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Autore: Moriko_    24/02/2019    2 recensioni
[Cells at Work! BLACK] [AA2153, U-1196]
"Quel diario poteva fornirgli qualsiasi prova, se solo avesse avuto il coraggio di darci un'occhiata.
D’istinto, lentamente la sua mano si avvicinò a quel prezioso documento… per poi ritirarsi di scatto, subito dopo."

In una giornata pacifica come le altre, la continua tentazione di leggere per intero un certo diario ha inaspettate conseguenze.
[Post-Capitolo 10 / Pre-Capitolo 11] [Missing moment]
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa a Keep the secret! a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 6493 (6480 senza la citazione iniziale)
★ Prompt/Traccia: “8. A trova il diario segreto di B e la tentazione di leggerlo è troppa.”

A/N: E rieccoci qui.
L’ultima volta avevo detto che avrei subito messo nero su bianco le mie idee improvvise… perciò, non appena ho visto l’iniziativa di Fanwriter.it (che ringrazio per l’opportunità ^^), ho deciso di dare anch’io un piccolo contributo!
Sono tornata su Cells at Work! BLACK non perché non sia una grande fan della serie principale (anzi!) ma perché… ecco… per una volta avevo intenzione di scrivere qualcosa di più leggero dai miei soliti pezzi. E, per una volta, far vedere una situazione tranquilla in uno spin-off che ha tutto tranne che la tranquillità, appunto. ^^”
Perciò niente avvertimento spoiler, stavolta! Tranne il fatto che questa fanfiction è ambientata subito dopo il Capitolo 10… che, per chi l’ha già letto, pone i protagonisti in uno scenario finalmente libero da pericoli letali!
Della suddetta iniziativa mi incuriosivano diversi prompt da associare con Cells at Work… ma alla fine ho scelto la numero 8. Un po’ perché mi divertiva l’idea di creare situazioni imbarazzanti tra cellule; un po’ perché ho subito pensato ad una U-1196 (per chi ancora non la conoscesse, la leucocita protagonista della serie) molto riservata… al tal punto di custodire gelosamente un diario. Finora nessuno ci ha detto che ogni globulo bianco ne possegga uno in dotazione… ma, ehi: siamo scrittori di fanfiction, e per questo abbiamo il dovere di dare libero sfogo alla nostra fantasia quando abbiamo in mente delle idee - giuste o sbagliate che siano… no? ;P
Quindi… bando alle ciance, vi lascio subito alla lettura!

Nota: Nessun globulo è stato maltrattato durante la realizzazione di questa storia. Ci tengo a precisarlo, perché il BLACK è una serie dove, di solito… succedono cose. ^^”
Come al solito, grazie a stellaskia che ha sempre la pazienza di dare un’occhiata alle mie pazze idee.
Infine (ma non per ultimo) la seguente fanfiction è dedicata a tutti i fan dei protagonisti… perché, insomma: loro due meritano davvero tanto! ;////;





Keep the Secret!



“Scrivere su un diario è come prendere fotografie con la matita.”
(Wim Kan)



La giornata nei vasi sanguigni scorreva tranquilla come mai prima d’allora. Le cellule stavano vivendo un periodo di pace, scandito di tanto in tanto dai classici “malanni di stagione” o da qualche germe che a volte riusciva a superare le prime difese dell’organismo.
Ma, fortunatamente, la situazione generale era sotto controllo.
Lungo la via che portava verso i polmoni uno degli eritrociti, dal codice AA2153, stava per iniziare il suo ennesimo turno lavorativo. Si fermò presso un ampio spiazzale alberato, sbadigliando e stiracchiando le braccia, per poi sistemarsi il berretto rosso e guardare verso l’orizzonte.
«Che bella giornata!» esclamò allegramente.
Da quando tutto era tornato alla normalità, il giovane fattorino era più sereno e determinato a svolgere i suoi doveri. Non si era mai sentito così felice di portare avanti le consegne che gli venivano assegnate dai suoi superiori, nel suo mondo natio ormai libero da quei gravi pericoli che lo avevano scosso fino a qualche tempo fa.
Meno germi, meno corse contro il tempo, più riposo.
E anche oggi… si comincia!

Mentre egli stava attraversando la zona della gola all’improvviso, di fronte a sé, cadde una delle grate che si trovavano sul soffitto e dalla quale giunse uno pneumococco. Senza pensarci due volte, il batterio corse verso il globulo rosso che, vedendolo arrivare a grande velocità, iniziò a scappare terrorizzato.
Tuttavia, dopo pochi secondi AA2153 arrestò la sua corsa: alle sue spalle udì le urla strazianti dello pneumococco, il quale era stato messo fuori gioco da uno dei difensori dell’organismo. Voltandosi, il giovane eritrocita riconobbe il suo salvatore: una splendida leucocita dai capelli lunghi e bianchi che, terminato il suo compito, ripose la sua katana nel fodero che portava sulle spalle.
Il globulo rosso si avvicinò a lei, salutandola con un sorriso.
«C-Ciao! G-Grazie per avermi salvato!»
«Nessun problema: è il mio lavoro.»
La leucocita, dal codice U-1196, sorrise a sua volta. «Ti vedo in gran forma. Sono contenta per te, Globulo rosso!»
L’altro arrossì leggermente a quel complimento. La dolcezza che quella leucocita mostrava nei suoi confronti lo colpiva sempre: bastava poco, una sua parola o un gesto, per rafforzare in lui quei profondi sentimenti di affetto che provava per lei. Quando fecero ritorno al di sotto della grata dalla quale U-1196 era uscita, l’eritrocita si fece coraggio e le chiese se lei fosse disposta a fargli compagnia per un breve tratto; ella stava per rispondergli positivamente quando, ad un tratto, le squillò la sua radio ricetrasmittente con un messaggio dal suo quartier generale.

[«A tutti i globuli bianchi: urgente convocazione nei linfonodi. Ripeto…»]

«Mi dispiace, devo andare!»
Con un balzo in alto U-1196 tornò verso la grata dalla quale era uscita; nello stesso momento, mentre AA2153 la salutò - un po’ sconsolato per l’improvvisa interruzione - e stava per riprendere di nuovo il suo incarico, venne colpito in testa da qualcosa. Massaggiandosi il capo dolorante si guardò prima in alto e poi intorno, alla ricerca dell’oggetto che sembrava essere letteralmente caduto dal cielo.
Notò così la presenza di un piccolo libro dalla copertina bianca accanto ai suoi piedi.
Lentamente si chinò per prenderlo - con un po’ di sospetto. Non si sa mai: poteva trattarsi anche di una trappola di qualche batterio!

AA2153 lo osservò più volte prima di aprirlo: il misterioso libro aveva solo qualche piega ai lati delle pagine, ma per il resto sembrava davvero nuovo e non aveva nemmeno scritte che indicassero di cosa parlasse.
Che strano… - gli venne da pensare. Cosa ci fa un oggetto del genere in questa zona? E perché è caduto dall’alto? Forse sarà un omaggio da parte dell’amministrazione, anche se… in realtà noi abbiamo già un taccuino sul quale annotare tutto ciò che ci serve. Davvero strano!
Dopo qualche secondo, con un po’ di timore aprì la prima pagina… e allora capì.

[U-1196 - Diario]

Il suo volto impallidì per la sorpresa: sbiancò a tal punto che, chiunque sarebbe passato da quelle parti, lo avrebbe facilmente scambiato per un granulocita neutrofilo travestito da eritrocita.
«“U”… La “U” è la sigla che di solito contraddistingue… il codice di un globulo bianco! Oh, caspita: ho in mano un diario di un globulo bianco… Ma, se è caduto dall’alto, allora…»
Rivolgendo lo sguardo verso la grata, in un lampo la sua mente rimise i pezzi al proprio posto come in un puzzle: capì che lui, un globulo rosso, aveva tra le mani un diario di un globulo bianco, e non di uno qualunque…
Deve essere accidentalmente caduto a lei quando è tornata lassù!
E, in una manciata di secondi, ben comprese la situazione nella quale era appena caduto.
«Oh, no: devo restituirglielo al più presto, altrimenti mi ucciderà!» si disse, provando a raggiungere la grata - aiutandosi con una scala che si trovava nei paraggi - e aprendola con la forza. Ci infilò la testa dentro, cercando di urlare il nome del proprietario di quel diario.
«Globulo bianco! Globulo bianco!»
La chiamò più volte, invano. Apparentemente, lei sembrava essere già lontana.
Nel frattempo, intorno a lui, si erano radunate le proprietarie della scala che l'eritrocita aveva “preso in prestito”: un gruppo di piastrine stava operando all’angolo della strada, e avevano appoggiato la scala contro il muro per organizzare il materiale che nel frattempo era arrivato per il loro lavoro.
«Globulo rosso,» disse una di loro, «… cosa stai facendo?»
«Quella è la grata riservata ai globuli bianchi,» aggiunse un’altra, «Cosa stai cercando, lassù?»
A quella voce AA2153 tirò nuovamente fuori la sua testa dalla grata e così notò la presenza delle piccoline che lo stavano fissando, incuriosite dal suo atteggiamento. Era raro che un globulo rosso si dedicasse a lavori diversi da quello della consegna dell’ossigeno… e l’urlare in un condotto sembrava essere abbastanza bizzarro anche per delle piccole cellule come loro.
«Quando hai finito con la scala, potresti restituircela? Per favore, ne abbiamo tanto bisogno!»
«Abbiamo bisogno di scaricare del materiale che ci è appena arrivato, ma non riusciamo ad arrivare così in alto!»
«Ti prego, ti prego!»
L’eritrocita sorrise e scese dalla scala, riponendo il diario nel marsupio che portava sempre con sé. «Va bene, vi darò una mano.»

Tanto il diario può aspettare. Ma devo trovarla al più presto, prima che possa pensare che gliel’abbia rubato di proposito mentre parlavamo…





Per tutta la giornata l’eritrocita aveva fatto molti giri dell’organismo, ma della bellissima leucocita sembrava non esserci traccia.
Tornò a casa sfinito e, dopo essersi tolto la giacca e il marsupio, si lasciò cadere sul letto, chiudendo gli occhi e rilassandosi per qualche minuto. Sorrise pensando a quel piccolo momento di riposo che gli era stato concesso, dovuto al fatto che - grazie al cielo! - negli ultimi tempi il corpo nel quale lavorava aveva compiuto molti e significativi progressi: subito dopo l’attacco di cuore che aveva subito, i livelli di monossido di carbonio si erano quasi azzerati e le vene si erano completamente ripulite, riducendo la presenza di batteri pericolosi in circolazione. L’unico problema serio sorto di recente era l’aumento dell’assunzione di zuccheri… ma, fortunatamente, era abbastanza tenuto sotto controllo dall’amministrazione e non aveva ancora causato gravi allarmi.
È tutto così tranquillo, adesso…
Aprì gli occhi e li rivolse verso il comodino dove aveva appoggiato il suo marsupio.
Così tranquillo, che quasi quasi potrei fermarmi per un attimo e studiare meglio il manuale… In effetti, da quando ho iniziato a lavorare, a malapena l’ho letto con attenzione… Prese il marsupio e lo aprì, prendendo il libro che stava cercando; nel farlo, però, distrattamente fece cadere sulle lenzuola anche quel diario che aveva trovato sul pavimento.

Il diario di Globulo bianco…

Quel diario dalla copertina candida, come la sua proprietaria, lo stava attirando come un pesce all’amo.
L’occasione era ghiotta: era da solo, nella sua stanza, senza possibilità di disturbo dall’esterno. In lui stava crescendo la curiosità di aprirlo, di saperne di più sulla vita quotidiana di un leucocita, che non gli sembrava tutto così “sangue e sbudellamento” a giudicare dal comportamento della sua collega… Ma, forse, poteva trattarsi solo di una sua impressione?
Quel diario poteva fornirgli qualsiasi prova, se solo avesse avuto il coraggio di darci un’occhiata.
D’istinto, lentamente la sua mano si avvicinò a quel prezioso documento… per poi ritirarsi di scatto, subito dopo.

… No, non devo aprirlo! È un diario personale, non ho il diritto di leggerlo! Meglio concentrarsi sul manuale…

Prese il suo manuale e lo aprì, proponendosi di studiare attentamente il primo paragrafo; tuttavia, com’era prevedibile, subito dopo i suoi pensieri tornarono su quel diario. In quel momento sembrava che l’oggetto gli stesse parlando, sussurrandogli dolcemente un «Aprimi se vuoi saperne di più~», attraendolo a sé come una calamita…
«Non mi tentare!» esclamò l’eritrocita, scaraventando il diario sul pavimento con uno schiaffo. Pochi secondi dopo, però, si allarmò per ciò che aveva appena fatto: lo riprese tra le mani e lo ripulì dall’eventuale polvere che si era posata.
«Scusa, scusa, scusa!» disse al diario, «Non lo farò più, giuro!»
Poi, accertatosi che non aveva subìto danni, lo ripose sul comodino e così tornò ad immergersi nel suo amato manuale di lavoro, pensando di riuscire finalmente a concentrarsi sui suoi doveri.
Ma la sua mente tornò subito . Quel diario stava suscitando in lui una crescente sensazione di curiosità, come se quell’oggetto fosse diventato una specie di martello che andava a ritmo nella sua testa, ossessionandolo mentre leggeva il suo manuale.

Ba-bump!

«Manuale di un globulo rosso, Capitolo I…» disse, seguendo le prime righe del testo che stava consultando. Dopo aver dato una fugace occhiata a quel diario, tornò al suo dovere.
«“Doveri del globulo rosso. Un globulo rosso deve rispettare…”»

Ba-bump!

I suoi occhi si spostarono, di nuovo, sul candido diario. In quel momento pensò che era così diverso dal suo manuale: quest’ultimo aveva, infatti, la copertina rossa, mentre quel diario era completamente bianco.
Terminata questa breve analisi, decise di proseguire il suo studio.
«Dunque…» si disse, tornando a guardare il testo del manuale che aveva tra le mani, «“Un globulo rosso deve rispettare i seguenti compiti: trasportare l’ossigeno e consegnarlo ad ogni cellula…”»

Ba-bump!

«Dicevo!» esclamò, alzando il libro per coprire la visuale dell’intera stanza e, dunque, anche quel dannato diario che lo stava distraendo con la sua semplice esistenza. «“Trasportare l’ossigeno e consegnarlo ad ogni cellula del corpo; portare l’anidride carbonica…”»

Ba-bump!

«“… ai polmoni, che provvederanno…”» continuò, alzandosi dal letto e voltando le spalle a quel comodino sul quale era riposto quel maledetto diario, «“… alla sua espulsione; collaborare con le altre cellule del sangue…”»

Oh… non ci riesco!

Sfinito da quella tortura AA2153 chiuse di scatto il suo manuale, riponendolo nel suo marsupio e sedendosi nuovamente sul suo letto; dopodiché si rivolse al famigerato diario, causa della sua continua distrazione dallo studio.
«Ok…» disse sospirando e puntandogli contro un dito, «… a questo giro hai vinto tu! Mi arrendo, ti darò un’occhiata! Ma tu prometti di non dire niente a Globulo bianco, ok?»
La sua curiosità aveva raggiunto apici molto alti al punto di riuscire ad afferrare, senza pensarci e senza farsi troppi problemi rispetto a qualche minuto prima, quel diario e aprire nuovamente la prima pagina.
Il titolo che aveva già visto prima, “U-1196 - Diario”, fece avvampare le sue guance e, prima di girare la pagina, tornò a pensare mentre con delicatezza e rispetto sfiorò quelle lettere nere scritte sulla carta bianca.

Starò… starò facendo la cosa giusta? E se un giorno Globulo bianco venisse a scoprilo? E se questo libro, in realtà, potesse parlare e così spifferarle tutta la verità?

… Ma cosa sto pensando? - si chiese, portandosi una mano sulla fronte - … Di certo i libri non parlano! Non va bene, sto iniziando a delirare… e devo fare subito qualcosa!
Devo farmi coraggio, e…
Con un po’ di timore e attenzione, finalmente riuscì a girare quella pagina. Subito dopo vide la presenza di un breve testo, scritto con una grafia simile a quella dei bambini, preceduto da una fotografia della sua compagna da giovane. In quell’immagine era molto piccola, con i capelli a caschetto, e il suo sguardo lasciava presagire molta determinazione anche se, allo stesso tempo, era colmo di imbarazzo e intimidazione.

“Caro diario… oggi è il primo giorno di esercitazione al campo! Abbiamo conosciuto la nostra maestra, e sembra così forte e gentile: vorrei tanto diventare come lei, quando anch’io sarò un globulo bianco! Ci hanno anche mostrato delle armi che useremo quando saremo grandi, soprattutto la katana: è davvero stupenda, e non vedo l’ora di averla tra le mani… quella vera, intendo (quella che si vede nella fotografia è solo un giocattolo, purtroppo)
Non sto più nella pelle: mi impegnerò e ce la metterò tutta per maturare in fretta!”


Con un sorriso commosso AA2153 chiuse nuovamente il diario, tenendolo ben stretto tra le sue mani.
«Ma cosa sto facendo?» si chiese. «Io… forse dovrei fermarmi qui. È come se lei vedesse i miei di ricordi: cosa penserebbe di me, a quel punto?»
L’eritrocita si voltò ad osservare la fotografia che aveva sul suo comodino. Quell’immagine, a lui tanto cara, di due globuli rossi colti in un momento felice della loro vita: lui e AC1677 alla fine della cerimonia della loro enucleazione… Allora gli tornò alla mente di quando era solo un piccolo eritroblasto e aveva vissuto nel midollo osseo rosso, al fianco del suo grande amico: spesso giocavano e, con la guida dei macrofagi, iniziavano ad imparare le prime cose di quel grande e immenso mondo dove avrebbero lavorato, un giorno che sembrava così lontano. Di quel periodo, molto forte era il ricordo di lui come eritroblasto molto insicuro, che si arrendeva di fronte ai pericoli, che piangeva di fronte a qualsiasi difficoltà.
E, a pensarci bene, fino a qualche tempo prima, sembrava che lui non fosse cambiato per niente… così come lei, che già in quelle prime parole appariva come quella splendida leucocita forte e coraggiosa che egli aveva conosciuto.
«Lei sembra così forte e sicura di sé nel suo diario; io, invece…»
Gli tremarono le mani, incerto se proseguire la lettura o meno. Alla fine tornò ad aprirlo, dando un’occhiata alle altre annotazioni… finché una in particolare attirò la sua attenzione.
Questa volta non vi erano immagini ma solo poche frasi, accompagnate alla fine da un piccolo disegno del suo volto colmo della sua determinazione.

“Caro diario, oggi mi sono affacciata alla finestra del corridoio dalla quale si vede il luogo dove spesso giochiamo insieme, e ho notato un piccolo eritroblasto con gli occhiali che sorrideva mentre rincorreva il suo amichetto, anche lui felice.
Così ho deciso: d’ora in poi mi impegnerò e mi allenerò duramente, per proteggere quei sorrisi e quello delle altre cellule! Non permetterò a nessuno di fare loro del male!”


Di fronte a quelle parole AA2153 si commosse ancora di più, immaginandosi il protagonista di quella scena. Se doveva essere sincero non si ricordava una cosa del genere, essendo quello un avvenimento piuttosto distante… ma il pensiero che qualcuno avesse vegliato su di lui fin da piccolo lo rasserenò.
Stava avendo la conferma che, in fondo, i leucociti non erano solo spietati assassini… anzi. Per loro il fatto di proteggere i globuli rossi non era solo una questione di dovere, ma era proprio insito nella loro natura: difendere ciascuna cellula sana, per vivere in un mondo migliore.
E tutto ciò non doveva essere solo il pensiero di U-1196, probabilmente.
A quel punto, l’eritrocita chiuse il diario e con un sorriso lo ripose nel marsupio, rivestendosi e uscendo dalla sua dimora.

Globulo bianco, prometto di restituirti questo diario al più presto!





Mentre stava percorrendo la strada per tornare ai polmoni e restituire così l’anidride carbonica che aveva accumulato, davanti agli occhi di AA2153 improvvisamente sbucarono due figure femminili, vestite di bianco come i granulociti neutrofili.
«Oh, ma tu sei… quello che di solito è sempre con U-1196!»
«Ciao, Globulo rosso!»
L’eritrocita le salutò alzando timidamente la mano. Era la prima volta che vedeva le amiche della splendida leucocita senza di lei.
Davvero insolito.
Decise di avvicinarsi a loro e chiese: «Sto cercando la vostra compagna: sapete dove si trova in questo momento?»
Una di loro reclinò la testa. «È piuttosto strano: dopo la convocazione di qualche ora fa non l’abbiamo più vista…»
L’altra portò una mano sotto il mento, nell’atto di riflettere. «Ora che ci penso… ad un certo punto è iniziata ad entrare nel panico totale. Ha guardato in continuazione il pavimento e subito dopo ogni angolo dei linfonodi dove abbiamo tenuto la riunione, mormorando una cosa del tipo “Il mio diario… Il mio prezioso diario…” E così, senza dirci nulla, in un lampo si è staccata dal gruppo!»
«Sai, Globulo rosso: lei ci tiene molto a quel diario.»
«Talmente tanto che non permette a niente e a nessuno di mostrarlo… nemmeno a noi che siamo le sue amiche!»
«Una volta che l’ho preso in mano, me l’ha tolto di scatto guardandomi in cagnesco, e dicendomi: “Azzardati anche solo ad aprirlo, e sarai la prima a pagarne le conseguenze.”»
«Oh, cielo! Di questo passo scommetto che potrebbe arrivare ad uccidere anche colui che in questo momento lo possiede…»
«Speriamo allora che non sia finito nelle mani di qualche cellula dendritica! A costo di recuperare il suo diario, U-1196 potrebbe distruggerle tutte!»
Nel bel mezzo di questo scambio di battute, AA2153 iniziò a sudare freddo. Il discorso delle due, molto scherzoso per loro - ma evidentemente non per il povero eritrocita, che stava ascoltando cose molto terribili sulla vera natura dei leucociti - era come una lama che, a poco a poco, stava affondando nei suoi tessuti.
Iniziò a tremare come una foglia, sbiancando d’un colpo.
… Mi distruggerà con l’emolisi!
Ma le due guerriere, notando il palese stato d’animo dell’eritrocita, cercarono di rassicurarlo. «Oh, ma non preoccuparti: se fossi tu a trovarlo, penso che a te non torcerebbe un capello!»
«Beato te che sei un sano globulo rosso: non può farti fuori se non ha l’autorizzazione dal nostro quartier generale!»
«Ma, tornando al diario… secondo te perché ci tiene così tanto? Cosa avrà scritto di così… segreto?»
Le ultime parole fecero ridestare AA2153 dal panico ed a farlo tornare con i piedi per terra. «Perché, anche voi globuli bianchi avete dei segreti?»
«Certo che sì!» rispose una di loro. «Siamo delle guerriere spietate… ma dentro di noi abbiamo anche una risorsa di segreti che voi globuli rossi non potete nemmeno immaginare!»
«Tipo?» chiese l’eritrocita, curioso.
«Se è un segreto, non posso dirtelo. Ti pare?»
«Tipo che una volta U-1196 stava pattugliando l’area delle cavità nasali, inseguendo di nascosto qualcuno di nostra conoscenza che di certo non era un tipo sospetto: di sicuro avrà scritto anche questo sul suo diario!» sussurrò l’altra, scoppiando a ridere subito dopo nel vedere la compagna che le aveva dato una leggera gomitata e stava per urlarle “Ma sei scema?”
«Ma non preoccuparti…» aggiunse poi la leucocita, «Sono certa che tu saprai mantenere questo segreto… giusto?»
«C-Certo!»
A quel punto AA2153 cercò di congedarsi dalle due, salutandole ed iniziando ad allontanarsi da loro. L’atmosfera stava diventando fin troppo pesante, così tanto dal riportargli alla mente tutti quegli avvenimenti funesti che avevano vissuto in passato.
Svoltato l’angolo della strada, finalmente diede sfogo alle sue paure: iniziò a correre all’impazzata finché non si fermò in un vicolo nascosto. Lì si accasciò per poi sedersi a terra, prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca della giacca e con quella si asciugò il sudore che gli era sceso lungo il suo volto.
Cercò di riprendersi da tutto quello che aveva udito, e giurò a se stesso che avrebbe dimenticato l’esistenza di quel diario per evitare delle grane… sennonché gli tornò alla mente una delle ultime frasi del discorso che le due compagne di U-1196 gli avevano fatto.
«Qualcuno… di loro conoscenza?» si chiese, insospettito dall’accento che quella leucocita aveva dato alle sue parole. Dal tono sembravano essere riferite a lui che, in effetti, qualche tempo prima aveva eseguito una consegna proprio nelle cavità nasali; eppure…
Scoppiò a ridere, bollando a quell’eventuale situazione come una delle più assurde che avesse mai sentito.

Ahahah, come se Globulo bianco fosse diventata la mia guardia del corpo! È vero che di recente ci incontriamo spesso… ma arrivare a tal punto mi sembra abbastanza strano, anche per una persona riservata come lei!
Certo che, se fosse vero… Meglio non pensarci: tanto non può essere vero!


Anche se non poteva saperlo, in realtà si stava sbagliando.





Terminate le consegne giornaliere, AA2153 fece nuovamente ritorno nella sua dimora, togliendosi nuovamente giacca e marsupio e rimettendosi sul letto.
La tensione stava salendo: in tutto quel tempo non aveva ancora incontrato U-1196 che, con molta probabilità, dal racconto delle sue amiche stava già iniziando ad impazzire per la perdita del suo diario. L’eritrocita rivolse il suo sguardo verso la finestra della sua stanza, che si affacciava sulle altre abitazioni del quartiere.

E se… all’improvviso, sbucasse da quella finestra, minacciandomi di darle il diario?

I suoi occhi si spalancarono a quel pensiero. Si alzò dal letto, chiudendo in un batter d’occhio la finestra e la porta a chiave, pensando così di assicurarsi maggiore protezione; tuttavia, il senso di colpa che stava provando, lo portò ad elaborare pensieri peggiori.

Anche se… potrebbe comunque sfondare quella finestra! È un granulocita neutrofilo, può comunque arrivare qui senza farsi troppi problemi!

Si buttò nuovamente sul letto, affondando il suo volto nel cuscino.
Il peso del suo peccato lo stava facendo sprofondare nel panico totale… finché, ad un tratto, si ricordò delle parole della compagna di U-1196: non più quelle relative al loro lavoro di efferati assassini, ma inerenti all’ipotesi del ritrovamento del diario della leucocita da parte di lui.

«Se fossi tu a trovarlo, penso che a te non torcerebbe un capello!»

In effetti, di recente non era più così raro che si incontrasse proprio con U-1196 nei vasi sanguigni… ma, da quando aveva perso quel diario, non l’aveva più vista né sentito parlare di lei in giro.
E in quel momento un altro pensiero, questa volta più serio e funesto, gli balzò improvvisamente nella sua mente.

Nemmeno le sue compagne l’hanno più vista… E se invece fosse stata… vittima di qualche trappola?

«… Ma no: cosa sto pensando! Trappola? Sono certo che stia bene, ahahah…» disse ridendo nervosamente, avvicinandosi al suo marsupio e prendendo da esso il diario di U-1196. «Ora devo solo pensare a trovarla, ovunque si trovi, e così a restituirle questo oggetto… già!»
Il suo sorriso si spense nell’osservare ciò che aveva in mano. Iniziò a pensare che, se in quel momento la leucocita fosse stata davvero in pericolo, quella per lui sarebbe stata l’ultima occasione per capire dove si trovava e, dunque, salvarla.
E la soluzione poteva essere proprio quel diario. Poteva aprirlo ed analizzarlo per intero, scoprendo ulteriori segreti legati ad esso, ma… alla fine ebbe un’opposta reazione.
Scosse la testa. «… No. Ho promesso che non l’avrei più aperto, e non lo farò di certo ora,» si disse. «Mi è già andata bene una volta: non potrà andarmi bene anche alla seconda… E, poi, chi mi assicura che dentro troverò la soluzione al mio problema? Potrei anche non trovarlo e, anzi, alla fine beccarmi anche un pesante rimprovero da parte sua!»
Pose dolcemente il diario sul comodino, coricandosi sul letto.
«Non preoccuparti, Globulo bianco: qui il tuo diario è in buone mani. Se solo riuscissi a sapere dove ti trovi in questo momento… senza cercare di aprirlo, ovviamente…» sussurrò l’eritrocita, cercando di riposarsi.

Sfortunatamente per lui, il suo riposo durò poco. La crescente preoccupazione per la sua collega di lavoro lo aveva posto in uno stato di massima allerta, dalla quale AA2153 non sapeva come uscirne.
Voleva prendere in mano quel diario, quel maledetto diario; ma d’altro canto non voleva invadere ulteriormente la privacy della leucocita, venendo ulteriormente a conoscenza di segreti che lo avrebbero posto in una condizione davvero spiacevole.
Si alzò, iniziando a camminare ininterrottamente nella stanza, mentre dentro di lui l’ansia e l’angoscia stavano crescendo sempre più.
«Cosa faccio… Cosa faccio? Globulo bianco, cosa devo fare?»
Era diviso tra il senso di dovere di aiutare qualcuno che, probabilmente, era in difficoltà, e la semplice curiosità di saperne di più su qualcuno a cui teneva molto. Sapeva che la decisione che avrebbe voluto prendere sarebbe risultata in un’arma a doppio taglio: l’avrebbe aiutata, sì, ma a quale prezzo?
Dopo altri minuti, finalmente l’eritrocita giunse ad una svolta: si avvicinò al comodino e afferrò con determinazione quell’oggetto che da qualche ora era diventato più un tormento che uno strumento di gioia.
«… Perdonami, Globulo bianco… Sappi che lo sto facendo per il tuo bene.»
Pensò che nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto utilizzare quell’ultima frase come scusa per giustificare ciò che stava per fare. Scavare nel passato di una persona senza autorizzazione, entrando nelle viscere dei suoi più profondi segreti, non era una cosa piacevole per nessuno.
Si sedette nuovamente sul letto, aprendo - per l’ennesima volta - quell’oggetto.
Pagina dopo pagina, AA2153 avvertì sempre più quel peso di sconforto che stava gravando sulla sua coscienza. Stava pregando che, da qualche parte in quel diario, almeno nelle ultime pagine avrebbe trovato un indizio, una chiave che avrebbe portato a ritrovare le sue tracce: in tal modo, aveva maggiore possibilità che non sarebbe stato subito freddato dall’albina una volta che lei avrebbe scoperto tutta la verità.
Ma… nulla. Anzi, nulla di così tetro e misterioso nella storia di quel diario: i primi allenamenti, la determinazione della futura leucocita e il suo desiderio di proteggere le altre cellule che era diventato sempre più forte nel corso del tempo, la consegna delle armi nel giorno della maturazione e le prime missioni, sempre più difficili.
E poi, ad un tratto…

“Caro diario,
un globulo bianco può essere davvero spietato e gentile allo stesso tempo?”


Quelle parole catturarono l’attenzione dell’eritrocita. Quella domanda… era la stessa che anche lui si era posto, quando aveva iniziato a conoscerla.
Dopo qualche secondo di incertezza decise di proseguire: era deciso ad andare fino in fondo e saperne di più. Lesse la data, e notò che era stato scritto a ridosso di quell’attacco di cuore che avevano vissuto con grande trepidazione, chiedendosi se mai ne sarebbero usciti vivi.

“Mi chiedo se un globulo bianco possa diventare un simbolo di contraddizione, dato che siamo degli efferati assassini con i nemici ma, contemporaneamente, abbiamo dei sentimenti di protezione nei confronti dei nostri simili.
Mi chiedo se un giorno avrò il coraggio di affrontare qualcuno che io ho sempre voluto bene, ma che nel frattempo potrebbe diventare il mio peggior nemico. Non so se riuscirei ad alzare la mia lama contro di questa persona… e questo pensiero inizia a tormentarmi.
Questo corpo sta peggiorando di ora in ora, e temo che presto potremmo prepararci al peggio. Potrebbe accadere qualunque cosa, ormai: vene ostruite… ma anche la proliferazione di cellule tumorali. Ecco, non so cosa mi preoccupi di più in questo momento: non voglio che la ragione per la quale sto combattendo si possa trasformare in qualcosa che potrebbe ferirmi.
Tempo fa ti avevo promesso che avrei protetto i sorrisi di tutte le cellule, comprese quelle dei globuli rossi. Voglio continuare a mantenere questa promessa, ma se un giorno le persone a me care dovessero ritorcersi contro di me… cosa farò, allora? Avrò la freddezza di eliminarle?
E se invece… non dovessi farcela? Se un giorno non riuscirò a salvarle? Se dovessero morire di fronte ai miei occhi, mentre io sono impotente?
Pensavo di essere diventata forte… pensavo di essermi allenata abbastanza per scongiurare una tale eventualità! Per la prima volta, mi sento debole di fronte a tutto questo.”


L’eritrocita si lasciò cadere sul letto, cercando di riordinare la sua mente che era entrata in totale confusione dopo la lettura di quelle ultime righe.
«Dentro di noi abbiamo anche una risorsa di segreti che voi globuli rossi non potete nemmeno immaginare!» gli era stato detto qualche ora prima. E, forse, sarebbe stato meglio per lui se non avesse mai visto quel diario.
Se solo lo avesse lasciato dov’era, forse la leucocita lo avrebbe recuperato, e lui non avrebbe mai saputo nulla dei suoi veri sentimenti… o forse no?

“Eppure…
… devo continuare ad essere quella che infonde coraggio a tutti. Devo continuare a sorridere, ad andare avanti nella mia quotidiana battaglia, a non lasciarmi sopraffare dalle mie emozioni quando arriveranno dei momenti tragici, che potrebbero dare una svolta alla mia vita.
Devo farlo per tutti loro. Per le mie compagne, che mi hanno sempre vista come una sorella molto forte. Per i miei superiori, che mi spronano ad agire seguendo la giustizia che abbiamo appreso. Per tutte le cellule, che aspettano di essere salvate dai pericoli che corrono ogni giorno. E, soprattutto…”


AA2153 fece una grande fatica a leggere l’ultima parte del testo. Sembrava che avesse aperto il vaso di Pandora, con tutti quei segreti che stavano fuoriuscendo in una volta sola e che stavano distruggendo tutte le sue certezze.
In quel momento si rese conto di aver scoperto anche fin troppo, dal momento in cui quei segreti stavano iniziando a riguardare più da vicino anche…

“… lui, e i suoi compagni.
Se devo essere sincera, fin dalla prima volta che l’ho incontrato mi ha subito ricordato la ragione per la quale ho deciso di percorrere a denti stretti questa difficile strada.
C’è un motivo per il quale mi sono ripromessa, più volte, di non parlare di lui in questo diario - perché, diciamoci la verità: a chi mai potrebbe importare della storia di un globulo rosso in un diario di un globulo bianco?
Ma adesso no, non ha più senso questo ragionamento… ed ecco perché, solo ora, ho deciso di farlo. Mi ha ricordato quell’eritroblasto che avevo visto quel giorno ormai lontano, quello sorridente con gli occhiali - ricordi? Ma, a differenza di quel piccolino, quell’eritrocita all’inizio non sorrideva mai. Era sempre disperato, catapultato in situazioni assurde dalle quali sarebbe stato quasi impossibile uscirne senza l’aiuto di qualcuno come me.
Nonostante ciò, la sua determinazione lo sta portando alla sua completa maturazione - anche, probabilmente, non si sta ancora rendendo conto di ciò.
Ed io, fin da subito, ho capito cosa dovevo fare. Dovevo stargli dietro, per evitare che si cacciasse in qualche brutto guaio (come se avessi detto qualcosa di nuovo, ormai in questo ambiente i guai sono all’ordine del giorno)… e, soprattutto, incoraggiarlo nel suo lavoro. Lo sto seguendo da lontano, a poco a poco, per vedere se un giorno riuscirà a superare qualsiasi difficoltà con sempre più maggiore determinazione - magari con quel sorriso che un po’ manca a tutti noi.
Non sarà facile, ma sono convinta che prima o poi ci riuscirà.
Sono certa che arriverà presto il momento in cui noi due potremo guardarci negli occhi, in un mondo migliore di questo dove stiamo vivendo (la speranza è l’ultima a morire, lo sai), e potrò chiamarlo…”


«Senpai!»
Una voce maschile, accompagnata da un leggero bussare alla porta della sua abitazione, lo riportò alla realtà. Solo allora si rese conto di avere gli occhi lucidi, il volto rigato dalle lacrime che involontariamente stavano scendendo lungo le sue guance.
Si tolse gli occhiali e si asciugò gli occhi, mentre quella voce tornò a farsi sentire.

«Senpai, sei in casa? Qui iniziamo a preoccuparci: stai bene?»

«… Accidenti, ho perso un sacco di tempo: devo rientrare a lavoro!»
In men che non si dica raggiunse l’ingresso dell’abitazione e aprì la porta. Di fronte a lui trovò il suo kohai dalle guance rosse, NC8429, che subito lo afferrò per il braccio e iniziò a piagnucolare di gioia. «Grazie al cielo sei ancora vivo!»
«Ti chiedo scusa, mi sono appisolato― Ehi! Non sono ancora morto! Dammi solo il tempo di cambiarmi e sarò subito da voi. Nel frattempo tu raggiungi il senpai, così gli comunichi che sto arrivando.»
AA2153 stette per voltargli le spalle, quando un colpo di tosse richiamò la sua attenzione.
«Dimmi: cosa c’è?»
Il kohai portò una mano dietro la nuca, allarmandosi. «Erm… perdonami, senpai: mi sono perso. Potresti accompagnarmi da lui, per favore?»
«Ancora?» chiese l’eritrocita rassegnato da quella situazione: ormai era abituato a quel ragazzino che gli ricordava così tanto lui alle prime armi… con l’unica differenza che egli non aveva ricevuto alcun addestramento, mentre NC8429 era stato affiancato a lui fin da subito.
Con un sorriso, gli fece cenno di attendere all’esterno dell’abitazione. «E va bene, aspettami qui fuori: arrivo in un baleno.»
Chiudendosi la porta alle spalle, si rivestì per poi tornare al capezzale del suo letto dove aveva lasciato il diario. Lo prese e lesse l’ultima parola di quel testo che l’aveva commosso.

“… Globulo rosso…”

«Già, puoi dirlo forte,» disse mentre ripose il diario nel suo marsupio, sorridendo dolcemente. «Grazie di tutto, Globulo bianco.»





Devo trovarla il prima possibile. Ma… dove sarà finita?

Anche quel turno di lavoro sembrava concludersi con un nulla di fatto per il giovane eritrocita. Approfittando del suo impegno lavorativo aveva controllato in ogni angolo del corpo con attenzione, alla ricerca di un segno del passaggio della leucocita.
Ma, nulla di nulla. Nonostante i suoi sforzi, non era ancora riuscito a rintracciarla; aveva altresì provato a chiedere ovunque, a tutti i destinatari delle sue consegne, però senza alcun risultato effettivo.
Giunse così nei pressi della dimora di una cellula dendritica. Alzando lo sguardo notò i rami del grande albero che si diramavano in tutta la zona: le verdi fronde facevano da ombra alla luce che proveniva dagli alti lampioni, illuminati come segno dell’inizio della fase notturna del corpo.
AA2153 camminò lungo il percorso ligneo, fatto di scale e di piani intermedi, per poi raggiungere il punto dove solitamente le cellule dendritiche accoglievano i visitatori e svolgevano i loro compiti relativi all’immunità: una sorta di piccola reception ricavata all’interno della corteccia dell’albero.
Solitamente non vi era nessuno in quel punto d’accoglienza… ma, con grande sorpresa, il globulo rosso notò di fronte a lui la presenza di un’altra persona, a lui molto familiare, che stava parlando con la cellula dendritica che in quel momento era di turno.

… O, per meglio dire, con la sua richiesta era quasi sul punto di assillarla.

«La prego, per me è importante!»
«M-Mi dispiace,» rispose la cellula dendritica, cercando di giustificarsi in ogni modo. «Non ho visto quel diario, e qui non si è ancora presentato qualcuno che ne fosse in posses―»
A quel punto l’altra cellula, resosi conto di non essere riuscita a trovare una soluzione al suo problema, fece una cosa che mai e poi mai avrebbe pensato di fare in tutta la sua vita: si inginocchiò al cospetto della cellula, chinando la testa contro il pavimento ligneo.
«La scongiuro… almeno mi dia una mano a ritrovarlo… Quel diario è troppo prezioso per me, e sono disposta a tutto pur di riaverlo!»
Di fronte a quella scena AA2153 restò a bocca aperta. Poi, seppur con un po’ di esitazione, decise di prendere la parola chiamando per nome quella cellula che era sul bordo della disperazione:
«… Globulo bianco? Sei tu?»
A quella voce la cellula in questione si voltò, e vide il giovane fattorino che la stava osservando con gli occhi lucidi. In quel momento le sembrava sconvolto, come se anche lui stesse cercando qualcosa - o qualcuno - con grande trepidazione.
«Globulo… rosso? Ecco…» iniziò a dire, per poi alzarsi di scatto e abbassarsi la visiera del berretto che indossava, per nascondere il suo imbarazzo. «N-Non è quel che sembra: posso spiegare! Ho perso una delle mie preziose armi, perciò…»
Ma l’eritrocita non si curò di quelle parole. Si avvicinò a lei, afferrandole la mano per stringerla tra le sue. «Grazie al cielo sei viva… Sei viva! Non ti ho più vista, e―»
«Viva?» chiese lei, mentre le sue guance arrossirono per quel dolce contatto, «Non devi preoccuparti per me… Per fortuna la generale situazione di questo corpo non è più grave come un tempo: il sistema immunitario sta nuovamente rinforzandosi.»
«A proposito! Ho qualcosa da darti!»
AA2153 lasciò la mano della leucocita e dal suo marsupio prese quel diario, che per lui era stata più causa di tormenti che di gioie, per poi porgerlo a lei. «Ti stavo cercando anche per questo. Credo che ti appartenga: ti è caduto subito dopo che ci siamo separati… Scusami se non sono riuscito a restituirtelo prima: ho provato più volte a rintracciarti, ma tu―»
Il discorso dell’eritrocita venne interrotto da un improvviso abbraccio da parte di U-1196: ella era talmente disperata che avrebbe ben volentieri abbracciato chiunque le fosse stata d’aiuto nella sua ricerca ma, in quel momento, quell’abbraccio aveva un sapore diverso.
Il suo diario era stato ritrovato non da una cellula qualunque, né da un nemico… ma da qualcuno a cui era molto legata.
Ed ella pensò che, forse, in fondo non doveva essere stato un caso.


Quella sera, dopo essersi congedata dall’eritrocita, U-1196 si sedette in un accumulo marginale del vaso sanguigno che stava percorrendo, con la schiena contro la parete.
Da quella posizione nascosta riusciva ad osservare ogni cosa che stava accadendo intorno a lei. Anche nella sua fase notturna, la vita delle cellule continuava a scorrere tranquilla: il traffico nella circolazione sanguigna era ridotto, e la maggior parte delle dimore delle cellule comuni avevano le illuminazioni spente, lasciando maggiore evidenza alle strade che si districavano lungo tutto il settore.
Era un panorama stupendo, di fronte al quale la leucocita non poté evitare di sorridere.
Accertatasi che nessuno la stesse osservando, prese il suo diario e lo aprì, tornando ad annotare minuziosamente i suoi pensieri e le sensazioni che aveva avuto da quando lo aveva perso al momento in cui lo aveva ritrovato.
All’improvviso, però, un piccolo foglio bianco dalla forma quadrata si posò sulla pagina dove stava scrivendo, in apparenza caduto dal cielo. La leucocita si guardò intorno prima di prenderlo in mano e scoprire che in realtà era una fotografia, sulla quale vi era una pellicola bianca che copriva il lato dell’immagine.
U-1196 la rimosse con delicatezza, rivelando così che si trattava dell’abbraccio che, qualche ora prima, lei aveva dato al suo amico eritrocita. Iniziando a capire chi avesse scattato la fotografia in quel momento, avvampò e di scatto girò la fotografia, notando il seguente messaggio:

“Visto che ci tieni così tanto al tuo diario segreto, ti voglio fare un regalo: credo che questa fotografia ti sarà utile per accompagnare ciò che scriverai questa sera.
E ricordati che qualsiasi emozione che proverai sarà segretamente custodita da noi… e un giorno potrà essere usata per il tuo bene!

―Cellula dendritica”



La leucocita cercò di nascondere il suo imbarazzo e, il più possibile, di trattenere le urla. In quell’attimo giurò di trovare un modo per occultare l’esistenza del suo amato diario, definitivamente.
Alla fine, quell’oggetto stava diventando fin troppo pericoloso anche per la sua bellissima proprietaria.

Se solo non avessi il dovere di portarlo sempre con me a causa del mio lavoro… lo brucerei volentieri nella prossima infiammazione che questo corpo avrà!




A/N [Ovvero: angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Probabilmente chi è già arrivato a buon punto con la lettura di questo spin-off se ne sarà accorto… Ho inserito qualche elemento (che in realtà non è spoiler) presente in alcuni punti dei capitoli del manga. Tenendo conto che tutto questo accade dopo il Capitolo 10, che rappresenta il finale da 92 minuti di applausi della prima parte, dunque abbiamo:
- la questione “Come U-1196 chiama AA2153?” (dove, per ben nove capitoli lo chiama “novellino” mentre dal Capitolo 11 inizia a chiamarlo “Globulo rosso”). Dunque, per chi si è fermato al Capitolo 10 e si sta chiedendo come mai in questa sede lei lo abbia chiamato “Globulo rosso”, tranquilli: tutto nella norma e scusate, nel frattempo vado a piangere lacrime d’amore per questi due <3
- i linfonodi vengono sottolineati come punto di raduno dei globuli bianchi nel Capitolo 4. Perciò, lo immagino come “quartier generale dei leucociti”, dove di tanto in tanto i globuli bianchi si incontrano anche per le comunicazioni strettamente riservate (per fare il punto della situazione… un po’ come le classiche riunioni di condominio, per intenderci XD)
- la scena delle piastrine carinissime anche nel BLACK <3 che non riescono a scaricare il loro materiale di lavoro è ripresa rispettivamente dal Capitolo 1 e dalla prima puntata di Cells at Work. E… niente, sono pur sempre piastrine, perciò in tempi di pace sono adorabili in qualsiasi corpo si trovino, awww;
- il manuale di AA2153… è un manuale realmente esistente nel mondo di Cells at Work! Nel primo capitolo speciale del BLACK, al termine della cerimonia di enucleazione dei globuli rossi, AA2153 esibisce un manuale chiamato proprio “Manuale di un globulo rosso”, affermando di dover memorizzare quante più informazioni possibili per conoscere al meglio il loro mondo. Purtroppo tale capitolo non è stato ancora tradotto… o, meglio, esiste una traduzione in Cinese, perciò per capirci qualcosa ho dovuto utilizzare l’ormai famosissimo Google Traduttore XD;
- e, a proposito della cerimonia di enucleazione - sulla quale già si è visto come funziona in Cells at Work - la fotografia che si vede alla fine del Capitolo 7 e che ritrae AA2153 con il suo amico AC1677 riporta alle loro spalle una scritta composta da tre kanji. Ora… prendete questa informazione mooooooolto con le pinze, dato che io so ancora poco di Giapponese: i primi due kanji formano la parola 「脱核」che si riferisce all’enucleazione; sul terzo purtroppo non ho una certezza assoluta perché è coperto parzialmente dal braccio di AC1677 - o, meglio, ho trovato questo kanji「式」che si avvicina molto a quello riportato in quell’immagine e che significa “cerimonia”. Unendo le due cose, ho ipotizzato che si trattasse proprio della cerimonia di enucleazione - la stessa riportata all’inizio del suddetto capitolo speciale!
- sempre legato al Capitolo 7, ci viene mostrata la casa di AA2153. Ed io, fino a quel momento, credevo che i globuli rossi si riposassero un po’ ovunque come i globuli bianchi… XD
- riguardo la prima storia raccontata nel diario di U-1196, c’è la copertina del Capitolo 4 dove ci viene mostrata lei, da piccola, allenarsi insieme alle sue compagne. E sullo sfondo un piccolo eritroblasto con gli occhiali che assomiglia fin troppo al nostro protagonista, mhhh… :3
- il chiacchiericcio delle due compagne di U-1196 è ispirato alla copertina degli extra presente alla fine del secondo volume (e fedelmente riportato alla fine del Capitolo 10 dai vari team delle scanlation del manga) dove si vedono le due chiacchierare con U-1196… in un modo che sembra più come se le stessero comunicando un segreto o un pettegolezzo. A proposito, nella stessa sezione del volume sono riportati i vari codici dei globuli di questo spin-off… tranne quelli delle due leucocite, argh ^^”
Curiosità: il codice U-1196 non è casuale, in Giapponese si ricollega al termine 「黒」(kuro) che significa proprio “nero” - dunque “black” in lingua inglese, che a sua volta richiama il titolo della serie. ;)

In realtà ho ancora ben poco da aggiungere. Ho pensato che, nella fase di riposo, l’interno del corpo assuma delle sfumature diverse da quelle “giornaliere”, con colori tipici della notte e - ovviamente - con meno traffico di fattorini nei vasi sanguigni. E, a dire il vero, mi sono ispirata a questa splendida fanart di Sowwysap che ritrae in modo eccellente l’ipotetica fase notturna… <3
Detto questo, per oggi penso di poter fermarmi qui, con la speranza che - in generale - il fandom italiano di Cells at Work inizi a crearsi anche su EFP (perché è un peccato che ci siano davvero poche ff in lingua italiana ^^”)
Alla prossima!
--- Moriko
   
 
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