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Autore: MonicaX1974    19/02/2019    0 recensioni
Raccolta di storie brevi che parlano d'amore ispirate ad una canzone.
Potete trovare la raccolta completa su Wattpad, intitolata Decibel
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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"C'è sempre della pazzia nell'amore. Ma c'è anche della ragione nella pazzia."

(Friedrich Nietzsche)




Il vestito l'ho ritirato soltanto un paio di giorni fa e ora è ben disteso sul letto: è un abito scuro, semplice, ma adatto per l'occasione e degno della donna che amo.

Non sono al corrente di come Isabel abbia organizzato la cerimonia nei dettagli, ma sono certo che abbia fatto in modo che tutto fosse perfetto, dal luogo in cui si svolgerà la celebrazione a quello in cui si terrà il ricevimento, dal discorso che vuole che tenga suo nonno ai fiori. Se chiudo gli occhi riesco ad immaginare ogni parete, e ogni sedia, decorata con magnolie bianche - i suoi fiori preferiti - come bianco sarà anche il suo vestito.

Non ha voluto mettermi al corrente di tutti i dettagli, perché voleva fosse una sorpresa, che ogni persona presente scoprisse come lei stessa aveva organizzato la giornata solo una volta arrivati lì, e io non ho fatto eccezione. È questo il motivo per cui non ha voluto nessun wedding planner, perché sentiva che la giornata doveva essere soltanto sua e voleva riuscire a realizzarla da sola.

È come se fossi in grado di vedere ogni cosa: la immagino con il suo sorriso più felice avanzare verso l'altare, con la piccola chiesa gremita dalle poche persone che ha voluto invitare per non far spendere troppi soldi al padre, il quale farebbe di tutto per la figlia dopo la scomparsa della mamma.

Isabel ha sofferto terribilmente per la perdita della madre e non sopportava l'idea di non averla al suo fianco nel giorno più importante della sua vita; le ho detto che sua madre sarà accanto a lei, non solo in questa giornata, ma in ogni giorno della sua vita.

Prendo una foto di noi due insieme, chiusa nella cornice che proprio lei mi ha regalato un paio di mesi fa, e mi rendo conto che non è cambiata affatto in questi anni: io e Isabel siamo amici da sempre, la conosco da quando eravamo bambini e il mio sentimento per lei non ha fatto che crescere insieme a noi. Ora sorrido al ricordo di una sera d'estate, in vacanza dal college, quando avevamo entrambi alzato un po' il gomito e l'ho quasi baciata: è stata la prima volta in cui mi sono reso davvero conto di ciò che provavo per lei, che ho capito che la mia amicizia si era tramutata in qualcosa di più profondo. Nei giorni successivi ho iniziato a chiedermi se anche lei provasse le stesse cose per me, se anche la sua amicizia nei miei confronti avesse subìto la stessa trasformazione e sono letteralmente impazzito fino a quando non ho ottenuto le mie risposte.

Sospiro pesantemente, poi indosso il vestito con cautela, lisciando le pieghe e annodando con cura la cravatta, per fare in modo di essere perfetto, alla fine infilo le scarpe, poi mi guardo allo specchio e non sono ancora contento del risultato, non mi sono mai sentito abbastanza per lei, ma arrivati a questo punto, non conta più.

Esco di casa sentendo l'agitazione iniziare a crescere e, quando salgo in macchina, mi manca già quasi l'aria; ed è questa la sensazione che mi accompagna per tutto il tragitto, fino a raggiungere la mia destinazione.

Gli invitati sono già tutti presenti e io guadagno il mio posto con il cuore che batte veloce e il pensiero di lei che forse si sta ancora vestendo, o che forse sta abbracciando suo padre. Riesco a sentire l'emozione del papà di Isabel come se fosse la mia, riesco a percepire il suo dispiacere di perdere - in un certo senso - la figlia e, allo stesso tempo, la sua gioia nel vederla felice.

Il respiro diventa sempre più affaticato durante questa attesa e la salivazione è quasi inesistente: vorrei avere tra le mani un piccolo shot di whiskey, o rhum, o vodka, non ha alcuna importanza, ma credo mi aiuterebbe a distendere i nervi. Lo sguardo di mio padre seduto in prima fila non mi aiuta a sentirmi meglio, men che meno quello di mia madre, quindi evito di guardare nella loro direzione, e continuo ad immaginare Isabel con i capelli raccolti e il sottile velo bianco a nasconderle il viso, le guance leggermente arrossate e gli occhi lucidi per l'emozione.

Dovrei smetterla di pensarci e darmi una calmata, ma non ci riesco perché il pensiero della giornata che sta per svolgersi, mi ha tenuto sveglio notti intere ad immaginare ogni istante di ciò che sarebbe successo, come sarebbe stato il suo abito, se avesse pianto allo scambio delle promesse o se, semplicemente, avesse continuato a mantenere sulle labbra il suo straordinario sorriso.

Il pensiero che possa cambiare idea all'ultimo momento mi ha sfiorato un paio di volte nell'ultima settimana e confesso di essermi sentito una brutta persona ad averlo pensato, quindi l'ho allontanato subito dalla mia mente e ho ripreso a pensare a quanto questo giorno la renda felice.

Il mio sguardo continua a perdersi su tutti i dettagli e sorrido compiaciuto rendendomi conto che non ho sbagliato alcuna previsione dei suoi preparativi: le magnolie bianche sono ovunque, ha realmente invitato poche persone e questa piccola chiesa la rappresenta totalmente, perché a lei piace circondarsi di poche persone, ma sulle quali sa che può contare davvero.

Ha sognato questo giorno da quando era bambina, per questo sapevo con esattezza cosa aspettarmi oggi; ricordo che, a dieci anni, indossava il vestito da principessa, ricopriva gran parte del pavimento della sua cameretta con i peluche - fingendo che fossero invitati al matrimonio - e fantasticava sul suo principe azzurro, su come sarebbe stato, se avesse avuto gli occhi chiari o scuri, ed io ero troppo piccolo per rendermi conto che sentivo di voler essere io quel principe, così restavo in silenzio ad ascoltare i suoi sogni, sogni che avrei custodito per sempre.

Strofino lentamente una mano sulla fronte, poi sugli occhi, nel tentativo di trattenere le emozioni e forse qualche lacrima che potrebbe sfuggirmi da un momento all'altro; di guardare verso l'altare non se ne parla nemmeno o potrei scappare da qui in meno di un secondo e invece voglio restare perché voglio vederla entrare, stretta al braccio di suo padre.

Isabel è una donna fuori dal comune con una grande forza e una positività che pochi hanno; è molto combattiva e non si arrende mai, di grande sostegno e molto leale. È questo che mi ha sempre affascinato, ed è per questo che me ne sono innamorato senza neanche rendermene conto. Quando ho realizzato di aver perso la testa per lei era già troppo tardi e non avrei potuto tornare indietro nemmeno se l'avessi voluto: il mio cuore è suo e credo lo sarà per sempre.

È sempre stata al mio fianco; uno dei ricordi più belli che ho di lei, della nostra adolescenza, riguarda il suo costante sostegno durante le partite di football a scuola, riuscivo a sentirla gridare il mio nome tra tutte le urla del pubblico presente, ed era proprio la sua voce a spingermi a dare il massimo.

In un attimo ogni momento che abbiamo vissuto insieme torna con forza nella mia mente, dalle uscite con gli amici alle feste in famiglia, dalle serate cinema alle chiamate in piena notte, ogni parola, ogni sorriso, ogni momento difficile; sembra che questo istante stia riportando tutto a galla.

Il leggero brusio si fa un po' più alto, gli invitati iniziano gradualmente a voltarsi indietro e le prime note della sua canzone preferita - di cui ora mi sfugge il titolo - si liberano nell'aria. Sono ancora più agitato, mi sudano le mani e sento il battito accelerato del cuore direttamente nella vena del collo: io non so se ce la faccio.

Lentamente si apre il portone di legno che dà sull'esterno, la luce del sole invade l'interno, trattengo il fiato nel vedere la sua figura, affiancata da quella di suo padre e mi costringo ad ignorare la vocina nella mia testa che mi urla di scappare via il più velocemente possibile.

Cammina lentamente, visibilmente commossa, non indossa il velo, ma ha dei fiori bianchi tra i capelli. Mi tremano le gambe e non riesco a deglutire: è bella da star male e io sto per impazzire.

Isabel continua ad avanzare, lenta, senza sosta, non guarda nessuno e va dritta all'altare.

Isabel sta per sposarsi, ma non con me.

E io ci provo a restare qui, ad essere felice per lei, ma l'amore che provo mi sta stringendo la gola, al punto tale che sto per soffocare.

Isabel tende la mano a James, io faccio un passo indietro, loro due si guardano e io mi volto iniziando a camminare sempre più velocemente fino ad uscire all'esterno e appoggiarmi con le mani ad una panchina. Il respiro è quasi un rantolo, sento gli occhi gonfiarsi e il mio corpo tremare.

Sono stato un pazzo a venire qui, forse volevo solo accertarmi con i miei occhi che la stavo perdendo per sempre, e ora che l'ho vista, vorrei non aver mai aperto quell'invito, vorrei non aver mai saputo che gli aveva detto sì, e vorrei non dover provare questo dolore al centro del petto che sembra risucchiare ogni mia energia.

«Cazzo!» Impreco ad alta voce contro il cielo, poi faccio respiri profondi cercando di far cessare questa crisi di panico, o qualunque cosa sia. «Fanculo!» Non ho avuto il coraggio di fermarla, di dirle ciò che provavo e ora l'ho persa.

Resto a fissare la superficie di legno della panchina per un minuto, o forse dieci, o venti, non lo so, mi sento come catapultato fuori dal mio corpo, come se non riuscissi più a riprenderne il possesso, almeno fino a quando non sento una voce alle mie spalle.

«Harry...» Mi volto lentamente nel sentirla, come se stessi cercando di realizzare che non è un sogno, ma la realtà.

Isabel è da sola, in piedi davanti a me, in lacrime, ed è una visione che mi toglie ancora di più il fiato.

«Isy... cosa...?» La lingua non vuole collaborare con il mio cervello e non riesco ad articolare nemmeno una parola.

«Io... io mi sono girata, Harry, e tu te ne stavi andando... e l'ho capito...» La sua voce è rotta, mentre parla e piange. «Non ho potuto, Harry, non senza di te...» Anche le mie corde vocali non collaborano e non riesco a dire nulla. «Non se non eri tu all'altare con me...»

Finalmente il mio corpo riprende vita, mi muovo in fretta per arrivare a lei, per stringerla tra le braccia, per baciarla, finalmente, come avrei voluto fare in tutti questi anni. Isabel risponde al mio bacio come se ne andasse della sua vita e io, adesso, credo di essere impazzito sul serio; sono pazzo d'amore per Isabel e adesso posso dirglielo.

   
 
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