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Autore: augurei    16/02/2019    5 recensioni
Di fronte al passato, Sherlock desiderava solo poter allungare la mano e trovare quella di un amico. Per cominciare, forse avrebbe dovuto tenderla per primo.
[S01E02 - "Il banchiere cieco"]
[Storia partecipante al contest “Missing Moments” indetto da Ghostmaker sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disgelo.

 

  Ho tra le mani un caso volatile: un assassino come una vespa, una soluzione come una rondine che migra verso sud. Ho un coinquilino con una pistola: spara ai suoi valori per salvare me; spara a me per salvare il vetro di un orgoglio che mi ferisce più del proiettile. Fa male, più di quanto ricordassi.

«Questo è il mio amico John Watson.»*
«Amico?»
«Collega.»
 
«È stato strano rivederlo? Quel Sebastian.»
Mi stropiccio gli occhi, esilio la luce dalla mia vista. Mi agito nel mio posto: ho una spina nel fianco. «Si è fatto strada, non avevo alcun dubbio in merito. È sempre stato uno squalo, Seb.», rispondo amareggiato.
«Uno squalo? Paragone forte, da parte tua. Deve avere un bel cervello.»
«Uno di quegli squali piccoli, John.», paleso come se l’innocuità di quel sorriso predatorio fosse ovvia: una bocca così piccola è in grado solo di provocare un’orrenda ferita urticante, lasciandoti anni dopo con il segno di quell’infedele attacco e il rimorso di non essere stato più cauto.
«Quindi non correva buon sangue.», dice retoricamente. «Non hai rapporti con nessuno dei tuoi compagni di università?»
«No.»
«Allora questo caso può essere un’opportunità per appianare il rancore.»
«Perché dovrei?»
«Perché non è che tu abbia molti amici.»
«Me ne sono accorto, credimi.», gli intimo facendolo boccheggiare. Non gli do il tempo di difendersi. «Sebastian non ha mai esitato nel chiedermi un appoggio. Per quanto strano possa essere, non gliel’ho mai negato. Esattamente come lui non ha mai declinato un invito dei suoi annoiati compari a denigrarmi.»
«Sai essere petulante, quando ti ci metti.»
«E la gente può essere molto infima, quando ci si mette.». Incrocio le dita, punto gli indici congiunti contro il reo colposo di un’omissione di soccorso che mi ha lasciato sanguinante, in silenzio, in una stanza. «Incredibile come tu sia capace di simpatizzare con chiunque, anche con i morti, eccetto con il tuo coinquilino.»
«E questo cosa vorrebbe dire?!», mi ammonisce come il sovrano spodestato da un trono di cui non si curava poi molto.
«Che ho sentito freddo, John. Due persone a cui avevo chiesto affetto nella medesima stanza, ed ho sentito freddo. Oh, taci.», intimo al granello di sabbia sulla lente che mi sta rendendo ridicolo. John mi fissa nel punto esatto in cui scorge l’ombra sul mio petto e trova la frode: c’è un normalissimo cuore. «Non puoi biasimarmi così. Non mi è parso ti importasse molto avere amici.»
Stringo le labbra e le catene attorno alla lingua che mendicherebbe un surrogato d’affetto che non voglio, ma che desidero. «Non un amico. Te.»
«Alzati», comanda, facendo quanto detto. Io mi guardo alle spalle, convinto di una minaccia imminente. Cauto, obbedisco; lui mi abbraccia. Mi vede senza pelle: un agglomerato di sangue e organi straordinariamente umani, eccezionalmente in vista, un nome scolpito sopra. Uno spettacolo grottesco.
«Sono un pessimo assistente.»
«Un pessimo collega.»
«Allora mi licenzio. Proverò ad essere perlomeno un amico decente, affare fatto?»
È una proposta puerile, piena di dramma: il mio genere.
«Accetto.»
 
*Il dialogo è, credo pedissequamente, tratto dal secondo episodio della prima stagione "Il banchiere cieco", dalla scena in cui Sherlock e John si trovano nell'ufficio di Sebastian.

Non credo ci sia altro da dire! Questa è una mia personale versione di una possibile conversazione tra Sherlock e John riguardo quanto accaduto ( e di come, possibilmente, il diverbio abbia stretto il cappio attorno alla loro amicizia). Spero sia piaciuta :)



 
  
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