Correndo come il vento, Shiryu entrò nelle stanze di Atena, che sedeva pensosa sul suo seggio dorato: una scena già vista, un problema già affrontato.
“Atena, abbiamo bisogni di voi.”
“Vedo agitazione in te; se solo Pegasus fosse qui…”
Trafelato Shiryu si inginocchiò davanti alla dea:
“Vi prego, Hyoga e Shun non ce la fanno più!”
Saori si alzò, ed incamminandosi come una figura eterea vestita di bianco fece per andare verso il portone d’ingresso:
“Non preoccuparti, parlerò io col nemico.”
Una nuova e lunga traversata per le dodici case aspettava Saori ed il suo aitante cavaliere.
Hyoga si alzò in piedi, e si guardò attorno: sotto un cielo cinereo, le case ancora ardevano e numerosi corpi fumanti giacevano sparsi per le strade.
Poco dopo Shun aprì gli occhi e un profondo sconforto si impadronì di lui alla vista di quello spettacolo terrificante:
“Santo cielo… !” - urlò sconvolto portandosi le mani nei capelli.
Da un cumulo di macerie emerse Shiryu, coperto di graffi ed abrasioni e con l’armatura piena di crepe, e subito Hyoga gli andò incontro per aiutarlo a stare in piedi, mentre Shun rimaneva paralizzato per via del profondo orrore che gli stava attanagliando l’animo.
“D-dov’è Atena?” - domandò tremulo il cavaliere del drago.
“Il nemico l’ha portata con sé…” - rispose Hyoga a denti stretti.
“Com’è stato possibile?!”
“Eravamo paralizzati, senza forze, e lei si è offerta in cambio delle nostre vite.”
“Che cosa…?”
“Ha offerto la sua vita per noi!” - sospirò Shun in lacrime.
“No, non ancora: noi la salveremo.” - sentenziò Shiryu.
Calata la notte,Ikki entrò nelle stanze sacerdotali, e vide Atena piangere tenendo in braccio un corpo avvolto da un panno bianco, fradicio di sangue e lacrime.
“No…” - disse incredulo il cavaliere della fenice - “Non può essere!”
Di colpo comparve il dragone, che furente gli afferrò la collottola e lo scosse adirato:
“Dove diavolo sei stato?!”
“Toglimi le mani di dosso…!”
“Dov’eri mentre tuo fratello moriva?!” - urlò Shiryu in preda all’ira e al pianto.
“Basta, non litigate vi prego…” - chiese Saori con voce lamentosa.
Davanti a lei comparve Hyoga, con aria austera:
“Atena, perdonatemi, ma provo il medesimo sentimento che prova Shiryu.” - disse per poi rivolgersi a Ikki - “Comprendo che il tuo sia un animo solitario, ma non pensavi forse che le tue entrate a effetto un giorno sarebbero costate la vita a qualcuno?”
Ikki non rispose, limitandosi a ringhiare furioso:
“Shun continuava a chiedere di te, anche mentre moriva invocava il tuo nome: ma tu non arrivavi. Adesso piangi tuo fratello e vattene.” - sentenziò Hyoga - “Non abbiamo bisogno di te, se per avere il tuo aiuto dobbiamo aspettare di essere ogni volta faccia a faccia con la morte.”
Scuro come la notte Ikki si avvicinò e raccolse il corpo del fratello:
“Atena, posso chiedervi una cosa?”
“Dimmi.”
“Perché?”
La dea lo guardò coi suoi occhi profondi ed indecifrabili, e poi aprì le sue piccole labbra lucide:
“Lui rimarrà sempre nei nostri cuori.”
“Perché?” - ripeté Ikki insoddisfatto dalla risposta.
“Oh Ikki, so che il tuo cuore è attanagliato dal dolore ora, ma nelle stelle…”
“Perché non avete fatto nulla, Atena?”
Saori non rispose: solitamente in quelle situazioni erano i suoi cavalieri a zittire quel genere di domande a cui neppure lei sapeva come rispondere.
Ma in quel momento né Shiryu né Hyoga ebbero il cuore di mettere a tacere il compagno: grande era la rabbia che provavano nei confronti di Ikki per essere giunto troppo tardi, ma in cuor loro sapevano che una risposta gli era dovuta.
“Più volte abbiamo messo a rischio le nostre vite per salvarvi dai tentativi dei nemici di farvi del male, per salvare il mondo… ma prima Seiya, e ora Shun…”
Ikki chiuse gli occhi e prese un lungo respiro:
“Spero possiate perdonarmi per quello che sto per dirvi: ho l’impressione che voi non facciate nulla per impedire le disgrazie che vi capitano.”
Il cavaliere della Fenice le diede le spalle e con in braccio il fratello fece per guadagnare l’uscita.
Saori si alzò in piedi:
“Ti chiedo perdono perché non sono riuscita a salvare Shun, ma come posso evitare le mie disgrazie? Non le domando certo!”
Giunto sulla soglia del portone, Ikki si fermò un istante:
“Siete voi la dea, dovreste essere voi a saperle certe cose.”