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Autore: Manu_00    20/02/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXI

 

Il rattle emise un gemito strozzato quando il coltello di Ilian gli aprì in due il corpo a partire dalla mandibola.
Vidi il corpicino scuro cadere sul terreno, mescolandosi con l'oscurità circostante, mentre legioni di occhi rossastri ci scrutavano nel buio, tradendo le loro intenzioni omicide.
Arretrai, paralizzato dal terrore.
Ero di nuovo in trappola e sta volta non me la sarei cavata infilzando qualche chilo di carne fino a scavarmi un tunnel per la libertà.
Perché non era la carne di un king taijitu a tenerci in trappola, separati dal mondo esterno, ma le spesse pareti del cunicolo, dove la luce era assente e l'ossigeno scarso.
E un'orda di rattle ci separava dall'uscita, un'orda di rattle, assieme ad un altra mostruosa creatura, decisamente più grande e più cattiva.
Mi ritrovai a premere la schiena contro il muro, mentre le mie pupille correvano impazzite alla ricerca di una via di fuga che non c'era.
Il rumore delle zampette dei rattle misto ai respiri pesanti dei miei compagni di squadra contribuiva a rendere il tutto quanto più claustrofobico possibile, spingendomi a maledire più e più volte il giorno in cui il padre di Caesar aveva riversato il suo seme malato nel ventre putrefatto di sua moglie!
<< Perché a me Oum? Cosa ho fatto per meritarmelo? >>
Non sono mai stato un assiduo credente, anzi, non sono mai riuscito a ritenere plausibile l'esistenza di un essere superiore che controllasse le nostre esistenze, e semmai esistesse, credo che quel giorno doveva avercela a morte con me, ma durante la mia permanenza a Beacon i miei tentativi di interagire con la sfera divina erano sensibilmente aumentati.
Anche se per la maggior parte erano bestemmie.
Ora che ci penso, se davvero esisteva una qualche divinità, tutto sommato qualche motivo per perseguitarmi l'aveva eccome.
Dovrei bestemmiare di meno.
In ogni caso, suppongo che vi starete ponendo il seguente quesito:
“Ion, dove diamine sei finito? Perché il capitolo sta iniziando con te sottoterra e a tanto così dal fare una morte orribile?”
Oppure vi starete chiedendo se le considerazioni sulle grazie di Mildred del capitolo scorso siano state citate puramente a caso o per qualche scopo recondito.
Ebbene, vi accontenterò riguardo le prime due domande, ma la terza è un segreto professionale.


Come avrete senza dubbio intuito, alla fine ho accettato l'idea di Caesar, cosa di cui (altrettanto lampante) mi sono pentito immediatamente.
Non è stata una decisione immediata, inizialmente ero deciso che mai, mai, mai, mai e poi mai avrei acconsentito alla follia che mi era stata proposta.
Ma lo spirito è debole, la carne il doppio, e il sottoscritto non è mai stato particolarmente famoso per la propria risolutezza.
Dopo lo sgradevole incontro con Caesar mi rifugiai in camera e passai la notte insonne, tormentato dalle parole che quel demonio dagli occhi bicromatici mi aveva marchiato a fuoco sul cervello, riuscii ad addormentarmi solo dopo qualche ora, e il sonno fu tanto breve quanto sgradevole.
Il giorno seguente riprese la routine di tutti i giorni, alzarsi la mattina, nutrirsi, devastare i campi in cerca di rattle, nutrirsi di nuovo, scavare di nuovo, nutrirsi e andare a dormire.
L'umore della squadra era ai minimi storici, lamentele e vesciche erano all'ordine del giorno, ed anche se Deryck non si mostrava particolarmente sofferente, non mancò di confessarmi che stava considerando l'idea di tornare a vendere gelati.
Oltre alla fatica, a influire su il mio umore erano gli attacchi a sorpresa dei rattle, che ogni giorno si facevano più audaci e numerosi, e sopratutto, la ricompensa che si abbassava di giorno in giorno per permettere alla comunità di villici di riparare i danni causati più o meno direttamente dalle azioni del nostro team.
Per farvi un esempio, avevamo rotto almeno sei vanghe fra le varie operazioni di scavo per piazzare le mine, più altre due per rispondere agli attacchi a sorpresa dei rattle, per non parlare poi delle recinzioni danneggiate e ortaggi fatti saltare in aria dalle esplosioni delle mine.
Ilian era ogni giorno più intrattabile, peggio di una ragazzina durante i suoi giorni rossi, e Julia appariva sempre più afflitta.
Ancora peggiore era la situazione con i villici, oramai apertamente ostili alla nostra presenza, ed anche se Caesar non mi aveva più ripetuto la sua proposta, ho come la sensazione che si fosse messo d'accordo con qualcuno per convincermi a seguire la sua idea...
Cosa intendo?
Beh, in quei giorni mi era capitato di ricevere molte visite da parte di Mildred, visite che spesso culminavano in lunghe conversazioni su quanta fiducia avesse in noi, su quanto il suo villaggio fosse importante per lei, il suo desiderio di arricchire questa terra, e cose simili, ok in realtà c'era anche dell'altro, ma ero molto stanco e spesso non era ciò che usciva dalle sue labbra la cosa a cui prestavo maggiore attenzione di Mildred...
Ebbi il sospetto che mi fosse stata inviata da Caesar per provare a farmi venire qualche sano senso di colpa e cercare di far nascere in me un senso di responsabilità per quella povera gente che, ripeto, ormai ci minacciava con i forconi.
I forconi.
Forse se avessi prestato maggiore attenzione a ciò che era sopra e non sotto al suo mento avrei potuto stabilirlo con chiarezza, ma ero sfinito, e quella ragazza era l'unica persona in zona che non fosse tremendamente afflitta, tentata di lanciarmi un forcone dietro la schiena, o attentare alla mia salute psico-fisica in qualche modo.
Così i giorni passarono, e fra le sue velate insistenze, l'irritazione mia e della mia squadra, le notizie di qualche villico scomparso e la costellazione di vesciche che si era formata sulle mie povere mani, decisi che morire orribilmente sbranato da una ventina di rattle sarebbe stata una sorte di gran lunga preferibile ad un altro singolo giorno sotto al sole cocente!
Pertanto, annichilito nel fisico e affranto nell'animo, arrivai alla conclusione che se Caesar aveva architettato quel piano, lo aveva fatto a scopo di sviluppare la mia semblance, e per quanto potesse prefigurarsi come assurdo e potenzialmente mortale, non poteva avere lo scopo intrinseco di porre fine alla mia esistenza.
Inoltre visto che mi era rimasto un solo paio di vestiti puliti e avevo rovinato tre paia di scarpe a causa delle montagne di sterco bovino che mi ritrovai, molto più spesso di quanto vorrei ammettere, a calpestare, compresi che o facevo qualcosa o sarei finito a lavorare in mutande.
Che vi sia di lezione miei cari lettori: Caesar otteneva sempre quello che voleva, e semmai avreste la sfortuna di essere suoi studenti, vi consiglio caldamente di non opporvi alla crudeltà del destino e accettare i suoi ordini, in modo da far finire il tutto nel modo più veloce e indolore possibile, anche se il concetto di indolore e la parola Caesar siano per me due termini agli antipodi.
Era una giornata più accaldata dalle altre, ed io stavo scavando come era mio solito, stanco, sudato, e con le mani costellate di vesciche e scie vermiglie, con le unghie incrostate di sporco e il volto arrossato e sudato, quando decisi che non ne valeva la pena di continuare così
Non dissi una parola per tutto il giorno, e gli altri non se ne preoccuparono, abituati com'erano ai miei lunghi silenzi, silenzi che ormai condividevano con il sottoscritto, nessuno aveva la forza per attaccare bottone, eccetto Deryck, ma a lui sono sempre mancate la volontà, la voglia e lo spirito.
Attesi la fine del turno, non avevo fretta né volevo dare a Caesar l'impressione di essere disperato, ma credo che lui lo sapesse già.
Non che ci volesse questo grande intuito per capirlo.
Così come non ci vuole un grande intuito per capire che Caesar accolse più che bene questo mio ripensamento.
<< Magnifico Ion, non credo che tu abbia bisogno di ulteriori istruzioni, sai quello che devi fare >>
Oum quanto lo avrei voluto prendere a pugni in faccia, e fargli perdere quel fottutissimo sorriso, magari mentre gli facevo cadere i denti uno per uno.
Ma adesso, dal momento che non è mia intenzione morire d'infarto nel rievocare questi sgradevoli ricordi, andiamo alla parte in cui tutto sarebbe presto andato a farsi benedire.
Avevo dato appuntamento a tutti i miei compagni, per farli riunire ai piedi della collina, in una zona che Caesar aveva precisamente indicato come il luogo perfetto per il suo aborto di piano.
Era mattina, avevo atteso il giorno seguente per essere sicuro di affrontare l'imminente prova al meglio della mia forma fisica e, perché no, magari anche psicologica.
<< Allora, cosa devi dirci? >> partì schietto Ilian, poco propenso ad una perdita di tempo.
Eravamo diventati tutti parecchio intrattabili in quei giorni.
<< Ho parlato con Caesar, ed ha un piano per porre fine al problema rattle... ma non vi piacerà, e sicuramente non piacerà al sottoscritto >>
Alzarono lo sguardo su di me come se mi fossi appena spogliato davanti ai loro occhi.
<< Un piano? Veramente? >>
Annuii << Si, e spero mi perdonerete se mi sono preso la libertà di rifletterci sopra prima di comunicarvelo, visto che, ahimè, il sottoscritto ne è una parte fondamentale >>
Julia inclinò la testa con fare interrogativo, ma nessuno fece domande, sapevano che avevo altro da dire.
<< Praticamente... dal momento che con la mia semblance sono in grado di diventare intangibile, e di conseguenza di attraversare barriere fisiche di qualsiasi tipo, Caesar teorizza che potrei anche essere in grado di... scendere sotto terra, ed individuare il tunnel principale, parlo di quelli profondi che non siamo in grado di rivelare >>
<< Continua... >>
E con questo avevo catturato l'interesse della mia caposquadra, sebbene le parole che avevo appena pronunciato suonavano come una condanna a morte per il sottoscritto.
<< Il suo piano illuminato consiste quindi nel farmi arrivare in profondità, con una corda in modo da potervi segnalare che laggiù ci sia il tanto atteso tunnel, e sopratutto, ossigeno, e a questo punto voi, utilizzando tutte le mine in nostro possesso, dovreste tipo... aprire un gigantesco buco nel terreno e trovare i rattle, assicurandoci così di doverci preoccupare, in caso di un'insperata sopravvivenza, anche dai forconi dei contadini... a meno che! >>
Tutti mi squadrarono confusi
<< A detta di Caesar, io potrei tenervi tutti allegramente per mano, e farvi scendere tutti sottoterra con la mia semblance, dal momento che, a detta sua, i tunnel si collegano a delle grotte e voragini naturali per cui è garantita la presenza di ossigeno, o almeno, di solito è garantita la presenza di ossigeno nelle tane dei rattle, ma d'altronde perché non preoccuparci di morire soffocati, eh?! >>
Credo di essergli sembrato un pazzo, specie quando iniziai a camminare intorno a loro scandendo ad alta voce i passaggi meno convincenti del piano di Caesar, come un soldato consapevole di andare a morire verso una trincea nemica irta di mitragliatrici perché il generale di turno non vuole sventolare una bandiera bianca.
<< Ah certo, sarebbe la morte meno terribile in cui potremmo incombere, credo, secondo voi è più doloroso soffocare o essere divorati pezzo per pezzo da un'orda di rattle?! Io direi la seconda... >>
<< Ion... >>
Sordo al richiamo di Julia, continuai.
<< Ma ehi! È un piano perfetto per il resto! Cosa potrebbe andare storto? A parte che non so controllare la mia semblance e potrei tornare tangibile a metà strada e rimanere intrappolato nel terreno e morire lentamente soffocato nella completa incapacità di muovermi! Ben che vada invece potrei arrivare a destinazione ma perdere i sensi per lo sforzo e trovarmi indifeso anche per il rattle più debole, piccolo, deforme e indifeso! >>
Calciai via un sasso con forza.
<< Magari con la mia fortuna finirò dritto in testa al rattle più anziano, non sarebbe così male, mi trancerebbe a metà con i denti e morirei all'istante, forse! >>
<< ION! >>
<< O magari trovo un secondo king taijitu intenzionato a finire il lavoro del suo predecessore, immagino che morire in una cloaca stretta e nauseabonda non sia così orribile se è la seconda volta! >>
<< ION ABBIAMO CAPITO! >>
Guardai Ilian << Molto lieto! >>
<< Dimmi, se questo piano ti piace così poco, perché siamo qui? >>
<< Ovvio no? Perché non abbiamo scelta! Rimarremo qui per almeno tre mesi, o i rattle diventeranno così tanti da aprire un'unica immensa voragine e massacrarci tutti in una volta sola, o i contadini perderanno le staffe e ci impaleranno con un forcone! Il punto, amici miei, è che restare qui sta diventando più rischioso che non affrontare i rattle... ed io sono stanco, stanco di scavare con le mani, di sudare come un maiale e di prendere i contadini a badilate, ma questa è un'altra storia >>
Sospirai.
<< Per farla breve, sono disperato e voglio tornare a Beacon, gettarmi sul mio letto e perché no, piangere e fare finta che sia solo un sogno >>
Bene, dopo lo sfogo con annessa scenata da prima donna.
Aveva cambiato qualcosa? No, ma se non altro il mio bisogno di bestemmiare contro il creato si era ormai placato.
Altro sospiro.
<< Quindi, ci hai portato qui solo per dire quanto per te questo piano sia stupido, inefficace, e ai limiti dell'assurdo? >>
<< Si, ma lo accetterò comunque, e se per voi va bene, possiamo metterci subito al lavoro >>
Maledii Caesar almeno una trentina di volte.
<< Ion... non devi, non devi sentirti obbligato a farti questo, se non vorrai rispetteremo la tua decisione >>
Julia mi sorrise, mi sentii molto sollevato.
Ma sentirmi sollevato non avrebbe risolto il problema.
<< Julia, lo apprezzo molto... ma preferirei farmi prendere a ceffoni da Deryck più tosto che passare un altro giorno a scavare, le mie povere mani mi stanno chiedendo pietà >>
Ilian rise << Ha ragione, voglio farla finita ora e adesso, meglio affrontare un'orda di rattle che farmi un bagno nel sudore... di nuovo! >>
Deryck si fece avanti << Condivido >>
Sorrisi.
<< Allora siamo tutti d'accordo... ma vi avverto, anche se mi presto a farlo, non vuol dire che non potrei avere qualche ripensamento a metà strada e cercare di scappare, o nascondermi dietro Deryck durante lo scontro, va bene che sono migliorato ma queste cose vanno aldilà della mia sopportazione >>
Julia ridacchò << Va bene, direi che mi sembra un buon prezzo... allora, tutti d'accordo? >>
<< D'accordo >> risposti, e Julia mise la mano in avanti, la mia, quella di Ilian e quella di Deryck si aggiunsero subito.
Mai prima d'allora avevamo raggiunto un impresa simile.
<< Dovremmo dire qualcosa di fico prima di alzare le braccia? >>
<< Si Julia... ehm proposte? >> rispose Ilian.
<< Io propongo “Caesar fottiti!” >>
<< Ion! >>
<< Ok ok scusa, idee migliori? >>
<< Che ne dite del classico “Uno per tutti e tutti per uno?” >>
<< AHH! >> eccetto Deryck, sobbalzammo tutti quanti per lo spavento, quando Caesar si annunciò alle nostre spalle.
<< M-ma come è possibile che non l'ho individuato?! >> si chiese Ilian, in stato di confusione.
<< Eri così coinvolto che la tua semblance non mi ha sondato, ma in ogni caso sono felice di sapere che vi siete messi d'accodo! >>
Piantammo gli occhi all'indirizzo del nuovo arrivato.
<< Da quanto ci stavi osservando? >> chiesi a disagio.
<< Abbastanza da sentire la tua proposta, in ogni caso! >>
Avanzò fra noi e si mise nel mezzo << So cosa state pensando, che l'andamento di questa missione sia in qualche modo stato pilotato dal sottoscritto... beh è così, ma non sta a me dirvi in quale misura >>
La sua capacità di sorridere pur pronunciando quelle parole mi dava i brividi.
<< Cosa vuoi dire? >> << Signor Wolf, non fate domande di cui conoscete già la risposta, sono felice di vedere che avete recuperato il vostro spirito, in tutta sincerità temevo che ci avreste messo qualche giorno o settimana in più, ma così non è stato, e questo avrà sicuramente risparmiato non poche vite dalla furia dei rattle... ammesso che tornerete vivi dalla missione >>
Lo fissammo sbigottiti, e Julia si fece avanti << Non poteva dirci di questo piano sin da subito? Ho come l'impressione che lo avevate pronto già da subito! Anzi, non mi stupirei se venissi a sapere che pure il luogo della missione è stato scelto per un vostro preciso disegno! >>
Caesar non si scompose.
<< E fareste bene, perché è esattamente così, e per rispondere alla prima domanda, ho ritenuto necessario aspettare per fare le accurate indagini prima di esporvi un piano potenzialmente suicida, la fretta è una cattiva consigliera, signorina Vindr >>
Come no! La verità è che voleva che fossi io a dirlo agli altri, se lui lo avesse esposto prima mi sarei opposto, certo, potevano obbligarmi ma no, ha preferito aspettare e lasciare che il senso di colpa si insinuasse nella mia mente come un tarlo nel legno marcio!
Quell'uomo era un demone!
<< In ogni caso, abbiamo perso fin troppo tempo, quindi, vorrei che mi confermaste la vostra approvazione, non credo rimanga molto tempo prima che un'altra persona rimanga uccisa... >>
Julia si morse il labbro.
<< E sia, io sono pronta! Voi? >>
Deryck rispose con un cenno, Ilian urlò il suo assenso.
Ed io, come un agnellino che si avvia al macello, borbottai un si.
<< Bene Ion, adesso, per procedere ho bisogno che vi prendiate tutti per mano, così che Ion possa utilizzare la sua semblance su di voi... Deryck, a te il compito di vigilare su di esso nel caso svenisse o peggio >>
<< Cosa intendi con peggio?! >>
Caesar non rispose.
Presi per mano Julia e Ilian, Deryck era di fronte a me.
La cosa mi dava un po' di imbarazzo, non ero propriamente abituato al contatto umano, potrei dire che desideravo di sprofondare sottoterra!
… Capita Deryck? Perché poco dopo io... bah, lascia stare, hai il senso dell'umorismo che farebbe invidia a un cadavere!
In ogni caso, ci ritrovammo al centro della zona indicata da Caesar, mano nella mano e anziosi di farla finita.
<< Adesso... concentrati >>
<< Ci sto provando, ma non è facile! >>
Chiusi gli occhi, programmando di svanire nel terreno da un momento all'altro... ma niente, non ne ero in grado.
<< E andiamo! >>
<< Forse hai bisogno di una piccola spinta >> suggerì il mio mentore << Cosa... intendi dire? >>
<< Beh, di solito la semblance si attiva quando ti senti in pericolo di vita, e di certo sarebbe improbabile che si attivi perché tu vuoi volontariamente metterti in una situazione di pericolo, sbaglio? >>
Il ragionamento filava.
Quindi dovevo preoccuparmi.
<< Quindi, basterà convincere il tuo subconscio, istinto o quel che è... che stare qui davanti a me è molto più pericoloso di stare sottoterra >>
Sbarrai gli occhi e mi ritrovai ad arretrare << Cosa hai in mente? >>
<< Stai fermo dove sei Ion, sarà veloce ed indolore! >>
Iniziò ad avvicinarsi a me, troppo velocemente per i miei gusti!
<< Ora stai buono... >> << No! No! >>
In un attimo, i miei occhi videro il buio più assoluto, e la visione rimase tale e quale per qualche secondo, fino a quando, i miei occhi non vennero improvvisamente accecati dal bagliore di una torcia, a quel punto tornai tangibile assieme a tutti i miei compagni.
Atterrai sul terreno del tunnel, e per poco non scivolai, ma la presa dei miei compagni di squadra impedì il peggio.
Impiegai qualche momento a realizzare cosa aveva fatto Caesar, e non potei trattenere l'imprecazione davanti alla consapevolezza che mi aveva fregato.
Di nuovo!
<< Caesar, sei uno stronzo! >>

   
 
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