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Autore: MaryFangirl    16/02/2019    6 recensioni
A seguito di un affare difficile che si è concluso bene, una cliente propone alla nostra coppia di sweeper di ringraziarli con un soggiorno con tutte le spese pagate in uno dei suoi numerosi hotel. Tutti i nostri amici vi si ritrovano e Ryo decide finalmente di far avanzare le cose, ma un evento interromperà tutti i suoi progetti insieme alle parole della sua bella che gli daranno da pensare.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ryo si alzò a sua volta e si piazzò di fronte a lei.
"Conto così poco per te! Come hai potuto farmi questo?!" gridò, davvero in collera, mentre i suoi occhi si offuscavano. Ryo non sapeva cosa dirle. Non pensava di metterla in un tale stato.
"Te ne freghi completamente dei miei sentimenti, conti solo tu!" esclamò Kaori, fuori di sé.
Gli lanciò un'ultima occhiata e si voltò per lasciare la spiaggia, ma Ryo la tenne per un braccio.
"Non è così, Kaori..." non riuscì a dire altro. Kaori gli diede uno schiaffo che gli fece portare la testa su un lato. "Me lo sono meritato" fece Ryo, alzando il capo. "Volevo solo aiutarti, Kaori"
"Facendomi prendere la paura più grande della mia vita, ah sì, devo riconoscere che mi hai proprio aiutato, Ryo!"
La vista offuscata di lacrime, Kaori si allontanò da lui e si incamminò per tornare all'albergo. Inciampò più volte sulla sabbia prima di intravedere il profilo dell'hotel. Il cuore le batteva forte mentre il suo respiro andava a scatti, e il suo viso era sconvolto.
Ryo, vedendo come rabbrividiva e come le sue gambe e le sue braccia tremavano, si rese conto di aver oltrepassato i limiti. Si accigliò. Kaori sembrava così sconvolta che non sembrava nemmeno vederlo quando le andò di fronte, ma Kaori girò intorno a lui. Ryo fu costretto ad afferrarla per un braccio.
"Kaori! Perdonami!"
"Lasciami!" urlò lei, divincolandosi violentemente dalla sua presa.
"Prima calmati, d'accordo?! Volevo solo aiutarti, farti sbarazzare della fobia dell'acqua"
Ryo l'attirò a sé e prese il suo viso fra le mani. Le mani di Ryo erano calde e rassicuranti, ma Kaori continuava a sentire freddo, anche se gli occhi di lui la guardavano con dolcezza e rimpianto. Sembrava pentirsi del suo gesto. Le parole si spintonarono nella testa di Kaori ma alla fine raggiunsero le sue labbra. Prese un profondo respiro prima di lanciarsi.
"Facendomi credere che stessi annegando? Sai come mi sono sentita? No, tutt'altro, altrimenti non l'avresti fatto. Non avevi il diritto di farmi una cosa così, Ryo. Una volta è stata sufficiente, non pensi. Sì, ho avuto paura...paura di vederti morire per la seconda volta, perché vedere morire te significa vedere morire anche me stessa, Ryo. Nonostante fossi divorata dalla paura, sono entrata in acqua per te e per nessun altro. Non penserai mai a nulla che a te stesso. Hai pensato solo a te stesso mentre eravamo persi nell'oceano, mi hai abbandonato, e mi hai appena dato un altro bell'esempio del tuo egoismo, Ryo. Non hai pensato a me neanche per un secondo, altrimenti non l'avresti fatto!"
C'era un tale fervore nella sua voce, che Ryo ne fu commosso. Era commosso di vederla così preoccupata, più del suo destino che del proprio. Oh, come amava quella donna! Nonostante le lacrime che le inondavano gli occhi, c'era una luce soffusa, una luce tenera e così pura che sembrava assorbirlo, insieme a tutti i suoi difetti. Non aveva mai provato una tale emozione.
Sul viso di Kaori le emozioni si leggevano come in un libro aperto. Era arrabbiata con lui. Sorprendentemente, ciò che lui vide nei suoi occhi non era più la rabbia che aveva scorto all'inizio...no, era rassegnazione. Lui non la voleva...tutto, ma non la rassegnazione. Lei era entrata nella sua vita e aveva sconvolto tutte le sue abitudini. Kaori aveva quell'innocenza e quella cieca fiducia negli altri, e lui non voleva che perdesse quella qualità, che lui non aveva.
Anche lei aveva conosciuto il dolore e la sofferenza dopo la morte di suo fratello, ma stranamente non aveva percorso il suo stesso cammino, era rimasta uguale, se stessa: candida. Rendendosi conto di ciò, vivendo al suo fianco lei aveva cominciato dolcemente a infiltrarsi in lui senza che Ryo se ne accorgesse. E non voleva che a causa sua lei cambiasse e prendesse il sentiero che l'avrebbe resa come lui.
"Mi arrendo!" disse Kaori, allontanandosi da lui e riprendendo il suo cammino. "So che non mi ami..." finì in un lieve sussurro.
 
 
Le ultime parole di Kaori si fecero strada dalle sue orecchie al suo cuore. No...non poteva arrendersi, non ora. Era la sola capace di sconvolgerlo così! Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e cullarla, e dirle...dirle tutto ciò che aveva nel cuore, ma stranamente non ci riusciva. Non era in grado di muoversi. I pensieri gli turbinavano nella testa mentre il panico lo avvolgeva completamente. Rimase lì, le braccia penzoloni, a guardarla allontanarsi da lui. No, doveva reagire. Doveva lottare, per lei, per se stesso, per loro. Non doveva andarsene con quella convinzione, che lui se ne fregasse di lei.
Lei pensava che non l'amasse...no, tutto ma non quello.
Fermamente dritto sulle sue gambe, Ryo si rese conto che la stava perdendo. I pugni si serrarono, era più che determinato a riportarla a sé. Sentì in sé un coraggio e una volontà che solo Kaori poteva far nascere in lui, animandolo. Interdetto, Ryo la osservò.
Come poteva arrendersi così facilmente?
Quando era avvenuto quel cambiamento?
Certamente nel corso dei giorni, ogni volta un po' di più in sei anni.
Lui si sentiva più forte grazie a lei, e lei si sentiva più debole a causa sua.
No, ancora una volta aveva rovinato tutto. Non voleva più essere responsabile delle sue lacrime, eppure...
Ryo le corse dietro. Kaori era in grande vantaggio su di lui. Aveva ancora esitato nel darle una risposta definitiva, mettendo fine a quel gioco a nascondino in amore che era durato fin troppo tempo. Una cosa era sicura, non voleva perderla, non voleva vivere senza di lei. Nonostante la sua sofferenza, i suoi dubbi, le sue apprensioni, voleva rimanere per sempre legato a Kaori, quindi perché avere paura? L'unica cosa che doveva fare era essere onesto con lei.
Ryo riuscì finalmente a raggiungerla lungo il ripido sentiero vicino all'albergo, mentre Kaori si sforzò di liberarsi dalla sua presa, ma Ryo la tenne stretta a sé. Kaori non si mosse, solo i suoi occhi umidi testimoniavano il suo dolore. Le sue lacrime scivolarono e lasciarono due solchi chiari sulle sue guance. Ryo sapeva che doveva dirglielo, forse per via della tristezza che proveniva dal suo sguardo.
"Non voglio che ti arrendi, Kaori! Non avrei dovuto forzarti e farti entrare in acqua. Non avrei dovuto farlo! Ti chiedo perdono"
"Per essere il migliore tra i migliori, non hai capito proprio niente"
Ryo la lasciò e la fissò senza capire.
"Sei arrabbiata perché ti ho forzato a entrare in acqua fingendo di annegare?"
"Sono arrabbiata perché ancora una volta mi hai dimostrato che non posso fidarmi di te. Ancora una volta mi hai dimostrato che prima ci sei tu e dopo tutti gli altri. Pensi che abbia paura dell'acqua per via dell'attacco degli squali?"
"Non è così?"
"Ho paura dell'acqua a causa tua, Ryo. Mi hai abbandonato, mi hai lasciato sola, hai spezzato la fiducia che avevo in te. E ancora una volta ti sei preso gioco di me, non hai pensato a me, a ciò che avrei provato nel vederti annegare, la paura che avrei avuto. Sì, tu sapevi che non era vero, ma io...a me tu non hai pensato, Ryo. Io pensavo davvero che tu stessi annegando!"
Più parlava, più Ryo l'avvolgeva con i suoi occhi neri. Poteva vedere le sue pupille brillare in un misto di volontà, dolore, tenerezza e soprattutto stanchezza. Così tante cose sconvolgenti in quel corpo fragile. Le sue lacrime ripresero, rifiutandosi di fermarsi. Kaori singhiozzò, scandendo le frasi con i singulti. Aveva creduto che il fatto di essere soli lì avrebbe permesso loro di recuperare ciò che avevano perso, la fiducia che li univa, ma si era sbagliata. Lui aveva rovinato tutto ancora una volta.
Sentendo ciò, il cuore di Ryo affondò. Kaori fece qualche passo indietro senza staccare gli occhi da lui. Non c'era altro da dire che non fosse stato tentato. Era stato detto tutto. Lo sguardo offuscato di Kaori si allontanò da lui e la donna corse verso l'albergo senza sentire le grida di angoscia che Ryo le lanciò dietro.
"Kaori! Kaori!" urlò Ryo con gola bruciante. La rincorse, mentre il pianto di lei gli giungeva distintamente. Urlava per non farla fuggire ma Kaori non sembrava ascoltarlo.
"Kaori! Ti prego, aspettami! Kaori!" urlò ancora Ryo, sperando di farla ritornare sui suoi passi, ma di nuovo Kaori lo ignorò. Il cuore di Ryo gridava e batteva al ritmo di un solo nome...Kaori.
"Kaori!" disse Ryo, questa volta sottovoce, come stesse invocando una divinità affinché l'aiutasse.
Sotto lo sguardo attonito della signora Matsuda, Ryo raggiunse Kaori alla porta dell'albergo e la seguì all'interno. La signora Matsuda rimase in piedi nel corridoio, con un cipiglio preoccupato sulla fronte.
"Cosa ha fatto ancora questo triplo idiota per ridurla in un tale stato?"
Tuttavia, la signora Matsuda notò anche che, per quanto riguardava Ryo, era la prima volta che lo vedeva inseguire una donna con aria tanto grave e seria in viso. Il fatto che le stesse andando indietro era forse un segno di cambiamento, perché aveva fatto piangere una grande quantità di donne, ma non le aveva mai inseguite. Allora, forse, questa volta...? Quel pensiero strappò un sorriso alla signora Matsuda prima che tornasse alle sue occupazioni. Sì, quando Ryo inseguiva le donne lo faceva sempre con quella faccia da pervertito e la bava alla bocca, mai con quel viso serio e determinato.
 
 
Senza fiato, Kaori finalmente giunse alla porta della sua stanza, che aprì e chiuse immediatamente proprio sul naso di Ryo, per poter far scorrere tutte le lacrime che le stringevano il cuore. Tremando, Kaori indietreggiò e cadde sul suo materassino. Con la fronte appoggiata alla porta, Ryo riprese fiato. Si sentiva completamente turbato. Per la prima volta nella sua vita aveva inseguito una donna e non per la sua ossessione da mokkori, ma perché aveva causato lacrime in colei a cui più teneva tra tutte. Dietro la porta che la separava da lui, non aveva difficoltà a immaginare le condizioni in cui doveva trovarsi la sua partner.
"Kaori, apri la porta! Dobbiamo parlare, è importante!"
Kaori si mise a sedere e fissò la porta. La voce di Ryo sembrava soffocata. Perché? Di cosa voleva parlare? Non capiva niente, allora a che pro? Kaori non voleva più sentire niente, voleva solo stare da sola e assorbire l'onda dilagante che l'aveva colpita ancora una volta, una volta di troppo. Kaori rimase quindi in silenzio alle suppliche di Ryo, mentre lui rimaneva davanti alla porta.
"Kaori, per favore, apri la porta! Ti prego! Non lasciarmi così!"
"Non c'è più niente da dire, Ryo! Torna in spiaggia e lasciami in pace" ebbe la forza di rispondergli mentre singhiozzava.
"Non è quello che voglio, Kaori. Devo parlarti e non attraverso una porta. C'è una cosa che devo dirti, una cosa che devi sapere. Una cosa che ho capito di recente. Se non mi apri, io..."
"Cosa! Cosa farai?"
La voce di Ryo si spezzò. Cos'avrebbe potuto fare se lei avesse rifiutato di aprirgli? Si sarebbe spinto al punto di usare la violenza? Sfondando la porta? Conoscendolo, Kaori non aveva dubbi.
"Se devo buttare giù la porta...mi basterà una spallata, Kaori"
"Osa solamente toccare la mia casa e ti farò fuori all'istante, Ryo" lo minacciò la signora Matsuda con il bastone in mano, che picchiettò contro il palmo per mostrargli che non stava scherzando.
Incuriosita, Kaori finalmente trovò il coraggio di alzarsi e andò a incollarsi alla porta. Dietro di essa, non c'era altro che il silenzio. Infatti, la signora Matsuda, fedele alle minacce proferite, lo aveva preso per un orecchio e lo aveva accompagnato nel cortile per farlo calmare. Kaori si sentiva stanca, non aveva il coraggio di affrontarlo, di affrontare il suo sguardo, di ascoltarlo. Mise una mano tremante sulla porta mente il suo cuore batteva forte. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo prima di aprirla con un gesto improvviso.
Ryo non c'era più, guardò in ogni angolo del corridoio e non vide nulla. Sollevata di aver rinviato la questione, chiuse la porta e si lasciò cadere di nuovo a terra prima di coricarsi.
Un rumore secco attirò la sua attenzione. Kaori guardò il soffitto e vide che proveniva dalle piastrelle. Si alzò e rimase in piedi proprio sotto la finestra per distinguere il rumore, era un tonfo, come se una bestiola vi fosse caduta sopra. Kaori si accigliò al pensiero che una bestia potesse cadere su di lei da un momento all'altro, così si ritrasse rapidamente e non passò molto tempo prima che Ryo le cadesse addosso.
Effettivamente, di fronte alle minacce della signora Matsuda, e da come lei lo osservava, aveva dovuto ricorrere a misure estreme per poter parlare con Kaori. Aveva deciso di passare attraverso il tetto. La stanza di Kaori, come la sua, aveva un lucernario, e lui vi si era intrufolato. La caduta fu molto brutale. Kaori fu inizialmente sorpresa di vedere il suo partner a terra, ma una volta passato lo stupore, si voltò e corse verso la porta. Ryo vide solo la sua schiena e le sue spalle tremanti. Nonostante il dolore, si alzò e la rincorse, afferrandola poco prima che attraversasse la soglia.
"Kaori!" urlò Ryo. "Scappare da me non migliorerà la situazione"
Tutto ciò era ingiusto, lui non voleva che finisse così. Ryo non voleva rovinare più nulla, distruggere più nulla. Si ricompose, determinato a combattere e a riguadagnare il suo cuore e la sua fiducia. L'afferrò per le spalle e la strinse contro di sé prima di metterle le braccia intorno alla vita, intrappolandola nello stesso tempo.
"Ti ho catturato e ora ti tengo. Adesso ascoltami, Kaori"
"Che cosa vuoi, Ryo?"
Ryo fece un profondo respiro per prendersi il tempo di formulare ciò che doveva rivelarle.
"Perdonami per la mia vigliaccheria! So che non mi sono battuto per le giuste ragioni. Me ne pento! Perdonami! La verità è che avevo paura di perderti, stavo per perderti e mi rifiutavo di vederlo. Rifiutavo l'idea di vederti morire. Ho visto morire tutte le persone a cui tenevo, che mi erano care, alcune persino tra le mie braccia, e con te era un'idea che rifiutavo. Kenny, tuo fratello, Kaibara...ecco perché ho smesso di lottare. Volevo solo morire per primo. La speranza...per un uomo come me è solo un ostacolo. Non ho mai contato sulla speranza quando ero in Colombia, solo su me stesso e sulle mie capacità. Quindi quando ti ho vista sperare anche se non avevamo alcuna possibilità, non sono riuscito a dirti la verità. Non avevamo alcuna possibilità di uscirne, Kaori. Nessuna! Non mi sono illuso, ho guardato la realtà in faccia, mentre tu...hai continuato a sperare per entrambi e questo è ciò che ci ha salvato. Ci hai salvato entrambi. Avrei dovuto lottare...lottare per te...per noi, ma non sono fatto per sperare, Kaori. È questa la differenza tra te e me"
Kaori faceva fatica a capire cosa stesse succedendo nella sua stanza. Ryo le stava aprendo il suo cuore, si stava confidando con lei. Era dunque quella la ragione che lo aveva spinto a rinunciare, per paura di vederla morire. Ma lei, lei viveva con quella paura ogni giorno da sei anni.
"Tutti moriremo un giorno, Ryo, e non possiamo farci niente. L'unica cosa che possiamo fare è accettarlo e approfittare del tempo che ci viene dato"
"Nel corso degli anni, ho avuto paura di avere una cattiva influenza su di te, ma è successo il contrario. In tutti questi anni, tu hai avuto influenza su di me, io che pensavo che non ci fosse possibilità al mondo di salvarmi, di farmi cambiare, ma grazie a te ci sono riuscito. Tu sei questa possibilità, Kaori. Ho bisogno di te, Kaori, quindi non arrenderti ora, non abbandonarmi...! Mi dispiace, perdonami, Kaori! Perdonami per non aver creduto in te, perdonami per non aver meritato la tua fiducia, perdonami per non averla saputa conservare. Perdonami per averti forzata ad entrare in acqua. Perdonami per essere un completo deficiente. Perdonami!" le mormorò all'orecchio. Sentendo il suo respiro tiepido contro la guancia, Kaori chiuse gli occhi come per farsi cullare. "Supereremo questa prova, Kaori. Non c'è niente che non possiamo superare, angelo mio"
Sentendo ciò, Kaori aprì gli occhi e guardò dritto davanti a sé. Superare quella prova! Era vero, avevano sempre superato tutto insieme. Sapeva che avrebbero superato ciò che era successo nell'oceano, ma sarebbero riusciti a superare la sua notte con Mick?
"Ryo...Ryo" ripeté Kaori, posando le mani sulle sue per fargli mollare la presa. Lui la lasciò fare, vedendola voltarsi verso di sé. "C'è una cosa che devo dirti"
"Ti ascolto, Sugar"
"Hai ragione, insieme possiamo superare tutto, ma vorrai farlo questa volta?"
"Certo, per te sono pronto a tutto. Io ti amo, Kaori!"
Ecco, finalmente l'aveva detto. Sentire quelle tre parole spezzò il cuore di Kaori perché le aspettava da tutta la vita, e ora che le aveva pronunciate...
"Lo saprò subito se mi ami davvero come mi hai appena detto!"
"Non capisco!"
"Ti ricordi quella sera che hai trascorso con Saeko per aiutarla con il suo incarico in quella ambasciata?"
"Sì"
"Quella sera sono uscita con Mick..."
"E..." Ryo non riusciva a vedere dove volesse arrivare.
"E la mattina dopo mi sono svegliata, nuda nel suo letto. Non ricordo nulla di quella notte, solo di essermi svegliata al suo fianco. Non so assolutamente cosa sia successo!"
Ecco, ora sapeva tutto. I dadi erano stati lanciati, e la palla era dalla sua parte del campo. Lo sguardo pieno di dolcezza con cui l'avvolgeva divenne improvvisamente molto scuro. Kaori voleva fare un passo nella sua direzione, ma Ryo la schivò. La fissò per lunghi minuti prima di dare un pugno alla porta, che esplose, prima di uscire dalla stanza, lasciando dietro di sé una Kaori in lacrime. Cercò di seguirlo, ma l'atteggiamento di rifiuto di lui la dissuase. Scivolò lungo la porta della stanza, almeno quello che ne restava, tremante e singhiozzante. La vista del kimono della signora Matsuda le fece sollevare lo sguardo.
"L'ho perduto! È tutto finito!"
"Ma no!" la rassicurò la signora Matsuda, accucciandosi per prenderla tra le braccia. "È arrabbiato, ma gli passerà. La ama troppo per lasciarla e vivere senza di lei."
 
 
Una volta uscito dall'albergo, Ryo recuperò le chiavi della macchina e se ne andò schiacciando sull'acceleratore. Era così arrabbiato che voleva rompere tutto, e sapeva esattamente ciò che gli serviva per farlo sfogare: Mick Angel.
Si diresse verso Shinjuku, con la testa piena di immagini di Kaori e di Mick nudi nel suo letto. Due ore dopo, parcheggiò la Mini dalle gomme stridenti davanti all'edificio di quel traditore di Mick Angel. Ryo non si era nemmeno preso la briga di vestirsi, era a torso nudo e in costume da bagno. Scese dall'auto, sbatté la portiera e si precipitò nell'edificio dell'americano, salendo le scale a due a due. Senza fiato, arrivò alla porta e con il pugno chiuso batté sulla porta finché non si aprì su Mick che non si aspettava di vedere l'amico.
Ryo fu il primo a dare il via alle danze. Colpì Mick che, per la violenza del pugno, vacillò all'indietro, prima che Ryo entrasse nell'appartamento e si gettasse su di lui.
"Sporco traditore!" disse Ryo prima di colpirlo con un secondo pugno, che Mick evitò.
Mick era in all'erta e avvolgeva Ryo con uno sguardo interrogativo.
"Che ti prende?"
"Perché?" urlò Ryo mentre avanzava verso di lui, pronto a balzare. Non aveva nulla di amichevole in quell'istante. Falcon, che si trovava vicino alla finestra, non intervenne. Ryo non sembrava nemmeno aver notato la sua presenza, troppo preso dalla rabbia che gli offuscava ogni senso. Falcon si voltò verso di loro e osservò la scena.
"Perché cosa?" gli chiese Mick mentre Ryo gli saltava addosso, trascinandolo verso il divano.
I due uomini andarono sul divano e si rotolarono su loro stessi al fine di vedere chi avrebbe preso il sopravvento.
"Perché mi hai tradito? Perché mi hai mentito?"
Mick guardava Ryo mentre le sue mani si posarono su quelle del suo amico, che lo teneva per il colletto della camicia, pronto ad attaccare.
"Perché sei andato a letto con lei? Mi ha detto tutto!"
In seguito, un lungo silenzio riempì la stanza. Mick, sentendolo, si immobilizzò mentre le sue mani si rilassavano.
"Perché?" urlò Ryo, pronto ad esplodere da un momento all'altro. "Perché lei? Ci sono un sacco di donne a Tokyo, quindi perché lei? Quali erano le tue intenzioni? Portarmela via? Perché hai dovuto mettere gli occhi su di lei? Perché?"
La faccia di Ryo era a meno di cinque centimetri dal viso di Mick, che non sapeva cosa dire.
"Non è quello che pensi, Ryo" provò a spiegargli Mick.
"Ah, davvero! Il mio migliore amico a letto, nudo insieme alla donna che amo! Come dovrei spiegarmelo, eh, dimmelo!"
Di fronte al silenzio di Mick, Ryo volle colpirlo di nuovo, ma Mick invertì la situazione. Lo fece muovere e si ritrovò nella posizione dominante, sopra di lui. Da lì, i colpi cominciarono a piovere su entrambi, ancora e ancora, fino a quando il respiro mancò a tutti e due e si allontanarono. Ciascuno aveva la faccia gonfia e i capelli arruffati.
Falcon, dal canto suo, aveva incrociato le braccia sul petto e sembrava contare i punti.
"Morirai, Angel!"
Ryo non smise di avere davanti agli occhi le immagini dei loro corpi avvinghiati. Aveva posseduto Kaori, la sua donna, l'unica che avesse mai amato, e a lui era toccato soltanto sognare. La realtà divenne improvvisamente ingiusta e dolorosa. No, non meritava di sopportare tutto ciò, quando alla fine aveva ammesso di amarla. Le aveva finalmente detto quelle tre parole che aveva impiegato più di sei anni per pronunciare. Doveva alleviare la sua rabbia, quella collera che lo animava, così passò le mani intorno al collo del suo ex partner e cominciò a stringere, sempre più forte. Lo sguardo di acciaio di Ryo non lasciava dubbi riguardo alle sue intenzioni.
Fu in quel momento che Falcon decise di intervenire prima che venisse commesso l'irrimediabile. Si piantò di fronte ai due uomini e afferrò entrambi, tenendoli a una ragionevole distanza l'uno dall'altro.
"Lasciami, testa di polpo, lo concio per le feste!"
"Sei malato, Saeba. Vuoi uccidermi quando voi due non stavate nemmeno insieme e sono sicuro che non lo siete neanche ora! Osa dirmi che ho torto!"
"Falcon, lasciami andare immediatamente!" tagliò corto la voce dura di Ryo, che guardò nella sua direzione.
"Risparmia quegli sguardi per i pesci piccoli, non mi fai affatto paura. Lascerò andare entrambi, ma al minimo tentativo di attacco, faccio secchi tutti e due. Vi spiegherete, ma da uomini civili"
Falcon li mise giù e tutti e due si fissarono con diffidenza.
"Come hai potuto farmi una cosa simile?"
"Non è stato premeditato. Siamo usciti, abbiamo bevuto troppo, e fine!"
"E fine!" ripeté Ryo ironicamente, colpendosi il palmo della mano con un pugno. "Mi hai guardato dritto negli occhi e hai giurato che non era successo niente, Mick! Hai avuto il coraggio di giurare che non avevi fatto niente"
"Perché è vero!"
"Mi prendi per idiota, per di più!"
La mascella di Ryo si serrò. Tutti poterono sentire i suoi denti scricchiolare.
"Ti ucciderò, Angel, sei un uomo morto!"
Ma prima che Ryo potesse dare inizio all'attacco verso Mick, Falcon intervenne e lo sollevò da terra. Senza lasciare Ryo, che lottava in ogni modo per ritoccare il suolo, Falcon si rivolse a Mick.
"Spiegati, Mick!"
"Ero ubriaco, completamente andato!" aggiunse. "Non ricordo nulla tranne Kaori tra le mie braccia quando mi sono svegliato, vestita come Eva"
"Ti faccio saltare la testa, Mick!"
"Ma è la verità" si lamentò l'altro. "Ho passato una notte con Kaori e non ne ho memoria. Lei te ne ha parlato, per cui deve ricordare qualcosa"
Ryo si calmò e guardò il suo amico senza battere ciglio.
"Falcon, mettimi giù" tuonò la voce di Ryo, risuonando come un ordine. Il tono calmo e costante di Ryo provò a Falcon che era cambiato, allora obbedì.
"Nemmeno lei ricorda nulla. Vi va a pennello!"
"Aspetta, pensi che lo stia facendo apposta? Per prima cosa, tu e lei non state insieme, quindi tieni a freno la tua gelosia fuori luogo. In più sono io che devo lamentarmi, non pensi? Una notte mokkori con Kaori e non ho alcun ricordo"
Vedendolo così derisorio rianimò la rabbia del bello stallone giapponese che voleva saltargli al collo, ma Falcon fu ancora una volta più veloce, mettendosi fra loro. Mick si protesse nascondendosi dietro la corporatura massiccia di Falcon.
"Lasciami, gli faccio la pelle! Vuole provocarmi, avrà quello che merita!"
"Ma è vero!" fece Mick scrollando le spalle. "Sono io quello che deve lamentarsi in questa storia"
"Ehi, americano, stai zitto" ringhiò la voce dura di Falcon, "se non vuoi che ti faccia davvero la pelle"
"Non ha fatto niente!" fece allora Ryo. "Non ha le palle"
Falcon lo rimise per terra.
"Ripetilo se sei uomo" lo minacciò Mick buttandosi su di lui, ma Falcon intervenne di nuovo appena in tempo.
"Sono stanco di voi due!"
"Una notte con Kaori non si dimentica, anche sotto l'influenza dell'alcol! Non hai fatto niente, Angel, sei solo un piccolo, piccolo, piccolo, piccolo giocatore!"
Ryo scoppiò in una risata che fece stringere i pugni a Mick, che non gradiva di essere schernito.
"Sì, non hai fatto niente, c'è da credere che tu abbia dimenticato come si usa!"
"Come puoi essere così sicuro, Saeba!"
"Hai ragione, sono sicuro! Kaori non è il tipo di donna di cui non ci si ricorda. Non avete fatto niente!" esclamò Ryo, prendendo la direzione dell'uscita e lasciando i due dietro di sé. Aveva lasciato che la rabbia lo dominasse invece di assimilare e analizzare le parole di Kaori. Tornò alla sua Mini e si diresse all'albergo della signora Matsuda.
  
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