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Autore: Soniabruni    17/02/2019    4 recensioni
Questa ff è ambientata a New York negli anni ’20.
Il primo capitolo serve ad inquadrare la situazione dei personaggi; avrete una bella sorpresa perché tutti i rampolli Andrew sono vivi, niente guerra e niente incidente a cavallo per Anthony...
Terence e Candy non si conoscono affatto! Terence ha lasciato la St. Paul School prima che arrivasse Candy.
Annie era a scuola prima che arrivasse Tuttelentiggini. Nessuno ha mai spifferato ai quattro venti che lei viene dalla Casa di Pony, conseguentemente la sua presa di coscienza sul fatto che non c’è nulla di cui vergognarsi sulle proprie origini non si è verificata.
All’inizio Annie è nella fase in cui le interessa soprattutto condiscendere la madre e diventare una signorina raffinata ed elegante, nessuno sa che è stata adottata. La maturazione del rapporto tra le due orfanelle deve ancora avvenire.
La prima parte della storia è riservata alla nascita del sentimento tra i due protagonisti ma da un certo punto in avanti arriveranno i guai e il tema delle sorelle, che dà il titolo alla storia, diverrà sempre più importante ed interessante… e soprattutto tutto fuorché scontato!
Chi sono queste sorelle? Semplicemente Annie e Candy???
Non ne sarei molto sicura...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Karin era davvero furba… non le scappava niente, registrava qualsiasi sguardo o movimento particolare della vita dietro le quinte; aveva notato la tensione crescente nell’ultimo periodo tra Vincent e Susanna ed era entrata di nascosto nei camerini di entrambi.
La bionda attrice aveva vissuto giorni infernali prima del triste epilogo della sua gravidanza, era incinta di un figlio che il padre naturale non avrebbe mai riconosciuto, Terence la guardava con disprezzo, si sentiva sola contro l’universo intero e non sapeva più che pesci pigliare.
Aveva tante volte pensato di gridare al mondo la sua verità ma la situazione non sarebbe cambiata, anzi avrebbe perso l’unica cosa cui poteva ancora aggrapparsi, il teatro e l’affetto del suo pubblico.
Nessuno le avrebbe mai perdonato quell’orribile bugia! Non le restava altro che fidarsi del genitore di suo figlio; il miserabile aveva contattato qualcuno che avrebbe potuto aiutarli a liberarsi di quella creatura che nessuno dei due aveva desiderato generare.

Susanna aveva tenuto in tasca per giorni il biglietto con l’indirizzo di questa persona e passato il suo tempo libero a piangere su quel foglietto incatenata a mille dubbi e mille paure.
Si rifugiava nel soppalco del teatro per farlo, da lassù osservava il palcoscenico e le colonne di polvere illuminate dai riflettori. In un momento di grande sconforto aveva avuto la tentazione di lasciarsi cadere su quel pavimento di legno che l’aveva fatta brillare tante volte e che aveva sognato, in altrettante innumerevoli occasioni, di calcare accanto all’amore della sua vita tra scroscianti applausi.

Una voce gentile l’aveva trattenuta…
“Signorina Marlowe, non si lasci andare così, lei è così bella e talentuosa… Non si butti via per nessuno al mondo! Le cose andranno meglio e troverà qualcuno che la ami davvero”
“Io non sono nessuno ma… il mio cuore non è secondo a quello degli altri, se solo si accorgesse di questo…”

“Davvero Marc? io… io mi sento tanto sola adesso.
Mia madre è sempre stata così rigida con me, mi ha spinto a studiare recitazione duramente per essere la numero uno, non mi ha mai scontato nulla, nessun errore, nessuna incertezza; d’altro canto era capace di soddisfare ogni mio capriccio... giocattoli, scarpe, vestiti...
È sempre stata così scostante, credo mi abbia sempre amato nella misura in cui riusciva, sfruttando me, a tenere legato mio padre...
Quanto l’ho odiata per questo!”
”Dio mio... cosa sto facendo io? Sono divenuta tale quale a lei!”

Tentennò un attimo prima di proseguire
“...mio padre... è sparito da qualche anno, mi scrive di tanto in tanto ma non so perché se ne sia andato via da me. Avrei così bisogno dei suoi abbracci in questo momento…”

Marc, il tecnico delle luci, l’amava in silenzio ma non era mai stato nessuno per lei; forse quella era stata la prima volta in cui l’attrice si era accorta che dietro le sue luminose apparizioni in scena c’era anche il suo preciso lavoro.
Le parole del ragazzo erano insperabilmente riuscite a toccare le corde del cuore di Susanna, probabilmente il tono e la devozione con cui erano state pronunciate; quella sera lei aveva finalmente accartocciato e buttato nel cestino quel pezzo di carta.

“No caro Vincent, io non voglio essere come te… non butterò via il mio bambino in questo modo!” aveva sussurrato accarezzando per la prima volta dolcemente il suo ventre.

Karin aveva trovato il biglietto proprio il giorno prima dell’aborto di Susanna e, anche se quella storia era tristemente giunta al suo epilogo, aveva deciso di andare a controllare a quell’indirizzo.

La casa si trovava nella parte più povera della città, le aveva aperto la porta una signora di mezza età dallo sguardo duro e dall’aria poco rassicurante; teneva gli avambracci dritti verso l’alto, portava una cuffia e un grembiule insanguinati…

“Che hai tesoro? Sto lavorando!” l’aveva imbeccata bruscamente mentre si udivano provenire dalla stanza adiacente le grida di una ragazza mescolarsi ai vagiti di un neonato.
La giovane attrice l’aveva guardata con gli occhi pieni di terrore, aveva paura di aver capito quali drammi si consumassero tra quelle squallide quattro mura.

“Non stai per partorire quindi presumo tu voglia liberartene, giusto?”
Quella signora disgustosa l’aveva guardata con disprezzo facendo con la testa un cenno al suo ventre piatto e dopo qualche altro istante aveva aggiunto:

“Ah ho capito! sei l’amichetta di Vincent, è lui che ti manda da me giusto?”
Karin non era riuscita a rimanere in quel posto un minuto di più.

Quindi Susanna aveva comunque intenzione di porre fine alla sua gravidanza, perchè? E Vincent? Che cosa c’entrava Vincent in tutto questo? Che vantaggio poteva averne lui ad aiutare la collega in quella pericolosissima pazzia?

Un lampo violaceo attraversò le scure iridi dell’attrice.
“Ci sono… adesso mi è chiaro tutto!” aveva capito... finalmente! Ma non aveva idea di come fare ad ottenere le prove di ciò di cui era ormai certa: il bambino che Susanna aveva casualmente perduto era dell’attuale primo attore della compagnia.

La sera della festa, infatti, la bionda attice era talmente ubriaca da non reggersi in piedi. Lo stesso festeggiato, dopo aver fatto arrivare una carrozza per Annie, l’aveva riaccompagnata a casa… non avrebbe mai indovinato la toppa della serratura in quelle condizioni.
Aveva dovuto sorreggerla sino a farla ricadere sul letto.
La giovane donna si era lasciata consolare dal collega arrivando a scambiarlo per l’oggetto dei suoi desideri…

“Non ti preoccupare, ci pensa il tuo Terence adesso a te!” le aveva sussurrato cinicamente quella canaglia e lei era caduta miseramente tra le sue braccia.
Il gran mal di testa della mattina successiva non le aveva però impedito di rendersi conto del terribile errore che aveva commesso appena riaperte le palpebre sul mondo.

 

La Kleiss si recò immediatamente a casa del collega, voleva metterlo al corrente dei suoi orrendi sospetti; lo trovò in uno stato pietoso con una busta tra le mani.

“Terence… che hai? stai male?” chiese preoccupata.

“Non so neppure io che dirti, penso che me ne andrò. Ho ricevuto un’offerta di lavoro in Inghilterra…
Credo l’accetterò… non mi piace fuggire via ma voglio uscire da questo pantano il prima possibile.
Quelli che credono in me li conto sì e no sulle dita di una mano, ho perso tutto compreso…”
…era ammutolito mentre digrignava rabbiosamente i denti.

“Compreso cosa?” insistette l’amica.

“Al diavolo!” sbottò lui.

“Ah! Ho capito! L’infermiera bionda dell’ospedale, giusto?
Sei proprio innamorato questa volta vero? E’ una ragazza fortunata!”

“Fortunata dici? Non penso lei si ritenga tale visto che è stata la prima a voltarmi le spalle…”

“Beh sai quanto è brava Susanna con i drammi! Ma tu hai cercato di chiarire con lei o hai fatto il riccio come con tutti gli altri?”

“Non si fida di me… è tutto quello che mi basta sapere, tu per esempio mi hai creduto, giusto?”

“Beh! Permettimi… non siamo esattamente nelle stesse condizioni!
Diciamo che qualche attenuante ce l’ha, ti pare?
E poi ti ha visto arrivare al pronto soccorso con Susanna tra le braccia, mettiti nei suoi panni!
Capisco che ti senta ferito ma non hai proprio tutte le ragioni del mondo, prova a pensarci su almeno!”

Il leone colpito al petto non voleva proprio sentire scusanti e cercò di dare una piega diversa al discorso.
“Karin, mi dispiace... mi dispiace che tu sia rimasta invischiata in questo pasticcio. La tua Ofelia è strepitosa eppure ieri sera hai pagato pegno, e solo perché mi stai appoggiando in qualche modo… “
Era chiara l’allusione ai fischi che l’artista aveva ricevuto dal pubblico all’uscita da teatro.
“Io non ne posso più di stare qui a farmi insultare... da settembre sono a Londra, mi hanno fatto un’ottima proposta.
Magari farebbe piacere anche a te cambiare aria!”

“Forse anche sì!” gli rispose la ragazza...
“Con te verrei anche in capo al mondo” aveva pensato tra sé.
“Ma spero ancora di riuscire a sistemare le cose”.

“Perché fai tutto questo Karin?” di nuovo Terence.

“Beh! Intanto perché adesso ci sono dentro anche io fino al collo...
Poi... questi imbrogli li odio! Sono inconcepibili per me!
E... tu mi piaci un sacco, veramente tanto... non...
... non sono una ragazza facile come può esserti sembrato.
Ti ho avvicinato in modo frivolo solo perché mi era sembrata la maniera più semplice per farlo; ti atteggi come un dongiovanni, un ragazzo superficiale, sembrano spaventarti i legami seri e io... sono stata una sciocca...
Ora che ti vedo così innamorato mi è evidente che ho sbagliato tutto, oltre che aver sprecato la mia unica occasione... forse...
Tengo molto a te e non voglio vederti soffrire come stai facendo, non lo meriti, tutto qua!”
Terence fu estremamente colpito dalla sincerità della collega, l’aveva mal giudicata.

“Comunque io penso di aver capito tutto ma non so come incastrarli...” sussurrò la bella attrice prima di andarsene per non far vedere le lacrime che a stento era riuscita a trattenere sino a quel momento.
Era innamorata del giovane attore e non se n’era resa conto appieno sino a quel momento.


***

Nel frattempo Candy, finito il suo turno di lavoro si stava avviando verso casa…
Rientrava sempre a piedi, anche se il freddo pungeva ancora, una bella passeggiata aveva sempre avuto il potere di rilassarla, anche se nell’ultimo periodo era davvero impossibile.
Con un rapido movimento delle pupille si guardò intorno senza voltare il capo, aveva paura.
“Di nuovo lui...” sussurrò preoccupata “No, non può essere un caso!”.

La prima volta pensò di essersi confusa ma ora ne era certa: quell’uomo seminascosto dietro l’albero, era lo stesso che aveva notato la sera prima nello stesso posto e quella precedente ancora e che nel pomeriggio aveva visto bazzicare senza un valido motivo al pronto soccorso...
Stava seguendo lei! Ormai ne era certa!
Chi mai poteva essere?

Cominciò a camminare a passo svelto, non voleva correre, temeva di far precipitare la situazione…
Si catapultò davanti ad un distinto signore che aveva appena fermato una carrozza:
“Mi perdoni… è un’emergenza, posso fare un pezzo di strada con lei?”

   
 
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