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Autore: Master Chopper    17/02/2019    2 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 3: Chekovs Gun just waiting to go off (and well never, ever meet again)

(Part 4)  Daily Life

 

 

Nashi si lasciò sprofondare nel materasso, come se il peso del suo corpo fosse infinito e gli mancasse ormai la forza per sorreggerlo.

Solo l’oscurità lo avvolgeva, così come brividi di freddo lungo le gambe e le braccia. Rimase immobile.

- Kigiri ha sempre avuto ragione fin’ora …- Non avrebbe voluto pensare a tutto ciò.

 

“ … ciò che voglio dirti è che sono convinta che tra noi quattordici studenti rimasti si nasconda il vero mastermind …”

 

- Il mastermind …- Tabata Bussho non era nessuno per loro, e a differenza di Tabata Hideyoshi, il preside della Hope’s Peak Academy, sarebbe potuto anche essere un nome inventato.

- Eppure non riesco a credere che possa essere così. C’è davvero qualcuno che ci sta mentendo, persino quando piange lacrime con noi nei momenti bui e sorride nei momenti felici ?- Le menzogne di Lilith erano state abbastanza.

Nell’eterno dilemma di se credere o meno a quell’affermazione, il ragazzo inavvertitamente si addormentò per la stanchezza.

 

Giorno 9

 

Al risveglio lo colpì immediatamente il pensiero della discussione avvenuta la notte precedente, prima ancora di aprire le palpebre.

- Non posso andare avanti così !- Si fece forza e con uno strattone costrinse il proprio corpo ad alzarsi dal letto.

- Se continuo ad aver paura di dover dubitare di tutti finirò per diventare come …- Non riuscì a terminare il processo logico. Forse fu colpa del risveglio così improvviso, eppure davanti ai suoi occhi vide palesarsi i volti sorridenti di Iwayama Koan e di Arima Robun.

Strinse i pugni. Quei due non erano solo assassini, ma anche i suoi compagni di classe: avevano condiviso la sua sofferenza in quella torre, finché non avevano commesso il più atroce dei crimini pur di riavere la tanto agognata libertà.

- Oggi inizierò a pensare ad un piano per fuggire di qui.- Promise il ragazzo, confidando nella speranza di poter salvare i suoi amici rimasti con lui.

 

Si diresse in Salone, venendo accolto da tutti i suoi compagni. Ovviamente, tutti tranne Lilith.

“ Sempre tardi come al solito, eh Nashi ?” Gli si rivolse Zetsu, tenendo stretto fra le labbra un cucchiaio appena affondato nella tazza di latte.

“ Da che pulpito !” Fu Kumagai a dar voce ai pensieri dell’Ultimate Memory, facendo così arrossire Zetsu dall’imbarazzo.

“ Ancora non ci hai spiegato come mai hai fatto così tardi ieri.” Disse la contorsionista mentre offriva un piatto al ragazzo appena arrivato.

“ Meditazione mattutina. È davvero importante percepire la forza dell’universo attorno a te quando sei intrappolato in uno spazio chiuso troppo a lungo.”

“ Ancora con questi discorsi ?” Borbottò Nishizaka dall’altro capo della tavola, intenta a truccarsi mentre a stento mangiava ciò che aveva scelto come colazione.

Il verde si accigliò.

“ Perché? Non ti sto di certo parlando di mostri e fantasmi, la meditazione esiste ed è scientificamente provato che fa molto bene. Forse anche tu ne avresti bisogno …”

L’Ultimate Web Personality di tutta risposta gli fece la linguaccia.

“ No grazie. Vorrei solo una seduta dall’estetista per sentirmi rilassata, e forse anche tu ne avresti bisogno !”

Lo sguardo di sfida tra Nishizaka e Zetsu durò per qualche istante, finché il ragazzo si prese la faccia tra le mani, scoppiando in lacrime.

“ Lo so! Mi è spuntato un maledettissimo brufolo proprio lì, ok?! Non posso farci niente !”

Sia Kumagai che Nashi lo fissarono allibiti.

… dove ?”

Akagi, il quale aveva prestato attenzione alla conversazione senza intervenire, si voltò verso Nishizaka con un piccolo sorriso.

“ Secondo me non ti serve una seduta dall’estetista adesso.” Le disse, dandole un leggero colpo di gomito al braccio.

La ragazza spalancò gli occhi, trovandosi spiazzata per quella frase detta così a bruciapelo.

“ Sì, certo.” Provò a rispondere con ironia.

“ Avresti dovuto vedermi stamattina appena sveglia. Forse più di quello è peggio solo un film dell’orrore.” Rise, contagiando allo stesso tempo anche l’Ultimate Rhythm Game Player.

 

“ Film dell’orrore ?!” Come se fosse stata evocata da un incantesimo, Amari slittò lungo tutto il tavolo, parandosi davanti ai ragazzi. Durante la scivolata si era trascinata addosso diversi pezzi di biscotti, rovesciandosi marmellata e latte sui capelli e sui vestiti.

In lontananza si udì chiaramente Ebisawa imprecare per via della tazza di caffè bollente volatagli in faccia.

“ Sapete qual è il film dell’orrore preferito dall’Ultimate Video Maker, la più grande esperta di filmografia di tutti i tempi ?” Domandò la viola con un sorriso a trentadue denti e gli occhi spalancati dall’emozione.

“ Qualcuno la prenda, così le faccio ripulire tutto !” Gridò Kuamagi, iniziando già a tirarsi su le maniche e ad avanzare verso l’amica come una furia.

“ Yi-hihihi !” Ridacchiava in distanza Fujima, godendosi la chiassosa mattinata più simile ad uno spettacolo teatrale.

Al suo fianco Yonamine sorseggiava il suo cappuccino con calma e compostezza, fin quando non si voltò verso Zayasu, al suo fianco.

Vide l’albino completamente assorto nei suoi pensieri. Non era mezzo addormentato come Umezawa o Ebisawa, anche se quest’ultimo adesso era molto più sveglio e addirittura agonizzava con la faccia scottata.

Sembrava completamente lucido, eppure il suo sguardo era fisso verso un tavolo in lontananza, dove sedeva una persona da sola: Takejiro.

Il corvino, in completo silenzio, fissava a sua volta la porta d’ingresso.

 

“ Zayasu …” Iniziò col dire l’attrice.

“ Mi chiamo Corex! Quante volte te lo devo dire ?!” la interruppe immediatamente lo scrittore, girandosi verso di lei e mostrando i denti serrati dalla rabbia.

“ Stai aspettando anche tu Lilith, vero ?” Continuò Yonamine, senza farsi minimamente intimidire dal comportamento dell’altro.

Zayasu sussultò, non potendo fare a meno di sentirsi gli occhi indagatori della ragazza intenti a scrutargli l’anima.

“ Va tutto bene.” Sussurrò con astio, appoggiando la testa sul braccio disteso e guardando adesso verso tutt’altra direzione.

“ Ne dubito.” Fu la pronta risposta dell’altra, accompagnata da un sorso di caffè.

“ Sai, uno dei miei molti pregi …” Iniziò con modestia. “… è quello di saper riconoscere quando una persona attorno a me dissimula la propria sofferenza e sceglie di montare un sorriso forzato.”

“ Io non sorrido mai.” Rispose l’Ultimate Fanfiction Writer, annoiato da quella discussione.

“ Lo so. Questo perché cercando di non estraniare del tutto la tua preoccupazione ormai vorresti solo urlare e sfogarti. Non lo fai però, sai bene quanto questo potrebbe metterti in cattiva luce… preoccuparti per Lilith, l’assassina che fin’ora ci ha soltanto mentito? Che figura ne faresti ?”

Stavolta l’albino non aprì bocca, ma soltanto guardandogli le spalle l’Ultimate Actress comprese come le sue parole gli avessero fatto centro nel cuore.

“ Consiglio: preoccupati per qualcuno e finirai solo per provare più dolore di lui. Già soffriamo delle nostre pene, chi vorrebbe mai accusare la sofferenza degli altri ?” E con quella frase lapidaria si alzò dalla sedia, non degnando più il ragazzo di uno sguardo mentre si avviava verso la propria stanza.

 

 

Alzandosi da tavola, Nashi decise che avrebbe voluto esplorare nuovamente il Terzo Piano: quel luogo nascondeva decisamente troppi misteri per essere abbandonato a se stesso.

Salì in dieci minuti completamente da solo nell’ascensore, e per un attimo gli ritornò in mente le parole di Zetsu.

“ È assolutamente impossibile, moriremo asfissiati ancor prima di scoprire tutti i piani di questa torre.”

 

Lo spazio lì dentro non era troppo angusto, e c’era aria a sufficienza per poter fare quello stesso tragitto anche un paio di volte.

- Zetsu è davvero troppo paranoico, non ho dubbi che la meditazione gli serva.- Commentò all’interno della sua testa, appuntandosela come battuta da dire proprio all’amico.

Uscendo dal bagno, una volta arrivato, vagò all’interno del nuovo piano scoperto senza una reale metà. Quando però fece capolino nel corridoio nord, si accorse della presenza di Fujima Wakuri.

“ Ehilà !” La salutò, ricevendo un sorriso cordiale dalla ragazza.

“ Ciao Nashiutto! Stavo giusto aprendo la porta del laboratorio.” Trillò la ricercatrice, mostrandogli una chiave già vista in precedenza.

- Nashiutto ?- Fu il primo interrogativo del bruno, alquanto perplesso, per poi realizzare qualcosa di molto importante.

“ Oh, avrei dovuto anche io aprire la porta della Sala Computer …” Sperò con tutte le sue forze che Kigiri non se ne fosse accorta, altrimenti avrebbe dovuto affrontare un rimprovero da parte della ragazza più terrificante tra gli studenti, al pari di Kumagai e Lilith.

“ Nel tuo caso come fai? Non puoi di certo dire “me ne sono dimenticato” …” Gli chiese curiosa Fujima, invitandolo intanto a seguirla con la mano nel laboratorio.

Il ragazzo non poté non trovare divertente quella domanda, e sorrise stringendosi nelle spalle, quasi con imbarazzo.

“ Effettivamente non posso dimenticarmi di niente, però il mio cervello immagazzina così tante informazioni che altre passano in secondo piano. È come quando… apri una seconda finestra su di un browser e ne copri un’altra già esistente.” Dare un esempio della sua condizione non era mai facile, ed ogni volta Nashi si sentiva un perfetto idiota nel cercare paragoni decenti, tuttavia la ragazza sembrò comprendere.

“ Avevo sentito parlare dell’ipertimesia prima, ma non avrei mai immaginato di incontrare qualcuno con questa condizione. Si dice che anche il filosofo Pico della Mirandola ne fosse affetto, almeno per quanto riguarda la leggenda secondo la quale potesse recitare l’intera Divina Commedia al contrario.”

 

Mentre entravano nella stanza, il ragazzo osservò come tutto fosse stato messo in ordine. Il tavolo centrale non era più ricolmo di materiali accatastati, ed ora tutto sembrava esser stato riposto negli armadi, con addirittura delle targhette per la catalogazione.

“ Non hai mai voluto partecipare a quelle gare mondiali di giochi di memoria ?” Domandò la rossa, saltando su di uno sgabello con le rotelle e lasciandosi trasportare all’indietro.

“ Ehm, no. Ho sempre pensato che se ci avessi provato mi avrebbero detto “no, sarebbe come barare”, o qualcosa del genere.” Ammise l’altro, segretamente vergognandosi di star rivelando quel dettaglio.

“ Comunque non pensavo ti interessasse la mia ipertimesia.” Disse, rivolgendosi alla ragazza che ormai slittava da una parte all’altra del laboratorio sullo sgabello.

A quel punto Fujima si aggrappò allo spigolo del tavolo, riuscendo per inerzia a dirottare il suo spostamento verso lo stesso Nashi.

Questo cercò di schivarla, ma la ragazza fu troppo veloce ed un istante dopo gli si schiantò addosso, abbracciandolo e, fortunatamente, fermandosi.

“ Ho lavorato spesso a stretto contatto con dei neurologi.” Spiegò lei, come se nulla fosse successo.

“ Anche l’encefalotopia, e le consequenziali perdite di memoria e degenerazioni del cervello, possono essere causate da tossine dopotutto.”

Nashi si ritrovò a poter guardare gli occhi dell’Ultimate Toxicologist da molto vicino, sebbene ciò gli fosse costato una poderosa botta sul naso.

Erano colmi di innocenza e divertimento, come se quella torre non l’avesse mai piegata alla disperazione che Monokuma voleva incombesse su di loro. Eppure Nashi aveva visto proprio quegli occhi diventare pericolosi specchi delle emozioni di Fujima quando aveva sfidato Lilith faccia a faccia.

 

“ Fujima, dov’è nascosto l’acido di ieri ?” Domandò serio, sperando che questa volta la ragazza gli rispondesse.

La scienziata sostenne lo sguardo per un po’ di tempo, dopodiché il suo sorriso si incrinò.

“ Non ti fidi di me ?” Il suo tono di voce era quasi triste, eppure resistette cercando di apparire com’era solita fare.

“ Sì, molto a dirla tutta. Però voglio che anche tu ti fidi di me e degli altri, quindi dimmi dove si trova.” Ribatté lui, sperando di non apparire troppo duro.

L’altra sciolse l’abbraccio, lasciando penzolare le braccia lungo i propri fianchi con rassegnazione. Dopodiché si alzò dallo sgabello, dirigendosi verso una cassettiera in acciaio. La spostò, facendo notare al ragazzo come nel punto di un armadio precedentemente coperto ci fosse uno scomparto laterale.

Fujima sorrise, convincendosi ad aprire quell’ennesimo cassetto: al suo interno c’era una provetta sigillata ermeticamente, contenente uno strano liquido dai riflessi violacei.

 

“ Nessuno ha mai provato a cercarlo davvero. Anche se mi avete lasciato le chiavi del laboratorio, tutti hanno paura che io possa farvi del male con questo acido.”

Mormorò con tono triste la ragazza, semplicemente sedendosi per terra di fronte a quel contenitore. Nashi la affiancò, sorpreso da una tale rivelazione.

“ Però… perché l’hai voluto tenere segreto ?”

“ Non ve l’ho mai nascosto in realtà: sin dal primo momento in cui l’ho scoperto ve l’ho detto esplicitamente che questo laboratorio nascondesse un acido.”

“ Ma allora perché nasconderlo ?”

“ L’ho nascosto da Monokuma, non da voi: avevo paura che potesse togliercelo.” Dicendo ciò, la ragazza indicò una telecamera sul soffitto.

Questa inquadrava l’entrata e maggior parte della stanza, eppure sembrava non poter raggiungere con il suo campo visivo quell’angolo.

“ Ok …” Nashi si dispiacque molto di come potesse sentirsi Fujima.

Dopotutto anche lui aveva provato il dolore di non sentirsi fidato dalle persone che hai attorno.

“ Però a cosa ci potrebbe servire? Hai un qualche piano ?” Le chiese, sedendosi accanto alla ragazza.

“ Forse potremmo aprire quelle porte sigillate sciogliendo la maniglia !” Esclamò la ragazza con entusiasmo, per poi ricordarsi delle telecamere, così si coprì la bocca arrossendo dall’imbarazzo.

Nashi volle fare chiarezza su di un suo dubbio, così non rispose ma estrasse il proprio e-Handbook.

Visualizzò la pagina del regolamento, assumendo di colpo un’aria mortificata.

“ Non credo sia più possibile. Monokuma ha aggiunto proprio ieri una regola a riguardo.” Dichiarò, voltando il dispositivo per far leggere anche la compagna.

 

Regola Numero Sette: È proibito danneggiare le due porte chiuse al Terzo Piano.

Regola Numero Otto: Altre regole potranno essere aggiunte in futuro.

 

“ Oooh !” Sospirò affranta Fujima, accasciandosi a terra.

“ Una volta tanto che volevo essere d’aiuto.” Il suo dispiacere contagiò anche il ragazzo, il quale ora si sentiva ancora più in colpa per averla fatta sentire così.

- Fujima dopotutto si è preoccupata per noi. Anche se la sua personalità è molto imprevedibile e difficile da comprendere, in realtà è molto gentile… conoscendola meglio posso essere sicuro che non farebbe mai male a nessuno.- Pensò, posando una mano sulla spalla della ragazza.

Forzò un piccolo sorriso, con la sola speranza di confortarla, per quanto potesse sembrare ridicolo in quelle condizioni.

“ Dai, sono sicuro che troveremo un altro utilizzo.” Le confidò, richiudendo lo scomparto segreto nell’armadio.

Fujima dapprima non reagì, ma presto ricambiò il sorriso rimettendosi seduta. Con uno slancio cinse il collo del bruno con le sue braccia, stringendosi forte a lui.

“ Grazie, Nashiutto.” Sussurrò, poggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.

Nonostante fosse inevitabilmente arrossito, Nashi non pensò minimamente di sottrarsi da quell’abbraccio. Continuò a sorridere, sentendosi felice di aver supportato la speranza di Fujima con la sua.

 

Dopo aver esplorato il Terzo Piano per un po’ di tempo con Fujima, Nashi si convinse a cambiare un po’ ambiente. Quella torre non aveva molto da offrirgli, però cercò per lo meno di riunirsi con gli altri studenti per ammazzare il tempo.

Una volta arrivato al Primo Piano gli parve di sentire molte voci provenienti da uno dei saloni opposti ai dormitori: avvicinandosi poté trovare la stravagante visione di Amari Sako a cavalcioni sulle spalle di Akagi Aozame.

Il povero giocatore di rhythm game non era certamente capace di sostenere il peso della ragazza, a dimostrazione del suo viso contratto dallo sforzo, eppure questa continuava ad agitarsi, voltarsi ed urlando a destra e a manca.

Si stava rivolgendo più precisamente a Zetsu, Yonamine e Kigiri. Ebisawa dormiva tranquillamente appoggiato di schiena ad una parete, con le classiche cuffie nelle orecchie.

“ Per colpa vostra non siamo riusciti ad organizzare la festa nel prato al Secondo Piano, quindi in qualche modo dobbiamo rimediare !” Esclamò imbronciata la video maker, puntando i pugni sui fianchi.

“ In realtà non è stata proprio una colpa di nessuno …” Cercò di spiegare l’attrice, ben sapendo che l’altra ragazza non l’avrebbe comunque ascoltata.

“ No, Amari ha ragione.” La interruppe sorprendentemente Kigiri, incrociando le braccia con sguardo fermo.

“ Vi avevo promesso una serata per rilassarci, eppure nonostante il mio impegno ho deluso le vostre aspettative.”

Sentendo quel discorso così serio, il bruno si avvicinò con molto interesse nella conversazione.

 

“ Di cosa parlate ?” Domandò, lanciando un’occhiata rapida ad Akagi, il quale era prossimo allo svenimento.

“ Nashi !” Lo salutò l’Ultimate Video Maker, stranamente entusiasta della sua apparizione.

“ Stiamo organizzando un evento cosplay in Sala Giochi! Vieni, sarà divertente !” Ed allungandosi verso il suo braccio, Amari lo afferrò tirandolo a sé.

“ E-Evento cosplay ?!” Ripeté lui, per nulla convinto di voler aderire.

“ Amari è andata in fissa per le polveri che fanno cambiare colore dei capelli e delle iridi al Terzo Piano.” Spiegò con scarso entusiasmo Yonamine. La ragazza dai capelli viola, come a voler confermare quella dichiarazione, squittì ondeggiando i fianchi.

“ Sarà come una convention! A proposito, sapevi che il nome Otacon è formato da otaku convention ?”

“ Questa non è nemmeno una curiosità cinematografica !” Replicò Nashi.

“ Per lo meno non è un evento crossplay… ci sono finito per sbaglio una volta: per fortuna interpretavo Crona di Soul Eater e non mi hanno detto niente.” Confessò Zetsu, volendo dare peso alla sua esperienza.

“ Okey, okey… posso essere d’accordo.” Ammise il bruno, esausto da quelle conversazioni fuori luogo.

“ Però per favore, Amari… scendi dalle spalle di Akagi.”

 

Dirigendosi verso il Terzo Piano, i ragazzi raccolsero dal laboratorio di chimica le polveri coloranti necessarie.

“ Ricordatevi di usare questa !” Raccomandò loro Fujima, indicando il barattolo riportante la scritta “Box of Lies”.

“ Servirà per farvi tornare ai vostri colori naturali.” Ricordò la scienziata.

“ Tu non vuoi unirti ?” Le domandò Amari, spalancando gli occhi in uno sguardo supplicante. Purtroppo, Fujima seppe resistere, e con un sorriso un po’ imbarazzato scosse il capo.

“ Ho ancora un po’ di lavoro da fare. Però tra un po’ scendo e mi unisco a voi.”

Dopodiché, la compagnia venne guidata dall’Ultimate Video Maker in Sala Musica.

Quell’auditorium era stato parecchio ignorato a partire dal giorno precedente, a causa della scarsità di materiale importante o addirittura l’assenza di un qualsiasi tipo di indizio. Era solo un accatasto di materiale per spettacoli ed esibizioni.

Tuttavia, Amari si muoveva nel retroscena con molto entusiasmo, e raccolse un paio di scatoloni contrassegnati da una scritta in pennarello: “Costumi”.

 

“ Costumi di scena… fatemi un po’ vedere.” Esordì interessata Yonamine, aprendo il primo scatolone e frugando al suo interno. Estrasse con delicatezza un vestito, lasciandoselo passare tra le mani ed aprendolo per ammirarlo in tutti i suoi dettagli e rifinitura.

Nashi intravide un sorriso di dolcezza sul suo volto, come se stesse guardando una vecchia fotografia.

“ Nostalgia ?” Domandò, venendo risposto con una leggera risata.

“ Può darsi. Sembra passata un’eternità da quando non recito …”

“ Giusto, Yonameme! Tu recitavi in Kaika Suru!” Amari si fiondò di colpo sull’attrice, prendendole le mani e guardandola dal basso verso l’alto con molta ammirazione negli occhi.

“ Interpretavi quel gran figo di Kaoru! La seria era davvero pessima sotto ogni punto di vista, a parte la recitazione… però mamma mia, Kaoru !” L’ammirazione della ragazza ben presto si trasformò in una fantasia ad occhi aperti, infatti prese a sbavare con le mani congiunte ed uno sguardo sognante.

“ Già, quando interpretavo i maschi ed avevo uno stuolo di fan innamorate di me. Quasi ho invidia per quei momenti.” Sorrise l’attrice, vagamente tra l’ironia e la sincerità.

“ Ragazzi, ma abbiamo dimenticato Ebisawa al Primo Piano !” Si accorse Akagi, segnalando l’assenza del loro settimo componente.

“ Argh !” Ruggì dalla rabbia Amari, riprendendosi dai suoi sogni passionali.

“ Quel pigrone ha usato i suoi fenomenali poteri cosmici ed è rimasto giù a dormire! Ma mi sentirà: adesso gli farò interpretare il personaggio più brutto, fastidioso, ed inutile di sempre !”

“ E chi sarebbe ?” Domandò con interesse Kigiri, quasi impressionata dalla furia vendicativa della video maker.

 

“ Ma si può sapere perché stiamo facendo il cosplay di personaggi che nemmeno conosciamo ?!” Si lamentava Ebisawa Shoko qualche minuto dopo, nascosto dietro un cabinato in Sala Giochi.

“ Hai voluto la bicicletta, ed ora pedala !” Gli rinfacciò Amari di tutta risposta.

“ Ma non credo sia il proverbio più adatto …” Sospirò esasperato Akagi.

“ È una bugia! Nishishi !”

L’Ultimate Video Maker aveva indossato un abito gessato completamente bianco, munito di bottoni colorati sul petto ed un vistoso foulard a scacchi. I suoi capelli tendevano ad un viola leggermente più chiaro, e senza la frontiera a forma di orecchie di gatto pareva essere una persona completamente diversa.

 L’Ultimate Rhythm Game Player indossava anch’egli un abito bianco, ma più raffinato e composto da giacca e camicia con persino un nastro verde al collo. Degli occhiali dalla montatura bianca solcavano i suoi occhi, ora azzurri, mentre i suoi capelli avevano assunto un color biondo platino molto affascinante.

 

“ Io invece… non indosso nessun costume.” Mormorò in disparte Kigiri. A tutti gli effetti Kigiri era l’unica del gruppo ad esser rimasta con i suoi soliti abiti.

“ Ah, non hai voluto mettere niente ?” Domandò Nashi, sentendola.

“ No. Amari ha detto che andavo bene così.” L’Ultimate Criminologist non l’avrebbe mai ammesso, ma il ragazzo giurò che avrebbe anche lei voluto prendere a quell’esperienza, ed adesso si sentiva un po’ esclusa.

“ Vabbé, almeno mi aiuti con il rinfresco.” Le fece notare lui, sorridendo impacciato.

Loro due erano gli unici incaricati di portare un po’ di bevande e snacks per movimentare la serata. L’impianto stereo di Ebisawa trasmetteva un paio di canzoni elettroniche scelte da Akagi con somma presa di posizione.

“ Tu hai capito da chi sei vestito ?” Domandò a quel punto Kigiri, rivolgendosi al ragazzo.

“ No, come tutti del resto !” Rise lui.

Nashi aveva indossato degli abiti molto più comodi rispetto agli altri, composti da una giacca nera su di una felpa verde scuro, così come i pantaloni. I suoi capelli ora tendevano al castano chiaro. 

“ Avresti potuto per lo meno aggiustarti quell’antenna sulla testa.” Commentò fredda la ragazza, al che lui comprese come si stesse rivolgendo al suo ciuffo ahoge.

“ Ehm …” Mormorò, arrossendo dall’imbarazzo.

“ Scherzavo. Non sei affatto male.” Ribadì Kigiri, sorprendendolo con un piccolo sorriso.

 

“ Non ti sei proprio studiato il personaggio !” Una voce tuonò nella distanza, rivelandosi appartenente a Yonamine Genjo.

L’attrice era intenta a discutere molto vivacemente con Zetsu Jitsuke, attirando l’attenzione dei presenti.

“ Non è che io abbia avuto molto tempo per comprenderlo, e poi questi copioni descrivono solo in generale il personaggio !” Sembrava opporsi Zetsu, sospirando seccato ad ogni lamentela di Yonamine.

“ Non usare questa scusa! Ti ho ripetuto diverse volte che non serve immedesimarsi in un personaggio o entrare in qualche legame empatico con esso, basta semplicemente comprenderlo ed interpretarlo secondo i propri sentimenti.” L’attrice non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere la mancata attinenza di collaborazione da parte del ragazzo, e lo rimproverava come se fosse la sua insegnante di recitazione.

Lei vestiva una larga giacca nera da divisa studentesca, assieme a dei pantaloni e degli stivali dello stesso colore. La sua solita sciarpa rosso era stata sostituita da una controparte più lunga e di colore viola, mentre ora l’occhio sinistro aveva assunto un colorito cremisi. I capelli, per quanto si potessero intravedere sotto l’immancabile basco, variavano di tonalità tra il nero ed il cenere.

Zetsu invece aveva una felpa verdastro simile a quella di Nashi, con una fantasia di pixel rossi sulla spalla, ed una canottiera bianca con un qualche simbolo anch’esso rosso.  Ai pantaloni era legata una catena, mentre i capelli avevano assunto un colorito spento, tendente al bianco sporco.

Non portava gli occhiali per l’occasione, probabilmente sostituiti da delle lenti a contatto.

 

“ E va bene … ” Si rassegnò il ragazzo incurvando le spalle ed entrando in un apparente stato di trance.

Un istante dopo sollevò il capo, con un sorriso malsano stampato sul volto e gli occhi spalancati dall’emozione.

“ Speranza! Speranza! Speranza !” Gridò con voce stridula, scoppiando a ridere.

“ Troppo forzato, sei un caso perso.” Commentò semplicemente l’attrice, incrociando le braccia con rassegnazione.

“ Che cattiva! Eppure ci ho provato.” Piagnucolò Zetsu.

“ Avresti voluto trasmettere orrore, ma a me che ho affrontato tutti i piani infernali uscendone indenne, non susciti alcun effetto… patetico essere umano !” Ribatté Yonamine con voce cupa, coprendosi l’occhio destro per poter squadrare il suo interlocutore solo con quello rosso.

 

“ Ho finito, sei contenta brutta maniaca ?!” Strillò adirato Ebisawa dall’altra parte della sala.

“ Togliti immediatamente le cuffie o rovinerai il cosplay, razza di capra rincitrullita !” Gli saltò al collo la video maker, cercando di strappargli via l’immancabile paio di cuffie.

“ No, le cuffie no! Se me le togli muoio !” Supplicò l’Ultimate Radio Host, combattendo con tutte le sue forze per scrollarsi la ragazza di dosso.

- Di che razza di condizione medica è afflitto ?- Si domandò di conseguenza Nashi, credendo in realtà che Ebisawa stesse solo esagerando un po’ troppo.

Lo studente era in abiti mai visti prima, e fin troppo stravaganti persino tra i set di costumi lì presenti: una larghissima giacca viola, più simile ad un mantello, gli adornava le spalle senza essere effettivamente indossata per le maniche. Al suo interno era visibile una maestosa fantasia a tema spaziale, con stelle e pianeti nella volta celeste.

Il resto del vestiario era composto da una camicia bianca, una maglietta dello stesso colore ma con un volto rosso ritratto sopra, pantaloni viola ed un paio di pantofole da interni.

I capelli erano stati tinti di un viola ancor più chiaro di quello di Amari, così come la barba.

Tuttavia, lo studente non voleva proprio rinunciare alle sue cuffie rosse, che a dirla tutta stonavano con l’abbigliamento.

 

“ Chi sarebbe il tuo personaggio, Ebisawa ?” Domandò Nashi, trovandosi a passare accanto al radio host mentre trasportava una scodella di patatine.

Il viola si voltò verso di lui, rivolgendogli uno sguardo dapprima confuso. Dopodiché si raccolse in una pausa di riflessione, grattandosi il pizzetto ed arruffandoselo ancor di più.

“ Non lo sai ?” Chiese spontaneamente Amari, con un pizzico di malizia.

“ Certo che lo so !” Sbraitò allora il ragazzo, sollevando un pugno con una grinta mai vista prima.

“ The Luminary of the Stars !” Annunciò, presentandosi con un sorriso smagliante ed uno sguardo carico di determinazione.

“ Aiuto! Ebisawa si è fatto prendere fin troppo dal personaggio ed è impazzito !” Strillò spaventato Akagi.

“ Così si fa !” Lo incitò Yonamine, correndo ad assistere.

Il pigrissimo Ultimate Radio Host, ora più che mai stava mostrando un carattere esplosivo ed instancabile, volteggiando da una parte all’altra sbraitando ad alta voce.

“ Il più grande astrologo di sempre! Il primo studente che toccherà le stelle nello spazio profondo !”

“ Se tocchi le stelle mi sa che muori.” Suggerì Zetsu, venendo però ignorato.

Improvvisamente Ebisawa saltò davanti a Nashi, afferrandolo per le spalle e fissandolo con un’espressione sofferente, ma allo stesso tempo carica di forza.

“ Ascoltami Simon, non dimenticarlo mai: devi credere in te stesso. E non per la fiducia che io ripongo in te, né tantomeno per quella che tu riponi in me…  devi fidarti della parte di te che crede in se stessa !”

“ Ma questo è completamente un altro personaggio !” Si accorse l’Ultimate Memory.

Kigiri osservava la scena con molta confusione, mentre al suo fianco Akagi si dichiarò sconfitto da quel tentativo di passare una serata normale.

 

Quasi come se ne venisse richiamato, l’Ultimate Rhythm Game Player si trascinò verso un DDR e selezionò una traccia casuale, ovviamente a difficoltà massima.

In poco tempo iniziò a muoversi ad una velocità tale, che il suo corpo emetteva lampi di luce ed i suoi movimenti erano impossibili da seguire per l’occhio umano. Ogni passo sembrava prevedere una nota in arrivo almeno cinque secondi prima che apparisse sullo schermo, e nei suoi occhi si rifletteva l’intera coreografia sottoforma di codice imparato perfettamente a memoria dai propri muscoli.

Quando terminò la canzone i suoi abiti, un tempo bianchi e perfettamente stirati, stavano prendendo letteralmente fuoco.

“ Che brutta figura …” Dichiarò stizzito mentre si sfilava la giacca, senza badare alle fiamme.

“ Se non fosse stato per questi abiti così stretti e per gli occhiali avrei completato la track con una precisione di cinque decimi di secondo superiore.” Lanciò tutti i suoi vestiti per terra, allontanandosi mentre nel pugno stringeva le lenti, anch’esse esplose.

“ Che butta figura …” Ripeté con l’orgoglio infranto, camminando in mutande verso la porta d’ingresso.

“ Con chi credete di avere a che fare ?!” Ululava intanto Ebisawa in sottofondo.

 

 

 

Circa un’ora dopo gli studenti si radunarono in Salone per consumare la cena. Chi aveva partecipato all’evento in cosplay si era servito della Box of Lies per tornare ai propri colori originali.

“ Quindi com’è andata la parata degli idioti ?” Ridacchiò divertito Umezawa Gaho, una volta seduto a tavola.

Prontamente Kumagai al suo fianco gli rifilò uno schiaffo dietro la nuca, replicando stizzita:

“ Non essere maleducato !”

Tuttavia Amari rispose tranquillamente, distendendo il busto sul tavolo e mostrando un sorriso smagliante, anche se un po’ stanco.

“ È stato divertentissimo! Magari i cosplay non erano perfetti al cento percento, però fa niente: di certo non mi chiamo Ultimate Cosplayer.”

“ Però da me pretendevi la perfezione ?” Ebisawa era rimasto molto sconvolto da quella dichiarazione della ragazza.

“ Da te pretendo sempre la perfezione.” Sussurrò l’Ultimate Video Maker.

“ Sembri mia madre …” Sbuffò l’altro.

“ Oh, sembro la sua mammina !” Rise la viola, iniziando a pizzicare le guance dell’altro.

“ Smettila !”

Nashi osservava i suoi amici scherzare tra loro, e non poté sentirsi in disaccordo riguardo al divertimento provato in quella serata. Si era sentito effettivamente molto rilassato: quella di Amari era stata l’idea perfetta per fargli distendere i nervi.

 

“ Non vi sarete dimenticati di me, razza di stoccafissi !” Una voce portatrice solo di sventure e malizia spezzò l’atmosfera di serenità con violenza ed esuberanza, manifestandosi in un’esplosione di fumo in fondo alla sala.

Quando gli sguardi di tutti i presenti furono proiettati verso quel punto specifico, il fumo si diradò, mostrando un orso per metà bianco e per metà nero, pericolosamente fin troppo contento.

“ Amo gli stoccafissi! Sono degli animali, ma puoi usarli come insulto: un po’ come gli allocchi, i pidocchi, i vermi ed i tifosi sportivi.” Rise Monokuma mantenendosi la pancia, mentre la sua presenza iniziava già a contaminare l’aria di puro disgusto.

“ Cosa diavolo vuoi ?” Sospirò Takejiro con voce spettrale. Bastò la sua semplice occhiata truce a mettere in soggezione l’orso, il quale arretrò con uno scatto.

“ Yah !” Strillò Monokuma.

L’Ultimate Liar aveva accumulato in quei giorni un rancore tale da aver trasformato ogni cosa di lui in uno spettro più che un umano: i suoi occhi erano spenti, eppure emanavano lampi di odio, segno che la sua ricerca di Lilith lo stava maledicendo come se facesse parte di una vecchia storia dell’orrore.

Tuttavia, ogni emozione provata dal robot era come al solito finta e a mero scopo d’intrattenimento, quindi questo ritornò immediatamente a rivolgersi agli studenti.

“ Troooppa, troppa, troppa pace. Voglio più, più, più omicidi !” Sbraitò con tono capriccioso.

“ Penso che nessuno più voglia giocare al tuo gioco. Sei diventato noioso, ormai …” Ribatté Yonamine, non degnandolo nemmeno di un’occhiata mentre continuava a consumare il suo pasto.

L’orso si portò le mani al muso, impallidendo.

“ Già! È esattamente il contrario di ciò che diceva il damerino sul monitor, ormai dovreste essere voi a rassegnarvi !” Sbraitò Umezawa, stringendo i pugni e sbattendoli con violenza sul tavolo.

Monokuma sussultò dallo shock.

“ Siamo un po’ come dei bambini capricciosi a cui viene detto di fare qualcosa: più ce la ripeti e più ce ne verrà a noia.” Fu Fujima stavolta a replicare, deridendo le espressioni sempre più sconvolte dell’orso.

“ È vero !” Esclamò Nashi, sul punto di alzarsi in piedi per esprimere tutta la sua rabbia nei confronti di quel gioco, quando un urlo lo interruppe.

 

“ Ed è per questo che vi voglio agevolare un'altra volta le cose !“ Una dichiarazione del genere non si presentava per la prima, eppure bastò per pietrificare gli studenti sui loro posti come statue.

Qualcuno pensò che non potesse essere vero, ma davanti al ghigno trionfante di Monokuma ogni possibilità di bluff crollava all’istante.

“ Mi piacciano le vostre facce colme di ansia e trepidazione. Stavate giusto pensando: “speriamo che non sia venuto qui con qualche altro movente”, vero? O magari, qualcuno ora sta esultando: “evviva, finalmente potrò ammazzare qualche idiota ed andarmene di qui!”, vero ?”

L’orso sollevò le zampe al cielo, e come un messaggio divino, qualcosa cadde addosso a lui in gran quantità.

All’apparenza semplici pezzi di metallo, quando Monokuma li lanciò sui tavoli gli studenti realizzarono come si trattasse invece di veri e propri bracciali dorati. Presentavano un piccolo schermo led, come degli orologi digitali.

“ Monukuma Bangle !” Disse soltanto l’animale di pezza, annunciando con quel semplice nome l’inizio della fine di un’apparente pace.

I presenti guardarono quei misteriosi congegni con nessun intenzione di volerli minimamente sfiorare.

“ Indossateli, su! Scopritene i loro magici effetti !” Esordì l’orso.

“ Non penso proprio !” Ribatté contrario Zetsu, ricevendo solo una grassa risata come risposta.

“ Avete mai giocato ad obbligo o verità? Bene… perché con questi bracciali potrete dare il via ad una partita che non scorderete mai e poi mai.”

L’occhio rosso meccanico lampeggiò maligno nella penombra.

“ In  che senso ?” Domandò Nishizaka, temendo però una risposta fuori dal comune ed assurda quanto il contesto che le spettava.

Monokuma spiegò allora con somma gioia:

“ Se indossate un Monokuma Bangle, basterà puntarlo verso un altro di voi, e a quel punto avrete due opzioni: imporgli di rivelare qualcosa, oppure ordinargli di compiere un’azione. Se il malcapitato di turno si rifiuterà di fare tutto ciò, bhe… morirà di colpo !”

“ Non è possibile tutto ciò !” Esclamò Kigiri, per la prima volta in quella serata alterando il suo tono e ponendosi in uno stato di allerta. La preoccupazione era palpabile, e per quanto tentasse di mantenere la calma, una dichiarazione così assurda era difficile da affrontare con compostezza.

“ Oh, sì, invece.” Monokuma scosse la testa, improvvisando una danza.

“ Il Monokuma Bangle emette un raggio microscopico che penetra la retina degli occhi di un malcapitato, e da quel momento agisce sul cervello. Successivamente, qualsiasi domanda o ordine verranno recepiti come una condizione fondamentale per la sopravvivenza… dunque, nel caso non si dovesse rispondere dopo qualche secondo o prendere in considerazione l’idea di obbedire a qualsiasi ordine venga imposto, il cervello della vittima collasserà per sempre !”  

 

“ Superman di Joe Kelly, Gennaio del 2001: “Che c’è di sbagliato nella verità, nella giustizia e nel sogno americano ?”. Superman contro Manchester Black, più precisamente… e anche quella serie della Futubansha, “Dorei-ku: I miei 23 Schiavi”. Forse non centra niente, eppure è ciò che mi è venuto in mente sentendo la spiegazione di questo affare ...” Mormorò con sguardo cupo Amari: probabilmente conoscere il potenziale di un oggetto di controllo mentale attraverso manga e fumetti non la preparava affatto allo shock di ritrovarsene uno simile nella vita reale.

“ Con i Monokuma Bangle insomma, potete uccidere qualcuno senza nemmeno dovervi sporcare le mani !” Suggerì Monokuma.

Ormai i bracciali avevano assunto un significato molto più malsano, e la loro esistenza rappresentava solo un altro tentativo da parte di Monokuma di trascinarli ancora nella disperazione.

Li aveva già truffati con le richieste, e l’ultimo stratagemma era stata la Killer Card.


“ Mi stai dunque dicendo che, se si domandasse ad un possibile tuo complice di rivelare tutto ciò che noi non sappiamo, lui sarà costretto a farlo ?”

Resistendo allo stupore e alla paura, la voce di Kigiri tornò a suonare limpida e ferma, con una determinazione che riuscì a  far vacillare lo stesso Monokuma.

“ C-Cos… ?!” Sussultò l’orso, non credendo a come l’Ultimate Criminologist non si stesse affatto disperando, e anzi ora gli ponesse solo più domande riguardo i Monoguma Bangle.

“ In quel caso dovrà farlo per forza, giusto? Dalla tua spiegazione sembra che questo metodo funzioni su qualsiasi essere umano, senza eccezioni… persino il mastermind, quindi, rischierebbe la vita se riuscissimo a metterlo in trappola con i Monokuma Bangle !”

Insistette la ragazza dai capelli lilla, afferrando il bracciale e, senza un attimo di esitazione, indossandolo prontamente. Rivolse uno sguardo pieno di sfida al robot, aspettandosi una risposta.

Ciò non avvenne, e Monokuma iniziò ad ondeggiare con la bocca spalancata e gocce di sudore che gli colavano sul volto.

“ Aspettate… è vero! Ha ragione Kigiri !” Comprese Akagi, con un’espressione trepidante in viso.

Persino in quel momento dove tutto sembrava perduto, ancora una volta la criminologa aveva saputo ribaltare lo sporco gioco di Monokuma, avvicinandoli solo di più alla speranza.

L’animale di pezza, ormai bianco come un lenzuolo, si allontanò con passo traballante e mogio.

“ Sappiate che i Monokuma Bangle si possono usare una sola volta, e su di una sola persona… e se chi li indossa muore, inizieranno a suonare all’impazzata …” Mormorando a testa bassa, sparì dal Salone con grande sollievo degli studenti.

 

“ Quindi Kigiri, tu credi davvero che il mastermind si possa nascondere qui in questa torre ?” Domandò un po’ perplesso Umezawa, anche se comunque molto grato che Monokuma se ne fosse andato.

“ Se prima avevamo dubbi, la reazione di Monokuma adesso ci ha dato una risposta più che sufficiente.” Rispose semplicemente la ragazza.

“ Vero, sembrava parecchio scosso.” Annuì lo stuntman, per poi cozzare i suoi pugni tra di loro, spalancando allo stesso tempo un ghigno da squalo.

“ Ci basta solo trovare il maledetto mastermind! Mi senti?! Se non sei ancora scappato, faresti meglio a farlo adesso !”

“ Ma se scappa non avremo modo di uscire di qui !” Ribatté disperato Zetsu, al che Umezawa spalancò la bocca dallo stupore, accorgendosi dello sbaglio appena fatto.

“ No, ti prego! Non scappare !” Iniziarono a supplicare i due ragazzi, inginocchiati ed in lacrime davanti ad una telecamera.

“ Vi volete dare una calmata ?!” Urlò Kumagai, afferrandoli per il collo con rabbia.

Distaccato dal gruppo, Nashi intanto rifletteva osservando i Monokuma Bangle rimasti sul tavolo.

- Il ragionamento di Kigiri non fa una piega, e Monokuma ci ha dato più indizi che mai riguardo la posizione del mastermind… però c’è ancora qualcosa che non mi torna. Perché il mastermind vorrebbe davvero nascondersi qui, se appena ieri ci ha detto che la torre è piena di esplosivi ?-

Odiava sospettare dell’efficacia di un piano, specie se proveniente da Kigiri. Eppure non riusciva a scrollarsi di dosso l’angoscia che il mistero che permeava attorno alle loro vite, al mastermind, e alla Hope’s Peak Academy, non sarebbe stato tanto facile da svelare.

 

Al termine della cena, la maggior parte degli studenti avevano l’animo abbastanza in pace da dirigersi già alle proprie camere. Nashi rimase seduto ad un tavolo, osservando man mano gli altri andarsene, prendendo un Monokuma Bangle.

Ce n’erano tredici per l’esattezza: Lilith doveva aver ricevuto il suo direttamente in camera, o ovunque si trovasse mentre tutti erano in Salone.

Il ragazzo non ebbe idea di quanto rimase a lungo intento a fissare l’ultimo bracciale rimasto, il suo. Lo ispezionava con gli occhi, cercando forse di rispondere ad ogni sua domanda attraverso la semplice analisi di un oggetto del genere.

Non l’avrebbe condotto da nessuna parte, questo era certo, eppure finalmente ne distolse l’attenzione di dosso tutti i suoi compagni erano spariti. Controllò l’e-Handbook: erano le dieci e mezza.

Si portò una mano alla tasca, sentendo le chiavi premere sul suo palmo attraverso il jeans.

- È il momento di chiudere la Sala Computer. – Si disse, e per nulla sereno come la sera prima, ma altrettanto stanco, si alzò dalla sedia.

“ Ehi …” Lo richiamò una voce nel momento in cui poggiò le mani sulla maniglia.

A stento la riconobbe, eppure si girò con un brivido gelido lungo la schiena.

 

In piedi di fronte a lui si palesava proprio l’Ultimate Majokko, Lilith Kurenai. La ragazza lo fissava con uno sguardo vivido e brillante anche nell’oscurità, per quanto il suo sorriso non fosse goliardico come sempre.

Nashi comprese immediatamente che c’era qualcosa che non andava: Lilith sembrava diversa, più debole.

“ Lilith …” Pronunciò il suo nome, e lei avanzò strisciando i piedi sul pavimento senza emettere il minimo rumore.

“ Vi è avanzato per caso qualcosa da mangiare ?” Domandò con un sorriso, seppur la sua voce avesse tremato quasi con esitazione. Continuò a guardare negli occhi l’Ultimate Memory, immersi nel buio e nella quiete della notte.

“ Sono due giorni che non mangi, vero ?” Nashi conosceva la risposta, e non gli bastò nemmeno il lampo di vergogna negli occhi dell’altra per realizzare la situazione.

“ Ti nascondi da ieri mattina, e dato che la cucina è stata chiusa da Yonamine ogni qual volta abbiamo lasciato il Primo Piano… non hai potuto mangiare nulla. Anche durante il pranzo e la cena, sapevi che Takejiro ti stava aspettando.”

Non ottenne nessuna reazione nella rossa, se non un leggero fremito nelle spalle.

“ Nashi… ti ho chiesto solo se è avanzato qualcosa da mangiare.” Rispose Lilith dopo qualche secondo, con tono suadente.

“ Mi vuoi forse costringere ad uccidere Yonamine per poter finalmente entrare in cucina con le mie mani ?”

Queste parole scossero il bruno come uno stridio prodotto da due lame che si scontrano nell’aria. Lo sguardo della ragazza si era fatto di colpo  più truce, non abbandonando però un ghigno colmo di follia.

“ Non lo faresti. Sei disperata, ma non stupida.” Rispose allora lui, tirando un lungo sospiro per placare il battito cardiaco accelerato, capace di tradire fin troppo il suo reale stato d’animo.

“ Comunque gli avanzi li abbiamo riposti proprio nella Sala Computer, in attesa di conservarli in cucina domattina. Se vuoi …” Non dovette nemmeno terminare la frase, perché improvvisamente l’Ultimate Majokko gli crollò addosso.

Nashi sussultò, sentendo Lilith accasciarsi su di lui con tutto il suo peso e facendo fatica ad evitare di crollare a terra. La sua schiena sbatté contro la porta, ormai sentiva il respiro della rossa sul collo.

“ Sì.” Sibilò soltanto lei con molta fretta, forse data dalla fatica o dalla vergogna di ritrovarsi in quelle condizioni.

 

I due entrarono in Sala Computer cercando di non fare troppo rumore, nonostante in Salone non ci fosse l’ombra di un altro studente. La sala era deserta e buia, ma quando la luce venne accesa rivelò un paio di scatoloni contenenti il cibo della serata in Sala Giochi, ed altri con i costumi di scena.

La porta-finestra era spalancata, lasciando entrare il gelo della notte all’interno della stanza. Lui intuì fosse stato per evitare che l’odore del cibo impregnasse troppo i costumi, o anche la Sala Computer stessa.

Siccome però il freddo accumulato era fin troppo, decise di chiudere la finestra.

Lilith si sedette, avvicinandosi uno scatolone contenente delle patatine. Iniziò a mangiare non troppo voracemente, come se si vergognasse di dimostrare la furia della fame che la stremava, e spesso lanciava occhiate furtive al ragazzo.

“ Ho freddo.” Disse con un sussurro. Lui, appoggiato alla parete con aria disinteressata, chinò il capo senza proferir parola.

Estrasse da uno scatolone il mantello viola indossato precedentemente da Ebisawa, e glielo porse.

Lei accettò, mostrando un sorriso gentile con ancora la bocca piena di patatine. Se lo appoggiò sulle spalle, venendo avvolta come da una coperta dal largo indumento.

Intanto Nashi frugava distrattamente tra gli abiti: scovò un curioso berretto blu scuro, e provò a calarselo sulla testa.

 

“ Cosa vuoi sapere esattamente da me ?” La voce di Lilith spezzò il silenzio freddo come l’aria all’interno della stanza.

Nashi non si voltò.

“ Se mi stai aiutando, e soprattutto il motivo per cui non te ne sei ancora andato, è perché vuoi sapere qualcosa che non ti ho ancora detto. Avanti !” La ragazza accavallò le gambe, smettendo di mangiare. Accoglieva il ragazzo con una sicurezza sconcertante, segno di come si fosse già ripresa dagli stenti.

“ Perché ci hai mentito riguardo la Hope’s Peak Academy? Non è possibile che tu sia rimasta in quella scuola dopo La Tragedia.” Le parole dell’Ultimate Memory erano fredde, ma colme di un immenso dolore.

Lilith inarcò un sopracciglio, sorpresa.

“ Avete trovato quel documento nell’ufficio, eh? Eppure questa deduzione non puoi averla fatta tu, dato che odi profondamente dover dubitare degli altri… anche nel mio caso. Ti ha aiutato Kigiri ?”

“ Perché ?” Ripeté soltanto il ragazzo, senza alterare il proprio tono di voce.

Lei si rassegnò, sollevando le spalle.

“ Volevo starvi simpatica, quindi ho pensato che darvi la speranza che qualcuno stesse venendo a cercarvi vi avrebbe tirato su di morale. Che ingiustizia, vero? Eppure io so meno di voi su quella scuola …”

“ Come? Non sei anche tu una studentessa della Hope’s Peak Academy ?”

“ Lo sono stata. Però, come avrete capito, La Tragedia si stava facendo sentire già da molto tempo… quindi ho pensato di levare le tende e fuggire prima di rischiare la vita con la mia insulsa classe.”

Lilith non mostrava sentimenti mentre raccontava l’ennesima versione della vicenda ancora avvolta nel mistero, e questo non aiutava affatto il ragazzo a comprendere quale personalità volesse mostrargli al momento.

 

“ Cos’è La Tragedia, Lilith ?”

 “ È il più terribile evento che abbia mai indotto la peggiore Disperazione nella storia dell’umanità.” La risposta della rossa fu immediata, atroce e senza riguardi. Il suo sguardo ora era serio e freddo, e puntava il volto del ragazzo mentre questo si contorceva nella confusione.

Sembrava quasi che il silenzio fosse stato riempito da una straziante melodia di sussurri.

“ Nacque tutto con lo Student Council Killing Game, un gioco come questo che stiamo vivendo adesso, dove i membri del concilio studentesco della Hope’s Peak Academy furono costretti ad uccidersi a vicenda da Junko Enoshima… la prima vera portatrice di disperazione nel mondo.”

“ No, non è possibile !” Il tono grave della ragazza non faceva che spaventare sempre di più l’Ultimate Memory. La macabra storia di quanto avevano trovato nella 5-C era ancora in bilico tra il possibile e l’impossibile, eppure lui non voleva che qualcosa del genere fosse successo.

“ Se questo fosse accaduto alla Hope’s Peak Academy me lo ricorderei senza dubbio !”

“ Non posso garantire come e quando Junko Enoshima sia riuscita ad attuare tutto questo, però so per certo che lei era una studentessa dell’Accademia come noi. Immagino tu non sappia nemmeno del Progetto Izuru Kamukura… ?” Lilith gli rivolse uno sguardo sospettoso: per la prima volta era lei che sembrava squadrare il ragazzo dubitando delle sue parole.

“ Izuru Kamukura… come il fondatore della scuola ?” Nashi aveva letto questo nome nell’elenco degli studenti partecipanti al Kiling Game poco prima nominato.

“ A quanto pare degli scienziati hanno utilizzato uno studente come noi per trasformarlo in un’utopia incarnata: la speranza perfetta, colui che avrebbe potuto risollevare le sorti dell’umana stirpe con la propria perfezione. Lo hanno chiamato Izuru Kamukura, l’Ultimate Hope.”

Il suo viso si incupì, diventando improvvisamente più confusa. Mostrava dolore anche solo nel riportare quei ricordi alla luce tramite le parole.

“ Eppure, Junko Enoshima sfruttò l’inumanità di questo… esperimento, svelando la sua esistenza al mondo intero. Gli studenti si rivoltarono, le nazioni accusarono la Hope’s Peak, e ben presto, senza sapere più il perché, migliaia di guerre imperversavano ovunque provocando terrore e violenza. Non c’era più salvezza, solo una lotta tra chi voleva proteggere gli studenti, simboli della speranza, e chi voleva distruggere questo vano sforzo nel nome di Junko: questi ultimi vengono chiamati Ultimate Despair.”

 

Nashi crollò seduto per terra, lasciandosi scivolare lungo la parete mentre il suo sguardo rimaneva fisso sul volto duro di Lilith.

“ Quando sei scappata dalla scuola… è questo il mondo che hai visto, Lilith? È questo il mondo che ci aspetta fuori da questa torre ?!”

I suoi compagni desideravano così intensamente scappare di lì per ricongiungersi ai loro cari, considerando la torre in cui erano prigionieri l’unico vero inferno sulla Terra. Adesso però, gli stava venendo detto che alla fine facevano solo parte di una piccola frazione del vero cataclisma di guerra e distruzione che imperversava mentre loro erano rinchiusi lì.

“ Sì. Ed è a questo mondo che sono sopravvissuta da sola.” Ammise la rossa. Le sue parole non esprimevano né forza né dolore, ma solo una triste verità impossibile da cancellare.

“ Mi sembra di aver combattuto quella Disperazione per troppo tempo… eppure adesso sono qui, in trappola con qualcun altro che ha preso il posto di Junko Enoshima.”

“ Preso il posto? Cosa vuoi dire ?” Domandò il ragazzo.

“ Non avevo mai sentito parlare di questo Tabata Bussho tra gli Ultimate Despair. Dev’essere un nuovo seguace… così come il mastermind.”

Sentir pronunciare quel nome scatenò nell’Ultimate Memory un esplosione di disagio e tormento, talmente tanto forte da farlo sentir sprofondare nella terra stessa.

Spalancò gli occhi, ormai pallido in volto.

“ Il mastermind… ?” Ripeté, sovrapponendo al volto di Lilith quello di Kigiri.

 

“ … ciò che voglio dirti è che sono convinta che tra noi quattordici studenti rimasti si nasconda il vero mastermind …”

 

L’Ultimate Majokko sembrò per un attimo mostrare l’ombra di un sorriso, ma fu impercettibile nella penombra.

“ Già, lo studente tra di noi che collabora con Tabata Bussho per il corretto svolgimento del loro piano: Il Killing Extra-Courricular Course, o semplicemente uno tra i tanti Killing Game che gli Ultimate Despair si divertono a scatenare da quando imperversa La Tragedia.”

“ Come fai a sapere tutto ciò ?” La voce del ragazzo si ruppe, temendo una risposta che tutti presupponevano fosse vera.

“ Perché in un modo o nell’altro io sono considerata un membro dello staff di questo gioco: il mio compito è assicurarmi che quante più persone muoiano !” Annunciò Lilith con voce fiera, recuperando finalmente il ghigno trionfante con il quale amava osservare altri individui persi nella disperazione più nera.

Il ragazzo la fissava impietrito dal basso.

“ A dirla tutta, non so chi sia davvero il mastermind tra di noi. Però mi ha dato un indizio, e se dovessi arrivare al Quinto Piano di questa torre potrei finalmente svelare la sua identità …”

“ E terminare il Killing Game.” Sorprendentemente, fu Nashi a terminare la sua frase. Il bruno sollevò il capo, iniziando ad alzarsi in piedi.

La rossa fu sorpresa dall’improvviso cambiamento d’atteggiamento nel ragazzo, esattamente come la sera prima. Non poteva davvero esser passato da un volto contorto dal terrore ad un’espressione così forte e coraggiosa.

L’Ultimate Memory la fronteggiò con i suoi occhi ardenti di determinazione e speranza, pronunciando delle parole che, per quanto sussurrate, rimbombarono nella Sala Computer in tutta la loro chiarezza.

“ Il tuo obbiettivo è il nostro. Ti credo sulla parola: il mondo fuori di qui non dev’essere per niente un paradiso, e forse la maggior parte dei cari che aspettano i miei amici sono morti da tempo… ma se davvero esiste un mastermind, e se davvero esiste Tabata Bussho, allora sono loro che dobbiamo fermare! Sono loro la Disperazione che deve soccombere !”

L’Ultimate Majokko arretrò, a dir poco allibita. Non poteva credere a qualsiasi cosa venisse detta, non voleva farlo. Era tutto troppo assurdo ed insensato.

“ Io ho provato a fermare la Disperazione per anni! Anche se doveste sconfiggere loro due, gli Ultimate Despair sono ovunque !”

“ Li fermeremo tutti una volta usciti di qui.” Rispose semplicemente il ragazzo, senza pensarci su nemmeno un istante.

Lilith tremò, indugiando sulla prossima frase.

“ S-Se davvero vuoi scoprire l’identità del mastermind dovremo arrivare al Quinto Piano. E lo sai che Monokuma ci fa avanzare solo dopo un Class Trial: questo vuol dire che dovrai sacrificare i tuoi amici per poterlo raggiungere !”

“ Non se sveliamo l’identità del mastermind prima che muoia qualcun altro !”

 

La ragazza smise anche solo di provarci. Con un’espressione rassegnata scivolò all’indietro, poggiando la nuca sullo schienale della sedia. La furia di quella discussione tra speranza e disperazione si placò, facendo ritornare nella stanza solo il silenzio.

“ Qual è questo indizio che ti ha dato il mastermind, Lilith ?” Domandò il ragazzo, esausto e provato a livello emotivo. Ascoltare la storia della compagna gli aveva procurato molto dolore.

Non avrebbe mai potuto avere la forza di Lilith per esser sopravvissuta in un mondo come quello lì fuori.

“ Se te lo dicessi morirei.” Rise la ragazza, con un ghigno amaro.

“ Tutto ciò che posso fare è scatenare il caos tra di voi e sperare che vi ammazziate a vicenda… in poche parole, aspetto che i cadaveri formino una scala per me fino al Quinto Piano. E se c’è qualcosa per cui mi detesterai sicuramente, sappi che tutto ciò non mi fa provare assolutamente niente.”

Si raddrizzò, prendendo improvvisamente lui per le mani.

“ Io non sono come voi, te l’ho già detto. Non sogno di scappare di qui con tutti, perché so quanto sia impossibile. Affezionarmi o stringere dei legami non avrebbe senso: prima o poi qualcuno morirà, e dopo il Class Trial rimarremmo sempre in meno. Mi dispiace dirtelo, ma la vostra speranza è vuota, mentre il vostro desiderio è irrealizzabile.”

Nashi avrebbe voluto obbiettare, ma non ci riuscì. La luce che brillava nel fondo degli occhi di Lilith era tenue, come una stella precipitata in fondo ad un abisso.

Forse era stata La Tragedia, la Disperazione, o quella torre, ma la ragazza che aveva di fronte non si era mai sentita parte di loro.

Anche Nashi non era come lei: non conosceva le sofferenze che aveva dovuto affrontare per sopravvivere, le persone che aveva perso e nemmeno quanto si fosse sentita imprigionata nel ritrovarsi lì dopo esser sfuggita agli Ultimate Despair per anni.

Avrebbe voluto comprenderla, starle vicino, e rassicurarla come aveva provato a fare con gli altri.

- Eppure… la mia speranza non sembra nemmeno raggiungere il cuore di Lilith.- Gli occhi gli diventarono lucidi, e sentì le mani di lei essere così calde rispetto alle sue.

 

Uno squillo proveniente dai monitor interruppe i pensieri colmi di dolore dei due.

Lo schermo si illuminò, mostrando Monokuma intendo a sorseggiare da una lattina. L’orso sbraitò immediatamente:

“ Svegliaaa! Correte subito in Sala Computer !”

Nashi controllò sull’e-Handbook: erano le undici in punto.

- Cosa vorrà a quest’ora ?- Si chiese, stupito da quell’evento mai visto prima.

Alle sue spalle sentì Lilith lanciar via il mantello viola ed aprire la porta. La ragazza non si voltò nemmeno.

“ Mi nasconderò in bagno. Non ti conviene rivelare a nessuno di questo incontro, altrimenti penseranno che tu sia in combutta con me …” Sussurrando ciò con una nota di rimorso, sparì nel buio corridoio come un’ombra.

Il ragazzo rimase con lo sguardo fisso nel vuoto fino a quando non sentì sopraggiungere i passi dei suoi compagni.


“ Non mi dire che è morto qualcun- !” Era sul punto di esclamare Umezawa nel momento in cui mise piede in Sala Computer, ma quando vide soltanto Nashi si arrestò.

“ Nashi? Che succede, perché Monokuma ci ha chiamati ?” Domandò lo stuntman, un po’ allarmato.

“ Non ne ho idea. Io stavo chiudendo la porta a chiave e …” L’Ultimate Memory odiava mentire ad i suoi amici.

Sollevò lo sguardo verso Takejiro, entrato come una furia appena dopo Umezawa.

“ C’è anche Lilith ?!” Disse immediatamente il corvino.

Ormai sembrava sempre più uno spettro dannato.

“ Non credo.” Rispose Yonamine, facendo il suo ingresso.

“ Questa volta Monokuma non ci ha dato l’obbligo di radunarci tutti qui, come invece specifica quando viene ritrovato un cadavere o nelle comunicazioni più importanti.”

Nel momento in cui tutti gli studenti si furono radunati all’interno della sala, fatta eccezione ovviamente per Lilith, apparve dal nulla anche l’orso responsabile di quella riunione.

“ Quindi, quindi… spero di non avervi svegliato. Degli adolescenti come voi dovrebbero dormire il meno possibile di notte e addormentarvi in giro durante il pomeriggio, sapete ?” Presentandosi con quelle parole, saltò su di una scrivania.

“ In realtà il ritmo circadiano consiglia di diminuire le ore di sonno distribuite durante la giornata, stabilendo invece degli orari a cui attenersi sempre per il riposo notturno.” Lo contraddisse Zetsu, con il suo plateale gesto di sollevarsi gli occhiali sul naso.

Nessuno gli prestò attenzione, tantomeno l’animale, il quale piuttosto continuò a parlare.

“ Mi sembrava che il Monokuma Bangle fosse un movente un po’ troppo poco efficace per spingervi ad uccidere… dopotutto non è avvenuto ancora nessun omicidio.”

“ Anche volendolo, sono passate appena due ore da quando ce li hai dati !” Inveì Nishizaka Iki, come sempre suscettibile all’incoerenza dell’orso.

“ Stai forse per darci un secondo movente, è questo ciò che vuoi dirci ?” Lo anticipò Kigiri, volendo passare al punto più importante di quella discussione.

L’orso di pezza annuì energicamente, tanto da assomigliare ad una statuetta con la testa che rimbalza sul collo.

Nashi comprese subito che quella serata si stava rivelando essere forse la peggiore della sua intera vita.

 

Monokuma sollevò le zampe al cielo, ed improvvisamente tutti gli schermi dei computer si accesero all’unisono, proiettando un bianco luminoso sui volti degli studenti.

“ Prendete posto, su !” Li incitò allora.

Seppur controvoglia, gli studenti si videro costretti ad obbedire: la torre stessa era sotto il controllo di quell’animale malefico, e conoscevano bene i mezzi a sua disposizione per minacciarli.

“ Sarà solo una perdita di tempo.” Borbottò l’Ultimate Web Personality, facendosi forza. Non era molto convinta delle proprie parole, però manteneva la testa alta per non mostrare alcuna debolezza al nemico.

Ispirati da questo suo comportamento, gli altri la seguirono. Persino Nashi ebbe modo di darle ragione.

- Se ci lasciamo provocare da Monokuma un’altra volta… succederà quello. Ed il mastermind avrà preso un’altra vita.- Sentiva i nervi a fior di pelle mentre si lasciava avvolgere dalla sedia.

- Lilith prima o poi capirà come la nostra speranza non sia affatto inutile !- Si disse, pronto ad accettare qualunque asso nella manica di chiunque lo volesse morto lì dentro.

 

Gli schermi cambiarono improvvisamente immagine, iniziando a proiettare ciò che sembrava un video: mentre una musica festosa era riprodotta in sottofondo, apparve una scritta a caratteri cubitali.

“ Ultimate Students Backstories “

I ragazzi sgranarono gli occhi, domandandosi cosa stesse accadendo.

Un Monokuma nel video rispose prontamente alle loro domande, come se fosse una guida turistica.

“ Un gran classico nei precedenti Killing Game erano i Motive Video, ovvero venivano mostrate le persone care a cui tenevano gli studenti in situazioni di pericolo, così da incentivarli ad uccidere per poterle raggiungere nel mondo di fuori… che gran noia, direte! I classici sono efficaci, sì, ma solo se con qualche rivisitazione ogni tanto !”

L’orso spalancò il suo ghigno sul lato sinistro del muso, quasi facendogli raggiungere l’occhio scarlatto scintillante.

“ Perché non mostrare uno po’ di scheletri nell’armadio a partire da stasera? Dopotutto dovreste discutere un po’ di più del passato di qualcuno attorno a voi… sempre che questo qualcuno non lo voglia tenere nascosto per dei loschi motivi.”

Monokuma scomparve, lasciando soltanto qualche secondo di tensione, avendo trasformato lo stupore in angoscia per ciò che stava venendo mostrato.

 

Il video mostrò le sagome di ciò che sembravano due bambine ed un giovane, poco più alto di loro.

“ Questa è la storia …” Iniziò a narrare l’indistinguibile voce dell’orso.

“ … di una famiglia di ricercatori, o più precisamente di due bambini a dir poco geniali. La figlia più giovane aveva una mente sorprendente, al punto da suscitare interesse nelle più grandi organizzazioni scientifiche  di tutto il mondo, fruttando così grande fortuna alla propria famiglia. Anche il fratello più grande condivideva un talento stupefacente, ed affiancò sempre la sorellina in operazioni dove molti scienziati non sapevano nemmeno starle al passo. Chissà cosa sarebbe successo alla terza sorella, e cosa sarebbe diventata, se da piccola non fosse scomparsa per sempre a causa di un incidente ?”

Dall’immagine venne rimossa la seconda bambina, e vennero mostrate diverse fotografie di edifici di ricerca, laboratori e scienziati famosi.

“ Non ci importa, per adesso! Comunque fosse andata, la vita dei due bambini geniali continuò nella fama e nel successo. La ragazza, specialmente, iniziò ad interessarsi nella produzione e nello studio di veleni e composti chimici nocivi. Il prodigio che dimostrò nello sviluppo di tossine, attirò senza volerlo l’interesse di diversi eserciti affascinati dal potenziale bellico in una produzione di massa di nuovi armi chimiche.”

Le foto svanirono, mostrando solo l’immagine di quella che sembrava una base militare circondata da una fitta boscaglia. Recinti di cemento con filo spinato e soldati armati a perdita d’occhio la difendevano in modo a dir poco estremo.

“ Nel momento in cui i due fratelli scelsero di prestarsi ai servizi di una nazione, tutti gli altri gruppi rivali decisero che avrebbero dovuto eliminarli prima di affrontare una nuova terribile minaccia. Assurdo vero? Soprattutto se pensiamo che si trattasse di solo due ragazzini, condannati per via del loro talento ad una vita di sorveglianza… Eppure, nonostante tutte le protezioni, un gruppo di ribelli riuscirono a rapire il fratello più grande. Per molti, molti giorni lo tennero prigioniero in una base nascosta, cercando in ogni modo di estrapolargli informazioni riguardo le armi che avrebbero sviluppato. Purtroppo per lui, non sapeva nulla dei progetti, dato che l’unica ad essere tenuta in considerazione nello sviluppo era la sorella minore. Ah, se solo gli avessero creduto !”

L’immagine cambiò ancora: le sagome di due giovani, di cui uno era sdraiato per terra ricoperto di sangue. Una ragazza lo sollevava dal busto, avvicinandolo a sé in un abbraccio.

“ Quando lo ritrovarono erano più morto che vivo, a causa delle innumerevoli torture ricevute. Le sue ultime parole furono riferite proprio all’amata sorellina, e con le forze che gli rimanevano in corpo sussurrò soltanto: “Nostra sorella …”. Morì stremato un istante dopo, e tutte le lacrime versate sul suo cadavere non sarebbero servite a ridargli l’innocente vita. Poco dopo venne formata un’alleanza tra i paesi in conflitto, ed il progetto per lo sviluppo delle armi chimiche venne cancellato proprio a fronte di tale incidente.”

La sagoma della ragazza apparve un’altra volta, diventando però sempre più nitida ed inconfondibile.

Capelli ramati, occhi ocra, pelle rosea ed una giacca bianca come un camice.

“ Avreste mai pensato che la vostra compagna Fujima Wakuri, l’Ultimate Toxicologist, avesse avuto una vita così?! Scommetto di no !” La risata di Monokuma impestò la stanza, sempre più rumorosa ed infernale. Sembrava impossibile respirare.

“ Quella sorella …” L’orso si placò, assumendo un tono maligno più che mai.

“ Soltanto ascoltando il passato di altri studenti qui presenti potremo scoprire che fine abbia fatto. Da oggi, ogni sera alle undici ci sarà un fantastico appuntamento qui in Sala Computer per la trasmissione di altri Ultimate Students Backstories! Non mancate !”

Il video si interruppe di colpo, e di colpo tutti i computer si spensero all’unisono.

Il silenzio ronzava nell’aria, infiltrandosi nelle orecchie dei ragazzi e paralizzandosi proprio lì sulle sedie.

 

Fujima mostrava un’espressione indecifrabile, con gli occhi ancora puntati sullo schermo nero e le labbra sigillate.

 

 

 

 

Da un palco con su scritto: Cabaret di Monokuma.

*Monokuma emerge da una nube di smog*

Monokuma: Adoro la leggenda araba della fenice. Certe volte è un esempio a cui mi piace attingerne la morale: non arrenderti mai, per quanto tu possa fallire. A volte le sconfitte sono inevitabili, ed a volte qualcosa finisce. Però da ciò che è finito nasce sempre qualcosa di nuovo.

*Il pubblico applaude*

Monokuma: Già! Proprio come la fenice che muore e poi risorge dalle ceneri.

*Monokuma sussulta ed inizia a sudare copiosamente*

Monokuma: Aspetta! M-M-Muore e risorge?! Come u-u-uno zombie, quindi… ?

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Sono contento di aver aggiornato a distanza di appena 10 giorni, e sinceramente spero di poter farvi avere il prossimo capitolo prima di Marzo (ciò vorrebbe dire che, entro questo mese, avremo uno studente in meno nella storia)

Se penso che dalla fine dello scorso Chapter sono già passati 6 mesi, mi vergogno un po’: dopotutto avrei voluto portare costantemente un capitolo o più al mese, non avendo altre storie a cui lavorare in contemporanea (questo fino ad un mese fa, comunque).

E vabbé!

P.S: Ricordo la collaborazione con Danganronpa Too Late For Despair:

http://it.danganronpa-fangame-ita.wikia.com/wiki/Danganronpa_Too_Late_For_Despair

https://youtu.be/sYVxijU6x2Y

   
 
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