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Autore: DarkYuna    21/02/2019    1 recensioni
(Seconda parte di "Ricama il mattino con i fili della notte")
Dal nono capitolo:
"La luce opalescente del giorno vicino alla morte si riverbera suggestiva nei suoi occhi
e le iridi trasparenti albeggiano su un cuore che si strugge, nella forza tragica,
di un amore non corrisposto.".
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Nuovo personaggio, Sebastian Stan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4.








 
Spesso, nella nostra mente, le cose vanno in un certo modo, c'è un dialogo specifico, determinate azioni, profumi, colori, dettagli che restano scolpiti e l'epilogo è sempre roseo, felice e tenero.
È tutto perfetto.
La realtà è ben altra cosa.
Non hai controllo su nulla, non puoi ponderare i discorsi, seguono solo l'istinto e il frangente, è tutto improvvisato, rimangono incisi solo alcune cose, come il dolore violento e la passione prorompente, ad essi si legano gli odori e le sfumature e il finale è sospeso, malinconico e il più delle volte amaro.
 
 
Ho dormito male, ad un certo punto credo di aver pianto, niente è andato come speravo nell'appuntamento con Sebastian Stan.
Non ho fatto nulla che non volessi davvero, lui è stato sincero nonostante le molteplici ombre segrete, nonostante la donna che abita ancora nel suo cuore, però mi sento a disagio con me stessa, come se fossi stata profanata nell'intimo, una violenza psicologica che ha trasmesso quel maledetto bacio.
Un bacio che ho anelato sin dall'inizio, ma che mi ha fatta stare male nell'anima.
 
 
Sebastian Stan non è il principe azzurro che tanto attendevo da bambina, su cui fantasticavo per pomeriggi interi a casa di mia nonna, non gli somiglia nemmeno lontanamente, è un pozzo d'oscurità senza fondo, turbamenti impetuosi, tormenti sfrenati, impulsi irrefrenabili, passione e morte che viaggiano intrecciati in un vincolo irresistibilmente mortale.
La mente è annebbiata dal sonno agitato, quando odo una voce maschile familiare canticchiare delle parole in una lingua che non comprendo.
 
 
<< N-aș fi crezut în viața mea, ca pot să mă îndrăgostesc, aveam de gheata inima, tu m-ai făcut te iubesc. >>.
 
 
Qualcosa di morbido lambisce il naso per tutta la lunghezza e poi si sofferma a picchiettarlo, per svegliarmi con dolcezza, senza ulteriori traumi che giungono al mattino.
Impiego più di qualche secondo per ricollegare la mente alla realtà, sbadiglio rumorosamente e stropiccio gli occhi (qualcuno ha aperto le serrande) e, una volta che la vista si è snebbiata, incontro un paio di iridi di laguna che mi osservano serene.
Sebastian Stan è steso sul mio angusto letto, si tiene sui gomiti, sorride malizioso, mentre prendo consapevolezza che è proprio qui, proprio nella mia camera, proprio in questo momento. Profuma di rose d'oceano, ha fatto la doccia da poco, l'espressione è vivace e brillante.
 
 
<< Buongiorno. >>, annuncia con una voce limpida, dai risvolti gentili, con un pizzico di ilarità per la situazione che si sta andando a creare.
 
 
Sbarro le palpebre allarmata, afferro la coperta e la tiro fin sopra la testa.
<< Che ci fai qui? >>, strepito, vergognandomi del mio aspetto pessimo, probabilmente ho l'aria stravolta, i capelli arruffati e la faccia di uno zombie. << Chi ti ha fatto entrare? >>.
 
 
Sghignazza fragoroso.
<< Le tue coinquiline hanno avuto più o meno la tua stessa reazione quando ho bussato alla porta. >>, ricorda di buon umore.
 
 
<< Sì, ma perché sei qui? >>, chiedo nuovamente, sono intontita dal risveglio traumatico, faccio domande senza senso.
 
 
<< Beh, hai detto che volevi fare cose che non avevi fatto mai, no? Quindi ho pensato di farti fare almeno due cose che non hai fatto mai... o almeno, di una sono sicuro, dell'altra un po' meno. >>. Strattona gentilmente la coperta, che scivola di qualche centimetro e rivela solamente i miei occhi.
Il sorriso si interrompe, fa spazio ad un turbinio di emozioni contrastanti che non saprei decifrare, nemmeno se ci provassi.
Non era proprio così la frase, voglio fare cose mai fatte, per conquistare il cuore di qualcuno avuto mai. Il cuore più difficile di tutti.
 
 
<< Perché mi guardi così? >>, barbuglio turbata, dal repentino cambio d'umore.
 
 
Per tutta risposta Sebastian si approssima a rilento, il cuore fa le fusa, inabile a comparabili incitamenti già dal mattino e poggia le labbra soffici sulle mie, solo la coperta ci separa. 
<< Non sei nuda, vero? Cioè oltre la maglia, hai altro? >>, chiede, con una punta d'imbarazzo ed un sorriso sornione.
 
 
<< Oddio, perché? >>. Tengo fermo il piumone, per paura di ciò che frulla in quel cervello impenetrabile.
 
 
Morde il labbro inferiore, il viso è vivace, infervorato, acceso, come un bambino al primo giorno di scuola, scalcia via le scarpe, sfila il giaccone, poi scosta gli strati di coperte e lenzuola e si infila al di sotto di esse, stringendosi intimamente a me e velandoci per intero dal mondo esterno.
Ieri sera siamo stati a contatto molte volte, ci siamo perfino baciati, eppure, adesso, mi sembra di non essere stata mai così vicina a qualcuno, come con Sebastian, è qualcosa di prettamente sessuale, più che spirituale.
Se volesse andare fino in fondo, non sarei in grado di dirgli di no.
 
 
La mano scivola sul mio fianco, dietro la schiena, mi addossa su di sé, tranciando di netto ogni distanza fisica. La bocca mulina nei pressi della mia, però non accade altro, come se volesse alimentare il fuoco deleterio che ci sostiene. Uno spiraglio di luce mi permette di definire i tratti del volto.
E poi, come se non potesse farne a meno mi bacia ancora, di nuovo un bacio che anela uno sbocco sul piano fisico, è incandescente, procace, d'una lascivia sconcertante, che scorre nell'intrinseco, fa contrarre le viscere e brucia di una voglia carnale a cui non sono preparata.
Sarà sempre così con lui, frenesia tenebrosa che spazza via ogni cosa al suo passaggio?
Mi sto chiedendo se con l'altra donna era lo stesso o se era più dolce, magari sono  io a generare simili reazioni, forse non ci sarà mai spazio per romanticismo ed amore, ma solo per fisicità e desiderio.
Se è stata l'altra donna a trasformarlo, il dolore che gli ha causato e le cicatrici che si trascina dietro, probabilmente il Sebastian di una volta era totalmente differente.
Prendere o lasciare?
Per adesso ancora prendo.
 
 
<< Voglio portarti a vedere una cosa. >>, dice ad un certo punto, il respiro è corto, non smettiamo di baciarci, le mani sfiorano, si toccano, imparano a conoscersi, è come se non riuscissimo a fare altro, siamo due calamite che si attraggono inevitabilmente. << Ma mi stai rendendo difficile il compito. >>, ridacchia appena e quando decido sul serio di rendergli difficile il compito, qualcuno bussa timido alla porta chiusa.        
 
 
<< Ehm, scusate... >>, è Anastasiya, è chiaramente a disagio, si sente Jillian sogghignare, <<... non volevo disturbare, però, la colazione è pronta. >>.
 
 
Sebastian scoppia a ridere, io fatico nel ritrovare un briciolo di controllo da questo risveglio insolito ed impetuoso.
 
 
Schiarisco la voce, spero di non sembrare troppo su di giri.
<< Sì, grazie. >>.
 
 
<< Elaine chiedigli se si ferma da noi?!? >>, strepita schietta Jillian, poi odo un trambusto smorzato ed Anastasiya borbottare un: "ma che cazzo dici?".
 
 
<< Vi aspettiamo di là. >>, conclude quest'ultima, per non aggiungere ulteriore imbarazzo a quello già presente.
 
 
Ci contempliamo sotto le coperte, occhiate complici e languide, divertite e leggere, non vi sono tracce di ombre, non pensa all'altra donna, ci sono io che cammino sulle vie misteriose del suo cuore.
<< Te la senti? >>, chiedo, temendo in un responso negativo.
 
 
<< Dammi un minuto. >>, sorride enigmatico e mi ci vuole un secondo di troppo per capire che è talmente acceso che ha bisogno di tempo per spegnere il fuoco ed evitare che qualcun altro se ne accorga.
 
 
<< Oh. >>, è l'unica cosa che riesco a dire, arrossendo totalmente.
 
 
Inarca le sopracciglia, la mimica è buffa.
<< Oh. >>, ripete, è di buon umore, anche troppo, sembra quasi un'altra persona. << Ero pronto per il sesto figlio. >>, ci scherza su, per togliersi dagli impacci.
 
 
<< Ti lascio... ehm... riprendere. >>, avviso, scalcio le coperte e quando faccio per alzarmi, mi blocca per un polso per un altro bacio ed un secondo e un terzo, è come se ne fosse a digiuno da tutta la vita.
 
 
<< Sorridi per me ancora una volta. >>. Le iridi sono cristalli di stelle, lì dentro vi è un mondo estraneo che voglio imparare a conoscere, accettandone le conseguenze, qualsiasi esse siano.
 
 
Mi abbandono al sorriso più sincero, naturale e spontaneo, sorrido perché lui è qui, sorrido perché è già il padrone indiscusso della mia anima, sorrido perché, a dispetto di tutto, sto sognando ad occhi aperti e non voglio smettere mai.
<< Hai già fatto colazione? >>, interrogo, mentre mi alzo pigra e ciabatto fino allo specchio. L'aspetto non è dei peggiori, sono rossa sulle gote, gli occhi limpidi, una luce viva che illumina la pelle: sono raggiante.
Prendo la spazzola e districo i nodi nella folta chioma corvina, sto ancora studiando il riflesso sulla superficie lucida, quando il viso di Sebastian appare accanto al mio, allaccia le braccia in vita e dondola appena, evitando accuratamente di sfiorare il bacino al mio corpo.
 
 
<< Cosa vedi? >>.
 
 
Analizzo accuratamente le due persone ritratte, vorrei che il sentimento che germoglia nel cuore potesse essere visibile attraverso uno specchio, che potesse arrivare a Sebastian, che potesse indurlo a ricambiare e viverlo appieno con me, invece resto ferma, con l'anima in tumulto e l'estate che  fiorisce di nascosto.
<< Vedo... noi. >>, bisbiglio con un tono mesto, intenso e con un retrogusto di lacrime. Non siamo un "noi", qualche bacio e la prospettiva di provarci non fanno di noi, un "noi", siamo ancora due individui singoli che si arrischiano a coesistere per trovare un punto dove fondersi l'uno all'altro. Provo a sfondare un muro di diamanti, tasto il territorio in cerca del punto debole per rompere quel muro infrangibile, ma qui, l'unico che è riuscito nell'impresa è Sebastian stesso con me.
Lui non ha dovuto neppure individuarlo il mio punto debole, perché ero sua ancor prima di saperlo.   
 
 
Tira la bocca di lato, ha una manciata di parole inespresse, le tiene per sé, non è ancora il momento di rivelarle.
<< No... non ho ancora fatto colazione: presentami alle tue amiche. >>, decreta infine, come se l'idea di entrare nella mia vita sia un passo in più verso la grande scalinata che stiamo salendo.
 
 
Più tardi, molto più tardi, siamo altrove, lontani da casa mia, dalle domande invadenti di Jillian e i dolci sorrisi di Anastasiya, in un punto della città in cui non ero stata mai, con la sua Jaguar un po' Ferrari. Il South Boston Speedway è vuoto, ci sono solamente delle apparecchiature tecnologiche -tra cui una telecamera- da un lato del circuito automobilistico, adiacenti ai box, ed un uomo che le sta sistemando.
Camminiamo vicini ai lati della pista, al di là del guard rail, un timido sole fa capolinea tra le nuvole color panna e lambisce con raggi soffici il mio accompagnatore.
 
 
<< È stata utilizzata dalla NASCAR fino al 1972. >>, spiega zelante Sebastian, mentre ci avviciniamo all'uomo che lo saluta sbracciandosi da lontano. << Poi la Whelen All-American Series e la USAR Hooters Pro Cup fino al 2004. Ora la stiamo adoperando per un film sulla vita di un pilota che perde le gambe durante una gara. >>.
 
 
Non ho la più pallida di cosa stia parlando, mi limito ad annuire e a darmi un tono da finta intellettuale ciarlatana.
La trama già di per sé è così triste da procurarmi un groviglio allo stomaco.
<< Il pilota sarai tu? >>, tiro ad indovinare, ma è ovvio che sia lui ed è buffo, perché ho visto tutti i film e le serie tv interpretate da Sebastian, ma credo che stavolta eviterò accuratamente. È diverso quando c'è un sentimento reale di mezzo, è diverso quando conosci la persona, è diverso quando ti entra dentro.
 
 
Annuisce solamente, lancia un'occhiata riflessiva ed è come sorpreso da ciò che riscontra sul mio viso.
<< L'idea non ti piace? >>.
 
 
Scuoto le spalle, torturo le labbra e non riesco a trovare un modo per sottrarmi alla domanda.
<< No, è che credo di avere io qualche problema. >>, cerco di concludere in fretta, però lui non è dello stesso parere, vuole sapere di più, conoscermi, penetrare nei pensieri.
 
 
Sorride appena, le iridi di laguna liquida sono tutte per me.
<< Del tipo? >>.
 
 
<< Del tipo che non credo di volerlo vedere. >>. Appaio come una bambina cocciuta, che fa i capricci senza un reale motivo.
 
 
<< È solo un film. >>, dice a mo' di spiegazione, per evitarmi strani disagi che, a quanto pare, sono già presenti.
 
 
<< Sì, certo, lo so che è solo un film: ovvio. >>. Folle sì, ma non stupida.
 
 
<< Però? >>, incita a rivelare.
 
 
<< Però non lo voglio vedere. >>. Come glielo spiego che starei male psicologicamente e fisicamente nel vederlo recitare un ruolo così drammatico?
 
 
Sebastian mi afferra per un braccio, inducendo a fermarmi, ha uno sguardo d'una forza lacerante, è come se volesse leggere nel profondo dei miei segreti, sfogliare le paure e lambire i timori.
<< Ma come fai? >>.
 
 
Aggrotto la fronte, rifletto su cosa ci siamo appena detti, magari mi è sfuggita qualcosa e sto facendo una gaffe con i fiocchi.
<< A fare cosa? >>.  
 
 
<< Ieri sera ti ho detto di non essere innamorato di te, di provare solo attrazione fisica e che non c'è alcuna sicurezza che un giorno possa cambiare ciò... e tu sei qui, a soffrire per un... film... sei qui a soffrire per... me. >>. È così esterrefatto che non si capacita di come sia possibile.
 
 
<< Non ho mai detto di essere normale. >>, mi giustifico. A questo punto deve essergli chiaro che sono pazza.
 
 
<< Non voglio una persona normale... >>, gesticola appena, è nervoso adesso, quasi sconvolto dalla mia presenza, <<... se avessi voluto la normalità, avrei cercato qualcuno che fa il mio stesso lavoro. >>.
 
 
Batto più volte le palpebre, ora confusa.
<< Non capisco se questo è un complimento o un'offesa? >>.
 
 
<< Complimento. Il punto resta lo stesso: perché? >>.
 
 
Traggo un profondo respiro, metto ordine nei pensieri che poi diventano frasi ed emozioni.
<< Anche se non sei innamorato adesso, anche se non lo sarai mai, io non voglio privarmi di nulla, voglio vivere ogni singolo momento con tutta me stessa, anche se questo significherà schiantarmi su un muro ricoperto da chiodi. Se sento di soffrire per te, allora lo farò. Se sono innamorata, allora consumerò quel sentimento. Se voglio piangere perché sono felice anche per il semplice fatto che sei tornato alla libreria, allora non mi vergognerò. >>. Ho appena detto una sequela di cose che hanno reso l'atmosfera di un'importanza inquietante. << Ed oggi sono qua, quindi mi preoccuperò del futuro, quando arriverà. A proposito, sai che non sono mai stata su un set cinematografico? >>. La butto sul ridere, per stemperare i toni rilevanti.
 
 
Gli ci vuole un po' prima di digerire le mie parole e tornare partecipe del momento.
<< Lo so, è per questo che ti ho portata. >>. Ricomincia a camminare, ed io mantengo il passo. << C'è anche un'altra cosa che suppongo tu non abbia mai fatto... o almeno spero. >>.  
 
 
<< E cioè? >>.   
 
 
<< Vedrai. >>.
 
 
Raggiungiamo l'uomo che ci sta aspettando, stringe amichevole la mano di Sebastian, si conoscono da tanto è parte del cast per le riprese del film,  si scambiano frasi di circostanza, scopro che si chiama Jack, poi lo sguardo slitta sino a me e divento il centro della conversazione.
<< È lei la ragazza? >>, chiede neutro e non capisco se è scocciato, oppure non gliene frega niente.
 
 
<< Esattamente. >>.


 
Non so di preciso quando gli ha parlato di me, deve essere stato ieri sera sul tardi, dopo che mi ha riaccompagnata a casa o stamattina presto, prima che venisse da me. Forse è per questo che il tizio è irritato, siamo di domenica in un posto dove fa chiaramente freddo e per di più ha dovuto sacrificare ore di riposo per un capriccio personale di una star.
 
 
<< Bene, la moto è di qua. >>, rivela, guidandoci all'interno degli box.
 
 
<< Moto? Quale moto? >>, interrogo con una punta d'ansia.
 
 
<< Tu sai già come funziona, cerca di non superare i limiti, tieniti sulla pista e non uscire fuori dal circuito. >>, si affida prudente Jack, parlando con l'attore. << Evita peripezie e colpi di testa, mi raccomando. Se dovesse accadere qualcosa, ne sarei responsabile: non siete assicurati per questo, né tu, né tantomeno la tua ragazza. >>. È la seconda volta in meno di due giorni che qualcuno crede che io sia la fidanzata di Sebastian Stan, ed è la seconda volta in meno di due giorni che lui non spiega la verità.
 
 
La moto in questione è una moto da corsa nera fiammante, ha delle scritte pubblicitarie sui entrambe i lati. Jack passa un casco a ciascuno di noi due. 
 
 
<< Stai tranquillo. >>, lo rassicura Sebastian. << MV Agusta F4: un'opera d'arte. >>.
 
 
<< Io non sono mai salita su una moto. >>, confesso accesa, consapevole che sto per avere un'altra prima volta legata a Sebastian. Sono così su di giri da sorridere perennemente, nemmeno avessi una paresi facciale.
 
 
<< Lo so: era questa la sorpresa. Indossa il casco, Elaine. >>, ordina, infilando il suo. Tira su la zip della giacca in similpelle per evitare che lo intralci, poi, con una fluidità abbagliante ed affascinante, sale sulla moto e mi aiuta a fare altrettanto.
 
 
Insicura su cosa fare, attendo impaziente di partire, Sebastian agguanta le mie mani sospese a mezz'aria e se l'assicura in vita.
<< Stringi forte e non lasciarmi mai. >>, intima serio, ed è quello che sto già facendo da un pezzo, solo che il significato alluso è solo nella mia testa e lì resterà per sempre.
 
 
Avvia il motore della motocicletta, sgasa un paio di volte e, senza alcun preavviso rilascia la frizione, partendo spedito. Usciamo dai box, corre sicuro sulla pista vuota, controlla ogni particolare, sa di preciso cosa fare e come farlo, niente è dato al caso, l'adrenalina mi pervade nel sangue, l'eccitazione ne fa da padrone, il cuore batte come un tamburo, il vento scombina i capelli che fuoriescono da casco. E sono felice.
La percezione è ancora più possente di quella provata nel pattinare ad occhi chiusi, è assoluta, come volare nello strato più freddo dell'atmosfera, vicina a vedere l'universo intero. Facciamo due giri completi della pista, ad un certo punto rallenta, fino a fermarsi del tutto.
 
 
<< Che succede? >>.
 
 
<< Scendi: facciamo cambio. >>, annuncia concitato.
 
 
<< Cosa? >>, sbotto inquieta. Una cosa è che lui guida, l'ha già fatto è evidente, è esperto, un'altra è che devo farlo io.
 
 
<< Ce l'hai la patente? >>.
 
 
<< Sì, ma... >>.
 
 
<< Sai le basi, al resto ci penso io. Fidati di me Elaine. >>.
Di lui mi fido, è di me che non mi fido.
 
 
Smonto insicura dalla motocicletta, Sebastian scorre dietro e con qualche difficoltà prendo il suo posto. Alza la visiera del casco per darmi indicazioni, le mani scivolano sulle mie braccia per raggiungere le mie gelide dai nervi, ferme ed impreparate sul manubrio. Il corpo aderisce perfettamente al mio, riesco quasi a percepire il cuore battere frenetico sulla mia schiena.
L'accende un'altra volta, teniamo entrambe i freni, le gambe mi circondano i fianchi, è ancora lui che comanda, il suo piede è sulla frizione, sarò io a guidare, ma lui guiderà me e, nessuno si farà male.
 
 
<< Non aver paura, non ti farò cadere. >>, garantisce, abbassando prima la mia visiera e poi la sua. Rilascia con calma la frizione, la motocicletta sbalza in avanti e gli sono praticamente addosso.
Credo si sia spenta, invece parte d'improvviso e mi ritrovo, senza spiegarmi come, a quasi cento all'ora sulla pista ovale. E sono di nuovo in un frangente che ha del portentoso, tra le braccia dell'uomo di cui sono innamorata e sto volando leggera in cieli che non avevo mai scorto prima d'ora. Nulla può rovinare questo istante infinito.
 
 
Nella mia vita non sono mai stata davvero infelice o triste, non fino in fondo, posso menzionare numerosi episodi dove la gioia ne ha fatto da protagonista, eppure niente è comparabile con la felicità immensa che sto saggiando con Sebastian, niente è comparabile, davvero niente, perché per la prima volta sono innamorata sul serio.
Lui non è il principe azzurro che stavo aspettando, è il principe di tenebra e mistero che è giunto per bilanciare la mia luce.
Insieme formiamo un sole della notte, un sole che ha bisogno del suo cielo oscuro per brillare più forte di qualsiasi altra cosa al mondo.









Note:
Ah, quanta dolcezza che ho messo in questo capitolo, contornato con un po' di malinconia tra le parole e tra le frasi con significati particolari. 
Beh, anche se lui non è innamorato, da qualche parte si deve pur iniziare no?
L'idea della pista mi è venuta girovagando su youtube, tra i video dedicati a Sebastian. 

La canzone all'interno del capitolo è in lingua rumena, spero solo di aver trascritto bene il testo, perché l'ho tradotto dall'inglese e dovrebbe coincidere "Nu-nteleg ce s-a intamplat" di Brazilianu. In tutti i casi chiedo scusa per aver storpiato la lingua.


Il South Boston Speedway è un circuito realmente esistente, solo che è in disuso da molto tempo, ed era lo sfondo ideale che mi serviva per questo capitolo. La storia che lo riguarda, invece è reale. Il ruolo del film che ricopre Sebastian è inventato. 
 

La storia può presentare errori ortografici.



Un abbraccio.
DarkYuna.  



 
  
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