Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: pattydcm    22/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera a tutti!
Perdonate l’immenso ritardo, sono giorni di fuoco e furore e sto facendo il possibile per trovare il tempo di postare questi ultimi capitoli.
Questo è un bel po’ lungo, così da farmi perdonare. Spero vi piaccia. Lasciatemi una recensione, se vi fa piacere.
A presto
 
Patty
 
Capitolo 14
 
L’utente da lei contattato non è al momento raggiungibile
 
Greg sbuffa e impreca a bassa voce. Sono ore che prova a contattare sia Sherlock che la sua ex moglie senza alcun risultato. Ripone il cellulare in tasca decidendo di lasciar perdere. Ha scritto un messaggio a Margaret, che ovviamente non l’ha ancora visualizzato, giusto per poter dire di averle provate tutte pur di avvisarla della situazione.
Benchè abbia utilizzato ogni possibile argomentazioni in favore del figlio, la direttrice non ha voluto sentire ragioni condannando George ad un giorno di sospensione. I genitori del ragazzo attualmente ricoverato in traumatologia hanno inizialmente fatto la voce grossa, poi, un po’ per il distintivo che porta e un po’ perché non è la prima volta che il figlio viene accusato di bullismo, si sono quietati, riconoscendo la sua parte di responsabilità. Certo non sarà condannato alla sospensione, data l’ottusità della direttrice, ma Greg ha promesso ai genitori che lo avrebbe tenuto d’occhio e questi si sono guardati preoccupati e si spera che possa bastare come motivazione a occuparsi un po’ di più della condotta del proprio figlio.
George ha provato a contattare Leslie senza, però, ottenere, anche lui, alcun risultato. Greg lo ha visto parecchio preoccupato e anche lui deve ammettere di non vedere di buon occhio la situazione. Il padre dell’amico di suo figlio è davvero in grado di diventare parecchio violento quando gli gira male la luna. Proprio a causa di questo temperamento la madre di Leslie ha deciso di farsi coraggio e chiedere il divorzio, aiutata dall’ennesimo ricovero a causa delle botte prese. Nonostante questo, il figlio è stato affidato ad entrambi e obbligato a trascorrere i weekend in modo alterno con i genitori e un giorno alla settimana con il padre.
“Evidentemente tua madre non ha avuto modo di pagarsi un avvocato stronzo come quello della mia ex moglie, Leslie” sospira Greg, pensando al suo solo e assurdo giorno al mese da trascorrere con i figli e a come Margaret fosse arrivata persino a chiedere il luogo neutro per l’incontro, come se lui fosse il peggiore dei criminali.
Greg scaccia questi pensieri dalla testa e osserva George intento a porre domande come fosse una macchinetta a Molly, che con tanta pazienza gli risponde. È stata un’idea del figlio quella di farsi medicare dalla patologa piuttosto che passare dal pronto soccorso.
<< Non voglio saperne di incontrare Dora, papà. Chissà che idee potrebbe mettersi in testa e quali voci mettere in giro vedendomi arrivare lì con te, un occhio nero e il labbro spaccato >>.
Greg non aveva pensato a Dora. Chissà come mai si dimentica facilmente dell’amica di sua moglie, colei che le fatto da prima damigella alle loro nozze e da madrina per Elisabeth. Deve ringraziare che Margaret abbia tenuto per sè le sue idee in merito a una possibile relazione tra lui e Sherlock, vinta dall’imbarazzo e dalla vergogna. Non ha ben chiaro, però, cosa la sua ex moglie abbia detto alla sua amica, dal momento che questa, prima gentile e alla mano con lui, si è trasformata del tutto, scoccandogli occhiatacce e togliendogli il saluto.
Benchè conscio di quanto Margaret potrebbe caricarlo di miserie per aver portato il figlio in un obitorio, Greg ha deciso di accogliere la proposta del ragazzo e deve dire che è piacevole vederlo parlare con Molly, che ci sa fare anche con i pazienti vivi.
La ragazza si volta verso di lui che li osserva dall’oblò posto nella porta dello studio medico. Gli sorride e lui si decide a rientrare.
<< Novità? >> gli domanda George, il cui viso è ancora più gonfio di quando lo ha raggiunto a scuola.
<< Macchè >> sbuffa lui andandogli accanto. << Sherlock o non può rispondere o ignora chiamate e messaggi e il cellulare di tua madre è irraggiungibile >>.
<< Starà facendo ginnastica >> dice il ragazzino, virgolettando con le dita l’ultima parola. << E’ sempre irraggiungibile quando si allena >> specifica ripetendo il gesto.
A Greg si chiude lo stomaco. Nonostante siano passati mesi da quando ha scoperto la sua tresca con l’istruttore di ginnastica, gli fa ancora male come il primo giorno. Non riesce ad accettare l’idea che la sua ex moglia stia facendo sesso con un altro. Lei, della quale conosce le fantasie, le posizioni preferite, i punti che la fanno impazzire, il tono che assume la sua voce quanto è eccitata. Non riesce ad accettare che tutto questo ora sia per un altro. In particolare, lo manda in bestia il fatto che lei se la stia spassando con questo tizio, mentre lui e il figlio hanno affrontato un incontro con la direttrice, uno scontro con i genitori del bullo e siano, ora, in questo studio medico a ultimare le cure ai lividi che George ha riportato.
“Ma sono io, poi, il pessimo genitore” pensa sospirando. Intercetta lo sguardo di Molly, imbarazzato e allo stesso tempo carico di compassione.
<< Scusa papà >> pigola George e Greg si rende conto ancora una volta di come sbagli nel pensare di riuscire a mascherare le proprie emozioni. Gli scompiglia i capelli e posa un bacio poco sopra la medicazione fatta da Molly.
<< E’ meglio andare o faremo aspettare tua sorella e di sentirla strillare non ne ho proprio voglia >> gli dice.
<< Non c’è proprio alcuna possibilità, allora, di vedere uno dei cadaveri che tiene in frigo? >> gli chiede, cercando di mettere su uno sguardo da cucciolo indifeso, senza, però, riuscirci a causa dell’occhio pesto.
<< Assolutamente >> si limita a rispondergli, indicando la porta. George sospira e prova a intenerire Molly, che, però, scuote il capo, desolata.
<< Allora sarà per la prossima volta >> insiste lui, facendo ridere la patologa e spazientire il padre. Si avvia alla porta ed esce lasciandoli da soli in modo anche troppo evidente.
<< E’ simpaticissimo tuo figlio >> dice la ragazza avvicinandosi a lui.
<< Grazie per averlo curato >> le dice posandole la mano sul braccio. << E per aver risposto con pazienza a tutte le sue ennemila domande >> aggiunge, alzando gli occhi al cielo.
<< Figurati, è sempre un piacere parlare con persone curiose e tra i giovanissimi come lui non se ne trovano più tanti, purtroppo. A proposito >> aggiunge, riavviando la ciocca dietro l’orecchio, segno che sta per dirgli qualcosa che la imbarazza. << So che Sherlock ha sbagliato e anche io sarei arrabbiata, fossi al tuo posto. Lui, però, non è tipo da fare o dire qualcosa senza che questa abbia un senso >>.
<< E quale pensi che possa essere? >> le chiede cercando di seguire il suo ragionamento.
<< Beh… io penso che in qualche modo possa essersi rivisto in tuo figlio >> dice, lasciandolo senza parole. << Aveva più o meno la sua età quando si ritrovò a indagare sulla morte di Carl Powell e nessuno gli avrà dato retta, allora. Chi ascolterebbe un ragazzino, a maggior ragione se col caratterino di Sherlock? Penso che abbia visto il potenziale di tuo figlio, la sua voglia di darti una mano e il suo grande senso di giustizia e abbia voluto dargli fiducia >>.
Fiducia. Greg pensa a ciò che ha detto a Mycroft durante il loro ultimo incontro. Ha solo dato fiducia a Sherlock, che aveva bisogno di essere incoraggiato e sostenuto nel suo progetto. Greg si rende conto di non sapere quali siano i progetti di suo figlio. A dieci anni andava dicendo di volere diventare un giocatore di rugby professionista, ma non sa se è ancora di quell’avviso. Si è perso un anno di chiacchiere e racconti. Forse George glielo ha pure detto e lui non lo ha sentito. Un po’ come non sentiva suo padre quando gli parlava, troppo preso da altri pensieri.
L’unica cosa che ha ben chiaro agli ochcidella mente è lo sguardo dei suoi figli. quello sguardo di attesa ceh lo perseguita da mesi. Sono venute fuori tante cose scomode, troppe cose scomode in questo ultimo anno, ma quegli occhi che sembrano implorare ‘ti prego, papà, fai qualcosa’ sono ancora lì. E lui non sa cosa rispondere loro, non sa cosa fare, nonostante abbia detto che è pronto ad esserci, che li ama ancora e che si sente mortalmente in colpa per non aver fatto di più. Bloccato dal rancore, dalla rabbia, dal rimorso. Così preso da se stesso da mettere da parte la cosa per lui più importante.
<< Hai ragione, Molly >> sussurra, mandando giù il magone.
Sherlock ha indubbiamente sbagliato, ma, d’altronde, anche lui ha violato una regola fondamentale quando ha accettato quell’accordo. Un accordo che a conti fatti ha salvato la vita del consulente. È possibile che quello scambio di messaggi tra suo figlio e Sherlock possa in qualche modo aver salvato George. Più volte lo ha sentito paragonarsi a Sherlock, mentre gli parlava della sofferenza del suo amico. E’ possibile che il consulente si riveda in suo figlio, come ipotizza Molly, e forse anche George si rivede in Sherlock. Non nel suo genio e neppure nel suo lavoro, quanto nel suo vissuto. Si chiede anche se per caso gli abbia posto altre domande più personali, oltre quelle legate alle indagini e sa che, se così fosse, Sherlock gli avrebbe risposto. Con la sua solita crudezza e alcun filtro, ma avrebbe soddisfatto la sua curiosità. I ragazzi, infondo, hanno bisogno di modelli e, dal momento che lui non è gay, è possibile che suo figlio in questo momento di confusione abbia bisogno di un modello che sente più simile a lui. Un uomo omosessuale, intelligente, forte e importante.
<< Quando tornerà dalla Spagna dirò a Sherlock che se non l’ho accolto a suon di pugni è solo per merito tuo >> le dice carezzandole il viso. La ragazza ride divertita. Distoglie lo sguardo e sorride nuovamente.
<< Penso che tuo figlio ci stia spiando >> sussurra, avvicinandosi a lui. Greg volge lo sguardo alla porta giusto in tempo per vedere il ciuffo sbarazzino di George scomparire dall’oblò.
<< Ha detto che, dal momento che non può sperare di avere per patrigno il consulente investigativo, farà il tifo per la patologa >> le dice e le guance di lei si accendono mentre ride imbarazzata. << Non so se la quantità di cose che mi stanno piovendo addosso me lo permetterà, ma farò il possibile per essere qui domani a pranzo >> le dice avvicinandosi a sua volta.
<< Grazie >> dice lei impacciata, accettando il bacio che lui le posa sulle labbra stupite.
Greg deve ammettere che lascia a malincuore quel piccolo studio medico, nonostante nel suo retro cranio una vocetta gli stia chiedendo se non ha forse bruciato un po’ troppo in fretta le tappe.
<< Guai a te se lo racconti in giro >> intima al figlio, che lo guarda soddisfatto con un sorriso da un orecchio all’altro.
<< Non so di cosa lei stia parlando, ispettore >> ironizza lui e Greg deve dire che questa nuova complicità che sta nascendo tra loro gli piace parecchio.
Il cellulare suona proprio mentre le porte dell’ascensore si aprono.
<< Toh, guarda. A quanto pare tua madre ha concluso la sessione di ginnastica >> gli dice strizzandogli l’occhio e il ragazzino soffoca una risata nella mano, mentre lui accetta la chiamata.
<< Cos’è successo? >> lo incalza Margaret preoccupata, senza dargli neppure il tempo di dire ‘pronto’.
<< Ti ho scritto tutto nel messaggio. Vado a prendere Liz e ne parliamo a casa. Pensi di riuscire ad aspettare? >> le chiede sentendola parecchio agitata.
<< Sì, certo >> dice in fretta. << Scusami se non ti ho risposto. Io… >>.
<< Ne parliamo a casa, Mag >> la interrompe e lei, stranamente, non ribatte. Bisbiglia un ‘A dopo’ e chiude la conversazione.
<< Senso di colpa portami via >> ironizza George, scuotendo il capo.
<< Stai diventando bravo con le deduzioni >> nota Greg e il ragazzino arrossisce e abbassa la testa. << Sei ancora dell’idea di voler fare il giocatore di rugby da grande? >> gli chiede, posandogli il braccio sulle spalle. Si rende conto di come sia alto quasi quanto lui, ormai.
<< No >> scuote il capo. << Neppure il detective, però. Siete troppo limitati da regole e burocrazia >> storce il naso, portando la mano al mento. << Mi vedo meglio come consulente investigativo. Dici che Sherlock mi prenderebbe come allievo? >> gli chiede, fingendo indifferenza, ma si vede bene quanto sia importante per lui quella risposta.
<< Beh, a qualcuno dovrà pure lasciare l’eredità del suo metodo >> medita Greg e sembra che il suo appoggiare questa idea riempia di gioia il figlio. << Sei riuscito a metterti in contatto con Leslie? >> gli chiede mentre salgono in macchina pronti a raggiungere la scuola di Elisabeth.
<< No e la cosa mi preoccupa >> sospira il ragazzino guardando il cellulare. << Era terrorizzato da quanto è accaduto e non abbiamo avuto modo di parlarne. Quello stronzo del prof di ginnastica mi ha strattonato fino in direzione mentre la prof dell’altra classe chiamava l’ambulanza >> dice tra i denti.
<< Proverò a parlare con sua madre, più tardi. Lei è al corrente di… >> lascia volutamente in sospeso la frase e il figlio coglie subito a cosa si riferisca.
<< No, ma secondo lui lo ha capito o almeno lo sospetta. Mi ha detto che non vuole farla preoccupare, perché penserebbe subito a come potrebbe reagire suo padre  >>.
<< Quindi non ha avuto modo di confidarsi con nessuno se non che con te >> gli chiede, pensando a quanto possa essere pesante a questa età portarsi dentro un segreto importante che alimenta una paura ancora più grande. George annuisce e controlla ancora una volta il telefono.
<< Io, però, papà proprio questa cosa non la capisco >> sospira scuotendo il capo.
<< Cosa? >> .
<< Perché deve essere un segreto e perché si debba essere portati a provare paura per ciò che si è >>.
Greg vorrebbe poter avere una risposta a questa domanda. Lui stesso, per quanto abbia sempre pensato che ognuno è libero di fare ed essere ciò che vuole, finchè non lede gli altri o trasgredisce la legge, si sta rendendo conto di essere molto preoccupato dalla cosa, ora che tocca suo figlio. Questa preoccupazione è lontana dall’omofobia, ma si rende conto che l’unico consiglio che si sentirebbe di dare sia a Leslie che ha suo figlio è di fare ciò che vogliono, ma senza che si sappia, proprio per evitare altre risse e atti di bullismo.
“Non è per nulla una soluzione, però” pensa.
Ricorda che la cosa che gli piaceva di più con la sua prima ragazzina era quella di poterla tenere per mano. Mentre passeggiavano, quando erano seduti, in ogni occasione. Un gesto semplice ma importante, in quanto permette di mostrare al mondo quando si tenga ad una persona, quanto si sia felici e, sì, anche come la si possieda. È un atto di riconoscimento personale e sociale e pensare che suo figlio non potrebbe godere di questa piccola vittoria, perché a costante rischio di giudizio e di azioni violente, lo spaventa e allo stesso tempo gli fa notare quanto sia ingiusto tutto questo odio immotivato.
<< Non lo so, George >> ammette, parcheggiando davanti alla scuola della figlia. << Io spero che le cose cambino. Che la gente cambi >>.
<< Secondo Sherlock è impossibile che questo avvenga >> gli dice, cogliendolo di sorpresa. << Che si deve essere se stessi e fregarsene del giudizio altrui e che non è necessario dirlo non perché è meglio che resti segreto, ma perché gli etero non sono tenuti a farlo, allora perché dovrebbero esserlo gli omo? >>.
<< Ottima osservazione >> constata Greg. << Quindi non lo hai solo aggiornato sulle indagini >> osserva Greg, vedendolo arrossire.
<< Gli ho chiesto un consiglio per Leslie >> sussurra facendo spallucce. << Lui non mi ha risposto subito e pensavo di averlo irritato. Ieri sera, però, mi ha mandato un messaggio lunghissimo >> dice tutto felice e Greg lo vede richiamarlo dalla chat del cellulare. Vorrebbe chiedergli di poterlo leggere, ma non vuole essere invadente.
Elisabeth spalanca lo sportello e George sbuffa, ma accetta di scendere dall’auto per risalire nel sedile posteriore.
<< Ehi, ma che cosa hai combinato alla faccia? >> gli chiede la sorella intercettandolo. George si divincola, infastidito dalle sue attenzioni e la ragazzina si siede al suo posto, volgendo al padre uno sguardo preoccupato. Ascolta con attenzione quanto è successo a scuola, senza interrompere né lui, né George una sola volta e alza gli occhi al cielo quando sente dell’irreperibilità della madre.
<< Penso tu abbia fatto bene a mandare quello stronzo all’ospedale, Georgie >> sentenzia guardando orgogliosa il fratello.
<< Io, invece, penso che menare la mani non sia mai la soluzione migliore >> ribatte Greg nel disperato tentativo di dare un messaggio educativo chiaro, anche se, sotto sotto, pensa anche lui che il figlio abbia fatto bene. Lo avrebbe fatto anche lui al suo posto.
<< Cosa conti di dire alla mamma? >> gli chiede Elisabeth, sedendosi finalmente composta sul sedile.
<< La stessa cosa che ti ha appena raccontato tuo fratello >> ribatte lui, sapendo bene, però, a cosa alluda sua figlia.
<< Avanti, ispettore, non faccia il finto tonto >> gli dice, infatti, scoccandogli un’occhiata di sfida. << Sai bene a cosa mi riferisco >>.
<< Non voglio scatenare nessuna guerra, Lizzy >> mette in chiaro vedendola alzare gli occhi al cielo.
<< Ma come puoi essere così ingenuo? >> sbotta lei. << Hai la possibilità di sfruttare la situazione a tuo favore e la butti via così? >>.
<< Tuo fratello ha un occhio nero, un giorno di sospensione e ha mandato un ragazzino all’ospedale, mi sembra che non ci sia nulla da sfruttare in tutto questo >>.
<< In questo no, ma nel fatto che lei fosse irreperibile perché presa da sappiamo quali impegni, mentre suo figlio se la passa male sì, papà. Ha dimostrato di essere lei il pessimo genitore e puoi impugnare questa cosa per costringerla a rivedere gli accordi >>.
<< Io non vi ho insegnato queste cose, Elisabeth! >> la richiama severo. << Non mi piace sentirti parlare di approfittare di situazioni e di ricatti >>.
<< Pensavo volessi anche tu stare di più con noi >> sbuffa la ragazza.
<< Ora smettila, Liz >> si intromette George. << Non ti rendi conto che sei come la mamma quando ti comporti così? >>.
La ragazza si volta verso il fratello, pronta a ribattere ma resta in silenzio. Sospira e torna a sedere composta.
<< Scusami, papà >> sussurra. << Sono arrabbiata con lei. Ci provo a lasciar perdere, ma non ci riesco. Anche solo la sua voce mi da in testa, ormai >> ammette volgendo lo sguardo fuori dal finestrino.
<< Lasciate che le parli io, per favore >> chiede a entrambi e questa volta nessuno ribatte. << La situazione è già tesa e non voglio davvero che scoppi la guerra. Non sono in grado di farvi fronte in questo periodo, ragazzi. Sono maledettamente stanco e mi stanno cadendo addosso troppe cose. Lo so che vi sto chiedendo tanto e non dovrei, ma ho bisogno di tempo >>.
I ragazzi restano in silenzio e il piccolo abitacolo diventa scomodo e fin troppo caldo.
<< Beh, dai, una nota positiva in tutta quanta questa storia c’è stata >> dice George, catturando la loro attenzione. << Ho avuto modo di conoscere Molly >>.
<< No! >> esclama Elisabeth, voltandosi verso di lui. << Lo hai portato in obitorio? >> chiede al padre stupita.
<< Non volevo rischiare di beccare Dora, che chissà cosa si sarebbe inventata, e ho proposto di farmi curare dalla patologa >>.
<< Cioè tu sei stato medicato da una donna che per mestiere squarta cadaveri? >>.
<< Lei non squarta cadaveri, Liz, esegue autopsie >> precisa Greg, che non sopporta proprio l’immagine che gli evoca queste parole.
<< Sia come sia, ma è stato comunque medicato da un medico dei morti >> dice disgustata. << Cosa conti di fare con Les? >> gli chiede, cambiando argomento. Greg si rende conto di quanto sia visibilmente infastidita dall’idea che lui possa avere una nuova compagna e teme che questo possa essere un problema serio. L’ennesimo problema serio, che gli fa passare la voglia di mettersi in qualunque altro tipo di relazione.
<< Proverò a parlare con sua madre e se sarà il caso anche con il padre. Non posso incriminarlo, purtroppo, dal momento che non ha fatto nulla >> sospira Greg, che spera continui a non fare niente.
<< Ancora per poco >> ribatte macabra la figlia. << Finirà male, secondo me. Certo che lassù sono proprio bravi a mandare ragazzini gay in famiglie omofobe. Tu glielo hai detto che hai la testa altrove? >> chiede al fratello voltandosi verso di lui. << Giusto per non illuderlo, dal momento che di sfiga ne ha già abbastanza >>.
George scocca un’occhiata allo specchietto retrovisore, incontrando lo sguardo di Greg e subito si sposta verso lo sportello. Risponde alla sorella con smorfie e sbuffi e lei torna al suo posto scuotendo il capo.
<< Io voi maschi proprio non vi capisco >> borbotta.
Il viaggio si conclude nel silenzio e Greg cerca di non farsi domande su dove il figlio abbia la testa, dal momento che pensa di avere già la risposta. Parcheggia davanti casa e tutti e tre percorrono il vialetto. Margaret apre la porta ancora prima che bussino. Ha occhi preoccupati che si fanno ancora più grandi alla vista dell’occhio pesto di George.
<< Oddio >> esclama, alzando la mano per avvicinarla appena alla medicazione. Volge lo sguardo a Greg, che ritrova quel bisogno di sostegno e aiuto che non vedeva da tempo.
<< Ragazzi andate a fare i compiti, ho bisogno di parlare con vostra madre >> dice e loro ubbidienti vanno via senza ribattere.
<< Perché li hai mandati via? >> gli domanda Margaret, confusa.
<< Perché penso sia meglio parlarne a quattrocchi io e te prima. Non qui, però >> dice, volgendo lo sguardo alle porte delle camerette. Lei capisce e lo prende per mano. Greg non se lo aspettava. È fredda la sua mano e tesa, mentre lo conduce a quella che una volta era la loro camera da letto.
Benchè non abbia cambiato nessun elemento d’arredo a Greg sembra diversa. Manca il suo disordine, quello che sempre gli rimproverava e il suo odore, dopobarba, tabacco e sudore. Non c’è più quella fragranza che nasceva dall’incontro del loro odore e che gli dava quel senso di equilibrio, di territorio e di famiglia.
Margaret chiude la porta e per un istante Greg ha la sensazione di essere in trappola. Lei sembra così remissiva, preoccupata. Non ci sono segni di una possibile esplosione imminente, eppure quegli occhi gli mozzano il fiato.
<< Il nostro Georgie ha davvero spedito un suo compagno all’ospedale? >> gli chiede in un sussurro. Lui annuisce scostando il colletto della camicia dalla gola.
<< Gli ha spaccato il naso, rotto lo zigomo destro, pestato gli occhi e costellato il volto di ecchimosi e lividi >> dice, vedendola divenire sempre più pallida.
<< Cosa ha scatenato tutta quella rabbia? >>.
<< Quel ragazzo, e altri due che se la sono data a gambe, importuna da qualche mese lui e Leslie >> dice e la vede tendersi nel tirare in ballo il ragazzino. << Questa volta ci sono andati giù più pesante del solito, soprattutto con Les, e quando questo ragazzo gli ha messo le mani addosso George non ci ha visto più >>.
<< Al punto da ridurlo a quel modo? >> domanda lei incredula.
<< Mag… penso che abbia riversato su di lui tutta la frustrazione, la rabbia, la paura di questi ultimi tempi. A conti fatti George non ha mai manifestato segni di malessere per quanto è successo. Lizzy ha tenuto la scena, diciamo così, e lui, invece, si è tenuto tutto dentro. Oggi è esploso >>.
<< Non ti preoccupa il fatto che abbia fatto così tanti danni a quel ragazzo con questa esplosione? >> gli chiede muovendo qualche passo verso di lui.
<< Non sta impazzendo, se è questo che ti preoccupa >> dice e da come distoglie lo sguardo capisce che è questo il suo timore. << Sa di aver fatto uno sbaglio e, certo, dovremo gestire la situazione, stargli accanto senza essergli troppo addosso. Un casino, in sostanza >> dice sedendosi ai piedi del letto. Lei gli si avvicina piano e si siede accanto a lui lasciando un metro buono di distanza.
<< Tu… che ne pensi di Leslie? >> gli chiede guardandolo appena.
<< Penso che quel ragazzino stia vivendo un inferno forse peggiore di quello che ci siamo lasciati noi alle spalle >> dice, sperando che davvero sia alle loro spalle.
<< Io… l’ho visto come guarda George. Pende dalle sue labbra. Lo cerca con lo sguardo. Con le mani. Io non so come affrontare il discorso con lui. La situazione qui è abbastanza fredda >> sospira stringendosi nelle spalle. << A te ha per caso detto… qualcosa? >> gli chiede e Greg non sa di cosa possa essere preoccupata. La famiglia di Margaret è una di quelle vecchio stampo, abbastanza chiusa e giudicante. Lei non è mai stata in linea con le loro idee, ma ultimamente sono cambiate talmente tante cose che Greg non sa più chi sia la donna con la quale sta parlando.
<< In merito a cosa, Mag? >> le chiede, intenzionato a non farsi manipolare. Lei morde il labbro inferiore e si curva ancor di più su se stessa.
<< Ho riflettuto molto su ciò che mi hai detto la volta scorsa >> dice avvicinandosi un po’ a lui. << Mi sono resa conto che avrei dovuto parlarti dei miei dubbi ed è un po’ quello che mi sta succedendo adesso con George. Non riesco a chiedergli cosa stia provando. Se quella tra lui e Leslie sia solo amicizia oppure se… se c’è qualcosa di più. Anche solo qualche esperimento innocente. Io e la mia migliore amica alla loro età ci baciavamo allegramente per allenarci a farlo con i ragazzi >> ridacchia, confidandogli una cosa che in tutti quegli anni non aveva mai detto. << Se fosse solo Les e lui lo avesse difeso perché è suo amico… penso sia un bel gesto. Certo, quel giorno di sospensione dovrebbe essere assegnato anche al bullo, ma questi sono dettagli burocratici >> dice passando la mano sul viso. << Cosa facciamo, Greg? >> gli chiede, avvicinando la mano alla sua.
Greg guarda quella mano bella dalle unghie laccate di blu e vorrebbe prenderla, ma decide di non farlo. Lo ha evitato e attaccato per tutto questo tempo e ora che si trovano a vivere un momento di confusione lo cerca remissiva. Può far parte della civile convivenza tra due ex coniugi per il bene dei figli, un’azione di questo tipo, ma quello di Margaret è un cambiamento d’umore fin troppo repentino, anche per essere portato dalla paura, e lui scopre sempre di più di non fidarsi per nulla di lei.
<< Non penso ci sia da fare qualcosa di diverso da quanto faremmo se al posto di Leslie ci fosse una ragazza >> le dice sicuro di sé. << Mi rendo conto che può essere qualcosa al quale non abbiamo mai pensato, ma è pur sempre nostro figlio >>.
<< Quindi per te non ci sarebbero… problemi? >>.
<< No, Maggie. Preoccupazioni, quelle sì. Il mondo è talmente pieno di idioti del calibro del padre di Leslie >> sospira. << Anche se non stiamo più insieme, penso che dovremmo fare fronte comune su questa cosa >> le dice e nuovamente lei distoglie lo sguardo dal suo.
<< Io… io non so, Greg >> sussurra. << Non è solo per gli omofobi e i bulli. Io… mi chiedo se non abbia sbagliato qualcosa. Se non sia stato per quei farmaci che ho preso quando ancora non sapevo di essere incinta, ricordi? Oppure per la bambola che avevo in camera e con la quale lui voleva sempre giocare >>.
<< Non credo che sia per queste cose, Mag. Non credo che sia per qualcosa, ma che semplicemente… sia >> le dice, rendendosi conto di quanto lei faccia fatica a stargli dietro. << Io e te siamo etero e non lo siamo per medicine prese per sbaglio o per giocattoli particolari. Lo siamo e basta. Lui, forse è omo e non vedo perché noi dovremmo essere giusti e lui sbagliato >>.
<< Io… non lo so, Greg >> ripete confusa. << Io non avevo ancora neppure iniziato a pensare alla possibilità che fosse interessato alle ragazzine, figurati ai ragazzini >>.
<< Lasciagli il tempo di capire da che parte sta, allora, e poi quando si sarà chiarito le idee… vedremo di chiarircele anche noi >>.
Margaret annuisce poco convinta e riavvia una ciocca dei capelli castani che lui ha tanto amato. Quella sfumatura naturale che vira al rosso d’inverno e al biondo d’estate.
<< Gregory, io… mi rendo conto di essere stata terribile con te >> sussurra, guardandolo con occhi infinitamente tristi. << Ti ho accusato di essere un cattivo genitore è, invece… invece tu c’eri oggi. Io ero… altrove >> dice, distogliendo lo sguardo, imbarazzata. << Quell’uomo, il fratello del consulente investigativo… aveva ragione nel dire che il pessimo genitore qui non sei tu. Io pensavo di potercela fare, ma non ci riesco >> dice, mandando giù il magone, mentre le lacrime le rigano il viso. << Tu l’altra volta hai detto che ti manchiamo, mi hai chiesto di non portarti via i ragazzi, di rivedere gli accordi… io mi sono resa conto che sono io quella che vi ha perso tutti quanti. Elisabeth non mi considera, George mi guarda appena… manca anche a me ciò che eravamo. Io… pensavo di agire per il meglio e, invece… non ho capito nulla e ho rovinato tutto >> il pianto irrompe togliendole il fiato.
Greg si stupisce del fatto che non stia provando nulla. A dire il vero lo percepisce finto il suo dolore e non si sente nemmeno in colpa per ciò che sta pensando. Prova solo il bisogno di uscire da quella stanza, non riesce, però, ad alzarsi dal letto tanto strana gli appaia questa situazione.
<< Se tu fossi disposta a rivedere gli accordi potrei essere più presente per i ragazzi e forse le cose migliorerebbero anche qui >> dice, facendo ciò che gli ha consigliato la figlia: approfittare della situazione. Margaret tira su col naso e annuisce.
<< E se… se, invece, noi… ci riprovassimo? >> gli chiede guardandolo titubante.
Lo stomaco di Greg si aggroviglia e l’aria gli manca del tutto. Si rende conto che ciò che fino a qualche giorno fa sarebbe stata per lui la proposta più bella da ricevere, adesso, invece, lo manda in panico. Deglutisce più volte, incapace di dire qualcosa a quegli occhi che lo puntano aspettandosi una risposta. Non ha idea di come prenderebbe un ‘no’ e si rende conto di avere paura di dare il via ad un’altra guerra, questa volta per tornare insieme. Non vuole dirle di ‘sì’, però, per la sensazione di falsità che avverte nei gesti e nelle parole della sua ex moglie. Per questa diffidenza che forse è solo un derivato di quanto ha vissuto in questi giorni, delle parole di Jadescu e di Mycroft.
Riceve un messaggio sul cellulare che fa trasalire entrambi, tanto sono tesi. Non gli sembra il caso di leggerlo adesso, proprio mentre lei attende una risposta così importante. Gli permette, però, di scongelarsi e di dare voce a pensieri nuovi che sorprendono lui stesso.
<< Margaret… io penso che le nostre strade siano ormai destinate a dividersi >> dice facendosi coraggio. << Io… io ti amo ancora, è vero, però, mi rendo conto che possiamo essere due genitori separarti che crescono i figli che insieme hanno avuto, ma non potremmo mai più essere una coppia. Non come lo eravamo, sicuramente >> dice, sforzandosi di sostenere il suo sguardo stupito e attonito. << E poi tu… tu stai con… beh, non so il suo nome, comunque hai un altro >>.
<< Sono disposta a lasciarlo per darci un’altra possibilità. Bisogna vedere se anche tu lo sei >> ribatte lei sul cui viso ora non c’è più alcuna espressione.
<< Non voglio accendere altre discussioni, Margaret >> dice alzandosi in piedi. << Finora sono stato io quello che ha proposto un riavvicinamento ritrovandosi sempre caricato di miserie. Ora mi rendo conto che non c’è più storia, Mag. Ci sono i nostri figli, ma non c’è più un ‘noi’ >>.
<< Hai detto di amarmi eppure stai frequentando un’altra >> ribatte lei, che sembra non aver sentito neppure una parola di ciò che gli ha detto.
<< Io sto cercando di andare avanti, Margaret >> ribatte a tono. << Cosa pretendi? Che me ne stia a macerarmi per questa storia fino alla fine dei miei giorni? Tu un altro uomo ce l’hai, un’altra relazione, un'altra vita. Io non la volevo, mi andava bene quella che avevamo, ma dato che le cose sono andate così ora sto cercando di andare avanti. Sono disposto ad esserci per i ragazzi e per questo ti ho chiesto di rivedere gli accordi. È l’unica cosa sulla quale sono disposto a ragionare, Mag >> dice perentorio. La sua ex moglie si alza a sua volta dal letto e si porta dinanzi a lui.
<< Ti ho definitivamente perso, quindi? >> gli chiede seria, guardandolo appena. Sinceramente non sa cosa rispondere a questa domanda assurda e, anzi, gli viene da guardarsi attorno per sincerarsi di non essere finito in una candid camera. << Non mi resta che augurarti ogni bene >> gli dice e Greg davvero fa fatica a capire cosa stia succedendo. << Rivedremo gli accordi. Voglio che tu ci sia per i ragazzi. Tu sai come prenderli, a quanto pare >> sussurra e questa è l’unica cosa che Greg voleva sentirle dire, l’unica che a conti fatti gli interessi.
<< Ti ringrazio, Margaret >> le dice, cercando di tenere per sè solo ciò che gli è utile e mettere una X sopra tutto il resto privo di alcuna logica. Lei gli sorride e si avvicina entrando nel suo spazio privato.
<< No, sono io che ti ringrazio per la pazienza che hai avuto, Greg >> dice, stringendolo lentamente in un abbraccio. << Voglio baciarti un’ultima volta, posso? >> sussurra, così vicina a lui da poterne sentire il fiato caldo sul viso.
Non gli lascia il tempo di pensare, figuriamoci quello di trovare il modo di risponderle. Bacia le sue labbra piano, con la dolcezza di un tempo, nel modo in cui sa di farlo impazzire. Nonostante i mille pensieri per la testa, i dubbi, il timore, Greg si lascia coinvolgere in quel bacio. La abbraccia a sua volta e le mani di lei, che lente scivolano lungo la sua schiena, gli causano brividi di un piacere che manca da troppo tempo. Sfiora il corpo di lei, le curve che nonostante il trascorrere degli anni e le gravidanze sono immutate. L’eccitazione prende il sopravvento e la passione trasforma i loro baci, le loro mani ed è come se fossero tornati ragazzini che si scambiano effusioni nel segreto della cameretta, con i genitori in salotto e il rischio di essere scoperti.
“Ti rendi conto che tutto questo non ha senso, vero?” gli domanda John, spuntando impropriamente tra i suoi pensieri. Lo ignora. È inutile confermare l’ovvio, come dice sempre Sherlock.
Margaret si fa a lui più vicina, portando entrambi verso il letto, e poi, come faceva quelle prime volte, quando lasciava cadere la maschera della ragazza timida per vestire i panni della seduzione, si lascia cadere sul letto tirandoselo appresso. Le sfugge una risata contro le sue labbra e lui se ne lascia contagiare. L’anno di astinenza si fa sentire, il desiderio di baci e carezze anche e quando le mani di lei vanno a trafficare con la cintura, insistenti e frenetiche, Greg perde del tutto il contatto con la realtà.
“Ehi, ehi, aspetta, cosa cazzo fai?!” grida John nella sua testa, ma lui sente solo le mani di lei che lo accarezzano piano, le sue labbra che morde con forza e quella risata, la risata della sua Mag, quella che gli ha sempre fatto capire che possono darci dentro finchè ce n’è.
“Fermati, maledizione! Questa donna si è appena fatta scopare da un altro mentre vostro figlio faceva a botte con un ragazzo per difendere un amico!” esclama John con il tono di voce che è solito usare per richiamare Sherlock all’ordine quando esagera.
Greg si ferma di colpo, come avesse ricevuto una secchiata d’acqua gelida a raffreddare i bollenti spiriti. Incontra lo sguardo di Margaret, confuso da questa brusca interruzione. Non è mai successo che si interrompesse. Quando erano impegnati in queste cose neppure le chiamate dalla centrale lo distoglievano.
<< Cosa stiamo facendo? >> le chiede scostandosi da lei.
<< Beh… mi sembra ovvio, no? >> dice lei, accarezzandogli il viso. Greg si allontana dalla sua mano mettendosi a sedere ai piedi del letto.
<< Noi non stiamo più insieme, Margaret. Non siamo più marito e moglie, quindi non possiamo fare queste cose. Con i nostri figli fuori dalla porta, per giunta! >> dice rimettendosi in ordine.
<< Pensavo ti piacesse >> pigola lei e quell’espressione innocente lo manda in bestia.
<< E’ ovvio che mi piaccia, Maggie >> ribatte, voltandosi verso di lei. << Non hai mai smesso di piacermi e dio solo sa quando questo accadrà, ma non puoi giocare cosi con me, cristo >> dice a gran voce vedendola rabbrividire. << Senti >> dice, prendendo un profondo respiro nel tentativo di calmarsi. << Finiamola qui. Basta liti, basta lotte. Aggiustiamo questi accordi e limitiamoci a incontrarci per ciò che riguarda i ragazzi. Non mancherò al pagamento degli alimenti, né a ragionare insieme su situazioni come quella che ci siamo ritrovati ad affrontare oggi, ma tu vai per la tua strada ed io per la mia >>.
Margaret sembra stupita da tanta determinazione. In un certo senso se ne stupisce anche lui. E’ la prima volta che mette dei punti fermi con lei da che ha avuto inizio questa storia.
Greg esce dalla stanza senza aggiungere altro. Sente lo stomaco sotto sopra e la nausea prendere il sopravvento.
<< Ragazzi, io vado >> dice, cercando di rimettersi in quadro. I figli escono dalle camere troppo in fretta per non essere stati lì ad origliare, sperando di cogliere qualcosa di quanto si stavano dicendo. Lo guardano straniti e lui si da un’occhiata per sincerarsi di aver messo tutto a posto.
<< Tutto bene, papà? Sembri sconvolto >> gli chiede Elisabeth volgendo lo sguardo alla porta della stanza dalla quale la madre è appena uscita.
<< Io e vostra madre abbiamo deciso di rivedere gli accordi per quanto riguarda il vostro affido >> dice e questa notizia distoglie la loro attenzione dal resto. Li vede davvero felici per quella vittoria e si rende conto di come stiano sorridendo persino alla madre. << E per ciò che concerne quanto accaduto oggi a scuola, George >> aggiunge, richiamando l’attenzione del ragazzo. << Il motivo che ti ha spinto a farlo è ammirevole, ma non è facendo a botte che si risolvono le situazioni. Ti invitiamo a parlarne con noi molto prima che si arrivi a questo. Mi metterò in contatto con la madre di Leslie e vedrò cosa posso fare per lui. Ti invito a contattarmi per qualunque novità, togliendoti dalla testa l’idea di fare da te, ok? >>.
Il ragazzino annuisce. Ci sarebbero molte altre cose di cui parlare, cose più importanti di una sospensione e persino di una scazzottata, ma Greg sente che non è proprio il momento. Ha troppe cose da rimettere in ordine in se stesso per poter mettere in quadro altri.
<< Ora devo andare. Ho un bel po’ di cose da sistemare >> dice salutandoli in fretta per poi prendere la porta e uscire.
Prende un profondo respiro, come se fosse rimasto sott’acqua per tutto questo tempo. Percorre il vialetto e non è neppure giunto a metà quando sente Elisabeth chiamarlo. Si volta giusto in tempo per essere travolto da lei che lo stringe forte tra le braccia.
<< Non so cosa sia successo, cosa vi siate detti, ma sei diverso. Sei tornato quello di un tempo >> gli sussurra all’orecchio. << E io sono felicissima di questo >>.
Gli occhi di sua figlia brillano commossi e, sì, era davvero da tanto tempo che non le vedeva questo bel sorriso sul viso.
<< Anche io, Lizzy. Per quanto ti è possibile, cerca di sistemare le cose anche tu con tua madre. La pace è sempre la migliore delle soluzioni >>.
La ragazza annuisce, gli da un altro bacio e torna verso casa. Lui resta a guardarla sentendo il bisogno di esplodere, ma non è proprio il momento e neppure il luogo.
Torna in auto e riceve un messaggio che gli riporta alla mente il precedente. Prende il telefono e scopre essere entrambi da parte di Anthea, cosa che lo allarma, ricordandogli il suo altro grande problema.
 
Ci vediamo al 7 di Eldon road
 
Non farmi aspettare!
 
Greg mette in moto e si immette nel traffico. Pensa a cosa mai possa essere successo e al perché di quel messaggio. Mycroft non è solito agire così. Quando vuole parlargli lo fa prelevare, come ha fatto in questi giorni, invece adesso gli chiede di recarsi in Eldon road.
<< Oh cristo! >> esclama, frenando forse un po’ troppo bruscamente al semaforo rosso. Conosce quell’indirizzo. Sì, lo conosce fin troppo bene.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: pattydcm