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Autore: milly92    22/02/2019    1 recensioni
“Io sono Alice, piacere. La mediatrice culturale”.
“La che?”.
Offesa, feci una smorfia: il mio era un mestiere come tanti, non di certo uno di quelli super fighi con il titolo tradotto in inglese giusto per sembrare ancora più irraggiungibili.
“La me-dia-tri-ce culturale” rispiegai pazientemente.
“Ah, mediatrice! A causa del viaggio sto così fuso che avevo capito meretrice, ecco perché ero confuso” ridacchiò, con un palese accento romano. “Salvatore, comunque. Piacere. Faccio questo mestiere da cinque anni e non ho mai sentito parlare di una mediatrice nel team!”.
“E’ un’eccezione, oltre agli inglesi ci sono gli spagnoli e l’azienda aveva bisogno di una traduttrice. Diciamo che è un esperimento... Scusami comunque, mi sono bloccata nel bel mezzo della strada perché ho appena ricordato di aver dimenticato l’adattore e il mio cellulare è appena morto”.
“Azzò, sei perspicace, Alice la Mediatrice. Spero non dimentichi le traduzioni delle parole così come dimentichi le cose essenziali”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Day 14: Agire o non agire, questo è il dilemma.
Capitolo 11
Day 14: Agire o non agire, questo è il dilemma.
Dopo ben sette ore di sonno, poco prima di pranzo mi ritrovai in cortile con Saverio mentre Mario, Salvatore e Maurizio erano ancora nelle loro camere a riposarsi e a rinfrescarsi in vista dell'inizio del nuovo turno di lavoro.
Ce la stavamo prendendo comoda perché gli arrivi sarebbero iniziati a partire dalle sedici, quindi per ora il massimo che avremmo dovuto fare era monitorare le partenze e gli arrivi di ogni gruppo e accertarci che non ci fossero problemi, ritardi o valigie smarrite.
Con indosso i nostri outfit peggiori ma comodi, io e il coordinatore ci stavamo godendo quelle poche ore di libertà con grande calma, stremati dalle due settimane precedenti.
Ce ne stavamo seduti sui gradini delle scale che portavano alla lavanderia, Saverio fumava una sigaretta con estrema lentezza ed io me ne stavo in silenzio, pensierosa, senza sapere bene cosa dire.
"Secondo me devi aggiornarmi un po', Alice" iniziò lui dopo un po', premurandosi di non alzare la voce visto che a quell'ora il college era super silenzioso.
"Dici? Come mai?" chiesi, un po' evasiva.
Avevo una gran voglia di confidarmi con lui ma non sapevo bene cosa dirgli perché, fondamentalmente, nemmeno io sapevo bene cosa pensare in quel momento.
Temevo di risultare stupida, di essere quella che ogni anno si becca una cotta per un collega e che si distrae a causa di ciò.
"Ovviamente non pretendo che tu ti confidi con me se non ti va, solo che negli ultimi giorni ti ho visto proprio smarrita, a volte arrabbiata... Non avevamo il tempo di fare nulla quindi non ti ho chiesto come va" si scusò, appoggiando una mano sul mio braccio mentre accennava un sorriso di circostanza.
Confusa com'ero e provata dalle ultime vicende decisi di non opporre resistenza ed annuii.
"Finisci la sigaretta e ci andiamo a prendere un caffè, ormai è questa la nostra tradizione, no?" proposi, infischiandomene della mia tuta extra large e dei capelli disordinatissimi.
Saverio accettò di buon grado, finì di fumare e mi seguì fino alla famosa cafffetteria che tante volte aveva ospitato le nostre chiacchiere e buona parte dei momenti più belli ed iconici dei quattordoci giorni precedenti.
"Sai, ancora riesco a credere di aver parlato qui, proprio a questo tavolo, con Nadia, una decina di giorni fa. Eppure forse lei, che è stata qui solo due giorni, ha subito intuito qualcosa, mi ha fatto un discorso strano..." iniziai appena prendemmo posto, con i nostri espresso e dei muffin al cioccolato che troneggiavano davanti a noi.
Dal canto suo, l'uomo fece un sorriso consapevole. "Lei capisce sempre tutto, ha capito prima di me che fossimo perfetti insieme..." ridacchiò. "Mi dici che succede?".
Sembrava davvero curioso e intrigato, mi guardava in un modo penetrante che stranamente mi rassicurava perché sentivo di essere al sicuro e di potermi confidare.
"Onestamente, Saverio, queste due settimane ho avuto pochissimi attimi di pace... Alessandro mi ha anche messo in mezzo nelle vicende tra lui e Amanda...".
Gli raccontai tutto con dovizia di particolari - più parlavo più il suo volto diventava incredulo, tanto che in certi punti del resoconto spalancò la bocca con gli occhi fuori dalle orbite - e poi esitai, arrivando alla parte che più mi confondeva, più mi rendeva vulnerabile e incerta.
Gli raccontai della litigata con Luca, poi venne il momento di dire qualcosa su Maurizio.
"Poi... Volevo chiederti, secondo te, se un ragazzo fa sempre il carino con te, fa di tutto per essere gentile, si ingelosisce per una cosa che non esiste nemmeno e poi ti dice che ti bacerebbe ma non lo fa... Ti sta prendendo in giro, no?" dissi. Mi stavo fingendo disinvolta, disinteressata, solo che era la prima volta che parlavo ad alta voce dei nostri trascorsi e ciò lo rendeva tutto decisamente più vero.
"Se il ragazzo in questione sa che sei reduce da una storia non andata a buon fine e sa che potrebbe essere rifiutato visto che è un tuo collaboratore come il tuo ex, forse si comporta così perché vuole che sia tu a fare la prima mossa. E lo dico perché avevo già intuito tutto da quando ha rinunciato alla cena chic per stare con te".
Saverio scoprì le carte così, con naturalezza, come chi ha già analizzato tutto e si fa una propria opinione al riguardo.
Ci aveva osservato in silenzio e ora mi stava dicendo la sua opinione con garbo, sorprendendomi.
"Dopo il litigio con Luca è cambiato qualcosa o lo ami ancora?" mi domandò con aria seria.
"Non penso di amarlo più. Non posso dire che non tremerei nel rivederlo qui di fronte a me ma dopo le sue parole, dopo il suo solito comportamento fatto di apprezzamenti salvo poi scomparire quando si tratta di affrontare un problema, è come se qualcosa fosse cambiato. Forse anche perché c'è stata una chiusura, non lo so... Ma ciò che provo è cambiato, ne sono sicura, riesco finalmente a disprezzarlo per davvero e a capire che non fa per me".
Ci fu un breve silenzio durante il quale ripensai a ciò che avevo detto senza averci mai pensato fino a quel momento, con il mio amico che mi guardava, sorpreso.
"Direi che il primo grande passo lo hai fatto" esclamò, quasi come se fosse fiero di ciò.
Scrollai le spalle, piena di sentimenti contrastanti davanti a quell'ammissione.
"Sai, la cosa che più mi è mancata durante la storia con Luca è stata il sentirmi sicura, protetta, rassicurata. Io ero quella che doveva essere forte sempre, in ogni istante... Quando ho dormito da sola per la prima volta in quella mansarda schifosa in cui vivevo all'inizio l'ho chiamato, sono scoppiata a piangere dopo un po' e mi ha detto che non dovevo fare così e dovevo essere forte. Grazie al cazzo, lo so! Lui non capiva, non si è mai immedesimato e io pensavo di essere troppo complicata e difficile, che era normale. In questi giorni mi sono confrontata con una persona che mi ha capito, mi ha reso le cose semplici, è stata complice sotto tutti gli aspetti... Gli ho detto che al di fuori di Dublino sarebbe bello rivederci e lui concorda, ma, non so, una parte di me crede sia impossibile...".
"...Pensare già di essere andata avanti e di aver incontrato qualcuno che potrebbe piacerti? No, Alice, no. E' tutto normale e onestamente, tralasciando la stronzata di Alessandro, io vi vedo bene insieme, avete sintonia e, diciamolo, lui è attratto da te, l'ho capito quando avete cenato da soli, quando è venuta Nadia" mi interruppe Saverio, deciso.
Arrossii al ricordo di quella sera, quando, per la prima volta dopo mesi, tutto mi era sembrato più semplice e bello.
"Non ti sto dicendo di buttartici addosso, solo di non precluderti nulla".
"Sembri Nadia, lei mi ha fatto lo stesso discorso dieci giorni fa".
"Sempre detto che è troppo avanti!".
"Per te, sì, decisamente".
Ecco lì, il classico momento di serietà tra noi era finito ma mi aveva infuso un po' più di coraggio nel vedere le cose più chiaramente.
Non ero una visionaria, anche Saverio – la persona più schietta e diretta del mondo – aveva notato qualcosa e ciò mi rassicurò perché lo strano rapporto tra me e Maurizio non era indeifnito e poteva essere percepito agli occhi di un osservatore esterno.
"Praticamente in queste due settimane sei stata la Lady Mary Crawley della situazione" osservò alla fine del nostro confronto, non riuscendo a non sghignazzare dopo tutte le informazioni che avevo condiviso con lui nell'ultima ora.
Ero davvero sorpresa dal fatto che lui conoscesse Downton Abbey ma non obiettai, presa com'ero dal resoconto degli ultimi avvenimenti e da come tutto ciò mi aveva fatto sentire.
"Nel senso che sono una rompiscatole con manie di protagonismo?" chiesi, accigliata.
"Non solo, per tutti i... Corteggiatori".
"Ma che dici, sono sfigata come Edith" sospirai, iniziando a sentire un lieve mal di testa viste le poche ore di sonno non proprio serene e piene.
"Ricorda che Edith sposa un Marchese e si prende la sua rivincita".
"L'unico Marchese con cui sto per avere a che fare al momento è la causa di tanti crampi e questi brufoli" brontolai, indicando una serie di piccoli vulcani che mi erano spuntati nei pressi del mento.
"E direi anche del tuo caratteraccio! Volevo essere di conforto!".




Stanchi, un po' storditi, decisamente stravolti, pranzammo tutti insieme, perdendoci nei ricordi dei momenti clou delle settimane appena trascorse e poi ci andiammo a preparare per accogliere i nuovi arrivati. Avendo una group leader allergica al lattosio e una celiaca, Saverio era preoccupato perché ciò portava ulteriori complicazioni nella richiesta dei pasti.
Onestamente, esausta com'ero, non ero nemmeno ansiosa di conoscere i nuovi collaboratori.
Andai nella mia stanza, passai non so quanto tempo sotto la doccia e quando fui pronta con degli abiti un po' più consoni al lavoro e con i capelli ordinati, mi stesi sul letto in attesa delle quattro.
Tuttavia, la mia pace durò poco visto che qualcuno bussò alla porta nonostante non aspettassi visite, così mi alzai di malavoglia, scoordinata come non mai e aprii la porta, ritrovandomi davanti un Maurizio con aria quasi imbarazzata.
Evidentemente anche lui era reduce da una doccia rigenerante perché aveva i capelli ricci più morbidi ed elastici del solito che emanavano un profumo nuovo o che forse non avevo mai notato prima.
"Ehi!" dissi, sorpresa.
"Ciao, Ali. Disturbo?" chiese con un po' di insicurezza.
"No, no. Entra pure".
Entrò, si guardò intorno, con le lunghe braccia che pensolavano lungo i fianchi, chiaro segno del fatto che non sapesse cosa fare in quei pochi metri quadri.
"Accomodati pure" dissi, così prese posto sulla sedia posta vicino la scrivania ed io lo imitai, appoggiandomi sul letto.
"Grazie. Alice, se sono qui è perché.... Non mi sono ancora spiegato per bene per la questione di Alessandro e... Beh, ricordo di averti detto delle cose, all'alba, anche se ero morto di sonno e...".
"Se te le vuoi rimangiare...".
"No, non potrei mai".
Mi sentivo le mani sudare, il respiro accelerato, probabilmente non pronta per un confronto.
"Allora dimmi" sussurrai, provando a restare tranquilla.
Maurizio annuì, torturandosi le mani prima di appoggiarle sulle gambe e alzare lo sguardo verso di me.
"Mi dispiace aver creduto a quello, soprattutto mi dispiace averti detto quelle cose, è stato un gesto maschilista dettato solo da... Gelosia, credo. Lo so che tra noi non c'è niente, solo che forse ho sperato in qualcosa dal tuo compleanno. Io capisco la tua situazione, Alice, non oserei fare gesti sconsiderati...".
"Maurizio" lo bloccai, scuotendo il capo. "Sei davvero gentile, solo che nel momento in cui vedi che la tua compagnia mi fa piacere puoi... Sbilanciarti, altrimenti, se c'è qualcosa da scoprire, non lo scopriremo mai".
Ero davvero io quella che stava parlando?
Sorpreso, il ragazzo esitò, agitando una gamba con aria ansiosa.
"Scusami, Alice, ma se tu pensi al tuo ex io non voglio rimanerci male" obiettò cautamente, quasi come se temesse una mia reazione. Quasi mi sembrò di vedere la faccia di Saverio dire un sicuro "Te l'avevo detto, scema!".
Maurizio, come me, si stava classificando come una persona estremamente cauta che riflette prima di buttarsi nelle cose e non potevo dire di non dargli ragione. Potevo capire la sua insicurezza nei confronti di un bel ragazzo come il dottore, io ero quella che un anno prima si era sentita così nei confronti di Paula, inoltre ero ben decisa a farmi scivolare tutto addosso visto che era palese che lui si fosse pentito dei suoi gesti.
"Qualche giorno fa ho discusso di brutto con lui e... Ho capito di non amarlo più, probabilmente perché c'è stata la chiusura che mancava. Poi, stamattina, ho...". Mi bloccai, timorosa di essere sincera e di espormi, tanto da abbassare lo sguardo. "Quando mi hai abbracciato ed eri seduto dietro di me, ho pensato che avrei tanto voluto...".
"Cosa?".
Maurizio sembrava intrigato, preso, non più sotto controllo come lo era sempre. Voleva spingermi a dire di più e non vedevo l'ora di accontentarlo perché volevo esporre ciò che sentivo senza remore.
"Che mi baciassi, sul collo, visto che la tua bocca era vicinissima a quel punto. Forse lì ho capito che ho chiuso con il mio ex, non lo so, so solo che mi sento di nuovo libera...".
Lo sguardo del ragazzo si accese improvvisamente, si alzò e, con una calma che mi tenne con il fiato sospeso, prese posto dietro di me, stringendomi a sè come aveva fatto quella mattina ma con ulteriore sicurezza, se possibile.
Forse era più tranquillo dopo le mie parole, forse davvero era così gentile e pacato da non riuscire a fare una mossa senza sapere come la pensassi riguardo il mio ex.
Deglutii, sentendo improvvisamente caldo, e come quella mattina appoggiai le mani sulle sue, ma questa volta intrecciandole alle mie e chiudendo gli occhi.
Il suo respiro era vicino al mio, sentivo la sua bocca sempre più vicina finché non avvertii il tocco delle sue labbra su un punto del mio collo, un tocco così delicato ma che allo stesso tempo avvertivo come un marchio infuocato.
Mi stampò un bacio su quel punto, seguito da altri piccoli nella zona circostante mentre le nostre mani intrecciate contininuavano a sfregarsi e a un certo punto, non riuscendo a trattenermi, ne portai una nei pressi del mio seno.
Erano mesi che non ero in intimità con un uomo e quei gesti per me avevano una carica erotica elevatissima, probabilmente anche a causa del pre ciclo che mi rendeva sempre più eccitata del dovuto.
"Non essere timido, tocca pure" sussurrai, liberando la mano destra dalla sua e portandola sui suoi capelli. Erano morbidi, profumati, inebrianti...
Obbedendo, con una calma che quasi mi uccideva, Maurizio fece passare la mano al di sotto della mia maglietta e mi accarezzò la stoffa del reggiseno.
I suoi baci erano così carichi di erotismo che lottai per non gemere, mentre cercavo di stare tranquilla e di non trascinare l'altra sua mano tra le mie gambe, proprio mentre avvertivo i miei capezzoli indurirsi grazie al tocco sensuale del ragazzo.
A un certo punto, non potendone più, mi voltai di scatto, ritrovandomelo di fronte.
Subito tolse le mani, percependo quel gesto affrettato come un rifiuto, ma io gli sorrisi e gli circondai il viso con le mani.
Entrambi avevamo il fiatone come se avessimo corso per non so quanto solo che per la prima volta da quando ci conoscevamo riuscivamo a guardarci negli occhi con aria intenerita, finalmente sincera, senza maschere.
"Ecco cosa intendevo" dissi quindi, con lo sguardo basso per l'imbarazzo.
"Devo ammetterlo, al tuo "tocca pure" credevo di non aver capito bene...".
"Ci vuole un po' di iniziativa, insomma, non posso fare il tuo capo anche ora!" lo presi in giro.
Maurizio rise per poi appoggiare la mano sul mio volto e avvicinarlo al suo con delicatezza, deciso a mantenere il contatto visivo. I nostri volti erano arrossati, avevamo il fiato corto e le mani tremanti, come se fosse la prima volta che ci vedevamo per davvero, senza filtri, senza imposizioni, senza gerarchie imposte dalla nostra professione, senza le solite scadenze e le giornate organizzate minuto per minuto dal nostro ormai odiato planner.
Eravamo solo noi o almeno lo eravamo per qualche altro minuto, fino a quando l'arrivo del nuovo staff non ci avrebbe riportato alla solita routine in cui eravamo intrappolati dai nostri contratti. Mancavano cinque gloriosi minuti alle sedici e li trascorremmo così, immobili, probabilmente increduli dato che nessuno di noi si sarebbe sognato un plot twist del genere solo qualche giorno prima.
"Ammetto che sei il primo ragazzo a cui chiedo di toccarmi le tette senza che ci sia stato almeno un bacio. Non siamo molto ordinari".
"Forse è ciò che potrebbe renderci straordinari, non credi?".
Risi e lo abbracciai, stringendolo forte a me e perdendomi nel suo profumo di muschio bianco.
"Andiamoci con calma, vediamo come vanno le cose... Ma sono felice di... Tutto" sussurrai, con la testa nell'incavo della sua spalla mentre lui mi accarezzava la schiena.
"Anche io, Alice, non ne hai idea...".
Quel momento idilliaco fu interrotto da una chiamata di Saverio che ovviamente ci fece sbuffare fin troppo rumorosamente perché era ufficialmente finito il momento di pausa tra i due turni, durato esattamente dodici ore.
"Sì, arrivo. Ok".
Staccai la chiamata, presi la borsa e feci segno al ragazzo di scendere visto che era arrivato il primo group leader con il team leader.


Antonio Scarsoni, chiamato Toni da tutti, era un uomo di trentacinque anni alto, molto magro, con una folta barba nera e uno sguardo smorto.
Non guardava mai negli occhi il suo interlocutore, aveva sempre lo sguardo indirizzato altrove e dopo pochi minuti la cosa diventava quasi imbarazzante perché sembrava stesse parlando con qualcuno alle tue spalle.
Parlava poco, si presentò stringendoci semplicemente la mano, cenò con noi e rispose solo alle nostre domande con qualche monosillabo.
"Questo non è proprio l'anno dei Team Leader, eh?" bofonchiai scoraggiata appena lui si alzò per andare a prendere dell'acqua.
Mi dispiaceva essere il tipo di persona che sparlava di qualcuno appena conosciuto ma non riuscivo a capacitarmi della strana sorte che si stava abbattendo sul nostro staff.
Come per confermare quel mio pensiero, Enzo, il nuovo group leader, tornò dal bagno ed esordì con un: "Andiamo a letto presto stasera, no?".
"Certo, ti preparo anche latte e biscotti se vuoi" lo prese in giro Saverio, facendo ridere Mario e Salvatore.
Arrivammo al punto in cui Salvatore risultava molto più chiacchierone di Toni e ciò era davvero, davvero il colmo.
Mi concentrai sul mio pasticcio di patate per non esprimere alcuna considerazione per poi offrirmi di fare l'accoglienza a un altro gruppo appena arrivato con due group leader.
"Vengo con te, ho finito" si offrì Maurizio quando dissi a Saverio di finire con calma il suo pasto dato che avevo tutto sotto controllo.
Mi sembrò di vedere un piccolo sorrisino sul volto del capo ma non vi badai e mi affrettai a prendere le mie cose.
"Falli accomodare nella sala comune, ci sono già i sacchetti con la cena e dite ai group leader che se vogliono possono ancora mangiare qui, nel frattempo date voi un'occhiata ai ragazzi" disse quest'ultimo.
"Va bene".
Ci recammo verso la sala comune, dall'altra parte del campus, fianco a fianco, un po' imbarazzati visto che era la prima volta che ci trovavamo da soli da quando ci eravamo ritrovati nella mia stanza, fino a ritrovarci davanti allo spiazzale dove a breve avrebbe fatto capolino il pullman con tutti i nuovi arrivati.
Ci sedemmo su una panchina e ci guardammo, un po' a disagio.
"Le premesse non sono ottime ma supereremo anche questo turno" sussurrò il ragazzo. "Probabilmente domani sarà un caos ma... Pensavo, mi farebbe piacere fare due passi con te a Galway, sabato. Nessuna ansia, nessuna pressione, vorrei solo...".
"Va bene" lo interruppi, intenerita dal fatto che sembrasse davvero incerto, deciso a non mettermi fretta.
Mi sorrise e si slanciò verso di me, abbracciandomi forte tanto quasi da farmi togliere il fiato.
Adoravo i suoi abbracci, erano genuini, pieni d'affetto, mi facevano sentire meno sola.
Ero piena di dubbi ma sapevo solo di volermela giocare piano ma senza restare ferma e rischiare di perdere qualcosa che poteva essere davvero prezioso per me.
Ci separammo giusto in tempo per l'arrivo del pullman da cui emersero una trentina di adolescenti e Bruno e Alba, provenienti rispettivamento da Imola e Cagliari.
Ci presentammo cercando di mostrarci cordiali e disponibili, come se ora fosse iniziato tutto anche per noi, e Bruno mi parve particolarmente provato dal viaggio mentre Alba sembrava essersi appena svegliata, vulcanica com'era.
Aveva corti capelli ricci e rossi, degli occhiali fin troppo grandi e dei bermuda di jeans non proprio consoni alla temperatura irlandese.
Quando mi presentai, lei spalancò gli occhi e si lasciò scappare un risolino.
"Alice? Ma allora è vero, sei proprio tu!" disse.
"Scusami, ci conosciamo?" domandai, confusa.
Alba si prese qualche istante di pausa per squadrarmi per bene e poi fece un cenno negativo, senza smettere di sorridere.
"No, è che domenica ho finito il primo turno a Barcellona e quando un mio collega ha saputo che sarei venuta qui mi ha detto che ti avrei incontrato... Ti ha descritto come "la migliore delle mediatrici", lavori per l'azienda a Milano, eh? Noi avevamo un mediatore sprucido, faceva mille casini, diceva che era colpa del caldo... Che scema, il collega si chiama Luca Antonini, un ragazzo d'oro! Comunque, io sono Alba". Disse tutto questo in circa dodici secondi, parlava a manetta e questa caratteristica non le rendeva affatto giustizia.
"Sì, lo conosco" tagliai corto, pensando che gli effetti di quelle due settimane a Barcellona continuavano a protrarsi intorno a me.
Per fortuna Alba sembrava non sapere altro e ciò mi indusse a pensare che probabilmente Luca avesse detto di noi solo a Clemente.
Decisa a fare finta di nulla, aspettai che i ragazzi scaricassero i bagagli dal pullman e poi feci segno a tutti di seguirci in sala comune.
Una volta che tutti si furono accomodati, proposi ad Alba e Bruno di andare a cena, loro accettarono e così mandai Maurizio con loro a mostrargli la mensa ed io restai da sola con i ragazzi.
Trenta facce tra i quattordici e i diciotto anni erano lì che mi fissavano, così mi affrettai ad avvicinarmi al carrello con su le loro cene e lo trascinai di fronte a loro.
"Buonasera! Io sono Alice, coordino la Mediazione dei vari staff e sono felice di conoscervi. Qui trovate la cena, prendetela pure" esordii per poi accomodarmi in un angolo, mentre i ragazzi ringraziavano e Mario veniva a darmi una mano.


Alle ventitré e trenta eravamo tutti in ufficio, io, Maurizio, Salvatore, Mario, Saverio, Toni, Enzo, Bruno, Alba e i nuovi arrivati Guglielmo, Sara e Claudia, la dottoressa.
Io e Salvatore stavamo bevendo un po' di Coca Cola per tenerci su mentre Saverio spiegava un po' le regole generali e faceva firmare qualche documento.
"So' tutti strani... La celiaca ha detto dieci volte che è celiaca. Nun sei solo celiaca, sei rompipalle, ma questo non lo dici, eh" sussurrò Salvatore, riferendosi ad Alba che in circa cinque ore e mezzo si era già guadagnata la fama di chiacchierona instancabile.
"Lei parla troppo, quell'altro non parla proprio... Si compensano, su" provai ad essere obbiettiva, sospirando.
"Te lo dico io, Alì, ci sono turni funesti dove tutti so' strani, succedono le peggio disgrazie e questo è uno di questi, mo' sento".
Scrollai le spalle poi gli feci cenno di andare e unirci al gruppo giusto per non fingerci esclusi.
L'argomento del momento era una certa Priscilla a cui non era stata recapitata la valigia in aeroporto e faceva parte del gruppo degli ultimi arrivati capitanati da Sara.
Guardai Salvatore, incredula, e lui ricambiò l'occhiata come a dire "Vedi? Inizia a succedere di tutto" proprio mentre Saverio faceva il mio nome.
"Sì?" chiesi.
"C'è un supermercato aperto sempre, per favore, tu e Maurizio andate ora a comprare dentifricio, spazzolino, bagnoschiuma e shampoo per questa ragazza in attesa dell'arrivo della valigia. Vi mando la posizione sul gruppo" disse, "Io nel frattempo finisco di dare indicazioni allo staff".
Mi sembrava strano visto che nelle ultime ore avevo avuto ruoli un po' più importanti e pensai che forse, visto che era ormai la terza esperienza per me, per il coordinatore ero pronta a prendermi qualche responsabilità in più.
"Ok".
Mi alzai, seguita dal mediatore, presi i soldi che Saverio mi stava dando dopo averli prelevati dalla cassaforte e salutammo gli altri.
"Saverio sembra fidarsi di noi o sbaglio?" domandò Maurizio dopo aver controllato la posizione del supermarket, che distava circa settecento metri dal college.
Era una notte abbastanza fredda nonostante fosse luglio inoltrato, il cielo era limpido e stellato e in generale c'era un'atmosfera tranquilla, tipica delle serate di Dublino durante i giorni che precedevano il weekend.
"Ma no, sei qui solo perché temeva per la mia incolumità, sai, è pieno di ubriaconi qui" lo presi in giro, abbottonando la felpa rossa che avevo espressamente richiesto per quei giorni dato che le mie erano tutte in lavanderia.
"Come? Ma no, tra i due qui sei tu quella più cazzuta, probabilmente io scapperei a gambe levate..." stette al gioco lui con un risolino nervoso.
Eravamo vicino uno dei ponti su cui ci si affacciava il Liffey, un punto molto vicino a quello in cui ero il giorno dell'arrivo. I riflessi della città, le mille luci multicolori e i suoi riflessi si dipingevano tra le scure acque del fiume e come ogni volta mi sembrava magico.
Ascoltando la risposta mi fermai, incrociando le braccia.
"Sai solo parlare, Maurizio, non lo faresti mai".
"Cosa? Mi stai dicendo che...".
"Parli, parli, parli... Dovresti agire e basta".
Mi divertivo a vedere le sue azioni e reazioni, con lui potevo essere me stessa senza essere trattata come quella bisognosa di aiuto e di comprensione, mi faceva sentire libera e in certi casi spensierata come non mi succedeva da fin troppo tempo.
Lui sembrava davvero preso da quel discorso, tanto da prenderlo seriamente.
"Agire spesso altera gli equilibri" sussurrò, fermandosi a sua volta e avvicinandosi, posizionato di fronte a me.
"Se si alterano non sono poi così tanto degli equilibri, no?".
Rise e mi appoggiò una mano sulla spalla facendomi sussultare per quel contatto improvviso.
"Volevo farlo a Galway, dopo averti portato a pranzo, ma...".
"Cosa?".
"Shh, voglio agire, non ne posso più. Maledetto Saverio che... Oh, insomma, non me ne frega...".
La sua mano passò dalla mia spalla alla mia guancia e mi attirò di più a sé, fissando il suo sguardo nel mio.
Lentamente si avvicinò al mio viso, come per chiedermi il permesso, e con una lentezza quasi esasperante appoggiò le labbra sulle mie mentre io, come reazione, ancoravo totalmente le braccia attorno al suo collo per sentirlo più vicino.
Il rumore delle auto, il chiacchiericcio dei passanti, il rumore del tram, tutto scomparve dai miei sensi, tutto ciò che non aveva a che fare con il ragazzo che mi stava stringendo a sé, la sua pelle contro la mia e le farfalle nello stomaco che mi stava causando.
Maurizio mi baciava con una dolcezza che si abbinava perfettamente al suo modo di porsi nei miei confronti, io rispondevo con fin troppo entusiasmo, sentendo che avrei voluto tenerlo lì con me, senza dovermi allontanare per le prossime ore.
Dal mio viso, la mano passò in vita per un vano tentativo di far aderire i nostri corpi ancora di più.
Non so come riuscimmo a separarci, entrambi senza fiato, ma quando lo guardai negli occhi vidi qualcosa che mi piaceva molto: sembrava... Felice.
Lo strinsi a me e non per quanto restammo così, quasi dimenticando che eravamo lì per una commissione e non per fatti nostri.
"Pensavo non ti andasse di baciarmi" mormorai, quando ritrovammo la forza di metterci in cammino, stretti l'una all'altra come se ci conoscessimo da una vita.
"Scherzi? Mi va da settimane, Ali, ma onestamente non credevo di avere speranze..." ammise, finalemente sicuro di sé.
"Posso capire il perché ma io so solo che ultimamente mi sento una persona nuova e sono sicura che tu abbia molto a che vedere con ciò" rivelai, ancora incredula per tutti quegli accaduti delle ultime ore.
"Non ti farò pressioni Alice, volevo solo farti capire che, beh, anche io so farmi avanti".
"Oh, questo l'ho visto!".
Finalmente arrivati al supermercato, ci sbrigammo a fare la piccola spesa e, vedendo che era passato un bel po' di tempo, mi affrettai a scrivere sul gruppo che prima ci eravamo persi e poi avevamo trovato tanta fila.
Appena fuori il negozio, Maurizio mi porse una confezione di cioccolatini mentre mi abbracciava da dietro, lasciandomi fin troppo sorpresa.
Era rotonda, con su scritti numerosi gusti accompagnati dalla foto corrispondente.
"Cosa....?".
"Ho pensato che ti ci voglia un altro po' di dolcezza, sei pur sempre il mio capo e volevo corromperti" sussurrò contro il mio orecchio, per poi baciarmi una guancia.
"Ma sei reale...?" esclamai, incredula, voltandomi in modo da trovarmelo di fronte.
"Direi di sì. Mi hai stregato, Alice" sussurrò, mentre questa volta ero io a baciarlo e a stringermi a lui, senza riuscire a celare una certa passione, tanto che mi ci volle un po' per separarmi da lui e restare razionale.
"Direi che...".
"Dobbiamo tornare, sì... E' quasi l'una, accidenti!".
Affrettammo il passo, ridendo per le bugie che avremmo raccontato, proprio mentre il mio cellulare squillava avvertendomi di aver ricevuto un messaggio.
Saverio: Accetterò questo vostro ritardo solo
se poi mi racconti cosa è successo ;)
Sorrisi, pensando che questo turno avrebbe potuto essere interessante nonostante lo staff non proprio simpatico.


*°*°*°
Rieccomi!
Capitolo di svolta: arriva il nuovo staff e , sì, Maurizio e Alice iniziano a darsi una mossa dopo due settimane di chiacchiere, momenti carini e strani allo stesso tempo.
Preparatevi a dei momenti di crisi tra Salvatore e Alba xD
Inoltre, ora entriamo ufficialmente nel vivo della storia, preparatevi perché non manca molto alla fine!
Come sempre vi lascio qualche spoiler:
"La mia giornata è già addolcita" sussurrò, lasciandomi un bacio su una guancia, per poi sospirare sul mio collo. "Alice, collabora, allontanati, sii un po' più antipatica, mi rendi tutto così... Difficile".


"Che cazzo, Alice, sei insistente! Posso avere i miei momenti no o dobbiamo per forza giocare a fare i migliori amici sempre e comunque? Sto coordinando questo caos da quasi venti giorni e voglio un momento da solo, in santa pace, senza gente petulante tra i coglioni, intesi?" esclamò, continuando ad ingnorarmi e a non guardarmi in faccia.


Stavo pensando all'eventualità di baciarlo quando la porta si aprì di scatto e comparve un Saverio alquanto agitato ma risoluto.


Cosa ne pensate?
Fatemi sapere,
a presto,
milly.
  
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