Spero come sempre che il capitolo vi piaccia e vi ringrazio se avrete la voglia e la pazienza di arrivare fino in fondo. Non lo do mai per scontato, sappiatelo :D
Vi abbraccio fortissimo e vi auguro un buon proseguimento di settimana! Buonanotte e a mercoledì! :**


Capitolo 23: Saturn return

Saturn return is just the return of your planets
To the original position.
 
(Billy Corgan)
 
 
Non sono molti gli episodi in cui Ellie si ricorda di essersi sentita a disagio con Dean. Anche quando non stavano insieme, poteva capitare che discutessero o che ci fossero delle cose su cui proprio non andavano d’accordo, ma non si sentiva mai fuori posto. Mai, tranne quando insieme a loro c’era anche John Winchester. Per questo, è proprio così che si sente adesso: terribilmente a disagio. Non lo era da parecchio tempo.  
 
Guarda Dean allungare il passo e raggiungere il padre per abbracciarlo forte e le viene da sorridere, perché sia lui che Sam ci sono stati così male e l’hanno cercato così tanto che ritrovarlo era quello che si meritavano di più al mondo. Al contempo, però, non può non sentirsi un po’ male per lei che, probabilmente, finirà per venire rimproverata nuovamente o, peggio, dovrà prendere il coraggio a due mani e scomparire dalle loro vite.
Non vuole essere troppo pessimista, perché in tutto questo tempo John potrebbe aver cambiato idea su di lei – anche se ne dubita – e accettare la sua storia con Dean, ma sa bene che, per quanto possa sforzarsi, John Winchester non approverà mai una cosa così per suo figlio e tutto ciò avrà delle conseguenze.
Nonostante questo, però, per ora non riesce a fare altro che essere felice per i ragazzi. Per Dean, che ama suo padre più di se stesso, e per Sam, che lo avrebbe cercato per mari e monti pur di potersi unire insieme a lui alla caccia al demone che gli ha portato via la sua mamma e Jessica.
 
Appoggiata allo spigolo a destra della porta, Ellie li osserva con le braccia conserte, un lieve sorriso dipinto sulle labbra. Dean ha gli occhi che luccicano dalla contentezza e anche Sam – che gli si è avvicinato più lentamente, con meno slancio –, sebbene sia meno sorridente, è visibilmente emozionato. John le dà le spalle; probabilmente non si è neanche accorto della sua presenza.
Lo vede puntare gli occhi sul figlio minore «Ciao Sam».
«Ciao papà» la sua voce è quasi un sussurro, un po’ tremante.
John continua a puntare lo sguardo su di lui finché Dean non gli parla, distraendolo. «Avevamo pensato di chiamarti. È morto un cacciatore e abbiamo trovato—»
«Sì, lo so. Sono venuto per Daniel. Ho letto della sua scomparsa e… e vi ho visti perlustrare la sua casa». Sam e Dean si guardano «Siete stati bravi a coprire le vostre tracce».
Dean sorride appena «Abbiamo imparato dal migliore».
La voce di John suona incrinata alle orecchie di Ellie; sembra molto commosso. Continua a guardare Dean «Avremo tempo e modo di discutere di Daniel. E del demone» che parla di nuovo «L’hai trovato?»
John stringe le spalle «Ancora no, anche se quel figlio di puttana sa che sono vicino. Ve ne parlerò a tempo debito» poi si volta verso Sam «Ascolta, Sammy… l’ultima volta che ci siamo visti abbiamo litigato di brutto».
Ellie osserva Sam fissare il padre. Ha gli occhi lucidi, ma il tono di voce con cui gli risponde «Sissignore» è pieno di rabbia.
John abbassa la testa per poi guardarlo di nuovo «È bello rivederti. È passato tanto tempo».
Sam stringe i denti «Troppo» gli sorride appena – una piega davvero piccola sul suo viso, quasi invisibile – e gli fa un cenno con la testa, quasi a chiedergli di avvicinarsi. John non si lascia pregare e, con un paio di passi lenti, lo raggiunge, stringendolo a sé in un forte abbraccio.
 
Ellie sorride ancora, commossa dal modo in cui quei due si stringono. Sam non gliene ha mai parlato apertamente, ma più volte Dean le ha descritto il rapporto litigioso tra John e suo fratello e vederli adesso mentre fanno pace dopo così tanto tempo che non si vedono è toccante. Lo è anche per Dean che li guarda con gli occhi lucidi, incapace di nascondere un sorriso che poi rivolge a lei, voltando leggermente la testa nella sua direzione. Ellie ricambia ed è quando Sam e John si scostano l’uno dall’altro che quest’ultimo si accorge della direzione in cui Dean sta posando gli occhi, finendo per voltarsi. E non appena vede il sorriso commosso di John sparire e lo sguardo farsi appena più duro – qualcosa di quasi impercettibile, piccolissimo poiché affogato nella gioia e nella commozione dell’aver riabbracciato i suoi figli –, Ellie sente nuovamente quella sensazione di disagio salirle alla bocca dello stomaco.
«Oh, ci sei anche tu».
A quelle parole, Ellie deglutisce, nervosa. Sente anche gli occhi dei fratelli puntati su di lei e tentenna quando Dean le fa cenno con la testa di farsi avanti. Lo fa poi, accogliendo il suo invito ad andargli vicino.
Dean guarda il padre in modo fiero «Papà, lei… lei è rimasta sola e—»
John non lo fa neanche finire di parlare «Sì, ho saputo di Jim» e la guarda nuovamente, con quell’aria di sufficienza con cui l’ha sempre squadrata, come se fosse una cosa, un soprammobile brutto e ingombrante in una collezione di porcellane finissime. «Mi dispiace» ma dal suo tono è chiaro che non lo pensa veramente, o che, anche se fosse, non vuole farlo notare ed Ellie fatica molto a fingere di farsi andare bene quelle parole, che non le brucino più di quanto dovrebbero.
 
È vero, John non l’ha mai trovata simpatica e probabilmente non gli è mai andato a genio fino in fondo neanche il fatto che suo figlio avesse legato tanto con lei – a maggior ragione faticherà a digerire come stanno le cose adesso –, ma con papà c’era un’amicizia e le fa male il pensiero che, benché avessero litigato, John abbia dato così poco rilievo alla sua scomparsa.
 
Finge che sia tutto a posto, comunque, mandando giù un cumulo di parole amare e improperi. È per Dean e Sam che si sforza tanto: hanno appena ritrovato il loro padre, non è bene cominciare con lei che gli si avventa contro.
Fa cadere il discorso, quindi, e stringe le labbra. Nessuno aggiunge nulla – nonostante Dean la stia guardando con un po’ troppa insistenza, quasi volesse premurarsi di sapere se va tutto bene. Non è così, ma non vuole darlo a vedere.
 
I ragazzi convincono il padre a sedersi e si mettono tutti intorno al tavolo, John tra i suoi figli ed Ellie di fronte. Li osserva attenta: si guardano tra di loro come se non credessero di essere davvero qui, insieme, come se volessero dirsi tutto e niente allo stesso tempo.
Ellie conosce bene la sensazione: quando ha ritrovato papà dopo i mesi passati a Buckley è stato lo stesso, per lei. Papà è sempre stato taciturno – con lei, almeno – ed Ellie faticava a mettere due parole in fila per dirgli quello che sentiva. Non era mai stato semplice rapportarsi con lui, meno che mai a mesi di distanza dall’ultima volta, con lui che la guardava come se fosse un’aliena. Si erano incontrati accanto a una vecchia strada, in uno spiazzo – che Dio solo sa come Ellie abbia fatto a trovarlo – ed era così tesa e papà non faceva niente per renderle il compito più semplice. Si limitava a guardarla e a rispondere a una frase ogni tre. John, almeno, sembra molto più spigliato di com’era Jim Davis, stasera. È già una buona cosa.
 
Finiscono a parlare di caccia, ovviamente. Ellie non aveva poi molti dubbi: è il terreno dove tutti e tre si muovono meglio. John e Dean sicuramente; Sam, probabilmente, sarà propenso a cambiare argomento, tra un po’.
I ragazzi chiedono a John di Elkins, del legame che aveva con lui e del perché su quella lettera che hanno trovato in quella cassetta di sicurezza ci sono le sue iniziali. John confessa che lui e la vittima si conoscevano da lungo tempo, che Daniel Elkins era una brava persona e che gli aveva insegnato molte cose sulla caccia, ma non si vedevano più da anni perché avevano avuto una discussione piuttosto violenta – ma che strano – e gli consegnano la lettera quando il padre gliela chiede.
Ellie lo osserva scorrere velocemente con lo sguardo quelle righe – gli occhi più stretti e concentrati sulle parole impresse sul foglio – e leggere a voce alta «“Quando leggerai questo, io sarò già morto”… » tiene gli occhi bassi, continuando a leggere «Che bastardo, l’ha sempre avuta lui».
Sam lo guarda perplesso «Cosa?» e John alza nuovamente lo sguardo sui suoi figli «Quando avete perquisito la sua casa, avete per caso trovato una vecchia pistola? Una revolver Colt».
Dean dà un’occhiata veloce al fratello e poi a suo padre «In effetti c’era una custodia, ma era vuota».
John sbuffa aria dal naso, un’espressione contrita dipinta sul volto «Ce l’hanno loro».
«Quelli che l’hanno ucciso?» a intervenire è nuovamente Dean e John annuisce «Dobbiamo assolutamente trovarla».
Sam continua a guardarlo un po’ perplesso «Perché è così importante? E… e noi non… non sappiamo con chi abbiamo a che fare. Insomma, non abbiamo idea di chi lo abbia ammazzato».
«Io penso di saperlo» i ragazzi allargano gli occhi, Ellie compresa «Le creature che cacciava Daniel Elkins: i vampiri».
Dean arriccia le labbra, visibilmente confuso «Esistono? Pensavo di no».
John lo guarda negli occhi «Anch’io. Ero convinto che fossero estinti, che Daniel Elkins e altri cacciatori come lui li avessero sterminati, ma mi sbagliavo». [1] Dean è visibilmente stupito da quelle parole e ascolta il padre che riprende a parlare. «Molte delle cose che si dicono sui vampiri sono leggende o frottole: la luce del sole non li uccide, men che meno un paletto nel cuore e di certo una croce non è in grado di allontanarli. Ciò che è vero, è che hanno bisogno di sangue umano per nutrirsi e hanno le sembianze degli esseri umani, per questo è difficile riconoscerli». [2]
 
Sia Dean che Sam lo guardano particolarmente colpiti. È il più piccolo a interrompere il silenzio «E tu vuoi trovarli e ucciderli, immagino».
«Sì, è questo il piano» lo guarda negli occhi e gli sorride appena; è solo una piccola smorfia, un semplice incurvamento delle labbra, ma ad Ellie sembra un gesto carico di dolcezza, qualcosa che non ha mai visto in John, tantomeno per i suoi figli. Per Dean, in particolare, perché è la prima volta che lo vede rapportarsi con Sam.
 
A giudicare dalla sua espressione – non completamente distesa, ma meno sull’attenti, in un certo senso – forse non è più così propenso a parlare di caccia. Si guarda intorno «Da quanto siete qui?»
È Sam a rispondere «Da stamattina».
 
Lo sguardo di John si sofferma sui due letti disposti uno accanto all’altro ed Ellie lo osserva con gli occhi ridotti a due fessure: è strano che lo attirino tanto. In fondo, quella dove si trovano è solo una stanza di motel come tante altre. Eppure c’è qualcosa che le sfugge, perché quando torna a guardare i suoi figli la sua espressione è già diversa, quasi… cupa. O delusa.
 
«E dove eravate? Daniel è stato ritrovato ormai un paio di giorni fa».
Ellie osserva i ragazzi scambiarsi un’occhiata e poi guardare lei e, in un certo senso, tutto le è chiaro: non è la disposizione dei mobili nella stanza ad aver attirato l’attenzione di John, ma qualcosa di più particolare. Il numero dei letti. Ce ne sono solo due – ovviamente, lei e Dean dormono insieme da diversi mesi ormai – quando, di regola, dovrebbero essere tre. Ellie deglutisce, capendo dove John ha intenzione di arrivare. Non che ci volesse tanto a fare due più due, ma l’idea che l’abbia fatto così in fretta la terrorizza.
 
Sam – che non c’era e non ha la più pallida idea di cosa è successo, qual era il vero motivo per cui Ellie e Dean non si sono rivolti la parola per un intero anno – non si fa problemi a parlare per primo «Io ero da Bobby, Dean—»
«Io ed Ellie eravamo in California. Ci siamo incontrati a metà strada con Sammy e—»
Lo sguardo di John è freddo, impassibile. Guarda Dean come se fosse un nemico «E perché mai?»
«Perché gliel’ho chiesto io» Ellie sente tutti gli occhi puntati addosso dopo aver pronunciato quelle parole, ma le sono uscite praticamente da sole. Il teatrino a cui sta assistendo è ridicolo: dopo tutto questo tempo che hanno passato a cercarlo, Sam e Dean non dovrebbero rendere conto di quello che hanno fatto al loro padre, ma se è così, Ellie non ha di certo intenzione di mandare questa storia per le lunghe. «Era il mio compleanno e gli ho chiesto di portarmi al mare. Per un solo giorno. Se c’è qualcosa che non ti sta bene, sappi che devi avercela con me».
Lo guarda negli occhi e non sa come faccia a non avere paura di quello sguardo affilato, schivo. È come se John fosse sul punto di attaccare da un momento all’altro.
 
Non lo fa, però: la fissa per qualche altro istante, poi torna a guardare i suoi figli. «Va beh, non ha poi così importanza» si alza in piedi e Sam e Dean con lui, di riflesso. «Dobbiamo trovare quei bastardi. E ucciderli» si lecca le labbra «Domattina, a mente fresca, ci ragioneremo con calma».
Sam e Dean tengono le braccia lungo i fianchi, come dei bravi soldatini «Sissignore» parlano in coro e ad Ellie vengono i brividi, perché sembrano due militari anziché due figli che hanno appena ritrovato il padre. E la colpa è solo sua, che li tratta da tali. 
 
Lo osservano silenziosamente mentre li saluta ed esce per prendersi una stanza. Il silenzio regna anche dopo, quando si ritrovano da soli a riflettere su quello che è appena successo, su John che è tornato e che sta cercando qualcosa. Perché quello che è trapelato è proprio questo: più che il desiderio di vendetta per chi ha ucciso quello che, presumibilmente, era un suo amico, John Winchester vuole recuperare una pistola, un’arma che Daniel Elkins custodiva piuttosto gelosamente nel suo arsenale.
Ellie osserva Sam cercare più volte gli occhi del fratello senza riuscirci e andare a dormire, poi, forse un po’ sconsolato. Non che tra lei e Dean ci sia chissà quale scambio di parole: le chiede solo se può mettergli la crema dietro la schiena, perché gli bruciano ancora le spalle. Ellie annuisce e lo fa, massaggiando poi delicatamente la parte arrossata usando un’abbondante noce di lozione profumata. È silenzioso e non le dice nulla, neanche quando si sporge verso di lui per posargli un piccolo bacio tra la spalla sinistra e il collo per poi dirgli che ha finito. È pensieroso e distratto ed Ellie non chiede niente, ma si accorge che la stringe più forte quando si ritrovano sotto le coperte. Si sdraia su un fianco, la schiena appoggiata al suo petto e il braccio di Dean che le circonda la vita e la tiene vicino, come se avesse paura che fuggisse da qualche parte. Hanno superato da tempo questa sensazione, la paura che Dean aveva che Ellie potesse scappare via, ma c’è dell’altro, qualcosa che lei immagina e di cui non ha chiesto nulla per non mettere altra legna su quel fuoco già rovente che sicuramente divampa nella sua testa. Si limita a stringere il suo braccio, sperando di potergli almeno garantire che, se ha voglia di parlare, sa dove trovarla.
 
Il mattino dopo il risveglio non è dei migliori. È fatto di bussa forti alla porta e da Sam che scivola fuori dal letto e la apre, rivelando che è cercarli è John. Dice di aver intercettato la radio della polizia: c’è un cadavere sulla superstrada ed è sicuro che siano stati i vampiri. Quando Sam chiede come faccia a saperlo, però, il padre non dà altre spiegazioni. Spinge solo a mettergli fretta per alzarsi dal letto e Sam lo ascolta, facendo uno scatto e ritrovandosi in breve tempo già vestito e pronto, così come Dean ed Ellie che, anziché tentare di agghindarsi come cerca di fare sempre in occasioni come questa e vestirsi in modo consono, infila un paio di jeans e una camicetta a maniche corte celeste sotto il giacchetto.
 
Sono sul posto non molto dopo; è una strada che costeggia il bosco, un luogo perfetto per qualsiasi mostro per attaccare. Ellie e i ragazzi rimangono in disparte mentre John si incammina per andare a parlare con i poliziotti. Sam, i capelli appiccicati alla fronte e un’espressione contrita e piena di disappunto sul viso, è appoggiato al cofano dell’Impala e sembra aver un grosso bisogno di protestare.
Non a caso, non tarda molto. «Non potevamo andare con lui?»
Dean non nasconde il suo fastidio nel sentire quelle parole: piega leggermente la testa all’indietro, le mani dentro le tasche della giacca di pelle. «Non cominciare, ti prego».
Sam lo guarda confuso «A fare che?» ma il fratello non fa in tempo a rispondergli e si alza in piedi quando vede tornare John verso di loro. Ellie, dal canto suo, continua a rimanere seduta sul cofano dell’auto.
«Sono stati i vampiri. Sono diretti verso ovest, ma qui non si passa. È bene cercare un’altra strada».
Sam non sembra volersi dare per vinto «Come fai a saperlo?» Dean lo ammonisce nuovamente, guardandolo di traverso, ma lui non molla «Voglio solo sapere se è la pista giusta» e torna a fissare il padre con aria di sfida.
John, in risposta, tira fuori qualcosa dalla tasca del suo giaccone di pelle marrone scuro. «Ho trovato questo» lo porge ai suoi figli – Ellie, ovviamente, non è la benvenuta e non è neanche tenuta in considerazione nella conversazione – e Dean lo prende in mano. Ellie allunga un po’ il collo per vedere: si tratta di un dente. «È una… zanna di vampiro, giusto?»
John lo ammonisce immediatamente «Non zanna, dente. Quando attaccano ne esce una seconda fila» poi guarda di nuovo Sam con aria minacciosa «Altre domande?» Sam, in risposta, deglutisce e abbassa gli occhi. John sembra molto indispettito «Bene, allora andiamo. La luce del giorno è preziosa» si incammina verso il suo pick-up nero, puntando lo sguardo sull’Impala parcheggiata alla sua sinistra «Dean, sistema questa macchina prima che cada a pezzi. Se avessi saputo che l’avresti ridotta così, di certo non te l’avrei data».
 
Gli occhi di Ellie cadono subito su Dean: lo vede seguire il padre con lo sguardo e poi nascondere l’amarezza dietro un sorriso che rivolge al fratello che, dal canto suo, lo guarda stralunato. Ellie si alza e affianca Sam – oggi, per qualche strana ragione, l’ha spuntata e Dean lo farà guidare –, le mani strette a pugno.
Trova tremendamente scorretto il trattamento che John sta rivolgendo ai suoi figli: l’hanno cercato per mesi, senza sosta, e questo è il suo modo di ringraziarli?
 
Fa un passo in avanti, stringendo il pugno più forte e non sa dove trova il coraggio di aprire la bocca. «Sei ingiusto».
John, in piedi accanto allo sportello del suo pick-up, si volta a guardarla. «Come dici?»
«Hai capito benissimo» prende fiato «Questi due ti hanno cercato per mesi e tutto ciò che sai fare è rimproverarli per come tengono la macchina o perché fanno troppe domande?»
Avverte una mano afferrarla per il polso sinistro da dietro, ma si scosta, cercando di non voltarsi e di mantenere il contatto visivo con John che continua a guardarla impassibile.
È Dean ad afferrarla, chiaramente, che non molla e la prega di smetterla, ma Ellie non ne ha intenzione. Non finché non avrà ricevuto una risposta almeno coerente. John, dal canto suo, sbatte le palpebre un paio di volte, serafico «Come tratto i miei figli non è affar tuo».
Ellie deglutisce «Forse no, ma non è giusto» continua a fissarlo e John ricambia con un certo disprezzo, con… sufficienza. Non replica, però, e distoglie gli occhi presto, voltandosi e salendo nella sua macchina. I ragazzi, più spenti e sconsolati, fanno altrettanto, montando sull’Impala.
 
Per i primi minuti c’è silenzio di tomba. Dean, nonostante sieda sul posto del passeggero, non si volta mai verso Ellie che siede silenziosa dietro, le mani in grembo e le dita che si torturano l’un l’altre.
È sicuramente arrabbiato perché non gli ha dato retta e si è scagliata contro John senza ascoltare la sua richiesta di smetterla, ma c’è un limite a tutto, dannazione. Dean tratta questa macchina quasi meglio di lei, Sam sono mesi che non desidera altro che far parte della caccia al demone che gli ha portato via due persone importanti come la sua mamma e la sua fidanzata e John non condivide con loro neanche il perché crede che stiano andando nella direzione giusta o perché questa pistola è così importante. E questo non è giusto.
Forse loro – Dean, perlomeno; Sam è già diverso – sono abituati a questo modo di fare e non ci fanno caso più di tanto, ma ad Ellie dà estremamente fastidio.
Forse ha sbagliato a parlare, per carità, ma a volte sono meglio parole fastidiose che un assordante silenzio. L’ha imparato quando è tornata con papà dopo Buckley.
 
Anche Sam è taciturno; ha un’espressione crucciata e scommette che non sia davvero concentrato sulla strada. Sembra distratto.
La fa un po’ ridere, tra l’altro, perché a causa delle sue gambe lunghe è costretto a guidare quasi sdraiato.
 
Le prime parole che escono dalla bocca di Dean, molto tempo dopo la partenza, riguardano i vampiri. Sta leggendo informazioni su un vecchio manuale.
«“I vampiri si uniscono in gruppo da otto a dieci e quelli più piccoli si procurano il cibo. Le vittime di solito vengono portate nel loro covo e lasciate sanguinare per giorni o settimane”. Forse è ciò che è successo alla coppia che è sparita». La sua voce non è tanto tranquilla; sembra… stanca, spenta. Probabilmente anche delusa.
«Magari secondo papà è così. Sarebbe carino se ci dicesse ciò che gli passa per la testa».
Ellie rimane in silenzio, ma sente Dean sospirare forte. Lo guarda voltarsi verso il fratello «Si può sapere che avete voi due?» si gira anche verso di lei per qualche istante, gli occhi colmi di rancore, poi torna a guardare Sam «Abbiamo cercato papà per mesi, ora è finalmente con noi e già cominciate a dargli addosso?»
Ellie deglutisce, ma rimane in silenzio; è Sam a parlare «Beh, ma in fondo Ellie non ha tutti i torti» Dean sbuffa, ma lui non molla «Voglio dire, io sono contento che sta bene e che lavoriamo di nuovo insieme. È solo che ci tratta come dei bambini» Dean scuote la testa «Ci dà continuamente degli ordini e pretende che li eseguiamo senza fare nessuna domanda… sempre con questa storia che non dobbiamo sapere mai niente».
«Sam, lo fa per una valida ragione».
Ellie osserva Sam voltarsi verso il fratello con aria stizzita «E quale sarebbe?»
«Per il nostro lavoro: non c’è tempo per le chiacchiere, non c’è margine di errore. Lui lavora in questo modo».
«Poteva funzionare quando eravamo piccoli, ma ora non più. Con tutto quello che abbiamo passato noi due… »
Dean continua a tenere gli occhi sul fratello e sospira «Senti, ci sono delle cose che non mi stanno bene, ok? Ma papà è appena tornato e non voglio cominciare subito col piede sbagliato».
«E ti va bene obbedire senza fiatare e lasciare che decida tutto lui?»
Dean non risponde subito; poi stringe le spalle, gli occhi ancora sul fratello «Beh… se necessario sì».
 
Sam riprende a guidare senza rispondere, lanciandogli un paio di occhiate e scuotendo la testa; Ellie, invece, si lecca le labbra senza proferire parola.
È proprio qui che sbagli.
 
*
 
È stata una notte strana, quella appena trascorsa, carica di una tensione che non sentiva nell’aria da tempo.
Dean siede sull’erba secca, le gambe piegate e le mani conserte sulle ginocchia. È a qualche metro da Sam e suo padre che, con le schiene e le teste basse per non farsi vedere, spiano un vecchio capannone che, a detta di papà, è pieno di vampiri. Quello che stavano cercando. È ancora l’alba e papà suggerisce di attaccare quando il sole sarà alto. Che poi, più che di attacco sarebbe meglio parlare di furto: papà non è intenzionato a ucciderli. Vuole solo approfittare del momento in cui loro dormono – perché, a quanto pare, è vero che lo fanno durante il giorno, anche se la luce del sole può provocargli al massimo una bruciatura e non li uccide come allude qualche leggenda o telefilm romanzato – per entrare nel loro covo, liberare la coppia rapita – se sono ancora vivi, chiaramente – e prendere la pistola. Pistola di cui, finalmente, papà si è deciso a parlare: si tratta di un’arma fatta da Samuel Colt per un cacciatore che ha consumato sei delle tredici pallottole che lo stesso Colt aveva fabbricato per l’arma prima di sparire nel nulla. Si dice che la pistola possa uccidere qualsiasi cosa, di natura soprannaturale e non. Per papà trovarla è fondamentale, perché gli consentirebbe di uccidere il demone. Non mandarlo solamente all’Inferno, ma proprio sterminarlo, farlo fuori e costringerlo a non tornare mai più. La sola idea è musica per le orecchie di Dean.
Per questo papà è così interessato alla morte di Elkins e a questa caccia: per una volta, il suo obiettivo non è far fuori il cattivo, ma recuperare una cosa molto preziosa.
 
È certamente un passo da giganti quello fatto da papà: dopo anni di nulla, l’idea di farlo fuori una volta per tutte è più che allettante. Tuttavia, però, Dean ha altri pensieri per la testa, qualcosa che lo tiene distratto da una notizia così importante.
Stanotte, quando papà gli ha detto che strada prendere perché convinto che li portasse ai vampiri senza spiegare il perché lo sapesse, Sam ha fatto una scenata: ha accelerato con la macchina fino a sorpassare papà e, una volta finitogli davanti, ha inchiodato ed è sceso dall’Impala incazzato nero. Lui e papà hanno litigato, rinfacciandosi il fatto che papà non dice loro mai niente e che devono parlare di un mucchio di cose, che Sam se n’è andato e che papà era arrabbiato con lui perché non poteva più controllarlo ed le urla erano così forti che Dean a un certo punto non capiva più da chi provenissero. È riuscito a separarli a malapena prima di tornare in macchina dove era rimasta Ellie che, immobile sul sedile posteriore, fissava la scena con gli occhi spauriti di chi ha l’impressione che il peggio non sia ancora arrivato. O che stia per scoppiare qualcosa di grosso.
 
Dean capisce Sam, davvero. Soprattutto perché è andato via per gli stessi motivi per cui ha litigato con papà qualche ora fa. L’unica cosa che vorrebbe è che sia lui che Ellie si calmassero e che gli facessero vivere almeno i primi momenti del ritorno di papà in santa pace. Ciò che sa per certo è che ha trovato un buon pretesto per non far più guidare a Sam la sua piccola, questo è poco ma sicuro.  
 
Il rumore di passi provenienti dalla sua destra lo riscuotono da quei pensieri; si volta in quella direzione, trovando Ellie sorridergli appena, in piedi lì accanto. Era tornata all’Impala, parcheggiata non molto lontano da qui, perché voleva prendere il giacchetto.
Dean non le dice nulla e abbassa il capo, mentre lei gli si siede accanto. «Sei stanco?» stringe le spalle senza risponderle. La sente sorridere «Sei arrabbiato con me, non è così?» Dean alza la testa e si accorge che il suo è un sorriso amaro, dispiaciuto.
Fa nuovamente spallucce e punta gli occhi su suo padre e suo fratello; sono abbastanza lontani da entrambi, nessuno dei due riuscirà a sentirli. «Sapendo cosa ha detto di te non potevo aspettarmi niente di differente» si lecca le labbra, voltando la testa per guardare dritto di fronte a sé «Speravo solo che… che fosse tutto un po’ diverso, tutto qui. Che foste almeno civili. Speravo che lo fosse anche Sam con papà». 
Ellie rimane in silenzio e Dean si volta a guardarla, trovandola con le labbra strette tra i denti e la testa bassa «Mi dispiace» e, dal tono della sua voce, sa che è sincera. «Avrei dovuto contenermi, ma… ma non sopporto come ti tratta, Dean. Come vi tratta. È più forte di me. Dopo tutto quello che avete fatto per lui—»
Lui stringe nuovamente le spalle «Non ha importanza. Ci sono abituato, non mi aspettavo niente di diverso».
Ellie abbassa nuovamente la testa, leccandosi le labbra. «Non credo sia giusto, ma… non fa niente, non ci metterò più becco. Te lo prometto» stringe le labbra in una linea sottile, sconsolata «Però… però forse è meglio che io mi faccia da parte per un po’» la guarda alzare gli occhi e puntarli nei suoi; sono grandi e pieni di confusione. «Voglio dire, non è neanche tornato e già abbiamo cominciato a sbranarci. Non mi sopporta, è evidente, e mi dispiace che ci rimani male se discutiamo. Forse è meglio se vado da Bobby per un po’ e vi lascio da soli. Così risolvete le vostre cose di famiglia senza che io sia d’intralcio».
Dean deglutisce; la sola idea di tenerla a distanza per questa storia lo mette a disagio. «Nessun intralcio. Tu stai con me».
«Sì, ma… »
«Niente ma. Sei la mia ragazza, prima o poi si abituerà all’idea». La guarda mordersi le labbra e stringersi nella sua giacca verde. Effettivamente, fa fresco. Il sole ha fatto capolino da poco ed è ancora rigido. Sorride amaro nella direzione di Ellie «Scommetto che i genitori del tuo ex ti adoravano».
Lei lo guarda un po’ perplessa, le labbra arricciate in una smorfia confusa. Poi stringe le spalle «In realtà, il papà di Ben lo vedevo poco, era sempre in giro per lavoro. L’avrò incontrato due o tre volte nei mesi in cui siamo stati insieme. Sua madre invece era gentile e simpatica, era contenta quando andavo a casa loro» si interrompe quando vede Dean guardarla in modo strano «Non… non dovevo rispondere?»
Dean sorride appena «Non volevo saperlo davvero».
«Ah… » Ellie abbassa nuovamente gli occhi, stringendo le gambe al petto «Scusa, non avevo capito fosse una battuta». Dean sorride più convinto, conscio del fatto che, anche se è ancora amareggiato e non gli è passata del tutto, almeno è riuscita a strappargli un sorriso.
 
La voce di suo padre che li chiama all’attenzione lo distoglie immediatamente. Si alza velocemente, seguito da Ellie che fa lo stesso. Il sole è abbastanza alto per attaccare e tutti e quattro si armano di machete, l’unico strumento in grado di far fuori un vampiro che, a quanto pare, muore solo se decapitato.
Si avvicinano al capannone in modo circospetto, cercando di non farsi beccare.
Il piano è semplice: mentre papà si occupa di recuperare la pistola, i ragazzi hanno il compito di liberare la coppia rapita.
Entrano di soppiatto per una finestra che apre John, la stessa che poi chiude Dean, che è l’ultimo a passare. Si muovono silenziosi, attenti a non fare il minimo rumore.
 
Il covo è grande: trovano la maggior parte dei vampiri a dormire su delle amache posizionate a una certa distanza le une dalle altre. A giudicare dal suo aspetto, dal modo in cui è costruito – con assi di legno tutte uguali ed equidistanti tra loro – probabilmente è un vecchio granaio. [3] Chissà se il padrone è diventato uno di loro.
 
Si muovono circospetti tra un’amaca e l’altra, facendo in modo di non svegliare nessuno dei vampiri. Dean osserva Ellie e suo fratello camminare piano davanti a lui, guardandosi intorno. Quando arrivano in fondo alla stanza, si rendono conto che, legata ad un palo, c’è una ragazza mora, addormentata. Ha la camicetta bianca sporca di sangue sopra una canottiera blu e Sam si muove subito verso di lei, abbassandosi al suo fianco per liberarla. Poco più in là, Dean scorge una gabbia fatta di ferro e legno. Vi si avvicina ed Ellie lo segue. Al suo interno, trovano altri ostaggi di diversa età e sesso, tutti con le mani legate e un pezzo di nastro adesivo grigio sulla bocca. Dormono anche loro.
Con un grosso gancio, Dean tenta di aprire la gabbia; nel farlo fa rumore e sia lui che Ellie si guardano intorno rimanendo immobili, controllando se qualcuno dei vampiri se ne sia accorto. Fortunatamente non è così.
Dean riprende il suo lavoro ed Ellie lo affianca e gli sembra passino solo una manciata di istanti quando sente un urlo femminile provenire alle sue spalle. Si volta e trova immediatamente la risposta che cerca: è stata la ragazza che Sam stava liberando a urlare. La sua voce acuta sveglia tutti i vampiri nel giro di un secondo e, da lì, è una questione di attimi: Sam, Dean ed Ellie, incoraggiati anche dalla voce di John, cominciano a correre verso l’esterno, seguiti dall’orda di vampiri che li segue. Sam e Dean corrono l’uno affianco all’altro e Dean si volta per vedere se Ellie è dietro di lui, continuando a correre quando la vede qualche passo lì dietro. Si muove velocemente fino a uscire fuori e raggiungere le macchine ma, quando arriva, c’è solo Sam al suo fianco.
 
Dean deglutisce, il petto che si alza e si abbassa per la corsa e per l’agitazione. Chiama sia lei che papà a gran voce e guarda Sam che non dice niente, ma ha negli occhi la stessa paura.
Pochi secondi dopo – qualcosa che Dean percepisce come intere ore – vedono ricomparire solo suo padre. Dean spalanca gli occhi «Dov’è Ellie?»
John ha il respiro grosso per la corsa «L’hanno presa» e a Dean si gela il sangue nelle vene «Ho solo visto con la coda dell’occhio che la afferravano, non sono riuscito a tornare indietro. Avrebbero preso anche me». Dean deglutisce e segue l’istinto, facendo un paio di passi in avanti con decisione, affondando gli scarponi nel terreno, ma il padre gli mette una mano sulla spalla per bloccarlo «No» Dean lo fissa senza dire niente «Non tornare indietro, sono troppi, finirebbero per prendere anche te».
«E cosa devo fare, lasciare che la ammazzino?»
«No, torneremo a prenderla» Dean scuote la testa e suo padre stringe la sua spalla più forte «Hanno percepito il nostro odore, non abbiamo scampo» fa per dire qualcosa, ma la serietà di John, il modo deciso in cui gli parla gli fa pensare che abbia già un piano. «Ho un’idea».
 
A quelle parole, Dean si rincuora, almeno un po’. E non solo perché c’è una speranza concreta di poter riprendere Ellie – perché si fida ciecamente di suo padre e sa che, se ha in mente un piano, non fallirà –, ma anche perché, in fondo, ancora una volta può dire di conoscere il suo vecchio meglio di chiunque altro.
 
*
 
Ha la gola secca, le gambe che le tremano appena e i polsi che le fanno male a forza di tirarli per provare a liberarsi dalle corde strette. Ellie è seduta a terra, le braccia dietro la schiena tenute insieme da una corda spessa ed è legata a   un palo che arriva fino al soffitto. Osserva i suoi rapitori, in piedi davanti a lei. Nei loro volti è dipinta un’espressione saccente e un ghigno poco rassicurante.
«E tu, piccolina, cosa ci facevi con quei tre energumeni?» a parlare per primo è un gigante fatto di muscoli, la pelle scura e i capelli rasati a zero. [4]
«Si farà scopare da uno dei tre, è così evidente!» a rispondergli è un altro, più basso e apparentemente più anziano. «Potevano almeno insegnarle a correre più veloce».
«O darle un’altra spinta!» i due ridono divertiti dalle loro squallide battute quando un terzo, poco più dietro di loro, li zittisce.
«Smettetela voi due» Ellie non riesce a vederlo finché non le si avvicina: ha i capelli alla James del Team Rocket – Pokémon era uno dei pochi cartoni che Ellie guardava sporadicamente; un po’ glielo ricorda [5] –, la pelle molto chiara e l’espressione di chi è stanco di guardare a vista un branco di babbei. A giudicare da come gli ha parlato, poi – il tono scocciato e secco –, Ellie crede di averci preso. Lo osserva mentre si abbassa verso di lei che lo scruta con le sopracciglia abbassate e le labbra tirate in una linea piatta. Lui le sorride di sbieco «Tranquilla, non ti faranno niente. Non ti faremo niente» dalla voce non ne sembra così convinto ed Ellie non fatica a capire che non ha alcuna intenzione di liberarla. Dovrà farlo da sola, o sperare che Sam e Dean riescano a tornare a riprenderla.
 
Lo osserva allontanarsi e rivolgere un ghigno che ha ben poco di rassicurante prima di voltarsi e afferrare per un braccio con una stretta brusca il tipo che l’ha presa – spalle larghe e due braccia che sono il doppio di quelle di Dean, tanto che quando l’ha afferrata non è riuscita a liberarsi –, scortandolo verso un punto del capanno in cui lei non li possa sentire. 
Molto presto anche gli altri vampiri lo seguono; tra tutti, anche una ragazza mora con i capelli lisci e lo sguardo assetato di sangue e gloria.
 
Ellie espira forte, tirando i polsi verso di lei per cercare di allentare la corda che glieli tiene stretti. Sospira, la testa piena di pensieri scomodi. Non ha realizzato ancora come abbiano fatto a prenderla: un attimo prima correva veloce, cercando di star dietro a Sam e Dean per non farsi prendere, e quello dopo quell’energumeno l’aveva afferrata per le braccia e l’aveva trascinata via. Non è riuscita nemmeno a urlare, la bocca tappata da quel bruto e Sam e Dean, dopo aver controllato che fosse dietro di loro poco prima, sono giustamente andati avanti, cercando di salvarsi la pelle. Spera di riuscire a rivederli; non è molto sicura del fatto che questi brutti ceffi la lasceranno andare. O che non le faranno un graffio.
 
Piega leggermente la testa indietro e chiude gli occhi, lasciando uscire dalla bocca un altro sospiro esausto.
Era semplice: correre il più velocemente possibile per sfuggire ai cattivi di turno, una cosa in cui, invece, ha fallito. E ciò che le brucia di più è che è avvenuto proprio sotto gli occhi attenti e accusatori di John Winchester, che già una volta l’ha criticata pesantemente davanti a suo padre fino a mettere a repentaglio il loro rapporto. Ora non vedrà l’ora di farlo pubblicamente davanti ai suoi figli, coloro che sono stati i suoi compagni di viaggio dalla morte di papà a oggi e che l’hanno sempre protetta. Soprattutto Dean.
Ellie sapeva che sarebbe successo a prescindere, perché il disprezzo che John prova per lei è sempre più palese, ma adesso è sicura che non scenderà a un compromesso per il bene di Dean. Sicuramente non dopo quest’ultimo episodio, dopo che è stata lenta e non ha avuto i riflessi pronti per stendere un energumeno alto il doppio di lei e largo quattro volte. Le esce dalla bocca un sospiro amaro al solo pensiero.
 
Abbassa la testa e riapre gli occhi quando sente dei passi andare verso il portellone del capanno. A muoversi sono proprio l’energumeno e la ragazza mora; a seguirli, il tizio con i capelli da femmina. Li osserva con attenzione: lui la guarda come se fosse la cosa più importante e lei ricambia, allungandosi verso di lui per baciarlo in modo decisamente poco casto. Poco importa se, intorno, c’è un’intera squadra di vampiri – lei ed Energumeno compresi – che li stanno fissando. Ellie li guarda scostarsi e salutarsi mentre lei segue il mascellone sotto gli occhi attenti di Capelli Da Femmina che, pochi istanti dopo, si gira a guardarla. Le rivolge un sorrisetto sghembo quando i loro occhi s’incontrano ed Ellie ci scorge dentro una strana luce, come di voglia di una qualche vendetta. O forse potrebbe essere una fame esagerata, chissà. Ciò che è certo è che Ellie spera tanto che i Winchester abbiano un piano d’attacco e, soprattutto, che stavolta vada a buon fine.
 
*
 
Fa freddo, stanotte. L’escursione termica giorno-sera si fa sentire particolarmente e Sam si stringe nel suo giubbotto nocciola, le mani chiuse a pugno dentro le tasche. Si trovano nel bel mezzo del bosco e, nonostante abbiano acceso un fuoco proprio al centro di un cerchio di alberi, non lo useranno per scaldarsi.
Osserva suo padre tendere a Dean un sacchetto «Buttalo nel fuoco: zafferano, simplocarpo e trillium [6] copriranno il nostro odore e il suo finché non saremo pronti. Vi basterà spargere le ceneri sui vestiti e non vi individueranno». Suo fratello lo afferra e lo lancia sul fuoco quasi senza guardarlo, gli occhi bassi e fissi sulla legna che arde. Si limita a eseguire l’ordine senza dire nulla [7] e si muove per andare vicino a Sam, un’espressione contrita e agguerrita in volto.
L’ha osservato per tutto il giorno: è un fascio di nervi, gli si legge in faccia che è preoccupato per Ellie. Non può dargli torto, anche lui lo è. Soprattutto perché a quest’ora i vampiri potrebbero averle fatto di tutto: potrebbero averla trasformata, proprio com’è successo a quella ragazza che erano andati a salvare e che ha rovinato tutto con le sue urla, o magari le hanno fatto del male. Sam spera ovviamente di no, ma quelli sono vampiri e non si può di certo stare tranquilli.
 
Il piano di papà, comunque, per ora sembra funzionare, il che gli dà sicurezza.
È molto semplice: quando è andato a prendere la pistola, l’ha trovata nella “stanza” di quello che pensano sia il “capo” della banda e una donna, la stessa che adesso è legata e appoggiata a un albero, stordita e mezza assonnata.
Gli hanno teso una trappola: sapendo che sarebbero andati a cercarli per farli fuori e conoscendo molto bene il loro odore dopo che sono stati sorpresi all’interno del capanno, hanno approfittato di questa loro debolezza per attirarli e trarli in inganno. Il caso ha voluto che a volerli prendere ci fosse proprio lei, la fidanzata del capo. Papà dice che i vampiri si legano per la vita e che lei è addirittura più importante della pistola per il suo amante, perciò, dopo aver finto un guasto all’Impala e averla attirata nella trappola, papà l’ha infilzata con una freccia imbevuta di sangue di uomo morto, ciò che ha detto essere veleno per i vampiri. Lei, infatti, non appena la ferita ha cominciato a espandersi e il sangue a mescolarsi con il suo, ha accusato un mancamento. Secondo papà, con l’intruglio che ha dato a Dean riusciranno a mascherare il loro odore, così da poter tornare al capanno indisturbati e liberare le persone che hanno dovuto lasciare nella gabbia, insieme ad Ellie, ovviamente. Papà, invece, si occuperà di portare la donna lì accanto, così che i vampiri sentiranno il suo odore e gli correranno dietro per liberare la loro compagna. Sulla carta sembra un piano brillante, spera che lo sia anche nei fatti.
 
John si avvicina a lui e a Dean, in piedi al suo fianco «Non avete molto tempo. Il malessere le passerà presto».
Sam annuisce «Dovremmo farcela in mezz’ora».
«Come fai a essere sicuro che non porteranno Ellie allo scambio?» Sam si volta verso il fratello e lo trova a fissare il padre con aria quasi rabbiosa; è davvero teso.
John non fa una piega «I vampiri sono istintivi. Quando il capo sentirà l’odore della sua compagna premerà verso gli altri affinché mi blocchino e se la riprendano. Non penso si metteranno a pensare di portarsi dietro anche la tua ragazza».
Il tono di papà, soprattutto nel pronunciare le ultime parole, non è dei più gentili. Dean sembra aver voglia di insistere «E se lo facessero?» e dalla sua voce traspare rabbia e Sam non comprende se è rivolta verso il padre o verso la situazione che di certo non è delle migliori.
Papà lo guarda con meno accondiscendenza «In quel caso ci penserò io, a lei. Stai tranquillo» ma non c’è voglia di trasmettere serenità a Dean nelle sue parole. È come se glielo avesse detto per dargli il contentino.
Sam stringe le labbra «Tanto poi dopo ci… ci incontreremo, no? Quando avrai la pistola la useremo insieme». Lo guarda abbassare il volto e non rispondergli. Sorride amaro, conscio di quello che accadrà dopo stanotte. «Tu vuoi lasciarci di nuovo… vuoi andare a caccia del demone da solo» scuote la testa, profondamente amareggiato dalle intenzioni del padre. «Io non riesco a capirti. Non hai il diritto di trattarci così».
John finalmente lo guarda, l’aria severa «Così come?»
«Come bambini».
«Sono preoccupato per voi. Sto cercando di mettervi al sicuro».
 
Sam lo osserva con attenzione: crede veramente a quello che dice, ne è convinto e questo forse è anche peggio, perché vuole lasciarli fuori un’altra volta e, soprattutto dopo tutto quello che hanno passato, non possono permetterglielo.
 
Fa per aggiungere qualcosa, ma Dean lo precede «Scusa, ma secondo me questa è una stronzata papà». Sia lui che John lo guardano strano; non è da lui parlare in questo modo a papà, non l’ha mai fatto e Sam non capisce davvero cosa gli stia passando per la testa. O almeno, non riesce a farlo in questo momento. Guarda suo padre stringere gli occhi senza riuscire a replicare «Non abbiamo rischiato finora? Andiamo, ci hai mandato a caccia tu stesso. Prima non eri preoccupato e ora sì».
Papà lo scruta severo «Ora non è la stessa cosa».
Dean allarga un po’ le braccia, la giacca che si apre seguendo quel movimento «Spiegami perché. Perché non possiamo combattere insieme?»
John inspira «Questo demone… è un figlio di puttana. Non riesco a ragionare lucidamente se devo preoccuparmi di proteggere voi».
Dean non sembra voler mollare la presa «Continuo a non capire la differenza» e Sam stenta quasi a riconoscerlo. Una volta, se ci fosse stato lui al suo posto, lo avrebbe sgridato per delle risposte del genere a papà. Dio, l’ha fatto anche ieri, quando si sono messi a urlare in mezzo a quella strada buia e deserta. Non capisce che cos’è cambiato adesso per comportarsi così. Comincia a pensare che non sia solo per la storia di Ellie.
Punta gli occhi su papà; non sa se l’ha mai visto così serio e preoccupato prima d’ora. Anche se sta cercando di mascherarlo bene, la sua ansia è percepibile, visibile sotto gli occhi sicuri e stanchi, sotto le rughe sopra gli zigomi. «Sentite… io non so se uscirò incolume da questa battaglia» lo guarda prendersi una piccola pausa «Vostra madre è morta e io ci sono andato vicino. Non posso veder morire anche i miei figli. Non voglio».
«E se morissi tu?» è Dean a intervenire di nuovo «Se avessimo l’occasione per salvarti? Io… io penso che Sam stavolta abbia ragione. Uniti siamo più forti, lo sai anche tu».
John deglutisce, ma non sembra volersi smuovere. «Stiamo… stiamo solo perdendo tempo. Fate come vi ho detto e allontanatevi in fretta» deglutisce «È un ordine» poi s’incammina verso la strada, dandogli le spalle.
 
I fratelli si scambiano una lunga occhiata prima di sospirare appena, decidendo di andare verso l’Impala e fare ciò che gli è stato ordinato. Non è giusto e lo sanno entrambi, ma non possono fare altrimenti. Almeno per il momento.
 
Salgono in macchina e Sam osserva Dean guidare, le sue spalle tese e gli occhi fissi sulla strada, la mascella contratta e il volto preoccupato di chi crede di star andando incontro a qualcosa di molto brutto.
Piega le labbra in una smorfia rassicurante, immaginando cosa sta passando per la testa di suo fratello. «Andrà tutto bene. Riusciremo a recuperare Ellie, vedrai».
Dean non ha reazioni apparenti a quelle parole; continua a fissare la strada. «Non è l’unica cosa che mi preoccupa».
Sam espira aria dal naso; la smorfia sul suo viso è sparita, cancellata da una più mesta. «Lo so. Papà ha la testa dura».
«Dovrebbe almeno darci la possibilità di provare ad aiutarlo, cazzo. Non siamo più ragazzini».
Sam si morde le labbra a quella risposta, osservando Dean ingranare la marcia con un gesto secco, quasi rabbioso. Non riesce a contenersi «Da quando metti in dubbio i suoi ordini?» fa una pausa mentre continua a fissarlo «Di solito lo faccio io».
Dean lo guarda con la coda dell’occhio per un misero istante. «Non ho messo in dubbio niente. Papà è un grande cacciatore e lavora in questo modo, ma stavolta c’è di mezzo Ellie».
Sam sorride per prenderlo in giro «Ah, ecco qual è la differenza».
«Non fare l’idiota. Per te avrei fatto lo stesso». Il suo tono è sicuro, non c’è un filo di esitazione; Sam lo guarda e Dean fa lo stesso per un lungo istante prima di riprendere a guardare la strada. «Dico sul serio».
 
Sam tira le labbra in una linea sottile, riflettendo tra sé. Ripensa alle parole del padre di poco prima, al modo in cui ha risposto a Dean e a come ha apostrofato Ellie, chiamandola la tua ragazza in modo strano, quasi dispregiativo. Lui ha chiarito con papà quando Dean era all’obitorio a procurarsi del sangue di uomo morto: hanno parlato di Stanford e della sua scelta di andare via, del perché era così ostico ad assecondarlo, ma è come se ci fosse qualcosa di irrisolto tra Dean e papà, qualcosa che non gli piace. Ripensa al modo in cui gli ha risposto Ellie, a come l’ha attaccato quando ha parlato malamente dell’Impala e gli è tutto più chiaro. Come ha fatto a non pensarci prima?
 
Si lecca il labbro inferiore, gli occhi puntati nuovamente su Dean «Ma… perché papà ed Ellie non si sopportano tanto?» che si volta e lo guarda con una smorfia ironica «Che dici? Si adorano».
Sam sorride, ma non ci casca. «E dai, rispondi».
Il suo sorriso si smorza poco dopo; deglutisce «Va beh, è vero. Non si prendono granché. Perché… » sospira appena «Perché papà una volta ha detto che Ellie era… era un peso e non era capace a fare il nostro lavoro. Lei l’ha presa male. Poi era il periodo in cui voleva a tutti i costi compiacere Jim, quindi… »
Sam scuote la testa «Papà e la sua assenza di tatto» guarda il fratello che non replica «Non si dice così a una persona».
«Non dirlo a me. Non ci siamo parlati per un anno per una stronzata simile».
Sam aggrotta la fronte «Perché?»
Dean continua a non guardarlo «Credeva che la pensassi come papà. Non era così, ovviamente».
 
Sam si lecca le labbra, riflettendo tra sé. Ripensa alle parole di entrambi quando gli hanno raccontato – seppur a grandi linee – i loro trascorsi, soprattutto quelle di Ellie, quando gli aveva detto che un malinteso li aveva separati per un anno. Adesso è tutto più chiaro: è stato questo a dividerli, l’idea che, per Dean, Ellie non fosse abbastanza brava, che fosse di troppo. A pensarci bene, non se ne stupisce: ha notato da un po’ che le piace fare le cose per bene, che è precisa e che ci tiene a svolgere un compito nel miglior modo possibile. Non dev’essere stato facile scendere a patti con una cosa così, per quanto falsa. Forse non se n’è neanche resa conto subito, per questo hanno faticato prima di riappacificarsi. Chissà.
 
Butta fuori aria dal naso, passandosi una mano tra i capelli per scostarli dalla fronte «Papà sa essere tremendamente ottuso, quando vuole. È un peccato, perché Ellie è brava, se la sa cavare».
Dean sorride amaro «Oh, vai a spiegarglielo ora che si è fatta prendere da quei figli di puttana» deglutisce di nuovo prima di stringere le spalle e lasciare che un sospiro stanco gli esca dalle labbra. «Il fatto è che… che sono entrambi importanti, per me. Sapere che non si sopportano non è piacevole. Adesso che è tornato le cose saranno complicate».
«A patto che resti, dopo stanotte».
Dean si lecca le labbra prima di rispondere «Già» e non emette più un fiato per tutto il tragitto.
 
Una volta giunti a destinazione, entrare nel capanno è semplice. Passano per la stessa finestra che hanno usato stamattina e, mentre Sam fa fuori un energumeno di colore alto più di lui e largo il doppio, Dean non ci mette niente a tagliare la testa al vampiro che avevano lasciato di guardia. Lo stende con un colpo alla testa e poi gliela mozza esclamando un fiero «Una testa di cazzo succhia sangue di meno in circolazione» prima di affiancarlo e attendere che accenda una torcia per vedere meglio.
Una voce in lontananza – che deve aver sentito il rumore della colluttazione con i vampiri – li chiama ed entrambi accelerano il passo, ritrovandosi presto nella “stanza” – se così si può chiamare il posto dov’è situata la gabbia con altri ostaggi – dov’erano stati stamattina. Ad aspettarli, trovano Ellie che gli sorride. È legata a un palo, le mani intrappolate dietro la schiena e tenute insieme da una corda spessa. Dean le si avvicina velocemente, i passi più celeri e sicuri, e la prima cosa che fa quando è a un solo passo da lei è inginocchiarsi, metterle le mani sul viso e stamparle un bacio sulle labbra. Ellie risponde con un sorriso, gli occhi contenti.
La osserva intensamente «Stai bene?» e lei annuisce. «Non mi hanno fatto niente. Hanno solo lasciato un paio di tipi di guardia e sono andati… boh, non ne ho idea in realtà».
Dean le gira intorno per slegarle i polsi ed è Sam a risponderle «C’entra papà. Abbiamo rapito la fidanzata del capo e l’abbiamo stordita. Io e Dean abbiamo coperto il nostro odore per non farci trovare e siamo venuti fin qui».
Ellie annusa l’aria e fa una smorfia, come se avvertisse qualcosa di sgradevole «Effettivamente non emanate un buon odore». [8]
Dean storce la bocca e stringe gli occhi a mo’ di presa in giro «La prossima volta farò il bagno nell’acqua di colonia prima di venire a prenderti, principessa» ed Ellie gli dà una manata prima di sorridere mostrando la dentatura bianca.
Anche Sam sorride prima di riprendere il discorso da dove l’aveva lasciato «Papà confidava sul fatto che ti avrebbero lasciata qui».
«E c’ha visto giusto» Dean parla quasi con rammarico, come se si fosse reso conto che la scenata che ha fatto prima, per certi versi, non aveva senso di esistere.
Si tira su, i polsi di Ellie ora liberi dalle corde; Sam la guarda alzarsi e voltarsi verso di loro, gli occhi colmi di riconoscenza mista a un qualcosa di più triste. «Mi dispiace per essermi fatta fregare. Quel bruto mi ha stretta forte e mi ha tappato la bocca, non sono riuscita a urlare e avvisarvi. Avrei dovuto correre più veloce».
Dean la guarda stringendo le spalle «Non fa niente» e Sam le sorride «L’importante è che stai bene. Hai visto chi ti ha afferrata?»
«Sì. Era un brutto ceffo alto e largo come un armadio a due ante, calvo e con la pelle scura».
Dean sorride sghembo «Ah, allora ha già pagato: Sammy gli ha staccato la testa dal collo».
Ellie sorride «Bene, uno in meno a cui pensare» si tocca il polso destro con la mano sinistra, massaggiandolo appena. «Adesso che facciamo, raggiungiamo John?»
 
Dean rivolge a Sam una lunga occhiata che lui ricambia. Non possono lasciare papà da solo ad affrontare un branco di vampiri; potrebbero prenderlo alla sprovvista e fargli del male o peggio. È bravo, è vero, ma non è Dio.
Prima di rispondere, Dean si avvicina alla gabbia piena di ostaggi. «Prima liberiamo loro» e Sam non ha bisogno di ulteriori spiegazioni per sapere qual è il piano ora.
 
Infatti, una volta liberate le persone che stavano all’interno della gabbia, Sam, Ellie e Dean partono nuovamente. Il rombo dell’Impala si espande gioioso nell’atmosfera notturna e umidiccia mentre ripercorrono la strada a ritroso, ragionando insieme su cosa fare.
Durante il tragitto, presto trovano un piccolo “ingorgo”. Scorgono il pick-up di papà e, prima di raggiungerlo, decidono di nascondere l’Impala e procedere a piedi. Si armano di machete, una specie di arco per lanciare delle frecce imbevute di sangue di uomo morto e s’incamminano verso il punto dove papà e gli altri vampiri sono raccolti. Avvertono dei rumori poco piacevoli, che sanno di colluttazione, e si muovono più velocemente, cercando di far meno rumore possibile. Quando scorgono la figura di papà stesa a terra accanto al suo pick-up, Sam si volta indietro a guardare Dean ed Ellie. Basta uno sguardo per capirsi e Dean si alza, inserendo una freccia nell’arco e puntandola verso una vampira vestita da cowboy con tanto di cappello. Nemmeno la guardano cadere a terra: corrono verso la strada, uscendo allo scoperto, e Dean tira un altro paio di frecce, colpendo altri due vampiri. Sono tanti, però, e un altro sorprende Sam e riesce a buttarlo a terra con un colpo veloce.
 
Sam si ritrova con la schiena per terra e il colpo è troppo grande affinché possa alzarsi immediatamente. Viene afferrato dal capo dei vampiri, infatti, che, prima che Ellie e Dean possano sguainare i propri machete, gli mette il braccio destro intorno al collo e gli intima di fermarsi.
«Se non li mettete giù gli spezzo l’osso del collo». Sam, entrambe le mani a cercare seppur invano di staccare il braccio del nemico dal collo, osserva Ellie arrendersi quasi subito, gli occhi pieni di preoccupazione. Abbassa il machete e, con un gesto gentile, appoggia una mano sul braccio di Dean che, nonostante abbia gli occhi fuori dalle orbite dalla rabbia, dopo poco cede e fa lo stesso, alzando la mano sinistra per chiedergli di non fargli del male. Il vampiro non sembra intendere, però, perché stringe il collo di Sam più forte, tanto da farlo gemere di dolore. Gli alita sul collo «Ci tormentate, ci cacciate… perché non ci lasciate in pace? Abbiamo diritto di vivere anche noi».
«Io non credo» la voce di papà tuona minacciosa alle loro spalle e il vampiro si volta, costringendo Sam a fare lo stesso movimento.
 
Non ha molto tempo per realizzare: papà, con la Colt in mano, spara un colpo e colpisce il vampiro proprio in mezzo agli occhi. Uno schizzo di sangue gli cola sulla guancia sinistra e Sam, una volta libero dalla sua presa più lenta, si scosta, lasciandosi afferrare dal fratello, guardando il vampiro cadere a terra con un buco in fronte e gli occhi spalancati, esanime.
Scruta quel corpo e poi suo padre, che osserva il cadavere con uno sguardo stanco ma tremendamente fiero. Lo stesso che rivolge agli altri vampiri che, tra urla – della fidanzata, soprattutto – e panico fuggono via all’interno delle loro auto. Poi incrocia gli occhi di Sam e Dean, che si guardano e fissano il padre, un sorriso sul viso che non gli vedevano da tanto, qualcosa che sa di soddisfazione e orgoglio.
 
Per una volta, Sam può capirlo perché, oltre ad aver verificato che la leggenda della Colt era esatta, ora hanno un vero asso nella manica, un’arma che può spedire il demone che ha ucciso la mamma e Jessica nell’oltretomba. Per sempre.
 
*
 
Apre gli occhi e mugola controvoglia quando un raggio di sole glieli colpisce direttamente, voltandosi dall’altra parte. Dormiva di peso e questa seccatura è pure peggio della sveglia di Ellie, che è rumorosa e snervante, ma almeno non acceca.
Dean allunga un braccio verso sinistra, convinto di trovarla ancora addormentata al suo fianco – ieri sera era stanchissima quando sono riusciti a tornare e a mettersi a letto –, ma apre gli occhi quando si rende conto che, invece, di lei non ce n’è neanche l’ombra. Dà un’occhiata anche al letto di Sam, anch’esso vuoto, e si guarda intorno, mettendosi a pancia in su e strisciando i gomiti sul materasso per alzarsi un po’ con il busto e per sostenersi. Tende l’orecchio, gli occhi ancora assonnati, cercando di capire se almeno uno dei due è in bagno, ma il silenzio regna sovrano nella stanza perciò no, nessuno dei due è presente.
Ellie, che è matta come un cavallo, potrebbe essere andata a fare una passeggiata e aver coinvolto anche Sam che, per queste cose, è particolarmente condizionabile, ma intorno al motel non c’è assolutamente nulla, neanche una strada da percorrere a piedi, perciò pensa che la risposta giusta è che entrambi si siano svegliati presto e siano andati a prendere la colazione. Che siano da papà è alquanto improbabile. Sam forse, ma Ellie… lei no di certo.
 
Si stropiccia gli occhi con le dita – la nottata è stata lunga ed è più il tempo che ha passato fuori dal letto che dentro – e si decide a sedersi sul bordo del materasso. Tanto non riuscirebbe comunque a riprendere sonno finché non li vedrà tornare.
La porta, in realtà, si apre qualche minuto dopo, quando Dean è appena uscito dal bagno e sta per indossare una felpa blu leggera. Si volta verso l’ingresso e trova solo il fratello che lo guarda e abbozza un sorriso. «Buongiorno e… e ben alzato».
Dean si sistema il bordo della felpa e lo guarda richiudersi la porta alle spalle e appoggiare un paio di sacchetti bianchi e un cartone con quattro bicchieroni di caffè sul tavolo. «Dov’è Ellie?»
Sam abbassa gli occhi e stringe le spalle «Non l’ho vista. Cioè, sì, ma non è venuta con me a prendere la colazione. Oggi era il mio turno».
Dean continua a guardarlo, alzando le sopracciglia. Non è che creda molto alle sue parole «E dov’è andata, scusa?»
Suo fratello alza la testa, un’espressione fintamente incerta dipinta sul volto «A… a fare una passeggiata. L’ho vista di sfuggita, ma… ma ha detto che sarebbe tornata presto».
Dean scuote la testa e si incammina verso la porta, i passi lunghi e decisi. La apre e vi appoggia una mano prima di voltarsi e guardare Sam con un sorriso da presa in giro sulle labbra «Per la cronaca, sei un pessimo bugiardo» se ne va sorridendo prima che il fratello possa rispondergli e s’incammina sul piazzale sterrato, il sorriso che si allarga al vedere Ellie seduta sul posto di guida della sua Impala.
 
Ha la portiera chiusa e, man mano che si avvicina, la vede con la testa bassa, un’espressione concentrata sul volto, e quando si accorge che ha in mano una penna accelera il passo, temendo che stia facendo qualcosa di strano alla sua macchina.
Apre la portiera di scatto e lei si volta altrettanto velocemente, gli occhi spalancati «Dean! Mi hai messo paura».
La guarda negli occhi «Che stai facendo alla mia piccola?» e la vede sorridere «Niente di devastante, tranquillo» sorride ancora, abbassando lo sguardo sul volante. Dean fa altrettanto, notando che vi ha attaccato sopra un piccolo post-it celeste. È posto proprio al centro, in una posizione perfetta affinché chi guida potesse notarlo. «A quanto pare Sam non è riuscito a guadagnare tempo».
Dean sorride divertito, piegandosi un po’ in avanti e allungando una mano verso il post-it che riesce a staccare. Indietreggia, vedendo che Ellie fa per scendere dalla macchina, e lo porta più vicino per leggere ciò che c’è scritto. Riconosce la sua calligrafia precisa “Scusa se a volte esagero, ma volevo ricordarti… ” Dean alza gli occhi su di lei, in piedi lì davanti che lo guarda con gli occhi di una bambina emozionata. Le sorride «Volevi ricordarmi cosa?»
Ellie si morde appena le labbra – i capelli sciolti che mette dietro le orecchie – e tira fuori dalla tasca del suo giacchetto verde un cartoncino per poi porgerglielo. Dean lo prende in mano e l’immagine raffigurata gli fa spuntare un sorriso. Il cartoncino – che, in realtà, è della semplice carta fotografica – ha su stampata la loro foto, quella che si sono fatti scattare qualche giorno fa a Westhaven-Moonstone, sulla spiaggia. La volta, pensando che lì dietro ci sia la risposta alla sua domanda, e infatti la trova subito, leggendo nuovamente la scrittura minuta di Ellie. “… i nostri momenti felici insieme”.
 
Alza gli occhi verso di lei che lo guarda un po’ imbarazzata, le guance rosse. «Ok, lo so che è una cosa sdolcinata e probabilmente non ti sarebbe neanche piaciuta, ma… ma era per chiederti scusa per come mi sono comportata con tuo padre, l’altro giorno» fa una pausa, appoggiando entrambe le mani sul suo petto «Sono stata impulsiva. E mi è dispiaciuto che ci sei rimasto male, voglio dire—» Dean l’afferra per le braccia prima che possa finire la frase, entrambe le mani appoggiate sulle sue spalle. Ellie lo guarda con gli occhi grandi «Ho parlato troppo veloce?»
Le sorride «Sì, ma non è per questo che ti ho interrotta». Tira le labbra in una linea sottile, stringendo appena più forte le sue spalle. «Non ti devi scusare. Papà non è stato affatto gentile con te ed è… è comprensibile che tu abbia agito d’istinto. Non posso pretendere che lo tratti con rispetto quando con te non ne ha avuto alcuno» si lecca le labbra e deglutisce «Capisco che è frustrante condividere tempo e spazio con qualcuno che non ti apprezza, perciò… mi dispiace, davvero. Solo che… che vorrei solo che tu… che tu avessi un po’ di pazienza con questa nuova situazione. Che stringessi un po’ i denti. C’è già Sam che lo attacca di continuo, non ce la faccio a starvi dietro se tutti e due gli date addosso» guarda Ellie negli occhi che annuisce, decisa. «Se proprio non ci riesci non ti dirò nulla, però… però provaci. Per favore».
Ellie gli sorride «Va bene, te lo prometto».
«Grazie» la guarda abbassare lo sguardo e poi rialzarlo, il labbro inferiore tra i denti. Stringe i cordini del cappuccio della sua felpa, gli occhi di nuovo bassi «Posso baciarti?»
Dean sorride divertito «Che fai, mi chiedi il permesso?»
La osserva fare spallucce e sorridere «No, è che… mi scoccia se passa tuo padre e ci vede».
Dean stringe le spalle, la mano destra ad accarezzarle la guancia. «A me no».
 
Si abbassa verso di lei che gli sorride prima di stampargli un bacio sulle labbra. Si scosta appena e lo guarda negli occhi per poi allungarsi di nuovo e lasciarsi andare con più convinzione, gli occhi chiusi e le mani ancora sul suo petto. Dean la stringe in un abbraccio – le mani in basso sulla schiena, la foto e il post-it stretti nella destra –, cercando di godersi il più possibile questi istanti di intimità. Non ne hanno mai molta, ma quando litigano e hanno voglia di fare pace questo è sicuramente il modo migliore per riconciliarsi. In fondo, Dean comprende che per lei la situazione non è affatto semplice: mentre Sam l’ha accolta a braccia aperte ed è stato disposto fin da subito a farlo, con papà la storia è totalmente diversa.
 
Si scosta e le sorride, facendo un passo indietro per poi metterle davanti agli occhi la foto e il post-it, un sorriso da presa in giro sulle labbra «Allora volevi… volevi imbrattarmi la macchina per chiedermi scusa?»
Ellie sorride «Sì. Quando mi sono svegliata stamattina, Sam era già seduto sul letto e gli ho chiesto se, quando andava a prendere la colazione, mi poteva portare a stampare una cosa. [9] Doveva cercare di trattenerti dentro, ma—»
«Sammy non sa mentire a me. Gli veniva da ridere. Più che altro perché gli piace prendermi in giro» Ellie sorride ancora «Ma apprezzo lo sforzo».
 
Dean ricambia il suo sorriso, che stamattina è limpido e radioso. È bello vederla così.
 
Rientrano poco dopo, gli stomaci di entrambi brontolanti e desiderosi di essere riempiti con una buona colazione.
Sono ancora intorno al tavolino posizionato davanti ai due letti quando sentono aprire la porta. Dean, seduto con gli occhi rivolti verso la finestra, si volta e trova suo padre, con le mani nelle tasche e il cipiglio alzato.
«Buongiorno» li osserva uno a uno, poi punta gli occhi su Ellie «Vorrei parlare con i miei figli… da solo».
Lei, seduta tra Sam e Dean, non dice nulla; tira le labbra in una linea sottile e annuisce. Si alza, prende il suo bicchiere di caffè ancora pieno e s’incammina fuori, schivando John e chiudendosi la porta alle spalle senza voltarsi indietro. A Dean già sale il nervoso: c’è modo e modo di chiedere le cose e il tono che ha usato con Ellie – apatico e perentorio – non è dei migliori.
 
Si volta meglio e lo guarda fare qualche passo verso di loro «Allora, ragazzi… avete disubbidito a un mio ordine».
Sam risponde immediatamente «Sissignore», ma Dean stavolta non ha intenzione di chiudere la discussione in fretta «Sì, ma ti abbiamo salvato la vita».
Suo padre lo scruta e sente anche gli occhi di Sam addosso, ma non si dà per vinto. Ciò non toglie che questa tensione gli incute un po’ di timore, perciò deglutisce, cercando – invano – di scacciarla via.
John lo fissa ancora «Hai ragione» abbassa il capo per un istante, per poi guardare sia lui che Sam negli occhi. «Questa situazione mi terrorizza. Siete tutto quello che ho, ma è vero: uniti siamo più forti. Perciò ho deciso: daremo la caccia a questo demone insieme».
La risposta sua e di Sam arriva nello stesso momento «Sissignore» ed entrambi guardano il padre; Dean, in questo momento, si sente particolarmente fiero. Non tanto di sé, ma per essere riuscito a convincere quella testa dura di papà che Sam aveva ragione. Ne ha sempre avuta su questo.
 
Il fatto che John lo stia ancora fissando, tuttavia, non promette niente di buono. «Vorrei parlare anche di un’altra cosa, però» continua a guardarlo, gli occhi di ghiaccio e il tono privo di qualsiasi inflessione positiva «Di quello che è successo al covo dei vampiri ieri mattina».
Dean sospira, sapendo perfettamente a cosa si riferisce «È stato un incidente. Poteva capitare anche a me».
«Andiamo, Dean. Non prendiamoci in giro: quella ragazza non è adatta a cacciare».
«Non è vero» Sam si intromette e Dean si volta a guardarlo, sorpreso «Il tipo che l’ha afferrata era lo stesso a cui ho tagliato la testa quando abbiamo preso la fidanzata del capo-vampiro. Era grosso come un armadio ed Ellie non ce l’ha fatta a liberarsi. Se avesse stordito uno di noi sarebbe successo lo stesso» lo guarda fissare John con un po’ di astio, lo sguardo sicuro «Non partire prevenuto con lei perché è una ragazza o perché non ha gli stessi anni di esperienza che abbiamo alle spalle io, te o Dean. Sa il fatto suo».
«Sì, papà» Dean si volta nuovamente verso il padre che continua a fissarlo; il suo sguardo è privo di qualsiasi affetto «Ha ucciso il mostro che ha ammazzato Jim da sola. È migliorata molto, è—»
«Tutto questo non significa nulla».
Dean aggrotta le sopracciglia «In che senso?»
«Qualsiasi cosa lei faccia, rimane quella che è: un’intrusa, una persona che non è nata cacciatrice, che prima o poi vorrà fuggire da questa realtà» fa un passo verso Dean che deglutisce, immobile «Una persona che tu non avresti dovuto far entrare nella tua vita. O almeno non in questo modo».
Dean sospira forte, senza preoccuparsi di nascondere la sua irritazione «Ne abbiamo già parlato, io—»
«Non m’interrompere» a queste parole tace, schivando per qualche istante lo sguardo duro del padre «È un’altra persona di cui devi preoccuparti. Ti sei visto, qualche ora fa? Eri ansioso, ti saresti buttato nella fossa dei leoni pur di riprendertela».
«Avrei fatto ciò che era giusto fare».
 
Lo sguardo di suo padre è carico di astio e rabbia; lo stesso che aveva la sera che hanno litigato dopo che Ellie lo aveva abbandonato più di un anno e mezzo fa, lo stesso con cui gli ha detto senza mezzi termini che non si sarebbe dovuto affezionare a lei. Dean ne ha quasi paura, ma di certo non ha intenzione di mollare.
 
«Ed è sbagliato».
«È giusto per te e Sam e per lei no? Cosa c’è di diverso?»
Non riesce ad abbassare il tono della voce, infastidito da quello basso e duro di suo padre. Spera solo che Ellie non senta, che sia lontana abbastanza da non udire quest’ennesima umiliazione nei suoi confronti. Guarda John deglutire, gli occhi di ghiaccio «Noi siamo la tua famiglia. Sei ancora giovane e capisco che alla tua età questa situazione sia allettante, sotto molti punti di vista».
Dean alza le sopracciglia, capendo a cosa suo padre sta cercando di alludere «Se fosse stata una questione puramente sessuale, ti assicuro che non l’avrei tenuta con me tanto a lungo» per quanto andarci a letto mi piaccia parecchio, ma questo è bene tenerselo per sé.
John, però, non sembra averlo ascoltato «Ma lei, prima che tu te ne accorga, pretenderà molto di più da te, molto più di qualche carezza o il conforto per aver perso suo padre» infatti non l’ha fatto. Fa una pausa, le mani strette nelle tasche dei jeans «Il solo fatto che avete passato dei giorni insieme lontani dalla caccia non ti dice nulla?»
Dean stringe le spalle, sorridendo amaro. «Era il suo compleanno. Non abbiamo fatto niente di male».
Suo padre si lecca le labbra prima di replicare «Prima le gitarelle fuori porta in stile luna di miele, poi arriverà la voglia di abbandonare tutto, di farsi una famiglia. Tutto ciò che tu non hai mai voluto» Dean continua a guardare suo padre e deglutisce, le gambe che gli tremano appena «Tu sei un cacciatore, Dean. Non puoi offrirle niente di tutto questo. Spero che tu te ne renda conto prima che sia troppo tardi» lo guarda ancora negli occhi, prima di voltarsi e incamminarsi verso la porta. La apre e, prima di uscire, volta appena la testa verso lui e Sam. «Fate i bagagli. Ce ne andremo presto».
 
Dean abbassa il capo senza rispondere, il tonfo della porta chiusa nelle orecchie e le parole di suo padre che gli rimbombano in testa. Sente lo sguardo di Sam addosso, ma non si volta né dice nulla, si limita ad alzarsi e a trascinarsi verso l’armadio per fare le valigie, eseguendo l’ennesimo ordine che gli è stato impartito con un solo pensiero in testa: se suo padre voleva fargli pesare l’unica scelta di petto che abbia mai fatto nella sua vita, c’è riuscito alla grande.

 

[1] Il dialogo riportato qui è stato modificato, ma è praticamente lo stesso che hanno i fratelli e John nell’episodio 1x20 “Dead’s man blood”. Ho cercato di adattarlo alla situazione, poiché ho deciso di saltare il primo incontro dei fratelli con John, quello che avviene nell’episodio 1x16 “Shadow”.
[2] Nell’universo di Supernatural, i vampiri compaiono proprio nell’episodio citato. Le parole riportate sono più o meno le stesse che John dice ai suoi figli quando gli parla di queste creature.
[3] Questa è solo una mia deduzione: nell’episodio preso in considerazione non c’è alcun indizio che ci lasci dedurre la vera natura di quel posto.
[4] L’energumeno a cui faccio riferimento è lo stesso a cui nell’episodio viene mozzata la testa quando i Winchester riescono a colpire lui e la fidanzata del “capo vampiro” con frecce imbevute del sangue di uomo morto.
[5] James è uno dei cattivi del “Team Rocket” nei Pokèmon, andati in onda per la prima volta negli Stati Uniti nel 1998. Ellie, in quell’anno, aveva quindici anni.
[6] Il simplocarpo è una pianta particolare, che attira le mosche – anziché le api come molte altre – attraverso un odore maleodorante, qualcosa che somiglia alla carne in putrefazione, per riprodursi. Il trillium, invece, è un fiore ornativo che viene coltivato per di più negli Stati Uniti; è poco diffuso in Europa.  
[7] Nell’episodio rivisitato in questo capitolo, Dean risponde a John e allude al fatto che, il sacchetto che gli ha dato, puzza. Qui ho dovuto modificare la scena, tagliandone un pezzetto.
[8] Come detto nella nota precedente, nell’episodio 1x20 “Dead’s man blood”, prima di bruciare le tre piante in grado di coprire l’odore dei ragazzi, Dean afferma che “questa roba puzza”. Cospargendosi le ceneri di quel trito di erbe addosso, né Sam né Dean dovrebbero aver avuto un buon profumo XD
[9] Quando sono stata in America, ho scoperto che esistono dei posti, simili a delle copisterie, dove sono a disposizione delle stampanti e dov’è permesso portare i propri file (foto, documenti ecc) in una chiavetta USB e stamparli a basso prezzo. Ho pensato che Ellie possa essersi servita di un posto simile per “sviluppare”/stampare le proprie fotografie.
  
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