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Autore: artemisius    23/02/2019    0 recensioni
[dedicata a Nari ❤ ispirata ad uno dei suoi lavori]
"I raggi dorati avvolgevano Eichi – sembrava quasi dare l’idea di fluttuare in un barattolo di miele tiepido."
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eichi Tenshouin, Keito Hasumi
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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barattolo di miele.
jar of honey. - 
 
Svegliarsi con il dolce solletico che il sole gli faceva sulle palpebre non era mai stato un gran fastidio per Keito. Anzi, nei suoi giorni da studente, quando il weekend arrivava, si lasciava andare a quel piccolo piacere – si coricava nel letto, la sera, senza curarsi di sveglie da impostare o faccende da svolgere, e si lasciava svegliare dal sole il giorno dopo, con naturalezza. Erano quelle le mattine in cui apriva gli occhi e sentiva le sue membra finalmente riposate.
Quella mattina, però, il sole, che faceva un timido capolino attraverso le serrande chiuse solo per metà, lo svegliò prima del solito – lo capì in pochi secondi dal dolce intorpidimento del corpo e dalla sua mente che danzava dal variopinto, tenero mondo di Morfeo ad una realtà placida e silenziosa.
Nella sua assopita inconsapevolezza, sapeva di non essere completamente cosciente e sapeva di non essersi ancora riposato del tutto, eppure riusciva a sentire tutto, riusciva a percepire dentro di sé tutte le cose del mondo. Si trovava in un mondo materiale, ma non completamente – in quello stato, niente sembrava reale, ma gli sembrava più di essersi immerso in un sereno, quieto limbo, fluttuando dolcemente nella quiete della stanza e del mondo.
L’intero peso del suo corpo, la gamba sinistra dei suoi pantaloni che si era scomodamente rialzata fino al ginocchio durante la notte, una delle sue calze che pareva voler tentare una fuga furtiva tra le lenzuola, sfuggendo al suo piede, la morbidezza di quel cuscino, che probabilmente gli aveva anche ingarbugliato un po’ i capelli – riusciva a percepire dentro il suo animo tutte quelle piccole cose.
Ma l’unica cosa che percepiva davvero, nel profondo, quella cosa che gli baciò il cuore, era il tepore che abbracciava tutto il suo corpo assonnato. Le coperte, sopra di lui, come se non avessero peso, e i pochi raggi di sole che sbirciavano quella scena dalla finestra, accarezzandogli timidamente la sua mando destra – e poi, soprattutto, il corpo di Eichi, morbido e seraficamente tiepido contro il suo.
Eichi dormiva come un angelo. Pareva una creatura mistica, plasmata, da morbide mani divine, a immagine e somiglianza delle cose più pure e meravigliose che il mondo possedeva, una creatura caduta in un sonno profondo, riposando come se la sua essenza non stesse facendo nulla. Ma Keito, con la testa appoggiata alla schiena di Eichi e le loro dita amorevolmente intrecciate fra di loro, avvertiva tutte le piccole cose che accadevano in quel corpo.
Ne percepiva il respiro, lento e silenzioso, captando l’aria che, senza rumore, entrava nel corpo di Eichi come un fluido, un raggio sinuoso ed etereo, dal suo bel naso, poi dentro i polmoni e, infine, fuori dal suo corpo – e questo ancora, e ancora, e ancora.
Sentiva il battito di quel cuore fragile, che gli faceva vibrare dolcemente i timpani, pulsando regolarmente come se fosse la cosa più semplice e natruale del mondo.
Keito pensava davvero che quello che aveva davanti fosse un angelo, nonostante fosse piuttosto avverso nel definirlo come tale – sentiva che quella parola non era che un abusato cliché, banale e scontato. E le parole per descrivere quella meravigliosa bellezza non potevano essere vuote né scontate. Eppure non poteva pensare ad altro termine per il semplice motivo che le cose stavano così, la lingua umana non conosceva parole adatte a descrivere una creatura così splendida, con quei capelli biondi che, simili a tenere spighe di grano dorate, abbracciavano quel viso, costruito di lineamenti che parevano frutto di eleganti pennellate di un raro colore prezioso ed elegante.
I raggi dorati avvolgevano Eichi – sembrava quasi dare l’idea di fluttuare in un barattolo di miele tiepido.
Era l’immagine più bella che Keito avesse mai visto – niente che provenisse dalle gite, dai viaggi, da tutte le albe e da tutti i tramonti, i paesaggi osservati fino a quel momento, ma quell’immagine. Quello era il ritatto più bello che potesse chiedere all’universo.
Posò un bacio leggero come una farfalla sui capelli di Eichi, che seguì solo un piccolo movimento della sua mano, che strinse quella di Keito nella sua, senza aver alcuna intenzione di interrompere quel contatto così puro e piacevole.
Keito chiuse di nuovo gli occhi e, ricullato dal sonno e dall’intimo silenzio della stanza, pensò a quanto fosse fortunato.
A quanto fosse grato per le loro vite. A quanto fosse felice di essere vivo. Con Eichi.


 
   
 
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