Capitolo ispirato alla canzone Son of
man di Phil Collins,
soundtrack di Tarzan.
Cap.8 "Son of man"
"Ka-Kakaroth, aspettami…
una buona volta" urlò un
giovane uomo, ansimando, socchiudendo i suoi occhi intensi, dalle
profonde
iride color ossidiana. I suoi capelli a fiamma erano neri come la
notte, ed
ondeggiavano ai suoi movimenti.
< Assurdo come il tempo cambi
le cose, un tempo ero io
quello che distanziava in velocità quel
‘mocciosetto’ ed ora gli sto dietro a
malapena. È rapido come il vento e gli sto dietro con il
fiato corto >
pensò.
"Muoviti, "fratellone". Lo devi
vedere!!" lo spronò il più giovane.
Il bambino
si passò le
mani nella zazzera di capelli mori, sporca di terra e rametti, anche di
fango
violetto.
“Era
bello il nostro
pianeta?” domandò, mentre delle ciocche
aggrovigliate gli coprivano il viso
tondo.
Vegeta era
seduto al
suo fianco, un ginocchio piegato e l’altra gamba distesa per
terra, aveva lo
sguardo perso nel vuoto, mentre fissava l’oscurità
spaziale sopra di lui.
“I
saiyan erano
davvero più forti?” chiese Kakaroth,
saltellandogli intorno.
“Certo”
disse Vegeta.
Si voltò verso il più piccolo ed
utilizzò la manica della sua tuta per pulirgli
il visetto. “Un giorno sarai anche tu il più forte
e crescendo diventerai anche
saggio. Datti solo tempo”. Gli accarezzò la spalla.
Kakaroth
chiuse gli
occhi e ridacchiò.
“Un
giorno sarò più
forte di te” promise, mentre Vegeta gli scompigliava i
capelli.
“Intanto
cresci” gli
rispose.
Vegeta si posò una mano
sul fianco e respiro affannosamente,
socchiudendo gli occhi.
< Il suo viso è
rimasto lo stesso di quando era bambino,
ma… Ormai il suo corpo è da uomo, è
riuscito a farsi più muscoloso sia di
Radish che di Turles.
Però… per me
resta sempre piccolo, ma si capisce che
paragonarlo fisicamente a quel colosso di Nappa ormai è solo
una scusa >
pensò, evitando d’inciampare in una roccia che
fuoriusciva dal terreno.
“Possibile
che con
Turles tu debba sempre fare i capricci?” domandò
serio il principe dei saiyan,
mentre il bambino gli rivolgeva un sorriso monello.
“Lui
è antipatico”
borbottò Kakaroth.
<
Deve essere
difficile non avere tuo padre accanto, non hai nessuno a guidarti o a
prenderti
per mano. So cosa vuol dire, ma abbi fede. Comprendi questo mondo con
una
gentilezza e un’attenzione che a me mancano.
Vedrai,
passerai
dall’essere un ragazzo all’essere un uomo senza
neanche accorgertene > pensò
Vegeta.
Notò che Kakaroth si era
arrestato e accelerò il passo.
< Oh, non pensavo tu avessi
una tale predisposizione per
la battaglia. Col la crescita hai ottenuto il potere per essere forte,
ma forse
è proprio perché sei saggio che non vuoi
combattere. Ormai potrei portarti in
missione con me, non ti devi più nascondere da Radish,
ma… Così dolce e timido
come avrei potuto farti vivere una vera battaglia? Preferisco lasciarti
libero
di a scorrazzare per lo spazio, girovagando da solo con la tua
navicella, per
raggiungermi solo quando ti chiamo una volta finito >
pensò.
“Quando ho scoperto questa
cosa, ho pensato che dovevo
assolutamente fartelo vedere!” lo chiamò Kakaroth.
“Adesso arrivo!”
gridò Vegeta.
Vegeta si
lasciò
cadere pesantemente su una roccia, il tanfo del sangue e dei vari
focolari gli
pungeva le narici. I corpi puntellavano il prato fiorito, i loro occhi
bianchi
lo fissavano senza vederlo.
Vegeta
notò una
farfalla e allungò la mano, coperta dal guanto sporco di
sangue, verso di lei.
< Mi
ricorda quello
strano moccioso che è cresciuto con me, una cosa
così pura nata e cresciuta
nella battaglia > pensò.
< Incredibile come il suo
cuore, rinchiuso nel corpo di
un saiyan, riesca ad essere così puro >
rifletté Vegeta, riuscendo a
raggiungere Kakaroth.
"Tsk. Si può sapere cosa
c'è in questo insulso pianeta,
insignificante e disabitato, di tanto importante da meritare
l'attenzione del
principe dei saiyan?"chiese altezzoso. Si mise ritto a fatica,
respirando
affannosamente e ingoiando aria per riprendere fiato.
"Alza gli occhi e lo vedrai" rispose
Kakaroth con
tono sognante. Vegeta alzò il capo e spalancò la
bocca con aria sorpresa. Una
pioggia di stelle cadenti si susseguivano nel cielo rosso fuoco.
“C’è
da rimanere a bocca aperta, vero?” domandò
Kakaroth.
Vegeta deglutì.
“Tu-tutto qui?”
dissimulò la sua sorpresa.
"Non mi sarebbe piaciuto vedere di
nuovo questo spettacolo
senza di te, "fratellone"" disse Kakaroth, sorridendo solare.
"Non chiamarmi "fratellone""
ripeté il
maggiore per abitudine.
< Sei l’unica
persona che si preoccupi così tanto per me,
ma non mi sarei ugualmente aspettato queste parole da te.
Il tuo spirito s’innalza,
liberalo. Un giorno camminerai a
testa alta con orgoglio >.
"Umphf. Ora andiamo, Nappa e tuo
fratello ci staranno
aspettando" disse guardando da tutt'altra parte, i suoi occhi erano
diventati lucidi.
"Sai, non accade spesso questo strano
fenomeno. Pensavo
che per esaudire il mio desiderio più grande ci sarebbero
volute tantissime
stelle cadenti" disse Kakaroth, parlando così velocemente da
mangiarsi
alcune parole.
"Desiderio?" domandò
confuso Vegeta.
"Non te lo dico o non si
avvererà" rispose il più
giovane, facendo una linguaccia e ricominciando nuovamente a correre.
"Stavolta non mi batti!" urlò, allontanandosi rapidamente.
"Tsk, se vinci e solo
perché non mi abbasso ad un
livello infantile come il tuo, "moccioso"!" gli urlò il
principe,
correndogli dietro.
< Vegeta,
continuerò ad allenarmi senza tregua, riuscirò
un giorno ad eguagliare gli allenamenti infernali in cui ti sottoponi
tu. Un
giorno ti difenderò, sconfiggerò Freezer e
libererò te e gli altri, me stesso
compreso.
La speranza nel mio cuore
sarà l’ultima cosa che morirà >
pensò Kakaroth, il vento gli sferzava il viso e
ridacchiò, saltando.