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Autore: vamp91    16/02/2019    0 recensioni
La stanza intorno a me iniziò a vorticare; tutto si fece confuso. L'unica cosa ben definita era il palco. Tutto il resto scomparve; c'eravamo solo io, lui e la musica. La sua voce roca, profonda e sensuale era qualcosa di indescrivibile. Ne avevo sentite tante, ma mai come quella. Stava risvegliando in me emozioni che avevo deciso di reprimere da tempo. Le note mi penetrarono fin nelle ossa, facendomi fremere...
(Se le mie storie vi piacciono commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti)
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ian mi riaccompagnò a casa a tarda sera. Era come svegliarsi da un bellissimo sogno. Avevamo passato tutta la mattina a letto, beandoci l’uno del calore dell’altro; poi, con mio grande stupore, mi aveva preparato il pranzo.
Faticavo ancora ad abituarmi a questo suo lato dolce e affettuoso, tanto da restarne affascinata come se fosse la prima volta.
Mi ero del tutto sbagliata nel giudicare il suo carattere. Si; era orgoglioso, sicuro di sé e anche possessivo, ma ormai avevo capito che questo suo modo di comportarsi era una corazza, una barriera che aveva eretto per proteggersi e non essere ferito da niente e nessuno. Quei pochi che però lo conoscevano bene e a cui lui concedeva la sua fiducia, sapevano che Ian era la persona più leale e sincera che potesse esistere, pronto a sacrificare tutto se stesso e con tanto amore da donare a chi lo avrebbe accettato sul serio.
Mi sentivo veramente fortunata ad aver ricevuto questo onore; perché in un solo giorno mi aveva trattata come nessuno mai. Si era dimostrato comprensivo, evitando di fare la benché minima pressione riguardo il mio passato.
Finalmente sentivo di potermi di nuovo lasciare andare e godermi tutto quello che mi ero persa fino a quel momento.
Quando andai verso il frigo trovai un post-it di Chris: “Domani non mi scappi. Voglio sapere tutto!”
Sospirai. Era inevitabile; in fondo gli dovevo un favore.
Il mattino seguente mi sentivo allegra e piena di energie; me ne andavo in giro per la casa saltellando e canticchiando mentre mi preparavo per andare a lavoro.
Mi appariva tutto più luminoso...
“Eccola” esclamò Chris vedendomi arrivare.
Istintivamente mi aprii in un gran sorriso, incapace di trattenere l’entusiasmo.
“Wow, sei radiosa... Ian ci sa proprio fare eh” osservò dandomi delle leggere gomitate sul braccio.
Io diventai paonazza ripensando a tutto quello che era successo il giorno prima.
“Sono così felice per te!” disse abbracciandomi “te lo meriti”.
“Grazie davvero Chris. Ancora non mi sembra vero”.
Parlammo per un bel po’ di tutto, sorridendo davanti allo stupore di Chris quando raccontavo di certi comportamenti di Ian.
“È lui” dissi mostrando il telefono “viene da me dopo il lavoro”.
“Non perdete tempo eh” disse con un sorrisetto.
Alzai le spalle. In realtà volevo raccontargli il motivo per cui avevo smesso di suonare, ma ero ancora un po’ indecisa.
Dovevo smetterla di pianificare; Ian mi aveva concesso tutto il tempo che mi serviva il che mi faceva sentire molto più tranquilla.
Quando suonò il campanello erano già le sette passate.
“Ciao” lo salutai sorridendo. Lui mi afferrò, sollevandomi, per poi darmi un bacio. “Tutto ok piccola?” chiese chiudendo la porta con il piede.
“Si...” incredibile come la mia loquacità andasse a quel paese quando ero con lui...
“Hai avuto problemi a lavoro?”
“No, Chris é stato molto convincente” risposi.
“Non avevo dubbi” sorrise. “Più tardi devo incontrare dei tizi... possibili chitarristi per la band...”
“Oh, capisco. Beh spero che ne troviate uno bravo al più presto”.
“Già”.
Ian era giù di morale, si notava subito. Questa storia di sostituire Katy non gli andava bene per niente.
“Non mi piace...” disse dando conferma ai miei pensieri.
“Si, posso immaginare” risposi sfiorandogli la mano; Ian mi sorrise “Il fatto é che sin dall’inizio siamo sempre stati insieme noi tre, Alan si é aggiunto dopo. Jeff e Katy li conosco da una vita...”
Ascoltai in silenzio. Finalmente Ian si stava aprendo con me raccontandomi della sua vita.
“Non sono nato in una famiglia normale...se così si può dire... Mia madre non é mai stata un buon esempio; si legava sempre a persone sbagliate, finendo sempre nello stesso modo, pestata e senza il becco di un quattrino”. Sospirò. “Forse perché era ancora una ragazzina quando é rimasta incinta... lei non ne parlava mai, solo quando era davvero sbronza tirava fuori la storia di come mio padre l’avesse violentata e di come dopo avesse scoperto di aspettare un bambino...” Mi coprii la bocca con le mani “Oh mio dio” sussurrai. Ricordavo quello che avevo provato quando quel tizio mi aveva intrappolata nel vicolo. E pensare che sua madre non era stata salvata da nessuno... “All’inizio abitavamo coi miei nonni; il vecchio era uno stronzo alcolizzato che non faceva altro che picchiare lei e mia nonna, lamentandosi del fatto che non c’erano abbastanza soldi. Mia madre mi portò via da quella casa quando avevo circa 4 anni.
Le cose non sono migliorate dopo; sono cresciuto con una sfilza di patrigni di passaggio, uno peggio dell’altro...”
I miei occhi si riempirono di lacrime... aveva avuto così tante difficoltà sin da quando era nato.
“Quello dei tempi delle medie non era tanto male però” continuò “mi pare si chiamasse Mark, é stato lui a insegnarmi a suonare la chitarra.
È stata la prima volta in cui ho provato davvero interesse per qualcosa. Così mi diedi da fare trovando un lavoretto part-time, e con i soldi che guadagnavo iniziai prima a prendere lezioni private e poi li usai per comprare una chitarra tutta mia. Ero davvero felice di avere finalmente un hobby capace di appassionarmi. Mi era sempre piaciuta la musica e l’ascoltavo ogni volta che ne avevo l’occasione, così iniziò a balenarmi per la testa l’idea di formare una band. Ne parlai con Jeff, che all’epoca suonava già la batteria. Ci riunivamo dopo le lezioni a casa sua per esercitarci. Katy si unì dopo... aveva una cotta per me, o per lo meno era quello che diceva Chris...” mi guardò di sottecchi abbozzando un ghigno. “così si convinse a prendere lezioni anche lei e a unirsi alla band”
“Quindi più che per la musica sta nel gruppo a causa tua...” non ero molto d’accordo.
“Forse all’inizio” rispose pensieroso “ ma credo che già da un po’ di tempo lei ami davvero molto quello che fa; in oltre noi siamo praticamente la sua famiglia...”
“Se così fosse adesso sarebbe qui e non vi metterebbe nei guai” obbiettai.
“Sento del risentimento in queste parole... non sei stata forse tu a dirmi di essere comprensivo con lei?” sghignazzò.
“Si, ma ormai é da un po’ che manca... non vi sta di certo rendendo le cose facili... Capisco che siete uniti da una forte amicizia, ma qui state mettendo a rischio il lavoro di una vita... certe occasioni non capitano due volte Ian. Ora siete conosciuti a livello locale, ma nulla vi impedisce di organizzare un tour per il Paese o magari incidere un disco... quindi dovete decidere per bene cosa fare...”
Avevo parlato col cuore in mano, perché ci tenevo alla band e al loro futuro.
Riguardo Katy, fin dalla prima volta avevo avuto l’impressione che facesse soltanto finta di essere dura, quando invece scappava via alla prima difficoltà o perché il ragazzo di cui era innamorata non la ricambiava.
Ian nel frattempo continuava a fissare un punto davanti a sé, lo sguardo perso chissà dove... sapeva che avevo ragione, ma faticava a elaborarlo.
Feci un gran respiro prima di parlare di nuovo.
“A proposito...”
“Si?”
“Credo che tu debba sapere perché ho reagito in quel modo l’altro giorno dopo le prove quando Alan ha detto di avermi sentita suonare...”
“Piccola non sei obbligata a raccontarmi tutto adesso solo perché io ti ho raccontato del mio passato...”
Lo interruppi “ma io sento di doverlo fare...” chiusi gli occhi e presi un altro lungo respiro, poi iniziai.
“Sono nata in una famiglia benestante... diciamo pure ricca... i miei genitori, per quanto possa definirli tali, non mi hanno mai fatto mancare nulla, tranne la cosa più importante di tutte, l’affetto. Non facevano altro che continuare le loro vite, ignorando me e qualsiasi cosa mi riguardasse. Ho chiamato mamma la mia tata... solo per farti capire quanto tempo passassero con me...” abbozzai un sorriso “con il tempo ho capito che quello non era il mondo a cui volevo appartenere. Li guardavo, solo per vedere ipocrisia e falsità. Molte volte mi sono chiesta perché avessero messo al mondo dei figli se poi non erano in grado di darci affetto. Poi ho capito che loro ci consideravano come degli oggetti, da mettere in mostra non appena se ne presentava l’occasione. In  pubblico dovevamo sempre apparire impeccabili, non era tollerato nessun tipo di errore.
Mia sorella maggiore, Josy, era l’unica in grado di farmi sentire amata. È stata lei a convincerli che farmi prendere lezioni di canto e di musica sarebbe stata una buona idea, così da potermi esporre come un trofeo e potersi vantare. Era la persona più buona che potesse esistere al mondo.  Non l’ho mai vista arrabbiata né tantomeno litigare con qualcuno. I miei ovviamente ne approfittavano, sapendola così ubbidiente...” Una lacrima mi rigò il volto. Ian l’asciugò con la punta delle dita.
“Josy mi comprò la mia prima chitarra... è il mio tesoro più grande... a 14 anni decisero che dovevo frequentare una prestigiosa scuola privata, che forse avrebbe smussato il mio carattere ribelle; così mi mandarono via di casa, liberandosi di un grosso problema. Tornavo solo per le vacanze e le pause estive”.
Ian mi guardava senza dire una parola; non riuscivo a decifrare la sua espressione.
“Fu durante le vacanze estive dei miei 16 anni che cambiarono un po’ di cose... odiavo sempre di più i miei genitori e il loro stupido mondo; non facevo altro che contraddirli e oppormi al loro modo di vivere”.
Raccontai delle serate trascorse nei locali a suonare e del mio primo incontro con Dean. Vidi Ian storcere il naso non appena lo nominai. Non lo conosceva ma già provava astio per quello che un tempo era stato il mio ragazzo.
“Dean é stato la mia ancora di salvezza” dissi “mi capiva, anche se veniva da una famiglia molto povera aveva avuto anche lui problemi con i suoi genitori che non approvavano quello che faceva. Se n’era andato di casa non appena compiuti 18 anni e non li aveva più rivisti. Mi appoggiava in tutto ciò che facevo e condivideva i miei sogni. L’idea di formare una band é stata sua... all’inizio lo aveva proposto per gioco, ma io ci credevo davvero. Così ci abbiamo provato. All’inizio non è stato facile, ma ci aiutavamo a vicenda. Lui era sempre gentile con me, si preoccupava... diciamo che é stato quasi automatico mettersi insieme. È stato il primo ragazzo che abbia mai amato...per me era tutto”. Feci un sorriso amaro mentre Ian stringeva i pugni, cercando di apparire il più calmo possibile.
“Pian piano le cose sono migliorate; abbiamo iniziato a fare dei concerti, la gente ci riconosceva. Dean era un chitarrista fantastico; quando saliva sul palco riusciva a incantare il pubblico irradiando ovunque il suo carisma.
È stata la stessa sensazione che mi hai dato tu quando ti ho visto suonare per la prima volta. Mi siete apparsi subito molto simili...”
“Ma davvero?” chiese alzando un sopracciglio.
“Egoista, egocentrico, sicuro di sé, possessivo...” elencai con le dita “ma tu sei diverso da lui; l’ho capito la sera della festa. Ho visto i tuoi occhi, eri davvero dispiaciuto per avermi ferita...”
Abbassò la testa, sfiorandomi le mani con le sue “ho ricordato mia madre e di come mi abbia avuto... mi sono sentito come quel verme che l’ha costretta a quelle sofferenze...”
“No, tu non sei minimamente come lui!” esclamai stringendole forte “Sapevo che non mi avresti mai fatto del male”.
Abbozzai un sorriso prima di continuare il racconto “A Dean non importava di ferirmi, ne ho avuto una prova quando hanno permesso alla nuova arrivata di avere voce in capitolo sui miei testi...”
Abbassai la testa fissandomi i piedi. Quello era il pezzo del racconto che più odiavo.
“Avevo più o meno 19 anni. Mi ero iscritta all’università, ma la frequentavo di rado. Nonostante i diverbi e le incomprensioni crescenti la band continuava ad esistere.
Non stavo attraversando però un periodo felice; Dean era sempre più distante, diventando via via più cattivo nei miei confronti. Non era più il ragazzo di cui mi ero innamorata. Mi vedeva più come un oggetto che possedeva, nient’altro. Ma non riuscivo a lasciarlo... forse perché dentro di me speravo che si trattasse solo di un breve periodo o perché non volevo avere altri problemi con la band...
Qualche mese dopo mia sorella Josy...” mi bloccai, incapace di continuare.
Ian mi prese tra le braccia cercando di confortarmi “ va bene così, non serve dirmi tutto adesso...” sussurrò.
“No, devi sapere... mia sorella non aveva mai obbiettato alle imposizioni dei miei genitori, anche se nessuno mai aveva capito quanto questo la facesse soffrire” singhiozzai “mi ha scritto una lettera...” ormai le lacrime scendevano copiose “prima di tagliarsi le vene...”
“Cazzo!” Ian era sconvolto da quella rivelazione.
“Solo dopo abbiamo scoperto che era malata e che ce lo aveva tenuto nascosto. Aveva un tumore al cervello... era solo questione di tempo prima che perdesse se stessa. Credo che se ne sia voluta andare mentre era ancora nel pieno delle sue facoltà mentali...” Abbozzai un sorriso triste “scusa, so che é una rivelazione un po’...” non mi lasciò finire.
“Non dirlo nemmeno” esclamò.
Mi aggrappai alla sua maglietta, stringendolo a me. Non volevo ricordare quello che avevo dovuto sopportare in quel periodo.
Piansi per un bel po’ prima di riuscire a riprendere il racconto.
“Dopo la morte di Josy lasciai perdere qualsiasi cosa, mi chiusi in me stessa. Ma nel mio essere egoista un po’ ero felice perché Dean sembrava essere tornato quello di un tempo. Mi riempiva di attenzioni e mi rassicurava riguardo alla band. Diceva di avere tutto sotto controllo; io mi fidavo.
Quando finalmente mi sentii pronta di tornare dalle persone che consideravo la mia famiglia a tutti gli effetti ebbi un’altra sonora batosta. Dean aveva definitivamente preso le redini del gruppo, escludendomi del tutto. Si erano pian piano appropriati della mia musica e di tutti i testi che avevo composto fino a quel momento. Ero stata così ingenua... Così li accusai di avermi esclusa, ma loro ovviamente diedero a me la colpa per avergli causato grossi problemi.
Il colpo finale lo ricevetti dallo stesso Dean in persona... Non avevo mai dato peso al fatto che da un po’ di tempo non mi invitasse più a casa sua... ero sconvolta per tutto quello che era successo, volevo vederlo; così andai senza avvertirlo, in fondo avevo ancora una copia delle sue chiavi.
Li trovai a letto insieme, lui e Shane... la pianista che tanto aveva voluto nella band... non riuscivo a crederci. Mi fissavano entrambi con un’espressione di scherno sul viso. Dean era glaciale mentre mi diceva che non mi aveva mai amata, ma che ci aveva provato con me solo per una soddisfazione personale... mi spezzò il cuore.”
Guardai Ian, il suo viso era rigido, mentre cercava di trattenere la rabbia. I suoi occhi bruciavano di odio verso quello che una volta era stato la persona più importante della mia vita. “Bastardo” tuonò a denti stretti.
“Decisi di abbandonare tutto, di allontanarmi il più possibile... ovviamente dovevo indirizzare il mio rancore verso qualcosa. Così diedi la colpa alla musica, che mi aveva portato via tutto... smisi di suonare e di cantare, buttai via tutto ciò che la riguardava, conservando solo quella chitarra che mi ricordava Josy.
La sera in cui ci siamo incontrati la prima volta ero lì perché Chris mi ha convinta a venire con l’inganno... ero nervosa, non sapevo come avrei reagito dopo così tanto tempo”.
“Sembravi in trance, come se fossi su un altro pianeta...” osservò lui sfiorandomi la guancia. “Allora non mi sono sbagliato... stavi davvero muovendo la mano come se stessi suonando una chitarra...”
“già... il mio corpo ha reagito istintivamente; sono andata via prima perché avevo troppe emozioni contrastanti. Ma quella sera, dopo tanti anni, la tua voce e la tua passione mi hanno spinta a suonare di nuovo. È stato grazie a te.” Gli regalai un gran sorriso. “Sei stato tu a renderlo possibile, senza nemmeno saperlo mi hai dato la forza per ricominciare...”
“Davvero?” era stupito, di certo non si aspettava questa confessione.
“Si” lo afferrai per la t-shirt e lo baciai.
“Allora sei sulla buona strada...” sussurrò.
Mi bloccai, allontanandomi “forse, ma non voglio suonare in pubblico. Non me la sento”.
“Ok, allora che ne diresti di un compromesso?” propose.
“Che tipo di compromesso?” chiesi dubbiosa.
“Vieni alle prove e prendi il posto di Katy solo per un po’, nel frattempo io continuerò a cercare un chitarrista come abbiamo stabilito; che ne pensi?”
“Ma avrai sempre lo stesso problema per i concerti” osservai.
“Beh, vedremo. Per il momento abbiamo preso una pausa; ho detto di avere un’infiammazione alla gola per cui niente esibizioni per adesso...” sorrise. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli.
“Non lo so...” risposi titubante. La cosa non mi convinceva poi molto. Potevo davvero tornare a tenere in mano uno strumento mentre altra gente mi stava a guardare? O meglio, volevo davvero tornare a far parte, seppur non ufficialmente, di un altro gruppo? Ero pronta a rivivere quelle sensazioni? Sarei stata bene o sarei sprofondata di nuovo nel baratro?
Ma in fondo provare non mi costava nulla; potevo interrompere in qualsiasi momento...
“Va bene, ci proverò” dissi guardandolo negli occhi. “Ma non ti assicuro nulla”
Ian si aprì in un gran sorriso, felice della sua vittoria.
Mi strinse al petto; era caldo, mi faceva sentire protetta e al sicuro.
“Accidenti, é tardissimo” disse poi guardando l’orologio. “devo andare...” mi guardò serio “starai bene da sola?”
“Tranquillo” sorrisi accarezzandogli il braccio. “Grazie di avermi raccontato del tuo passato” disse prima di darmi un lungo bacio. Abbozzò il solito ghigno soddisfatto quando lo attirai ancora una volta verso di me.
“Se continui così dovrò restare qui...”sussurrò.
Il mio corpo fu percorso da un brivido, ma seppur a malincuore, dovetti lasciarlo andare. “Vattene prima che cambi idea” e finsi di spingerlo via.
Lo accompagnai alla porta, salutandolo con la mano finché non sparì scendendo le scale.
Quindi ci stavo davvero riprovando... in fondo la musica aveva segnato la mia intera vita, e per uno strano scherzo del destino ero finita per innamorarmi di nuovo di un musicista.
Andai in camera a recuperare la mia chitarra. Se dovevo suonare con la band avrei fatto bene a imparare i testi delle loro canzoni come si deve; non volevo di certo sfigurare.
Così passai il resto della serata a strimpellare, godendomi quel senso di pace che non provavo ormai da molto tempo.
“Ehi Josy...” sussurrai “guardami”.
Sorrisi mentre calde lacrime mi rigavano il viso.
  
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